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Un vero appassionato di fuoristrada non può scartare la voglia di
scorazzare sugli sterratoni infiniti o sulle dune di sabbia che accolgono ogni anno le competizioni Africane.
Questa terra ci chiama alla scoperta delle sue antiche nudità
sfruttando quanto di più tecnologico abbiamo sotto il sedere: una
bella moto alla quale affidare il destino del nostro percorso.
Questo spettacolo naturale di risorse congelate dal tempo si contrappone alle nostre moderne attrezzature e al nostro mezzo di trasporto che ci aiutano ad affrontare quello che i popoli di questa
terra fanno abitualmente in groppa ad un asino o un dromedario. Si
propone così una relazione tra necessità e possibilità. Quella autoctona è quella di viverci quotidianamente razzolando in quella che
per noi è povertà con la necessità di tramandare ai posteri quello
che faticosamente si conquista di anno in anno, la nostra è quella
di viverci qualche giorno con il solo obiettivo di divertirsi e di
portarsi appresso un bel ricordo. Due estremi vissuti nello stesso
luogo. Il fascino delle rughe di questa terra assume una particolare attrazione soprattutto quando le percorri seduto sulla sella della tua moto. Si accende così questa passione per l’avventura, per
la sfida e per la conquista di piccoli tratti segnati solo dalle tue
singolari tracce, di villaggio in villaggio, di oasi in oasi che
soltanto l’Africa ti può offrire in modo così generoso.
Se l’Africa fosse una donna ci sentiamo ninfomani e non ci saziamo facilmente. Ogni angolo ad ogni latitudine di questo continente
ci offre spettacoli ambientali unici, dipinti di vita locale che al
contrario di una tela emanano sapori e odori profondi, fotografie
di volti e di luoghi che si stampano nella mente come le stelle di
questo cielo terso e limpido.
Quest’anno il richiamo della catena montuosa dell’Atlas, in Marocco,
accende la curiosità di una nuova esperienza di un lato dell’Africa
non ancora tassellato e il programma di viaggio Airzoone si presta
con la propria organizzazione ad accogliere questo desiderio.
Il simpaticissimo Pascal con Loris e Dario sono le guide ideali
per portare un gruppo di motociclisti attraverso un percorso articolato attorno alla città
di OUARZAZATE a sud-est di Marrakech.
Un programma di viaggio di otto
giorni di cui sei interamente
trascorsi sulla moto e sfruttati
dal mattino alla sera all’insegna
del detto “hai voluto la bicicletta, ora pedala !!”.
Un percorso medio, senza nulla di estremo perché la responsabilità e
serietà dell’organizzazione non permette azzardi e la sicurezza di
affrontare percorsi fattibili a tutti è sempre una certezza di affrontare la vacanza senza intoppi oltre ad essere un conforto anche
per i meno esperti. Per i più temerari c’è sempre una deviazione sul
percorso da provare pur sempre con cognizione e intelligenza. Basta
tenere presente che misurare i propri limiti in queste circostanze
mette a rischio la tranquillità di tutti. Una brutta caduta brucia in
un momento l’intero percorso e azzera l’euforia che anima il movimento di tutto il gruppo. Per questo ci si affida al buon senso di
ognuno senza che questi debba dimostrare nulla agli altri.
Ecco il primo risveglio con la
vista della Kasbah di Ouarzazate
dall’Hotel Ibis dove siamo giunti
dall’aeroporto in piena notte.
Ouarzazate sarà visitata l’ultimo
giorno perché oltre agli aspetti culturali della Kasbah antica, offre una serie di negozi con
manufatti locali belli da portare a casa con il divertimento di
contrattare il prezzo fino allo
spasimo.
L’ Hotel Ibis richiama lo stile
architettonico tipico del Marocco offrendo camere confortevoli e
una piscina esterna degna di un
bagno finale che chiude la vacanza affogando nell’acqua tutta
la nostra nudità che per tutto il
viaggio, ad ogni occasione ,ha
visto lavaggi parziali distillando la preziosa acqua da una sola
bottiglia.
