Decrto 11572 del 16.11.2010 Allegato A

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Decrto 11572 del 16.11.2010 Allegato A
Allegato A) alla deliberazione n° 270 del 19/05/2011
Dai dati relativi alla situazione dell’infezione HIV/AIDS raccolti nel periodo anni 1998 – 2009 dal
Servizio Epidemiologico dell’ASL di Cremona si evidenzia:
•
una continua, graduale riduzione del numero dei ricoveri per problematiche connesse
all’HIV o per AIDS conclamato sia per i maschi che per le femmine;
35
30
25
20
15
10
5
0
1998
1999 2000
2001 2002
2003
2004
M
2005 2006
2007 2008
2009
F
•
numero 147 segnalazioni di casi di AIDS pervenute all’ASL di Cremona dall’anno 2001;
•
aumento in modo considerevole del numero di persone sieropositive nella fascia di età
compresa tra 45 e 64 anni;
•
aumento in modo meno marcato delle persone sieropositive over 65 anni di età;
•
lieve riduzione di persone sieropositive nella fascia 15 – 44 anni di età.
45
40
35
30
25
20
15
10
5
0
1998
1999 2000
2001 2002
0 - 14
2003
15 - 44
2004
45 - 64
2005 2006
65 - 74
2007 2008
2009
75+
Per quanto riguarda la presenza presso l’ASL di Cremona di ambulatori dedicati alle attività di
screening in anonimato per l’HIV, si rileva che dall’anno 1990 a Cremona e dall’anno 2001 a
Crema è attivo un servizio gratuito, anonimo e ad accesso diretto (appuntamento fissato
direttamente dal paziente tramite una linea telefonica riservata), che permette di effettuare lo
screening per la ricerca degli Ab anti HIV.
La necessità di realizzare questa attività di screening in anonimato è nata dall'esigenza di
identificare precocemente le persone HIV+ che non sanno di esserlo, al fine di interrompere
1
precocemente le catene epidemiche (tutela della salute pubblica), oltre che instaurare
tempestivamente la sorveglianza clinica e le misure terapeutiche e di profilassi (tutela della salute
delle persone HIV+).
All’attività di screening è affiancata quella di counseling.
L’utilità di effettuare anche una consulenza è nata dall'evidenziazione che la modifica dei
comportamenti a rischio (sessuali e tossicomanici) non avviene con l'applicazione di norme
coercitive o per semplice "conoscenza", ma grazie ad interventi che "motivino" la persona al
cambiamento.
Più volte I'O.M.S. ha sottolineato la necessità di affiancare le operazioni di test ad una specifica
azione di counseling, intendendo con ciò una modalità di dialogo e di interazione duale, attraverso la
quale è possibile aiutare la persona a prendere delle decisioni ed ad agire di conseguenza.
L'esecuzione del test perciò viene fatta precedere dall'offerta di un colloquio di pre-counseling con lo
scopo di:
fornire informazioni sugli aspetti tecnici dello screening;
dare indicazioni circa le implicazioni personali, mediche, sociali, psicologiche e legali
successive ad una diagnosi di sieropositività o sieronegatività;
chiarire i comportamenti a rischio della persona e farli modificare;
valutare presenza di rischio psichiatrico.
Allo stesso modo, la consegna del risultato (indipendentemente dall'esito) è
accompagnato da un counseling post-test che ha come obiettivi:
⇒ comunicare al paziente l'esito del test, gestendo la sua reattività psicologica;
⇒ collaborare con lui per ottenere un cambiamento comportamentale.
La linea telefonica riservata prevista in questo modello organizzativo rappresenta un buon "mezzo di
difesa" che il soggetto con comportamenti a rischio gradisce ed utilizza volentieri come primo contatto
sentendosi più libero e protetto; tramite il telefono inoltre è possibile pre-filtrare le situazioni che non
necessitano di test, oltre che fornire tutta una serie di informazioni inerenti a diverse problematiche
collegate al problema dell'infezione da HIV.
Il numero telefonico è attivo 24 ore su 24 e fornisce indicazioni circa i servizi territoriali a cui
rivolgersi, a livello dell’intera Provincia e loro orari di apertura.
Il ricorso all'anonimato ha come obiettivo quello di far aumentare l’afferenza delle persone con
comportamenti a rischio per l'esecuzione del test oltre che assicurare una maggiore "ritenzione" delle
persone sieropositive, permettendo così una loro maggiore adesione ai programmi preventivoassistenziali, tutelando in questo modo la comunità.
Il modello organizzativo attuato prevede la possibilità di seguire nel tempo la persona riscontrata
sieropositiva: si tratta quindi di un modello preventivo-assistenziale in grado di accogliere ed
accompagnare (sia dal punto di vista sanitario che psico-sociale) la persona con comportamenti a
rischio durante tutto il suo percorso extra-ospedaliero (dal momento del 1° test, alla comunicazione di
sieropositività, alla collaborazione con il reparto malattie infettive nella gestione delle terapie
antiretrovirali).
Attività svolta presso gli ambulatori di screening in anonimato dell’ASL di
Cremona
A far data dal febbraio 1990 al 31.12.2010, si sono rivolte al Servizio di Screening in anonimato di
Cremona (Centro di riferimento HIV- Gruppo C-MTS) 2.651 persone di cui 1.477 maschi (55,6%) e
1.174 femmine (44,4%); al Servizio di Crema ( nel periodo 01.01.2001 = 31.12.2010),si sono rivolte
138 persone di cui 66 maschi (47,8%) e 72 femmine (52,2%) che hanno effettuato una o più volte
controlli relativi all’HIV, per un totale di 2.789 utenti.
