Enciclica LAUDATO SI

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Enciclica LAUDATO SI
Laudato si'
Introduzione. Con questa enciclica, di fronte al deterioramento globale dell'ambiente, il Papa
vuole entrare in dialogo con tutti riguardo alla nostra casa comune, la terra, madre e sorella, che ora
protesta per il male che le provochiamo, a causa dell'uso irresponsabile e dell'abuso dei beni che
Dio ha posto in lei.
Ricorda su questi temi i contributi dei Papi precedenti ed anche il pensiero del patriarca
Bartolomeo sulla necessità che ognuno si penta dei propri peccati ambientali contro la creazione,
per un cambiamento del proprio stile di vita e per passare da ciò che si vuole a ciò di cui ha bisogno
il mondo di Dio.
Il Papa cita S. Francesco come esempio di “ecologia integrale” e di apertura allo stupore e alla
meraviglia verso la natura, splendido libro nel quale Dio ci parla e ci trasmette qualcosa della sua
bellezza e bontà verso le creature.
Rivolge un urgente appello a tutti – tutti infatti possono collaborare come strumenti di Dio per la
cura della creazione - a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta,
alla ricerca di uno sviluppo sostenibile ed integrale, contro il disinteresse, l'indifferenza, perché le
cose possano cambiare.
Cap 1° La situazione: cosa sta accadendo alla nostra casa comune?
Il cambiamento dell'umanità e del pianeta, oggi rapidissimo (rapidizzazione), diventa
preoccupante quando si muta in deterioramento del modo e della qualità della vita dell'umanità.
Ecco le questioni che oggi provocano inquietudine.
Varie forme di inquinamento:
per inalazioni di fumo prodotto da combustibili per cucinare o riscaldare; causato dai trasporti, da
fumi industriali, da fertilizzanti, insetticidi...; prodotto dai rifiuti: centinaia di milioni di tonnellate
all'anno, tanto che la terra sembra trasformarsi sempre più in un immenso deposito di immondizie,
con effetti irreversibili sulla salute; da notare che, mentre il funzionamento degli ecosistemi naturali
– rapporto tra piante, animali, vegetali – è esemplare, al contrario i sistemi industriali non riescono
ad assorbire e riutilizzare rifiuti e scorie. Si genera così la cultura dello scarto che finisce per
danneggiare l'intero pianeta.
I cambiamenti climatici: il clima bene comune.
Siamo in presenza di un suo preoccupante riscaldamento, dovuto alla grande concentrazione di
gas serra, conseguenza dell'attività umana, basata sull'uso intenso di combustibili fossili e sul
cambiamento d'uso del suolo (vedi abbattimento di foreste). L'inquinamento prodotto da una
maggiore emissione di anidride carbonica potrebbe arrecare cambiamenti climatici inauditi, con
gravi conseguenze per tutti e con tragiche implicazioni ambientali, sociali, economiche e politiche,
quali ad es. innalzamento del livello del mare, aumento dei migranti, migrazioni di animali e
vegetali. Per la generale indifferenza a queste tragedie che accadono già ora in diverse parti del
mondo, è diventato urgente che l'umanità prenda coscienza della necessità di cambiamenti di stile di
vita, di produzione e di consumo, ad es. sostituendo i combustibili fossili con fonti di energia
rinnovabile.
La questione dell'acqua: diritto umano essenziale, indispensabile.
C'è l'abitudine di sprecare e di buttare; peggiora costantemente la qualità dell'acqua disponibile; in
molti luoghi c'è carenza della risorsa e rischio di scarsità; i poveri sono quelli più svantaggiati e non
hanno accesso all'acqua potabile.
E' una questione educativa e culturale: non vi è consapevolezza della gravità della situazione,
causata da un' inadeguata gestione, in un contesto di grande “inequità”.
Si deve agire con urgenza: gli impatti ambientali potrebbero colpire miliardi di persone.
Perdita di biodiversità.
E' causata dalla perdita di foreste e boschi che implica perdita e scomparsa di quelle diverse
migliaia di specie vegetali e animali, mammiferi, insetti, uccelli, varietà di micro organismi che
sono fondamentali per l'equilibrio di un luogo, per le risorse per l'alimentazione, la cura delle
malattie.
L'intervento dell'uomo, spesso al servizio della finanza e del consumismo, mentre fa avanzare
senza limiti lo sviluppo della tecnologia e delle offerte di consumo, in realtà aggrava la situazione,
per il crearsi di un circolo vizioso che determina la perdita di mutamento di specie importantissime,
valori incalcolabili.