Al mattino rifornimento al distributore di benzina e dopo un
breve trasferimento d’asfalto,
inizia il Raid sulla pista dei
Bambu che ci conduce di villaggio
in villaggio tra splendide vallate di natura vulcanica. Dopo
un’impegnativa risalita del passo, scenderemo nell’Oued Douchchene per arrivare al villaggio
di Taznakht. Raggiunto il villaggio di Taznakht, percorreremo un
tratto d’asfalto che ci permetterà un tragitto più agevole fino
all’oasi di Foum Zguid situata
alle porte del deserto.
Ogni tanto si rende necessaria una
sosta per bere un po’ di acqua e
per accorciare il gruppo. Attenzione alle curve a gomito perché basta una distrazione per finire nel
dirupo !!
La pista è unica quindi non c’è pericolo di perdersi e anche l’UNIMOG
con la guida esperta di Pascal percorre queste piste, pertanto nulla
ci vieta di fare qualche tirata per
fermarci poi ad attenderlo.
Guarda il filmato Unimog in montagna
Dopo aver percorso chilometri in
mezzo alle vallate di roccia pare
impossibile trovare villaggi circondati da verdi oasi di palme e
coltivazioni di orzo. Ci si pone
spesso la domanda “ ma come diavolo
si fa a vivere qui in mezzo ?! “.
Eppure c’è vita , c’è tradizione,
c’è accoglienza. Incredibile quanti
bambini spuntano dal nulla cercando
penne , giochi , vestiti o soldi
in lingua francese o araba. Circostanze non sempre accontentate perché il tipo di viaggio ci obbliga a
ridurre i bagagli al minimo quindi
si deve centellinare anche questa
elemosina per distribuirla il più
possibile.
Questi occhi richiamano un altro
contrasto che non ci abbandonerà
mai per tutta la vacanza. Ci invade
spesso l’emozione che questi aspetti di vita Africana ci procura
con innocenza e spontaneità e ci si
accorge che qualche lacrima di commozione forma un rigagnolo impastato con la polvere che, prosciugandosi al vento e al sole, lascia
un tatuaggio sul volto che si cancellerà soltanto a fine giornata
quando una sciacquata d’acqua dovrà
necessariamente ripulire la sporcizia raccolta……… ma non sarà sufficiente strofinare il volto per togliere quello che rimane nell’anima
insieme a tanti interrogativi senza
risposta.
Non bisogna comunque rimanere imprigionati da queste emozioni e dobbiamo renderci conto che non siamo
missionari quindi il nostro realismo arriva sempre dopo qualche minuto and “The show must go on” .
Curiosando tra le vie di questi
villaggi si scoprono le abitudini
degli abitanti che, un po’ contrariati, generalmente non desiderano
essere fotografati. Allora nel rispetto della loro privacy, o meglio
religione, si cattura qualche istante interessante come il lavaggio
della lana in acqua bollente su un
fuoco di legna.
Dopo un’impegnativa risalita del
passo, scendiamo nell’Oued Douchchene
Intanto il sopraggiungere della
sera si riconosce più dal variare
della temperatura che della luce
che rimane sempre attenuata dai
soffici colori di queste montagne
che nascondono le mura delle abitazioni tradite alla nostra vista
soltanto dalle ombre e dalle finestre. Trovare la zona per fare il
campo non è facile in questo territorio roccioso però qualche piccola
lingua di sabbia ci invita lontano
dalla pista principale e finalmente
possiamo preparare il bivacco.
Sembra semplice trovare il posto
per piazzare la propria tenda invece per dormire bene occorre mettere
in pratica una tattica banalissima:
pavimentazione morbida e soprattutto stare lontani da quelli che
russano !
