RASSEGNA STAMPA - Atri

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RASSEGNA STAMPA - Atri
RASSEGNA STAMPA
31 marzo 2016
31/03/2016
Pag. 38 N.15 - 6 aprile 2016
diffusione:145692
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10 NOTIZIE
L'EUROPA CHE FA PAURA
DOPO GLI ATTENTATI, GLI STATI UNITI INVITANO I PROPRI CITTADINI A EVITARE LE CAPITALI DEL
VECCHIO CONTINENTE . GIAPPONESI, CINESI E RUSSI FANNO LO STESSO. MA SE PARIGI E
ROMA SOFFRONO, LE LOCALITÀ DI VILLEGGIATURA DECENTRATE COME BORGOGNA E
SALENTO CONTINUANO A ESSERE RICHIESTE. PERCHÉ IL TERRORISMO STA CAMBIANDO
ANCHE IL NOSTRO MODO DI VIAGGIARE
MONICA BAGLIARDI
Siate sinceri. Se foste un americano che può permettersi una vacanza intercontinentale, quest'estate
andreste nell'isola greca di Lesbo, diventata un grande carcere per migranti? O comprereste un biglietto
per gli Europei di calcio in Francia, che dal 10 giugno forse si faranno, blindati, a porte chiuse? E verreste
per il Giubileo a Roma, dove sono addirittura mille i "luoghi sensibili", e dove papa Francesco ha detto:
«Non ho paura per me, l'unica ansia è per la gente», ovvero per il rischio che corrono milioni di pellegrini?
Inutile negarlo: il vecchio continente è diventato "off limits" per il turismo internazionale, un luogo a rischio
incolumità. E, dopo Bruxelles, il dipartimento di Stato americano ha emanato un "travel warning", invitando i
cittadini "a non viaggiare verso e attraverso l'Europa". È una rivoluzione copernicana della geopolitica. Una
volta erano gli europei ad arricciare il naso davanti all'atlante: «Qui non vado, è pericoloso, lì neanche
perché ci sono le epidemie, in Nordafrica guerre civili, in Indonesia uccidono i cristiani». Ma dopo le bombe
in Belgio, ribattezzato "Belgistan" perché crocevia del jihad mondiale, ci si chiede: l'Europa è il nuovo
Egitto, il Paese che ha avuto più danni turistici per il problema sicurezza? Londra è più "esplosiva" di
Tunisi? «No. Le cellule jihadiste che si muovono tra Tunisia e Libia sono comunque più numerose e
pericolose di quelle londinesi», dice Dario Fabbri, analista di Limes, la più importante rivista di geopolitica
italiana. «E poi le misure statunitensi sono in linea con i protocolli dei ministeri degli Esteri: presentano gli
scenari peggiori così, se dovesse accadere qualcosa di brutto, possono sempre dire di avere avvisato. Ma
l'Europa recupererà credito, anche perché nessun'area del mondo è più a rischio zero». Dallo shock
parigino del 13 novembre 2015 le capitali europee hanno meno appeal: «Dopo un mese di totale blocco di
prenotazioni», dice Renzo Iorio, presidente di Federturismo, «c'è stato un calo generalizzato di stranieri
attorno al 5 per cento. In Italia soffrono Roma e Milano, considerate più a rischio, ma stanno andando bene
Napoli, Genova, Chianti e Salento. La Francia vede in flessione Parigi, ma non la Borgogna. Gli stranieri
stanno cambiando le mete dei tour, ma amano sempre l'Europa. Gli americani non fanno testo: durante le
elezioni tradizionalmente vanno meno all'estero. In estate non prevediamo cancellazioni di massa per
l'Europa». Chi sono i turisti più "euro-impauriti"? «Giapponesi, americani, cinesi e russi. La città più
penalizzata è Parigi. Ma a Roma, che per noi ha avuto cali del 10 per cento nelle presenze tra fine 2015 e
inizio 2016, hanno patito pure i ristoranti del centro, con un meno 20 per cento. A giovarne sono stati
Seychelles, Thailandia e Caraibi» , dice Stefano Zerbi, portavoce del Codacons, che coordina le
associazioni di consumatori. Ma anche gli italiani diffidano l'Europa: «Ci arrivano richieste di consulenza da
cittadini che hanno comprato viaggi in Belgio pre-attentati: vogliono disdirli e non perdere un euro. Ma se la
Farnesina non aveva messo il Paese tra le mete a rischio, è difficile che il giudice dia ragione a chi fa
causa». Nei prossimi mesi converrà informarsi molto prima di partire. Oppure avere un agente di viaggio
con amici nei servizi segreti. AP / ANSA
Foto: ALLERTA Una poliziotta tedesca all'aeroporto di Francoforte, dove transitano quasi 60 milioni di
passeggeri ogni anno.
