PIANO FAUNISTICO VENATORIO PROVINCIALE (PFVP) DELLA

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PIANO FAUNISTICO VENATORIO PROVINCIALE (PFVP) DELLA
PIANO FAUNISTICO VENATORIO PROVINCIALE (PFVP)
DELLA PROVINCIA DI COSENZA
RAPPORTO PRELIMINARE VAS
ALLEGATO 1
Dettaglio del contesto ambientale
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
INDICE
1
La componente ambientale “Acqua”................................................................................... 3
2
La tematica ambientale “Cambiamenti climatici”............................................................... 5
3
La tematica ambientale “Flora, fauna e biodiversità” ........................................................ 6
4
La componente/tematica ambientale “Suolo, sottosuolo, rischio” ................................. 98
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
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Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
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La componente ambientale “Acqua”
Nella tabella 1.1 sono riportati i dati disponibili per la valutazione della qualità biologica delle acque
superficiali. Si tratta di dati relativi all’indice I.B.E. (Indice Biotico Esteso)1, il cui scopo è quello di
formulare diagnosi di qualità di ambienti di acque correnti sulla base delle modificazioni nella
composizione della comunità di macroinvertebrati, indotte da fattori di inquinamento delle acque e
dei sedimenti o da significative alterazioni fisico-morfologiche dell'alveo bagnato. I dati illustrati
nelle figure sono stati elaborati per la provincia di Cosenza e sono relativi al periodo 2002-2006, a
seguito dell’applicazione del D.Lgs. 130/92.
CORSO D'ACQUA
SAVUTO
BUSENTO
PUNTO DI MONITORAGGIO
IBE
2002
Loc. Spineto (staz. SV-1)
7,5
Loc. ponte per Saliano (staz. SV-2)
11
Loc. ponte nuovo per Carpanzano
(staz. SV-3)
2003
2004
12,3
10
9,5
8,3
8
8,5
12
Loc. Persico (staz. SV-4)
10,3
8,5
8,5
10
Loc. sotto ponte per Nocera (staz.
SV-5) 8,6
8,6
6,6
6
Loc. Cotura (staz. B-1)
11,7
11
10
Loc. Madrigrano (staz. B-2)
10,7
11,3
9,5
Loc. piazza Valdese (staz. B-3)
5,5
6
6
Loc. Cerasia (staz. ES-1)
LAO
1
8,2
11
9,5
11,51
8
9
8,5
Loc. Patriarco (staz. ES-3)
7,5
7
6
Loc. Serricella (staz. MC-1)
10,1
9,6
7
Presso pompe di sollev. (staz. MC2)
6
4,5
7
SP bivio per Bisignano (staz. MC-3)
n.e.
n.e.
n.e.
Loc. Pianette (staz. L-1)
11
10
8
Loc. Petroso (staz. L-2)
10,3
10,5
8
Loc. Piano della Corte (staz. L-3)
10
9,5
8
Loc. Grotta del Romito (staz. L-4)
9,2
9,5
Loc. dep. Papasidero (staz. L-5)
9,6
9,2
9
9
7,1
7
10,3
12
11
11
Loc. Malopasso (staz. C-2)
8,6
10
8,5
9
Loc. Caricchio (staz. C-3)
8,6
8
7
confl. Torr. Annea (staz. C-4)
5,4
6,5
4,5
Loc.Bonicose (staz. L-6)
CRATI
8,6
8,5
Loc. S. Nicola (staz. ES-0)
Loc. Pauciuri (staz. ES-2)
9
9,4
C.da Vadue - Carolei (staz. B-2)
MUCONE
2006
8
Domanico (staz. B-1)
ESARO
2005
8
Loc. Craticello. (staz. C-1)
6
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente ARPACal
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Loc. Ferramonti (staz.C-5) 4
COSCILE
ABATEMARCO
4
4,5
3
7
ponte per Terranova (staz. C-6)
6
7
5,5
C.da Foce (staz. CS-1)
10
11
11,5
a valle di S. Rocco (staz. CS-2)
7,3
8
8
Loc. Cammarata (staz. CS-3)
7,6
7
7,5
10,5
9,5
8
5,5
Antistante vecchio rudere (staz. AB1)
Sotto ponte SS (staz. AB-2)
Loc. Gaddia (staz. AB-0)
Tabella 1.1
2
8
I.B.E. in Provincia di CS (2002-2006). Fonte: Rapporto sullo stato dell’Ambiente
Regione Calabria
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La tematica ambientale “Cambiamenti climatici”
Quale fonte di informazione relativa al contesto climatico si riporta il risultato a cui è pervenuta
l’ARPACal nella redazione dell’Indice di Qualità Climatica realizzato nell’ambito del progetto
Interreg IIIB Medocc, denominato Desertnet, per il quale è stato necessario indagare su una serie
di parametri climatici al fine di individuare sul territorio regionale le aree a rischio desertificazione2.
L’Indice di Qualità del Clima (CQI, Climate Quality Index) considera il cumulato medio climatico di
precipitazione, aridità ed esposizione dei versanti secondo la considerazione di fondo che la
distribuzione annuale e infra-annuale delle precipitazioni e la frequenza degli eventi estremi sono i
fattori che contribuiscono maggiormente alla degradazione del suolo nella regione arida e
semiarida del Mediterraneo.
Nella figura 2.1 è rappresentata la carta regionale dell’indice, mentre nella tabella 2.2 sono riportati
i dati di ripartizione delle classi di qualità climatica per la Provincia di Cosenza.
Provincia
Classe
Alta
COSENZA
Moderata
Bassa
%
45
54
1
Tabella 2.2
dati di ripartizione delle classi di
qualità climatica per la Provincia di Cosenza - Fonte
ARPACal
Figura 1.1 - Carta dell’indice di qualità climatica
(CQI) - Fonte ARPACal
2
Fonte PSR Calabria 2007-2013
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La tematica ambientale “Flora, fauna e biodiversità”
Le fonti utilizzate per i dati riferiti alla componente/tematica “flora, fauna e biodiversità”, di seguito
riportati, sono:
♦ Piano di Gestione dei SIC della Provincia di Cosenza;
♦ Studio del Dipartimento di Ecologia – UNICAL per la revisione regionale delle ZPS - DGR
350 del 5 maggio 2008;
♦ Quadro Conoscitivo del PFVP.
Inquadramento territoriale, sistemi ambientali, vegetazione e biodiversità
Nella Provincia di Cosenza si possono distinguere le seguenti unità geomorfologiche: il massiccio
calcareo dolomitico del Pollino che rappresenta la propaggine meridionale della catena
appenninica, la Catena Costiera Tirrenica e l’Altopiano Silano appartenenti al complesso dell’Arco
calabro-peloritano.
Le pianure sono di origine alluvionale e si sviluppano in corrispondenza dei principali corsi
d’acqua: la più ampia è rappresentata dalla piana di Sibari lungo il tratto terminale del fiume Crati.
In generale la vegetazione si diversifica secondo fasce altitudinali che partono dal livello del mare
fino alle cime montuose più alte. Il piano basale è caratterizzato dal dominio delle sclerofille:
leccete, macchia mediterranea, garighe. Si può distinguere una fascia mediterraneo-arida (OleoCeratonion) ed una fascia mediterraneo-temperata (Quercion ilicis).
A partire dai 700-800 fino a circa 1000-1100m s.l.m. si sviluppa la fascia delle caducifoglie
termofile caratterizzata da boschi di querce decidue quali il cerro e, più raramente, altre querce
(Quercus frainetto, Q. dalechampii, Q. petraea), aceri (Acer neapolitanum, A. monspessulanum, A.
campestre) e l’ontano napoletano (Alnus cordata). A questa fascia appartengono anche i boschi di
castagno.
A quote maggiori, in genere tra i 1100 e i 1600 m s.l.m., la maggiore rigidità del clima favorisce la
dominanza del faggio. In situazioni di maggiore aridità e povertà di suolo la faggeta cede il posto
alle estese pinete di Pino laricio, soprattutto in Sila, mentre sul Pollino sono presenti popolamenti
di Pino loricato Pinus leucodermis. Sul Massiccio del Pollino, oltre i 2000m di quota, si può
distinguere una fascia di vegetazione erbacea d’altitudine, oltre il limite degli alberi, caratterizzata
da prati a Sesleria tenuifolia, particolarmente ricchi di specie rare e interessanti dal punto di vista
fitogeografico.
La provincia comprende tutte le fasce altitudinali presenti in Calabria, a partire dal livello del mare
fino alle cime più alte del versante meridionale del Massiccio del Pollino (oltre i 2200m s.l.m.).
Secondo la classificazione di Rivas-Martinez (1999) nel nostro territorio si possono distinguere le
seguenti fasce bioclimatiche:
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TERMOMEDITERRANEO SUPERIORE (T= 16-18°C; It da 350 a 399). Il clima è caratterizzato da una
spiccata aridità estiva (3 mesi) e da precipitazioni localizzate soprattutto nei mesi autunnali (ottobre
risulta il mese più piovoso). Questo termotipo caratterizza le stazioni più termofile del territorio e
sul versante jonico si estende fino a circa 300m di quota (Rossano, Calopezzati). Questa area è
caratterizzata da boschi termofili di Querceta ilicis.
MESOMEDITERRANEO (T= 13-16°C; It da 349 a 210). Sul versante jonico interessa una fascia
altitudinale compresa tra i 300 e i 770 m slm. Nel versante occidentale rientrano in questo bioclima
anche stazioni poste a quote inferiori (Cosenza, 250 m s.l.m.) La temperatura media annua risulta
compresa tra i 15° e i 12,9° C e le precipitazioni, concentrate prevalentemente nei mesi autunnali,
sono comprese tra i 1044 e 1399 mm di pioggia annui. Tale fascia risulta caratterizzata da boschi
mesofili dell’Erico-Quercionilicise, limitatamente al mesomediterraneo superiore con querceti
caducifogli dei Quercetalia pubescenti - petraeae.
SUPRAMEDITERRANEO (T= 8-13°C; It da 209 a 70). Caratterizza una fascia altitudinale compresa tra
i 770 e i 1050 m di quota. Il clima è caratterizzato da un breve periodo di aridità estiva con
precipitazioni massime in autunno. Le precipitazioni medie annue variano dai 1184 ai 1419 mm, e
le temperature medie sono comprese tra i 10,8 e i 12,2°C. Le formazioni vegetali che
caratterizzano questo termotipo sono soprattutto querceti caducifogli mesofili e, verso il limite
superiore, le pinete a pino calabro.
MONTANO (T= 6-10°C; It da 180 a 50). Questo bioclima comprende le stazioni situate al di sopra
dei 1100 m fino ai 1700 m s.l.m, caratterizzate da precipitazioni consistenti sia in autunno che in
inverno (l’ombrotipo delle stazioni varia da iperumido inferiore a subumido superiore). La
vegetazione caratteristica di questa fascia è rappresentata da foreste a Fagus sylvatica.
Mappa bioclimatica (Blasi et all. 2001):
11 - Mediterraneo oceanico;
21 - Mediterraneo oceanico di transazione;
31 - Temperato oceanico;
33 - Temperato oceanico semicontinentale;
41 - Temperato oceanico di transizione;
42 - Temperato oceanico semicontinentale di
transizione.
Figura 3.1 - MAPPA BIOCLIMATICA (Blasi et all. 2001)
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Per quanto riguarda l’uso del suolo, in base al sistema di classificazione CORINE Land-Cover, in
provincia di Cosenza il 23% del territorio è occupato da boschi di latifoglie, il 14% da seminativi in
aree non irrigue, l’11% da boschi di conifere, il 10% da oliveti, l’8% da colture annuali associate a
colture permanenti ed il 6% da boschi misti. Circa il 46% del territorio è destinato a colture
intensive.
Figura 3.3 - Mappa CORINE Land Cover, IV livello - MATTM 2006
In generale nel territorio provinciale possono essere individuati diversi sistemi ambientali definiti in
conformità a caratteristiche fisiche e geografiche:
ambito montano del massiccio del Pollino
ambito montano della Sila
ambito collinare del versante della Sila Greca
pendici del Pollino
versante tirrenico del Pellegrino
ambito vallivo della valle del Crati
ambito fluviale del fiume Crati
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ambito fluviale del fiume Trionto
ambito litoraneo della costiera tirrenica e quello della costa jonica (Brandmayr et al.,
1998).
Di seguito la mappa delle serie della vegetazione (Bernardo et al., 2005):
Figura 3.4 - MAPPA DELLE SERIE DELLA VEGETAZIONE (Bernardo et al., 2005)
5 - Serie appennica degli arbusteti altomontani a ginepro nano (talvolta a mosaico con la serie del
pino
loricato);
17 - Serie sud-appenninica delle faggete microterme;
18 - Serie sud-appenninica delle faggete termofile;
49 - Serie sud-appenninica delle cerrete mesofile neutro-subacidofile;
51 - Serie sud-appenninica dei boschi acidofili supramediterranei di farnetto;
64 - Serie sud-appenninica mesomediterranea acidofila della quercia virgiliana talvolta a mosaico
con sughera, leccio e farnetto;
65 - Serie sud-appenninica termomediterranea della quercia virgiliana;
70 - Serie mesomediterranea umida basifila del leccio;
82 - Serie costiera termomediterranea della macchia a mirto e lentisco;
88 - Geosigmeto meridionale ripariale edafoigrofilo e planiziale dei boschi a ontano, farnia e pioppo
bianco;
92 - Geosigmeto termomesomediterraneo della vegetazione delle fiumare;
94 - Geosigmeto costiero della vegetazione psammofila, retrodunale e alofila delle spiagge e dei
sistemi dunari recenti.
Nel territorio provinciale si possono individuare le seguenti unità di vegetazione potenziale:
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sistema di vegetazione delle coste sabbiose,
sistema di vegetazione delle scogliere,
vegetazione forestale mediterranea dei substrati cristallini,
vegetazione forestale mediterranea dei substrati calcarei,
vegetazione forestale montana dei substrati cristallini,
vegetazione forestale montana dei substrati calcarei,
pascoli montani del massiccio del Pollino,
vegetazione fluviale e delle aree umide.
Alcune di queste unità allo stato attuale sono ancora ben rappresentate nel territorio, soprattutto in
ambito montano, mentre altre tipologie sono state profondamente alterate e frammentate
dall’attività antropica. In particolare le foreste mediterranee del piano basale, che dovevano
caratterizzare la piana di Sibari, sono completamente scomparse e sostituite da coltivazioni
estensive arboree e da seminativi.
Il litorale sabbioso è caratterizzato da zone di vegetazione ben differenziate, costituite da specie
psammofile che grazie a particolari adattamenti morfologici e fisiologici riescono a vivere in un
ambiente piuttosto ostile alla vita vegetale. Dalla linea della battigia procedendo verso l’interno, si
ha una seriazione della vegetazione: si distinguono, infatti, le dune costiere o primarie, dune
bianche o secondarie e dune grigie o stabilizzate. Ciascuna di esse costituisce un habitat con
caratteristiche ambientali peculiari.
Le scogliere marittime e le falesie costituiscono forse l’elemento paesaggistico più suggestivo di
tratto tirrenico dell’area. Anche in questo caso si tratta di comunità specializzate, capaci di
resistere ai costanti spruzzi di acqua marina; molte sono le specie ad habitus succulento, risultato
di un adattamento estremo all’aridità fisiologica determinata dalle alte concentrazioni di sale.
La vegetazione è fortemente discontinua a causa del substrato particolarmente duro che può
essere colonizzato solo lungo le linee di frattura e negli anfratti dove si accumulano le sostanze
organiche; le superfici rocciose ospitano ricche comunità di licheni.
Il complesso di vegetazione delle rupi è in genere caratterizzato dalla dominanza di specie legnose
a portamento pulvinare o strisciante: comunità a Dianthus rupicola ed a Capparis spinosa sulle
falesie più ripide, garighe ad Euphorbia dendroides e Artemisia arborescens sui pendii meno
acclivi.
La vegetazione potenziale della fascia basale del territorio è rappresentata dalla lecceta, che trova
il suo optimum sulle superfici inclinate e povere di suoli, favorita dall’apporto di aria umida
proveniente dal mare. La lecceta dei substrati acidi caratteristici del versante della Sila Greca è
caratterizzata dalla ricchezza di elementi acidofili quali l’erica arborea, il corbezzolo, etc. Su
calcare al leccio si associano specie quali Acer campestre, Fraxinus ornus, Corylus avellana,
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Sorbus domestica, Ostrya carpinifolia. Lo strato arbustivo è caratterizzato da Coronilla emerus,
Prunus spinosa, Crataegus monogyna.
Spesso ai boschi sempreverdi di leccio si alternano o si mescolano formazioni a querce decidue
termofile come la roverella (Quercus virgiliana), intercalate da ampie aree coltivate.
Questi boschi, anche se notevolmente impoveriti e degradati, rappresentano lembi relitti della
vegetazione forestale originaria del piano basale e rappresentano delle isole di biodiversità in un
territorio antropizzato. Più frequenti sono gli aspetti di degradazione delle foreste mediterranee
rappresentate da macchia a Erica arborea su substrati silicei, Erica multiflora su calcare.
Dappertutto sono presenti arbusteti a Spartium junceum e Cistus salvifolius, specie legnose capaci
di colonizzare aree non più coltivate.
La fascia sub-montana è caratterizzata da fitocenosi a querce caducifoglie mesofile caratterizzate
prevalentemente da Cerro (Quercus cerris) e Farnetto (Quercus frainetto) a cui si associano altre
specie arboree come Quercus pubescens, Acer pseudoplatanus, Sorbus torminalis. Il Castagno
(Castanea sativa) si sostituisce spesso ai querceti originari. A quote superiori ai 1000m slm
l’essenza
arborea
dominante
è
rappresentata
dal
faggio
(Fagus
selvatica),
sostituito
frequentemente dal pino laricio sui rilievi silani e da nuclei di pino nero (Pinus nigra) e pino loricato
(Pinus leucodermis) sul massiccio del Pollino.
Solo sulle cime più alte del Pollino si ha una fascia di vegetazione extrasilvatica caratterizzata da
praterie di tipo alpino con specie tipiche dei Sesleretalia tenuifoliae e dei Brometalia erecti. Tali
praterie sono una diretta testimonianza delle antiche vicende floristiche di questi monti: sono
presenti, infatti, specie medioeuropee, orofite sud-europee, balcaniche, mediteraneo-montane ed
endemiche dell’Appennino (Bernardo, 1995).
Una parte rilevante del territorio della provincia è caratterizzata dalla valle del fiume Crati che, nei
tratti meno antropizzati, conserva lembi di vegetazione forestale costituita da ontanete, pioppeti e
saliceti. Lungo il corso del fiume sono presenti ambienti acquitrinosi e lacustri d’origine artificiale
quale il lago di Tarsia e naturale (stagni temporanei mediterranei), che rappresentano
importantissimi serbatoi di biodiversità sia vegetale che animale.
Il settore calcareo del Pollino è attraversato da valloni umidi fortemente incassati che ospitano una
vegetazione forestale igrofila caratterizzata prevalentemente da salici (Salix eleagnos, Salix gr.
alba, Tilia plathyphyllos, Ficus carica, Ostrya carpinifolia, Salix purpurea).
I terreni coltivati nella zona planiziale sono attraversati da un complesso sistema di canali di
irrigazione su cui si rinvengono fitocenosi igrofile erbacee caratterizzate dalla presenza di Arundo
donax, Phragmites australis, Typha latifoglia.
I coltivi a riposo o abbandonati di recente sono colonizzati da una vegetazione erbacea a
graminacee perenni ed a Inula viscosa, Daucus carota, Pteridium aquilinum, Leontodon
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tuberosum, Plantago lanceolata, Trifolium sp. pl., sempre intercalati a siepi e lembi di macchia a
Spartium junceum e Rubus sp. e filari alberati di Quercus pubescens.
Il pascolo intenso favorisce la comparsa di specie nitrofile quali Asphodelus microcarpus, Cirsium
vulgare, etc.
L’Indice di Qualità della Vegetazione permette di caratterizzare la qualità vegetazionale del
territorio; esso è stato calcolato dall’ARPACal nel 2007 con il Progetto Interreg IIIB Medocc,
denominato DESERTNET, calcolato secondo i seguenti indicatori: rischio d’incendio della
vegetazione e sua capacità di recupero; protezione dall’erosione nei confronti del suolo; resistenza
all’aridità e percentuale di copertura del manto vegetale (soprattutto della componente arboreoarbustiva). Dal prodotto geometrico delle diverse componenti si è ottenuto l’indice di qualità della
vegetazione: VQI= (rischio d’incendio*protezione dall’erosione *resistenza alla siccità*copertura
del terreno) Dall’analisi condotta, il territorio risulta in gran parte caratterizzato da medio-basso
grado di qualità, soprattutto nella fascia basale e collinare dove le formazioni forestali originarie
sono pressoché scomparse da estese porzioni di territorio o sostituite da rimboschimenti soggetti a
sfruttamento per la produzione di legname. Solo il 17% del territorio è caratterizzato da alta qualità
della vegetazione: si tratta di aree quasi tutte localizzate nella fascia montana caratterizzate dalla
persistenza di estese foreste decidue e sempreverdi in buono stato di conservazione.
VQI - INDICE DI QUALITÀ DELLA VEGETAZIONE – Provincia di Cosenza
Alta 20%
Moderata 23
Bassa 58
Figura 3.5 - Carta dell’indice di qualità vegetazionale (VQI) - Fonte: ARPACAL
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Flora
Le conoscenze floristiche del territorio della provincia di Cosenza sono allo stato attuale a macchia
di leopardo: ci sono infatti aree oggetto di studi approfonditi e territori estremamente carenti di dati
flogistici e vegetazionali.
Dall’inizio del secolo scorso, i rilevi montuosi del Pollino e della Sila hanno beneficiato di importanti
studi, per cui si può far riferimento a numerosi contributi scientifici recenti e meno recenti (Albo G.
1935, Bonin G. 1969, Sarfatti G.1959, Sarfatti G. 1965; Ballelli S. & Venanzoni R. 1993).
Molto meno indagati sono invece i rilievi della Catena Costiera, le aree collinari e la fascia costiera
per i quali esistono contributi relativi a territori poco estesi. In generale, secondo la recente mappa
delle conoscenze floristiche della Società Botanica Italiana, per la maggior parte del territorio
provinciale si dispone solo di “dati generici”. Relativamente ai Siti di Interesse Comunitario di
competenza della Provincia solo per pochi di essi esistono contributi relativamente recenti e
approfonditi tali da permettere una buona quantificazione e valutazione della flora (Isola di Dino,
Isola di Cirella, Foce del Crati).
