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Psicologia
Samuel Smiles
Self-Help
1859
PERCHÉ LEGGERE QUESTO LIBRO
Nell’Inghilterra ottocentesca Samuel Smiles fu il più instancabile predicatore dell’etica
vittoriana fondata sui valori dell’autodisciplina, del lavoro e dell’austerità. Diffondendo il
suo “vangelo del lavoro”, Smiles si proponeva di migliorare le condizioni morali e materiali
della popolazione, e delle classi lavoratrici in particolare. I suoi libri non contenevano
complesse teorie astratte, ma esponevano con grande chiarezza le sue idee richiamandosi
alla saggezza popolare e ai proverbi più diffusi, e raccontavano le vicende di quanti hanno
saputo elevarsi socialmente ed economicamente grazie alla volontà, alla fermezza del
carattere, alla dedizione costante nel lavoro. Il facile stile di scrittura e l’ottimismo del suo
messaggio spiegano l’immenso successo delle sue opere. Del suo libro più importante, SelfHelp, se ne vendettero più di trecentomila copie solo in Inghilterra, senza contare le edizioni
tradotte in numerosissime lingue, compreso l’italiano, il russo, il giapponese, l’arabo, il
turco e diversi dialetti dell’India.
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PUNTI CHIAVE

Le leggi e la politica non possono migliorare le condizioni delle classi lavoratrici

La grandezza di una nazione dipende dal carattere dei suoi abitanti

I paesi più liberi sono quelli in cui i cittadini non si attendono l’aiuto del governo

Con il lavoro instancabile e perseverante tutti possono raggiungere i massimi
risultati

Il progresso nazionale nasce dal lavoro della gente comune, non dall’opera dei geni

La parsimonia individuale conduce alla prosperità sociale
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RIASSUNTO
Chi s’aiuta Dio l’aiuta
Il motivo di fondo del credo di Samuel Smiles è che il successo nei diversi campi dell’attività
umana è dovuto semplicemente alla buona volontà e al duro lavoro, e che la società
moderna mette a disposizione di tutti gli uomini i mezzi e le condizioni per percorrere
positivamente la strada del successo economico e della rispettabilità sociale. Il suo intento,
come scrive nell’introduzione a Self-Help, è quello «di inculcare la lezione antiquata ma
salutare, e forse mai abbastanza ribadita, che la gioventù deve lavorare per essere felice,
che niente di onorevole può compiersi senza applicazione e diligenza, che chi studia non
deve lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà, ma deve vincerle con la pazienza e la
perseveranza, e che, soprattutto, deve aspirare alla propria elevazione spirituale, senza la
quale l’abilità non ha valore e il successo mondano è zero» (p. xiii-xiv).
L’eroe delle opere di Smiles è dunque l’uomo che si è fatto da sé, colui che si è elevato
grazie ai propri sforzi partendo dal basso. I self-made men, scrive Smiles, sono gli uomini
che fanno il lavoro più importante del mondo. Essi fanno scaturire i più grandi pensieri,
scrivono le opere più durevoli, compiono le azioni più grandi, dipingono i quadri più belli e
scolpiscono le statue più nobili perché i sono persone del popolo, appartengono al popolo
e vengono dal popolo.
Nel riconoscere il grande spirito parvenu di quest’epoca, continua Smiles, noi
semplicemente la riconosciamo come l’epoca della dignità del lavoro, dei diritti
dell’industria e del potere dell’intelletto, perché l’onore vero è quello che spetta all’uomo
che con la propria energia costruisce onestamente un nome e una fortuna, diligentemente
ampliando i poteri e le facoltà che gli appartengono in quanto uomo.
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Il vangelo del lavoro
Smiles pone sempre la sua attenzione sull’uomo, piuttosto che sulla società, le istituzioni e
le strutture. Egli infatti, dopo essersi dedicato per alcuni all’impegno politico, si convince
che le riforme calate dall’alto sono inadeguate al miglioramento della società, e perde
sempre più interesse per le cause pubbliche. Si rende conto che le istituzioni hanno un peso
assai relativo nel favorire il progresso e che, al contrario, ciò che conta, ciò che costituisce
il vero fondamento della ricchezza delle nazioni, è la virtù individuale, la fiducia che l’uomo
deve avere in se stesso e nelle sue capacità, lo stimolo a far da sé e a non attendere l’aiuto
altrui: «gli usi e i costumi importano ben più delle leggi, le quali non sono che manifestazioni
di quelli. La legge ci tocca in qualche punto, i costumi in tutto, e penetrano per ogni dove
come l’aria che respiriamo» (p. 293).