FEDERTURISMO CONFINDUSTRIA - Rassegna Stampa 31/03/2016
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PAVONE - APPROFONDITO DIBATTITO AL CONVEGNO DEL 21 MARZO SCORSO AL CASTELLO
Il turismo che vuole " fare rete "...
Uno dei pilastri su cui poggia il progetto di Confindustria Canavese
PAVONE - Nella sobria eleganza del Castello di Pavone si è svolto lunedì 21 marzo un convegno che ha
inteso illustrare le potenzialità del turismo nel territorio del Canavese, partendo da concetti-base quali la
volontà politica ed economica, il fare sistema e il modo visibile di lavorare. Il successo dell'evento,
promosso dalle associazioni che aderiscono al Tavolo del Turismo del Canavese, si è basato sulla realtà di
due assi portanti: lo sviluppo di un turismo sostenibile e inclusivo e la sinergia tra economia e politica, il
tutto finalizzato alla realizzazione di un piano industriale che preveda per il turismo un ruolo strategico.
Fabrizio Gea, presidente di Confindustria Canavese, ha aperto i lavori, nella "Sala dei Cavalieri ", parlando
della sua forte e positiva convinzione rivolta allo sviluppo turistico del territorio, sulla base di un progetto
unitario che preveda comunicazione e strategie condivise. Nella sua ottica il piano industriale per il
Canavese è da considerare come strumento politico, economico, territoriale che si fonda su quattro temi
essenziali: industria e attività produttive, infrastrutture e trasporti, formazione-istruzione e infine, ma non per
importanza, turismo, cultura e sport. Concetti condivisi dai relatori, a partire da Antonella Parigi, assessore
regionale a Cultura e Turismo, che ha evidenziato quanto sia fondamentale la strategia del fare rete e
precisato che la Regione sta programmando un grande lavoro per lo sviluppo del turismo in Piemonte,
grazie anche alla riforma della legge del settore e alla realizzazione di una piattaforma turistica condivisa. Il
suo collega allo Sport, Giovanni Maria Ferraris, ha quindi citato le date di alcuni importanti eventi sportivi
che si terranno in Canavese, con la Coppa del mondo di canoa slalom in prima fila. Alla seguente tavola
rotonda (moderata da Remo Vangelista, direttore di Ttg Italia ) è intervenuto Renzo Iorio, presidente di
Federturismo Confindustria, che ha citato i flussi turistici verso destinazioni secondarie come grande
opportunità da sfruttare, per il Canavese. Italo Cerise, presidente del Parco nazionale del Gran Paradiso,
ha parlato di un percorso di settant'anni di sviluppo dell'area protetta, evidenziando l'essenzialità di un
lavoro attento, condotto da una settantina di operatori, che agiscono nell'ambito del Parco, con lo scopo di
"promuovere ciò che si conserva ". Per la politica, è stato presente al dibattito Umberto D'Ottavio,
parlamentare della settima Commissione Cultura, Scienze e Istruzione, insieme a Francesca Bonomo, della
quattordicesima Commissione permanente Politiche Ue : i due deputati han ribadito la necessità di creare
progetti condivisi, dopo aver ascoltato con attenzione le esigenze di domanda e offerta, per dar vita a
soluzioni positive e sinergiche. È stato quindi illustrato, da D'Ottavio, " Art Bonus ", importante progetto
sviluppato dal Ministero di Beni e Attività culturali e del Turismo per sostenere l'immenso patrimonio
artistico del Paese Italia, anche attraverso l'intervento volontario di privati, enti e amministrazioni.
