Stand: 3.2.2017 NATIONALRAT / CONSEIL NATIONAL

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Stand: 3.2.2017 NATIONALRAT / CONSEIL NATIONAL
e-parl 17.02.2017 08:27
Stand: 3.2.2017
NATIONALRAT / CONSEIL NATIONAL / CONSIGLIO NAZIONALE
Frühjahrssession 2017 / Session de printemps 2017 / Sessione primaverile 2017
Ergänzung zu den Tagesordnungen
Complément aux ordres du jour
Complemento agli ordini del giorno
Behandlung in Kat. IV / traitement en cat. IV
Anträge des Bundesrates / Propositions du Conseil fédéral / Dichiarazione del Consiglio federale
+ Annahme - Adoption - Adozione
- Ablehnung - Rejet - Reiezione
Eidgenössisches Departement für auswärtige Angelegenheiten
Département fédéral des affaires étrangères
Dipartimento federale degli affari esteri
16.3600
n
Bekämpft
Mo. Tornare. Situation in Eritrea. Bestrebungen der Uno unterstützen
Mo. Tornare. Situation en Erythrée. Soutenir les efforts des Nations Unies Combattu
Mo. Tornare. Situazione in Eritrea. Sostenere gli sforzi delle Nazioni Unite Opposizione
(Bek./Opp. Stamm)
+
16.3887
n
Po. Béglé. Mehr Unterstützung für die Ausbildung in Flüchtlingslagern
Po. Béglé. Soutenir la formation dans les camps de réfugiés
Po. Béglé. Sostenere la formazione nei campi profughi
(Bek./Opp. Glarner)
Bekämpft
Combattu
Opposizione
+
15.4018
n
Po. Sommaruga Carlo. Föderalismus und Demokratie in Iran.
Durchführung einer Konferenz aller Völker
Po. Sommaruga Carlo. Fédéralisme et démocratie en Iran. Tenue d'une
conférence réunissant tous les peuples
Po. Sommaruga Carlo. Federalismo e democrazia in Iran. Realizzazione
di una conferenza dei popoli
-
15.4040
n
Mo. Kiener Nellen. Atomwaffenfreie Zone in Europa
Mo. Kiener Nellen. Zone exempte d'armes nucléaires en Europe
Mo. Kiener Nellen. Zona priva di armi nucleari in Europa
-
15.4143
n
Mo. Tornare. Umsetzung der Uno-Agenda 2030. Unabhängige
Beobachtungsstelle
Mo. Tornare. Mise en oeuvre de l'Agenda 2030 de l'ONU. Observatoire
indépendant
Mo. Tornare. Attuazione dell'Agenda 2030 dell'ONU. Osservatorio
indipendente
-
15.4188
n
Mo. Nussbaumer. Umsetzung der Uno-Agenda 2030.