Poco importa, scrive Smiles, in che modo l’uomo viene governato dagli altri. Tutto sta nel
modo in cui si governa da sé. Le nazioni assoggettate non si liberano mutando il padrone o
le istituzioni, e finché prevarrà il “funesto errore” di far dipendere la libertà unicamente
dalla forma di governo, qualsiasi mutamento sarà solo mera apparenza. Al contrario, il più
solido fondamento della libertà, della sicurezza sociale e del progresso nazionale deve
essere riposto nel carattere del cittadino. «Anche la panacea della repubblica o del governo
rappresentativo – continua Smiles – è un gran pregiudizio» (p. 3). «Sempre più diventa
chiaro che la funzione del governo deve essere puramente negativa e limitarsi alla
protezione della vita, libertà e proprietà» (p. 1).
Gli uomini, a suo avviso, non possono essere elevati in massa, come le montagne nei primi
stadi geologici, ma devono essere trattati come singole unità, perché soltanto con
l’elevazione degli individui si può conseguire l’elevazione delle masse. Nessuna forma di
governo e nessuna legge, per quanto severe, possono «rendere attivo l’ozioso, previdente
il prodigo, sobrio l’ubriacone. Solo l’uomo può correggere da sé i propri difetti col saldo
volere e l’abnegazione, col migliorare il costume più che con l’accrescimento dei diritti» (p.
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2). La dottrina più nobile «sarebbe quella che inculcasse ad ognuno di essere autore
del
proprio bene; se ciò fosse compreso e messo in pratica, il dispotismo non reggerebbe un
istante» (p. 3). Il miglioramento delle condizioni economiche e sociali di un paese non può
quindi essere raggiunto modificando le leggi e le istituzioni, ma stimolando gli uomini a
migliorarsi con la loro azione individuale, libera e indipendente. Le istituzioni libere sono le
migliori proprio perché lasciano piena libertà di svolgimento a quelle forze dell’anima e a
quelle iniziative energiche dell’individuo che rappresentano i veri elementi del progresso.
Le società liberali del suo tempo, secondo Smiles, pongono già ogni individuo nelle
condizioni di poter gestire il proprio destino, di poter scegliere la strada giusta e di
diventare una persona rispettata e soddisfatta. La Gran Bretagna rappresenta infatti per
Smiles l’esempio più evidente di una nazione che ha compiuto grandissimi progressi grazie
alla laboriosità dei suoi abitanti: «Il progresso nazionale è la somma dell’industria,
dell’energia e dell’integrità individuali, così come decadenza nazionale è la somma
dell’ozio, degli egoismi e dei vizi individuali. Lo spirito del self-help, che si rivela nell’energica
azione degli individui, è sempre stato una caratteristica distintiva del carattere inglese e
offre la più esatta misura del nostro potere come nazione» (p. 2).
L’importanza del carattere
In Self-Help non ci sono biografie di imperatori, re, ministri, generali o altre personalità
illustri, ma abbondano i racconti della vita di centinaia di “uomini che dal nulla seppero
innalzarsi ai più alti gradi in tutti i rami della umana attività”, come recita il sottotitolo del
libro: quindi soprattutto inventori, artisti, letterati, scienziati, ingegneri, tecnici, operai,
spesso protagonisti di quella rivoluzione industriale e commerciale che stava cambiando il
volto della Gran Bretagna e del mondo intero. «I preziosi esempi offertici dalle biografie di
uomini integri saliti a poco a poco in grande reputazione, fidando delle proprie forze, e
usandole con volere e lavoro perseverantissimi, ci indicano con evidenza quello che ognuno
può fare da sé, e il punto a cui il più umile può salire grazie alla costante operosità» (p. 5).
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I numerosi esempi di ostacoli superati e di vittorie riportate in questa maniera, scrive
Smiles, rappresentano la conferma vivente della sentenza “Volere è Potere”.
Quella di Smiles non è però un’etica del successo fine a se stesso. Egli si sforza sempre di
spiegare che le storie di successo in sé e per sé non gli piacciono. Un buon lavoro
onestamente compiuto, un carattere fermo e una sicura indipendenza sono per lui molto
più importanti del successo materiale. Inoltre per Smiles non è il genio, ma l’energico uso
di risorse semplici e di qualità comuni il reale agente trasformatore della società. Le vite
degli artisti e dei letterati raccolte da Smiles hanno come denominatore comune la
singolare laboriosità e la una strenua dedizione al proprio compito. I risultati che noi
erroneamente attribuiamo al genio artistico o al talento eccezionale sono in realtà il frutto
di un impegno lavorativo massacrante. Secondo Smiles non è il talento ad essere raro, ma
la disponibilità ad affrontare una fatica straordinaria pur di realizzare la propria visione
artistica.