Il Papa cita luoghi del pianeta colmi di biodiversità, quali l'Amazzonia, il bacino fluviale del
Congo, i ghiacciai, gli oceani, le grandi falde acquifere, che contengono ecosistemi con
innumerevoli specie, che vengono trasformati (es. le foreste abbattute per accrescere le coltivazioni)
e determinano in pochi anni la perdita o la diminuzione drastica delle specie o si trasformano in
aridi deserti.
E' da notare come qualsiasi azione sulla natura può avere conseguenze inimmaginabili che non si
avvertono a prima vista. Quali gli effetti del degrado ambientale, dell'attuale modello di sviluppo e
della cultura dello scarto sulla vita delle persone? L'uomo, creatura di questo mondo, ha diritto a
vivere con dignità ed essere felice.
Ci sono segni, quali la smisurata e disordinata crescita di molte città rese invivibili per la salute,
causa inquinamento visivo e acustico, caos urbano, senza spazi verdi, onnipresenza dei media e del
mondo digitale, che mostrano come la crescita degli ultimi 2 secoli non ha significato progresso
integrale e miglioramento della qualità della vita, per mancanza di reali relazioni interpersonali, per
dannoso isolamento, esclusione sociale, disuguaglianza.
Inequità del pianeta.
Si noti che l'ambiente umano-sociale e quello naturale si degradano insieme e colpiscono in modo
speciale i più deboli del pianeta; è la gente più povera che subisce gli effetti più gravi, gli esclusi,
che sono miliardi di persone, la maggior parte del pianeta.
Oggi, per un vero approccio ecologico che diventi approccio sociale, occorre ascoltare sia il grido
della terra che il grido dei poveri.
Alcuni per risolvere i problemi dei poveri si limitano a proporre una riduzione della natalità. A
parte che va riconosciuto che la crescita demografica è pienamente compatibile con uno sviluppo
integrale e solidale, occorre incolpare non l'incremento demografico ma il consumismo estremo e
selettivo.
Da notare che si spreca approssimativamente un terzo degli alimenti che si producono e il cibo
che si butta via è come se lo si rubasse dalla mensa dei poveri.
I paesi più poveri, in via di sviluppo, dove si trovano le riserve più importanti della biosfera,
continuano ad alimentare lo sviluppo dei paesi più ricchi a prezzo del loro futuro (questo si chiama
debito ecologico). E' necessario che i paesi più sviluppati contribuiscano a risolvere questo debito
limitando il consumo di energie non rinnovabili e apportando risorse per promuovere politiche e
programmi di sviluppo sostenibile.
La debolezza degli interventi.
Mai abbiamo maltrattato ed offeso la nostra casa comune come negli ultimi 2 secoli. Siamo ora
chiamati a diventare gli strumenti di Dio perché il nostro pianeta risponda al suo progetto di pace,
bellezza e pienezza. La politica si è dimostrata sottomessa alla tecnologia e alla finanza, incapace di
intervenire con urgenza e ampiezza di vedute. I poteri economici ignorano gli effetti negativi sulla
dignità umana, giustificando l'attuale sistema mondiale.
In alcuni paesi ci sono esempi positivi di risultati nel miglioramento dell'ambiente, in altri cresce
un'ecologia superficiale ed irresponsabile che cerca di non vedere i vizi autodistruttivi, di non
riconoscerli, di pensare che le cose non siano tanto gravi.
Cap 2° Il vangelo della creazione
La fede offre ai cattolici ed anche ad altri credenti alte motivazioni per prendersi cura della natura
e di fratelli e sorelle più fragili.
Cosa ci dicono i grandi racconti biblici?
La Bibbia insegna che ogni essere umano, ciascuno di noi è creato per amore, è voluto, è amato,
ha una dignità infinita. I racconti della Genesi suggeriscono che l'esistenza umana si basa su 3
relazioni fondamentali, armoniche, strettamente connesse: con Dio, col prossimo, con la terra. La
rottura di queste relazioni, fuori ma anche dentro di noi, è il peccato; essa è avvenuta quando
l'uomo, noi, sostituendoci a Dio, abbiamo voluto dominare invece che custodire, curare.
