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Un vero appassionato di fuoristrada non può scartare la voglia di scorazzare sugli sterratoni infiniti o sulle dune di sabbia che accolgono ogni anno le competizioni Africane. Questa terra ci chiama alla scoperta delle sue antiche nudità sfruttando quanto di più tecnologico abbiamo sotto il sedere: una bella moto alla quale affidare il destino del nostro percorso. Questo spettacolo naturale di risorse congelate dal tempo si contrappone alle nostre moderne attrezzature e al nostro mezzo di trasporto che ci aiutano ad affrontare quello che i popoli di questa terra fanno abitualmente in groppa ad un asino o un dromedario. Si propone così una relazione tra necessità e possibilità. Quella autoctona è quella di viverci quotidianamente razzolando in quella che per noi è povertà con la necessità di tramandare ai posteri quello che faticosamente si conquista di anno in anno, la nostra è quella di viverci qualche giorno con il solo obiettivo di divertirsi e di portarsi appresso un bel ricordo. Due estremi vissuti nello stesso luogo. Il fascino delle rughe di questa terra assume una particolare attrazione soprattutto quando le percorri seduto sulla sella della tua moto. Si accende così questa passione per l’avventura, per la sfida e per la conquista di piccoli tratti segnati solo dalle tue singolari tracce, di villaggio in villaggio, di oasi in oasi che soltanto l’Africa ti può offrire in modo così generoso. Se l’Africa fosse una donna ci sentiamo ninfomani e non ci saziamo facilmente. Ogni angolo ad ogni latitudine di questo continente ci offre spettacoli ambientali unici, dipinti di vita locale che al contrario di una tela emanano sapori e odori profondi, fotografie di volti e di luoghi che si stampano nella mente come le stelle di questo cielo terso e limpido. Quest’anno il richiamo della catena montuosa dell’Atlas, in Marocco, accende la curiosità di una nuova esperienza di un lato dell’Africa non ancora tassellato e il programma di viaggio Airzoone si presta con la propria organizzazione ad accogliere questo desiderio. Il simpaticissimo Pascal con Loris e Dario sono le guide ideali per portare un gruppo di motociclisti attraverso un percorso articolato attorno alla città di OUARZAZATE a sud-est di Marrakech. Un programma di viaggio di otto giorni di cui sei interamente trascorsi sulla moto e sfruttati dal mattino alla sera all’insegna del detto “hai voluto la bicicletta, ora pedala !!”. Un percorso medio, senza nulla di estremo perché la responsabilità e serietà dell’organizzazione non permette azzardi e la sicurezza di affrontare percorsi fattibili a tutti è sempre una certezza di affrontare la vacanza senza intoppi oltre ad essere un conforto anche per i meno esperti. Per i più temerari c’è sempre una deviazione sul percorso da provare pur sempre con cognizione e intelligenza. Basta tenere presente che misurare i propri limiti in queste circostanze mette a rischio la tranquillità di tutti. Una brutta caduta brucia in un momento l’intero percorso e azzera l’euforia che anima il movimento di tutto il gruppo. Per questo ci si affida al buon senso di ognuno senza che questi debba dimostrare nulla agli altri. Ecco il primo risveglio con la vista della Kasbah di Ouarzazate dall’Hotel Ibis dove siamo giunti dall’aeroporto in piena notte. Ouarzazate sarà visitata l’ultimo giorno perché oltre agli aspetti culturali della Kasbah antica, offre una serie di negozi con manufatti locali belli da portare a casa con il divertimento di contrattare il prezzo fino allo spasimo. L’ Hotel Ibis richiama lo stile architettonico tipico del Marocco offrendo camere confortevoli e una piscina esterna degna di un bagno finale che chiude la vacanza affogando nell’acqua tutta la nostra nudità che per tutto il viaggio, ad ogni occasione ,ha visto lavaggi parziali distillando la preziosa acqua da una sola bottiglia. Al mattino rifornimento al distributore di benzina e dopo un breve trasferimento d’asfalto, inizia il Raid sulla pista dei Bambu che ci conduce di villaggio in villaggio tra splendide vallate di natura vulcanica. Dopo un’impegnativa risalita del passo, scenderemo nell’Oued Douchchene per arrivare al villaggio di