Michelangelo non avrebbe dipinto il soffitto della Cappella Sistina se non fosse stato
disposto a stare sdraiato sulla schiena per mesi interi su assi sospesi nel vuoto; Tiziano non
ha, come molti credono, dipinto la sua Ultima Cena in un lampo di genio, ma in sette anni
di prove e riprove; il pittore Joshua Reynolds e lo scultore David Wilkie avevano lo stesso
motto: “Lavora, lavora, lavora!”; Johann Sebastian Bach non considerava affatto le sue
opere frutto del genio, e affermò: “Ero laborioso; chiunque sia parimenti diligente avrà pari
successo”; George-Louis Buffon, autore della celebre Storia naturale in 44 volumi, disse che
“il genio è pazienza”.
Il genio è dunque una creazione della volontà, perché senza volontà qualsiasi talento si
consuma. Non occorrono pertanto doti particolari per assicurare la riuscita di un’attività,
ma la volontà di impegnarsi con energia e perseveranza. Ai giovani che si lamentano del
destino e delle ingiustizie della sorte l’autore ripete ad ogni passo: “Lavorate, lottate,
persistete, contate solo su voi stessi; molti altri hanno passato le vostre stesse difficoltà, e
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ne sono usciti stanchi e indolenziti, ma vincitori”. Per questo motivo, scrive Smiles,
l’energia della volontà può essere definita il vero fulcro del carattere di un uomo: in una
parola, è l’Uomo stesso!
Capitalismo e virtù vittoriane
L’autodisciplina, il rafforzamento del carattere, la temperanza, la parsimonia e più in
generale quelle che vengono oggi chiamate “virtù vittoriane” sono dunque il fondamento
della vita di successo e della prosperità di una nazione. La parsimonia costituisce infatti un
principio di condotta che può essere conquistato dall’uomo. Esso comporta, scrive Smiles,
la capacità di negarsi qualcosa, la subordinazione degli appetiti alla ragione, alle previsioni
e alla prudenza: «L’onesto guadagno e il risparmio sono della maggiore importanza. L’uno
rappresenta infatti il lavoro paziente e perseverante, la tentazione vinta, la speranza
avverata. Il denaro risparmiato o speso a dovere è indizio di previdenza, di prudenza e di
abnegazione, fondamenti di virile sentire» (p. 231).
La ricchezza si ottiene mediante il lavoro, ma si mantiene con il risparmio e l’accumulazione.
La parsimonia produce capitale e il capitale è il risultato del lavoro conservato. Gli uomini
che economizzano per mezzo del lavoro diventano proprietari di capitale che mette in
movimento altro lavoro. Il capitalista, continua Smiles, è molto semplicemente un uomo
che non spende tutto quel che è guadagnato dal lavoro. La società consiste
fondamentalmente di due classi: quelli che risparmiano e quelli che spendono, i previdenti
e gli imprevidenti, i parsimoniosi e gli scialacquatori, coloro che hanno e coloro che non
hanno: «Tutto le case, le fabbriche, i navigli, i ponti, tutte insomma le opere che resero
l’uomo civile e felice, si devono a coloro che risparmiarono; i quali ebbero a proprio servizio
gli sperperatori dei propri guadagni. È legge di natura e della provvidenza che sia così, e io
sarei impostore se promettessi a una classe qualsiasi che migliorerà le sue sorti, rimanendo
improvvida, spensierata e pigra» (p. 230).
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Per gran parte delle persone di oggi le idee propugnate da Samuel Smiles possono
sembrare dei residui di una mentalità troppo austera e sorpassata. Esse però ci illuminano
sullo stretto legame sociologico che esiste tra le virtù morali e le istituzioni sociali. Le
strutture politiche spesso non sono altro che il riflesso della cultura diffusa tra gli
individui. Una società non può fare affidamento solo sulle leggi e le sanzioni, ma ha bisogno
anche del sostegno di una cultura morale. È questa la lezione fondamentale delle opere di
Samuel Smiles, il grande predicatore del “vangelo del lavoro” nell’Inghilterra vittoriana.
CITAZIONI RILEVANTI
Lo spirito del self-help
«Il proverbio preso a titolo di questo libro (chi s’aiuta Dio l’aiuta) racchiude in breve il frutto
della più lunga esperienza. Fidare nelle proprie forze è fondamento d’ogni progresso e
costituisce la fonte autentica della forza individuale e nazionale. L’aiuto dall’esterno ha
spesso l’effetto di indebolire, ma l’aiuto dall’interno, l’aiuto che uno dà a se stesso, ha
sempre l’effetto di rinvigorire la persona. Questo è naturale, perché qualunque cosa venga
fatta a favore di determinati uomini o classi rimuove in una certa misura lo stimolo e la
necessità di farlo da se stessi. Il che spiega la fiacchezza e l’impotenza dei popoli soggetti
ad una tutela troppo rigorosa da parte del governo» (p. 1).
