Musica e cinema breve

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Musica e cinema breve
Il linguaggio cinematografico è il risultato della complessa relazione tra diversi codici, tra i quali una
notevole importanza assume quello musicale.
Esso contribuisce alle immagini a vari livelli di importanza: si va dall’assenza totale (esiste un cinema
senza suoni, ma non senza immagini), alla subordinazione dei suoni all’immagine, fino alla situazione
opposta di subordinazione dell’immagine ai suoni.
Suoni per riempire il silenzio
Un primo livello di incontro tra il codice visivo e quello musicale nel linguaggio cinematografico
rappresenta, in realtà, un “falso” incontro.
Esistono infatti temi musicali che fanno da commento sonoro ai numerosi serial televisivi di produzione
americana, con vicende che scorrono in centinaia di puntate in cui i dialoghi sono prevalenti sull’azione
filmica; tra un dialogo e l’altro, per evitare fastidiose pause di silenzio, o per “allungare una puntata”,
vengono inserite sequenze sonore che non hanno una particolare relazione con le immagini.
Suoni per sottolineare
A un secondo livello si realizza, invece, un reale incontro tra le possibilità comunicative dei linguaggi
visivo e sonoro.
Prendiamo, ad esempio, l’Adagio per Archi di Samuel Barber, utilizzato significativamente come
commento sonoro nello scenario di morte proposto da Oliver Stone nel film Platoon sulla guerra nel
Vietnam. Le immagini sarebbero comunque da sole in grado di esprimere l’intenzione descrittiva del
regista, che viene però maggiormente evidenziata dal contenuto del “discorso” sonoro.
In questo caso i suoni hanno quindi la funzione di sottolineare e sostenere il discorso delle immagini. In
questa forma, l’incontro tra i due linguaggi è caratterizzato dalla subordinazione del linguaggio sonoro a
quello visivo: le immagini sono più importanti, più determinanti e più immediate , ma la musica ne
sottolinea ulteriormente il contenuto.
E interessante notare come questo uso della musica come “commento” e sottolineatura delle situazioni
presentate dalle immagini sia storicamente precedente la nascita del cinema sonoro: spesso i film
“muti”, infatti, venivano commentati musicalmente da un pianista che, presente in sala durante la
proiezione, improvvisava un accompagnamento musicale dal carattere corrispondente alle situazioni che
lui stesso vedeva direttamente sullo schermo.
I suoni dicono una cosa, le immagini un’altra, ma….
Un altro livello di collaborazione tra musica e immagini è determinato da un loro uso più intelligente e
raffinato.
Prendiamo l’esempio di una cantilena infantile utilizzata del film “Profondo rosso di Dario Argento, che
suggerisce immediatamente l’associazione a una scena di gioco tra bambini. In realtà questo semplice
motivo è, sorprendentemente, la musica che accompagna tutte le scene più cariche di tensione: gli
attimi che precedono gli omicidi e le sequenze più spaventose. La sovrapposizione di una canzoncina
infantile alle immagini cariche di tensione determina un contrasto tra il contenuto del messaggio
trasmesso dai due codici, visivo e sonoro: le immagini da sole comunicano un certo contenuto emotivo
(attesa, paura), i suoni sembrano invece suggerirne un altro (gioco, tranquillità, pace). Si tratta
evidentemente di un effetto voluto e studiato proprio per accentuare la tensione della sequenza
filmica.
L’apparente divergenza tra l’informazione trasmessa dalle immagini e dai suoni, inoltre, fa emergere una
terza informazione, che si inserisce nella struttura narrativa come un indizio per la soluzione del
“giallo”: la musica per bambini suggerisce, infatti, l’ipotesi che gli omicidi abbiano a che fare con il tema
dell’infanzia e così è, in effetti, (tutta la vicenda di Profondo rosso è infatti incentrata sulla sequenza
iniziale in cui un bambino assiste a un omicidio).
Lo stesso succede con il film “Thelma e Louise” dove due donne, che hanno lasciato la casa e una vita
piatta in cerca di avventure ed emozioni, alla fine decidono di suicidarsi gettandosi con l’auto in un
dirupo. La drammatica scena finale avviene con un sottofondo musicale allegro, che vuole far capire
come le due donne siano felici di compiere quel gesto estremo, visto come un atto verso la libertà. In
tutti questi esempi si parla di asincronismo tra suono ed immagine.
Suoni protagonisti
Talvolta accade che i suoni intervengano direttamente nella struttura narrativa divenendo così una
componente essenziale del discorso cinematografico.
Esaminiamo “ Incontri ravvicinati del terzo tipo”, un famoso film di fantascienza di Steven Spielberg.
Su un frammento di melodia si sviluppa il dialogo e la comunicazione tra uomini ed extraterrestri: i
protagonisti dell’incontro di cui parla il titolo. Questi suoni nascondono in realtà un messaggio molto
preciso (funzione informativa).
La linea melo dica si chiude su una nota che determina una sensazione di sospensione: è evidente che
questo “messaggio sonoro” degli extraterrestri vuole essere l’inizio di un discorso che è aperto perché
deve continuare; sembra quasi una domanda che attende risposta.
Immagini subordinate alla musica
Nell’ultimo caso, la componente sonora della comunicazione cinematografica prende il sopravvento su
quella puramente visiva; qui sono le immagini che sostengono e commentano il discorso musicale,
pertanto sono le immagini ad essere subordinate ai suoni. Si tratta di una forma del rapporto suonoimmagini abbastanza inconsueta, ristretta soprattutto a filoni particolari come il «film musicale» in cui
tutto viene suonato e cantato (ad esempio: Hair, Jesus Christ Superstar…), il musical, ( es. Grease) la
versione cinematografica di commedie musicali, con parti cantate e altre recitate (My fair lady, The
Blues Brothers, Chorus line), un particolare genere di film a cartoni animati come “Fantasia” di Walt
Disney e i videoclip musicali.