Mentre gli organizzatori si adoperano per preparare la cena, bisogna
approfittare per fare un po’ di rapida manutenzione alla moto: pulire
almeno il filtro dell’aria, controllare la tensione della catena,
la pressione e la condizione dei
pneumatici, freni e bulloneria onde
evitare di perdere qualche pezzo,
livello acqua e olio.
Ma il momento topico della giornata è quello di ritrovarsi al
tavolo della cena per rivivere
le emozioni del giorno e magari
raccontare qualche passata esperienza.
Il tema infatti è sempre quello
per tutta la vacanza: viaggi in
moto fatti e datti da fare.
I cuochi utilizzano i pentoloni
stile mensa militare per preparare una desiderata e tanto buona
pastasciutta.
Il risveglio di un nuovo giorno
potrebbe essere questo , simile
ad altri , ma tutti ti lasciano
il brivido di una incognita nel
sapere cosa ti aspetta e nello stesso tempo la certezza di
provare stupore e godimento del
percorso.
Partenza per una tappa ai confini con l’Algeria passando l’oasi
di Foum Zguid e lago Iriki. Dune
a volontà che cavalcheremo finché non saremo stanchi e ci vorrà
la massima attenzione e prudenza per la scarsa consistenza del
terreno e per le dune tagliate
di netto. Si arriva all’oasi di
Mhamid, dove potremmo gustare un
vero thè tuareg all’interno di
un’originale kasba a conduzione
familiare. Ancora un po’ sabbia
fino al bivacco che sarà situato sempre tra le dune all’interno
dell’Erg Ouleddriss.
Guarda il filmato
dell’attraversamento del lago Iriki.
(Giorgio filma l’attraversamento
lago con telecamera alla mano quindi
un po’ ballerino !!)
Dopo una sana colazione si parte per
passare nel letto del Lago Iriki
meravigliosamente cosparso di fiori
viola.
Da qui s’intravede l’Erg Elem Hazil e di fronte un mare di dune,
dove troveremo lo spazio per
un’indimenticabile arrampicata.
La pista è ben segnata quindi si
cerca di non distruggere i fiori che
sembrano una rarità in questo terreno arido.
Iniziano le dune del deserto dello Elem Hazil e, nonostante
l’esperienza, la voglia di salirci fa rabbrividire mentre le mani
si stringono alle manopole come ad
una fune di ancoraggio per aprire il
gas e lasciarsi trasportare sino in
cima.
Guarda il filmato dell’ arrampicata
di Piero
E’ impossibile per noi mortali raggiungere la vetta di una duna senza
avere il timore di essere proiettati
dalla sua parte opposta risucchiati dalla morbida sabbia che potrebbe farti catapultare sino in fondo. Eppure questa sfida è il bello
dell’arrampicata e quindi dopo un
carosello tra le onde di sabbia che
gradatamente si curvano verso le
dune più alte si spalanca il gas e
ci si lascia trasportare dai cavalli scatenati della propria moto.
Da quassù tutto è diverso. La
luce colora le dune a seconda
dell’angolazione dei raggi del
sole e della gobba sparpagliando
ovunque i toni che vanno dal rosa
all’ocra. Il vento, improvvisamente risvegliatosi dal silenzio, spara sul viso i granelli di
sabbia spazzolando nel contempo
i capelli e ossigenando un corpo
ancora vibrante di emozione.
Questa giornata è dedicata interamente alla sabbia fino ai confini con l’Algeria e ai campi
minati che nessuno sa di preciso
dove iniziano e dove finiscono
quindi ogni precauzione non è mai
eccessiva.
La misteriosa vita del popolo
berbero affascina questo villaggio in mezzo ad una tormenta di
sabbia alzata all’improvviso da
un vento dispettoso che rende più
avventuroso questo percorso e
affascinante il paesaggio.
Sembra quasi voglia farci provare
anche un aspetto negativo, una
difficoltà che questo ambiente
può procurare senza preavviso.
Anche quando pensi di essere da
solo spunta qualcuno dal nulla e
come se avesse una bussola incorporata si dirige verso la parte
opposta del nulla con passo sicuro e sguardo fiero mentre noi
dobbiamo dare un senso al nulla
con GPS alla mano.