Il lavoro redime l’uomo
«Gli Dei, dice il poeta, collocarono la fatica e il travaglio sulla via che porta agli Elisi. Ed è
certo che nessun pane riesce più saporito all’uomo di quello che gli dà il proprio lavoro, sia
di mano che di testa. Il lavoro soggiogò la terra, e redense l’uomo dalla barbarie, tanto che
non vi è stato progresso nella civiltà senza di esso. Il lavoro non è solo necessità e dovere,
ma benedizione di Dio, e solo il fannullone lo considera un malanno. Il dovere di lavorare
sta scritto nei nostri nervi e sui muscoli, nel meccanismo della mano, nei filamenti e nelle
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cellule del cervello, che danno con la loro azione comune e salutare, soddisfazione
e
piaceri. Alla scuola del lavoro si apprende la migliore sapienza pratica» (p. 22).
Volere è Potere
«Senza assiduità non si raggiungerà l’eccellenza; a volte basta la ferma volontà per mutare
il possibile in fatto, perché i nostri desideri sono spesso i precursori delle cose che siamo in
grado di compiere. All’opposto i timidi e i titubanti trovano ogni cosa impossibile se non
altro perché a loro sembra così … Volere è potere è sentenza tanto antica quanto vera. Chi
si fissa fortemente in una cosa diminuisce la difficoltà di eseguirla, e spesso riesce a
realizzarla. Stimarsi abile equivale quasi ad esserlo; chi è determinato a ottenere qualche
cosa è già a metà del cammino per conseguirla. Da ciò deriva quella specie d’onnipotenza
che sembrano avere la determinazione e l’energia» (p. 176-177).
L’AUTORE
Samuel Smiles (1812-1904) nasce il 23 dicembre 1812 a Haddington, un villaggio scozzese
vicino a Edimburgo, terzo di undici figli. Suo padre aveva un magazzino generale, mentre
sua madre proveniva da una famiglia di agricoltori e operai. Nel 1832 si laurea in medicina
e comincia il suo apprendistato, ma senza guadagnare molto dato che la maggior parte dei
suoi pazienti appartengono alle classi più povere. Nel 1838 inizia una seconda attività come
direttore del quotidiano “Leeds Times”, sul quale aveva cominciato a scrivere articoli di
attualità politica. Nel 1843 si sposa a Leeds con Sarah Ann Holmes, dalla quale avrà cinque
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figli. Nel 1845 abbandona definitivamente l’attività di medico per lavorare nel
campo delle ferrovie, allora in pieno boom, e si trasferisce a Newcastle. Nel marzo di
quell’anno viene invitato a tenere un discorso presso una società di mutuo soccorso sul
tema “L’educazione delle classi lavoratrici”, nel quale abbozza per la prima volta i temi
principali del self-help, spiegando come le persone ordinarie possono uscire dalla povertà
grazie allo spirito d’iniziativa e alla perseveranza. A Newcastle conosce uno degli eroi dei
suoi futuri libri, l’ingegnere George Stephenson, che svolge un ruolo chiave nello sviluppo
delle locomotive. Smiles scrive la sua biografia, che il prestigioso editore John Murray di
Londra pubblica con successo nel 1857. Negli anni successivi Smiles approfondisce le sue
tematiche in libri di grande popolarità dai titoli caratteristici come “Self-Help” (1859), “Il
Carattere” (1871), “Il Risparmio” (1875), “Il Dovere” (1880), “Vita e lavoro” (1887). Nel 1898
l’editore rifiuta però il suo ultimo libro, “La condotta”, e Smiles distrugge il manoscritto.
Questo fatto è un segno evidente del cambiamento di mentalità in corso. Il socialismo e il
collettivismo, infatti, stanno conquistando sempre più adepti anche in Inghilterra. Smiles
muore il 16 aprile 1904 a novantadue anni. La sua autobiografia viene pubblicata postuma
l’anno successivo, ma ormai la sua grande fama è largamente tramontata.
NOTA BIBLIOGRAFICA
Samuel Smiles, (Self-Help) Chi si aiuta Dio l’aiuta, R. Treves Editore, Milano, 1871, a cura di
Cesare Donati, p. 320 (traduzione modificata).
Titolo originale: Self-Help.
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