Chi siamo - Scuola media Pregassona

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Chi siamo - Scuola media Pregassona
Chi siamo
La Fondazione Child to Child for Africa, costituita il 16.09.2002 a Lugano, nasce
dopo un viaggio in Kenya, dal desiderio di due amiche di offrire un aiuto
concreto alle persone che vivono in condizioni di estrema povertà.
Abbiamo deciso di dedicare la nostra opera alla memoria del giovane Domizio
Lepori, scomparso tragicamente nell’affondamento del traghetto Joola in
Senegal, la cui esistenza è stata caratterizzata da un profondo impegno ed
amore per gli emarginati ed i più sfortunati.
Lo scopo della fondazione è di operare nel campo educativo, finanziando gli
studi a giovani africani, senza distinzione di sesso e religione, incoraggiando la
formazione professionale ed investendo fondi per la costruzione o il
rinnovamento di strutture scolastiche.
La trasparenza e la regolarità dei nostri investimenti e delle nostre attività, sono
assicurate dalla Reviglobal SA di Lugano e dal controllo dell’ufficio di vigilanza di
Berna.
A marzo 2004 abbiamo trasmesso la richiesta di adesione alla FOSIT
(Federazione che raggruppa molte delle ONG presenti in Ticino), la quale sarà
esaminata nel corso dell’assemblea annuale del 2005.
Riteniamo importante farne parte poiché ci offrirebbe la possibilità:
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di avere un servizio di consulenza e appoggio in ogni momento
di avere una formazione ( attraverso corsi, incontri, conferenze) sul tema
della cooperazione
di preparare un progetto di lavoro realizzabile nel paese in cui intendiamo
operare
di incontrare membri di altre ONG, confrontarci con loro per trovare il
modo più idoneo per risolvere problematiche che anche altri incontrano sul
loro percorso.
Organizzazione
Consiglio di Fondazione da 3 a più membri.
Persone iscritte
Prof.Dr. Giorgio Noseda, Presidente
Barbara Giudicetti Colombo, membro e segretaria
Carolina Bernasconi, membro e responsabile padrinati
Corinna Bernasconi, membro e persona di contatto
Giacomo Bernasconi, membro e responsabile finanza
Lorenza vive nella sua opera
“Quando diciamo che l’ora della morte è incerta, rappresentiamo quell’ora come
situata in uno spazio vago e lontano. Essa non ha per noi nessun rapporto con
la giornata già iniziata. Per noi è impossibile che accada proprio questo
pomeriggio in cui l’impiego di tutte le ore è già stato tutto ben definito” , scriveva
Marcel Proust nel capolavoro “Alla ricerca del tempo perduto”
Lorenza Bernasconi, ispiratrice e anima della Fondazione “Child to Child for
Africa” probabilmente non pensava alla sua morte nel pomeriggio del 19 luglio
sulla Massachusetts Turnpike, autostrada che collega Boston a New York
all’altezza della Città di Becket .
Oppure, se pensava all’ora della morte, la immaginava probabilmente relegata
in una data remota e astratta, che non aveva nulla a che vedere con la bella
giornata di meritata vacanza che stava vivendo in sella alla sua Honda BTM a
tre ruote in compagnia del marito Gilberto e di amici.
Invece un incidente mortale verso le ore 15.30 locali l’ha strappata da questo
mondo e da un’esistenza che aveva ancora tanti progetti da compiere per la sua
famiglia e per le sue opere benefiche in Kenya.
“Morire è tremendo, ma l’idea di dover morire senza aver vissuto è
insopportabile” ha affermato Erich Fromm nel suo saggio “Dalla parte
dell’uomo”.
Lorenza ha vissuto intensamente e ha iniziato un’opera umanitaria meravigliosa
in Kenya.
Pensiamo in particolare:
- alla Scuola professionale per ragazze che porterà il suo nome; la costruzione è
quasi terminata, per cui l’attività di insegnamento comincerà all’inizio del
prossimo anno, come da lei pianificato
- alle ragazze di Waa, dove ci sono state affidate ragazze abusate, spose
bambine o vittime di altre gravi violenze
- ai bambini che aiutiamo nello “show ground” di Ukunda;
- al progetto di microcredito.