Arrivati ad Hamid ne approfittiamo per fare la spesa di frutta
fresca lasciando perdere la carne
che non ci pare abbia un aspetto
invitante:
Qui cerchiamo un punto di ristoro
per assaporare il the e per rilassarci un pò
Guarda il filmato della preparazione del thè
Rito della preparazione del the si
svolge con i lenti movimenti di un
“barista” che introduce the zucchero e menta nella theiera eseguendo travasi della bevanda tra
bicchiere e teiera per amalgamare
bene i sapori.
Da qui un nuovo trasferimento per
arrivare al successivo bivacco serale in mezzo a piccole dune, le
ultime di questo itinerario
Come ci si lava
Guarda il filmato del lavaggio di
Gio
Alla sera, durante i preparativi
della cena Pascal illustra come
sempre l’itinerario del giorno
dopo :
Dopo un breve tratto di pista
ritroveremo l’asfalto e superato il passo di Beni-Selmane, riprenderemo una velocissima pista
fino all’oasi di Zagorà. Raggiunta
l’oasi saliremo sullo Jebel Zagorà
e da li godremo di una spettacolare vista panoramica della Valle
del Draa. Ripartiamo sull’asfalto
per 20 km, costeggiando il lato
sinistro della verdeggiante oasi,
fino al villaggio di Benizouli
e proseguiremo su una bellissima pista verso il massiccio Jbel
Rhart. Oltre la montagna, di vallata in vallata arriveremo al
paese di Nekob.
Una ripartenza su pista battuta ci
sbatte in un fantastico letto sabbioso per salire sul passo roccioso
accennato la sera prima da Pascal e
per discendere nuovamente nel letto
sabbioso fino ad arrivare ad una
oasi abitata. Nemmeno a dirlo uno
sciame di bambini ci corre incontro rumoroso e ansioso di ricevere
qualche regalo
Poi l’arrivo a Zagorà con le sue
antiche mure esterne dalle strutture ben conservate tra cui alberghi
da favola con tanto di piscina e
palmeto che richiamano luoghi romantici per set cinematografici o
più semplicemente per trascorrere
serate indimenticabili con l’altra
metà.
Ma cancelliamo questi sogni scontati perché noi “dakariani” privilegiamo polvere e tasselli senza
troppi romanticismi !!!
Il camping di Zagorà, peraltro frequentato da tanti camperisti europei, ci offre un riparo tendato per
pranzare prima di vedere la città
dall’alto.
Da questa montagna che sovrasta la
cittadina si può ammirare il percorso del fiume costeggiato da verdi palmeti e coltivazioni che lungo tutto il percorso sono animati
da flotte di persone che si muovono come formiche operaie impegnate
alla coltivazione e alla costruzione di case e strade. Utilizzando
asini, furgoni sgangherati o camion d’epoca questa gente sviluppa
un habitat adeguato anche per i
turisti che vogliono trovare qualche confort dopo giorni di deserto
selvaggio.
Ci limitiamo a gustare il panorama per ripartire verso il massiccio
dello Jebel Sarhro
I segni longitudinali che il tempo
ha tracciato sulle rocce di queste
montagne fotografa un passato inimmaginabile e soltanto oggi, dopo
che l’acqua millenaria ha scavato
le valli e i letti dei torrenti ,
ci regala un mosaico sorprendente
di curve e gobbe degne di un dipinto d’autore. Qualsiasi foto non
rende giustizia a questo contrasto
di verde, marrone e cielo azzurro
macchiato da qualche nuvola. Nemmeno le nostre montagne, seppure
meravigliose, lasciano le stesse sensazioni di questo deserto
roccioso. Qui il sapore del luogo
selvaggio è palpabile, il passaggio
di una carovana di dromedari non ha
nulla a che vedere con le tortuose
strade asfaltate che segano le nostre montagne. La verginità di questi luoghi è l’essenza della loro
bellezza.