Finanzierungsstrategie
Mo. Nussbaumer. Mise en oeuvre de l'Agenda 2030 de l'ONU. Stratégie
de financement
Mo. Nussbaumer. Attuazione dell'Agenda 2030 dell'ONU. Strategia di
finanziamento
-
16.3206
n
Po. Romano. Verurteilung des vom IS verübten systematischen
Massenmords an religiösen Minderheiten
Po. Romano. Condamner le massacre systématique des minorités
religieuses par le groupe EIIL/Daech
Po. Romano. Condanna dello sterminio sistermatico delle minoranze
religiose da parte dell'ISIS
-
16.3244
n
Mo. Fraktion V. Fokussierung der Auslandhilfe auf die Kriegsvertriebenen
vor Ort
Mo. Groupe V. Cibler l'aide extérieure sur les personnes fuyant la guerre
Mo. Gruppo V. Concentrare gli aiuti all'estero sugli sfollati di guerra sul
posto
Sprecher/Porte-parole/Portavoce: Brand
-
e-parl 17.02.2017 08:27
-2-
16.3289
n
Mo. Imark. Die Verwendung von Steuergeldern für Rassismus,
Antisemitismus und Hetze konsequent unterbinden
Mo. Imark. Couper court au détournement des deniers publics à des fins
de racisme, d'antisémitisme et d'incitation à la haine
Mo. Imark. Impedire l'uso di denaro pubblico per scopi razzisti, antisemiti
e di incitamento all'odio
-
16.3476
n
Mo. Chevalley. Öffentliche Entwicklungshilfe und Asylausgaben. Für mehr
Transparenz
Mo. Chevalley. Aide publique au développement et coûts de l'asile. Pour
plus de transparence
Mo. Chevalley. Aiuto pubblico allo sviluppo e costi dell'asilo. Per una
maggiore trasparenza
-
16.3541
n
Po. Béglé. Die Entwicklungszusammenarbeit soll ihre Kernaufgaben
vollumfänglich wahrnehmen können
Po. Béglé. Permettre à la coopération au développement d'exercer
pleinement sa mission première
Po. Béglé. Far sì che la cooperazione allo sviluppo possa svolgere
pienamente la sua missione principale
-
16.3744
n
Po. Béglé. Ziele der Agenda 2030 für nachhaltige Entwicklung. Wie kann
die Effizienz der Schweizer Beiträge gemessen werden?
Po. Béglé. Comment mesurer l'efficacité des contributions de la Suisse
aux objectifs de l'Agenda 2030?
Po. Béglé. Come misurare l'efficacia dei contributi della Svizzera alla
realizzazione degli obiettivi dell'Agenda 2030?
-
16.3838
n
Po. Tornare. Den Friedensprozess in der Türkei wieder aufnehmen
Po. Tornare. Ramener la paix en Turquie
Po. Tornare. Ristabilire la pace in Turchia
-
16.3929
n
Po. Béglé. Gute Dienste: Bericht über die internationalen Fazilitationsund Mediationsprozesse der Schweiz
Po. Béglé. Bons offices: faire un bilan des démarches de facilitation et de
médiation de la Suisse au niveau international
Po. Béglé. Buoni uffici: stilare un bilancio delle misure di facilitazione e di
mediazione della Svizzera a livello internazionale
16.3956
n
Mo. Estermann. Ja zu einem Treffen Russland-USA!
Mo. Estermann. Organisation d'une rencontre entre la Russie et les ÉtatsUnis
Mo. Estermann. Sì a un incontro tra Russia e Stati Uniti!
16.3957
n
Mo. Estermann. Normalisierung der Beziehungen zwischen der Schweiz
und Russland
Mo. Estermann. Normalisation des relations entre la Suisse et la Russie
Mo. Estermann. Normalizzazione delle relazioni tra la Svizzera e la
Russia
16.4047
n
Mo. Burgherr. Keine neue Entwicklungszusammenarbeit ohne
Rückübernahmeabkommen
Mo. Burgherr. Pas de coopération au développement sans accord de
réadmission
Mo. Burgherr. Nessuna cooperazione allo sviluppo senza un accordo
sulla riammissione
16.4113
n
Mo. Fraktion G. Bürgerkrieg in Syrien. Humanitäre Hilfe vor Ort
verstärken, Flüchtlings-Kontingente erhöhen, Private Sponsorship of
Refugees ermöglichen
Mo. Groupe G. Guerre civile en Syrie. Renforcer l'aide humanitaire sur
place, augmenter les contingents de réfugiés, permettre le «arrainage
privé de réfugiés»
Mo. Gruppo G. Guerra civile in Siria. Rafforzare l'aiuto umanitario sul
