Mezzano Informa Nr. 3 Gennaio 2009

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Mezzano Informa Nr. 3 Gennaio 2009
Comune di Mezzano
38050 MEZZANO - Via Roma, 87
Provincia di Trento
Tel. 0439 67019 - Fax 0439 67461
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Tutti i giorni
8.00 - 12.00
Lunedì - Mercoledì - Venerdì 16.00 - 17.00
Segretario comunale
Dal martedì al giovedì
11.00 - 12.30 / 16.30 - 17.30
“Mezzano IN-FORMA
Fatti e opinioni di casa nostra”
Periodico semestrale di informazione
del Comune di Mezzano
Anno 8 - numero 1 - gennaio 2009
Autorizzazione
Tribunale di Trento n. 1113 del 07 febbraio 2002
Direttore Ivano Orsingher
Direttore responsabile
Walter Taufer
Comitato di Redazione
Ugo Pistoia - Margherita Simion - Fortunata Bonat
Proprietario / Editore
Comune di Mezzano
Direzione, Redazione e amministrazione:
via Roma, 87 - Mezzano
Custode Forestale
Lunedì 8.00 - 8.30
Venerdì 17.30 - 18.00
Stampa
Tipo-Lito Leonardi di Leonardi Claudio
Località Giare - Imèr
Poste Italiane Spa
Spedizione in abbonamento postale -70%
DCB Trento
Foto di copertina:
Jimi Trotter - Nicola Chiavarelli
Si avvisano tutti gli interessati che intendono ricevere delle news
dal Comune di Mezzano di iscriversi alla newsletter inviando e-mail al seguente indirizzo:
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• Il futuro è dietro l’angolo
• Sarà veramente la panoramica dei Solivi
• Il mercato del legno
• È pronto al via il parcheggio pertinenziale
• Mezzano da scoprire e riscoprire
• Mezzano, la prima volta
• 18 gennaio: si è votato per la Comunità Valle
Sommario
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Pag. 6
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Pag. 10
Pag. 10
Pag. 13
• Iniziando in allegria
• Coi nonni a scuola...di crauti
• Che piacevole scoperta?
• Che scultura
•Vecchio nuovo “Dalla Sega”
• Il mio primo camoscio
• Parroco che va, parroco che viene
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IL FUTURO È DIETRO
L’ANGOLO, SE LO
VOGLIAMO TUTTI NOI
Ci siamo lasciati dietro un anno bisestile e, in questo
senso, dal punto di vista degli investimenti tale anno,
in parte, ha lasciato in eredità la sua fama. Le disponibilità di cassa sono quelle che sono. L’abbiamo detto
su più fronti: senza l’aiuto sostanzioso e sostanziale
della Provincia potremmo mettere in atto ben poco di
quanto previsto dal nostro piano di interventi. Siamo,
comunque, fiduciosi perché il progetto nel suo insieme è stato molto apprezzato anche ai piani alti e si
conta, in poco tempo, di venire a patti con la Provincia con un protocollo che ci possa garantire negli
anni la possibilità di costruire e fare quanto previsto.
Siamo riusciti, comunque, a ristrutturare la “Lisiera
dei Cosneri”, ad ampliare la caserma dei vigili del
fuoco, a porre sul tetto della scuola elementare 140
metri quadri di fotovoltaico.
Con in più la buona notizia che a fine ottobre è stata
finanziata al 95%, proprio dalla Provincia, la pedonale di Molaren, opera molto attesa che verrà ad annullare i problemi di sicurezza che quella tratta comporta e a favorire il passeggio tranquillo su un percorso
già, ora, molto affollato: i ragazzi del Santa Croce,
gli anziani della casa di riposo, molte mamme con
carrozzine, quanti vogliono portarsi da e a Fiera di
Primiero, senza ricorrere alle due o quattro ruote. Se
tutto va per il verso giusto, si conta di iniziare i lavori
a metà primavera.
L’anno 2009, però, ci pone di fronte anche a un’importante sfida, caratterizzata dalla percorribilità della
nuova circonvallazione Mezzano - Imer. Che ci taglierà fuori dai grandi flussi, ma che paradossalmente ci potrà aprire, se lo vorremo, a nuove sensazioni
e a nuove conquiste.
Non è la sfida del Comune o di una parte politica di
esso; ma è la sfida di tutti noi. Sarà fondamentale
per il paese e per tutti noi prendere la strada giusta.
Siamo, cioè, pronti a passare dalla semplice idea di
un paese vivibile, poco condizionato dalle auto e, comunque e forse per questo, al passo coi tempi, al realizzare tale idea concretamente? Oppure, preferiamo lasciare che la nostra storia corra apaticamente,
senza incidere in maniera positiva o in nessun modo
su di essa?
Ora, l’utopia di un paese che respiri la propria storia,
la propria memoria, che possa essere ammirato per
quello che ha di importante - e Dio solo sa quante
cose ci sono da vedere e da scoprire, basta consultare la nuova cartina per esempio o vedere come lo
L’Ed
itor
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descrive (pagina 10) Angelo Agostini, a cui Mezzano è stato mostrato per la prima volta - rimarrà tale
se le azioni concrete di ciascuno di noi non saranno
conseguenti. Azioni che passano anche dalle piccole
cose: la cura dei propri “angi” anche in caso di neve,
i fiori sui davanzali, il rispetto delle emissioni di fumo,
l’autocontrollo di quanto si differenzia e di quello che
si brucia. Azioni di educazione civica, le abbiamo imparate anche a scuola. Azioni che passano anche per
i piccoli comportamenti: il riappropriarsi delle piazze,
il ritrovarsi sulle panchine fuori casa nelle serate tiepide, il parlare con gli altri, lasciando per un attimo
stare la televisione.
Il parcheggio sotto il Brolo, in quest’ottica, è un’opportunità unica. È un investimento che accrescerà
senz’altro il valore catastale dell’immobile a cui il box
è fisicamente legato, ma, soprattutto, consentirà al
centro storico di essere quello che è sempre stato:
un’oasi di incontro, di passeggiate istruttive, di angoli
nascosti dal tempo e non dalle autovetture.
Questo vuol dire, obbligatoriamente, passare per
una nuova razionalizzazione dei sensi di marcia
all’interno del perimetro del centro storico. Vuol dire
usufruire dei pochi parcheggi pubblici in quella zona
usufruibili, degli spazi privati, dei garage esistenti, a
volte pieni di altro. Vuol dire anche basta alle canisele ingombre di macchine che ostacolano o addirittura
impediscono il transito. Negli altri paesi del Primiero,
non si assiste in tale misura a tale eccesso. Questo
con il parcheggio del Brolo, con i posti macchina su
piazza Role e con il nuovo parcheggio superficiale su
via Roma, poco più avanti, non sarà più possibile.
Quando si scende a Trento o a Feltre, ci lamentiamo
forse se da e per il parcheggio dobbiamo fare un po’
di metri a piedi?
Noi, siamo disposti a raccogliere questa sfida, per la
quale ci impegneremo strenuamente e a tutti i livelli,
fino a quando il progetto complessivo, discusso e ridiscusso, non andrà in porto. E voi?
Il sindaco
Ferdinando Orler
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SARÀ VERAMENTE
LA PANORAMICA
DEI SOLIVI
L’
intervento in questione, la cui progettazione è
stata affidata allo studio tecnico Sartor Gabriele di Mezzano, prevede la costruzione di un
nuovo marciapiede a carattere ciclo pedonale lungo
la strada panoramica denominata “Via Molaren”, quale idonea e sicura rete di collegamento per i pedoni, i
ciclisti e gli scolari dell’Istituto Salesiano d’istruzione
secondaria e superiore di “Santa Croce”, soggetti al
continuo transito tra gli abitati di Mezzano e Pieve
di Transacqua, ed inoltre la completa sostituzione
della rete d’illuminazione pubblica esistente, ormai
obsoleta e mal funzionante oltre che del tutto inadeguata e fuori norma, comportante per l’Amministrazione comunale di Mezzano ingenti costi di gestione
dovuti all’alto consumo d’energia elettrica e continuo
aumento del costo legato al fattore energetico, ormai
in graduale aumento.
A seguito della realizzazione, avvenuta ormai da alcuni anni, della pista ciclabile in corrispondenza del
lato sinistro orografico del torrente “Cismon”, quale
collegamento tra gli abitati di Mezzano e Transacqua/Fiera di Primiero, si è notato un sensibile incremento di flusso di pedoni e ciclisti che percorrono
giornalmente sul lato diametralmente opposto e panoramico via Molaren, sia a piedi che con biciclette,
quale naturale circuito d’andata e ritorno di collegamento tra gli abitati di Mezzano e Transacqua/Fiera
di Primiero. Nella fase progettuale concernente la costruzione del nuovo marciapiede ciclo-pedonale, si è
cercato di adottare il tracciato più idoneo ai fini economico/funzionali, e che fosse il meno invasivo possibile nei confronti delle proprietà private limitrofe. A
tale scopo ove possibile, si è cercato di recuperare
alcuni vecchi relitti di particelle di proprietà Comunale insistenti lungo il tratto interessato dall’intervento,
optando anche per la parziale traslazione dell’attuale
sede stradale. Quali caratteristiche prettamente tecnico/dimensionali, il nuovo manufatto stradale avrà
uno sviluppo complessivo pari a 1.780 metri e quindi coprirà l’intero tratto insistente tra gli ultimi edifici
dell’abitato di Mezzano ubicati in Via Molaren e quelli
della località “Molaren” fino al confine catastale con il
Comune di Transacqua. La larghezza netta uniforme
del marciapiede insistente su quasi tutta la sua per4
corribilità sarà pari a 2 metri (2,30 ml comprensivi
dei cordoli e/o muretti di contenimento). Un unico restringimento si avrà in corrispondenza dell’abitato di
“Molaren”, vincolato dalla presenza di una maggiore
urbanizzazione.
Con riferimento all’inserimento dell’opera puramente
legato all’aspetto plano-altimetrico, si sono cercate
di rispettare in linea generale le pendenze legate al
manufatto stradale esistente “Via Molaren”, adottando in talune scelte di percorso, alcuni accorgimenti ai
fini della protezione delle piantumazioni esistenti.
Lungo il percorso in corrispondenza del ponte sul
rivo “Valdestona” s’è prevista la realizzazione di
un’area pedonale di sosta pavimentata in piastre di
porfido, sostenuta da una scogliera artificiale in pietrame, e delimitata superiormente da una staccionata
in legname. Tale area dotata di panchine e strutture
accessorie, si ritiene dal punto di vista logistico un
ottimo luogo di sosta per l’utenza, in quanto accesso
d’invito al parco giochi recentemente realizzato di Via
Santa Fosca, e area che gode d’ampia vista panoramica dominante sull’intero abitato di Mezzano.
Successivi spazi di ristoro e sosta già esistenti lungo il percorso, sono quelli ubicati in corrispondenza
dell’inizio della Via denominata “delle Strente”, e nella località “Stalla granda”, per i quali si prevedono
unicamente opere d’adeguamento.
In corrispondenza del tratto insistente tra l’incrocio
con la via “delle Gune” ed il ponte recentemente realizzato dal Servizio Sistemazione Montana della
P.A.T. sul rivo “Valdeschivi”, si prevede la realizzazione di manufatto a mezza costa dotato di sensibili
cambi di direzione e quota, al fine oltre che di salvaguardare le piantumazioni esistenti a lato strada, anche di creare un percorso variegato e piacevole nella
sua percorribilità sia per i ciclisti che per i pedoni.