Fra l'uomo e la donna e gli altri esseri viventi la relazione deve essere di reciprocità responsabile,
di rispetto del creato (Dt 22,4-6 Es 23,12 Gn 4,9-11); romperla significa distruggere la relazione
interiore con se stessi, gli altri, con Dio, con la terra: tutto è in relazione.
La legislazione dell'anno sabbatico – ogni 7 anni – col completo riposo della terra, ha cercato di
assicurare l'equilibrio nelle relazioni dell'uomo: il dono della terra con i frutti appartiene a tutto il
popolo.
I Salmi invitano a lodare il Dio creatore.
I Profeti, chiamandoci a contemplare il Dio potente che ha creato l'universo, ci propongono una
spiritualità che rivela sia il Dio forza che il Dio affetto, il quale ci dà la creazione come dono; sta a
noi adorare il Signore per la sua infinita potenza come unico padrone del mondo, accogliere l'amore
divino, collaborare con Lui.
Il messaggio di ogni creatura nell'armonia del creato.
Nell'armonia del creato c'è la presenza di una moltitudine di creature: suolo, acque, montagne,
voce, linguaggio dell'amore, manifestazione di Dio. Queste non vanno viste come oggetto di
profitto e di interesse da parte dell'uomo, che è invece chiamato, come servitore, collaboratore, a
ricordarsi che tutte le creature appartengono al loro Creatore e sono tutte in relazione tra loro e con
l'uomo, da contemplare nell'insieme del piano di Dio.
Da questo desiderio del cuore dell'uomo di adorare il Signore con tutte le sue creature nasce il
bellissimo cantico di Francesco “ Laudato sì...”
La constatazione che noi tutti esseri dell'universo, creati dallo stesso Padre, formiamo una
famiglia universale ci induce a praticare un sincero amore e una fraternità universale per gli esseri
umani più poveri, da estendere a ciascuna creatura.
La destinazione universale dei beni.
I beni servono alla destinazione generale che Dio ha dato loro e non solo a vantaggio di pochi, in
quanto l'ambiente, bene collettivo, è patrimonio di tutta l'umanità e responsabilità di tutti.
Lo sguardo di Gesù.
Gesù Cristo, fin dall'origine, come persona della Trinità, partecipa dell'attività creatrice (Gv 1,118) poi si inserisce nel cosmo creato, nella realtà naturale, condividendone il destino fino alla
Croce. E' in continuo rapporto di affetto e di stupore con la natura, insegna che Dio è padre di tutte
le creature, vive in perfetta armonia con le esse; parte della sua vita come artigiano lavoratore è
vissuta a contatto quotidiano con la materia creata da Dio.
Risorto e glorioso è presente in tutto il creato con la sua signoria universale.
Cap. 3° La radice umana della crisi ecologica
C'entra l'attività dell'uomo con la crisi ecologica, con la tecnologia, le sue realtà e i suoi limiti?
La scienza e la tecnologia, in questi 2 secoli di enormi cambiamenti, sono state capaci di produrre
potenzialità belle e preziose per migliorare la qualità della vita umana. L'acquisizione di questo
potere offre però a chi lo detiene la possibilità di un enorme dominio, se si pensa al modo in cui se
ne sta servendo (per es. bombe atomiche, strumenti per guerre micidiali...).
In effetti l'uomo moderno non è stato educato al retto uso della potenza, gli mancano un'etica, una
cultura e una spiritualità che lo rendano capace di un lucido dominio di sé. Oggi l'intervento tecnico
dell'uomo sulla natura non è più di accompagnamento, di utilizzo delle possibilità offerte dalle cose,
ma di possesso, di dominio assoluto oltre ogni limite sull'oggetto, diventato mero strumento.
La tecnologia: creatività e potere.
Illudendosi della disponibilità infinita dei beni del pianeta, questo cd. “paradigma tecnologico”
condiziona gli stili di vita delle persone e della società, favorisce gli interessi di determinati gruppi
di potere, esercita il proprio dominio sull'economia e la politica. Se l'obiettivo è quello della
massimizzazione dei profitti, di un supersviluppo dissipatore e consumistico, si perde l'interesse per
un giusto livello della produzione, una migliore distribuzione della ricchezza, una cura responsabile
dell'ambiente.
Si perde il senso della totalità delle relazioni, non si ricercano vie adeguate per risolvere
perduranti situazioni di disumanizzazione.