Taznakht. Raggiunto il villaggio di Taznakht, percorreremo un tratto d’asfalto che ci permetterà un tragitto più agevole fino all’oasi di Foum Zguid situata alle porte del deserto. Ogni tanto si rende necessaria una sosta per bere un po’ di acqua e per accorciare il gruppo. Attenzione alle curve a gomito perché basta una distrazione per finire nel dirupo !! La pista è unica quindi non c’è pericolo di perdersi e anche l’UNIMOG con la guida esperta di Pascal percorre queste piste, pertanto nulla ci vieta di fare qualche tirata per fermarci poi ad attenderlo. Guarda il filmato Unimog in montagna Dopo aver percorso chilometri in mezzo alle vallate di roccia pare impossibile trovare villaggi circondati da verdi oasi di palme e coltivazioni di orzo. Ci si pone spesso la domanda “ ma come diavolo si fa a vivere qui in mezzo ?! “. Eppure c’è vita , c’è tradizione, c’è accoglienza. Incredibile quanti bambini spuntano dal nulla cercando penne , giochi , vestiti o soldi in lingua francese o araba. Circostanze non sempre accontentate perché il tipo di viaggio ci obbliga a ridurre i bagagli al minimo quindi si deve centellinare anche questa elemosina per distribuirla il più possibile. Questi occhi richiamano un altro contrasto che non ci abbandonerà mai per tutta la vacanza. Ci invade spesso l’emozione che questi aspetti di vita Africana ci procura con innocenza e spontaneità e ci si accorge che qualche lacrima di commozione forma un rigagnolo impastato con la polvere che, prosciugandosi al vento e al sole, lascia un tatuaggio sul volto che si cancellerà soltanto a fine giornata quando una sciacquata d’acqua dovrà necessariamente ripulire la sporcizia raccolta……… ma non sarà sufficiente strofinare il volto per togliere quello che rimane nell’anima insieme a tanti interrogativi senza risposta. Non bisogna comunque rimanere imprigionati da queste emozioni e dobbiamo renderci conto che non siamo missionari quindi il nostro realismo arriva sempre dopo qualche minuto and “The show must go on” . Curiosando tra le vie di questi villaggi si scoprono le abitudini degli abitanti che, un po’ contrariati, generalmente non desiderano essere fotografati. Allora nel rispetto della loro privacy, o meglio religione, si cattura qualche istante interessante come il lavaggio della lana in acqua bollente su un fuoco di legna. Dopo un’impegnativa risalita del passo, scendiamo nell’Oued Douchchene Intanto il sopraggiungere della sera si riconosce più dal variare della temperatura che della luce che rimane sempre attenuata dai soffici colori di queste montagne che nascondono le mura delle abitazioni tradite alla nostra vista soltanto dalle ombre e dalle finestre. Trovare la zona per fare il campo non è facile in questo territorio roccioso però qualche piccola lingua di sabbia ci invita lontano dalla pista principale e finalmente possiamo preparare il bivacco. Sembra semplice trovare il posto per piazzare la propria tenda invece per dormire bene occorre mettere in pratica una tattica banalissima: pavimentazione morbida e soprattutto stare lontani da quelli che russano ! Mentre gli organizzatori si adoperano per preparare la cena, bisogna approfittare per fare un po’ di rapida manutenzione alla moto: pulire almeno il filtro dell’aria, controllare la tensione della catena, la pressione e la condizione dei pneumatici, freni e bulloneria onde evitare di perdere qualche pezzo, livello acqua e olio. Ma il momento topico della giornata è quello di ritrovarsi al tavolo della cena per rivivere le emozioni del giorno e magari raccontare qualche passata esperienza. Il tema infatti è sempre quello per tutta la vacanza: viaggi in moto fatti e datti da fare. I cuochi utilizzano i pentoloni stile mensa militare per preparare una desiderata e tanto buona pastasciutta. Il risveglio di un nuovo giorno potrebbe essere questo , simile ad altri , ma tutti ti lasciano il brivido di una incognita nel sapere cosa ti aspetta e nello stesso tempo la certezza di provare stupore e godimento del percorso. Partenza per una tappa ai confini con l’Algeria passando l’oasi di Foum Zguid e lago Iriki. Dune a volontà che cavalcheremo finché non saremo stanchi e ci vorrà la massima attenzione e prudenza per la scarsa