Alla luce delle pessime condizioni in cui si trovano
allo stato attuale i muretti di sostegno “a secco” presenti sul lato sinistro della strada, lungo il tratto insistente tra il rivo “Valdischivi” e l’abitato di “Molaren” i
quali andrebbero in ogni caso rifatti (in particolare alcune parti sono franate ed altre sono addirittura mancanti, inoltre tale degrado crea evidenti disagi alla
circolazione veicolare, dovuti ai massi ed al terreno
che frequentemente cadono sulla sede stradale), si
è optato per la parziale rettifica della viabilità stradale
attuale verso monte, recuperando così alcuni relitti
di particelle di proprietà comunale, onde consentire
la realizzazione del nuovo marciapiedi sulla ex sede
stradale recuperata a valle, coinvolgendo in questo
modo il meno possibile la proprietà dei privati.
Per quanto concerne la frazione di “Molaren”, alla
luce del limitato sviluppo della carreggiata vincolata
in entrambi i suoi lati dalla presenza d’edifici e relativi
anditi, si è scelto per questo unico tratto di restrin-
gere lo sviluppo del manufatto previsto dai 2,30 m
ad un camminamento di 1,20 m da costituire sulla
sede stradale esistente, recuperando anche in questo caso parte della stessa sul lato opposto verso
monte, ove possibile.
Per quanto concerne infine il tratto finale di percorso,
ove si rileva la presenza di un muro in cemento a sostegno della sede stradale, si é previsto di realizzare
il marciapiede sia parzialmente a sbalzo che in parte
su area consolidata, avente larghezza complessiva
pari a 1,50 m, recuperando parte di superficie dalla
sede stradale, alla quale sarà comunque garantita la
larghezza adeguata presente mediamente sull’intero
tracciato.
Con particolare riferimento all’impianto d’illuminazione pubblica esistente è costituito da corpi illuminanti
che risultano obsoleti, non del tutto funzionanti e soprattutto non più conformi alle leggi vigenti.
Il nuovo impianto previsto sarà realizzato utilizzando prodotti d’elevata qualità, con ridotto consumo
energetico, di design adatto al contesto montano, e
soprattutto con costi di gestione nettamente inferiori
agli attuali. Tali obiettivi prefissati, sono possibili grazie alle nuove tecnologie impiegate, ed in particolare
l’adozione sui singoli pali d’apparecchi muniti d’alimentatore elettronico, permettono di ridurre la luminosità durante le ore notturne di minor traffico, con
un conseguente risparmio energetico di oltre il 50%.
I lavori previsti, oltre ad avere il principale scopo di
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rendere sicuro il transito sia a carattere pedonale
che ciclabile lungo la via panoramica, consentiranno la definitiva sistemazione dell’attuale rete pubblica d’illuminazione, ora in condizioni pessime e fuori
norma, e definitiva sistemazione ai fini idro-geologici
dello smaltimento delle acque bianche in rete convogliata presso l’abitato di Molaren, al fine di eliminare
in modo risolutivo i continui problemi che si ripetono
periodicamente in concomitanza alle precipitazioni
meteoriche che si abbattono nell’area in esame.
Per quanto concerne i costi di realizzazione dell’intero intervento, già finanziati dalla Provincia di Trento al 95%, ammontano complessivamente ad €
1.163.429,61, dei quali € 916.567,24 sono relativi ai
lavori (comprensivi di oneri per la sicurezza diretti e
specifici, imprevisti ed i.v.a.), € 133.980,00 all’acquisto pali illuminazione, € 57.291,51 all’indennizzo per
l’acquisizione aree di privati e redazione tipo di frazionamento, € 55.590,86 spese generali e tecniche
per progettazione (preliminare, definitiva ed esecutiva), coordinamento della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione, direzione e contabilizzazione
lavori, nonché i.v.a.
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IL MERCATO DEL LEGNO
LUCI E OMBRE
I
n questi tempi di turbolenze economiche, in cui
l’unica cosa certa è che non si può essere sicuri
di niente, oltre alle reali difficoltà a far quadrare il
bilancio per molte famiglie, dobbiamo prendere atto
che anche per le aziende del settore produttivo e
commerciale non mancano i problemi.
L’allarme è dato dal vertiginoso accentuarsi del ricorso alla cassa integrazione e l’aumento del tasso di
disoccupazione degli ultimi mesi, fenomeno particolarmente presente nelle zone a maggior concentrazione industriale.
È il contesto in cui si trova ad operare anche l’Amministrazione comunale nell’espletamento dell’attività
di gestione del proprio patrimonio forestale, con tutte
le problematiche che la particolare situazione economica comporta. Indire un’asta è sempre un’incognita.
Se si fissano tempi lunghi, magari in previsione di un
possibile aumento dei prezzi, si corre il rischio che
intervenendo il maltempo, si formino delle muffe sui
tronchi e/o gli stessi vengano attaccati dal bostrico,
provocando in tal modo un deprezzamento del prodotto posto in vendita. Se si prevedono invece date
troppo ravvicinate, può capitare che si presentino
pochi acquirenti. Anche una semplice nevicata improvvisa può influire sull’esito della gara. C’è poi da
aggiungere il macchinoso sistema burocratico pubblico, che da sempre ha tempi troppo lenti e che va
a cozzare contro un sistema di mercato sempre più
frenetico, che da un giorno all’altro presenta sempre
nuovi aspetti ed esigenze.
In merito a questi due lotti riteniamo opportune alcune considerazioni sui fatti che hanno contribuito positivamente o negativamente a determinare la resa.
Per quanto riguarda il lotto schianti, dislocato su gran
parte del territorio boschivo comunale, quindi assai
disperso, ha comportato un maggior costo di fatturazione e tempi piuttosto lunghi, che hanno causato il
deterioramento del prodotto con la comparsa di muffe che ne hanno determinato la riduzione del valore.
Il lotto “Boal dei Calegari”, caratterizzato da una forte
presenza di abete bianco (oltre il 52%) e soprattutto
da una considerevole quantità di tronchi grossi, infatti, su 284 piante assegnate, ben 135 superavano gli
80 cm di diametro (la più grossa 115 cm.), con un
volume medio di mc. 6,081, con tutte le problematiche che un tale fatto comporta quali: spaccature, difficoltà di spostamento (alcune “bore” di abete bianco
superano i 30 q.li di peso) ecc.
Incasso
% del vol. tot.
Tronchi da sega
mc. 232,210
€ 106,77 € 24.793,06
Travatura
mc. 138,278
€ 100,95
€ 13.951,81
Bottoli
mc. 249,728
€ 69,21
€ 17.282,83
Imballaggio
mc. 2.175,298
€ 82,02
€ 178.414,96
Totali
mc. 2.795,514
€ 83,87
€ 234.449,66
Spese fatturaz.
€ 31,89
€ 89.148,94
Contributo PAT
€ 6,34
€ 17.723,56
Netto
€ 58,31
€ 163.024,28
8,3 %
4,9 %
8,9%
77,9 %
6
Volume
Le piccole realtà come i nostri Comuni, pur disponendo di supporti tecnici ed informatici, in grado di fornire
tutte le notizie riguardanti le attività del settore, per
le motivazioni sopra esposte non di rado si vedono
penalizzate nella competitività.
In presenza di tutte queste problematiche nel 2008 è
stata affidata alla ditta Scalet Francesco la fatturazione di mc. 2.795,514 di legname proveniente da un
lotto di schianti dislocato in diverse sezioni e località
dei boschi comunali, per un totale di mc. 1.010,14
e da mc. 1.785,340 proveniente dal lotto “Boal dei
Calegari”.
Tramite l’asta del 06.08.08 è stato inoltre venduto
direttamente un lotto di schianti, tutto concentrato
all’interno della Val Carbonere di mc. 388,752. La ditta Paccagnel Luigi ha offerto € 57,55 il mc. Con la
riduzione del 16% per la presenza di tareggi, il lotto
ha prodotto una resa finale netta di mc. 326,940 ad
un prezzo di € 48,34.
Il legname fatturato a strada è stato venduto mediante
due aste indette nei giorni 24.10.2008 e 22.12.2008,
di cui riassumiamo a piè di pagina i risultati.
Prezzo medio
100,0 %
Nonostante le caratteristiche appena rilevate, che
hanno inciso negativamente sulla qualità, l’asta di
questo lotto ha avuto un esito del tutto positivo spuntando un pezzo medio lordo di € 87,33 ed un introito
medio netto di € 63,52 il mc. Se confrontiamo i prezzi
realizzati nelle aste della vicina Val di Fiemme: Cavalese: asta del 04.11.2008, prezzo medio lordo 83,27
il mc., stessa asta, Amm.ne Forestale demaniale Cavalese prezzo medio lordo € 90,41;
asta del 19.12.2008, presenti i Comuni di Castello di Fiemme, Valfloriana, Sover, Varena, Daiano,
Capriana e Predazzo, prezzo medio lordo € 81,58
il mc. Considerando che tali lotti sono tutti costituiti
rigorosamente da abete rosso, possiamo convenire tranquillamente che il nostro è stato un risultato
di tutto rispetto. In definitiva ci riteniamo soddisfatti
dei risultati conseguiti, tenuto conto della qualità del
materiale venduto. Come già affermato negli scritti
precedenti, per tracciare un bilancio significativo sulla convenienza o meno della fatturazione a strada,
rispetto alla vendita in piedi, conviene confrontare
l’attività di almeno un decennio. Nel frattempo riteniamo doveroso un ringraziamento al custode forestale
signor Silvano Doff Sotta per il suo fattivo impegno,
disponibilità e competenza. In conto ripresa 2009,
nel mese di novembre, si è provveduto alla martellazione di due lotti denominati il primo “Posa del Ors”
di mc. 1.090 composto da n. 191 piante con volume
medio di mc. 5,70; il secondo lotto denominato “Val
de Stua” di mc. 1.180, composto da 234 piante con
volume medio di mc. 5,04.
È PRONTO AL VIA
IL PARCHEGGIO
PERTINENZIALE
DI PIAZZA
MONSIGNOR ORLER
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ai come quest’inverno abbiamo potuto notare
quanto siano fuori luogo le auto parcheggiate
sulla strada o fuori dagli spazi assegnati; infatti, oltre ad essere poco apprezzabili esteticamente,
quest’inverno sono state particolarmente d’intralcio
anche per le operazioni di sgombero neve. È arrivato quindi il momento di dare concretezza al progetto
di costruzione dei parcheggi pertinenziali interrati. I
tempi sono slittati più del previsto perché abbiamo
ritenuto opportuno acquisire le aree necessarie per
l’entrata del parcheggio posizionandola sotto la casa
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Piano di Assestamento.
Si sono ormai concluse le operazioni di cavallettamento previste, come pure le tabelle segnaletiche
delle sezioni e le verifiche dei confini, lavori eseguiti
dalla ditta Mano Verde di Ziano.
Ora siamo in attesa delle conclusioni ad opera della Ditta Studio Associato 3 E di Trento, mediante le
quali si saprà se verrà confermata l’attuale ripresa o
se dovrà essere variata, assieme agli eventuali suggerimenti e proposte per una gestione sempre più
appropriata del nostro patrimonio boschivo.
Nuovo Regolamento Usi Civici.
Nel corso del 2008 il Consiglio comunale ha approvato il nuovo Regolamento dei beni di Uso Civico
nell’intento di dare delle risposte sempre più adeguate alle variate esigenze dei censiti, con particolare riguardo al settore edilizio che presenta sempre
nuove tecnologie e nuove tematiche. Il regolamento
è per così dire in rodaggio, pertanto, in presenza di
incongruenze o lacune, potrà essere modificato con
aggiornamenti che ne migliorino la funzionalità.