Per quanto riguarda la flora a rischio, nella rete di siti della provincia ricadono le popolazioni di due
specie incluse nell’allegato II della Direttiva Habitat quali Dianthus rupicola e Primula palinuri.
Numerose sono le specie incluse nella Lista Rossa Nazionale e Regionale dell’ANPA (Conti et al.,
1997).
I trend demografici di alcune specie rare forniscono spesso informazioni direttamente correlabili
allo stato di conservazione degli habitat ed ai fattori di pressione. In tabella sono presentate le
specie a rischio segnalate nelle schede Natura 2000, il loro status di conservazione secondo le
categorie IUCN (International Union for Conservation of Nature and Natural Resources), ed i siti
provinciali in cui sono presenti.
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Figura 3.6 – Specie a rischio
I criteri usati per classificare il grado di pericolo che una specie corre, consistono in 9 categorie
IUCN:
EX: EXSTINT - estinta
EW: EXINT IN THE WILD - estinta in natura
CR: CRITICALLY ENDANGERED - gravemente minacciata
EN: ENDANGERED - minacciata
VU: VULNERABLE - vulnerabile
NT: NEAR THREATENED - quasi minacciata
LR: LOWER RISK - rischio minore
DD: DATA DEFICIENT - dati insufficienti
NE: NOT EVALUATED - non valutato
Una specie viene definita a rischio di estinzione quando rientra in una delle categorie CR, EN, VU,
NT.
Fauna
La fauna della provincia è ricca di specie d’interesse conservazionistico. Tra le specie dell’Allegato
II della direttiva “Habitat” sono stati segnalati nei SIC della provincia:
mammiferi (vespertilio di Capaccini o vespertilio dalle dita lunghe - Myotis capaccinii,
vespertilio maggiore - Myotis myotis, ferro di cavallo minore - Rhinolophus
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hipposideros o Rhinolophus. ferrumequinum, miniottero - Miniopterus schreibersii,
barbastello - Barbastella barbastellus, lupo grigio - Canis lupus, lontra europea - Lutra
lutra, etc.);
rettili (cervone - Elaphe quatuorlineata, Tartaruga di terra o Tartaruga di Hermann Testudo hermanni, testuggine palustre- Emys orbicularis, etc.),
anfibi (Ululone appenninico - Bombina pachypus, tritone crestato - Triturus carnifex,
salamandrina dagli occhiali - Salamandrina terdigitata),
invertebrati (falena dell’edera - Euplagia quadripunctaria, arge - Melanargia arge,
Euphydryas aurinia, cerambice della quercia - Cerambix cerdo, Rosalia alpina,
bupreste spendida - Buprestis splendens, Cucujus cinnaberinus, etc.).
Numerose sono le specie ornitiche segnalate ai sensi della Direttiva “Uccelli” 79/409, tra cui si
segnalano Ciconia nigra, Milvus milvus, Falco biarmicus e Neophron percnopterus.
La fauna calabrese mostra elementi di grande interesse biogeografico vista la posizione della
regione che si protende nel Mediterraneo verso il continente africano.
Tra le altre specie d’interesse conservazionistico sono segnalate alcuni endemismi quali Triturus
italicus, Rana italica e Hyla intermedia, Triturus alpestris inexpectatus etc.
Dagli studi condotti dal WWF sul territorio regionale, le specie animali a rischio di estinzione sono il
Lupo, il Capovaccaio, il Cavalluccio Marino e la Testuggine Palustre.
Per quanto riguarda il Lupo, in particolare, grazie alle politiche di difesa poste in atto sull’intero
territorio nazionale, gli esemplari che si contano oggi, su buona parte del sistema appenninico
meridionale, si aggirano in Calabria intorno alle 500 unità.
Specie cacciabili
Delle 57 specie (58 considerando distinte le due sottospecie di Cornacchia) di Uccelli e Mammiferi
indicate come cacciabili dalla L.N. 157/92, 42 possono considerarsi presenti sul territorio
provinciale in stato di naturale liberta, se pur con tempi, modalita e consistenza di popolazione
molto diverse tra loro. Si tratta, nel complesso, di 38 specie di Uccelli e 4 specie di Mammiferi.
Uccelli. L'elenco comprende 24 Non-passeriformi (9 anatidi, 4 fasianidi, 3 rallidi, 6 caradridi, 2
columbidi) e 14 Passeriformi (1 alaudide, 4 turdidi, 4 corvidi, 1 sturnide, 2 passeridi e 2 fringillidi).
Anatidi (Anatidae):Germano reale Anas platyrhynchos; Alzavola Anas crecca; Canapiglia Anas
strepera; Fischione Anas pene/op; Codone Anas acuta; Marzaiola Anas querquedula; Mestolone
Anas clipeata; Moriglione Aythya ferina; Moretta Aythya fuligula
Sono per la quasi totalità specie svernanti in provincia di Cosenza, ossia principalmente presenti
nel corso della stagione invernale. Solo il Germano è sedentario e nidificante (se pur in numero
limitato di coppie), mentre la Marzaiola si rinviene quasi esclusivamente nel passo primaverile. Nel
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periodo invernale, le specie di presenza più costante e numerosa sono il Germano, l'Alzavola ed il
Fischione. Le maggiori concentrazioni si rinvengono sui bacini lacustri (artificiali), in particolare la
riserva di Tarsia (dove Germano e Alzavola possono essere presenti con una o due centinaia di
individui svernanti) ed il lago Cecita, particolarmente frequentato anche dal Fischione (fino a 150200 individui). Quest'ultima specie sverna anche regolarmente nelle zone costiere (foce del Crati).
Tutte le altre specie sono di presenza costante, ma molto più limitata numericamente (in
particolare per Canapiglia, Codone e Mestolone le concentrazioni non raggiungono in genere la
decina d'individui).
Gli anatidi sono le uniche specie cacciabili per le quali siano stati sino ad ora realizzati, ad opera
del Laboratorio di Zoologia dell'Unical, accurati censimenti di popolazione nella provincia (cfr.
CERASO, 1994 e dati inediti). Tali operazioni dovrebbero comunque essere ulteriormente
incentivate e soprattutto condotte regolarmente su tutti i principali bacini lacustri presenti sul
territorio.
Fasianidi (Phasianidae): Coturnice Alectoris greca; Starna Perdix perdix; Quaglia Coturnix
coturnix; Fagiano Phasianus colchicus.
Sono specie (potenzialmente) nidificanti nella provincia, di cui tre sedentarie ed una migratoria, la
Quaglia, che è anche l'unica ad essere ancora relativamente comune e diffusa sul territorio in via
del tutto naturale. Questa specie è anzi localmente presente (zone montuose) con densità di
popolazione consistenti, in particolare sull'altopiano silano, dov'è strettamente legata a pratopascoli e colture cerealicole (sul Pollino raggiunge i 1900 m di altitudine). La Coturnice ha subito
un marcatissimo declino di popolazione rispetto agli inizi del secolo. Le praterie sassose e rupestri
del Pollino costituiscono ora la principale roccaforte della specie nella provincia, ma anche qui è
tutt'altro che comune (dati archivio UNICAL). Considerate la ristrettezza d'areale e la limitata
consistenza delle popolazioni, la Coturnice dovrebbe essere, almeno temporaneamente, esclusa
dall'elenco delle specie cacciabili nella Provincia, in attesa che studi mirati ne definiscano meglio lo
status distributivo e le tendenze dinamiche.
Starna e Fagiano sono oggetto da anni di intensi "ripopolamenti" venatori, quest’ultimo, nonostante
il consistente numero di capi annualmente liberati, sembra sopravvivere autonomamente solo in
poche localita (ad es. aree boscate piu fresche alle pendici del Pollino). Il Fagiano deve comunque
essere stata una presenza piuttosto localizzata anche in passato nella Provincia, probabilmente
per ragioni climatiche. Forse è questa una delle ragioni che contribuisce - insieme alla probabile
inadeguatezza dei tempi e dei modi di rilascio, all'inidoneita dei capi ed al bracconaggio - al
regolare insuccesso delle operazioni di ripopolamento.
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Rallidi (Rallidae):Porciglione Rallus acquatícus, Gallinella d'acqua Gallinula chloropus, Folaga
Fulica atra
Si tratta di tre specie di scarsissimo interesse venatorio, o per la limitata presenza sul territorio
(Porciglione) o per la scarsa appetibilità (Gallinella, Folaga). Tutte e tre sono legate ad ambienti
acquatici e palustri. La Gallinella d'acqua, sedentaria e nidificante, è la specie più diffusa,
potendosi accontentare di superfici idriche anche molto limitate (ad es., i piccoli invasi d'irrigazione
presenti sull'altopiano silano). La Folaga è specie invernale, relativamente numerosa sui laghi
silani fino al gelo delle acque (sino ad un centinaio d'individui). Il Porciglione si riproduce, forse, in
qualche residuo ambiente palustre, a cui e comunque legato anche nei periodi di passo o
invernale. Se si considerano la sporadicita di presenza, il non ottimale status distributivo anche a
livello nazionale, oltre che lo scarso interesse venatorio, questo rallide dovrebbe essere escluso
dalle specie cacciabili nella provincia.
Caradridi (Charadriidae): Pavoncella Vanellus vanellus, Combattente Philomachus pugnax,
Frullino Lymnocryptes mínimus, Beccaccino Gallinago gallínago, Beccaccia Scolopax rusticola,
Pittima reale Limosa limosa.
Solo due sono oggetto di caccia tradizionale, la Beccaccia ed il Beccaccino. La Beccaccia, in
particolare, costituisce una delle principali specie venatorie a livello locale, ma pochissimo è noto
riguardo lo status ecologico-distributivo e dinamico delle sue popolazioni (se non che è specie non
nidificante nella regione, presente nel periodo autunno-invernale, soprattutto da ottobre a
dicembre, ed amante delle zone forestali fresche). Il numero, probabilmente molto elevato, di
esemplari uccisi ogni anno (si registrano comunque fluttuazioni più o meno marcate) conferma
l'importanza del territorio cosentino, e calabrese in genere, come area di sosta migratoria ed anche
di svernamento per questa specie;
Il Beccaccino era specie definita "abbondantissima". II prosciugamento e la bonifica della quasi
totalità degli ambienti umidi e palustri della provincia rende ora la sua presenza molto più
localizzata e numericamente ridotta. Una delle zone attualmente più frequentate è la piana di
Sibari ed, in particolare, l'area risicola. Sia qui che, piu occasionalmente, nella riserva di Tarsia,
non é infrequente rilevare concentrazioni di un centinaio di esemplari in periodo migratorio (dati
archivio UNICAL).
Il Frullino ha una fenologia stagionale ed esigenze ecologiche simili alla specie precedente, ma la
sua presenza nella provincia é estremamente più sporadica (la specie e peraltro pochissimo
conosciuta a livello locale). II suo sfavorevole status a livello europeo (TUCKER & HEarn, 1995) ne
consiglia I'esclusione tra le specie cacciabili nella provincia.
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Delle tre rimanenti specie di caradridi, solo la Pavoncella mostra una consistenza di popolazione
significativa nella provincia. Questa specie sverna regolarmente ogni anno con una popolazione
che può forse stimarsi a qualche centinaio di individui, presenti lungo la valle del Crati, sino alla
piana di Sibari. Concentrazioni di 100-200 d'individui si possono osservare non raramente negli
ambienti piu favorevoli (riserva di Tarsia ed area risicola).
La presenza del Combattente è quasi esclusivamente limitata al periodo di passo primaverile
(aprile-maggio) ed alla zona delle risaie di Sibari (massima concentrazione registrata: 100-150
individui). Del tutto rara, limitata a singoli individui, nella stessa zona, per lo stesso periodo
stagionale è presente la Pittima reale. Considerata dunque la rarità delle due specie sul territorio
provinciale in periodo venatorio, la caccia ad entrambe dovrebbe logicamente essere vietata.
Columbidi (Columbidae):Colombaccio Columba palumbu, Tortora selvatica Streptopelia turtur,
Si tratta di due specie nidificanti nel cosentino, sedentaria la prima, migratoria ed estiva la seconda
(da aprile a settembre-ottobre). Il Colombaccio risulta relativamente diffuso, e localmente anche
abbastanza frequente, negli ambienti forestali, in particolare in pinete e faggete d'alto fusto. Il
passo di contingenti nordici accresce le popolazioni locali in periodo migratorio, in particolare
quello autunnale (flussi anche consistenti si concentrano allora in alcune zone di valico, come la
zona di Potame-M.te Cocuzzo). La Tortora selvatica appare complessivamente molto meno diffusa
come nidificante e limitata ai boschetti ed agli ambienti semi-alberati delle zone di bassa quota.
Segnalata in passato come migratore "abbondantissimo"
la Tortora appare ora molto meno
numerosa di un tempo. Nulla è noto sull'entità attuale di consistenza dei flussi migratoria.
Alaudidi (Alaudidae):Allodola Alauda arvensis
E' il passeriforme oggetto del maggior interesse venatorio. L'allodola è specie sedentaria e
nidificante, piuttosto diffusa su tutto il territorio provinciale (da circa 400-500 m ai 2200 m s.l.m.
della cima del Pollino), le cui popolazioni locali si accrescono in periodo autunno-invernale anche
per l'arrivo di migratori nordici. Le densità delle popolazioni nidificanti variano comunque a
seconda degli ambienti e delle località. L'area più densamente popolata è certamente costituita dai
prato-pascoli dell'altopiano silano, dove peraltro la specie è sottoposta ad una intensissima
pressione venatoria. L'entita del prelievo annuale è del tutto sconosciuto, ma di certo raggiunge un
ordine delle migliaia di individui ("carnieri" di diverse decine d'individui sembrano essere piuttosto
frequenti). L'aspetto piu deleterio di questa caccia è, oltre all'entita incontrollata del prelievo, che
essa coinvolge (si ritiene involontariamente) anche altre specie di alaudidi protetti - molto meno
comuni sul territorio cosentino - legate agli stessi ambienti e generalmente confuse con le Allodole.
E' il caso della Tottavilla Lullula arborea, della Cappellaccia Galerida cristata, della Calandrella
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Calandrella bracítydactyla e, soprattutto, della Caladra Melanocorypha calandra. Questa specie è,
ormai rara anche a livello internazionale.
Turdidi (Turdidae):Merlo Turdus merula, Cesena Turdus pilarís, Tordo bottaccio Turdus
philomelos, Tordo sassello Turdus iliacus
Si tratta di quattro delle cinque specie di "grossi" turdidi presenti nella provincia (la quinta specie, la
Tordela Turdus viscivorus, nidificante e sedentaria nelle zone montane, é preclusa alla caccia). Ad
esclusione del Merlo, sedentario è nidificante più o meno ovunque, sono uccelli di presenza
essenzialmente migratoria ed invernale sul territorio (il Tordo bottaccio raggiunge il punto piu
meridionale del suo areale riproduttivo italiano proprio sul Pollino). Merlo e Tordo bottaccio sono
anche le due specie di presenza più numerosa, quelle dunque di maggior interesse venatorio (la
Cesena ed il Tordo sassello capitano infatti in modo molto piu sporadico e numericamente scarso).
Sono del tutto assenti dati sulla fenologia, la localizzazione geografica e le preferenze d'habitat
delle popolazioni di Tordo bottaccio svernanti sul territorio.
Corvidi (Corvidae): Ghiandaia Garrulus glandariu, Gazza Pica pica, Taccola Corvus monedul,
Cornacchia Corvus corone (ssp. cornix)
L'interesse venatorio dei corvidi risiede unicamente nel loro asserito ruolo di "nocivi" alla fauna
selvatica. In effetti, le conoscenze del mondo venatorio al loro riguardo si basano molto spesso su
una scarsa tendenza a distinguere le diverse specie (sono, di regola, comunitariamente
denominati "corvi"). Delle quattro specie cacciabili (il Corvo imperiale Corvus corax, unico altro
corvide presente in Calabria, é protetto), due, la Ghiandaia e la Taccola, posseggono una biologia
ed un ruolo trofico che rendono del tutto trascurabile il loro "impatto" sulle comunita animali o sulle
attivita agricole. Tutte e due le specie sono sedentarie e nidificanti in provincia; la prima è comune
e diffusa in tutti gli ambienti forestali, la seconda è localizzata in colonie, di qualche decina
d'individui in genere, site in strutture artificiali (ponti autostradali, edifici abbandonati o storici, ecc.)
o anche in siti rupestri.
La Gazza, sedentaria e nidificante in tutto il territorio (raggiunge i 1200-1300 m sull'altopiano
silano), ha mostrato in anni recenti ed in tutta Italia, una marcata tendenza espansiva delle
popolazioni. La specie è accresciuta numericamente anche in Calabria, dov'è ora decisamente
numerosa (sono noti dormitori invernali di circa 200 individui; dati archivio UNICAL). II regime
alimentare opportunista e le abitudini predatorie rendono questo corvide potenzialmente influente
sulla consistenza di altre specie (ama predare, ad esempio, le uova o i piccoli di varie specie). Un
controllo numerico delle popolazioni locali, teoricamente ipotizzabile, dovrebbe pero essere basato
su ricerche finalizzate che ne chiariscano la distribuzione eco-geografica, le densità di
popolazione, la biologia riproduttiva ed il regime alimentare.
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Un discorso a parte merita la Cornacchia, presente in Calabria unicamente nella forma "grigia"
(spp. cornix). Si tratta certamente una delle specie di Uccelli piu comuni ed ampiamente diffuse
nella regione, tanto in zone costiere quanto in zone montane interne. In diverse aree della
provincia di Cosenza, sia planiziali che d'altitudine, le densita di popolazione di questo corvide
appaiono particolarmente elevate (concentrazioni di 100-200 individui sono state osservate in Sila
Grande; dati archivio UNICAL); si tratta di densita che sono certamente superiori a quelle
riscontrabili in altri ecosistemi antropici italiani, nonché a quelle che dovrebbero essere le naturali
capacita portanti dell'ambiente.
Nessun dato di censimento (quantitativo o semi-quantitativo) sulla effettiva consistenza numerica
delle popolazioni è ad oggi disponibile. La valutazione dell'abbondanza della specie si basa solo
su apprezzamenti "ad occhio", i quali non consentono alcun preciso raffronto con popolazioni di
altri ambiti eco-geografici regionali o nazionali. Allo stato attuale delle conoscenze, non è dunque
possibile stimare di quanto le densita locali si discostino realmente dai valori considerabili ottimali
in ambienti comparabili.
Così come non sono disponibili dati sulla consistenza di popolazione, altresì non sono note le
cause che stanno alla base di un tale sviluppo demografico di C. corone. Considerato il regime
alimentare onnivoro della specie, è molto probabile, tuttavia, che le numerose discariche a cielo
aperto che costellano il territorio rappresentino per il corvide una fonte trofica di costante
disponibilita spazio-temporale. Questo fatto, insieme alla favorevole fisionomia ambientale ed alla
trascurabile presenza di predatori naturali (l'Astore Accipiter gentilis é in effetti l'unico predatore
potenziale residente, localizzato pero solo in alcune aree forestali) possono da soli giustificare
valori di densità ampiamente eccedenti le potenzialità naturali.
Come più sopra rilevato, la Cornacchia è specie onnivora che mostra notevoli capacità di
sfruttamento di ogni potenziale fonte alimentare. Il suo regime trofico comprende sempre anche
una componente d'origine animale (carogne, uova, pulcini o piccoli di altre specie), variabile a
seconda delle zone, del momento stagionale o delle circostanze. Pur non potendo essere
quantificato, è certo che l'impatto "predatorio" che una popolazione così numerosa di Cornacchie
esercita sulle popolazioni di altre specie (in particolare, Vertebrati di piccoli e medie dimensioni, ad
es. passeriformi, fasianidi) è verosimilmente molto elevato.
I dati sin qui esposti giustificano la necessità di adottare strategie di riduzione e di contenimento
numerico della Cornacchia, sempre più richieste dal mondo venatorio, al fine di contrastare il suo
impatto predatorio su molte specie animali.
Sturnidi (Sturnidae): Storno Sturnus vulgaris
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L'altopiano silano costituisce la più meridionale ed isolata località riproduttiva della specie nell'Italia
peninsulare. La popolazione residente, legata agli ambienti agrari per la riproduzione, può essere
stimata dell'ordine del centinaio o più di coppie nidificanti. La specie nidifica, da qualche anno,
anche nei dintorni di Tarsia (dati archivio UNICAL). Le popolazioni locali si accrescono in periodo
invernale per l'arrivo di migratori nordici; in tale periodo, !a distribuzione e la consistenza
complessiva sul territorio si ampliano considerevolmente; la specie si rinviene in assembramenti
composti anche da qualche centinaio di individui, in diverse localita planiziali (piana di Sibari e
valle del Crati, in particolare).
Passeridi (Passeridae): Passera Passer domesticus (spp. italiae), Passera mattugia Passer
montanus
Regolarmente confuse tra loro, le due specie di passera mostrano in Italia e nella provincia
cosentina una distribuzione e delle preferenze ambientali piuttosto diverse. La Passera mattugia è
la specie meno antropofila ed è più legata ad ambienti agrari e di bassa altitudine. In Calabria è
senz'altro meno diffusa e numerosa della congenere Passer d. italiae, rna raggiunge comunque
densità considerevoli sul versante ionico, in associazione con vecchi impianti d'ulivo. La Passera
d'Italia è presente, nella regione, come in tutto il paese, ovunque vi siano insediamenti umani. In
provincia si rinviene dal livello del mare alle zone montane, sempre associata ad ambienti antropici
(zone urbane, suburbane ed agrarie), ma nidifica localmente anche in condizioni semi-naturali
(piccole falesie d'arenaria). Nella piana di Sibari si rinvengono, in periodo autunno-invernali, le più
grosse concentrazioni forse rilevabili nel cosentino; tutta l'area risicola e le zone circostanti
divengono, infatti, sede di assembramenti di migliaia d'individui, misti in parte alla specie
precedente.
Fringillidi (Fringillidae):Fringuello Fringilla coelebs, Peppola Fringilla montifringilla
Il Fringuello è una delle specie piu comune e diffuse sul territorio cosentino, dov'e sedentario e
nidificante, dalle zone costiere sino al limite della vegetazione nelle zone montane, in associazione
ad ambienti alberati o forestali. Le popolazioni locali si accrescono in periodo autunno-invernale
per l'arrivo di migratori nordici. La specie frequenta allora anche gli ambienti non alberati (campi e
coltivi) dove si assembra in stormi di qualche decina di individui, spesso frammisti ad altre specie
di fringillidi e passeri.