Francesca Bonomo ha invece sottolineato come il Tavolo del Turismo sia una fra le principali attività che
rientrano nel progetto, essenziale, di promozione del Canavese. A conclusione della tavola rotonda ha
preso la parola Daniela Broglio, di Turismo Torino e Provincia , che ha presentato i vari e interessanti
progetti di sviluppo turistico del Piemonte; quindi Maria Aprile, presidente del Gruppo Turismo di
Confindustria Canavese, si è addentrata nel dettaglio delle potenzialità di sviluppo turistico del nostro
territorio e degli eventi che rientrano già nei " contenitori " del programma del Tavolo del Turismo proposto
nel 2015. Il convegno si è concluso con l'intervento di Erica Ferlito, in rappresentanza della società
eporediese Manital , che ha presentato il proprio progetto, apprezzato e considerato altamente positivo, di
riqualificazione e valorizzazione territoriale, con al centro l'agricoltura, imperniato sul castello di Parella e il
suo parco: da più parti è stato considerato come prototipo di altri progetti che, insieme, possano dar vita a
uno specifico programma di turismo naturale. All'evento, davvero molto frequentato, ha fatto seguito un
elegante aperitivo che ha avuto luogo nel cortile del Castello di Pavone. Per maggiori informazioni:
www.canaveseturismo.org, [email protected] . marco lojacono
FEDERTURISMO CONFINDUSTRIA - Rassegna Stampa 31/03/2016
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Musei & co, 9 mln utenti dai social
GIANFRANCO FERRONI
Su 36,6 milioni di italiani «utenti dei social» (da Facebook a Twitter, da YouTube a Vimeo), 9 milioni li
utilizzano per entrare in contatto con musei, artisti, enti musicali, teatri e altre realtà culturali: fascia d'età
prevalente, 25-44 per gli uomini e 18-24 per le donne. È solo uno dei risultati del Rapporto Civita, giunto
alla sua decima edizione, pubblicato da Silvana Editoriale e presentato ieri a Roma all'Ara Pacis dal
ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini. È da sottolineare che il linguaggio
impiegato nella comunicazione dei musei sui social media spesso non è inclusivo, risultando così inadatto a
un'audience digitale. Inoltre, i vincoli normativi limitano l'utilizzo delle immagini delle opere d'arte sui canali
digitali. Tra le proposte avanzate per accrescere il ruolo dei musei c'è quella di lanciare uno specifi co
programma nazionale per l'innovazione e l'integrazione nella comunicazione digitale, oltre a spingere ogni
struttura ad avere strategie digitali definite e coerenti.
SCENARIO INDUSTRIA TURISTICA - Rassegna Stampa 31/03/2016
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RAPPORTO
31/03/2016
Pag. 1 Ed. Torino
diffusione:237405
tiratura:336211
Ecco gli alberghi che non consumano troppa energia e piacciono ai
turisti
STEFANO PAROLA
A PAGINA V Nezeh, tra luci al led e sensori di presenza ANCHE gli hotel inquinano.
Anzi, «i clienti stranieri sono molto sensibili a questo tema e sempre più spesso prediligono gli alberghi che
prestano maggior attenzione alle tematiche ambientali», racconta Daniela Bonetto, responsabile dell'Hotel
Royal delle Terme di Valdieri, nel Cuneese. La sua è una delle due strutture italiane che hanno partecipato
al progetto europeo "Nezeh", acronimo di "Nearly zero energy hotel", che mira appunto a realizzare
alberghi che consumano una quantità di energia prossima allo zero.
Negli ultimi tre anni il Royal, così come pure il residence L'Orologio di Torino, in corso De Gasperi, sono
stati analizzati da esperti di Siti, l'istituto di ricerca sui sistemi territoriali per l'innovazione, fondato dal
Politecnico e dalla Compagnia di San Paolo, e hanno messo a punto vari interventi per migliorare ridurre gli
sprechi. La Commissione europea ha finanziato i sondaggi energetici e gli studi di fattibilità di queste due
realtà e di altre 14 strutture in sette paesi diversi. I titolari dei due alberghi piemontesi hanno poi investito
per rendere più "verdi" le loro strutture. Hanno, per esempio, sostituito le luci con lampade al led, hanno
installato sensori di presenza per fare in modo che si accendano solo quando serve e hanno ridotto il flusso
dei propri scarichi. Il residence torinese ha cambiato le piastre elettriche presenti nelle cucine con sistemi a
induzione, mentre l'hotel di Valdieri sta migliorando l'impianto di riscaldamento che già sfrutta il calore
dell'acqua termale. «Anche aumentare la sensibilità del personale e degli stessi ospiti gioca un ruolo
fondamentale», spiega Stefania Talaia del residence L'Orologio. I due alberghi hanno già ottenuto buoni
risultati e in futuro arriveranno a dimezzare i consumi e ad abbattere del 30 per cento le emissioni di
anidride carbonica tagliando così i due traguardi necessari per essere "nearly zero energy hotel. Secondo
Giulio Mondini, direttore di Siti, è la strada giusta: «Negli albergatori si sta creando una certa cultura.