Silvano Alberti
dei “Zeschi”. Questo è stato possibile grazie ad
una nuova norma Provinciale che ha visto la sua
prima applicazione trentina proprio a Mezzano.
Con questa operazione il Comune ha ottenuto la
possibilità di mimetizzare l’ingresso del garage
all’interno di un edificio (che sarà demolito e ricostruito da privati con un volume inferiore a quello
attuale). Questo riqualificherà l’intera piazza da
via val Noana fino alla Chiesa. Con questa operazione il Comune intende riqualificare l’abitato riponendo le auto nei luoghi adibiti. Diventa, quindi,
attuabile una maggiore attenzione ed una minore
flessibilità per quelle situazioni di sosta fuori dalle
aree dedicate.
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La scelta di piazza Mons. Orler
Analizzati i sondaggi sottoposti alla popolazione la
localizzazione del garage in piazza Mons. Orler era
l’unica che potesse soddisfare tutte le manifestazioni
di interesse presentate ed è, inoltre, la localizzazione
più centrale rispetto alle richieste stesse.
Come funziona in estrema sintesi
La realizzazione non avverrà direttamente ad opera
del Comune ma saranno i soggetti privati che si organizzeranno per procedere con la costruzione.
I soggetti interessati ad acquisire il posto auto dovranno associarsi per richiedere al Comune di Mezzano l’assegnazione del sottosuolo. La forma organizzativa individuata come più idonea è quella della
cooperativa. La cooperativa, infatti, è una società
aperta (chiunque abbia i requisiti, in qualunque momento vi può aderire senza particolari atti formali),
senza scopo di lucro, con dei costi contenuti e che
persegue l’obbiettivo di soddisfare i bisogni dei propri
soci. Alcuni dei promotori costituiranno, quindi, con
atto notarile la cooperativa.
Dopo la costituzione potranno aderire tutti i soggetti
interessati.
A questo punto il Comune di Mezzano emanerà un
bando per assegnare in concessione d’uso per 90
anni il sottosuolo di Piazza Brolo. Fatta l’assegnazione, la cooperativa si attiverà per realizzare un progetto esecutivo secondo le necessità dei propri soci e
procederà con l’appalto dei lavori.Completati i lavori
la cooperativa si preoccuperà di assegnare i posti
auto e, attraverso un atto notarile, sarà trasferito il
diritto di sottosuolo per novant’anni dal Comune al
singolo aderente. A questo punto la cooperativa avrà
esaurito il proprio compito e potrà essere sciolta,
mentre i soci assegnatari di posto auto costituiranno
un semplice condominio per l’ordinaria gestione del
parcheggio.
Chi può aderire
Potranno aderire tutti i proprietari di immobili sia proprietari di abitazione principale, sia di seconde case,
sia le attività commerciali.
Il bando emanato dal Comune prevederà eventuali
diritti di precedenza in caso di posti insufficienti per
coprire tutte le richieste. Il posto auto sarà legato ad
una unità immobiliare e, come principio generale,
non potrà essere alienato o sub-affittato in maniera
separata dall’edificio al quale è legato.
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I soggetti partecipanti - le collaborazioni
L’amministrazione ha cercato altre realtà che avessero già esperienza in tale settore e con la collaborazione della Federazione Trentina della Cooperazione
è stata chiamata a coordinare il progetto Confcooperative Bolzano. Questa cooperativa si occupa di parcheggi pertinenziali già dal 1993; ha quindi maturato
una lunga esperienza attinente sia le problematiche
specifiche che possono sorgere, sia il coordinamento
tecnico (dalla progettazione all’appalto) sia la gestione della cooperativa ed il rapporto con i soci. Numerosi sono, infatti, i parcheggi pertinenziali realizzati
(oltre 2000 posti auto) da Confcooperative Bolzano,
in particolar modo nella città di Bolzano e dintorni. I
due enti seguiranno, quindi, tecnicamente la gestione delle cooperative per dare ai soci un servizio chiavi in mano dalla sua costituzione alla formazione del
condominio.
Il Progetto
L’edificio avrà accesso da via Val Noana con l’entrata posta al piano terra dell’attuale casa dei “Zeschi”.
L’entrata sarà chiusa da un portone e, quindi, accessibile ai soli concessionari dei posti auto e fungerà sia
d’ingresso sia d’uscita. La costruzione attraverserà in
interrato il parcheggio della Famiglia Cooperativa e
gli orti adiacenti per arrivare al garage vero e proprio. A seconda delle necessità degli aderenti, potrà
prevedere box auto chiusi o parcheggi aperti o una
soluzione mista che soddisfi entrambe le necessità.
Nel caso di box auto chiusi il progetto prevede 94 posti così divisi: 87 nei due piani interrati e 7 parcheggi
aperti sotto l’attuale parcheggio della Famiglia Cooperativa. I box chiusi avranno una larghezza di mt.
3,0 e lunghezza 5,50 con corsie della larghezza di
mt. 5,50. Gli eventuali posti auto aperti possono essere realizzati con una larghezza di mt. 2,50. Sono
attualmente previsti due accessi pedonali: uno verso
la Famiglia Cooperativa, che sarà dotato di ascensore ed uno nell’estremità opposta verso piazza Municipio. In questo angolo la costruzione sarà realizzata
in modo da prevedere un collegamento per un eventuale ampliamento del garage sotto piazza del Role,
sfruttando la stessa entrata.
I costi
Il costo dei posti auto sarà costituito da:
•spese tecniche per la progettazione, la direzione
lavori e il coordinatore per la sicurezza,
•costo di coordinamento da parte di Confcooperative Bolzano,
•costi amministrativi di costituzione e gestione della cooperativa,
•costi di costruzione,
•diritto di superficie richiesto dal Comune,
•spese notarili per l’iscrizione del diritto di sottosuo-
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lo sulla particella edificiale degli aderenti,
•IVA.
È bene sottolineare che il costo del posto auto sarà
la somma dei soli costi sostenuti. L’organizzazione
cooperativa, infatti, non ha fini di lucro avendo come
obiettivo la realizzazione di posti auto per i soci al
prezzo minore possibile. Il costo di rifacimento della piazza soprastante ad uso pubblico sarà a carico
del Comune. Qualora un certo numero di posti auto
fossero realizzati aperti questo permetterà di avere
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un numero maggiore di parcheggi e quindi diminuire
il singolo costo. Il risparmio acquistando uno spazio
aperto anziché un box chiuso è presumibile tra i 3.000
ed i 4.000 Euro a seconda delle dimensioni predisposte. Per questo tipo di iniziativa per tutte le persone
fisiche è possibile accedere alle agevolazioni fiscali
del 36%, esclusi i casi in cui sia già stata utilizzata
tutta la propria capienza fiscale in altre operazioni.
Il costo approssimativo del garage sarà perciò:
Costo medio garage
Primo garage con IVA agevolata 4%
€ 20.098,95
4%
€ 803,96
Altri casi IVA 10%
€ 20.098,95
10%
€ 2.009,90
Recupero medio 36% (sgravi fiscali)
Primo garage con IVA agevolata 4%
€ 20.902,91
36%
Altri casi IVA 10%
€ 22.108,85
36%
Costo garage al netto sgravi fiscali
Primo garage con IVA agevolata 4%
Altri casi IVA 10%
€ 20.902,91
€ 22.108,85
€ 7.525,05
€ 7.959,19
€ 13.377,86
€ 14.149,66
A questi valori andrà aggiunto il costo dell’atto notarile per l’iscrizione del diritto di sottosuolo, stimabile in 900 - 1.000 Euro
I versamenti da parte dei soci avvengono di norma
in funzione degli stati d’avanzamento delle imprese
esecutrici e quindi pagati secondo scadenze programmate. Possono usufruire dell’IVA agevolata al
4% solo coloro che risultano essere proprietari di un
alloggio acquistato dopo il 1982 (deve essere acquistato e quindi non donato o ereditato) e non vi devono essere già legati altri garage alla proprietà stessa.
Per tutti gli altri Soci l’IVA è al 10%. I singoli specifici
casi potranno, comunque, essere valutati attraverso
gli uffici di Confcooperative Bolzano sia per quanto
riguarda l’IVA sia per quanto concerne le agevolazioni fiscali.
Assistenza, informazioni ed adesioni
Qualsiasi informazione su questa iniziativa potrà essere richiesta presso gli uffici di Confcooperative Bolzano ai seguenti recapiti:
Tel. 0471 441800 / [email protected]
chiedendo della geom. Silvia de Lazzari
o del dott. Alberto Bocchio.
I moduli per dare la propria adesione sono disponibili
presso il Municipio dove possono essere ri-consegnati
dopo la compilazione oppure sono scaricabili dal sito
internet del Comune insieme ad una bozza dello Statuto e del Regolamento Interno della Cooperativa.
Alberto Bettega
9
la
Dal
a
unt
Gi
MEZZANO
DA SCOPRIRE
E RISCOPRIRE
P
articolare attenzione è stata posta dalla attuale
amministrazione alla comunicazione. Accanto
al giornalino semestrale, che state leggendo,
si è deciso di intraprendere una serie di iniziative finalizzate alla conoscenza del territorio – per il momento
circoscritto quasi esclusivamente al centro storico – e
a fare riconoscere indiscutibilmente come “copyright
Comune di Mezzano” gli appuntamenti di vario genere via via proposti, tramite locandine personalizzate.
È andata, perciò, in stampa ed è disponibile a chi
ne facesse richiesta, la cartina di Mezzano, un prodotto che per la prima volta in assoluto sintetizza in
maniera efficace ed originale le “qualità” del paese e
come e dove trovarle. Le “qualità” sono presto dette
e sono sotto gli occhi di tutti, anche se l’abitudinarietà a vederle ce le fanno passare ormai quasi inosservate: gli orti, le acque, gli affreschi, le scritte e le
architetture. A monte su ognuno di questi temi c’è un
gran lavoro di ricerca e di studio – che servirà anche
a molto altro - affidato alle capacità e all’opera di alcuni esperti (Gianfranco Bettega per gli orti, Michele
Baggio per la parte di architettura, Silvia Simon per
le iscrizioni, i frescanti e l’acqua). Nella cartina, che è
stata titolata “Mezzano, segni sparsi del rurale” e che
ese
a
Il p
MEZZANO,
LA PRIMA VOLTA
A
ngelo Agostini è direttore della scuola di giornalismo di Bologna; è anche collaboratore
esterno del giornale “L’Adige”. È figlio di Piero, già direttore dello stesso “L’Adige”, che nel Primiero aveva posto la sua residenza elettiva. Angelo
10
è stata curata per le caratterizzazioni grafiche da Jimi
Trotter e Nicola Chiavarelli, vengono segnalate molte
di queste situazioni e nel limite concesso dalla sintesi
anche spiegate. Spetterà, poi, al visitatore – l’invito è
anche ai “paesani” a conoscere meglio il paese che
vivono – scoprire qua e là tutti questi aspetti. Sarà
un viaggio, credete, che stupirà. E se da una parte la
cartina di Mezzano è stata iniziativa propria del Comune, dall’altra la nuova pubblicazione di “Architettura viva, guide turistiche per l’architettura” è stata una
piacevole sorpresa. Sì, perché la collana curata da
Carla Recarli, Franco De Faveri e Sergio Giovanazzi,
ha edito un altro interessante volumetto, il quarto che
è interamente dedicato al centro civico di Mezzano e
ai suoi due progettisti, gli architetti Willy Schweizer e
Maria Grazia Piazzetta. Un ulteriore importante riconoscimento. Le parole dell’ex presidente della Pat,
Margherita Cogo, alla presentazione della guida a
Trento: “E’ un edificio complesso, circondato da strade su più livelli che si adatta, nella struttura architettonica, modellandosi nell’ambiente circostante non
solo dal punto di vista spaziale, ma anche giocando
un sapiente intreccio tra passato e presente. Il centro, realizzato in un continuo gioco fra luci e ombre,
pieni e vuoti, interni e esterni, conosciuto e nuovo,
possibile e impossibile, ci svela con la sua presenza
la straordinaria capacità di aderire al presente, alla
necessità di essere spazio funzionale facilmente fruibile, pur portando nell’anima tutta la memoria del passato, del già noto, delle radici, di chi in queste terre è
nato, ha vissuto e continua a vivere. In questo lavoro
vedo lo straordinario amore per le origini di questa
terra, per il fare di chi ci ha preceduti, coniugarsi con
estrema armonia con il presente in un anello verso
un futuro che non ha perso la memoria”.