La Peppola è specie nordica, svernante regolare in Nord Italia, ma di presenza piuttosto rara in
Calabria.
Mammiferi. Per quanto riguarda la situazione delle quattro specie di Mammiferi (Lepre, Volpe,
Cinghiale e Capriolo) elencate tra le cacciabili, in questa sede si riportano alcune note a riguardo di
Lepre, Volpe e Capriolo.
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La Lepre Lepus europaeus è l'unico leporide autoctono della regione. La specie si rinviene dalle
zone di più bassa altitudine (es.: fiumare ioniche) alla cima del Pollino. In passato, alcune zone
della provincia dovevano essere particolarmente popolate; secondo Lucifero (1909) "la nostra Sila
segnatamente ne e piena ovunque addirittura", ma lo stesso autore sottolinea una incipiente
diminuzione in alcune zone "per l'incessante persecuzione che le si fà, sia con lo schioppo, sia col
cappio, in ogni stagione".
La Volpe Vulpes vulpes è una delle specie animali con le più alte capacità di adattamento e,
quindi, di colonizzazione di ambienti diversi, ciò che giustifica la sua ampia diffusione a livello
nazionale e locale. Nel cosentino si rinvengono infatti dalle aree peri-urbane alle zone agrarie e
montane, sino alle quote più elevate. Lo straordinario opportunismo trofico di questo animale,
carnivoro all'origine, gli consente di sfruttare molte delle risorse fornite involontariamente dall'uomo
(ad es. negli immondezzai). Le sue altrettanto eccezionali capacità di recupero gli permettono di
rispondere rapidamente ad azioni di controllo antropico, variando tutta una serie di parametri
biologici (tassi di natalita, mortalita, fecondita, ecc.) (Boitani, 1981). Qualsiasi azione di limitazione
numerica delle sue popolazioni, praticata con mezzi tradizionali (armi da fuoco, trappole) produce
risultati solo temporanei; il contenimento numerico delle popolazioni deve in primo luogo passare
dalla rimozione delle cause che ne favoriscono la proliferazione.
In Italia il capriolo è rappresentato da un’unica specie, per la quale, sulla base di alcune differenze
morfologiche, fin dalla prima metà del secolo scorso si riteneva ipotizzabile una suddivisione in due
sottospecie: Capreolus capreolus capreolus (Linneo, 1758), presente nell’Italia centrosettentrionale e Capreolus capreolus italicus (Festa, 1925), in Italia meridionale. L’idea che
nell’Italia centro-meridionale esisteva un capriolo diverso da quelli settentrionali il Capreolus
capreolus italicus, fu riproposta da Tassi (1976) e Perco (1981), secondo i quali esistevano alcuni
probabili nuclei autoctoni di capriolo nella Tenuta Presidenziale di Castelporziano (Roma), nella
Foresta Umbra (Gargano, Foggia) e sui Monti dell’Orsomarso (Cosenza), questa ipotesi durò fino
alla fine degli anni ’90. Successivamente, infatti, dati emersi da studi genetici sul capriolo di
Castelporziano hanno mostrato l’esistenza di differenze genetiche ridottissime dovute,
verosimilmente, ad un esteso isolamento della popolazione. Nuove indagini genetiche effettuate su
più campioni, provenienti da diverse province e da alcuni comprensori delle Alpi, dell’Orsomarso,
del Gargano e della Tenuta Presidenziale di Castelporziano, hanno accertato l’esistenza di due
gruppi di caprioli geneticamente differenti (Lorenzini et al., 2002). In Calabria con molta probabilità
la specie era diffusa fino agli inizi del secolo scorso. La diminuzione dell’areale iniziò
probabilmente a cavallo delle due guerre e nell’immediato dopoguerra con l’estinzione della specie
a nord del fiume Lao e sulla Catena Costiera (Calò e Perco, 1990). In seguito, la caccia
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indiscriminata (legale nei confronti della specie fino ai primi anni ’70), il bracconaggio, il taglio
indiscriminato dei boschi e l’espansione delle attività legate alla pastorizia portarono alla quasi
estinzione, su tutto il territorio regionale, della specie. Il capriolo riuscì a sopravvivere con piccoli
nuclei solo sull’altopiano della Sila e nella porzione nord-occidentale della provincia di Cosenza
(Monti dell’Orsomarso).
Negli anni ’70 nella porzione nord-orientale dell’altopiano della Sila (località Cupone, provincia di
CS) si è verificata un’immissione accidentale di caprioli d’origine alpina. L’identità genetica di
quest’ultima popolazione potrebbe essere rappresentata dall’incrocio tra il genotipo originario e
quello appartenente ai soggetti immessi.
Alla fine degli anni ‘90 si riteneva che il capriolo fosse diffuso su circa 50.000 ha di territorio
regionale (nella provincia di CS) con una consistenza globale stimata di almeno 300-350 capi
(Calò et al 1997).
Negli ultimi anni, dopo l’istituzione delle due aree naturali protette, il Parco Nazionale del Pollino e
della Sila, si è registrata una graduale inversione di tendenza con una leggera ripresa delle due
popolazioni. In entrambi i territori, infatti, si segnalano presenze della specie in zone mai
frequentate in precedenza.
Il capriolo appartiene al superordine degli ungulati ,ordine artiodattili,famiglia cervidi. Presenta un
dorso leggermente curvo e groppa più alta del garrese. La testa è relativamente corta, le orecchie
e gli occhi sono grandi e il collo è sottile e lungo. Queste caratteristiche, unitamente al fatto di
essere un ottimo saltatore, permettono al capriolo di muoversi con estrema facilità in ambienti
caratterizzati da boschi fitti e abbondante sottobosco. L’elemento che maggiormente caratterizza il
dimorfismo sessuale è la presenza, nel maschio, del palco. Il palco è un prolungamento dell’osso
frontale che cade e si riforma ogni anno. Il capriolo è un animale abbastanza esile; il peso varia dai
20-30 Kg. dei maschi ai 18-25 Kg. delle femmine.
Il mantello estivo ha una colorazione rossiccia, mentre quello invernale è grigio-scuro (Il capriolo
muta il mantello due volte l’anno, in primavera e in autunno). Molto evidente durante l’inverno è
una macchia bianca in zona perianale (specchio anale), a forma di rene nel maschio e a forma di
cuore rovesciato, con al centro un ciuffo di peli bianchi, nella femmina. Il capriolo predilige i boschi
di latifoglie con ricco sottobosco, ma si adatta, con una buona versatilità ecologica, a vivere anche
in ambienti fortemente trasformati come quelli agricoli Preferisce, in modo particolare, gli ecotoni:
zone di transizione che si trovano in equilibrio dinamico tra un ambiente e un’altro. In particolar
modo predilige quegli ambienti (ecotoni) in cui le zone boscose e/o fittamente cespugliose si
alternano a zone aperte (prati/coltivi); in questi, infatti, realizzando brevi distanze trova disponibilità
d’alimento e luoghi di riparo Il capriolo è un brucatore selettivo. Si nutre prevalentemente di
gemme, foglie e piante erbacee. In inverno sono appetiti anche gli apici legnosi; in estate e in
primavera, sono preferite in particolar modo le leguminose, mentre in autunno ricerca frutti selvatici
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L’organizzazione sociale varia nel corso delle stagioni; vive, per lo più, isolato d'estate e in gruppi
familiari d'inverno. I gruppi familiari invernali sono composti dalla femmina con i nati dell’anno e
accompagnati, a volte, da una femmina “sottile” e/o da un maschio adulto. Nel periodo invernale è
possibile osservare, inoltre, unioni di più individui in prossimità, ad esempio, di una fonte
alimentare. Dal mese di febbraio in poi i maschi stabiliscono fra loro un rapporto gerarchico e in
primavera diventano territoriali.
In
Calabria, il capriolo, è adeguatamente tutelato dalla legge (L.R. 9/96) relativa al prelievo
venatorio della fauna selvatica e non compare tra le specie cacciabili citate nel calendario
venatorio (2007/2008). La “sottospecie autoctona” Capreolus capreolus italicus, inoltre, è presente
nella lista rossa degli animali d’Italia quale entità tassonomica in pericolo d’estinzione.
Al fine di continuare la valorizzazione e la tutela del territorio della provincia, nel 2007 è stato
avviato
uno studio di fattibilità per la reintroduzione del Capriolo nel territorio della costiera
calabra,da parte della Provincia di Cosenza, Comunità montana Media Valle Crati, Comune di
Montalto Uffugo, UNICAL, Dipartimento di Ecologia e Università di bari, Dipartimento di Sanità e
Benessere degli animali.La costiera calabra è territorio compreso interamente nella provincia di
Cosenza contenente al suo interno ambienti molto diversificati che tuttavia mancano di un erbivoro
di grandi dimensioni.
Status di alcune specie di particolare interesse faunistico
Varie specie, in particolare di grandi predatori, si trovano nella regione in uno stato più o meno
elevato di vulnerabilità a seguito di una marcata regressione delle loro popolazioni, ristrette a
settori limitati del territorio e rappresentate da un esiguo numero di individui. Il quadro conoscitivo
è, nell'insieme, ancor piuttosto lacunoso; l'argomento, inoltre, richiederebbe, per essere
compiutamente affrontato, un'analisi articolata non proponibile in questa sede. Si riportano al
riguardo solo alcuni degli esempi piu significativi.
Tra gli Uccelli si ricorda in particolare il caso di varie specie di rapaci (Falconiformes). Delle 15
specie che si riproducono nella regione, almeno la metà sono presenti sul territorio con popolazioni
che non raggiungono, o superano appena, le 10 coppie nidificanti (ad es.: Nibbio reale Milvus
milvus, Capovaccaio Neophron percnopterus, Biancone Circaetus gallicus, Aquila reale Aquila
chrysaetos, Lanario Falco biarrnicus). Si tratta di specie tutte seriamente minacciate di scomparsa.
Varie altre specie di Uccelli, legate in particolare agli ambienti umidi, sono presenti in provincia di
Cosenza con popolazioni esigue ed estremamente localizzate (ad es.: Falco di palude Circus
aeruginosus, Cavaliere d'Italia Himantopus himantopus); la loro sopravvivenza è in questo caso
principalmente legata alla tutela degli habitat riproduttivi.
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Almeno quattro specie di Mammiferi si trovano in una situazione di elevata vulnerabilità nella
regione. Si tratta della Lontra Lutra lutra, ormai ridotta a pochi esemplari, localizzati
essenzialmente in alcuni tratti del bacino idrografico del Crati (ARCA, 1986), dell'Istrice Hystrix
cristata, segnalato solo nella zona di Castrovillari e di Bisignano (dati archivio UNICAL), della
Puzzola Mustela putorius, in forte regressione d'areale a livello nazionale e di cui risultano
pochissirni dati recenti a livello locale e, probabilmente, anche del Gatto selvatico Felis sílvestris, il
cui quadro distributivo e la cui consistenza di popolazione è in realta pochissimo conosciuto.
Si deve, infine, ricordare il caso del Lupo Canis lupus, una delle specie di maggior rilievo faunistico
presenti sul territorio cosentino.
Il carnivoro, pur avendo, in anni recenti, manifestato una ripresa numerica delle sue popolazioni a
livello nazionale, seguita da una ricolonizzazione d'areale (la sua ricomparsa in Aspromonte risale
alla fine degli anni '80, dopo piu di vent'anni d'assenza, cfr. Duprit, 1996), rimane in una situazione
precaria nella regione. Le cause sono attribuibili, da un lato, all'isolamento crescente delle
popolazioni (sviluppo urbano e viario) e, dall'altro, al bracconaggio: dei 24 soggetti recuperati morti
nel corso degli ultimi vent'anni in Calabria, 12 sono stati ritrovati negli ultimi 6 anni, in maggioranza
deceduti per ferite d'arma da fuoco o per avvelenamento.
I pochi e frammentari dati a riguardo della specie nella regione non consentono di stabilire, con
sufficiente approssimazione, la sua entita numerica, sicuramente piuttosto limitata anche in zone
protette. Il Lupo è di norma segnalato per esemplari isolati o per piccoli nuclei familiari, con
maggiore frequenza nelle aree forestali dell'altopiano silano e del massiccio del Pollino.
Uno studio recente (2007/2008) condotto dalla provincia di Cosenza relativo all’aggiornamento dei
dati faunistici del territorio è quello in merito ad alcune specie definite “problematiche”, condotto
dalla Greenwood soc. coop. su tutti i Comuni. E’ stata effettuata un’attenta analisi paesaggistica
ed è stato utilizzato il metodo di campionamento che, oltre a consentire la rappresentatività,
interpretabilità e ripetibilità dei dati finali, ha permesso di rapportare le stime di densità ottenute
all’intera area di studio. Lo studio riguarda in particolare tre specie: VOLPE VULPES VULPES,
CORNACCHIA GRIGIA COVUS CORONE CORNIX, GAZZA PICA PICA.
Sono specie di animali selvatici che hanno imparato a trarre vantaggio dai ripari offerti dagli edifici,
dalle coltivazioni circostanti e dal cibo accumulato. La stretta convivenza e l’utilizzo delle stesse
fonti trofiche hanno portato ad una conflittualità per i problemi che tali specie arrecano alle diverse
attività antropiche.
Le specie problematiche, “pest species”, vengono così definite perchè si nutrono delle sementi,
dei raccolti o del cibo destinato agli animali allevati oppure danneggiano edifici e manufatti;
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Per alcune specie, come lo Storno Sturnus vulgaris, i problemi sono enfatizzati dalle sue abitudini
sociali e dal fatto di riunirsi in cospicui dormitori spesso ubicati all’interno del centro urbano.
Tuttavia, l’uccello che si trova al primo posto tra le specie problematiche, per la sua diffusione in
tutto il Pianeta, è sicuramente il Colombo di città Columba livia forma domestica.
Tra le specie ornitiche problematiche “emergenti” si inserisce, invece, il Gabbiano reale Larus
cachinnans. Questa specie, che ormai nidifica in molte città italiane (Cremona, Genova, Savona,
Livorno, Roma, Napoli, Cagliari) in alcuni casi ha avuto incrementi assai rapidi, come, ad esempio,
a Trieste dove si è passati da una coppia nidificante, nel 1987, alle 300 nel 1999 (Dinetti, 2002b)
I gabbiani frequentano le discariche, trasportando i rifiuti a grande distanza, sporcando tetti e
coperture, piazzali e piste di aeroporti dove, peraltro, la loro presenza costituisce un rischio per i
voli aerei.
Per quanto riguarda alcune specie ittiofaghe, quali cormorani e aironi, essi vengono accusati di
effettuare un prelievo consistente di pesce all’interno di allevamenti ittici, causando una relativa
perdita economica.
I corvidi (soprattutto la cornacchia grigia Corvus corone cornix e la gazza Pica pica) possono
interferire con l’agricoltura, oltre che con altre specie,
Diversi studi esteri hanno, infatti, mostrato che non si è verificata riduzione delle popolazioni di
passeriformi generata da predazioni al nido da parte della gazza (Meinig e Boye, 2001 citato da
Dinetti 2002 b).
Oltre alle suddette specie di uccelli, alcuni mammiferi selvatici sono spesso inseriti nella fauna
problematica. Meritano di esser ricordate il cinghiale Sus scrofa, il cui areale, nell’ultimo trentennio,
ha subito una sensibile espansione e una esplosione demografica (Pedrotti & Toso, 2002) e la
volpe Vulpes vulpes. Quest’ultima, considerata storicamente come incorreggibile “rubagalline”,
oggi, in un’epoca in cui gli allevamenti di polli in batteria hanno sostituito quelli nei recinti all’aperto,
presenti ancora in isolati contesti rurali, può rappresentare un vero problema solo per alcune
specie di selvaggina cacciabile (Cassola, 1991).
Fagiani, starne ed altri galliformi, immessi in natura dopo essere stati allevati in cattività,
rappresentano, infatti, una facile preda (per quanto riguarda gli uccelli che nidificano a terra, è
frequente la predazione della volpe nei confronti delle femmine in cova).
La maggior parte dei conflitti tra l’uomo e le suddette specie ha origine proprio dal modo con cui,
l’uomo stesso, ha gestito e gestisce, ancora oggi, le risorse ed il territorio (Dinetti, 2002 b). In
particolare l’immissione di sostanze commestibili nell’ambiente rappresentano una quantità
“innaturale” di risorse trofiche, provocando indirettamente l’incremento demografico di specie
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onnivore. Anche dal punto di vista ambientale, il progressivo disboscamento e il conseguente
aumento nell’estensione di aree aperte e coltivate, ha favorito la presenza di specie più adattabili a
determinati contesti agricoli.
Le aree protette in Provincia di Cosenza
La Provincia di Cosenza possiede un notevole patrimonio di biodiversità grazie alla varietà di
ambienti presenti, alla posizione centro-mediterranea, alla storia geografica, geologica e all'uso del
territorio.
L’istituzione delle aree protette ha come obiettivo principale la conservazione della biodiversità3
finalizzata alla tutela delle numerosissime specie animali e vegetali.
Particolare attenzione viene rivolta all’attuazione delle Direttive “Habitat” ed “Uccelli” ed al relativo
Progetto Bioitaly che ha portato all’individuazione dei siti afferenti alla Rete “Natura 2000”.
“Natura 2000” è il nome che il Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea ha assegnato ad un
sistema coordinato e coerente di aree destinate alla conservazione della diversità biologica
presente nel territorio dell’Unione.
Nel percorso di valorizzazione e tutela delle risorse naturali, i siti Natura 2000 assumono, infatti, il
ruolo di aree nelle quali la realizzazione dello sviluppo sostenibile e durevole può essere
attivamente ricercata e praticata attraverso progetti integrati che riflettono in modo puntuale le
caratteristiche, le esigenze e le aspettative locali. Tali ambiti, inoltre, rappresentano, insieme alle
aree protette già istituite ed a quelle di prossima istituzione, la prima ossatura della Rete Ecologica
Regionale (RER). L’idea della formazione della “Rete Ecologica” risponde all’esigenza di
valorizzare e sviluppare tutti gli ambiti caratterizzati dalla presenza di valori naturali e culturali, al
fine di tutelare i livelli di biodiversità esistenti e la qualità dell’ambiente nel suo complesso.
L’obiettivo è quello di promuovere l’integrazione dei processi di sviluppo con le specificità
ambientali delle aree interessate. Le aree appartenenti alla Rete interessano territori ove insistono
condizioni di criticità; in funzione della collocazione geografica e del ruolo territoriale, si possono
inquadrare all’interno di due grandi famiglie:
aree caratterizzate da marginalità, con sottoutilizzo delle risorse naturali;
aree che presentano un uso conflittuale del territorio, con sovrautilizzo delle risorse naturali.
La rete Natura 2000, ai sensi dell’art.3 della Direttiva "Habitat", è costituita dalle Zone Speciali di
Conservazione (ZSC) e dalle Zone di Protezione Speciale (ZPS). Attualmente la "rete" è composta
da due tipi di aree: le Zone di Protezione Speciale, previste dalla Direttiva "Uccelli" e i Siti di
Importanza Comunitaria proposti (pSIC); tali zone possono avere tra loro diverse relazioni spaziali,
dalla totale sovrapposizione alla completa separazione.
3
Regione Calabria - Valutazione Ambientale Strategica del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 - Rapporto Ambientale.
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Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
La superficie coperta dagli habitat all’interno dei pSIC (Siti di Importanza Comunitaria proposti),
nella regione Calabria, raggiunge l’80% della superficie totale regionale.
Per la Provincia di Cosenza, il Progetto Bioitaly ha portato all’individuazione, e successiva
approvazione da parte della Commissione Europea, di 87 Siti di Interesse Comunitario, tutti
appartenenti alla regione biogeografia “Mediterranea”, e 4 Zone di Protezione Speciale.
Tale progetto, quindi, ha contribuito a migliorare le conoscenze naturalistiche relative al territorio
provinciale, rappresentando anche un punto di partenza per proporre l’inserimento di nuovi habitat
e specie negli allegati della Direttiva Habitat.
In seguito agli studi effettuati per il Progetto Bioitaly sono stati, inoltre, individuati sul territorio
regionale i Siti di Interesse Nazionale (SIN) ed i Siti di Interesse Regionale (SIR); nella Provincia di
Cosenza ricadono n°3 SIR e n°4 SIN.
In Tabella 3.1 sono riportate le Specie appartenenti alla flora della Provincia di Cosenza indicate
nella Direttiva Habitat:
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Briofite
Famiglia
Taxon
Berna
Buxbaumia viridis
Buxbaumiaceae (Lam. et DC.) Moug. Et
Nestl.
Jungermanniacae
Petalophyllum rafsii
(Wills.) Nees et Gott.
Caryophyllaceae Dianthus rupicola Biv.
Angiosperme
Nome volgare
Leguminosae
Primulaceae
Garofano rupicolo
*Astragalus aquilanus
Astragalo dell’Aquila
Anzalone
Primula palinuri
Pedagna
Primula di Palinuro
Habitat Habitat
all. 2
all. 4
Distribuzione
x
x
Serra San Bruno
x
x
Campagnano di Rende,
Falerna
x
x
x
Isola di Dino
x
x
x
M. Pollino, su un
costone tra il Vallone
Cornale e il Vallone
Torta (Morano
Calabro, Cosenza)
x
x
x
Capo Scalea, Isola di
Dino
Consistenza
popolazioni
Habitat di riferimento
Legno marcescente nelle
foreste umide e ombreggiate
(altitudine 800-2000 m)
Suoli umidi, sabbiosi,
Puntiforme
salmastri (altitudine 0-200
m)
Rupi calcaree, vecchi muri e
Rara e
detriti nella fascia della
localizzata
gariga mediterranea
(altitudine 0-800 m)
Prati aridi esposti a sud,
nelle pinete naturali e di
Limitate a
rimboschimento a Pinus
superfici molto nigra, nelle formazioni a
roverella e nelle leccete
esigue
degradate (altitudine 7501050 m)
Vive nelle fessure delle rupi
calcaree, in luoghi ombrosi,
In espansione
umidi o esposti a
settentrione, (altitudine 0200 m)
Puntiforme
IUCN
CR
CR
VU
VU
VU
Tabella 3.1 – Specie appartenenti alla flora della Provincia di Cosenza indicate nella Direttiva Habitat
Fonte: Forum Plinianum (S. Pignatti, P. Menegoni, V. Giacanelli) - Liste rosse e blu della Flora d’Italia – 2001, Direttiva 1992/43/CEE, Direttiva Habitat
Note: *: indica le specie prioritarie
IUCN = Categoria IUCN attribuita a livello nazionale secondo la pubblicazione Conti et al., 1997.