consistenza del terreno e per le dune tagliate di netto. Si arriva all’oasi di Mhamid, dove potremmo gustare un vero thè tuareg all’interno di un’originale kasba a conduzione familiare. Ancora un po’ sabbia fino al bivacco che sarà situato sempre tra le dune all’interno dell’Erg Ouleddriss. Guarda il filmato dell’attraversamento del lago Iriki. (Giorgio filma l’attraversamento lago con telecamera alla mano quindi un po’ ballerino !!) Dopo una sana colazione si parte per passare nel letto del Lago Iriki meravigliosamente cosparso di fiori viola. Da qui s’intravede l’Erg Elem Hazil e di fronte un mare di dune, dove troveremo lo spazio per un’indimenticabile arrampicata. La pista è ben segnata quindi si cerca di non distruggere i fiori che sembrano una rarità in questo terreno arido. Iniziano le dune del deserto dello Elem Hazil e, nonostante l’esperienza, la voglia di salirci fa rabbrividire mentre le mani si stringono alle manopole come ad una fune di ancoraggio per aprire il gas e lasciarsi trasportare sino in cima. Guarda il filmato dell’ arrampicata di Piero E’ impossibile per noi mortali raggiungere la vetta di una duna senza avere il timore di essere proiettati dalla sua parte opposta risucchiati dalla morbida sabbia che potrebbe farti catapultare sino in fondo. Eppure questa sfida è il bello dell’arrampicata e quindi dopo un carosello tra le onde di sabbia che gradatamente si curvano verso le dune più alte si spalanca il gas e ci si lascia trasportare dai cavalli scatenati della propria moto. Da quassù tutto è diverso. La luce colora le dune a seconda dell’angolazione dei raggi del sole e della gobba sparpagliando ovunque i toni che vanno dal rosa all’ocra. Il vento, improvvisamente risvegliatosi dal silenzio, spara sul viso i granelli di sabbia spazzolando nel contempo i capelli e ossigenando un corpo ancora vibrante di emozione. Questa giornata è dedicata interamente alla sabbia fino ai confini con l’Algeria e ai campi minati che nessuno sa di preciso dove iniziano e dove finiscono quindi ogni precauzione non è mai eccessiva. La misteriosa vita del popolo berbero affascina questo villaggio in mezzo ad una tormenta di sabbia alzata all’improvviso da un vento dispettoso che rende più avventuroso questo percorso e affascinante il paesaggio. Sembra quasi voglia farci provare anche un aspetto negativo, una difficoltà che questo ambiente può procurare senza preavviso. Anche quando pensi di essere da solo spunta qualcuno dal nulla e come se avesse una bussola incorporata si dirige verso la parte opposta del nulla con passo sicuro e sguardo fiero mentre noi dobbiamo dare un senso al nulla con GPS alla mano. Arrivati ad Hamid ne approfittiamo per fare la spesa di frutta fresca lasciando perdere la carne che non ci pare abbia un aspetto invitante: Qui cerchiamo un punto di ristoro per assaporare il the e per rilassarci un pò Guarda il filmato della preparazione del thè Rito della preparazione del the si svolge con i lenti movimenti di un “barista” che introduce the zucchero e menta nella theiera eseguendo travasi della bevanda tra bicchiere e teiera per amalgamare bene i sapori. Da qui un nuovo trasferimento per arrivare al successivo bivacco serale in mezzo a piccole dune, le ultime di questo itinerario Come ci si lava Guarda il filmato del lavaggio di Gio Alla sera, durante i preparativi della cena Pascal illustra come sempre l’itinerario del giorno dopo : Dopo un breve tratto di pista ritroveremo l’asfalto e superato il passo di Beni-Selmane, riprenderemo una velocissima pista fino all’oasi di Zagorà. Raggiunta l’oasi saliremo sullo Jebel Zagorà e da li godremo di una spettacolare vista panoramica della Valle del Draa. Ripartiamo sull’asfalto per 20 km, costeggiando il lato sinistro della verdeggiante oasi, fino al villaggio di Benizouli e proseguiremo su una bellissima pista verso il massiccio Jbel Rhart. Oltre la montagna, di vallata in vallata arriveremo al paese di Nekob. Una ripartenza su pista battuta ci sbatte in un fantastico letto sabbioso per salire sul passo roccioso accennato la sera prima da Pascal e per discendere nuovamente nel letto sabbioso fino ad arrivare ad una oasi abitata. Nemmeno a dirlo uno sciame di bambini ci corre