è cresciuto durante le estati anche in Primiero, nel
nord del Primiero; conosce a menadito ogni anfratto
del Soprapieve e ne ha scritto a più riprese. Me ne
sono lamentato un giorno. Lui, di tutta onestà, mi ha
risposto che non conosceva Mezzano, non lo aveva
mai visto, se non passando. Di tutta onestà, gli ho
controribattuto: “E’ tempo di farlo”. Così è stato. E il
neppure tanto breve giro per il paese gli ha fatto scrivere quanto riproposto sotto e pubblicato su “L’Adige”
di lunedì 5 gennaio scorso. E’ lo sguardo disincantato
di chi vede Mezzano per la prima volta e ne rimane
conquistato. E, come lui, tanti altri. E stiamo parlando
della nostra Mezzano. Dobbiamo, tutti – né colori, né
fazioni – rendercene conto. I.O.
C’é un paese nascosto, che sogna d’aprirsi come
uno scrigno. C’è un paese celato, che è da sempre
sotto gli occhi di tutti. C’è un paese velato, che molti hanno visto e pochi conoscono. E poi, visto? Ma
l’hanno visto per davvero?
Mezzano è forse il segno oggi più tangibile del paradosso del Primiero. Mezzano l’ha attraversato chiunque sia arrivato nella valle di Primiero, venendo da
Sud, oppure andandosene in quella direzione. Da
Mezzano ci si passa comunque. Lo si guarda. Oppure si sbircia, s’intravede, ci si butta un’occhiata
di sguincio; chiusi in macchina, in sella alla moto, a
bordo d’un autobus. Per guardare Mezzano, però,
bisogna fermarsi. Oppure bisogna andare proprio lì.
Bisogna averlo come mèta. Altrimenti accade quello che è capitato ai redattori della Scuola di scrittura
Holden, quella di Alessandro Baricco. Lui, lo scrittore, il regista, in Primiero ha girato un film l’anno passato. Ma il set era su, in Val Canali. E nel manuale di
scrittura curato dalla sua scuola per le edizioni di Repubblica è uscita una foto che dicono essere di Fiera di Primiero. Peccato che la cupola del campanile
non sia quella gotica e severa della Pieve, ma quella
tonda e aggraziata di Mezzano, per l’appunto. Anche
loro da Mezzano sono passati, ma non l’hanno visto.
Tanto le Pale di San Martino stanno dietro a Mezzano come a qualunque altro paese del Primiero, che
differenza fa?
E invece no. La differenza c’è, eccome. Per dirne
una, basta ricordare che da Mezzano tra un poco
non si passerà più. La strada statale che cent’anni fa
dava la vita a qualunque paese di montagna, e oggi
inevitabilmente l’ammazza, quella strada passerà al
largo dal centro. Era ora, ora grande. Resterà solo
Fiera a essere massacrata dal traffico. Mezzano è
salvo. La tangenziale correrà in fondo valle. Per gli
automobilisti la prospettiva sarà anche migliore: le
Pale sullo sfondo, il paese sulla sinistra. Bello, non
c’è che dire. E anche più sano. Alla larga le macchine, basta code, stop ai gas di scarico. Si torna a
respirare e, forse, a vedere.
Mezzano, però, ha paura di non essere più guardato,
neppure di straforo. E così tenta lo sforzo d’aprirsi.
Perché è vero che la strada nazionale l’attraversa e
lo mette in mostra da oltre un secolo, ma basta scostarsene per dieci metri soltanto e ritrovare intatto,
tutto intero, praticamente intonso un borgo che nessun viaggiatore in transito ha mai visto, a meno che
non si sia fermato per fare quattro passi a piedi. Un
borgo che dice di solidità contadina quasi borghese,
dice d’amore per il sacro, suggerisce colori e suggestioni non sempre usuali sulle Alpi, sussurra rumori
d’acque, racconta parole, immagini e numeri scritti
sui muri, suggestiona di architetture non violate dal
tempo, incanta coi profumi di piante, erbe e frutti de-
Il p
aes
e
gli orti. Un borgo alpino intatto. Come non è più Fiera, e in parte neppure Transacqua, tanto meno San
Martino che borgo o paese non è mai stato. Poesia?
Ma neppure per sogno. L’ho detto: Mezzano è uno
dei tanti paradossi del Primiero. Vogliono spendere
quindici milioni per il collegamento avveniristico e avventuroso tra San Martino e Rolle? Saranno probabilmente molti di più? Puntano tutto sullo sci di oggi,
grandi masse mordi e fuggi? Facciano pure, poi vedremo. Intanto Primiero rimane un serbatoio di vita
alpina non toccata dal tempo e Mezzano potrebbe
anche esserne vetrina.
Ti sposti dalla strada statale che smetterà tra breve
di affumicare il centro e trovi stalle, fienili, solide case
gentili, affreschi, rivi, condotte d’acqua, orti, capitelli,
croci, madonne agli angoli e sui muri delle case. È un
paese risparmiato dall’innovazione edilizia o urbanistica. Anche le ristrutturazioni sono educate e rispettose. Lo sviluppo è fuori.
11
e
aes
Il p
Il centro è integro. E integro vuol dire che c’è proprio quasi tutto quello che c’era un secolo indietro;
conservato bene, più o meno nello stesso stato. Un
patrimonio, se vuoi andarlo a scovare.
I patrimoni, tuttavia, devono rendere. Perché rendano bisogna farli fruttare. Perché fruttino, almeno un
poco bisogna investire. E allora la giunta comunale
del sindaco Ferdinando Orler e del vicesindaco Ivano
Orsingher ha lavorato in due mosse. Prima ha vinto le
ultime elezioni chiedendo e ottenendo che la nuova
strada nazionale non avesse una sola uscita a Imer,
ma anche una su Mezzano, senza incidere sulla viabilità, e facendone potenzialmente un ingresso dolce
al Paese, lasciando fuori il traffico e facendo entrare
chi ci vive e chi lo vuole guardare con calma. Poi ha
messo al lavoro architetti, storici, antropologi perché
tirassero fuori un’idea, un pacchetto d’idee per dare
vita al Paese, facendo tesoro di quello che c’è e il
tempo non ha consumato.
Ne è venuto un progetto che ha un bel nome suggestivo: «segni sparsi del rurale». Confezionato per
bene (le brochure, le mappe, le cartine fanno a gara
in rigore e stile con quelle, perfette, del Parco di Paneveggio), è organizzato attorno a cinque parole chiave:
le architetture, i frescanti, l’acqua, le iscrizioni, gli orti.
Per ogni parola c’è uno studio. Ciascuno studio è la
base per una possibile valorizzazione delle cinque risorse del paese. Risorse che potrebbero giovare alla
vivibilità del borgo, e sarebbero una chiave sicura di
valorizzazione turistica. Ed è quasi inutile aggiungere che i frescanti sono gli autori di una straordinaria
collezione di affreschi murali; le iscrizioni tengono
insieme un vero e proprio «ambiente scritto», dove
scritture votive e civili rendono memoria del passato;
le architetture sono quelle domestiche o rurali, non
sfregiate dalla modernità; l’acqua è un sistema di cinque fontane e condotte ingegnose, quasi tutte visitabili; gli orti sono un tessuto poderoso di piccoli terreni
non concessi all’edilizia, ma conservati gelosamente
per fiori, frutta, erbe e verdura.
Io, lo confesso, ho un debole per i progetti. Ancora di
più se sono scritti bene.
E se poi ci sono disegni e un po’ d’ispirazione quasi,
quasi mi sciolgo. Il progetto è la parola sul ciglio del
fare; è l’idea che dà origine ai fatti. Oppure può darla.
Oppure può farla sognare.
Mezzano e la sua amministrazione comunale sono
lì: proprio sul crinale del fare o del sogno. Per ora, di
12
tutti gli interventi progettati, di concreto c’è il finanziamento provinciale per la nuova pedonale che porterà dal paese sino a Pieve, passando per Molaren e
sopra la Stalla Grande, forse una delle passeggiate
più belle e comode del Primiero, lontano dal traffico,
giusto sotto il limite dei boschi. Poi ce ne sono tanti altri, che stanno ancora sulla carta. La riqualificazione del centro, con lo spostamento della Farmacia
dentro uno stabile che dovrebbe essere abbattuto
(non è antico, tranquilli) e rifatto. Un parcheggio interrato e tante altre piccole idee. Che piccole, in realtà, non sono, come non è piccolo il centro comunale
che ospita la biblioteca e l’auditorium, e neppure la
vecchia «lisiera», ristrutturata e dedicata alla storie
delle donne nelle comunità alpine.
Però, come cinque sono le fontane del paese, cinque
sono anche gli ultimi bar rimasti aperti, con un paio
di ristoranti. Un po’ pochi, ed è soltanto uno tra i tanti
segnali che dicono della fatica di tenere vivo un borgo che è fuori dai flussi turistici.
Sindaco e giunta hanno fatto i conti. Non sono poi
neppure tanti soldi, otto milioni circa, quelli che servirebbero a realizzare tutte le idee del catalogo progettuale. Ed è ovvio che senza Provincia non se ne farà
nulla, anche se da Trento i segnali di buona volontà
fino ad oggi non sono mancati.
Un po’ meno scontati sono il segno, il peso, chiamatela (se volete) la concretezza che il sogno o il
progetto di Mezzano possono avere in Primiero. Da
qualche giorno gli impianti sciistici sono aperti e per
mesi non s’è parlato che del loro destino. Mezzano,
però, come tanti altri centri del Primiero e del Vanoi,
vive dodici mesi all’anno.
Tra poco chi se ne va a sciare su al Rolle non passerà più dal centro, intossicando chi ci vive tutto l’anno.
E tuttavia, a primavera, rimessi gli sci in cantina, a
Mezzano i problemi rimarranno quelli di oggi.
Che farsene d’un paese che è un gioiello nascosto?
Come nel Vanoi, come a Imer, come a Pieve, anche
a Mezzano questo resta il punto. C’è un patrimonio
che nessuno ha ancora dilapidato. Ma i patrimoni
vanno fatti fruttare.
Con l’inizio di quest’anno, prima in Trentino, arriverà
anche la Comunità di Valle di Primiero e del Vanoi.
Ed è chiaro che la posta in gioco è proprio questa:
che la valorizzazione di un paese, di un borgo o di
qualunque altra risorsa, non sia più questione di
campanile, ma della comunità intera. Come ogni altro paese del Primiero, anche Mezzano è attaccato
al suo campanile.