Arrivati a Nekob il sopraggiungere
di nuvole minacciose ci costringe
a cercare riparo in un albergo onde
evitare un campo tendato e bagnato.
Un ristoro che cade a fagiuolo e
soprattutto una cenetta tradizionale fatta con Tagine di pollo e
buona birra locale . Camera e cena
, il tutto con 18 Euro a testa !!
Il giorno successivo ci aspetta
una splendida giornata e soprattutto una colazione sul terrazzo dell’albergo che si affaccia
sull’oasi di Nekob.
Per un momento vengo trascinato
dalla sensazione di essere in un
ambiente che ormai fa parte di me
stesso, quasi fosse normale essere
lì. Una serenità interiore abbandona la mia provenienza ad altri tempi e davanti a me la vista di una
realtà diversa scrolla di dosso la
frenesia di un mondo lontano con il
quale devo fare i conti ogni giorno. Forse una volta tornato a casa
bisognerebbe conciliare al meglio
il ritmo della quotidianità con
il godimento del tempo libero inteso come accoglienza delle cose
che piacciono, come tranquillità.
Una utopia ! Basta posare il culo
sull’automobile per farsi girare
i coglioni !!! E allora fanculo
e godiamoci questo momento
Oggi saliremo fino a 2300 metri
sul passo Tazazert, scenderemo
poi verso “la Valle del Gafer” e
proseguiremo verso nord per incontrare le splendide “gole du
Todra”.
Quando si pensa al Marocco non si
può immaginare possa esistere un
paesaggio roccioso così aspro e
spettrale. Il grigiore di questa
pista è comunque percorso da gente in sella ad un asino o a bordo
di un furgone saltellante sopra i
sassi diretto al mercato del villaggio più vicino.
Un percorso che noi non faremmo
mai in quelle condizioni ma lo
apprezziamo appieno sopra le nostre moto !
A quota 2300 del passo Tazazert
l’aria è fresca ma il sole è caldo quindi in attesa del camion ci
rilassiamo.
La famiglia che custodisce il rifugio ha deciso di campare quassù, grazie ad una piccola boutique e un bar dal quale esce un
buon the caldo.
Lo sguardo di questo bimbo ci spoglia degli abiti da motociclista
per indossare la veste di un papà
che cerca di relativizzare le quotidiane apprensioni facendosi forza della sufficienza di quello che
vede.
Appena scesi dal passo Tazazert si
spalanca la Valle del Gafer e il
percorso scivola ondeggiando tra
le gobbe color rosa di queste rocce morbide , modellate dall’acqua e
dal vento. Qui si può sfruttare al
massimo la propria abilità di guida
derapando ad ogni curva e godendo
del lieve sali scendi che impenna
la moto ad ogni lieve accelerata
anche se i tasselli sono ormai alla
frutta.
Anche qui ogni sosta è un invito
alla considerazione richiesta da
questi sguardi e da questi abbigliamenti miseri capaci soltanto
di evitare il gelo ma certo insufficienti per tenere al caldo
riparo da questo vento pungente.
Posso solo offrire qualche caramella per dare un po’ di sollievo
all’insistente tosse che vibra nel
torace della più piccola.
Per tutto il percorso si ha la
conferma che l’acqua sia un bene
prezioso. Una considerazione inutile fatta a casa nostra fintanto
che ,aprendo il rubinetto, l’acqua
scorre.
Tutto cambia se l’acqua bisogna
andarla a cercare senza preoccuparsi dell’etichetta microbiologica.
Con la stessa acqua si lavano corpo , indumenti e bevono lasciando
ai propri anticorpi il compito di
depurarla dai batteri. Certamente
in questa acqua non c’è atrazina o
altre sostanze chimiche, forse solo
sapone e piscio di qualche animale. Forse è meno dannosa di quella
che scende dai nostri rubinetti e
se così fosse sarebbe uno sberleffo
alla nostra tecnologia.