incontro rumoroso e ansioso di ricevere qualche regalo Poi l’arrivo a Zagorà con le sue antiche mure esterne dalle strutture ben conservate tra cui alberghi da favola con tanto di piscina e palmeto che richiamano luoghi romantici per set cinematografici o più semplicemente per trascorrere serate indimenticabili con l’altra metà. Ma cancelliamo questi sogni scontati perché noi “dakariani” privilegiamo polvere e tasselli senza troppi romanticismi !!! Il camping di Zagorà, peraltro frequentato da tanti camperisti europei, ci offre un riparo tendato per pranzare prima di vedere la città dall’alto. Da questa montagna che sovrasta la cittadina si può ammirare il percorso del fiume costeggiato da verdi palmeti e coltivazioni che lungo tutto il percorso sono animati da flotte di persone che si muovono come formiche operaie impegnate alla coltivazione e alla costruzione di case e strade. Utilizzando asini, furgoni sgangherati o camion d’epoca questa gente sviluppa un habitat adeguato anche per i turisti che vogliono trovare qualche confort dopo giorni di deserto selvaggio. Ci limitiamo a gustare il panorama per ripartire verso il massiccio dello Jebel Sarhro I segni longitudinali che il tempo ha tracciato sulle rocce di queste montagne fotografa un passato inimmaginabile e soltanto oggi, dopo che l’acqua millenaria ha scavato le valli e i letti dei torrenti , ci regala un mosaico sorprendente di curve e gobbe degne di un dipinto d’autore. Qualsiasi foto non rende giustizia a questo contrasto di verde, marrone e cielo azzurro macchiato da qualche nuvola. Nemmeno le nostre montagne, seppure meravigliose, lasciano le stesse sensazioni di questo deserto roccioso. Qui il sapore del luogo selvaggio è palpabile, il passaggio di una carovana di dromedari non ha nulla a che vedere con le tortuose strade asfaltate che segano le nostre montagne. La verginità di questi luoghi è l’essenza della loro bellezza. Arrivati a Nekob il sopraggiungere di nuvole minacciose ci costringe a cercare riparo in un albergo onde evitare un campo tendato e bagnato. Un ristoro che cade a fagiuolo e soprattutto una cenetta tradizionale fatta con Tagine di pollo e buona birra locale . Camera e cena , il tutto con 18 Euro a testa !! Il giorno successivo ci aspetta una splendida giornata e soprattutto una colazione sul terrazzo dell’albergo che si affaccia sull’oasi di Nekob. Per un momento vengo trascinato dalla sensazione di essere in un ambiente che ormai fa parte di me stesso, quasi fosse normale essere lì. Una serenità interiore abbandona la mia provenienza ad altri tempi e davanti a me la vista di una realtà diversa scrolla di dosso la frenesia di un mondo lontano con il quale devo fare i conti ogni giorno. Forse una volta tornato a casa bisognerebbe conciliare al meglio il ritmo della quotidianità con il godimento del tempo libero inteso come accoglienza delle cose che piacciono, come tranquillità. Una utopia ! Basta posare il culo sull’automobile per farsi girare i coglioni !!! E allora fanculo e godiamoci questo momento Oggi saliremo fino a 2300 metri sul passo Tazazert, scenderemo poi verso “la Valle del Gafer” e proseguiremo verso nord per incontrare le splendide “gole du Todra”. Quando si pensa al Marocco non si può immaginare possa esistere un paesaggio roccioso così aspro e spettrale. Il grigiore di questa pista è comunque percorso da gente in sella ad un asino o a bordo di un furgone saltellante sopra i sassi diretto al mercato del villaggio più vicino. Un percorso che noi non faremmo mai in quelle condizioni ma lo apprezziamo appieno sopra le nostre moto ! A quota 2300 del passo Tazazert l’aria è fresca ma il sole è caldo quindi in attesa del camion ci rilassiamo. La famiglia che custodisce il rifugio ha deciso di campare quassù, grazie ad una piccola boutique e un bar dal quale esce un buon the caldo. Lo sguardo di questo bimbo ci spoglia degli abiti da motociclista per indossare la veste di un papà che cerca di relativizzare le quotidiane apprensioni facendosi forza della sufficienza di quello che vede. Appena scesi dal passo Tazazert si spalanca la Valle del Gafer e il percorso scivola ondeggiando tra le gobbe color rosa di queste rocce morbide , modellate dall’acqua e