La città si sta trasformando in una smart city e questo è un tassello fondamentale». Ci crede anche la
Commissione Ue: nei prossimi due anni metterà in palio circa un miliardo per le piccole e medie imprese
con "edifici a consumo quasi zero".
Foto: Il residence L'Orologio di corso De Gasperi
SCENARIO INDUSTRIA TURISTICA - Rassegna Stampa 31/03/2016
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IL CASO
Edizione del: 31/03/16
Estratto da pag.: 14
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31/03/2016
Pag. 6
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La Ue si sveglia: aeroporti blindati come a Tel Aviv
L'Europa pensa a nuovi controlli sullo stile dello scalo israeliano, il più sicuro al mondo
Matteo Basile
Ci voleva un attentato per scoprire quello che, in fondo, già tutti sapevano. Allo stato attuale la sicurezza
negli aeroporti è minima. Se un po' ovunque dal check in non passa uno spillo (o quasi), prima di arrivare ai
controlli di rito è tutto lasciato al caso. Certo, può succedere che un folle si finga terrorista per parlare con la
moglie che lo ha mollato, o che un pilota decida di suicidarsi portandosi dietro tutti i passeggeri, ma dopo
l'11 settembre a bordo degli aerei si può stare abbastanza tranquilli. Bruxelles ha però dimostrato che
chiunque può fare ciò che vuole, anche nell'obiettivo sensibile numero uno nella città che sarebbe dovuta
essere blindata e iper protetta. Dopo l'esplosione nella hall delle partenze di Zaventem qualcosa potrebbe
cambiare. È possibile infatti che venga introdotto in Europa un primo controllo di sicurezza già all'ingresso
dell'aeroporto con metal detector e controllo di biglietti e passaporti come già accade in alcuni scali
realmente blindati come Tel Aviv, Beirut e Mosca. Non a caso, il «Ben Gurion International Airport» della
capitale israeliana è considerato il più sicuro di tutto il mondo ed un modello da seguire. Qui nulla è lasciato
al caso: il passeggero è sotto attenzione già prima del suo arrivo in aeroporto che deve essere almeno 3
ore prima della partenza del volo. Si parte con un autentico interrogatorio cui segue l'assegnazione di un
codice di pericolosità che va da 1 a 6 e quindi l'eventuale passaggio attraverso body scanner e metal
detector, il tutto sotto l'occhio (molto) vigile, di cani addestrati nell'individuare esplosivi. Senza dimenticare
che l'intera sicurezza è affidata a uomini dell'esercito israeliano, famosi per l'addestramento rigido, e che le
misure non sono standard ma cambiano ciclicamente per «tenere alta» l'attenzione del personale.
Standard di sicurezza elevati e tutti contenti? Non proprio. Migliorare i controlli significa infatti anche
aumentare i costi che, ovviamente, ricadranno sugli utenti. Basti pensare che l'apparato di sicurezza del
«Ben Gurion» costa in media 10 volte in più di quanto costano i controlli negli scali americani dove già non
si va per il sottile. Il Comitato per la sicurezza aerea europea stima che gli aumenti saranno almeno del
10%, senza considerare, inevitabilmente, che lieviteranno anche i tempi di attesa. A decidere alla fine
saranno i singoli aeroporti, fermo restando che se le misure di sicurezza saranno elevate, lo saranno solo
negli scali più grandi e considerati maggiormente a rischio. E in ogni caso, fonti Ue precisano che «il rischio
zero non esiste». Ma ridurlo al meno possibile, forse, si può e si dovrebbe fare.
Foto: BLINDATO L'aeroporto «Ben Gurion» di Tel Aviv è considerato il più sicuro di tutto il mondo I controlli
sono affidati all'esercito israeliano
SCENARIO INDUSTRIA TURISTICA - Rassegna Stampa 31/03/2016
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