Nome latino = Binomio linneano relativo al taxa considerato, il primo di tali nomi identifica il genere di appartenenza, il secondo, definisce la specie. Il binomio specifico, è seguito dal nome, per esteso o abbreviato,
dell’autore che per primo ha descritto tale specie.
Nome italiano = quando presente sulla Flora d’Italia di Pignatti (1982)
Habitat all. 2 = Allegato 2 alla Direttiva 43/92/CEE “Habitat” denominato Specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di Zone Speciali di Conservazione
(Z.S.C.)..Aggiornamento alla G.U. 1999
Habitat all.4 = Allegato 4 alla Direttiva 43/92/CEE “Habitat” denominato Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa. Aggiornamento alla G.U. 1999
Habitat all. 5 = Allegato 4 alla Direttiva 43/92/CEE “Habitat” denominato Specie animali e vegetali di interesse comunitario il cui prelievo nella natura e il cui sfruttamento potrebbero formare oggetto di misure di gestione.
Aggiornamento alla G.U. 1999
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Per quanto concerne le Aree IBA (Important Birds Area), una zona viene individuata come IBA se
ospita percentuali significative di popolazioni di specie rare o minacciate oppure se ospita
eccezionali concentrazioni di uccelli di altre specie.
Allo scopo di aumentare il numero di Zone di Protezione Speciale già individuate in base alla
Direttiva 79/409/CEE, la seconda relazione tecnica intermedia del progetto “Sviluppo di un sistema
nazionale delle ZPS, sulla base della rete delle IBA (Important Bird Areas)” riferita all’anno 2001,
riporta la revisione dei perimetri delle aree IBA e l’accorpamento di quelle contigue, sulla base
dell’aggiornamento dei dati ornitologici su scala nazionale e di una più restrittiva applicazione dei
criteri ornitologici di BirdLife International. In conformità a tali modifiche, le IBA individuate per la
Provincia di Cosenza sono: “Monte dell’Orsomarso - Verbicaro” (area condivisa dalle regioni
Calabria e Basilicata), “Alto Ionio Cosentino”, “Sila Grande”, “Marchesato - Fiume Neto”.
Provincia
COSENZA
IBA
Alto Ionio Cosentino
Pollino e Orsomarso
Sila Grande
Marchesato e Fiume Neto
Totale
Superficie - ha
28.619,39
94.141,70
31.005,92
2.241,96
156.008,97
“Sviluppo di un sistema nazionale delle ZPS sulla base delle IBA” - MATTM, LIPU 2002
Tabella 3.2 - Consistenza delle aree IBA Provincia di Cosenza
La Rete Natura 2000 nella Provincia di Cosenza
La direttiva "Habitat" stabilisce che, per i siti "Natura 2000", gli Stati Membri e, quindi, le Regioni,
stabiliscano le misure di conservazione necessarie che implicano all'occorrenza l'adozione di
appropriati piani di gestione, specifici o integrati ad altri piani di sviluppo, conformi alle esigenze
ecologiche dei tipi di habitat naturali e delle specie presenti nei siti.
La Regione Calabria, nell'ambito del PIS Rete Ecologica Regionale - Misura 1.10 del POR
Calabria 2000/2006, ha disposto i finanziamenti necessari per la redazione dei piani di gestione dei
siti Natura 2000 nella Provincia di Cosenza; Gli strumenti di pianificazione prodotti sono stati
approvati ed adottati con Deliberazione della Giunta Regionale n. 948/2008, provvedimento che ha
designato, inoltre, l’AmministrazionE provinciali quale Ente di gestione dei siti Natura 2000
compresi nel territorio provinciale di appartenenza e non inclusi all'interno delle aree protette di cui
alla citata L. 394/91 e smi.
Risultano in fase di redazione i piani di gestione delle ZPS, che il Dipartimento Politiche
dell'Ambiente ha affidato alle Amministrazioni provinciali.
Il Piano di Gestione dei SIC della Provincia di Cosenza
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Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
L’allegato I - Elenco dei Siti Natura 2000 - in appendice al Decreto n° 1554 del 16 febbraio 2005
del Dipartimento Ambiente della Regione Calabria - “Guida alla redazione dei Piani di Gestione dei
siti Natura 2000 – Progetto Integrato Strategico della Rete Ecologica Regionale”, riporta per la
Provincia di Cosenza 87 siti Natura 2000.
L’allegato 1 della Delibera di Giunta Regionale 9 dicembre 2008 n. 948, pubblicata sul BUR
Calabria n. 25 del 31.12.2008, riporta i 35 SIC ricadenti all’interno della Provincia di Cosenza e al
di fuori delle perimetrazioni dei Parchi Nazionali.
Si segnala, inoltre, che con Leggi Regionali 9/2008 e 12/2008 pubblicate sul Supplemento
Straordinario n. 2 del 29.04.2008 al BURC n. 8 del 16.04.2008 sono stati istituiti rispettivamente il
Parco Marino Regionale “Riviera dei Cedri” e il Parco Marino Regionale ”Scogli di Isca”, e che
l’area del primo è interessata dalla presenza di ben 4 SIC: i Siti Marini IT9310035-Fondali Isola di
Dino-Capo Scalea e IT9310036-Fondali Isola di Cirella-Diamante e i Siti Costieri IT9310034-Isola
di Dino e IT9310037-Isola di Cirella.
L’obiettivo generale del Piano di Gestione dei SIC della Provincia di Cosenza è la conservazione
degli habitat e delle specie vegetali e animali inclusi nella Direttiva Habitat (92/43/CEE). Sono
oggetto di tutela e conservazione gli habitat e le specie elencate dall’Allegato I e II della Direttiva
92/43/CEE, e dall’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE per quanto riguarda le specie ornitiche.
Con il Piano si cerca di garantire il mantenimento e/o il ripristino degli equilibri ecologici che
caratterizzano gli habitat, mirando a preservare le qualità ambientali e naturalistiche che i SIC
hanno attualmente, favorendo l’obiettivo principale di sostenere una fruizione degli stessi
compatibile con le loro esigenze conservazionistiche.
Gli obiettivi operativi di sostenibilità ecologica che il Piano intende perseguire possono essere
sintetizzati nei punti seguenti:
• migliorare lo stato delle conoscenze sulle specie e habitat di interesse comunitario;
• eliminare e/o ridurre i fattori di pressione e disturbo sugli ecosistemi, sugli habitat e sulle specie di
interesse comunitario;
• minimizzare e limitare la diffusione di specie alloctone;
• minimizzare/limitare il disturbo sulle comunità costiere e dunali;
• contribuire ad aumentare la sensibilizzazione nella popolazione locale riguardo le esigenze di
tutela degli habitat e specie di interesse comunitario presenti nei SIC ;
• promuovere una gestione forestale che favorisca l’evoluzione naturale della vegetazione;
• salvaguardare le interconnessioni biologiche tra i SIC limitrofi valorizzando gli elementi di
connettività ambientale.
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Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
La tutela dei SIC e degli aspetti paesaggistici in cui si inseriscono, può costituire una fonte di
benefici economici per le popolazioni locali che, direttamente e/o indirettamente, ne fruiscono. In
tal senso sono stati individuati i seguenti obiettivi:
• introdurre misure e forme di vigilanza e manutenzione all’interno dei SIC;
• informare e orientare ad una corretta fruizione del sito in modo che sia compatibile con le
esigenze di tutela degli habitat e delle specie di interesse comunitario;
• promuovere lo sviluppo di attività economiche eco-compatibili con gli obiettivi di conservazione
dell’area.
• adeguare gli strumenti di programmazione e pianificazione comunali alle esigenze di tutela degli
habitat.
• raggiungere una adeguata consapevolezza del valore ecologico dei siti e delle loro esigenze di
conservazione da parte della popolazione locale;
• promuovere attività economiche sostenibili ed eco-compatibili, anche nel territorio circostante i
siti.
L’eterogeneità complessiva dei SIC presenti è molto alta ed esprime l’elevata diversità di habitat e
di paesaggio che caratterizza il territorio della provincia di Cosenza.
In base alle “Tipologie dei siti” proposte dal Ministero dell’Ambiente (Manuale per la gestione dei
Siti Natura 2000), i SIC in esame possono essere riuniti nei seguenti gruppi:
1. siti marini:
IT9310033-Fondali di Capo Tirone
IT9310035-Fondali Isola di Dino-Capo Scalea
IT9310036-Fondali Isola di Cirella-Diamante
IT9310039-Fondali Scogli di Isca
IT9310048-Fondali Crosia-Pietrapaola-Cariati
IT9310053-Secca di Amendolara
2. siti costieri:
IT9310052-Casoni di Sibari
IT9310040-Montegiordano Marina
IT9310045-Macchia della Bura
IT9310051-Dune di Camigliano
IT9310034-Isola di Dino
IT9310037-Isola di Cirella
IT9310038-Scogliera dei Rizzi
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3. siti a dominanza di vegetazione arborea igrofila:
IT9310025-Valle del Fiume Lao
IT9310031-Valle del Fiume Esaro
IT9310042-Fiumara Saraceno
IT9310043-Fiumara Avena
IT9310044-Foce del Fiume Crati
IT9310047-Fiumara Trionto
IT9310054-Torrente Celati
4. siti a dominanza di pinete mediterranee e
oromediterranee:
IT9310041-Pineta di Montegiordano
5. siti a dominanza di querceti mediterranei:
IT9310049-Farnito di Corigliano Calabro
IT9310056-Bosco di Mavigliano
IT9310057- Orto Botanico-Università della Calabria
IT9310067-Foreste Rossanesi
IT9310068-Vallone S.Elia
6. siti a dominanza di faggete con Abies, Taxus e Ilex:
IT9310062-Monte Caloria
IT9310063-Foresta di Cinquemiglia
IT9310065-Foresta di Serra Nicolino-Piano d’Albero
IT9310066-Varconcello di Mongrassano
7. siti a dominanza di laghi/torbiere:
IT9310058-Pantano della Giumenta
IT9310059-Crello
IT9310060-Laghi di Fagnano
IT9310061-Laghicello
8. siti a dominanza di praterie/montane:
IT9310064-Monte Cocuzzo
Tabella 3.3 – Elenco delle 35 aree SIC oggetto dei Piani di Gestione provinciali
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1 SITI MARINI
Sono inclusi in questa tupologia di sito i fondali marini caratterizzati dalla presenza di praterie di
Posidonie (habitat 1120*).
IT9310033-Fondali di Capo Tirone
IT9310035-Fondali Isola di Dino-Capo Scalea
IT9310036-Fondali Isola di Cirella-Diamante
IT9310039-Fondali Scogli di Isca
IT9310048-Fondali Crosia-Pietrapaola-Cariati
IT9310053-Secca di Amendolara
L’importanza dell’esistenza delle praterie di P. oceanica è da legare al ruolo che essa svolge per la
fascia costiera: essa modifica profondamente il fondale marino per l’azione delle radici che
trattengono una notevole quantità di detriti, contribuendo alla sua stabilizzazione; Attualmente le
praterie di P. oceanica sono in fase di regressione a causa delle diverse attività antropiche
2 SITI COSTIERI
Coste basse
Il sito che rientra in questa tipologia, “IT9310052-Casoni di Sibari”, è caratterizzato da habitat
alo-igrofili quali 1150*Lagune costiere e 1410 Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi) in
contatto con gli habitat tipicamente psammofili delle spiagge (1210 Vegetazione annua delle linee
di deposito marine, 2120 Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria
(“dune bianche”), 2210 Dune fisse del litorale del Crucianellion maritimae, 2230 Dune con prati dei
Malcolmietalia).
Gli equilibri ecologici di questi ambienti sono delicati e permettono la sopravvivenza degli habitat
dei pascoli inondati mediterranei, che sono comunità a dominanza di giunchi (Juncus maritimus),
spesso in contatto con le steppe salate.
I fattori ecologici che caratterizzano maggiormente i siti di questo gruppo sono: il clima
mediterraneo, suoli prevalentemente sabbiosi, un’elevata salinità e, per le lagune, le variazioni del
livello delle acque.
Il sito è gran parte convertito a risaia, è un importante biotopo per la sosta di numerosi uccelli
migratori, ma anche un’area per lo svernamento e la riproduzione di altre specie.
Obiettivo generale è quello di conciliare le esigenze di conservazione degli habitat con la
vocazione agricola del sito, per garantire il mantenimento di caratteristiche ecologiche
qualitativamente compatibili con le esigenze della fauna (soprattutto avifauna acquatica e anfibi).
Dune consolidate
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I siti di questa tipologia sono caratterizzati prevalentemente da habitat contigui che presentano
tutta l’articolazione della serie di vegetazione delle coste sabbiose e delle dune litoranee, dalle
dune embrionali, alle dune bianche (dune mobili e semifisse), alle dune grigie (dune fisse), fino alle
depressioni interdunali e alla vegetazione con chiaro carattere secondario, come i pratelli riferibili
ai Malcomietalia e/o ai Brachypodietalia. I settori dunali più interni, infine, ospitano ginepreti e
pinete costiere.
I siti ricadenti in questa tipologia si estendono tutti lungo la costa ionica della provincia:
IT9310040-Montegiordano Marina
IT9310045-Macchia della Bura
IT9310051-Dune di Camigliano
Le dune costiere si trovano in litorali soggetti a una forte pressione turistica con associati fenomeni
di urbanizzazione, di cementificazione, di costruzione di infrastrutture viarie, di elevati carichi
turistici stagionali. I fattori naturali che controllano la dinamica di erosione e/o ripascimento dei
litorali costieri in tempi recenti sono stati modificati dall’effetto congiunto di perturbazioni a diversa
scala come l’alterazione degli equilibri idrogeologici dei sistemi fluviali (con, ad esempio, il
trasporto solido conseguente a eventi di piena eccezionali e successiva deposizione sulla fascia
costiera), il dragaggio dei fondali costieri e, nel lungo periodo, l’aumento del livello del mare,
conseguente alle variazioni climatiche. L’erosione costiera può difficilmente essere fronteggiata
dalle sabbie immagazzinate dal sistema dunale, poiché l’arretramento della linea di costa è
impedito dall’occupazione, anche abusiva, dei terreni della fascia retrodunale per scopi edilizi e
produttivi.
Il fenomeno erosivo si innesca per effetto del calpestio che provoca l’asportazione della sabbia
incoerente ed il conseguente affioramento e rottura degli apparati radicali della vegetazione che la
trattiene e la consolida.
La conseguenza è una lenta, ma inesorabile regressione della vegetazione che non potendo più
trattenere le particelle sabbiose espone la duna all’erosione dei venti.
In relazione alla presenza turistica, sulla duna vengono spesso effettuate azioni di pulizia e
spianamento meccanico della spiaggia, con eliminazione delle comunità associate ai materiali
spiaggiati.
La presenza umana incontrollata è inoltre causa di disturbo per le specie ornitiche nidifianti
(disturbo arrecato soprattutto dai cani lasciati liberi durante il periodo di nidificazione).
Oltre a ciò, è presente una situazione ad alto rischio d’incendio, determinata complessivamente
dall’intensa frequentazione stagionale, dal potenziale pirologico della vegetazione dunale e dagli
eventuali interessi speculativi. Per conservare buoni livelli di biodiversità animale, è necessaria la
presenza del “profilo” ideale e della serie completa dei microambienti che caratterizzano il sistema
dunale, le dune mobili, a vegetazione pioniera, consolidate e boscate, e le associate aree umide
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intermedie. Il crucianelleto e il ginepreto, sono habitat prioritari che, per la loro problematica
capacità di disseminazione e la loro scarsa velocità di crescita delle specie caratteristiche,
meritano particolare attenzione di conservazione. Fondamentale è la limitazione delle azioni di
“pulizia” e spianamento meccanico della spiaggia che alterano la morfologia delle dune embrionali
e delle dune mobili favorendo, così, la destrutturazione delle comunità e delle specie più sensibili,
fino alla loro scomparsa.
Coste alte
I siti ricadenti in questa tipologia sono localizzati lungo la costa tirrenica settentrionale della
provincia:
IT9310034-Isola di Dino
IT9310037-Isola di Cirella
IT9310038-Scogliera dei Rizzi
Nei siti di questa tipologia compaiono prevalentemente habitat tipici della costa. Si tratta di un
sistema di habitat molto complesso e con un’occupazione areale molto limitata.
La vegetazione è caratterizzata da fitocenosi costituite da camefite, che nelle aree più interne sono
spesso associate a nanofanerofite. Tra le specie più frequenti, sono presenti Crithmum maritimum,
Inula crithmoides, Daucus gingidium, Reichardia picroides e Limonium sp. pl. Per quanto riguarda
il genere Limonium, si tratta di entità piuttosto critiche sotto il profilo sistematico, essendo spesso
endemismi puntiformi, per i quali è stato possibile chiarire il rango tassonomico solo grazie a studi
citotassonomici. Dal punto di vista fitosociologico, si tratta di comunità riferibili alla classe CrithmoLimonietea.
La pressione antropica sulle scogliere è di vario tipo ed entità, dalla cementificazione alla presenza
di materiali terrosi di discarica.
Le minacce più serie per l’avifauna marina provengono dall’inquinamento marino che viene
amplificato in questi predatori di pesci ed altri organismi. Infatti le sostanze tossiche (mercurio,
ecc..) si accumulano nell’organismo delle prede e raggiungono concentrazioni elevate
nell’organismo dei predatori provocando gravi squilibri fisiologici.
Per gli altri habitat presenti nei siti della tipologia (vegetazione alofitica, macchia mediterranea e
pratelli terofitici), che sono comunque piuttosto selettivi, può essere opportuno regolamentare la
frequentazione antropica, soprattutto se è rilevabile la presenza di specie alloctone invasive o
sinantropiche.
Per quanto riguarda il patrimonio naturalistico dei SIC obiettivo generale del piano è quello di
assicurare la conservazione in uno stato ottimale degli habitat e delle specie vegetali e animali di
interesse comunitario presenti nel sito ed in particolar modo di Dianthus rupicola, Anthyllis barbajovis L., Limonium remotispiculum (Lacaita) Pign., Andrachne telephioides L., ecc.
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Per gli habitat che ospitano le popolazioni delle specie di particolare interesse conservazionistico –
Arborescent matorral with Juniperus spp. (habitat 5210) scogliere con vegetazione delle coste
mediterranee a Limonium spp. endemici (habitat 1240), Pareti rocciose calcaree con vegetazione
casmofi tica (Dianthion rupicolae) (8210), 5330 Arbusteti termo-mediterranei e pre-desertici l’obiettivo di conservazione è il mantenimento dello stato di conservazione attuale, mediante la
riduzione e la regolamentazione dei fattori di disturbo.
3 SITI A DOMINANZA DI VEGETAZIONE ARBOREA IGROFILA
I siti di questa tipologia sono caratterizzati principalmente dalla presenza di fitocenosi ripariali
arboree, dominate da specie dei generi Salix, Populus e Alnus e da altre fitocenosi forestali
planiziali, comunque igrofile.
Un grave problema per questi habitat è senza dubbio rappresentato dal pesante impatto antropico
che ne compromette lo stato ecologico, e che rappresenta una diretta conseguenza di una cattiva
gestione del territorio e della mancanza di una corretta pianificazione ispirata ai criteri della
sostenibilità.
I numerosi interventi che per decenni si sono susseguiti da parte dell’uomo hanno avuto come
conseguenza il degrado dei fiumi e la rottura della loro unità ecosistemica, con modifiche strutturali
e alterazioni degli equilibri idrici dei bacini.
Questi fenomeni sono da ricondurre principalmente a:
• processi di urbanizzazione (costruzione di strade, edifici, ponti),
• interventi di artificializzazione dell’alveo (rettificazione, arginatura, ecc.),
• captazioni idriche (abbassamento della falda e prosciugamento degli specchi d’acqua),
• estrazione di ghiaia e sabbia,
• complessiva modifica del regime delle portate (piene eccezzionali),
• risalita del cuneo salino.
I siti, di questo gruppo, possono essere ulteriormente suddivisi in:
Fiumare del versante ionico:
IT9310042-Fiumara Saraceno
IT9310043-Fiumara Avena
IT9310047-Fiumara Trionto
IT9310054-Torrente Celati
Le fiumare del versante ionico calabrese, viste le loro caratteristiche idrogeologiche e
bioclimatiche,
rappresentano
un
ecosistema
particolarissimo,
ma
nello
stesso
tempo
estremamente fragile e mutevole. L’estrema vulnerabilità di questi siti è accentuata dall’attività
umana, quali agricole, minerarie e di approvvigionamento idrico, che sfruttano le risorse presenti.
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Effetti che si ripercuotono in primo luogo sulle biocenosi dell’ambiente di fiumara, ma che si
estendono sul suolo, sul dinamismo idrico, ed in generale determinano lo stato di dissesto
idrogeologico in cui queste aree attualmente versano.
Obiettivo principale per la gestione di questa tipologia di sito è quello di favorire il ripristino degli
equilibri naturali, consentendo il normale dinamismo della vegetazione almeno in quelle aree non
interessate da attività agricola intensiva, per raggiungere condizioni dell’assetto idrogeologico più
stabili ed in equilibrio.
Corsi d’acqua permanenti
IT9310025-Valle del Fiume Lao
IT9310031-Valle del Fiume Esaro
IT9310044-Foce del Fiume Crati
Gli habitat presenti sono in condizioni attuali diverse e richiedono dunque strategie di
conservazione differenziate. Alcuni habitat ospitano popolazioni di specie vegetali e animali rare
e/o di grande valore conservazionistico.
Per gli habitat che ospitano le popolazioni delle specie di particolare interesse conservazionistico
[92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba; 9180* Boschi misti di forre e scarpate (TilioAcerion) e 7220* Sorgenti petrificanti con formazione di travertino (Cratoneurion)]. L’obiettivo
generale di gestione è il mantenimento e il ripristino dello stato attuale, mediante la riduzione e la
regolamentazione dei fattori di disturbo, per raggiungere uno stato di conservazione soddisfacente
ed un assetto idrogeologico più stabile ed in equilibrio.
Obiettivi specifici saranno:
• consentire il naturale dinamismo della vegetazione almeno in quelle aree non interessate da
attività agricola intensiva;
• valorizzazione della significatività paesaggistica e della funzionalità naturalistica del sito in
rapporto all’area vasta in cui è inserito.
4 SITI A DOMINANZA DI PINETE MEDITERRANEE E OROMEDITERRANEE
I siti di questa tipologia sono caratterizzati dalla presenza di formazioni a dominanza di pini di
diverse specie: Pinus nigra subsp. nigra, P. nigra subsp. laricio e P. heldreichii (=P. leucodermis),
ecc. Nel caso del sito IT9310041-Pineta di Montegiordano si tratta di formazioni a dominanza di
pino d’Aleppo (Pinus halepensis).
