[data del timbro postale: 26-10-15] Carissimo Amico, le mando un

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[data del timbro postale: 26-10-15] Carissimo Amico, le mando un
[data del timbro postale: 26-10-15]
Carissimo Amico,
le mando un saluto a Roma (43) prima di cominciare la faticosa giornata — e la ringrazio della sua così cara cartolina in cui
mi accusa di non aver cuore. Se mi permettesse la bestemmia
direi: Dio volesse. Voglio subito spiegarle che vado a Calalzo
perché in montagna posso lavorare. Dimagro, soffro magari, se
lavoro molto, ma posso fare il doppio — a Magliano dei Marsi,
che è sui 400 credo, potevo fare già di più assai che a Roma
dove mi è impossibile abbandonare il canapé in certe ore. Inoltre ho la nausea dei Comitati — ma la vera ragione è il poter
faticare. Ad ogni modo, si rassicuri: il lavoro là diminuisce e
facendomi scrupolo di buttare denari penso che non ci rimarrò a
lungo, che potrò lasciare quel poco lavoro là a qualcuno, non alla
Lemaire che mi fa premura per venire via (e mi costa) ma ad
una di quelle signore. Impossibile portare Oretta (44) in quell'ambiente. Impossibile. Ma siccome non sto bene porto Brigida
che fortunatamente non si sposa per ora; e avrò aiuto e cure
maternali. Va bene cosi? Sono permeabile? Mi approvi sennò
ritorno alle ostinazioni. E grazie, caro Amico.
Come mai Franchetti non mi scrive? Una lettera e un telegramma senza risposta ... E ombrato con me? Mi rassicuri e dica
le migliori cose, e che penso si vive tutti nella medesima ansia.
Se stesse poco bene, Lei non lo lascerebbe, non è vero? ...
Una pena, un sacrificio lasciare La Rocca, le mie tombe, questi
mesi invernali in mezzo alla mia gente ... Credo partirò il 4. Mia
sorella parte il 2. Mi dica della Vaina (45). La sostiene la fede?
Così contenta G. Europa in America (46). Si avvicini ad Etta,
(43) La lettera è indirizzata alla casa del barone Franchetti, via Agostino
Depretis, Roma.
(44) Oretta Ridolfi; tradusse i documenti raccolti nel libro ha questione
polacca, collaborando così alla collana « L a Giovine Italia»; cfr. i ringraziamenti che le rivolge Zanotti, Carteggio I, p. 387.
(45) Maria Marini di Peseta, vedova di Eugenio Vaina de Pava; per la
sua corrispondenza con Zanotti cfr. infra, V, pp. 203-211.
(46) Zanotti doveva aver già contatti americani, anche se della diffusione
della collana « L a Giovine E u r o p a » in America abbiamo documentazione un
po' più tardi; cfr. la lettera di Mary Churchill Humphrey infra, V I ,
pp. 218-219. Forse la lettera di Sofia Cammarota può mettersi in rapporto
con quella di Etta D e Viti D e Marco (Carteggio I, pp. 454-456) che parla di
invio di libri della collana a Ignazio Paderewski, pianista polacco, attivo in
America e tramite fra la sua patria e i polacchi d'America (p. 4 5 5 , nota 1).