Eppure proprio questo è il nodo. Che i campanili suonino insieme, che suonino come un’orchestra. Un’orchestra per Mezzano, per Primiero, per il Vanoi.
Angelo Agostini
18 GENNAIO:
SI È VOTATO PER LA COSTITUZIONE
DELLA PRIMA ASSEMBLEA
DELLA “COMUNITA’ DI PRIMIERO”
L
a lista “Unione democratica per la Comunità”
vuole dar vita ad un progetto territoriale innovativo
che, in sintonia con gli indirizzi politico/amministrativi del governo provinciale, sappia istituire la Comunità di
Primiero quale soggetto istituzionale in grado di interpretarne i bisogni e le aspettative, di garantirne la crescita e
di rafforzarne la coesione sociale.”
Con questa premessa si apre il programma della lista unica per l’elezione dell’Assemblea della Comunità di Valle.
Rasserenante il nome della lista. Stimolante l’obiettivo
espresso sinteticamente in queste prime parole. Deludenti, invece, a nostro giudizio, i risultati effettivi.
È vero, come tutte le novità non ancora sperimentate, anche questa radicale riforma istituzionale presenta incertezze, rischi ed incognite. Ma Primiero ha voluto essere
il primo in Provincia a scendere in campo: noi volevamo
interpretare questa solerzia come segno di coraggio, segnale di fiducia nelle opportunità che il nostro territorio
avrebbe potuto cogliere attraverso un Organismo sovracomunale di nuova concezione, con ruoli, competenze
d’ambito e possibilità d’intervento che lo rendono realtà
completamente “altra” rispetto al Comprensorio.
Invece, si è avuta l’impressione che il timore di perdere
posizioni ed assetti politico-gestionali già acquisiti si sia
trasformato in paura di aprirsi al nuovo, con il conseguente
affossamento di ogni speranza o tentativo di novità, e che
la stessa paura abbia portato a gestire questo passaggio
epocale in modo tanto frettoloso quanto inadeguato.
Chi si aspettava un “progetto territoriale innovativo” ha
visto riproporre in maniera intransigente lo stesso vecchio
modello-comprensorio, dove la garanzia di mantenimento
degli stessi equilibri di potere è stata raggiunta a suon di
calcoli sui 120 voti a disposizione: tanti, infatti, sono i consiglieri chiamati ad esprimere il proprio voto il 18 gennaio.
Chi si aspettava “unione democratica” nel discutere
su progetti che sapessero di fresco, che guardassero al
futuro del nostro territorio attraverso ragionamenti di più
ampio respiro e la ricerca di un confronto di opinioni, si è
trovato davanti a un gioco precostituito dall’attuale maggioranza comprensoriale, gioco che, facendosi passare
per democratico, ha previsto di imbrigliare in un’unica rete
tutte le forze dei vari gruppi consiliari, annullando di fatto
la possibilità di dar spazio ad altri ragionamenti che non
fossero ragionamenti di ripartizione, matematicamente
certa, dei voti. Non è possibile ritrovare democraticità nei
criteri di formazione della lista unica che ne è uscita: due
candidati per ogni Comune, uno per la maggioranza e uno
per la minoranza, scelti o imposti dalla maggioranza comprensoriale in base al proprio gradimento. Non si ritrova
democraticità neppure nella composizione blindata della
lista: 16 candidati per l’elezione dei 16 membri che faranno parte, assieme agli 8 Sindaci, dell’Assemblea della Comunità. Ha senso recarsi alle urne quando la composizione assembleare è già decisa ancor da prima del deposito
della lista?. Partenza sbagliata, secondo noi, se si voleva
dare dignità di innovazione ad un progetto che partiva con
Dal
le M
ino
ran
ze
tante potenzialità. Partenza sbagliata se si volevano dare
esempi costruttivi alle altre realtà territoriali del Trentino,
che aspettano di vedere come si sta muovendo Primiero.
Noi non possiamo essere contenti.
Ma non perché, come ha riportato recentemente qualche
giornalista, il nostro gruppo non sarà rappresentato nella
nuova Assemblea, essendo stata respinta la nostra disponibilità, appoggiata peraltro anche dal secondo gruppo di
minoranza del nostro Comune. Certo, i nostri elettori ne
avrebbero avuto il diritto e a loro si sarebbe dovuto riservare maggior rispetto da parte di chi ha gestito il tutto. E
qui le spiegazioni non spettano a noi….
Noi non possiamo essere contenti perché quella che vediamo apparire non è la Comunità di Valle in cui avevamo
voluto credere.
Ora i giochi sono stati fatti. Legalmente è tutto a posto: chi
compone la lista ci può mettere chi vuole e usare i criteri
che, all’interno della normativa, corrispondono di più alle
proprie finalità. Le elezioni ora sono un atto puramente formale. La Comunità parte zoppa, ma deve partire. Il nostro
obiettivo è quello di servire la Comunità, non di dividerla.
Proprio perché parte zoppa, essa ha bisogno di potersi
raddrizzare strada facendo, e per fare questo ha bisogno
del sostegno di tutti. Anche del nostro. Alla luce di quanto
accaduto, tuttavia, ci preoccupa un po’ la conclusione della
premessa del programma sopra menzionato: “Il programma del primo mandato (…) dovrà essere in primo luogo
improntato alla costruzione di un quadro organizzativo interno e di nuovi e solidi rapporti con le altre realtà istituzionali del territorio locale e provinciale, oltrechè all’esercizio
delle funzioni e delle competenze demandate in via diretta
alla Comunità. Si tratta di funzioni di grande importanza,
tali da rendere necessaria una continuità programmatica anche successivamente al naturale rinnovo degli
Organi previsto per la metà del 2010”.
È sicuramente importante una continuità programmatica
per portare a buon fine quanto intrapreso avendo davanti
uno spazio di tempo limitato (diciotto mesi durerà questo
primo mandato).
La sopravvivenza di fatto del modello “vecchio Comprensorio” non significa che non ci siano programmi… Ma se
questa continuità non vorrà contemplare maggiori aperture, allora ci sarà da tenere gli occhi aperti.
Per questo noi chiediamo ai cittadini di non dimenticare
ciò che è accaduto in quest’occasione. La prossima volta,
lo auspichiamo vivamente, saranno loro a decidere: uno
dei primi impegni che l’Assemblea della Comunità si dovrà
assumere, infatti, sarà quello di portare il prossimo mandato all’elezione diretta, dove saranno i cittadini a scegliere i consiglieri (o almeno una parte di essi) che entreranno
a far parte dell’Assemblea. Questo, per ora, non sta scritto
nello Statuto e nemmeno è stato inserito nel programma
di lista. Esistono solo la richiesta formale in un documento del Consiglio Comunale di Mezzano del 16.04.08, approvato all’unanimità congiuntamente all’adozione dello
Statuto della Comunità, e l’ impegno morale dei formatori
della lista di oggi.
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D
PARCHEGGI INTERRATI IN PIAZZA MONS. ORLER
I sei perché della nostra contrarietà
Nella seduta del 23 dicembre ‘08 il Consiglio comunale è
stato chiamato a deliberare in merito all’approvazione del
progetto definitivo dei parcheggi interrati in Piazza Mons.
Orler. Vogliamo qui dare spiegazione delle motivazioni che
hanno portato il nostro Gruppo ad esprimere in proposito
il proprio voto contrario. Noi concordiamo sull’evidenza del
problema-parcheggi, sull’urgenza con cui è necessario intervenire, sull’opportunità della realizzazione dei parcheggi interrati, sulla bontà della formula “parcheggio pertinenziale” e sulla sua gestione attraverso cooperativa.
Quello su cui non concordiamo ( e lo abbiamo detto fin dagli esordi del progetto) è il luogo scelto per la realizzazione
di quest’opera: Piazza Mons. Orler, ovvero piazza Brolo.
Eccone, in sintesi, i motivi:
1. Per la realizzazione dei parcheggi in questa zona si
rende necessario rimuovere ed eliminare tutte quelle
opere di superficie realizzate appena quindici anni fa
con un costo, allora, piuttosto consistente.
Diventerebbero soldi buttati al vento quelli di allora e si
prospetterebbero altre ingenti spese per ripristinare, a
carico della comunità, qualcosa che non era indispensabile eliminare. Può anche darsi che la sistemazione
della piazza così come esistente non sia gradita all’attuale Giunta: niente da dire, i gusti di ciascuno sono più
che legittimi. Ma forse un’ Amministrazione dovrebbe
saper guardare oltre ed indirizzare con oculatezza le
spese verso capitoli di effettivo “servizio”… Ed inoltre,
sarà disposta la Provincia a finanziare, a breve distanza di tempo, il rifacimento di un’opera se esso non sarà
ritenuto necessario?
2. Sotto la menzionata piazza scorre un reticolo di tubature legate ai vari servizi: acquedotto, fognature, elettricità, telefonia. Trovandosi proprio in una zona altamente
urbanizzata, è evidente che questo sistema è piuttosto
fitto ed articolato.
È facilmente prevedibile, senza voler essere uccelli del
malaugurio, che scavare in quella zona porterà a notevoli disagi e disservizi. E poi a notevoli costi di ripristino
di tutte le reti.
3. Tenendo in considerazione la particolare situazione geologica di quella parte di sottosuolo, è pure prevedibile
che vi si possa trovare… l’imprevedibile.
È vero che sono state condotte perizie geologiche che
hanno rassicurato sulla fattibilità degli scavi, ma la situazione non mette al sicuro dalla prospettiva di un allungamento dei tempi e della lievitazione dei costi. Non
dimentichiamo, inoltre, che la presenza in quest’area
di acque di scorrimento sotterranee ha già imposto nel
progetto l’installazione di una pompa per il loro assorbimento continuo.
14
4. L’accesso e le uscite “a” e “da” quest’area non sono tra
le più pratiche e funzionali.
È vero che, per quanto riguarda l’accesso, sono state trovate delle modalità che permettono, tra l’altro, di
sanare altre situazioni che cercavano da tempo una
soluzione. Bene per queste situazioni, ma ingressi e
uscite dal parcheggio risentono sempre di una ubicazione troppo a ridosso del traffico.
5. Piazza Mons. Orler non era l’unico spazio su cui ragionare per la realizzazione dei parcheggi.
Il sondaggio effettuato a suo tempo tra gli interessati
poneva praticamente in pareggio ( la differenza era risultata minima) Piazza Mons. Orler e la Piazza di Via
Molaren (Calchera).
Questa seconda ubicazione non è interessata che
in misura limitata alle problematiche qui evidenziate:
perché allora non scegliere questa zona, che avrebbe
comportato, a nostro avviso, meno difficoltà ed incognite, minori costi e maggior funzionalità?
6. Un’altra valida alternativa sarebbe costituita dall’area
della “siega prima”.
Qui le problematiche di scavo sarebbero ancora minori
e gli accessi di gran lunga facilitati.
Un deterrente potrebbe essere costituito dalla distanza
dal centro storico. Ma è poi davvero così grande questa distanza rispetto a quella di Piazza Mons. Orler?
CONCORDANZA DI VEDUTE
Fa piacere constatare come una delle azioni portate avanti dalla precedente Amministrazione trovi apprezzamento
da parte di quella attuale, nonostante quanto veniva affermato in campagna elettorale.
Ci riferiamo alla rotatoria prevista sulla circonvallazione in
zona Fulgater, che i giornali ripetutamente riportano come
“conquista” dell’Amministrazione Orler.