Un fattore comune è il ricorrere di fenomeni d’incendio di notevole intensità ed estensione. Per
alcune di queste cenosi (segnatamente, quelle a prevalenza di pino d’Aleppo o di pino marittimo), il
fuoco è il fattore ecologico che ne consente la conservazione in stazioni edaficamente povere, le
quali, con il migliorare delle condizioni edafiche, sarebbero altrimenti sostituite da cenosi più
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evolute (ad esempio, querceti mediterranei). Tuttavia, incendi troppo intensi, frequenti ed estesi
possono superare la capacità di risalienza di tali comunità conducendo al degrado.
5 SITI A DOMINANZA DI QUERCETI MEDITERRANEI
Questa tipologia comprende siti caratterizzati da foreste a dominanza di leccio (Quercus ilex),
talvolta misto a querce caducifoglie termofi le quali la roverella e il farnetto. Nonostante la
presenza abbondante di querce decidue, che in alcuni casi sono dominanti, questa vegetazione
può essere riferita alla classe Quercetea ilicis.
La struttura di questi boschi è spesso il risultato di un processo storico di degrado, riconducibile a
tre fattori tipici, quali ceduazioni eccessive, la pratica del pascolo in bosco e il passaggio degli
incendi. Questi elementi comportano la trasformazione dell’assetto strutturale (con densità rade e
sviluppo ridotto) e compositivo (con alterazione dei rapporti tra le specie, a favore di quelle a
maggior capacità pollonifera e di crescita iniziale, che sono più resistenti agli stress idrici) degli
habitat e una sua perdita di funzionalità biologica (ad esempio, con alterazione dei cicli
biogeochimici). Le leccete sono in forte regressione, a causa di intense ceduazioni, ricorrenti
incendi e pascolo. Il pascolo in bosco, in particolare può comportare il degrado del terreno
(fenomeni erosivi) e modifiche nel portamento delle piante e la diffusione di specie nitrofile e
eliofile, nelle zone maggiormente frequentate dagli animali.
I siti ricadenti in questa tipologia sono localizzati nella fascia collinare del versante ionico ( primi
tre) e della valle del fiume Crati. Questi presentano ambienti umidi particolari quali gli “Stagni
temporanei mediterranei” (habitat 3170) che formano un complesso mosaico vegetazionale con le
formazioni forestali.
IT9310049-Farnito di Corigliano Calabro
IT9310067-Foreste Rossanesi
IT9310068-Vallone S.Elia
IT9310056-Bosco di Mavigliano
IT9310057- Orto Botanico-Università della Calabria
6 SITI A DOMINANZA DI FAGGETE CON ABIES, TAXUS E ILEX
Rientrano in questa tipologia i siti forestali a dominanza di faggio (habitat 9210 e 9220), nei quali la
presenza di specie che possono essere interpretate come relitti terziari è piuttosto frequente
(Taxus baccata, Ilex aquifolium,Daphne laureola). Per affinità ecologica e di distribuzione, sono
comprese anche le faggete con Abies alba e A. nebrodensis e le abetine appenniniche. Si tratta di
formazioni in cui la fisionomia, in genere, è determinata dal faggio o dall’abete. Sono presenti un
folto gruppo di specie endemiche dell’Italia meridionale e specie comunque interessanti in chiave
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fitogeografica: Acer lobelii, Adenostyles australis, Alnus cordata, Arisarum proboscideum,
Geranium versicolor, Luzula sicula, etc.
Nei siti è significativa anche la presenza di altri habitat forestali quali le foreste del Tilio-Acerion
(*9180) e foreste di Castanea sativa (9260).
La distribuzione degli habitat presenti nei siti di questo gruppo è legata alle caratteristiche
oceaniche del clima che, quando non sono evidenziabili a livello di clima regionale, possono
essere compensate da precipitazioni occulte o da suoli profondi, con buone capacità di ritenzione
idrica.
I siti della provincia ricadenti in questa tipologia e oggetto di studio sono tutti localizzati sulla
Catena Costiera, in quanto quelli del territorio della Sila e del Pollino rientrano tutti entro i limiti dei
parchi nazionali:
IT9310062-Monte Caloria
IT9310063-Foresta di Cinquemiglia
IT9310065-Foresta di Serra Nicolino-Piano d’Albero
IT9310066-Varconcello di Mongrassano
Obiettivo principale è in questo caso la conservazione dell’ecosistema forestale, della sua
funzionalità e biodiversità.
7 SITI A DOMINANZA DI TORBIERE/LAGHI
In questa tipologia di siti l’habitat più frequente è quello delle torbiere di transizione, che
presentano
una
vegetazione
riferibile
agli
Scheuchzerietalia
palustris
ed
ai
Molinio-
Arrhenatheretea e caratteristiche intermedie tra le torbiere basse e quelle alte, con le quali il più
delle volte formano un mosaico.
Aree di questo tipo sono particolarmente rare in Italia meridionale ed in Calabria e, per le
particolari condizioni microclimatiche che le caratterizzano, rappresentano importanti stazioni di
rifugio per molte specie a distribuzione settentrionale che, sospinte a sud durante le glaciazioni,
sono in seguito scomparse dal resto dei territori circostanti a causa delle modificazioni climatiche.
I siti ricadenti in questa tipologia sono tutti localizzati sulla Catena Costiera e rientrano in un’area
proposta come Parco Naturale:
IT9310058-Pantano della Giumenta
IT9310059-Crello
IT9310060-Laghi di Fagnano
IT9310061-Laghicello
Obiettivo generale è quello di consentire la conservazione di queste specie e del mosaico
vegetazionale complesso che caratterizza i siti.
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Le strategie di conservazione più efficaci per specie ornitiche forestali selettive ma a diffusione
relativamente ampia riguardano interventi legati alla gestione del bosco, che preservino o che
vadano nella direzione dell’incremento di habitat disponibile.
Le azioni sull’habitat, finalizzate ad aumentarne la recettività, riguardano misure atte a favorire la
rinnovazione spontanea delle specie forestali indigene, il ripristino ed il mantenimento di boschi
autoctoni, nonché la conversione dei boschi cedui in alto fusto, con il mantenimento di alberi
vetusti e senescenti, o con cavità, di alberi morti e altri potenziali rifugi, accompagnati
eventualmente dalla dislocazione apposite cassette nido;
qualora possibile sarebbero inoltre auspicabili rimboschimenti in relazione alla tipologia del bosco
originario.
Fattori critici vengono considerati: abbandono delle pratiche agricole tradizionali nelle aree
montane e la persecuzione diretta per abbattimento, in particolare nel corso della stagione
invernale.
8 SITI A DOMINANZA DI PRATERIE MONTANE
In questa tipologia rientra il sito “IT9310064-Monte Cocuzzo” che comprende la parte cacuminale
del rilievo di Monte Cocuzzo a quote comprese tra 1200 e 1540 m s.l.m. Il sito è principalmente
caratterizzato dalla dominanza dell’habitat “6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies
coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia)” Le praterie di questi siti sono in
prevalenza riferibili alla classe Festuco-Brometea e, talvolta, sono caratterizzate da una
significativa presenza di orchidee (6210(*)). Il carattere secondario di tali formazioni è legato al
disturbo, costituito prevalentemente da pascolamento.
Per quanto riguarda le formazioni arbustive ed erbacee, va considerato come indice di un buono
stato di conservazione la continuità della copertura vegetale. È inoltre indice di un buono stato di
conservazione la presenza di un elevato numero di specie che, normalmente, dà luogo ad
un’eccezionale eterogeneità di tipologie floristiche e vegetazionali.
Il mantenimento di un soddisfacente stato di conservazione dell’habitat è quindi direttamente
correlato ad un’efficace gestione e regolamentazione del pascolo. Il sovrapascolamento provoca
nella vegetazione prativa rapide modificazioni nella struttura e nella composizione, già presenti in
alcune parti del sito.
Obbiettivo generale è quello di consentire la conservazione dell’habitat e la sua alta eterogeneità
di tipologie floristiche e vegetazionali.
I SIN/SIR della provincia di Cosenza
Siti a dominanza di faggete con Abies, Taxus e Ilex
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SIN6 IT9300191 Bosco Luta
Siti a dominanza di querceti
SIN1 IT9300186 MunciarraT-impone Cineco
SIN4 IT9300189 Monte Basilicò
SIR3 IT9300194 Sugherete di Fiumefreddo
Siti a dominanza di laghi/torbiere
SIR2 IT9300190 Stagni di Lagarò
Siti eterogenei (macchia mediterranea e vegetazione ripariale)
SIR7 IT9300213 Vallone Galatrella
SIN3 IT9300188 Vallone San Tommaso
Per ogni sito sono state elaborate delle schede sintetiche con indicazioni degli Habitat presenti,
delle principali specie Flogistiche e Faunistiche censite dal Piano di Gestione.
Seguono nella tabella seguente, schematicamente, le specie faunistiche presenti nei SIC, SIN e
SIR d’interesse comunitario e/o conservazionistico e, successivamente, le schede sintetiche
descrittive degli habitat, della flora e della specie faunistiche protette per ogni sito.
FAUNA
Specie d’interesse
comunitario e/o
conservazionistico
Actitis hypoleucos
Allocco (Strix aluco)
Tutela
E' protetto dalla Legge 157/92,
Berna
Descrizione
L’allocco (strix aluco) è indubbiamente il più numeroso
e meglio distribuito all’interno del territorio nazionale.
E’ una specie particolarmente protetta dalla
legislazione italiana (l. 157/92). Gli ambienti elettivi
sono rappresentati da estese superfici boschive, di
latifoglie o di consorzi misti, a cui si alternano radure.
Andoriana pandora (Denis &
Schiffermüller, 1775)
Anhtus campestris
ARGE Melanargia arge
Averla capirossa (Lanius
senator).
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Berna, Direttiva Habitat
Allegato I alla Direttiva “Uccelli”
(CEE/79/409)
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Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Averla piccola (Lanius collurio)
Rientra nell’allegato I alla
Direttiva “Uccelli” (CEE/79/409)
balestruccio (delichon urbica)
E' protetto dalla Legge 157/92,
Berna
Ballerina bianca (Motacilla alba) L. 157/92 e Berna
ballerina gialla (motacilla
E' protetto dalla Legge 157/92,
cinerea)
Berna
Beccamoschino (Cisticola
juncidis)
Beccapesci (Sterna
sandvicensis)
L. 157/92 e Berna
biancone (circaetus gallicus)
L. 157/92, Berna, Direttiva
“Uccelli” (CEE/79/409)
La ballerina gialla (motacilla cinerea) è una specie
appartenente alla famiglia dei motacillidi che frequenta
e si riproduce lungo i torrenti.
Incluse nell’allegato I della
direttiva “Uccelli” (CEE/79/409)
bombina pachypus (bonaparte, Berna, Direttiva Habitat
1838)
Burhinus oedicnemus senator
è presente nella Lista Rossa
come specie in pericolo
Calandrella (Calandrella
brachydactyla).
L. 157/92, Berna e Direttiva
“Uccelli” (CEE/79/409)
Cannaiola (Acrocephalus
scirpaceus)
Capinera (Sylvia atricapilla)
Passeriforme della famiglia dei lanidi, di dimensione
intermedia tra un merlo e un passero. Migratoria
transhariana, giunge puntuale dai quartieri di
svernamento africani tra la fine di aprile e i primi giorni
di maggio; solitamente i maschi precedono di poco le
femmine,rientra nell’allegato i alla direttiva “uccelli”
(cee/79/409), che comprende le specie per le quali si
prevedono misure speciali di conservazione sugli
habitat
il balestruccio (delichon urbica), una specie migratoria
regolare e nidificante, che al pari della rondine ha
abitudini antropofile. Nidifica, quindi, in ambiente
urbano e rurale, ma può riprodursi occasionalmente
anche
su
pareti rocciose.
L. 157/92, Berna, Direttiva
“Uccelli” (CEE/79/409)
Capovaccaio (Neophron
percnopterus)
Nella “Lista Rossa” è una
specie in pericolo in modo
critico.Rientra, inoltre,
nell’allegato I della direttiva
“Uccelli” (CEE/79/409)
Cappellaccia (Galerida
cristata).
Cardellino (Carduelis carduelis)
L. 157/92 e Berna
CERAMBICE DELLE QUERCE
(Cerambyx cerdo Linnaeus,
1758)
BERNA, Habitat
E' una specie migratore regolare nidificante, altamente
selettivo che in periodo riproduttivo occupa ambienti a
bassa densità umana, con limitata attività agricola,
mostrando una spiccata preferenza per paesaggi misti
in cui vasti tratti di bosco sono associati a terreni nudi,
sabbiosi o rocciosi, in parte coperti da vegetazione
erbacea e arbustiva.
Bombina pachypus recentemente è stata distinta a
livello specifico da b. Variegata, diffusa in europa
centrale
e
meridionale.
Endemica
dell’italia
peninsulare, è ancora molto comune nel territorio della
provincia di Cosenza (101 stazioni), prevalentemente
nella fascia collinare e montana (tripepi et al., 1999).
La capinera (sylvia atricapilla) è una specie sedentaria
nidificante e migratoria regolare. È molto attiva e
risulta meno elusiva degli altri silvidi. Frequenta boschi
di latifoglie non troppo fitti e con abbondante
sottobosco, frutteti e siepi alberate, soprattutto vicino
stagni.
E' il più piccolo avvoltoio europeo. Si tratta di una
specie migratoria regolare, nidificante e svernante
irregolare. Si riproduce in zone accidentate su pareti o
rocce isolate e dominanti pianure, boschi radi, corsi
d’acqua
e
pascoli
utilizzati
come
aree di caccia.
L. 157/92, Berna e direttiva
“Uccelli” (CEE/79/409)
cerambyx cerdo linnaeus
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Cervone Elaphe quatuorlineata
(Lacépède, 1789)
Berna, Direttiva Habitat
cincia bigia (parus palustris)
E' protetto dalla Legge 157/92
Cincia mora (Parus ater)
E' protetto dalla Legge 157/92,
Berna
L. 157/92, Berna e Direttiva
“Uccelli” (CEE/79/409)
Cinciallegra (Parus major)
cinciarella (parus caeruleus),
E' protetto dalla Legge 157/92,
Berna
Civetta (Athene noctua)
Rientra nell’allegato II della
direttiva “Uccelli” (CEE/79/409).
È inclusa nell’art. 2 della Legge
157/92 come specie
particolarmente protetta dalla
legislazione italiana (L. 157/92).
Codibugnolo
caudatus)
Passeriforme concentrata in Europa e, a livello
continentale, lo stato di conservazione della specie è
considerato non favorevole.
(Aegitalos L. 157/92, Berna e Direttiva
“Uccelli” (CEE/79/409)
codirosso spazzacamino
(phoenicurus ochruros)
L. 157/92 e Berna
Colombaccio (Columba
palumbus)
Rientra nell’allegato II della
direttiva “Uccelli” (CEE/79/409)
Cordulegaster trinacriae
Waterston, 1976
Corriere piccolo (Caradrius
dubius)
Columbide che predilige le zone boscate, confi nanti
con zone aperte come le radure e coltivi.
È inclusa nella nuova “Lista
Rossa” come specie a “più
basso rischio” e nell’allegato II
della Convenzione di Bonn.
Corvo imperiale (Corvus corax). BERNA
Ottobre 2009
E’ specie distribuita nell’europa sud occidentale, a
nord fino all’Istria e alla Russia sud occidentale, e in
Aasia centrale ed occidentale. In italia la specie è
assente nella maggior parte delle regioni settentrionali
a nord del fiume Arno, mentre è presente nelle regioni
centrali e meridionali della penisola sino alla Calabria.
Nidifica in tutta la penisola e, con una popolazione
localizzata, anche in Sicilia; è invece assente in
Sardegna e buona parte della Puglia. La cincia bigia
risulta protetta dalla legislazione italiana (l. 157/92). Vi
sono tre importanti caratteristiche ecologiche che
determinano l’elevata selettività ambientale della
cincia bigia (vedi anche picchio muratore): in primo
luogo si tratta di una specie che nidifica
esclusivamente all’interno delle cavità degli alberi
lasciate libere da altre specie di uccelli; si tratta inoltre
di una specie avente una ampio territorio familiare
(relativamente molto grande rispetta alla sua taglia: 45 ha per coppia); infine la specie è altamente
sedentaria e la dispersione dei giovani è in genere
compresa tra gli 800-1000 m dal luogo di nascita.
E' una specie sedentaria nidificante che frequenta
l’area del sic.
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crociere (loxia curvirostra)
L. 157/92 e Berna
Desera distinta
Incluse nell’allegato I della
direttiva “Uccelli” (CEE/79/409)
Falco pescatore (Pandion
haeliaetus)
Incluse nell’allegato I della
direttiva “Uccelli” (CEE/79/409)
Il crociere è una specie piuttosto gregaria tutto l’anno,
sedentaria e nidificante o con movimenti dispersivi.
Vive nei boschi di conifere (Sila), nidifi cando
soprattutto tra i rami alti degli alberi. Ha infatti abitudini
spiccatamente arboree e raramente scende sul
terreno, muovendosi tra i rami di pini e abeti anche a
testa in giù ed usando il tipico becco incrociato per
estrarre i pinoli di cui si nutre.
fanello (carduelis cannabina)
L. 157/92 e Berna
fiorrancino (regulus ignicapillus) E' protetto dalla Legge 157/92,
Berna
Fringuello (Fringilla coelebs)
E' protetto dal DPCM del 1993
Gabbiano corallino (Larus
melanocephalus)
Incluse nell’allegato I della
direttiva “Uccelli” (CEE/79/409)
Gabbiano
cachinnans)
Non è compresa nella nuova
“Lista Rossa” italiana
reale
(Larus
Specie distribuita dal livello del mare fino in alta
montagna, che frequenta ambienti boscosi non troppo
fitti, di latifoglie o conifere, confinanti con radure e con
aree più aperte.
Gabbiano roseo (Larus genei)
Nella “Lista Rossa” italiana è
una specie in pericolo".Rientra,
inoltre, nell’allegato I della
direttiva “Uccelli” (CEE/79/409)
Gallinella d’acqua (Gallinula
chloropus)
Garzetta (Egretta garzetta)
Direttiva Uccelli 79/409, Berna
Gheppio (Falco tinnunculus)
E' una specie protetta dalla
Un piccolo rapace sedentario nidificante e migratore
legislazione italiana (L. 157/92). regolare
Berna, Bon
Gruccione (Merops apiaster)
Non è incluso nella “Lista
Rossa” e non rientra
nell’Allegato I alla Direttiva
“Uccelli” (CEE/79/409). Tuttavia
presenta uno status di
conservazione
complessivamente sfavorevole.
Calandro (Anthus campestris)
E' incluse nell’allegato I della
direttiva “Uccelli” (CEE/79/409)
Martin pescatore (Alcedo
atthis)
Nella “Lista Rossa” i è una
specie vulnerabile.Rientra,
inoltre, nell’allegato I della
direttiva “Uccelli” (CEE/79/409)
Airone rosso (Ardea purpurea)
Nella “Lista Rossa” è una
specie minacciata “a più basso
rischio”.Rientra, inoltre,
nell’allegato I della direttiva
“Uccelli” (CEE/79/409)
Ottobre 2009
Incluse nell’allegato I della
direttiva “Uccelli” (CEE/79/409)
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
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Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Occhione
oedicnemus).
(Burhinus È compreso nell’allegato I della
direttiva “Uccelli” (CEE/79/409),
fa quindi parte di quelle specie
per la cui sopravvivenza si
prevedono misure speciali di
conservazione sugli habitat.
Calandrella (Calandrella
brachydactyla)
E' inclusa nell’allegato I della
direttiva “Uccelli” (CEE/79/409)
Garzetta
Inclusa nell’allegato I della
direttiva “Uccelli” (CEE/79/409)
Marzaiola (Anas querquedula)
Nella “Lista Rossa” i è una
specie “in pericolo in modo
critico” e “vulnerabile”
Volpoca (Tadorna tadorna)
Nella “Lista Rossa” i è una
specie “in pericolo in modo
critico” e “vulnerabile”
Lanius collurio
Lanius senator
Direttiva Uccelli 79/409
è presente nella Lista Rossa
come specie a più basso rischio
Scricciolo (troglodytes
troglodytes)
E' protetto dalla Legge 157/92,
Berna
Lontra Lutra lutra (Linnaeus,
1758)
Incluse nell’allegato I della
direttiva “Uccelli” (CEE/79/409)
Luì piccolo (phylloscopus
collybita)
E' protetto dalla Legge 157/92,
Berna
Lullula arborea
Lupo (Canis lupus L.)
Direttiva Uccelli 79/409
E' protetto dalla Legge 157/92,
Berna, Cites, Habitat, Lista
rossa
E’ ormai ridotta a pochi esemplari, localizzati
essenzialmente in alcuni tratti del bacino idrografico
del Crati (ARCA, 1986)
l Lupo è una specie particolarmente adattabile, come
risulta evidente dalla sua amplissima distribuzione
geografica; frequenta quasi tutti gli habitat
dell’emisfero settentrionale, con le uniche eccezioni
dei deserti aridi e dei picchi montuosi più elevati. In
Italia le zone montane densamente forestate
rappresentano un ambiente di particolare importanza,
soprattutto in relazione alla ridotta presenza umana in
tale habitat. Le limitate dimensioni dei gruppi (2- 7
individui) e le amplissime dimensioni dei territori
determinano densità medie di 1-3,5 individui/100 km2.
Nonostante il numero di lupi in Italia abbia mostrato
negli ultimi decenni un costante e progressivo
aumento, la specie resta minacciata per la limitata
consistenza complessiva della popolazione presente
nel
Paese,
che
è
stimata
in
400-500
individui(Spagnesi et De Marinis 2002).