Una nuova giornata all’insegna
dello stupore tra queste vallate
e villaggi diroccati in apparenza
desolati che invece sono animati da persone sempre indaffarate a far trascorrere la giornata
nel migliore dei modi. Qui capita spesso di fermarsi e avere
l’impressione di tornare indietro
nel tempo immaginando che anche i
nostri avi nelle nostre terre hanno avuto un trascorso analogo pertanto , nel nostro modo di vedere,
speriamo che anche qui prima o poi
queste condizioni cambieranno.
Un processo più lento , magari
indesiderato, riuscirà a scardinare le tradizioni e le abitudini di
queste genti che ai nostri occhi
appaiono sofferenti invitandole ad
apprezzare alcune comodità che per
noi sono scontate e fanno parte di
un quotidiano che gode ogni giorno
di ogni più moderna novità.
A fine giornata ci fermiamo a pare
un nuovo campo in mezzo ai monti
che certamente sopra i 2000 Metri sono imbiancati dalla pioggia
trasformata in neve. Fa freschino
e non si sdegna un bel maglione di
lana sotto la giacca da moto.
Questi avvallamenti si prestano ad
essere risaliti con la moto anche
se il fondo è piuttosto pietroso. Un po’ di tecnica trialistica
aiuta a mantenere l’equilibrio per
salire e godere del panorama della
vallata.
Il giorno successivo attraversamento del bellissimo ed interessante paesaggio del Dades. Lasciata la valle, saliremo
sull’Altopiano dei Trogloditi,
dove la pista si snoda fino al
villaggio di Toundout mantenendo
sempre una quota di 2000/2200 metri.
Sul percorso abbiamo incontrato
un cercatore di funghi o tartufi del deserto. Non abbiamo ben
capito di cosa si tratta nonostante ci fosse quasi l’intenzione
di acquistare questo raccolto dal
simpatico nonnino del deserto.
Magari era anche buono!
Altri paesaggi fantastici si
aprono ai nostri occhi lungo un
percorso tecnico e divertente
sino ad arrivare al villaggio di
Tinerhir dove un mercato locale
rallegra il probabile silenzioso
gruppo di case di questa sperduta
valle.
L’ultimo campo tendato e ci invita ad un raccoglimento intorno
al fuoco. Le fiamme nascondono le
nuvole di stelle che si rivelano sopra le nostre teste come non
era mai accaduto prima. L’aria
pungente rende tutto più piacevole attorno al calore di questo focolaio che ci ipnotizza gli
sguardi mentre qualcuno raccolta
barzellette o gli avvenimenti del
giorno più divertenti.
Guarda il filmato di un brefing
serale
Al mattino visita veloce al piccolo canyon vicino al campo.
L’acqua del Dades corrode questo
pavimento di morbida roccia per
incalarsi verso il lago di Ouazarzate dove confluisce anche il
torrente Draa (del quale abbiamo percorso la valle nei giorni
scorsi). Sistemazione all’Hotel e
visita ad Ait-Benhaddou villaggio
antico utilizzato in molti set
cinematografici.
Visto che ormai il percorso più
impegnativo è finito vogliamo fare un resoconto sugli inconvenienti durante il viaggio:
un paio di cadute fortunatamente senza danni gravi, la rottura
della balestra della jeep, una
foratura della gomma dell’Unimog,
la rottura del fermo ganasce freni anteriore di una moto.
Dopo un’avventurosa discesa dentro Canyon percorriamo fuori
programma un tratto di Oued quasi
sino al lago di Ouarzazate quindi risaliamo per proseguire sulla
pista sino all’asfalto a pochi km
dalla cittadina.
Da qui proseguiamo per Ait-Benhaddou con altrettanto tratto di
oued fuori programma che ci evita
9 km di asfalto. Ait-Benhaddou ci
accoglie con le sue abitazioni in
parte diroccate e in parte ristrutturate offrendo la visione di
un paesaggio mistico.