Dall’ultimo articolo letto: “(…) la giunta comunale del sindaco Orler e del vicesindaco Orsingher ha lavorato (…)
chiedendo ed ottenendo che la nuova strada nazionale
non avesse una sola uscita a Imer, ma anche una su Mezzano, senza incidere sulla viabilità e facendone potenzialmente un ingresso dolce al paese, (…)” - Angelo Agostini,
“L’Adige”, 05.01.09.
Se la soluzione della rotatoria Fulgater non fosse valutata positivamente, questa Giunta si sarebbe affrettata a
smentirne la paternità già da molto tempo, dal momento
che è ben al corrente che tale soluzione era stata concordata ancora nell’ottobre del 2004 dalle precedenti Giunte
di Mezzano e di Imer con i tecnici della Provincia.
Dispiace, invece, che l’Amministrazione Orler non riesca
ad ottenere la promessa rotatoria sullo svincolo Coppera/
Oltra: avremmo calorosamente concordato, ritenendola
una valida alternativa al sottopasso. Ma ci speriamo ancora.
I consiglieri del Gruppo “Insieme”
Bettega Andrea, Svaizer Floriano, Simion Margherita
NOVITÀ
SULLA TASSA RIFIUTI
Il Consiglio comunale, insieme a tutti gli altri del
Comprensorio, nella sua ultima seduta del 2008 ha
deliberato l’istituzione di un’unica tariffa d’ambito relativa al servizio di raccolta, trasporto e smaltimento
dei rifiuti solidi urbani, accettando i parametri tecnici
unitari di gestione derivanti dal contratto di servizio,
considerando pertanto unitario il servizio svolto da
Azienda Ambiente S.r.l. sull’intero territorio del Comprensorio di Primiero. Approvato anche nella medesima seduta, il nuovo “Regolamento per l'applicazione
della tariffa per la gestione del ciclo dei rifiuti urbani”.
La nuova tariffa per il servizio di raccolta, trasporto
e smaltimento dei rifiuti urbani per l’anno 2009 è la
seguente.
Avv
is
i
E’ stato confermato in 150 il numero minimo annuo
di litri di rifiuto indifferenziato per persona da addebitare a ciascuna utenza domestica, che corrisponde
a più di uno svuotamento annuo (il contenitore domestico è di 120 litri).
Il che significa che per una famiglia di 3 persone verranno comunque addebitati 3 svuotamenti all’anno
anche se non effettuati.
Confermato infine per quelle utenze composte da
almeno un soggetto che per malattia o handicap
produce una notevole quantità di tessili sanitari (tipo
pannolini e pannoloni) l’agevolazione di euro 60
all’anno per ciascuna persona avente i suddetti requisiti comprovati da idonea certificazione medica.
UTENZE DOMESTICHE
N° COMPONENTI
NUCLEO FAMILIARE
1
2
3
4
5
6
Seconde case
QUOTA FISSA
euro
17,16
30,89
39,47
51,48
61,77
70,35
51,48
QUOTA VARIABILE
euro/lt
0,062122
0,062122
0,062122
0,062122
0,062122
0,062122
0,062122
SI RICORDA A TUTTI I CONTRIBUENTI LA SCADENZA PER IL VERSAMENTO DELLA
PRIMA RATA DELL’I.C.I.
NEL PERIODO DAL 1 al 16 GIUGNO 2009
LE ALIQUOTE, IDENTICHE A QUELLE DEL 2007, SONO LE SEGUENTI
1. Abitazione principale e relativa pertinenza (art. 6 del Regol. I.C.I.): ............. 4
per mille
2. Aliquota ordinaria: ............................................................................................ 5 per mille
3. Aree edificabili: ................................................................................................. 4 per mille
Si ricorda che l’I.C.I. può essere pagata in due rate di pari importo (50% + 50%) oppure in unica soluzione entro il 16
giugno. L’importo totale da versare va arrotondato all’Euro inferiore per importi pari o inferiori ai 50 cent., superiore negli
altri casi.
I bollettini di versamento saranno inviati ai contribuenti e sono precompilati dei dati del contribuente ed uno anche degli
importi dovuti e calcolati sulla base delle risultanze accertate dai nostri uffici. Se un contribuente non li ricevesse in tempo utile è pregato di contattare tempestivamente l’ufficio tributi per il suo invio.
SI PRECISA CHE GLI IMPORTI INDICATI SUL BOLLETTINO SI RIFERISCONO ALLA SOLA RATA DI ACCONTO E
QUINDI AL 50% DELL’ IMPOSTA TOTALE DOVUTA.
Si ricorda che ai sensi del D.L. 93/2008 l’unità immobiliare adibita ad abitazione principale dal soggetto passivo e quelle
assimilate ai sensi dell’art. 7 del presente regolamento, ad esclusione di quella di categoria catastale A/1, A/8 e A/9,
sono esenti dall’imposta
È necessario verificare gli importi indicati, effettuando le necessarie rettifiche se si riscontrano differenze negative o
positive, dandone immediata comunicazione allo scrivente ufficio tributi, che provvederà alle variazioni necessarie e
successiva personale consegna del bollettino corretto.
I versamenti possono essere eseguiti sul nuovo ccp 88765318 intestato a EQUITALIA T.A.A. SUEDTIROL s.p.a. –
MEZZANO – TN - ICI, oppure con il modello F24.
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la
Dal
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Sc
INIZIANDO
IN ALLEGRIA
È
cominciato anche a Santa Croce un nuovo
anno scolastico, una lungo viaggio che tutti gli alunni, insegnanti, genitori percorrono
assieme,cammino fatto di fiducia reciproca, comprensione e collaborazione al fine di aiutare questi
nostri bambini e bambine a conoscere il mondo per
entrarvi quali membri attivi e costruttivi.
Come ogni anno “la macchina organizzativa” si è
messa all’opera. Con grande entusiasmo e sperando
nella clemenza del tempo ciascuna classe ha partecipato alla “Castagnata”, passeggiata autunnale
all’insegna dell’allegria e del divertimento. Chi in Val
Noana, chi a San Giovanni, ogni alunno ha potuto
godersi lo spettacolo della natura, l’amicizia tra compagni ed i meritati giochi all’aperto.
16
Piano piano col trascorrere delle giornate ha incominciato a prender vita il saggio dell’Immacolata. In
questo spettacolo sia gli alunni della scuola Primaria
che i ragazzi della Secondaria di primo grado hanno
dimostrato la voglia di impegnarsi a cantare e ballare
e molto spesso di divertirsi insieme. Poco dopo è arrivato anche il Natale con il più classico spettacolo a
teatro che quest’anno è stato ospitato presso il Tetro
Parrocchiale di Mezzano.
Venerdì 19 dicembre infatti i più piccoli si sono esibiti
in un saggio “stellare”… Eh sì perche le stelle l’hanno
fatta da padrone tre canti, scenette e qualche fuori
programma! La serata successiva è stata la volta dei
più grandi che per l’occasione non si sono tirati indietro e hanno portato sul palco tutte le loro risorse:
ballo, canto, umorismo e… giornalismo con l’ormai
storico “TG Santa Croce”.
Fortunatamente nei giorni successivi tutti hanno assaporato le meritate vacanze!
Che dire. Questa prima parte dell’anno è stata intensa… ma sicuramente da gennaio in poi lo sarà
ancora di più. Continueremo questo nostro viaggio
nell’impegno quotidiano, studiando, imparando con
la volontà di stare bene insieme, ma anche con entusiasmo e divertendoci così come voleva Don Bosco
perché “ la santità consiste nell’essere allegria”.
CON I NONNI,
A SCUOLA…DI CRAUTI!
L’
esperienza dell’orto scolastico non si ferma e
sa offrire continuamente nuove opportunità per
imparare dai nostri sempre disponibili nonniortolani quei saperi preziosi legati alle usanze e alle
necessità di un tempo.
Lunedì 11 novembre si è svolta in tutta Italia la “Festa Nazionale degli Orti scolastici”, in collaborazione
con l’associazione Slow-Food. Ovviamente l’iniziativa riguardava anche la scuola di Mezzano!
In quest’occasione abbiamo invitato a scuola i nonni
che si sono resi disponibili ad insegnare ai bambini la
preparazione e la conservazione dei crauti, i “capussi
agri” della tradizione contadina locale.
Durante l’intera mattinata le varie classi si sono alternate nello sperimentare l’attività, anche se in modo
prevalentemente visivo: per i bambini la “pratica” diventava pericolosa, dato il taglio feroce delle lame
della “brega dei capussi” !
Era una meraviglia veder cader nella “brenta” quella
pioggia di fette sottili e regolari in cui si trasformavano i cavoli, quelli del nostro orto e quelli che ci sono
stati regalati dai nonni ( la loro generosità è davvero
senza confini! Grazie nonni!!!).
E che buoni i torsoli freschi da sgranocchiare!
Crunch, crunch…
E poi giù a pestare, a versare sale e poi pestare
ancora…Strati su strati…
Fino a quando il tempo e i cavoli sono finiti.
Dal
la S
cuo
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Allora è stata la volta delle presse e dei pesi: delle
assi sagomate a dovere e un paio di sassi enormi e
pesanti che hanno il compito di vigilare sull’inacidimento e sulla maturazione dei crauti.
Ora dovrebbero essere pronti. Tra qualche giorno li
assaggeremo. Ma il bello ci aspetta questa primavera: se tutto sarà andato a buon fine e la “brenta” ci
consegnerà dei “capussi agri” come si deve, faremo
una bella festa con tutte le famiglie per consumare
insieme uno straordinario pasto a base di polenta,
capussi agri e luganeghe!. Aspettateci sul prossimo
giornalino: vi faremo sapere com’è andata.
MEZZANO CHIAMA CANALE
CANALE CHIAMA MEZZANO
La nuova organizzazione della scuola a tempo pieno
ha incontrato il favore di bambini e famiglie. Nell’avvio del nuovo progetto non è mancata qualche difficoltà, ma chi non ne incontra? Anche le difficoltà
sono stimolo per migliorare.
Oggi possiamo dire che il bilancio, pur perfettibile, è
sicuramente positivo.
C’è però un piccolo neo: l’orario della scuola di Mezzano quest’anno non coincide più con quello della
scuola di Canale.
Ne consegue che le occasioni di incontro tra i ragazzi
delle due scuole si sono ridotte di molto.
Ma siccome volere è potere, allora le occasioni si
cercano: basta organizzare insieme quelle iniziative
socializzanti che danno “sapore” al lavoro scolastico:
la Festa degli alberi (quest’anno siamo stati ospiti di
un luogo incantevole del Comune di Canale: Malga
Fossernica di dentro), la castagnata d’autunno, il
concerto e la festa di San Nicolò, e poi…gli auguri di
Natale! Prima abbiamo avuto la visita dei nonni-vigile
che hanno distribuito a tutti i bambini il loro affetto as17
e
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Il P
sieme a belle manciate di caramelle, e poi, tutti radunati sotto l’albero addobbato della scuola di Canale,
abbiamo liberato nell’aria la gioia di Natale dentro le
melodie di alcuni canti natalizi a 112 voci: tante quanti sono i bambini delle due scuole messi assieme!.
RACCOLTA PUNTI…
Eh sì, tra le varie iniziative di questi primi mesi di
scuola c’è stata anche una “raccolta punti” un po’
speciale.
Una delle cose che ci piacciono della nuova scuola a
tempo pieno è la mensa.
È bella da matti, ci stiamo bene da matti, si mangia
bene da matti, e la cuoca Antonia ci vuole un bene da
matti! Anche noi a lei, per quello.