Magnanina (sylvia undata)
citata nelle schede natura 2000
Martin pescatore (Alcedo atthis) Nella “Lista Rossa” italiana è
una specie minacciata “a più
basso rischio”.Rientra, inoltre,
nell’allegato I della direttiva
“Uccelli” (CEE/79/409)
Merlo (Turdus merula)
79/409 CEE, Berna, Lista
Rossa
Mignattaio (Plegadis falcinellus) Nella “Lista Rossa” italiana è
una specie in pericolo.Rientra,
inoltre, nell’allegato I della
direttiva “Uccelli” (CEE/79/409)
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 46 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Moretta tabaccata (Aythya
nyroca)
Murimus asper
Nibbio bruno (Milvus migrans)
Nella “Lista Rossa” italiana è
una specie minacciate “in
pericolo in modo
critico”.Rientra, inoltre,
nell’allegato I della direttiva
“Uccelli” (CEE/79/409)
Nitticora (Nyctycorax
nycticorax)
In Calabria questo grosso rapace è pressoché
sedentario nidificante ed in misura minore migratore
regolare e svernante; frequenta aree in cui si
Secondo la “lista rossa” italiana
alternano zone prative e zone alberate, dove nidifica
appartiene alla categoria delle
su alti alberi; in Sicilia, invece, nidifica sulle pareti
specie “in pericolo”. Rientra
rocciose. Le cause della diminuzione, almeno per la
nell’allegato i della direttiva
popolazione italiana, sono collegabili attualmente a
“uccelli” (cee/79/409)
fenomeni di bracconaggio, depredazione dei nidi e
disturbo antropico nelle aree di nidifi cazione. Le
principali potenziali minacce derivano, come per il
nibbio bruno, dalle abitudini alimentari necrofaghe,
che lo rendono vulnerabile ai veleni e alle
contaminazioni da accumulo di fitofarmaci. Il nibbio
bruno (milvus migrans), è migratore regolare nidifi
cante (sottile, 2006). Nidifica in prevalenza in zone
pedemontane o pianeggianti, con boschi naturali ad
alto fusto, in vicinanza di superfi ci d’acque estese, fl
uviali o lacustri. In italia, la distribuzione delle principali
popolazioni nidifi canti ricalca sostanzialmente quella
delle zone umide, anche se questa tendenza appare
meno marcata nelle regioni meridionali.
Incluse nell’allegato I della
direttiva “Uccelli” (CEE/79/409)
Occhiocotto (Sylvia
melanocephala)
L. 157/92, Berna e direttiva
“Uccelli” (CEE/79/409)
Occhione (Burhinus
oedicnemus)
Nella “Lista Rossa” i è una
specie in pericolo correndo il
rischio di estinzione.Rientra,
inoltre, nell’allegato I della
direttiva “Uccelli” (CEE/79/409)
Passera mattugia (Passer
montanus)
passero solitario (monticola
solitarius)
L. 157/92 e Berna
Nibbio reale (milvus milvus)
Ottobre 2009
L. 157/92, Bonn, Berna e
Direttiva “Uccelli” (CEE/79/409)
Non è incluso nella “Lista Rossa” e non rientra
nell’Allegato I alla Direttiva “Uccelli” (CEE/79/409).
Tuttavia presenta uno status di conservazione
complessivamente sfavorevole.
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
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Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
passero solitario (monticola
solitarius)
E' protetto dalla Legge 157/92,
Berna
Pettirosso (Erithacus rubecula)
L. 157/92, Berna e direttiva
“Uccelli” (CEE/79/409)
Picchio muratore (Sitta
europaea)
E' protetto dalla Legge 157/92,
Berna
Picchio rosso maggiore
(picoides major)
E' particolarmente protetto dalla Ampiamente distribuito su tutto il territorio italiano, sia
legislazione italiana (L. 157/92). in zone collinari e montane che planiziali.
Picchio rosso minore (picoides
minor)
Secondo la “lista rossa”
appartiene alla categoria delle
specie minacciate “a più basso
rischio”.
Picchio verde (picus viridis)
E' protetto dalla Legge 157/92,
Berna, Lista Rossa Regionale
Luì piccolo (phylloscopus
collybita)
Piccolo fiorrancino (regulus
ignicapillus)
Piro
piro
piccolo
(Actitis
hypoleucos)
L. 157/92 e Berna
Ottobre 2009
In italia la sua distribuzione è relativamente omogenea
e continua nelle regioni meridionali e sulle isole
maggiori, frammentata e localizzata nelle regioni
settentrionali, coincidenti con il limite settentrionale del
suo areale di distribuzione. Specie non concentrata in
europa, ma con uno status di conservazione
complessivamente sfavorevole (vulnerabile). La
specie seleziona falesie costiere, cave di pietra, pareti
rocciose naturali nei pressi dei fondovalle e,
localmente, aree debolmente antropizzate ricche di
anfratti e cavità artificiali; in tutti i casi necessita della
presenza di vegetazione eliofila.
picchio verde (picus viridis), una specie appartenente
alla famiglia dei picidi considerata sedentaria nidifi
cante. Si tratta di una specie selettiva che frequenta
aree boschive con un elevato grado di diversità
strutturale come quello che si ritrova negli stadi
successionali delle foreste naturali. Per la nidificazione
necessita di lembi di vegetazione matura, sia di
latifoglie sia di conifere, mentre per l’alimentazione
sono anche utilizzate aree aperte, con vegetazione
rada e bassa. Nidifica in cavità che vengono scavate
dalle coppie nei tronchi degli alberi (di preferenza in
alberi morti o deperiti, con almeno la parte interna in
disfacimento), nella parte medio-alta dell’albero, al di
sotto della chioma. Secondo la nuova “lista rossa”
italiana, appartiene alla categoria delle specie
minacciate “a più basso rischio”.
Lo stato di conservazione della specie è considerato
non favorevole. Come le altre specie di picchi, è
particolarmente protetto dalla legislazione italiana (l.
157/92).
L. 157/92 e Berna
È compresa nella nuova “Lista
Rossa” come specie
“vulnerabile”, non rientra nella
direttiva “Uccelli” (CEE/79/409),
è protetta dall’allegato III della
Convenzione di Berna (1979) e
quella ci Bonn (allegato II)
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
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Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Piro
piro
hypoleucos)
piccolo
(Actitis È compresa nella “Lista Rossa”
come “vulnerabile”,, è protetta
dall’allegato III della
Convenzione di Berna (1979) e
quella ci Bonn (allegato II).
Piro piro piccolo (Actitis
hypoleucos)
“Nella “Lista Rossa” i è una
specie a basso rischio.
Poiana (Buteo buteo).
L. 157/92, Berna, Cites, Bonn,
inoltre Rientra nell’allegato II
della direttiva “Uccelli”
(CEE/79/409).
Quaglia (Coturnix coturnix)
Berna, Bonn e Direttiva Uccelli
(79/409 CEE)
Rampichino (certhia
brachydactyla)
E' protetto dalla Legge 157/92,
Berna
Rana Italica
Rigogolo (oriolus oriolus)
Berna, Direttiva Habitat
L. 157/92, Berna e direttiva
“Uccelli” (CEE/79/409)
Rondine (Hirundo rustica)
L. 157/92 e Berna
Rondone (Apus apus)
Salamandrina Terdigitata
Scricciolo (Troglodytes
troglodytes)
Sparviere (Accipiter nisus)
L. 157/92 e Berna
Berna, Direttiva Habitat
L. 157/92 e Berna
Sterna comune (Sterna
hirundo)
Nella “Lista Rossa” italiana è
una specie minacciate “a più
basso rischio”.Rientra, inoltre,
nell’allegato I della direttiva
“Uccelli” (CEE/79/409)
Sterpazzolina (Sylvia
cantillans),
L. 157/92, Berna
Ottobre 2009
Rapace diurno della famiglia degli accipitridi, presente
in Calabria come sedentario nidificante, migratore
regolare e svernante. Non rientra nella nuova “lista
rossa” italiana, nella quale sono comprese le specie
maggiormente a rischio. Tra i rapaci diurni forestali è
indubbiamente il più numeroso e meglio distribuito
all’interno del territorio nazionale. La poiana, come
tutti i rapaci, è una specie particolarmente protetta
dalla legislazione italiana (l. 157/92). Nel corso della
stagione riproduttiva la poiana frequenta zone
boschive, manifestando una preferenza per i boschi di
latifoglie o misti sui versanti soleggiati. Il nido, di
aspetto robusto, viene generalmente costruito su
alberi ad alto fusto, anche se talvolta può essere
collocato su anfratti rocciosi (in particolare sulle isole).
E’ un piccolo passeriforme appartenente alla famiglia
certidi, facilmente distinguibile grazie al piumaggio,
alla forma del becco, al comportamento e al canto
diagnostico. In Calabria il rampichino è ritenuto
sedentario nidificante. La specie è tipicamente legata
agli ambienti boschivi di latifoglie, conifere o misti, con
la presenza di alberi maturi: questi sono utilizzati
come micro-habitat adatti alla costruzione del nido e
per la ricerca dell’alimento. Si tratta inoltre di una
specie molto sedentaria con spostamenti che
raramente superano i 10 km.
La rondine (hirundo rustica) é una specie migratoria
regolare e nidificante. La rondine, animale simbolo
della campagna coltivata, dipende in gran parte dalla
presenza di allevamenti animali e dalla struttura degli
edifici nei quali la specie costruisce il nido, oltre che
dalla ricchezza dell’ecomosaico delle coltivazioni
circostanti. Al fine della sua conservazione sono
necessari, quindi, il mantenimento di un’agricoltura
tradizionale e/o biologica con l’allevamento di animali.
È protetta dalla legislazione
italiana (L. 157/92).
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 49 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Strillozzo (Miliaria calandra)
Tarabusino (Ixobrychus
minutus)
TESTUGGINE PALUSTRE
EUROPEA Emys orbicularis
L. 157/92 e Berna
Nell “Lista Rossa” appartiene
alla categoria delle specie
minacciate “a più basso
rischio”. Rientra, inoltre,
nell’allegato I della direttiva
“Uccelli” (CEE/79/409)
incluse nell’allegato I della
direttiva “Uccelli” (CEE/79/409)
Tordela (Turdus viscivorus)
Allegato I alla Direttiva “Uccelli”
(CEE/79/409)
tordo bottaccio (turdus
philomelos)
Direttiva “Uccelli” (CEE/79/409)
e Berna
Tortora (Streptopelia turtur)
L. 157/92, Berna e Direttiva
“Uccelli” (CEE/79/409)
La Tordela è particolarmente diffusa come nidificante
nelle zone montane della Sila. Presenta uno status di
conservazione complessivamente favorevole. La
specie seleziona zone boscate aperte con la presenza
di radure e campi fittamente alberati. Il principale
fattore di minaccia è costituito dalla perdita di diversità
del paesaggio montano. La specie, seppure protetta, è
esposta al rischio di abbattimenti accidentali durante il
periodo venatorio, per la possibile confusione con altre
specie, cacciabili, del genere Turdus (Tordo bottaccio,
Tordo sassello, Cesena).
Tortora dal collare (Streptopelia Berna e Direttiva “Uccelli”
decaocto)
(CEE/79/409)
Tottavilla (Lullula arborea)
tritone crestato italiano (triturus
carnifex laurenti, 1768)
triturus alpestris
Triturus carnifex
triturus italicus
Tuffetto (Tachybaptus ruficollis)
Ululone Appenninico Bombina
pachypus (Bonaparte, 1838)
Rientra nell’allegato I della
Direttiva “Uccelli” (CEE/79/409),
che comprende le specie per le
quali si prevedono misure
speciali di conservazione sugli
habitat
Berna e Direttiva Habitat
Il Tritone crestato italiano (Triturus carnifex Laurenti,
1768), è una specie a distribuzione centro-sud
europea, presente in tutta l’Italia continentale e
peninsulare. Nella provincia di Cosenza è segnalato in
26 stazioni situate sui principali rilievi a quote
comprese prevalentemente tra i 1000 e i 1400 m s.l.m
(Tripepi et al., 1999).
Berna
rappresentato in Calabria dalla sottospecie endemica
inexpectatus (dubois et breuil),estremamente isolata
dalle popolazioni geografi camente più vicine e
localizzata nella zona della catena costiera in soli 5
siti. Si tratta chiaramente di popolazioni relitte (tripepi
et al., 1999).
Dirtettiva Habitat
Berna e Direttiva Habitat
L. 157/92 e Berna
Berna
La specie recentemente è stata distinta a livello specifi
co da b. Variegata, diffusa in europa centrale e
meridionale. Endemica dell’italia peninsulare, è ancora
molto comune nel territorio della provincia di Cosenza
(101 stazioni), prevalentemente nella fascia collinare e
montana (tripepi et al., 1999)
Upupa (Upupa epops).
L. 157/92 e Berna
Usignolo
(Luscinia L. 157/92 e Berna
megarhynchos)
Usignolo di fiume (Cettia cetti)
L. 157/92 e Berna
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 50 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Verdone (Carduelis chloris)
Verzellino (Serinus serinus).
zigolo muciatto (emberizacia)
L. 157/92 e Berna
L. 157/92 e Berna
E' protetto dalla Legge 157/92,
Berna
Zigolo nero (emberiza cirlus)
E' protetto dalla Legge 157/92,
Berna
E' una specie sedentaria nidificante abbastanza
selettiva, predilige ambienti semiaridi a vegetazione
termofila sparsa e intercalata ad affioramenti rocciosi,
in aree montane a basse o medie altitudini. Si
riproduce anche in cave ma evita le zone pianeggianti
e quelle a vegetazione densa
La
specie
nidifica
principalmente
in
aree
mediterranee aperte ma ricche di arbusti ove poter
nidificare e con presenza di alberi alti che vengono
utilizzati come postazioni di canto. Per preservare la
presenza della specie sono da evitare la
trasformazione a coltura, il rimboschimento e
l’abbandono degli ambienti aperti (prati e vigneti dei
terrazzamenti collinari), ma anche un eccessivo
disturbo da parte dei turisti nelle aree di nidificazione.
Endemica dell’Italia appenninica è distribuita dalla
Liguria all’Aspromonte, ma in modo discontinuo. E’
legata ad ambienti con alto e costante tasso di umidità
dell’aria come i boschi con abbondante lettiera e i
valloni umidi. Nella provincia di Cosenza sono
segnalate 25 stazioni (Tripepi et al., 1999).
Tabella 3.4 – Elenco delle specie faunistiche censite nei Siti Natura 2000 della Provincia di Cosenza
d’interesse comunitario e/o conservazionistico, (fonte Piano di Gestione provinciale)
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 51 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 52 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 53 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 54 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 55 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 56 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 57 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 58 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 59 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 60 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 61 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 62 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 63 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 64 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 65 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 66 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 67 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 68 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 69 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 70 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 71 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 72 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 73 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 74 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 75 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 76 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 77 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 78 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Le ZPS della Provincia di Cosenza
La L. R. n. 10 del 14 luglio 2003 recante “norme in materia di Aree Protette”, riporta, art. 30 comma
9, la disposizione che i siti identificati sul territorio regionale in qualità di ZPS devono essere iscritti
nel Registro Ufficiale delle arre protette della Regione Calabria. La Corte di Giustizia Europea con
sentenza del 20 marzo 2003 ha ritenuto insufficienti le ZPS designate dalla Regione Italiana. È
seguito invito alla Repubblica italiana a conformarsi alla sentenza. In ottemperanza alle
disposizioni comunitarie la Regione Calabria ha provveduto a proporre una revisione delle ZPS
presenti sul territorio regionale.
Ne è derivato un nuovo sistema regionale di ZPS, approvato con delibera di Giunta Regionale n.
607 del 27 giugno 2005. L’art. 19 della successiva Legge Regionale n. 7 del 21 agosto 2006 ha
aggiunto alcuni commi dell’art. 30 della L.R. 10/2003 con effetti sulla validità del sistema di ZPS
adottato con DGR n. 607/2005. Tale provvedimento ha permesso alla Regione Calabria di
adeguare il sistema ZPS alle IBA censite, le quali vengono pressocchè globalmente designate
come ZPS. La stessa è stata, quindi trasmessa al IV Commissione consiliare “Tutela
dell’Ambiente” che ha espresso parere negativo, invitando la GR a riformulare il piano delle ZPS,
con DGR 350 del 5 maggio 2008 è stata approvata la revisione del Sistema regionale delle ZPS.
Le ZPS ricadenti nel territorio della Provincia di Cosenza, per come previste dalla DGR 350 del 5
maggio 2008 vengono di seguito schematizzate:
Sila Grande
Provincia CS
Codice Natura 2000 IT9310301
Regione biogeografica Mediterranea
Superficie - 31032,288 ha
Alto Ionio Cosentino
Provincia CS
Codice Natura 2000 IT9310304
Regione biogeografia Mediterranea
Marchesato e Fiume Neto
Provincia CS – KR - CZ
Codice Natura 2000 IT9320302
Regione biogeografica Mediterranea
Pollino e Orsomarso
Provincia CS
Codice Natura 2000 IT9310303
Regione biogeografica Mediterranea
Superficie - 28622,236 ha
Superficie - 70204,89 ha
Superficie - 94144,637 ha
Segue una descrizione di ogni ZPS.
IT9310310 Sila Grande
Occupa una superficie di 31.318 ha e racchiude un’area montana dominata dai Monti Pettinascura
e Volpintesta, nella quale è compreso il Lago Cecita (o Mucone). Il territorio presenta un’altitudine
media superiore ai 1300 m sul livello del mare. Gran parte della superficie interessata è coperta di
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 79 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
formazioni naturali e seminaturali, mentre soprattutto i centri urbani rappresentano una
componente di uso del suolo con distribuzione assai ridotta. La vegetazione ha carattere
principalmente forestale, con un’elevata frequenza di cenosi boschive montane. Le formazione più
estese sono rappresentate da boschi di faggio Fagus selvatica L.; pinete a Pinus nigra J. F.Arnold
subsp.Laricio Maire e consorzi forestali misti di pino e faggio, con fisionomia variabile a seconda di
quale delle due specie assume un ruolo dominante.
Nell’ambito della faggeta si distinguono due caratteristiche ecologiche. Una termofila, a quote
inferiori a 1400-1500 m, ed una, di natura microterma, da tali quote fino a 2000 m. Questi due tipi
di faggeta possono essere rispettivamente ricondotti alle associazioni Anemo apenniae- Fagetum
sulvaticae ed Tanunculo brutii-Fagetum sylvaticae Bonin.
Tral le formazioni caratterizzanti vi sono le pinete a pilo laricio, ascrivibili all’Hpochoerido
leavigatae-Pinetum calabricae.
Risultano rilevanti, inoltre formazioni di sostituzione, prevalentemente erbacee, che caratterizzano
le aree fortemente pascolate. Si tratta di vegetazione ricca di endemismi, in cui l’intenso pascolo
determina la selezione di camefite spinose con habitus prostrato o pulvinato tra cui Astragalus
parnassiBoiss,susp. Calabricus (Fidch.) S. Zarre-Mobarakeh,Ginestra angelica L., Cytisus
spinescens C. Presl. Nel suo complesso, questa componente vegetazionale può essere ascritta
all’alleanza Koelerio-astregalion calabrici.
Infine, la presenza di aree depresse con accumulo di sedimenti fini, a carattere argilloso-limoso,
permette l’insediamento di formazioni igròfile di notevole pregio, quali i prati di transizione
ascrivibili all’alleanza Calthion e le formazioni palustri a grandi carici proprie dell’ordine
Magnocaricetalia.
Dati ornitologici
La specie qualificante è la Balia dal collare Ficedula albicollis.
Le altre specie che si ritengono prioritarie per la gestione sono 5: Averla piccola Lanius collirio,
Tottavilla Pullula arborea, Calandro Anthus campestris, Picchio nero Dricopus martius e Picchio
rosso Picoides medium.
Delle 24 specie segnalate, nel corso dell’ultimo campo, 12 sono segnalate nell’Allegato I della
Direttiva “Uccelli”. Di seguito si elencano le specie segnalate:
SPECIE SEGNALATE
Ottobre 2009
TUTELA
Falco vespertinus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE
Anthus campestris
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE
Coturnix coturnix
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE
Jynx torquilla
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE
Alauda arvensis
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
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Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Hirundo rustica
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE
Phoenicurus phernicurus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE
Saxixola torquata
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE
Muscicapa striata
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE
Embirza Cia
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE
Canis Lupus
Direttiva 92/43/CEE Allegato II
Elaphe quatuorlineata
Direttiva 92/43/CEE Allegato II
Salamandrina tergiditata
Direttiva 92/43/CEE Allegato II
IT9310303 Pollino – Orsomarso
La superfice totale è di circa 184.697 ha di cui 94.149 ha in territorio calabrese. L’altitudine media
del territorio varia da 1100 fino ad oltre 1300 m s.l.m. dal punto di vista del paesaggio vegetale, è
presente l’intera serie di vegetazione, dalle formazioni a sclerofille, sui versanti più estesi ed a
quote inferiori, fino alle praterie poste al di sopra del limite di crescita degli alberi che si attesta a
poco oltre i 2000 m di quota. Gran parte della superficie di suolo è a carattere naturale e
seminaturale. In particolare, gran parte del territorio risulta coperto da cenòsi forestali, composta
prevalentemente da faggeta. Al contrario, i querceti decidui sono il tipo di bosco meno frequente.
Le fasce di vegetazione mediterranea e mesomediterranea presentano come facies clima
rispettivamente le leccete termofile del Faxino ornì-Quercetum ilicis Horvatico e le leccete mesofite
del Ostro-Quercetum ilicis Trinajstic.
Nella fascia supramediterranea, tra gli 800 e i 1000-1200 m s.l.m., si insediano tipologie forestali a
carattere climatico, quali querceti a Q. pubescens Wild, cerrete, boschi a Quercus fra inetto Ten.,
ostreiti e formazioni mesofite miste a dominanza di Acer sp. Pl.. Comunque il contesto
vegetazionale risulta complesso, compenetrato tanto con le formazioni dei Quercetea ilicis e con
quelle dei Fagetalie. A quote decisamente montane dominano le formazioni a Fagus selvatica.
L’ampio intervallo altitudinale permette l’insediamento sia delle faggete termofile dell’Anemo
Fagetum che quelle microterme riconducibili al Ranuncuki brutii-Fagetum. Oltre i 2000 m è
presente cenòsi prative attribuibile al Seslerion apenninae.
Queste formazioni prative sono spesso caratterizzate dalla presenza di Pinus leucodermis
(presente solo nelle quote più elevate). Le pendici meridionali della catena del Pollino ospitano
anche popolazioni di Pinus nigra Arnold.
Per quanto riguarda la vegetazione secondaria la natura calcarea del substrato favoriscono lo
sviluppo di praterie aride rientranti nell’alleanza Pheleum ambigui-Bromion erecti. Raramente, in
aree pianeggianti o depresse, si sviluppano cenòsi eerbacee appartenenti all’associazione MeoAsphodeletum.
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
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Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Infine, occorre mensionare le presenza di tipologie cenòtiche e controllo edifico, ne sono esempi
formazioni rupestri e vegetazioni di valletta nivale.