posto, aumentare i contingenti di profughi, introdurre un programma di
«Private Sponsorship of Refugees»
Sprecher/Porte-parole/Portavoce: Glättli
e-parl 17.02.2017 08:27
-3-
16.4135
n
Mo. Bertschy. Effiziente Entwicklungshilfe statt Exportsubventionen
Mo. Bertschy. Aide alimentaire. Remplacer les subventions à l'exportation
par une aide au développement efficace
Mo. Bertschy. Sostituire le sovvenzioni alle esportazioni con un aiuto allo
sviluppo efficace
16.4155
n
Mo. Barrile. Für ein völkerrechtliches Verbot von Atomwaffen und ein
aktives Engagement der Schweiz
Mo. Barrile. Pour une mobilisation active de la Suisse en faveur d'un
instrument juridique international interdisant les armes nucléaires
Mo. Barrile. Per la messa al bando delle armi nucleari nel quadro del
diritto internazionale e per un impegno attivo della Svizzera in tale ambito
e-parl 17.02.2017 08:27
L'Assemblea federale — Il Parlamento svizzero
16.3600
10.02.2017
MOZIONE
Situazione in Eritrea. Sostenere gli sforzi delle Nazioni Unite
TORNARE MANUEL
Depositato da:
Gruppo socialista
Partito socialista svizzero
Oppositori:
STAMM LUZI
Data del deposito:
Depositato in
17.06.2016
Consiglio nazionale
Stato delle deliberazioni
Non ancora trattato dalla Camera
TESTO DEPOSITATO
Il Consiglio federale è invitato a sostenere, sul piano politico, finanziario e delle risorse umane, i molteplici sforzi intrapresi
dalle Nazioni Unite per migliorare la situazione in Eritrea.
MOTIVAZIONE
I rapporti del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite rivelano che in Eritrea vengono commesse violazioni sistematiche
e su larga scala dei diritti umani, con crimini quali riduzione in schiavitù, incarcerazioni, sparizioni forzate, torture,
persecuzioni, stupri, omicidi e altri atti inumani. Secondo l'ultimo rapporto della Commissione d'inchiesta sui diritti umani in
Eritrea, nell'arco degli ultimi 25 anni nei centri di detenzione e nei campi di addestramento militare, come pure in altri luoghi
del Paese, sono stati commessi crimini contro l'umanità in modo generalizzato.
Gli sforzi intrapresi dalle Nazioni Unite in Eritrea rivestono un'importanza fondamentale.
Da un lato, l'impegno dell'ONU si concretizza nelle attività svolte da agenzie specializzate. L'Unicef, il Programma delle
Nazioni Unite per lo sviluppo e il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione hanno per esempio firmato appositi piani
d'azione (programmi-Paese) con il Ministero eritreo dello sviluppo nazionale. La pubblicazione del suddetto rapporto della
Commissione d'inchiesta può dare un ulteriore impulso a questo impegno.
Dall'altro, le Nazioni Unite intervengono attraverso lo strumento dell'Esame periodico universale (EPU), nel cui ambito
vengono passati in rassegna i risultati ottenuti da tutti gli Stati membri dell'ONU nel settore dei diritti umani.
La Svizzera deve sostenere l'attuazione delle raccomandazioni formulate all'attenzione del governo eritreo dal gruppo di
lavoro EPU nel rapporto del 7 aprile 2014 e, in particolare, di quelle che rientrano nella sua sfera di responsabilità:
1. adottare le misure necessarie per garantire la piena applicazione della Costituzione del 1997 e, in particolare, l'esistenza e
l'indipendenza dei partiti politici e di altri organi della società civile;
2. adoperarsi affinché si ponga fine al reclutamento di bambini nelle forze armate e al lavoro forzato infantile;
3. rispettare le regole del giusto processo conformemente agli obblighi che incombono al Paese virtù del diritto
internazionale e liberare immediatamente tutte le persone detenute senza un motivo valido.
PARERE DEL CONSIGLIO FEDERALE DEL 07.09.2016
La Svizzera apprezza e sostiene l'impegno già profuso dalle Nazioni Unite su vari fronti in Eritrea.