È così bello che non è tanto difficile comportarci bene
a tavola, a parte qualche giorno in cui potremmo anticipare le previsioni del tempo…
Per riuscire a comportarci ancora meglio e ad aiutare
anche chi fa un po’ più fatica, le maestre ci hanno
proposto una raccolta punti: i tavoli che sapevano essere “giudiziosi” guadagnavano ogni volta un punto.
L’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale abbiamo tirato le somme.
Tutti i tavoli sono riusciti a guadagnare punti. Tutti i
punti messi assieme sono arrivati a 210!
Le maestre hanno trasformato i punti in soldi: ogni
punto valeva 10 centesimi. Abbiamo fatto un po’ di
conti: i nostri punti messi assieme valevano 21 euro.
Adesso vi chiederete: chi li ha presi quei soldi?
La risposta è anche lei bella da matti: quei soldi sono
serviti ad aderire al progetto “Plumpynut” dell’Unicef
per salvare la vita ai bambini che muoiono a causa
della malnutrizione in paesi colpiti dalle guerre o da
calamità naturali. Il Plumpynut è un composto di burro
di arachidi, zucchero, latte in polvere, vitamine e sali
minerali; ha un alto valore nutritivo e un costo molto
basso: una confezione costa 33 centesimi di euro.
Per salvare un bambino malnutrito possono bastare
da 2 a 8 confezioni al giorno per circa tre giorni, a seconda della sua età e del suo stato di deperimento.
La terapia continua per altre tre settimane con una
confezione al giorno.
Così, mentre per noi avere da mangiare non è un
problema, essere stati capaci di comportarci con responsabilità durante i pasti ha permesso di nutrire,
almeno un po’, chi di cibo non ne ha.
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CHE PIACEVOLE SCOPERTA!
Accanto alla appena restaurata “Lisiera dei cosneri” e al “Cose antiche del Tabià del Rico”, piccolo museo realizzato volontariamente da Mary
Orler, sono stati i due “stoli” a destare grande
curiosità. Gli “stoli” (dal tedesco “Stollen” con
significato generico di galleria, cunicolo, pozzo
di miniera) sono degli stretti cunicoli interrati e
lastricati, costruiti per captare l’acqua di falda,
di sortino o di sorgente in modo tale da rifornire fontane, abbeveratoi e i primi acquedotti a
servizio del paese. Ne esistono ben quattro a
Mezzano, tre dei quali localizzati al margine settentrionale del centro storico e uno più a monte.
Il più antico, illuminato e visitabile interamente,
presenta soffitto voltato e pareti in grosse pietre
sbozzate e risalirebbe al 1905, cos’ come attestato dal millesimo impresso sull’architrave in
porfido dell’ingresso. Accanto ve ne è un altro,
illuminato solo per alcuni metri, probabilmente
più antico, essendo a volta più bassa e meno
sbozzata. Difficile da percorrere. (Iv.O.)
CHE SCULTURA!
S
on quasi due anni che gran parte delle associazioni di volontariato del paese hanno trovato più che dignitosa collocazione al rinnovato
pianoterra della scuola materna. Nel momento in cui
sono state consegnate le chiavi delle sale in comodato gratuito, l’amministrazione ha richiesto come
sorta di “affitto” che le singole associazioni dedicassero un giorno, una festa, qualsiasi iniziativa a favore
del comune, inteso come comunità tutta.
Ecco, allora, che per esempio la sezione di Mezzano
Acat ha tenuto una conferenza presso il centro civico; i cacciatori hanno effettuato in piazza una festa; il
gruppo anziani San Giorgio ha collaborato più volte a
vari appuntamenti. Il gruppo folcloristico Mezzano e il
neonato coro Pever Montan, seppur di stanza in altra
sede, si sono esibiti nelle loro performances. Senza
nulla togliere agli altri, l’iniziativa de “La stua”, l’associazione che cresce nuovi pittori e scultori, è stata
particolarmente gradita. Per mano del suo presiden-
Dal
le A
È
da sempre il bar per antonomasia di Mezzano. Il vecchio “Dalla Sega” per intenderci; in
tempi più moderni virato a un più ecumenico
“Bar Stella”. Niente paura; non scompare dalla scena, come molti altri nel paese. In un passato neppure
troppo lontano, in paese se ne contavano quindici di
bar, ora ridotti a soli sei. Lo “Stella” cambia semplicemente di proprietario. Se ne vanno Benigna e Mario
Corona arriva Fabrizio Frisinghelli di Imer. Certo è
che la “Benny” - così la chiamavano tutti - e “El Mario” hanno lasciato lì dentro 16 anni di vita, di lavoro
e di relazioni sociali. Raccogliendo gli sfoghi degli
avventori, gli improperi contro il governo nazionale e
locale, le interminabili discussioni sul Fantacalcio, le
rabbie per i numeri del lotto mai usciti, le confidenze
delle donne al cappuccino di prima mattina, gli ordini
gridati degli incalliti giocatori di carte.
Come in ogni pubblico esercizio che si rispetti. Resta-
ciaz
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te Graziano Gaio è stata consegnata al comune una
preziosa e voluminosa scultura, lunga quasi tre metri
che rappresenta in maniera ironica il palio degli asini
nel giorno del Carmenin. La scultura è stata esposta
per tutta l’estate nella “Lisiera dei cosneri” e ha riscosso unanime apprezzamento.
A “La stua” e a tutte le altre associazioni di volontariato il ringraziamento sincero dell’amministrazione
comunale e della comunità e il pressante invito ad
andare avanti sempre su questa strada. (Iv.O.)
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VECCHIO-NUOVO
“DALLA SEGA”
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no dell’ultima sera, oltre i ricordi, gli occhi commossi
di Benny e di contraltare la gioia di Mario, che, ora,
potrà proporre i suoi presepi annuali da qualche altra
parte, come già è stato fatto questo Natale con parte
del presepe della chiesa parrocchiale. (Iv.O.)
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IL MIO PRIMO
CAMOSCIO
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ettembre 1914: la guerra infuria da un mese
e mezzo e quasi tutti i centosettanta uomini di
Mezzano, partiti il primo agosto, si trovano sui
campi di Galizia. I primi elenchi dei caduti sono già
arrivati e qualche famiglia piange il congiunto caduto
nei primi scontri coi Cosacchi.
Mezzano è in lutto: svuotato delle sue migliori forze,
ridotto a pochi vecchi e ragazzi; tutti sono tristi e avviliti, i canti delle contadinelle sono cessati, la chiesa
è più frequentata del solito, in ogni ora del giorno si
prega la Madonna del Carmine, patrona del paese,
perché benedica i nostri cari assenti.
Fra i pochi giovani rimasti a casa c’ero anch’io, poiché due miei fratelli erano gìà stati chiamati sotto le
armi e mia madre aveva bisogno di me, essendo vedova da un anno, per sbarcare il lunario insieme al
resto della famiglia. Così godevo come meglio potevo la temporanea libertà.
Una sera, di sabato, mi trovo all’osteria di Bortolo orsega, quand’ecco entrano improvvisamente tre soldati e un finanziere, sacco da montagna sulla schiena, fucile alla spalla e un passo da bersagliere.
Vanno difilati verso il banco e fra l’oste e loro si svolge un breve colloquio:
-
Ci siamo?
-
Tutto pronto, però manca un uomo; occorrono cinque poste e due battitori, altrimenti la caccia al
camoscio in Val di Stua non si fa.
Così disse Bortolo. Conoscevo quel finanziere: tedesco, un certo herrager, parlava però bene l’italiano.
I tre soldati erano miei compaesani: Luigi Svaizer,
Giovanni Alberti e Valentino Grandi detto il Pin.
Costoro il primo di agosto vennero richiamati a Fiera
di Primiero in aiuto della gendarmeria; tutti i nostri uomini dai trentacinque ai quarantadue anni formavano
una compagnia di stanza a Fiera di Primiero.
Stavo giocando a tressette, ma colpito al primo apparire di quella comitiva, non avevo perso una sillaba di quel dialogo. Avevo intuito la situazione in un
attimo e nello stesso tempo avevo concepito un indicibile desiderio di partecipare a quella battuta che
si preannunciava elettrizzante. Cosicchè mi parve di
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sognare vedendo Bortolo accostarsi a me e chedermi: “Gigio vuoi venire con noi?”. Frenai la mia gioia
perché d’improvviso m’ero ricordato di essere senza
porto d’armi. Per risposta accennai con l’occhio al finanziere; egli capì al volo e mi disse: “Non importa
venga con noi!”.
Figuratevi se me lo feci dire due volte! Pregai il figlio
di Bortolo di andare ad avvertire mia madre, che se
tutto andava bene, sarei rientrato la domenica sera.
Sapendo però che lei era molto intransigente circa la
messa festiva le feci promessa che il sabato prossimo sarei andato a confessarmi.
C’era premura e siccome distavo molto da casa mia
mi feci prestare da Bortolo un sacco da montagna,
vino, pane formaggio, sardine e l’immancabile fiaschetta di grappa. “Il fucile? – chiesi preoccupato.Passeremo dal signor Dallasega che ti presterà il
suo – mi rispondono. Si parte; Bortolo rimane e ci
raggiungerà in Val di Stua all’alba. Mi portano il fucile
fino alla Casa Bianca e poi posso io stesso buttarmelo ad armacollo. A metà valle si prende la scorciatoia:
il sentiero ripido e sassoso ci mozza il respiro, ma la
gioia che ho in cuore mi mette le ali ai piedi.
In alto, su nel cielo, occhieggia già qualche stella. I
discorsi dei miei compagni di viaggio vertevano naturalmente sulla caccia e le speranze per il domani
erano più che rosee. A sentir loro, cacciatori incalliti,
esperti di ogni tranello, sembrava impossibile tornare
con carniere vuoto.
Vallate, colli e boschi sono ormai sepolti nel patetico e calmo silenzio della notte, quando giungiamo in
prossimità del “Campigol de sora”, luogo stabilito per
passare la notte. Le “casere” fatte a “stellari” ci accolgono sotto il loro tetto alla buona per proteggerci dalla frescura della notte. In un batter d’occhio Nanni accende un bel fuoco scoppiettante di frasche e legna
secca. Ci leviamo immediatamente le camicie fradice
di sudore e beviamo un sorso di acquavite. Mentre il
calore del fuoco accarezza le nostre schiene sudate
e ci mette adosso un senso di benessere, che il mio
occhio si sofferma ad ammirare lo stupendo panorama di quella notte imbalsamata dal profumo resinoso
dei boschi.
“Dura, dura!..” grida improvvisamente Giovanni che
sta scodelando la polenta calda e fumante su una
“scandola” improvvisata a tagliere.
A quella vista l’appetito avverrebbe anche a un morto, tanto più con quel formaggio vecchio di montagna
accanto, “fat dal Bortol sul Campigol de Sot, vecio de
‘n an; madoia che bon!”. Frattanto sulle brace quattro
cinque lucaniche friggono emanando un inebriante
profumo di carne arrostita. Un bicchiere di vino poi si
accendono le pipe. Il Pin ci intrattiene un bel po’ coi
suoi racconti di caccia e infine le risate destate dalle barzellette ci accompagnano sulla “mità” del fieno
secco, dove improvvisiamo il nostro letto e ci diamo
la buona notte. Ai primi alborì nanni ha già acceso
il fuoco e il vecchio Bortolo, puntuale, è sulla porta
della “Casera”: “Bon dì, tosati!”.