Di fronte a ciò che sta accadendo, “la realtà è superiore all'idea”, è urgente procedere ad una
coraggiosa rivoluzione culturale; è giunto il momento di prestare nuovamente attenzione alla realtà
con i limiti che essa impone, per rimuovere l'eccesso di antropologismo moderno e proporre
l'interpretazione corretta dell'essere umano come amministratore responsabile dell'universo.
E' comunque possibile, allargando lo sguardo, constatare che la libertà umana è capace di limitare
la tecnica, di orientarla al servizio di un altro tipo di progresso più umano, più sociale, più integrale.
Non c'è ecologia senza un'adeguata antropologia.
Occorre riprendere il vero valore delle relazioni tra le persone.
Tutto è connesso. Da valorizzare una nuova e vera relazione dell'uomo, trascendente con Dio e
sociale con e tra le persone Se invece l'uomo pone al centro se stesso non deve meravigliare
l'onnipresenza del paradigma tecnologico, l'adorazione del potere umano senza limiti, il nascere del
relativismo pratico, per cui tutto diventa irrilevante se non serve i propri interessi immediati.
Necessità di difendere il lavoro.
L'uomo è posto da Dio nel giardino creato, non solo per custodirlo ma per coltivarlo. Il lavoro
umano (il suo valore, la sua necessità) deve essere sempre sostenuto, promuovendo un'economia
che favorisca la diversificazione produttiva e la creatività imprenditoriale (vedi esempi) e non deve
essere sostituito sempre con il progresso tecnologico.
Nell'ambito della ricerca e dell'innovazione tecnologica, il Papa ricorda che l'attività umana con la
sua capacità creativa, che agisce sulla natura per aiutarla a svilupparsi secondo la sua essenza,
quella voluta da Dio, ha bisogno comunque di un'attenzione costante che consideri gli obiettivi, gli
effetti, il contesto, le conseguenze che ne derivano soprattutto per quanto riguarda l'intervento
umano sul mondo vegetale e minerale.
La tecnica non va separata dai grandi principi etici (per es. circa gli esperimenti con embrioni
umani vivi) che riguardano il valore inalienabile di un essere umano.
Cap. 4° Un'ecologia integrale
Ecologia ambientale, economica e sociale.
L'ecologia studia le relazioni tra gli organismi viventi e l'ambiente. C'è una stretta relazione tra
natura e società che la abita. Se c'è una crisi essa non è solo ambientale ma, dato che tutto è
connesso, è anche sociale: c'è una sola e complessa crisi socio-ambientale.
L'economia richiede che si tenga conto di come si relazionano tra loro le diverse creature, quelle
che formano le grandi unità chiamate “ecosistemi”, per determinare quale sia il loro uso
ragionevole, ma anche il loro valore e il loro insieme armonico in uno spazio determinato.
E' poi necessaria un'ecologia economica, che sia collegata ai problemi dell'ambiente e ai contesti
umani, familiari, lavorativi. Poiché c'è interazione tra gli ecosistemi e i diversi mondi di riferimento
sociale, quali le istituzioni sociali, la famiglia, la comunità locale, si dimostra che “il tutto è
superiore alla parte”.
Ecologia culturale.
L'ecologia richiede anche la cura delle ricchezze culturali dell'umanità, del patrimonio storico,
artistico di una città, delle consuetudini di ciascun gruppo umano (es. le comunità aborigene).
Ecologia umana.
Lo sviluppo di relazioni umane di vicinanza, di legami di convivenza, di reti di comunione e di
appartenenza, insieme alla creatività e generosità di persone e di gruppi, possono apportare, ad es.,
un miglioramento della qualità della vita delle persone, un'armonia dell'ambiente, incontro e aiuto
reciproco, cura degli spazi condivisi, integrazione dei quartieri disagiati, sistemazione migliore dei
trasporti. Esiste anche un'ecologia dell'uomo, la cui natura, dono ricevuto dal Padre, deve essere
sempre in relazione di cura, di rispetto, non di dominio con l'ambiente e gli altri esseri viventi.
Il principio del bene comune. E l'insieme delle condizioni della vita sociale che permettono a tutti
di raggiungere la propria perfezione.
Esige rispetto della persona umana, la messa in opera di benessere e sicurezza sociale, sviluppo
dei diversi gruppi intermedi, come la famiglia, cellula primaria della società, applicazione del
principio della sussidiarietà, appello alla solidarietà tra le generazioni e opzione preferenziale per i
poveri, con conseguente destinazione comune dei beni della terra.