dal vento. Qui si può sfruttare al massimo la propria abilità di guida derapando ad ogni curva e godendo del lieve sali scendi che impenna la moto ad ogni lieve accelerata anche se i tasselli sono ormai alla frutta. Anche qui ogni sosta è un invito alla considerazione richiesta da questi sguardi e da questi abbigliamenti miseri capaci soltanto di evitare il gelo ma certo insufficienti per tenere al caldo riparo da questo vento pungente. Posso solo offrire qualche caramella per dare un po’ di sollievo all’insistente tosse che vibra nel torace della più piccola. Per tutto il percorso si ha la conferma che l’acqua sia un bene prezioso. Una considerazione inutile fatta a casa nostra fintanto che ,aprendo il rubinetto, l’acqua scorre. Tutto cambia se l’acqua bisogna andarla a cercare senza preoccuparsi dell’etichetta microbiologica. Con la stessa acqua si lavano corpo , indumenti e bevono lasciando ai propri anticorpi il compito di depurarla dai batteri. Certamente in questa acqua non c’è atrazina o altre sostanze chimiche, forse solo sapone e piscio di qualche animale. Forse è meno dannosa di quella che scende dai nostri rubinetti e se così fosse sarebbe uno sberleffo alla nostra tecnologia. Una nuova giornata all’insegna dello stupore tra queste vallate e villaggi diroccati in apparenza desolati che invece sono animati da persone sempre indaffarate a far trascorrere la giornata nel migliore dei modi. Qui capita spesso di fermarsi e avere l’impressione di tornare indietro nel tempo immaginando che anche i nostri avi nelle nostre terre hanno avuto un trascorso analogo pertanto , nel nostro modo di vedere, speriamo che anche qui prima o poi queste condizioni cambieranno. Un processo più lento , magari indesiderato, riuscirà a scardinare le tradizioni e le abitudini di queste genti che ai nostri occhi appaiono sofferenti invitandole ad apprezzare alcune comodità che per noi sono scontate e fanno parte di un quotidiano che gode ogni giorno di ogni più moderna novità. A fine giornata ci fermiamo a pare un nuovo campo in mezzo ai monti che certamente sopra i 2000 Metri sono imbiancati dalla pioggia trasformata in neve. Fa freschino e non si sdegna un bel maglione di lana sotto la giacca da moto. Questi avvallamenti si prestano ad essere risaliti con la moto anche se il fondo è piuttosto pietroso. Un po’ di tecnica trialistica aiuta a mantenere l’equilibrio per salire e godere del panorama della vallata. Il giorno successivo attraversamento del bellissimo ed interessante paesaggio del Dades. Lasciata la valle, saliremo sull’Altopiano dei Trogloditi, dove la pista si snoda fino al villaggio di Toundout mantenendo sempre una quota di 2000/2200 metri. Sul percorso abbiamo incontrato un cercatore di funghi o tartufi del deserto. Non abbiamo ben capito di cosa si tratta nonostante ci fosse quasi l’intenzione di acquistare questo raccolto dal simpatico nonnino del deserto. Magari era anche buono! Altri paesaggi fantastici si aprono ai nostri occhi lungo un percorso tecnico e divertente sino ad arrivare al villaggio di Tinerhir dove un mercato locale rallegra il probabile silenzioso gruppo di case di questa sperduta valle. L’ultimo campo tendato e ci invita ad un raccoglimento intorno al fuoco. Le fiamme nascondono le nuvole di stelle che si rivelano sopra le nostre teste come non era mai accaduto prima. L’aria pungente rende tutto più piacevole attorno al calore di questo focolaio che ci ipnotizza gli sguardi mentre qualcuno raccolta barzellette o gli avvenimenti del giorno più divertenti. Guarda il filmato di un brefing serale Al mattino visita veloce al piccolo canyon vicino al campo. L’acqua del Dades corrode questo pavimento di morbida roccia per incalarsi verso il lago di Ouazarzate dove confluisce anche il torrente Draa (del quale abbiamo percorso la valle nei giorni scorsi). Sistemazione all’Hotel e visita ad Ait-Benhaddou villaggio antico utilizzato in molti set cinematografici. Visto che ormai il percorso più impegnativo è finito vogliamo fare un resoconto sugli inconvenienti durante il viaggio: un paio di cadute fortunatamente senza danni gravi, la rottura della balestra della jeep, una foratura della gomma dell’Unimog, la rottura del fermo ganasce