comunicato stampa - Teatro Lirico di Cagliari

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comunicato stampa - Teatro Lirico di Cagliari
PAGLIACCI
LA TRAMA
Calabria, presso Montalto, il giorno della festa di Mezzagosto, fra il 1865 e il 1870.
Prologo
Il commediante Tonio rivolge al pubblico una raccomandazione da parte dell’autore: anche se sulla
scena si vedranno le maschere tradizionali, i farri non sono frutto di fantasia, ma sono ispirati al
vero, come veri sono i cuori che battono sotto le gabbane degli istrioni.
Atto I
Accolta festosamente da grandi e piccini, su un carretto trainato da un somaro, arriva in paese una
compagnia di attori girovaghi. Di fronte al rudimentale teatrino allestito per l’occasione, Tonio tenta
di aiutare Nedda, moglie del capocomico Canio, a scendere, suscitando la reazione del gelosissimo
marito. Invitato a bere da un gruppo di contadini, Canio si incammina con loro verso l’osteria,
prontamente imitato dall’amico Peppe, ma non da Tonio che, segretamente innamorato di Nedda,
vuole restar solo con lei. Chiacchierando con gli occasionali compagni, il capocomico tiene a
precisare che il teatro e la vita non sono la stessa cosa: certo non reagirebbe all’infedeltà di sua
moglie con la stessa leggerezza con cui Pagliaccio, il suo personaggio, accoglie il tradimento di
Colombina. Nedda è impensierita dall’insolito comportamento del marito, ma la luminosa giornata
estiva la induce ad abbondonare le preoccupazioni ed a perdersi languidamente nei sogni.
Accorgendosi di essere osservata da Tonio, lo invita a raggiungere gli altri all’osteria. Quando il
guitto le confessa il suo amore, la donna gli risponde con perfido sarcasmo e lo respinge colpendolo
sul viso con una frusta. Tonio si allontana risentito, minacciando di fargliela pagare. Subito dopo
Nedda è raggiunta da Silvio, altro suo spasimante, che vorrebbe convincerla ad abbandonare il
marito e la vita vagabonda. La donna lo invita a pazientare: è innamorata di lui, ma ha paura della
reazione del marito. Tonio, tornato di soppiatto sui suoi passi, ascolta, non visto, la conversazione
tra i due amanti e, per vendicarsi, va a riferire tutto a Canio. Il capocomico si precipita al teatrino; fa
in tempo a sentire la moglie dare appuntamento a qualcuno per la notte, ma non riesce a scoprire
l’identità del rivale che si è già dileguato alla vista. Per costringere Nedda a rivelare il nome
dell’uomo, Canio la minaccia con un pugnale. Peppe, sopraggiunto in quell’istante, lo trattiene e lo
disarma, invitandolo a calmarsi ed a prepararsi per la rappresentazione che sta per incominciare.
Convinto anche da Tonio che gli promette di stare all’erta per scoprire l’amante di Nedda, Canio
cela la disperazione sotto il trucco da Pagliaccio.
Atto II
Il pubblico attende con eccitazione l’inizio dello spettacolo; tra gli spettatori è presente anche
Silvio. Nel corso della commedia si vedono rispecchiate situazioni molto simili a quelle della vita
“reale”. Colombina (Nedda) è la moglie di Pagliaccio (Canio) e lo tradisce con Arlecchino (Peppe),
col quale progetta la fuga. Taddeo “lo scemo” (Tonio) è innamorato, non corrisposto, di Colombina.
Congedandosi da Arlecchino, Colombina-Nedda pronuncia le stesse parole che Canio le ha sentito
dire al misterioso amante poco prima. La coincidenza scatena la furia dell’uomo che riprende a
inveire contro la moglie. Nedda cerca inutilmente di ricondurre il marito nell’ambito della
commedia; Peppe vorrebbe intervenire, ma è trattenuto a viva forza dal vendicativo Tonio. Il
pubblico, impressionato dalla veemenza di Pagliaccio, non si rende conto che non si tratta più di
finzione scenica, finché l’uomo non afferra un coltello. Allarmato, Silvio sale sul palco sguainando
il suo pugnale, ma è troppo tardi. Nedda, colpita a morte, spira invocando il nome dell’amante,
rivelandone così l’identità al marito. Dopo aver ucciso anche Silvio, Canio, come istupidito, lascia
cadere il coltello annunciando la fine della commedia.
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