Quale mondo vogliamo lasciare? Siamo noi i primi interessati a trasmettere un piano abitabile per
l'umanità che verrà dopo di noi. Dipende da ciò che facciamo ora, prendendo sul serio questa sfida,
impegnandoci per una rinnovata solidarietà intergenerazionale.
Cap. 5° Alcune linee di orientamento e di azione
Papa Francesco delinea alcuni grandi percorsi che ci aiutino ad uscire dalla spirale di
autodistruzione in cui stiamo affogando. Servono soluzioni a partire da una prospettiva globale per
un progetto comune, che portino, ad es., a programmare una agricoltura sostenibile e diversificata, a
sviluppare forme rinnovabili e poco inquinanti di energia, a incentivare una maggiore efficienza
energetica, a promuovere una gestione più adeguata delle risorse forestali e marine, ad assicurare a
tutti l'accesso all'acqua potabile.
Si ricordano in merito alcune esperienze positive, ma anche progressi meno significativi con
responsabilità soprattutto di Paesi che hanno tratto beneficio da un alto livello d'industrializzazione,
al costo di enorme emissione di gas serra, a spese dell'inquinamento attuale del pianeta.
Urgono accordi internazionali per stabilire percorsi concordati per tutti i c.d. beni comuni globali
(ad es. sui rifiuti marini e protezione aree marine, il riscaldamento globale). Si auspica con urgenza
la presenza di una vera autorità politica mondiale. E' poi compito delle politiche nazionali e locali
pianificare, generare processi, ad es., circa la promozione di forme di risparmio energetico, di
modifica dei consumi, di un'economia dei rifiuti e del riciclaggio, di forme di cooperazione,
ricordando che “il tempo è superiore allo spazio”.
Dal dialogo e dal dibattito onesto e trasparente, devono emergere decisioni basate sul confronto
tra rischi e benefici; occorre scegliere le questioni prioritarie, discernere se l'iniziativa porterà ad un
vero sviluppo integrale.
Politica ed economia in dialogo per la pienezza umana.
La politica non deve sottomettersi all'economia; la nuova economia, senza sottostare alla
tecnocrazia, deve essere più attenta ai principi etici e diventare un'economia reale, che cioè
diversifichi e migliori la produzione, assicuri il funzionamento delle imprese affinché si sviluppino
e creino occupazione. Politica ed economia, dialogando fra loro, devono porsi al servizio della vita
umana. Può essere indispensabile, al fine della protezione dell'ambiente e per evitare i suoi effetti
deleteri, rallentare un determinato ritmo di produzione e di consumo: ciò può dar luogo ad altri
modelli di sviluppo sostenibile ed equo, ad es. una produzione più innovativa con minor impatto
ambientale, forme di recupero funzionale e di riciclo e di efficienza delle città.
E' arrivata l'ora di accettare un certa decrescita in alcune parti del mondo, procurando risorse
perché si possa crescere in altre parti. Si tratta di ridefinire il progresso; quello vero lascia un mondo
migliore e una qualità di vita integralmente superiore. Quale il posto della politica?
Essa nell'affrontare i grandi problemi dell'umanità deve includere, con un'ampia visione, i diversi
aspetti in un dialogo interdisciplinare, ripensando la totalità dei processi, trovando forme di
interazione orientate al bene comune. Anche qui vale il principio “l'unità è superiore al conflitto”.
Dato che la maggior parte degli uomini si dichiara credente, i credenti da un lato si aprano alla
grazia di Dio ed esprimano le proprie convinzioni sull'amore, la giustizia e la pace, dall'altro le
religioni entrino in dialogo tra loro e con le scienze, orientato alla cura della natura, alla difesa dei
poveri, alla costruzione di una rete di rispetto e di fraternità.
Cap. 6° Educazione spiritualità ecologica.
Puntare su un altro stile di vita.
Di fronte alla gravità della crisi sociale,culturale ed ecologica, serve la coscienza di un'origine
comune, di una mutua appartenenza, di un futuro condiviso che permetta di superare forme di
egoismo collettivo, di aprirsi al bene, alla verità, alla bellezza.
Così si può effettivamente produrre uno stile di vita alternativo e diventa possibile un
cambiamento rilevante nella società.
L'educazione ambientale può aiutarci con motivazioni adeguate a crescere nella solidarietà e nella
responsabilità, a farci maturare nuove abitudini, partendo dal coltivare solide virtù in piccole azioni
quotidiane; ad es. in famiglia, dove vige la cultura della vita condivisa e si coltivano le buone
abitudini dell'amore, del rispetto per l'ecosistema locale e la protezione di tutte le creature.