freni anteriore di una moto. Dopo un’avventurosa discesa dentro Canyon percorriamo fuori programma un tratto di Oued quasi sino al lago di Ouarzazate quindi risaliamo per proseguire sulla pista sino all’asfalto a pochi km dalla cittadina. Da qui proseguiamo per Ait-Benhaddou con altrettanto tratto di oued fuori programma che ci evita 9 km di asfalto. Ait-Benhaddou ci accoglie con le sue abitazioni in parte diroccate e in parte ristrutturate offrendo la visione di un paesaggio mistico. Questo paesaggio è stato set cinematografico di diversi films : il thè nel deserto, il gladiatore, Indiana Jhones , Gesù di Nazareth forse anche altri che non ricordo. Tra le vie in salita che portano al granaio e alla rocca in vetta alla collina si incontrano venditori e locali aperti alla visita per mostrare le vecchie tradizioni. Dall’alto di più ammirare l’ubicazione strategica di questo villaggio e scoprire in modo più netto quale parte è stata ristrutturata e quale rimane alla corrosione del tempo. E’ veramente un paesaggio incantevole, sembra di essere tornati indietro nel tempo quando tutto si muoveva all’unisono dei canti religiosi e del potere dei signori della guerra, quando difficilmente si aspettavano visite perché uscire dai propri confini era pericoloso , quando un viaggio era motivo di fuga o di repressione, quando avere una misera casa era simbolo di benessere. Nonostante siano trascorsi 500 anni alcune tradizioni sono rimasti immutate regalandoci così l’impressione di vivere per un momento dentro un’atmosfera diversa che ci aiuta a comprendere tanti aspetti di questa cultura. Una volta rientrati a Ouarzazate , dopo una doccia libidinosa, approfittiamo dei colorati negozi per acquistare qualche souvenir e qualche oggetto tipico. La trattativa del prezzo è una cerimonia attesa dallo stesso negoziante che parte con prezzi spesso assurdi sapendo già che noi italiani siamo acquirenti battaglieri infatti tutti i marocchini commercianti oltre al francese parlano anche l’italiano. Possiamo così creare situazioni veramente divertenti aprendo dibattiti sul manufatto, sulla qualità, garanzia ecc. per convincere ad accettare il nostro prezzo e il desiderio di riuscire in un buon affare. Anche Ouarzazate merita una visita perché oltre alla kasbah offre vie interessanti per comprendere le abitudini locali quindi oltre ai negozi si possono notare le strutture scolastiche , le aree verdi ed i campi sportivi, i monumenti, le piccole imprese, i locali di aggregazione, le moschee il tutto in una omogenea architettura in perfetto stile locale. Chiudiamo la vacanza con “l’ultima cena” presso un ristorante nella parte antica della cittadina mangiando bene e degustando la cucina speziata da curry e sesamo. Le impressioni del viaggio ,rigorosamente personali ma credo di interpretare il sentimento della maggioranza, sono diverse perché partono da considerazioni che alla base hanno motivazioni differenti quindi mi limito a dire che dal punto di vista organizzativo i complimenti vanno all’organizzazione Airzoone perché non ci ha fatto mancare nulla riguardo l’itinerario e le quotidiane necessità . Dal punto di vista motociclistico il percorso è stato in gran parte fin troppo scorrevole da vero rally quindi chi voleva azzardare doveva inventarsi una deviazione “tecnica”, ma d’altronde la proposta di questo raid non era quella di una prova di enduro. Dal punto di vista paesaggistico credo di aver visto il risultato più ben riuscito di una fusione natura-uomo che per la particolarità territoriale si trova soltanto qui. Dal punto di vista culturale le popolazioni di questo paese sono musulmane moderate molto vicine al nostro continente ma non ci hanno mai messo a disagio anzi, in generale abbiamo incontrato persone simpatiche e desiderose di parlare. Certamente anche qui ci sono truffatori e delinquenti quindi è sempre bene non fidarsi troppo come accade in ogni paese del mondo. In definitiva senza preconcetti dettati dalla nostra diversa cultura e dalle nostre diverse abitudini questo viaggio è alla portata di tutti quelli che vogliono godere di un momento di vita che stacca decisamente dalla quotidianità ricavandone soltanto un momentaneo beneficio, dentro e fuori se stessi.