Questo paesaggio è stato set cinematografico di diversi films :
il thè nel deserto, il gladiatore,
Indiana Jhones , Gesù di Nazareth
forse anche altri che non ricordo.
Tra le vie in salita che portano
al granaio e alla rocca in vetta
alla collina si incontrano venditori e locali aperti alla visita
per mostrare le vecchie tradizioni.
Dall’alto di più ammirare
l’ubicazione strategica di questo
villaggio e scoprire in modo più
netto quale parte è stata ristrutturata e quale rimane alla corrosione del tempo.
E’ veramente un paesaggio incantevole, sembra di essere tornati
indietro nel tempo quando tutto
si muoveva all’unisono dei canti
religiosi e del potere dei signori
della guerra, quando difficilmente
si aspettavano visite perché uscire dai propri confini era pericoloso , quando un viaggio era
motivo di fuga o di repressione,
quando avere una misera casa era
simbolo di benessere. Nonostante
siano trascorsi 500 anni alcune
tradizioni sono rimasti immutate regalandoci così l’impressione
di vivere per un momento dentro
un’atmosfera diversa che ci aiuta a comprendere tanti aspetti di
questa cultura.
Una volta rientrati a Ouarzazate , dopo una doccia libidinosa,
approfittiamo dei colorati negozi
per acquistare qualche souvenir e
qualche oggetto tipico.
La trattativa del prezzo è una cerimonia attesa dallo stesso negoziante
che parte con prezzi spesso assurdi
sapendo già che noi italiani siamo
acquirenti battaglieri infatti tutti
i marocchini commercianti oltre al
francese parlano anche l’italiano.
Possiamo così creare situazioni veramente divertenti aprendo dibattiti
sul manufatto, sulla qualità, garanzia ecc. per convincere ad accettare
il nostro prezzo e il desiderio di
riuscire in un buon affare.
Anche Ouarzazate merita una visita
perché oltre alla kasbah offre vie
interessanti per comprendere le abitudini locali quindi oltre ai negozi
si possono notare le strutture scolastiche , le aree verdi ed i campi
sportivi, i monumenti, le piccole
imprese, i locali di aggregazione,
le moschee il tutto in una omogenea
architettura in perfetto stile locale.
Chiudiamo la vacanza con “l’ultima
cena” presso un ristorante nella
parte antica della cittadina mangiando bene e degustando la cucina
speziata da curry e sesamo.
Le impressioni del viaggio ,rigorosamente personali ma credo di interpretare il sentimento della maggioranza, sono diverse perché partono
da considerazioni che alla base hanno motivazioni differenti quindi mi
limito a dire che dal punto di vista
organizzativo i complimenti vanno
all’organizzazione Airzoone perché
non ci ha fatto mancare nulla riguardo l’itinerario e le quotidiane
necessità .
Dal punto di vista motociclistico
il percorso è stato in gran parte
fin troppo scorrevole da vero rally
quindi chi voleva azzardare doveva
inventarsi una deviazione “tecnica”,
ma d’altronde la proposta di questo
raid non era quella di una prova di
enduro.
Dal punto di vista paesaggistico
credo di aver visto il risultato
più ben riuscito di una fusione
natura-uomo che per la particolarità territoriale si trova soltanto qui.
Dal punto di vista culturale le
popolazioni di questo paese sono
musulmane moderate molto vicine
al nostro continente ma non ci
hanno mai messo a disagio anzi,
in generale abbiamo incontrato
persone simpatiche e desiderose
di parlare. Certamente anche qui
ci sono truffatori e delinquenti
quindi è sempre bene non fidarsi
troppo come accade in ogni paese
del mondo.
In definitiva senza preconcetti dettati dalla nostra diversa
cultura e dalle nostre diverse
abitudini questo viaggio è alla
portata di tutti quelli che vogliono godere di un momento di
vita che stacca decisamente dalla
quotidianità ricavandone soltanto
un momentaneo beneficio, dentro e
fuori se stessi.