Dati ornitologici
La fauna ornitica è caratterizzata da specie di notevole valore conservazionistico. Alcune vallette
fluviali (valle del Fiume Lao, del torrente Argentino, del fiume Rosa e le Gole del Raganello) sono
contornate da emergenze rocciose che ospitano uccelli rupicoli e grandi rapaci, quali l’Aquila Reale
Aquila chrysaetos, il Gufo reale Bubo bubo e il Capovaccaio Nephron percnopterus, caratterizzati
da popolazione a status conservazionistico sfavorevole. Nelle formazioni forestali più mature si
rinvengono popolazioni relitte di specie di origine boreale (es. il Picchio nero), ai limiti estremi
meridionali dell’areale riproduttivo. Sui pendii del versante meridionale (zona della Petrosa), le
formazioni forestali sono sostituite da praterie xeriche; in queste formazioni sono presenti specie
come la Calandra Melanocorhypha calandra di elevato valore conservazionistico. Le specie
qualificanti il sito sono 8: Nibbio reale Milvus milvus, Nibbio bruno Milvus migran, Falco pellegrino
Falco peregrinus, Biancone Carcaetus gallicus, Gufo reale Bubo bubo, Aquila reale Aquila
chrysaetos, Tottavilla Pullula arborea e Balia dal collare Ficedula albicollis.
Cinque specie sono prioritarie per la gestione: Capovaccaio Nephron percnopterus, Cicogna nera
Ciconia nigra, Picchio nero Dryocopus martius, Calandra Melanocorhypha calandra e Calandrella
Calandrella brachydactyla.
Delle 29 specie considerate, 24 sono elencate nell’allegato I della Direttiva Uccelli. Di seguito si
elencano le specie segnalate:
SPECIE SEGNALATE
Ottobre 2009
TUTELA
Falco peregrinus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Dryocopus martius
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Bubo bubo
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Grus grus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Falco biarmicus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Casmerodius albus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Cicoria nigra
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Cicoria ciconia
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Pernis apivorus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Milvus migrans
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Milvus milvus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Neophron pernpterus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Circaetus gallicus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Circuì cyaneus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
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Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Aquila chrysaetis
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Hieraaetus pennatus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Prunella collaris
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Canis lupus
Direttiva 92/43/CEE Allegato II
Lutra lutra
Direttiva 92/43/CEE Allegato II
Elaphe quatuorlineata
Direttiva 92/43/CEE Allegato II
IT9320302 Marchesato e fiume Neto
Include solo una piccola porzione del territorio provinciale . La ZPS interessa una fascia estesa dal
livello del mare (Foce Neto in provincia di Crotone) fino a contesti esclusivamente montani. L’area
è dominata da spazi agricoli, mentre le formazioni naturali e seminaturali occupano una
percentuale molto basse (circa il 26% del paesaggio). La copertura boschiva è ridotta ed inoltre
una frazione rilevante è interessata da formazioni artificiali, tra cui quelle ad Eucaliptus sp.pl..
Inoltre bisogna considerare come gli spazi seminaturali, rappresentati da comunità di sostituzione
quali le garighe, rappresentano una frazione importante. Alle quote più basse la vegetazione più
evoluta è rappresentate da formazioni dominate da sclerofille attribuibili al Quercino ilics che
presentano fisionomia e struttura più di macchia alta che non di boschi e che si tramutano in
macchia vera e propria su versanti più acclivi ed esposti.
Oltre la soglia altimetrica di circa 450 metri è possibile rinvenire cenòsi residuali a carattere più
mesofilo, rappresentante fondamentale da lembi di querceto a Quercus pubescens Wild., che a
quota più elevate sono sostituiti da cenòsi miste in cui sono frequenti Q. cerris L. e, soprattutto,
Castanea sativa Miller.
Tra gli aspetti più rilevanti della vegetazione forestale della zona vanno menzionate le ripisilve che
sono rappresentate sia da comunità a sviluppo arboreo come il Fraxino Quercetum roboris,
l’Angelico sylvestris-Alnetum glutinosae ed il Clematido citicellae-Puletum albae.
Infine, data la frequenza sul territorio del Marchesato, vanno menzionate alcune vegetazioni a
carattere erbaceo, quali il Cardopato Corymbosi-Lygetum spartum, associazione tipica delle aree
calanchive della costa ionica centrale della Calabria, e le comunità dominate da Arando plinti
insediate su versanti argillosi.
Dati ornitologici
Nonostante lo status di frammentazione di molti habitat naturali e la bassa naturalità del restante
territorio, tale ZPS, costituisce una delle aree di maggior importanza ornitologica della regione. Cio
si
spiega
nella
contemporanea
presenza
si
fisionomie
geomorfologiche,
botaniche
e
paesaggistiche favorevoli, da un lato, alla nidificazione di specie di uccelli ormai rare e localizzate
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
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Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
(uccelli rapaci, specie acquatiche e palustri), e dall’altro, alla sosta stagionale, con effettivi
consistenti, di altre (laridi, in particolare ma anche anatidi, falconiformi, limicoli ed altri).
Le specie qualificanti sono: nidificanti 8: Capovaccaio Neophron percnopterus, Nibbio reale Milvus
milvus, Nibbio bruno Milvus migran, Falco pellegrino Falco peregrinus, Biancone Carcaetus
gallicus, Gufo reale Bubo bubo, Ghiandaia marina Caracias garrulus, Lanario Falco biarmicus,
svernanti 2: Nibbio reale Milvus milvus e Gabbiano Corallino Larus melanocephalus.
Delle 195 specie considerate, 64 sono elencate nell’allegato I della Direttiva Uccelli. Di seguito si
elencano le specie segnalate:
SPECIE SEGNALATE
Ottobre 2009
TUTELA
Gavia arctica
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Calonectris diomedea
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Puffinus yelkouan
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Botaurus stellaris
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Ixobrychus minutus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Nycticorax nycticorax
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Ardeola ralloides
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Egretta garzetta
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Ciconia nigra
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Ciconia ciconia
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Plegadis falcinellus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Platalea leucorodia
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Phoenicopterus ruber
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Aythya nyroca
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Pernis apivorus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Milvus migrans
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Milvus milvus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Neophron percnopterus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Gyps fulvus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Circaetus gallicus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Circus aeruginosus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Circus cyaneus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Circus macrourus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Circus pygargus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Hieraaetus pennatus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Panciona ha,iaetus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 84 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Ottobre 2009
Falco peregrinus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Porzana parva
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Grus grus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Falco biarmicus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Himantopus himantopus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Recurvirostra avosetta
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Burhinus oedicnemus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Burhinus oedicnemus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Galera praticola
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Pluvialis apricaria
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Philomachus pugnax
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Tringa glareola
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Gyps fulvus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Neophron pernpterus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Circaetus gallicus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Circuì cyaneus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Aquila chrysaetis
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Hieraaetus pennatus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Prunella collaris
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Larus melanocephalus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Larus minutus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Larus genei
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Larus audouinii
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Gelochelida nilotica
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Sterna caspia
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Sterna sandvincensis
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Sterna albifrons
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Chlidonias hybridus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Chlidonias niger
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Bubo bubo
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Asio flammeus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Alcedo atthis
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Coracias farrulus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Calandrella
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Brachydactyla
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Anthus campestris
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
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Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Melanopogno
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Ficedula albicollis
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Lanius minor
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Lanius senaor
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Tachybaptus fuficollis
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Podiceps cristatus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Phalacrocorax carbo
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Ardea cinerea
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Anas acuta
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Anas querquedula
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Anas Clypetea
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Coturnix coturnix
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Ficula atra
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Haematopus ostralegues
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Charadrius dubius
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Charadeius hiaticula
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Pluvialis squatarola
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Vanellus vanellus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Calidris minuta
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Calidris ferruginea
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Calidris alpina
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Gallinago gallinago
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Limosa limosa
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Numenius arquata
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Tringa nebularia
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Tringa totanus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Tringa ochropus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Actitis achropus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Stercorarius parasiticus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Larus ridibundus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Larus
cuscuslarus Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
michahellis
Ottobre 2009
Colomba palumbus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Strentopelia turtur
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Cuculus canorus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Apus melba
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 86 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Merops apiaster
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Upupa epops
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Riparia riparia
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Hirundo rustica
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Delichon urbica
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Anthus trivialis
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Anthus pratensis
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Motacilla flava
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Luscinia megarhynchos
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Phoenicurus ochruros
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Saxixola rubetra
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Saxicola Torquata
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Oenanthe oenanthe
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Monticala solitarius
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Acrocephalus scirpaceus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Acrocephalus arundinaceus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Sylvia antricapilla
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Phylloscopus collybita
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Muscicapa striata
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Remiz pentulinus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Garrulus glandarius
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Sturnus vulgaris
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Fringilla coelebs
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Serinus serinus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Fringilla coelebs
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Serinus serinus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Carduelis cannabina
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Miliaria calandra
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
IT9310304 Alto Jonio Cosentino
La ZPS interessa la costa nord-orientale della Calabria, il territorio si caratterizza per la presenza
di alcune tra le principali fiumare calabresi, quali la Fiumara del Saraceno, la Fiumara del
Satanasso e quelle originate dal Torrente Canna e dal Fiume Ferro. Oltre alle aste fluviali di queste
fiumare, la ZPS include anche buona parte dei bacini imbriferi. La ZPS si sviluppa su un ampio
intervallo altimetrico, che va dal livello del mare sino a quasi 1300 m s.l.m.; in ogni caso il dato
medio evidenzia come gran parte del territorio interessato abbia carattere collinare. Il territorio è
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 87 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
dominato da tipologie agricole soprattutto nella fascia altimetrica dei 600 m s.l.m., pertanto ne
consegue che gran parte degli ecosistemi naturali e seminaturali sono oggi collocati ad altitudini
medie più elevate, dove la pressione ad uso agricolo è inferiore. Tra gli ecosistemi a carattere
forestale, la formazione a querce decidue in ambienti supra-collinari e quelle dominate da pini
mediterranei in contesti mediterranei e termo-mediterranei risultano essere le più frequenti.
Buona frequenza hanno le formazioni boschive artificiali, sia a bassa quota, che in contesti
decisamente montani.
La caratterizzazione fitosociologica delle principali fitòcenosi diffuse nell’area mostra come essa
conservi ancora alcuni lembi meglio conservati di vegetazione mediterranea in ambiente costiero a
livello regionale. In particolare le formazioni termofile boschive e arbustive dell’Oleo-Ceratonion.
Tra le comunità forestali dominano le pinete a Pinus halepensis, che possono essere attribuite a
due differenti associazioni. La prima il Pistacio-Pinetum halepensis, include le formazioni più
termofile insediate sui versanti prospicienti la linea di costa e sui pendii più acclivi che delimitano
gli ambienti di fiumara; tra le entità possono trovarsi Juniperus phoenicea, Pistacia lentiscus,
Phillyrea angustifolia, Rosmarinus officinalis.
A quote più elevate si rinviene una tipologia di pineta descritta come Erico-Pinetum halepensis,
caratterizzata dalla minore frequenza della specie dell’Oleo-Ceratonion e dall’abbondanza di
Quercus ilex ed Erica arborea.
I pendii presso le fiumare spesso sono caratterizzate da una densa fitòcenosi arbustiva; vanno
annoverate le comunità dell’Oleo-Juniperetum phoenicae, tipologia di vegetazione termofila il cui
insediamento è legato alla presenza di condizioni edafiche avverse in termini termici e di aridità del
suolo.
Infine, bisogna ricordare le caratteristiche della vegetazione insediata sul letto delle fiumare, si
tratta di formazioni a gariga con alta frequenza di Helichrysum italicum, Thmus capitatus, Artemisia
campestris. Tragli elementi floristici di rilievo è la frequenza di Sarcopoterium spinosu, che
caratterizza le formazioni residuali di vegetazione costiera dell’Helchryso italici-Sarcopoterietum
spinosi e la loro facies di fiumara che consiste nella sotto-associazione neruetosum oleantri, pianta
relitta a carattere mediterraneo-orientale.
Dati ornitologici
L’area si conferma di particolare interesse per la presenza e la nidificazione di specie legate ad
ambienti aridi e sassosi, tipiche dei greti delle fiumare, quali l’Occhione Burhinus oedicnemus, la
Calandrella Calandrella brachydactyla e la Monachella Oenanthe ispanica. Nonostante l’impatto
antropico permangono formazioni forestali relitti e siti rupestri che costituiscono habitat riproduttivi
per alcune specie importanti di Falconiformi (Nibbio e Linario).
Le specie qualificanti il sito sono due, entrambi nidificanti nell’area: Nibbio reale Milus milvus e
Occhione Burhinus oedicnemus.
Ottobre 2009
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
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Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Altre specie prioritarie per la gestione sono la Monachella Oenanthe ispanica, il Lanario Falco
biarmicus, l’Averla capirossa Lanius senator e la Calandra Melanocorypha calandra.
Delle 14 specie segnalte 8 sono elencate nell’allegato I della Direttiva Uccelli. Di seguito si
elencano le specie segnalate:
SPECIE SEGNALATE
Ottobre 2009
TUTELA
Falco Biarmicus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Burhinus oedicnemus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Galerida cristata
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Oenanthe hispanica
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Minticola solitarius
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Lanius senator
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Milvus milvus
Direttiva “Uccelli” 79/409 CEE All. I
Canis lupus
Direttiva 92/43/CEE Allegato II
Elaphe quatuorlineata
Direttiva 92/43/CEE Allegato II
Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
pag. 89 di 114
Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Nel seguito sono fornite, per completezza della descrizione del contesto ambientale di riferimento
per la componente ambientale “Flora, fauna e biodiversità”, informazioni relative ai due Parchi
Nazionali e ad altre componenti della Rete Ecologica Regionale (RER), quali riserve naturali
biogenetiche statali, riserve naturali orientate statali, riserve biogenetiche guidate statali, riserve
naturali regionali e oasi di protezione.
Si sottolinea che, ai fini del regime dei vincoli correlati alle attività del PFVP, le suprefici di tali
componenti della RER si trovano all’interno dei parchi nazionali o dei SIC già trattati.
Parco Nazionale del Pollino
ESTENSIONE: 192.565 ettari
POPOLAZIONE RESIDENTE:
REGIONI:
172.583 ab.
Basilicata – Calabria
PROVINCE:
Cosenza - Matera – Potenza
COMUNI IN PROVINCIA DI COSENZA:
32
COMUNITÁ MONTANE IN PROVINCIA DI COSENZA:
5
4
Il Parco Nazionale del Pollino , istituto con D.P.R. del 15.11.1993, è posto a cavallo tra la Regione
Basilicata e la Regione Calabria. Il territorio del Parco interessa complessivamente 56 comuni, 32
dei quali ricadono nella Provincia di Cosenza.
Presenta una morfologia molto accidentata, con altimetrie che vanno dai circa 300 metri sul livello
del mare in prossimità dei fondovalle del versante occidentale e orientale, ai 2.267 metri sul livello
del mare di Serra Dolcedorme, la cima più alta del Parco.
L’area del Parco del Pollino ha i connotati tipici delle aree rurali del Sud, con ambiente in molti casi
ben conservato, ricco di boschi e di risorse naturali, presenza di piccoli centri abitati a volte
difficilmente raggiungibili ed accentuato fenomeno di spopolamento in corso. Lo stato
dell’ambiente è in generale buono, l’abbandono delle aree più marginali ha favorito la
rinaturalizzazione e la conservazione dei sistemi ambientali.
Il massiccio è costituito da rocce calcaree formatesi su un basso fondale marino caldo nel
Giurassico. Queste rocce poggiano su calcari più antichi, del Triassico, visibili al di sotto dei 1000
metri di altitudine sul versante meridionale. Il versante settentrionale scende dolcemente, tra prati,
pascoli e boschi. Del tutto diverso è invece il versante meridionale, più ripido e quasi spoglio di
vegetazione, inciso dall'azione erosiva dei torrenti.
La vegetazione del Parco si presenta assai ricca e varia: circa 1.200 sono le specie floristiche
riconosciute. Questa varietà è dovuta alla diversa composizione mineralogica dei terreni. Un posto
prevalente è occupato dalle foreste che si estendono per circa 40.000 ettari. Alle quote più basse
si incontra la foresta di latifoglie, a cui poi subentra la foresta di conifere.
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In provincia di Cosenza la superficie del Parco intressa trentadue Comuni: ACQUAFORMOSA,
AIETA,
ALESSANDRIA
CASTROVILLARI,
DEL
CERCHIARA
CARRETTO,
DI
BELVEDERE
CALABRIA,
CIVITA,
MARITTIMO,
FRANCAVILLA
BUONVICINO,
MARITTIMA,
FRASCINETO, GRISOLIA, LAINO BORGO, LAINO CASTELLO, LUNGRO, MAIERÀ, MORANO
CALABRO, MORMANNO, MOTTAFOLLONE, ORSOMARSO, PAPASIDERO, PLATACI, PRAIA A
MARE, SAN BASILE, SAN DONATO DI NINEA, SAN LORENZO BELLIZZI, SAN SOSTI,
SANGINETO, SANT'AGATA DI ESARO, SANTA DOMENICA TALAO, SARACENA, TORTORA,
VERBICARO.
Parco Nazionale della Sila
Il Parco Nazionale della Sila è stato istituito con D.P.R. 14.11.2002; comprende i territori già
ricadenti nel Parco Nazionale della Calabria (1968) e tutela aree di rilevante interesse ambientale
in Sila piccola, Sila grande e Sila greca per complessivi 73.695 ettari.
Le origini dell'altopiano della Sila sono da ricondurre ad epoca geologica ben più remota di quella
dell'orogenesi appenninica. Il paesaggio silano è la risultante del particolare ambiente fisico, vario
e scarsamente tormentato, sul quale si adatta una diversificata fauna, una complessa vegetazione
ed una presenza umana moderata. Si evidenzia una pluralità di paesaggi che vanno dal tipo
montano a quello collinare ed a quello pianeggiante suddiviso in alluvionale, vallivo ed a terrazze.
Nel paesaggio forestale, dotato di una elevata biodiversità, si inserisce un patrimonio boschivo, di
notevole provvigioni e di considerevole valore ecosistemico.
Sono quindici i Comuni della Provincia di Cosenza che fanno parte del Parco: APRIGLIANO,
BOCCHIGLIERO, CORIGLIANO CALABRO, CELICO, LONGOBUCCO, ROGLIANO, ROSSANO,
S. STEFANO IN ROGLIANO, PARENTI, PEDACE, SAN GIOVANNI IN FIORE, SAN PIETRO
GUARANO, SERRA PEDACE, SPEZZANO PICCOLO, SPEZZANO DELLA SILA.
Le riserve naturali biogenetiche statali
Le riserve naturali biogenetiche5 sono state istituite per proteggere gli ambienti naturali
caratterizzati da particolari presenze biotiche; sono caratterizzate da ecosistemi che rendono
possibili alcuni limitati usi agricoli e la produzione di semi che potrebbero essere destinati alla
realizzazione di nuovi impianti sperimentali. La finalità è quindi quella di preservare aree
rappresentative e siti geologici di particolare importanza, preservare la genetica originaria
dell'ambiente naturale, consentire ai sistemi ambientali di evolversi secondo natura, contribuire ad
accrescere le conoscenze scientifiche, fornire opportunità per le attività ricreative consentite
all'interno dell'area protetta e preservare i processi essenziali per particolari specie e habitat.
4
5
http://www.minambiente.it/index.php?id_sezione=1448. Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
Regione Calabria - Autorità Ambientale. Valutazione Ex Ante Ambientale, CAPITOLO Natura e Biodiversità.
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In Provincia di Cosenza ci sono n° 7 riserve naturali biogenetiche:
1. Riserva naturale biogenetica "Gallopane".
COMUNE RICADENTE: LONGOBUCCO
Decreto di istituzione: Decreto Ministeriale del 1977. Estensione: 200 ettari.
2. Denominazione: Riserva naturale biogenetica "Golia Corvo".
COMUNE RICADENTE: LONGOBUCCO
Decreto di istituzione: Decreto Ministeriale del 1977. Estensione: 350 ettari.
3. Denominazione: Riserva naturale biogenetica "Tasso - Camigliatello Silano".
COMUNE RICADENTE: SPEZZANO DELLA SILA
Decreto di istituzione: Decreto Ministeriale del 1977. Estensione: 223 ettari.
4. Denominazione: Riserva naturale biogenetica "Iona - Serra della Guardia".
COMUNE RICADENTE: CELICO
Decreto di istituzione: Decreto Ministeriale del 1977. Estensione: 264 ettari.
5. Denominazione: Riserva naturale biogenetica "Macchia della Giumenta – San Salvatore".
COMUNE RICADENTE: BOCCHIGLIERO
Decreto di istituzione: Decreto Ministeriale del 1977. Estensione: 323 ettari.
6. Denominazione: Riserva naturale biogenetica "Trenta Coste".
COMUNE RICADENTE: CORIGLIANO CALABRO
Decreto di istituzione: Decreto Ministeriale del 1977. Estensione: 295 ettari.
7. Denominazione: Riserva naturale biogenetica "Serra Nicolino – Piano d’Albero".
COMUNE RICADENTE: MONGRASSANO
Decreto di istituzione: Decreto Ministeriale del 1977. Estensione: 140 ettari.
Le riserve naturali orientate statali
Le Riserve Naturali Orientate dello Stato sono state istituite allo scopo di studiare e determinare il
valore naturale di alcuni luoghi caratterizzati da particolare valenza ambientale, per consentire la
salvaguardia e la riproduzione dell'avifauna stanziale migratoria, preservare e favorire lo sviluppo
della flora esistente e degli ecosistemi necessari al mantenimento degli habitat naturali, per
contribuire alla diffusione delle principali essenze vegetali e favorire attività di rimboschimento
sperimentale, già avviate alla fine degli anni 80 del secolo scorso. I valori ecologici di queste aree
sono di grande importanza poiché rappresentativi di specie animali e vegetali uniche.
In Provincia di Cosenza ci sono n° 3 riserve naturali orientate:
1. Denominazione: Riserva naturale orientata "Valle del Fiume Lao".
COMUNE RICADENTE: PAPASIDERO
Decreto di istituzione: Decreto Ministeriale n. 423 del 21 luglio 1987. Estensione: 5200
ettari.
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2. Denominazione: Riserva naturale orientata "Gole del Raganello".
COMUNE RICADENTE: SAN LORENZO BELLIZZI
Decreto di istituzione: Decreto Ministeriale n. 424 del 21 luglio 1987. Estensione: 1600
ettari.
3. Denominazione: Riserva naturale orientata "Fiume Argentino".
COMUNE RICADENTE: ORSOMARSO
Decreto di istituzione: Decreto Ministeriale n. 425 del 21 luglio 1987. Estensione: 3980
ettari.