2
Dove indicato sono stati eseguiti controlli anche per HBV-HCV-VDRL, consulenza per altre MTS
nonché indagini relative alla valutazione dell’assetto immunitario nelle persone sieropositive seguite
regolarmente.
maschi e femmine
45%
maschi
55%
femmine
Fig.1 (valori%)
Fasce d’età utenti gruppo C
fasce di età utenti gruppo C
13%
4%
20%
>=50
40-49
30-39
20-29
29%
34%
<=19
Fig.2 (valori%)
Classi di rischio
Nella figura n. 3 si evidenziano i maggiori comportamenti a rischio riferiti al 1° controllo, in
particolare:
1.838 persone, pari al 65,4% riferiscono di aver avuto rapporti eterosessuali con persone
sconosciute o di cui non era noto un eventuale comportamento a rischio (classe 3), o riferiscono di
essere partner abituali di persone con comportamenti a rischio (classe 2) o riferiscono rapporti
eterosessuali con persone a rischio noto (classe 1).
304 persone, pari al 10,9% sono preoccupati sani o non riferiscono la situazione di rischio (classi
18/19);
179 persone, pari al 6,6% riferiscono un comportamento omosessuale (classe 4);
127 persone, pari al 4,6% riferiscono di svolgere attività di prostituzione (classe 15);
341 persone, pari al 12,5% appartengono alle classi (5,6,7,8,9,10,11,12,13,14,16,17)
3
> classi di rischio
12,5
classe 1.2.3
4,6
6,6
classe 18.19
classe 4
classe 15
10,9
65,4
altri
Fig. 3 (valori%)
Esito del test al 1° controllo
Al primo controllo le persone riscontrate sieronegative sono risultate 2.664 pari al (95,2%),
le persone riscontrate sieropositive sono state 97, pari al ( 3,8 %), mentre 28 persone (1%),
già a conoscenza della loro situazione sierologica si sono rivolte al Gruppo C per una presa
in carico in anonimato.
Esito del test al 1° controllo
negativi
positivi
Fig. 4 (valori%)
Situazione dei sieropositivi
Le persone sieropositive che sono state, o sono tuttora seguite dal Gruppo C sono 136 (4,8%).
Di queste:
97 (3,4%) sono state riscontrate positive al 1° controllo effettuato presso il Servizio;
11 (0,39%) hanno evidenziato una sieroconversione nei controlli successivi (o per il mantenimento
del comportamento a rischio o per aver effettuato il 1° controllo risultato negativo, durante il
periodo finestra).
28 (1%) persone sieropositive erano già al corrente della loro situazione sierologia :
la loro richiesta di una presa in carico psico-socio-sanitaria è stata dettata proprio dalla garanzia di
riservatezza offerto dal Servizio Gruppo C
4
Esito prelievi delle maggiori classi di rischio
In questa tabella si evidenziano le differenti percentuali di positività riscontrate per classi di rischio:
1162 persone, pari al 43,4% riferiscono di aver avuto rapporti eterosessuali con partner a rischio
non noto (classe 3);
Riscontro
98% negativi
2% positivi o siero convertiti
370 persone, pari al 11,2% riferiscono di essere partner abituali di persone con comportamenti a
rischio noto (classe 2);
Riscontro
92,3% negativi
7,7% positivi o sieroconvertiti
304 persone, pari al 11,2% sono preoccupati sani o non riferiscono la situazione di rischio (classi
18/19);
Riscontro
93,9% negqtivi
6,1% positivi
306 persone, pari al 9,4% riferiscono di aver avuto rapporti eterosessuali occasionali con partner
con comportamenti a rischio noti (classe 1);
Riscontro
94,6% negativi
5,4 positivo o sieroconvertiti
179 persone, pari al 6% riferiscono un comportamento omosessuale (classe 4);
Riscontro
85,1% negativi
14,9% positivi o siero convertiti.
127 persone, pari al 5% riferiscono di svolgere attività di prostituzione (classe 15);
Riscontro
96,3% negativi
3,7% positivi o siero convertiti
341persone, pari al 12.5 appartengono ad altre classi (5.6.7.8.9.10.11.12.13.14.16.17)
Riscontro
92,6% negativi
8,2 % positivi
Maggiori classi di rischio dei sieropositivi
Il comportamento a rischio maggiormente riferito dai soggetti sieropositivi (fig. 5) è nel 41,9% ( 57
persone) l’aver avuto rapporti eterosessuali non protetti con persone sconosciute o con
comportamenti a rischio non noti (classe 1.2.3);
nel 11% (15 persone) l’aver avuto un passato di tossicodipendenza per via parenterale (classe 6);
nel 19,8% (27 persone) aver avuto rapporti omosessuali (classe 4);.
nel 12,5,%(17 persone), non noto o non dichiarato (classe 18);
nel 11% (15 persone) altro(classe 5.7.9.10.16.19);
nel 3,6% (5 persone) sono dedite alla prostituzione (classe 15).
5
> comportamenti rischio dei positivi
2,4
6,6
classe 1.2.3
18,4
classe 6
classe 4
43,8
11
classe 15
classe 18
Conclusione
L’affluenza al “Gruppo C” nonché la capacità di questa struttura di seguire sia dal punto di vista
sanitario che psico-sociale le persone che si sono rivolte, dimostra che questo modello operativo ben
si accorda con quanto più volte ricordato dalle maggiori Organizzazioni Mondiali che si occupano
di AIDS (OMS e CDC), cioè l’importanza della
RISERVATEZZA-ANONIMATO-COUNSELING
Quale strumento primario di prevenzione della diffusione dell’HIV.
L’attività del “Gruppo C” permette un decentramento delle attività di prevenzione secondaria,
attraverso soprattutto una gestione extra-ospedaliera dei soggetti sieropositivi in collaborazione
prevalentemente con il reparto Malattie Infettive dell’Azienda ospedaliera di Cremona.
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