La famiglia, la politica, le varie associazioni, la Chiesa, tutte le comunità cristiane hanno un ruolo
importante in questa educazione ad una austerità responsabile.
La conversione ecologica.
Il Papa propone alcune concrete linee di spiritualità ecologica che nascono dalle convinzioni di
fede, con motivazioni che hanno il fine di alimentare una passione per la cura del mondo.
La crisi ecologica è un appello ad una profonda conversione interiore: Dio ha dato a ciascun
credente la capacità di sviluppare la sua creatività. Ogni creatura infatti riflette qualcosa di Dio e
Cristo ora dimora nell'intimo di ogni essere, così che si stabilisce la relazione di fratellanza con tutte
le creature. La spiritualità cristiana incoraggia uno stile di vita profetico e contemplativo e propone
una crescita nella sobrietà e una capacità di godere con poco. La sobrietà, vissuta con libertà e
consapevolezza, è liberante; si può aver bisogno di poco e vivere molto; la felicità richiede di saper
limitare alcune necessità che ci stordiscono, restando disponibili per le molteplici possibilità che
offre la vita.
Non è facile maturare una felice sobrietà e una sana umiltà se escludiamo Dio dalla nostra vita e il
nostro io ne occupa il posto. La pace interiore delle persone è molto legata alla cura dell'ecologia e
al bene comune, perché riflette uno stile di vita equilibrato, capacità di stupore, di contemplazione
del Creatore, di ringraziare Dio per i doni, per es. prima e dopo i pasti.
Un'ecologia interiore è fatta di piccoli gesti quotidiani, che seminano pace e amicizia; l'esempio di
S. Teresa di Lisieux ci suggerisce la pratica della piccola via dell'amore.
Amore civile e politico. Occorre rivalutare l'amore nella vita sociale, a livello politico, economico,
facendone norma suprema dell'agire.
I segni sacramentali e il riposo celebrativo.
L'ideale è arrivare a incontrare Dio in tutte le cose, passando dall'esteriorità all'interiorità. Come
insegnava S. Giovanni della Croce: si può sperimentare che c'è un intimo legame tra Dio e tutti gli
esseri. Nei sacramenti e soprattutto nell'Eucarestia, che unisce cielo e terra e penetra tutto il creato,
si manifesta l'unione con tutto il mondo e ci si orienta ad essere custodi di tutto il creato; la natura
viene assunta da Dio e trasformata, la creazione è protesa verso la divinizzazione.
La domenica, il 1° giorno della nuova creazione, è il giorno delle relazioni risanate con Dio, con
se stessi, con gli altri, col mondo. Si riscopre il valore del riposo, (non dell'inattività e
dell'isolamento) e della festa, ci permette di tornare a riconoscere i diritti degli altri, praticare la cura
dei poveri e della natura.
La Trinità e la relazione tra le creature.
Il mistero delle relazioni che sussiste all'interno delle tre persone divine si riflette nel mondo
creato secondo il modello divino, in una trama di innumerevoli relazioni che si intrecciano tra le
creature. La persona umana tanto più cresce, matura e si santifica quanto più esce da se stessa ed
entra in relazione per vivere in comunione con Dio, con gli altri e con tutte le creature.
Tutto è collegato e questo ci invita ad una spiritualità della solidarietà globale che sgorga dal
mistero della Trinità.
Maria, la regina di tutto il creato.
Maria, la madre che ebbe cura di Gesù, ora si prende cura di questo mondo ferito, ha compassione
della sofferenza dei poveri crocefissi e delle creature sterminate dal potere umano. Possiamo
chiederle che ci aiuti a guardare a questo mondo con occhi più sapienti. Anche S. Giuseppe ebbe
cura e difese Maria e Gesù con il suo lavoro e la sua presenza generosa e piena di tenerezza. Per
questo è stato dichiarato custode della Chiesa universale e può insegnarci a lavorare con generosità
e tenerezza per proteggere questo mondo che Do ci ha affidato.
Nel cuore di questo mondo rimane sempre presente il Signore della vita che ci ama tanto. Egli non
ci abbandona perché si è unito a noi definitivamente con la nostra terra e il suo amore ci conduce
sempre a trovare nuove strade.
A Lui sia lode !
Sono proposte, per la condivisione e per l'impegno da assumere, 2 intense preghiere finali.