Le riserve biogenetiche guidate statali
L’ unica riserva biogenetica guidata statali in provincia è quella de "I Giganti di Fallistro". Istituita
con Decreto Ministeriale n. 426 del 21 luglio 1987, ricade totalmente in Comune di Spezzano della
Sila e si estende per 7 ettari.
Le riserve naturali regionali
L’obiettivo principale è la conservazione delle caratteristiche ambientali, paesaggistiche e naturali
del territorio protetto e del suo complesso equilibrio ecologico. Queste riserve hanno anche finalità
culturali, scientifiche, educative e ricreative, diventando vere e proprie oasi per il birdwatching e
l’educazione ambientale.
In Provincia di Cosenza ci sono n° 2 riserve naturali regionali; sono entrambe zone umide con
presenza di decine di specie di uccelli acquatici tra cui Svasso maggiore, Cormorano, Gabbiano
comune, reale e corallino, Airone cenerino, Garzetta, Fenicottero:
1. Denominazione: Riserva naturale "Bacino del Fiume Tarsia".
Legge istitutiva: Legge Regionale n.° 52 del 5 maggio 1990. Estensione: non definita.
2. Denominazione: Riserva naturale "Foce del Fiume Crati".
COMUNI RICADENTI: CASSANO IONIO E CORIGLIANO CALABRO
Legge istitutiva: Legge Regionale n.° 52 del 5 maggio 1990. Estensione: 300 ettari.
Le oasi di protezione
Le Oasi di Protezione in Provincia di Cosenza sono due, entrambe del WWF:
Oasi di Protezione “Scogli di Isca”, estesa per circa 6 ettari. E’ caratterizzata da meravigliosi
fondali. Qualcuno ha voluto identificare gli scogli con quel che resta delle isole Enotridi citate dai
geografi classici.
Oasi di Protezione “Cozzo del Pesco”, istituita nel 1998. E’ situata nel territorio di Rossano
Calabro. E’ caratterizzata da boschi di querce caducifoglie, soprattutto rovere, cerro, farnia e
farnetto.
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Per le dimensioni maestose e l’età di un gran numero di alberi si può considerare un residuo di
foresta quasi primigenia.
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Superficie boscata in Provincia di Cosenza
La classificazione colturale utilizzata dall’ISTAT, per il calcolo della superficie boscata regionale,
risulta la seguente: “altra arboricoltura da legno”, “cedui composti”, “cedui semplici”, “conifere”,
“latifoglie”, “macchia mediterranea”, “ miste di conifere e latifoglie” e “ pioppeti”.
In merito al rapporto tra la superficie boscata provinciale e quella regionale, tra le cinque province
calabresi, quella di Cosenza si pone al primo posto con una superficie boschiva pari a circa il 50%
del totale regionale.
In tabella è riportata la ripartizione della superficie boschiva in relazione all’uso del terreno:
ISTAT 5° Censimento Generale dell'Agricoltura, 2000
Tabella 3.6 - Ripartizione della superficie boschiva in relazione all’uso del terreno
Nella tabella 3.7 è descritto il patrimonio forestale della provincia, secondo il quinto censimento
effettuato dall’Istat, diviso per fasce altimetriche e per classificazione colturale.
ALTIMETRIA: MONTAGNA LITORANEA
ALTIMETRIA: MONTAGNA INTERNA
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ALTIMETRIA: COLLINA LITORANEA
ALTIMETRIA: COLLINA
ALTIMETRIA: PIANURA
Tabella 3.7
Patrimonio forestale della provincia, secondo il quinto censimento effettuato
dall’Istat, diviso per fasce altimetriche e per classificazione colturale
Considerando l’interazione tra le caratteristiche geo-morfologiche e climatiche del territorio
regionale e le attività antropiche, la presenza di superfici boscate in Calabria risulta concentrata
alle altitudini più elevate ed interne. Circa il 60% della superficie boscata regionale presente nella
fascia altimetrica definita come “montagna interna” ricade in Provincia di Cosenza. Di seguito è
riportata la Superficie forestale provinciale divisa per quote altimetriche:
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ISTAT 5° Censimento Generale dell'Agricoltura, 2000.
Tabella 3.8 - Superficie forestale provinciale divisa per quote altimetriche
Nella Provincia di Cosenza si registra, inoltre, la maggiore estensione di boschi ricadenti all’interno
di aree sottoposte a tutela, pari al 44% rispetto all’intero patrimonio boschivo provinciale:
Superficie boscata totale
Superficie boscata interna alle aree protette
Superficie boscata esterna alle aree protette
ha 131.037,48
ha 30.885,91
ha 100.151,57
ISTAT 5° Censimento Generale dell'Agricoltura, Anno 2000
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4
La componente/tematica ambientale “Suolo, sottosuolo, rischio”
Uso del suolo
Per quanto riguarda l’uso del suolo della Provincia di Cosenza sono stati utilizzati i dati prodotti
nell’ambito del progetto della Commissione Europea CORINE LAND COVER CLC 2000, che
costituisce uno standard ufficiale di riferimento a livello europeo in materia di classificazione di uso
del suolo. Il livello della classificazione utilizzato è il livello 3, la cui legenda è riportata nella tabella
4.1.
E’ da rilevare che malgrado l’unità minima mappata sia di 25 ha, e quindi la classificazione presenti
livelli di accuratezza potenzialmente bassi nel caso di aree ad elevata frammentazione di
uso/copertura del suolo, vista la indisponibilità di dati di ulteriore dettaglio spaziale che coprano
l’intero territorio provinciale, i dati CLC 2000 costituiscono una fonte preziosa e affidabile per gli
scopi della presente analisi.
Nella figura 4.1 è mostrata la mappa di classificazione di uso del suolo CLC 2000 livello 3 per la
Provincia di Cosenza, con l’indicazione in legenda delle percentuali di estensione delle varie classi.
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Tabella 4.1 – Legenda classificazione CLC 2000 Livello 3
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CLC2000
Figura 4.1
Mappa di classificazione di uso del suolo CLC 2000 livello 3 della Provincia di
Cosenza - Fonte APAT – Elaborazioni PTCP
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Sempre in merito all’uso del suolo, é da sottolineare che nel 2005, l’ARSSA ha realizzato la Carta
della Capacità d’uso del suolo in scala 1:250.000 secondo la metodologia “Land Capability
Classification” (Klingebiel e Montgomery, 1961) dalla quale si evince che il territorio regionale
calabrese può essere ripartito in 11 classi di Capacità d’Uso delimitate, nel contesto territoriale
calabrese, in base alla loro capacità di produrre colture comuni o essenze da pascolo senza
nessun deterioramento e per un periodo indefinito di tempo.
Il principale concetto utilizzato è quello della maggiore limitazione, ossia della caratteristica fisico
chimica più sfavorevole in senso lato, all’uso agricolo.
I risultati dell’indagine e del relativo prodotto cartografico, sono riportati nella tabella 4.2.
Classi individuate
I
I –II prevale la II classe
II
II – III prevale la III classe
II – IV prevale la IV classe
III
III – IV prevale la IV classe
IV
VI
VI – VIII prevale la VIII
classe
VII – VIII prevale la VIII
classe
Aree urbane
Descrizione
Suoli privi o con lievi limitazioni all’utilizzazione agricola; possono essere utilizzati per quasi tutte le
colture diffuse nella regione, senza richiede particolari pratiche di conservazione
Classe intermedia
Suoli con moderate limitazioni che riducono la scelta delle colture e/o richiedono pratiche di
conservazione
Classe intermedia
Classe intermedia
Suoli con severe limitazioni che riducono la scelta delle colture e/o richiedono speciali pratiche di
conservazione.
Classe intermedia
Suoli con limitazioni molto forti che riducono la scelta delle colture e/o richiedono una gestione
molto accurata.
Suoli con severe limitazioni che generalmente restringono il loro uso al pascolo, alla produzione di
foraggi, alla forestazione e al mantenimento dell’ambiente naturale.
VII – suoli con limitazioni molto severe che restringono il loro uso al pascolo brado, alla forestazione
e al mantenimento ambientale.
VIII – suoli e aree che presentano limitazioni tali da precludere qualunque uso produttivo e che
restringono il loro uso a fini estetico ricreativi e al mantenimento dell’ambiente naturale.
Tabella 4.2 – Classi di Capacità d’uso dei Suoli - Fonte dati: ARSSA/PTCP
Circa le classi individuate, quelle progressivamente numerate con i numeri romani da I a IV, sono
riconducibili ai terreni cosiddetti “arabili”, mentre le restanti classi, numerate dal V a VIII,
comprendono terreni il cui uso è limitato al pascolo, alla forestazione od al mantenimento
dell’ambiente naturale.
Il dato disaggregato per la provincia di Cosenza è sintetizzato nella tabella 4.3.
Classi individuate
I
I –II prevale la II classe
II
II – III prevale la III classe
II – IV prevale la IV classe
III
III – IV prevale la IV classe
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CS
%
0,71
0,41
4,02
7,02
4,88
8,16
23,16
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IV
VI
VI – VIII prevale la VIII classe
VII – VIII prevale la VIII classe
Aree urbane
Tabella 4.3
5,98
7,73
29,10
7,13
1,69
Classificazione della Capacità d’uso dei Suoli per la Provincia di Cosenza – Fonte
dati: ARSSA/PTCP
Figura 4.2 – Carta della capacità d’uso dei suoli – Scala 1:250.000 – Fonte ARSSA/PTCP
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Rischio frane
Nella figura 4.3 sono mostrate le aree a rischio frana - fonte PTCP.
Figura 4.3 – Dettaglio Aree a rischio frana – Fonte PTCP
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Rischio piene
Nella figura 4.4 sono mostrate le aree classificate come inondabili – fonte PTCP.
Figura 4.4 – Dettaglio Aree a rischio inondazione – Fonte PTCP
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Rischio erosione costiera
Nella figura 4.5 sono mostrati i tratti di costa soggetti a fenomeni di erosione/ripascimeinto.
Figura 4.5 – Tratti di costa a rischio erosione – Fonte PTCP
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Rischio incendi
Nel quadro conoscitivo del Sistema Ambientale del PTCP è stata effettuata una valutazione
qualitativa del rischio di incendio a scala comunale, classificando i 155 Comuni della Provincia di
Cosenza in base a 4 classi di rischio ottenute correlando il numero medio annuo di incendi (indice
di pericolosità) con un indice di superficie percorsa dal fuoco.
Aree boscate
A complemento di quanto descritto nel capitolo 3 nell’ambito della tematica ambientale “Flora,
fauna e biodiversità”, nella figura 4.6 è riportato il dettaglio delle aree forestali presenti nella
Provincia di Cosenza per come classificate dal PTCP, mentre nella figura 4.7 sono riportate le aree
boscate per come classificate in base a CLC 2000 appartenenti al livello 3.1 (3.1.1 boschi di
conifere, 3.1.2 boschi di latifoglie, 3.1.3 boschi misti).
Figura 4.6 – Dettaglio aree forestali – Fonte PTCP
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CLC2000
Figura 4.7
Mappa di classificazione delle aree boscate (a partire da CLC 2000 livello 3) della
Provincia di Cosenza – Fonte APAT – Elaborazioni PTCP
Contaminazione da nitrati6
La causa principale dell’inquinamento delle acque, è rappresentata dai nitrati di origine agricola.
Considerando che l’inquinamento idrico dovuto ai nitrati si ripercuote a livello globale, ne consegue
la necessità di un’azione a livello comunitario cui attenersi.
Con la Direttiva 91/676/CEE, cosiddetta Direttiva Nitrati, la Comunità Europea si è proposta di dare
indicazioni sul controllo e sulla riduzione dell’inquinamento idrico risultante dallo spandimento e
dallo scarico di deiezioni di animali allevati o dall’uso di quantità eccessive di fertilizzanti.
La Carta della vulnerabilità da nitrati di origine agricola, prodotta dall’ARSSA (2002), in scala
1:250.000, illustrata nella figura 4.8 è stata realizzata con l’intento di asseverare al recepimento
della Direttiva nitrati e rappresenta un progresso significativo nell’applicazione delle norme di
salvaguardia dei corpi idrici considerati nella loro interazione con il suolo (D. Lgs. 152/99 e DM
258/2000).
Essendo l’inquinamento idrico da nitrati favorito da metodi di produzione agricola intensiva che
comportano impiego di fertilizzanti chimici e concentrazioni di capi bestiame in piccoli
appezzamenti, la carta fornisce gli elementi per la definizione di adozione di interventi atti alla
protezione delle risorse idriche.
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Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Dalle elaborazioni riportate sulla carta si desume, in sintesi, che il settore agricolo calabrese
presenta situazioni di potenziale rischio di inquinamento da composti azotati esclusivamente in
alcune aree di pianura.
La delimitazione delle zone vulnerabili da nitrati di origine agricola, ha consentito di suddividere il
territorio per le aree ad uso agricolo, corrispondenti a suoli con bassa o moderata capacità
protettiva, a condizioni di permeabilità elevata dell’insaturo e alla presenza di un acquifero entro 50
metri di profondità dalla superficie.
Figura 4.8 – Carta della vulnerabilità da nitrati di origine agricola – Scala 1:250.000 – Fonte
ARSSA
Nella tabella 4.4 é invece riportata, per la Provincia di Cosenza, la ripartizione percentuale tra aree
agricole vulnerabili e non vulnerabili ai nitrati.
6
Fonte: PSR – Piano di Sviluppo Rurale – della Regione Calabria 2007-2013
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Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
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Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
PROVINCIA DI
COSENZA
aree agricole non vulnerabili
aree agricole vulnerabili
80,94 %
19,06 %
Tabella 4.4 Percentuale di aree agricole vulnerabili e non vulnerabili ai nitrati nella Provincia di
Cosenza
Attitudine dei suoli allo spargimento dei reflui oleari7
Nel 2005 l’ARSSA ha prodotto la carta di attitudine dei suoli allo spargimento dei reflui oleari in
scala 1:250.000, mostrata in figura 4.9. In riferimento all’accresciuta sensibilità ambientale e ad un
quadro normativo che pone vincoli precisi, la gestione delle acque di vegetazione assume
particolare rilevanza a causa dell’elevato carico organico potenzialmente inquinante che le
caratterizza, anche alla luce del fatto che il comparto olivicolo rappresenta il principale comparto
produttivo nel contesto dell’economia calabrese.
Ai fini della tutela ambientale, è opportuno agire in maniera differenziata sulla base delle specificità
pedoambientali ritrovabili sul territorio regionale e, dunque, agire in conseguenza razionalizzando
l’impiego agronomico delle acque di vegetazione.
Dalle elaborazioni effettuate emerge che una parte rilevante del territorio calabrese risulta “adatta”
allo spargimento dei reflui oleari.
Il 36% per complessivi 541.000 ha ricade, infatti, nelle classi S1, S2, S3, S4 corrispondenti a suoli
adatti allo spargimento, anche se con diverso grado di limitazione.
La distribuzione territoriale dei suoli potenzialmente idonei all’utilizzazione agronomica di reflui
oleari coincide in larga misura con i principali areali olivicoli calabresi.
Un’indicazione interessante deriva dal rapporto tra il volume annuo delle acque di vegetazione e la
superficie adatta allo spargimento. Tale dato, che oscilla intorno a 1.6 m3/ha, evidenzia come la
gestione dei reflui oleari possa trovare una soluzione sostanzialmente semplice in ambito
regionale.
Anche considerando soltanto i suoli “migliori” ai fini dello spargimento (classi di attitudine S1 e S2)
il rapporto rimane sostanzialmente basso rispetto ai limiti di 50-80 m3/ha posti dalla normativa in
materia.
Il sistema di valutazione utilizzato ha consentito di suddividere il territorio regionale in ordini, classi
e sottoclassi di attitudine allo spargimento. Nell’ambito dell’ordine dei suoli adatti, le classi indicano
l’entità delle limitazioni che risultano assenti se S1, moderate se S2, elevate se S3 e severe se S4.
Le limitazioni crescenti devono essere intese come crescente rischio di degrado del sistema
ambientale, suolo ed acqua in primo luogo.
7
Fonte: PSR – Piano di Sviluppo Rurale – della Regione Calabria 2007-2013
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Rapporto preliminare VAS – Allegato 1
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Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
Al fine di individuare e classificare le aree del territorio calabrese secondo la loro attitudine allo
spargimento delle acque reflue, si è proceduto attraverso l’attribuzione delle classi, basandosi con
la matrice di valutazione riportata nella tabella 4.5.
Capacità di
accettazione dei
reflui
Classe di
attitudine
Capacità
protettiva e
depurativa
modif. da
permeabilità
insaturo
Alta
Profondità falda
(m)
Altitudine
(m)
Pendenza
(%)
> 10
< 800
< 20
Moderata
> 10
< 800
< 20
Suoli senza
limitazioni (S1)
Suoli con
limitazioni
moderate (S2)
Suoli con
limitazioni elevate
(S3)
Alta
Molto alta
Moderata
Bassa
Bassa
> 10
< 800
< 20
Suoli con
limitazioni severe
(S4)
Suoli non idonei
(N)
Molto bassa
Molto bassa
> 10
< 800
< 20
--
--
< 10
> 800
> 20
Tabella 4.5 – Matrice di valutazione
I risultati dello studio, già commentati, sono sintetizzati nelle tabelle 4.6 e 4.7.
Classi di attitudine
Superficie
(ha)
Suoli non adatti
N
963.826
Suoli adatti
S1
S2
S3
S4
6.164
236.302
198.851
99.610
A.V.
disponibili
902.266
3
(m )
A.V./suoli adatti
(m3/ha)
A.V./suoli S1+S2
(m3/ha)
3,72
1,66
Tabella 4.6 – Suoli adatti e AA.VV. disponibili in Calabria – Fonte ARSSA
Provincia
Cosenza
Non
Adatti N
460.648
Classi di attitudine (ha)
Adatti
S1
S2
S3
5.139 96.271 58.362
S4
42.622
A.V. disponibili
3
(m )
A.V./suoli adatti
3
(m /ha)
202.804
1,00
Tabella 4.7 – Rapporto A.V. / suoli adatti per la Provincia di Cosenza – Fonte ARSSA
E’ da sottolineare che la Regione Calabria, con Delibera di Giunta Regionale 17/06, ha adottato un
regolamento relativo a “Norme tecniche per l’utilizzazione agronomica delle acque di vegetazione
degli scarichi di vegetazione di frantoi oleari” che affida all’ARPACal la verifica periodica delle
operazioni di spargimento delle acque di vegetazione ai fini della tutela ambientale, almeno sul 5%
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Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) della Provincia di Cosenza
delle comunicazioni di cui all’art. 3 della L. 574/96. I controlli devono essere preventivi e
successivi. Saranno pertanto resi disponibili i dati relativi ai controlli, alla fine di ogni campagna
olearia.
Figura 4.9
Carta dell’attitudine dei suoli allo spargimento dei reflui oleari – Scala 1:250.000 –
Fonte ARSSA
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Desertificazione8
Nell’ambito del Progetto Interreg IIIB Medocc DESERTNET l’ARPACal ha realizzato la carta delle
aree sensibili alla desertificazione alla scala 1:250.000 mostrata in figura 4.10, utilizzando il
metodo MEDALUS, in base al quale l’indice di sensibilità alla desertificazione si ottiene dalla media
geometrica dei seguenti quattro indici composti:
l’indice di Qualità Climatica (CQI)
l’indice di Qualità del Suolo (SQI)
l’indice di Qualità della Vegetazione (VQI)
l’indice di Qualità Gestionale (MQI)
A loro volta, tali indici composti sono ottenuti dalla media geometrica di indicatori elementari, cui è
assegnato un opportuno “punteggio” in base al valore – o al range di valori – che assume in
corrispondenza di ogni areola elementare con cui è stata discretizzata l’area di studio.
Figura 4.10 – Carta delle aree sensibili alla desertificazione – Scala 1:250.000 – Fonte ARPACal
8
Fonte: PSR – Piano di Sviluppo Rurale – della Regione Calabria 2007-2013
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Nella tabella 4.8 è invece riportata la ripartizione percentuale del territorio della Provincia di
Cosenza in base all’appartenenza alle diverse classi di sensibilità alla desertificazione.
Classi ESA
N.C.
Non
minacciato
Potenziale
Fragile 1
Fragile 2
Fragile 3
Critico 1
Critico 2
Critico 3
Tabella 4.8
Ripartizione
% CS
2
3
5
7
18
19
14
27
6
Ripartizione percentuale del territorio della Provincia di Cosenza in base
all’appartenenza alle diverse classi di sensibilità alla desertificazione
Rischio di erosione dei suoli
Riguardo alla vulnerabilità del suolo all’erosione9, il territorio calabrese è soggetto ad elevato
rischio potenziale di erosione a causa della forte aggressività climatica (erosività delle piogge),
dell’elevata erodibilità del suolo e dell’elevata pendenza dei versanti. Per le aree interne si tratta,
tuttavia, di un rischio teorico attualmente controllato in larga misura dalla copertura vegetale.
Secondo i dati dell’ARSSA, che ha realizzato la Carta del Rischio di erosione attuale e potenziale,
oltre il 50% del territorio regionale risulta soggetto ad erosione idrica.
L’indagine svolta dall’ARSSA, ha permesso di verificare, a livello regionale, il ruolo svolto dalla
vegetazione arborea e arbustiva nelle aree interne ad alto rischio “potenziale” di erosione ma a
rischio “attuale” lieve nel contenimento dei fenomeni di perdita di suolo.
L’elaborazione effettuata con la metodologia RUSLE, ipotizzando in uno scenario “futuro”
l’introduzione di tecniche agronomiche tendenti a contrastare i fenomeni erosivi (lavorazioni
minime, rotazioni colturali, gestione dei residui colturali, interruzione della lunghezza del versante,
ecc.) risulta di particolare interesse. Evidenzia, infatti, come le classi di erosione “severa”, “molto
severa” e “catastrofica”, risultano significativamente più contenute rispetto allo scenario “attuale”.
Lo scenario attuale per la Provincia di Cosenza è riportato nella tabella seguente:
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Classe di erosione
Erosione nulla o trascurabile
Erosione leggera
Erosione moderata
Erosione severa
Erosione molto severa
Erosione catastrofica
Tabella 4.9
Provincia
di Cosenza
(%)
54,95
9,26
6,23
16,35
12,72
0,49
Classificazione del territorio della Provincia di Cosenza in base al rischio di erosione
dei suoli - Fonte dati: ARSSA – Elaborazione dati: ARPACal
Figura 4.11 – Carta del rischio di erosione dei suoli – Scala 1:250.000 – Fonte ARSSA
9
Fonte PSR Calabria 2007-2013
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