“Ben arrivato” fa il finanziere. “Non abbiamo tempo
da perdere, quando spunta il giorno dobbiamo essere sul posto altrimenti i camosci ci vedono” avverte
premuroso Bortolo. Nanni e Rocco sono designati
battitori e partono subito, dato il lungo cammino che
devono ancora percorrere.
Aspettiamo che Bortolo riposi un momento e quindi
leviamo anche noi le tende. Si cammina nel più completo silenzio, evitando ogni rumore; si odono solo il
canto degli uccelli e lo stano fremito della natura che
si risveglia.
Arriviamo all’altezza del cadino: un lungo pendio ricoperto di “mughi” ci si para davanti: lo attraversiamo
un po’ aiutandoci con le mani e con gli inevitabili scivoloni; poi attacchiamo traversalmente un ghiaione
puntando verso un grande masso che si erge superbo in mezzo ad esso, come uno scoglio in mezzo
all’oceano.
La prima posta è raggiunta: Bortolo, deposto il fucile vi si ferma. Noi continuiamo a salire affrontando
dapprima il bianco ghiaione sdrucciolevole e poi uno
Fatt
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scabroso passaggio di terzo grado. Dopo duecento
metri un altro scalino e quindi la seconda posta detta
del Bus, un incavo della roccia alto circa quattro metri
che permette di rimanere coperti.
“Gigio, questo è il tuo posto” mi dicono “se i camosci vengono dalla Banca longa, si dirigono verso di
noi, scendono e si parano davanti a te; nel caso che
salgano dal di sotto li vedi avvicinare con comodo,
spara a quelli che vengono alla tua sinistra e lascia
passare gli altri ai quali penseremo noi; in bocca al
lupo!”. Mi consegnano due cartucce calibro dodici e
se ne vanno in fretta. Ormai era giorno avanzato e
il sole innondava di luce la vallata. Mi sfilo il sacco
appoggiandolo alla roccia, mi levo la camicia tutta
bagnata, rivolto la giacca con la lana all’interno, in
modo da assorbire rapidamnete il sudore. “Un sorso
di grappa è proprio quello che ci vuole ora” penso.
Prendo la bottiglia e, nel mentre, testa all’indietro,
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stò per alzare il gomito, vedo una scena che mi fa
rimanere di stucco, con il braccio per aria: a circa
quattrocento metri, in alto, alla mia destra, dalla parte
donde dovevano giungere i battitori, tre camosci, una
famiglia completa, mi stavano osservando attoniti.
Rimangono lì a fissarmi un momento, quindi due se
ne vanno, seguiti a breve distanza dal maschio.
“Han tagliato la corda – mi dico – ma può darsi che ci
rivediamo” e finalmente posso bere indisturbato. Mi
siedo e faccio colazione. Il picco su cui avevo scorto
i camosci era solo una cinquantina di metri sotto la
terza posta e la sua base finiva nel sottostante ghiaione dove eravamo passati poco prima. Ero giovane
e inesperto, ma intui in un baleno la situazione che si
sarebbe venuta a creare. Certamente i camosci avevano visto i miei compagni che salivano, sarebbero
cesi verso il basso e, incappando nei battitori sarebbero fuggiti verso la prima posta dove era piazzato
Bortolo. Difatti ho subito la prova di non aver sbagliato. Sento dei sassi che rotolano, guardo attentamente: i camosci avevano proprio preso la via del costone e saltellando di cresta in cresta scendevano verso
il basso. Arrivati nel ghiaione volgono a sinistra verso
Bortolo. Passano davanti al masso… Ma che aspetta
Bortolo a sparare? Erano superbamente belli, d’un
vivo colore rosso, come gli zaini militari austriaci. Finalmente vedo dalla parte posteriore del masso salire una nuvoletta di fumo e subito dopo sento la secca
detonazione che l’eco restituisce cento volte trasformandola in una scarica di fucileria. I camosci come a
un ordine si voltano d’imporvviso e si dirigono verso
di me; nello stesso istante odo appena il grido di Bortolo: “Stà attento che arrivano!”.
“Ci siamo!” mormoro tra i denti, mentre un fremito
mi assale. Ricorderò sempre l’ansia, il batticuore, la
trepidazione di quei momenti. Riuscii però presto a
dominarmi. Uno dei camosci, probabilmente ferito,
stava perdendo terreno, gli altri ormai non gli vedevo
più: certamente stavano scalando il passaggio di terzo grado posto sotto di me; col fucile spianato sono
in attesa febbrile, quando ad un tratto sbucano ambedue da un canalone, a settanta metri, il maschio a
destra e il più piccolo di un anno a sinistra; quest’ultimo ignaro dell’insidia mortale: sessanta metri… cinquanta…premo il grilletto e il colpo parte:la bestia,
dopo un inutile tentativo di salto si abbatte al suolo
di schianto. Avrei potuto uccidere anche l’altro ma
mi attenni ai patti e lo lasciai andare; si arrampicò
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sulla roccia dove già era stato e scomparve. Scesi
rapidamente verso la mia prima vittima. Avrei voluto
gridare ai quattro venti la mia gioia ma ero muto dalla
gran contentezza. Giuntole vicino l’accarezzai a lungo, ammirandone la bellezza e la vigoria che la morte
non aveva potuto offuscare. Mi scossero le grida di
Bortolo: ”Venite che la femmina tenta di scapparmi!”.
Attesi gli altri e quando arrivarono mi chiesero: “E’
morto? Com’è andata? Raccontaci tutto”. Non chiedevo di meglio e li soddisfai. Chiesi al Pin di aiutarmi
a portare il camoscio, ma egli in quel momento sofriva di gelosia e rispose ascikutto: “Se l’hai ucciso
sarai pur in grado di portarlo!.... “Mi sobbarcai allora
da solo a quella fatica e scendemmo. Frattanto erano
sopraggiunti i battitori e Rocco aveva centrato in pieno la femmina. Il più anziano e il più giovane ebbero
così l’onore dei trofei.
Alla Casa Bianca ripresero il mio fucile ed entrammo
in Mezzano come trionfatori, con le due superbe vittime sulle spalle. La femmina tra me, Bortolo e Rocco,
il piccolo rimase loro. Anche mia madre di fronte a
un piatto di quella carne saporita, mi perdonò a condizone che il sabato prossimo domandassi perdono
a Dio.
Luigi Orsingher
CONTATORI
PER ACQUA POTABILE
SI RICORDA A TUTTI GLI UTENTI
DI RESTITUIRE IL TAGLIANDO RELATIVO
ALLA LETTURA DEL CONTATORE AL 31.12.2008
IL MEDESIMO È GIÀ STATO RECAPITATO
AL CONTRIBUENTE
SI TRATTA DELLA PARTE INFERIORE
DELLA BOLLETTA DEL SERVIZIO IDRICO 2007
INVIATA NELLO SCORSO MESE DI GIUGNO
NEL CASO FOSSE ANDATA SMARRITA
SI PUÒ RITIRARE LA CARTOLINA
PRESSO GLI UFFICI COMUNALI
www.mezzanoimer.com/mezzano/servidricointegmodulistica.htm
LA COMUNICAZIONE DOVRÀ AVVENIRE
ENTRO IL 31.1.2009
SI INFORMA CHE L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE
PROCEDERÀ SUCCESSIVAMENTE TRAMITE
I SUOI INCARICATI AD UNA VERIFICA A CAMPIONE
DELL’ESATTEZZA DELLE COMUNICAZIONI INVIATE.
PARROCO CHE VA
PARROCO CHE VIENE
Se ne è andato don Ferruccio, è arrivato don Giampietro. Nella vita apostolica del prete ci sta anche
che si debba lasciare una strada sicura e affidabile
per intraprenderne un’altra che, seppur eguale come
concetto, può per una serie di ragioni dimostrarsi
molto diversa. Così è toccato a don Ferruccio lasciare le rassicuranti parrocchie di Mezzano e Imer e a
don Giampietro lasciare il suo gregge di Nomi. Verso le nuove sfide. Don Ferruccio Furlan è stato per
undici anni il parroco unico di Mezzano – Imer. Sì
come nella dizione fascista, riferita al comune. E,
come spesso succede, anche laddove si sta bene
vicendevolmente, gli ordini superiori e il voto dell’ubbidienza hanno sentenziato l’avvicendamento. Se
ne va don Ferruccio Furlan, verso i lidi di Cavalese
e Masi di Cavalese. Anime numericamente più numerose. Intanto, di qua del passo Rolle altre anime
hanno pianto nel momento del commiato; molte, già
all’annunciazione, avvenuta tre mesi prima dell’effettiva partenza. Perché undici anni non sono stati solo
la storia personale e pubblica di don Ferruccio, ma lo
sono stati anche della nostra. Volati in un attimo da
quel 21 settembre del 1997, giornata di insediamento
dopo l’esperienza di Vallarsa, successiva a quella di
Borgo Valsugana. I dolori del lutto, le gioie dei matrimoni, le emozioni dei battesimi, la catechesi, le messe, tutto l’apostolato di don Ferruccio hanno di fatto
scandito ogni istante di questi 2850 abitanti per tutti
questi anni. Anche se ognuno il rapporto col parroco
l’avrà vissuto più o meno intensamente. Prete come
punto di riferimento, come un tempo lo erano anche
le figure storiche del maestro - a meno di clamorosi ritorni – e del dottore; decano, anche, negli ultimi
anni. C’è stata la festa del commiato a inizio settembre, condita di gags, canti, poesie e filmati. E, soprattutto, due messe - una a Mezzano, l’altra a Imer
- con lui che mai avrebbe voluto finissero o, forse,
Fatt
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frettoloso di chiuderle, per non lasciar troppo spazio
a un magone così. Le benedizioni impartite a fatica,
le ultime in quelle chiese che per ora non saranno più
sue. Con grande umiltà ha chiesto perdono ai suoi
fedeli. Però, ha anche invitato quei fedeli che lo sanno a chiedere perdono. Si porta dietro una macchina
nuova, un quadro (che è riprodotto in ultima pagina)
e, soprattutto, affetto e riconoscenza.
Che contano di più. Con lui, attendente anziano,
silenzioso e discreto, mamma Teresa. Il nuovo parroco, don Giampietro Simion, è subentrato a don
Ferrruccio a fine settembre. E’ ritornato, così, nella
sua Primiero, dopo un lungo girovagare. Il mandato
gli è stato conferito dal Vicario del Vescovo, Lauro
Tisi, nel corso di una solenne cerimonia nella chiesa
di Mezzano in cui le due comunità si sono raccolte
per una volta insieme. Don Giampietro è stato prima
ricevuto sulla piazza principale di Imer dal sindaco
Pio Decimo Bettega e, dopo una processione “laica” di trasferimento a Mezzano, dal primo cittadino,
Ferdinando Orler, all’ombra del tradizionale arco di
benvenuto, ornato da rami di pino. Sindaci e parroco
hanno auspicato una forte collaborazione reciproca,
pur nella logica autonomia delle parti. Don Gianpietro
in quell’occasione è stato presentato alle comunità
nella chiesa di Mezzano come prete duttile – molte
esperienze nel suo carniere, l’ultima a Nomi, presente a Mezzano con molti cittadini -, dotato di una forte
ironia – mirabile l’esordio sul pulpito “Prediche curte,
luganeghe longhe”, riprendendo un vecchio detto locale -, determinato. La comunità in questi pochi mesi
l’ha già conosciuto e in massima parte amato. Voce
forte e squillante, dal pulpito obbliga a seguire il suo
dire, sintetico, mirato, condito spesso – appunto – da
commenti sagaci e ironici. Che strappano, spesso,
volentieri un sorriso e, meno spesso, neppure un abbozzo.
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