Il Consiglio di fondazione e la famiglia hanno deciso di continuare tutte queste
attività ed è già stata presa la decisione che al posto di Lorenza entreranno in
Consiglio tre figli.
Oggi è il 26 agosto, ricorrenza del centenario della nascita di Madre Teresa di
Calcutta e a questa figura meravigliosa associamo il ricordo di Lorenza con le
parole da lei scritte nel Rapporto annuale 2009:
“In ciascuno di noi c’è un luogo al quale ci si sente di appartenere, a cui si è
particolarmente legati perché il caso ha voluto così o per una serie di eventi che
ti hanno portato lì. Per una qualche ragione io appartengo un po’ all’Africa. Il mio
amore per questo Paese è il sentimento dal quale nasce ogni piccolo progresso.
È di questa terra generosa, anche se spesso difficile, che mi sento un po’ figlia
adottiva. Io cerco di guardare all’Africa per raccontarla e viverla per ciò che di
più profondo essa sa offrire. In essa trovo il valore sacro dell’ospitalità. Trovo lo
spirito di condivisione. Trovo l’importanza della collettività prima dell’individualità.
Volti dell’Africa che ci invitano a riflettere su noi stessi e sul nostro modo
occidentale d’essere e che ci fanno riscoprire la capacità di emozionarci di fronte
all’esistenza e alle cose semplici”.
Grazie Lorenza per averci fatto partecipare al miracolo della tua vita.
Nostalgia d'Africa
Nostalgia di spazio.
Mi mancano le terre africane, dove non ci sono barriere, dove non sono
segnati i confini, dove il senso di libertà è più vero.
Spazi definiti solo da giochi e macchie di colore.
Spazi che l’uomo non domina, su cui non ha potere d’intervento.
Spazi che l’essere umano non regola.
Spazi in cui ogni individuo è ospite rispettoso, insieme a tutte le altre
creature.
Nostalgia di suoni.
Dentro lo spazio immenso, si muovono forme e rumori.
L’Africa va ascoltata.
Va ascoltata attraverso la voce della natura, seguendo il percorso e il
linguaggio del vento nell ’erba, il sibilo delle acacie fischiatrici, i fruscii che gli
animali producono spostandosi nella savana, le loro voci nella notte.
Nostalgia di sguardi.
L’Africa va guardata attraverso gli occhi della sua gente.
Va guardata in quegli sguardi in cui si racchiudono le migliaia di storie di una
civiltà.
Sguardi che ti colpiscono nel profondo e che ti accompagneranno per
sempre, qualunque sia il tuo percorso di vita.
E poi …
Sentire di nuovo la terra, le sue segrete vibrazioni, la consapevolezza del
tempo e dell’origine del mondo che si raccoglie sotto i miei piedi.
L’odore di polvere, l’intensità della luce e intorno a me gli immensi spazi.
DI NUOVO L’AFRICA.
La voce del vento la sera che si confonde e si congiunge con quella delle
onde dell’Oceano, quando s’infrangono contro la barriera corallina nelle
lunghe notti.
E l’Oceano ti parla …
Lo sguardo sorridente dei “nostri” bimbi che già mi riconoscono.
Un lungo, dolcissimo abbraccio.
La speranza che si riaccende nei loro occhi, quel disperato bisogno che
qualcuno li ascolti.
Occhi di bimbi, occhi di madri, occhi di gente che ti offre il sorriso più dolce,
ma dietro al quale sprofondi in un mare di tristezza.
Momenti di vita che mi fanno sentire infinitamente piccola, una nullità, ma che
mi danno pure la forza, il coraggio e lo stimolo per continuare a dare un
briciolo di me stessa, un pensiero , un piccolo gesto di solidarietà a chi è
tanto lontano e spesso, dimenticato.
Sostenetemi in questo progetto.