Nel quadro del suo impegno in seno al Consiglio dei diritti umani dell'ONU, la Svizzera si è di recente dichiarata favorevole a
una risoluzione sulla situazione dei diritti umani in Eritrea che ribadisca le raccomandazioni dell'esame periodico universale
(EPU) e della commissione d'inchiesta sull'Eritrea (Commission of Inquiry on human rights in Eritrea).
Nel maggio 2016 l'ONU e l'Eritrea hanno firmato un accordo di programma secondo il quale il governo eritreo riceve
sostegno per attuare le raccomandazioni EPU che ha accettato. Attualmente il DFAE sta verificando, in collaborazione con
l'ONU, se e come consolidare questo programma in loco mediante personale svizzero specializzato.
La Svizzera sta anche ponderando un ampliamento del proprio impegno attraverso progetti mirati - con l'ONU o altre
organizzazioni partner in Eritrea - per migliorare non solo la tutela dei diritti umani ma anche le condizioni di vita sociali ed
economiche della popolazione.
PROPOSTA DEL CONSIGLIO FEDERALE DEL 07.09.2016
Il Consiglio federale propone di accogliere la mozione.
CRONOLOGIA
30.09.2016 CONSIGLIO NAZIONALE Opposizione; discussione differita.
e-parl 17.02.2017 08:27
COMPETENZE
DIPARTIMENTO COMPETENTE
DIPARTIMENTO DEGLI AFFARI ESTERI (DFAE)
(HTTPS://WWW.EDA.ADMIN.CH/EDA/IT/HOME.HTML)
ALTRE INFORMAZIONI
CAMERA PRIORITARIA
Consiglio nazionale
Cofirmatari (30)
AEBISCHER MATTHIAS AMARELLE CESLA BADRAN JACQUELINE BARAZZONE GUILLAUME CAROBBIO GUSCETTI MARINA CHEVALLEY ISABELLE
DE LA REUSSILLE DENIS FEHLMANN RIELLE LAURENCE FIALA DORIS FRIDEZ PIERRE-ALAIN FRIEDL CLAUDIA GRAF-LITSCHER EDITH
GULDIMANN TIM KIENER NELLEN MARGRET MAIRE JACQUES-ANDRÉ MARTI MIN LI MASSHARDT NADINE MAZZONE LISA MEYER MATTEA
NAEF MARTIN NORDMANN ROGER NUSSBAUMER ERIC REYNARD MATHIAS RUIZ REBECCA ANA SCHWAAB JEAN CHRISTOPHE SEILER GRAF PRISKA
SOMMARUGA CARLO THORENS GOUMAZ ADÈLE TSCHÄPPÄT ALEXANDER WERMUTH CÉDRIC
Themengebiete [IT] (2)
Diritti umani Politica internazionale
ALTRI DOCUMENTI
BOLLETTINO UFFICIALE
e-parl 17.02.2017 08:27
L'Assemblea federale — Il Parlamento svizzero
16.3887
10.02.2017
POSTULATO
Sostenere la formazione nei campi profughi
BÉGLÉ CLAUDE
Depositato da:
Gruppo PPD
Partito popolare democratico svizzero
Oppositori:
GLARNER ANDREAS
Data del deposito:
Depositato in
30.09.2016
Consiglio nazionale
Stato delle deliberazioni
Non ancora trattato dalla Camera
TESTO DEPOSITATO
Il Consiglio federale è incaricato di esaminare la possibilità di promuovere ulteriormente l'istituzione di formazioni
professionali che permettono di conseguire un diploma o persino una laurea nei campi profughi, affinché queste persone
possano lasciare i campi e diventare autonome. Si tratta di offrire a giovani rifugiati l'opportunità di affrancarsi dall'aiuto
umanitario e di inserirsi nel tessuto economico e sociale regionale.
Secondo l'Alto Commissariato dell'ONU per i rifugiati (UNHCR), due terzi dei rifugiati nel mondo sono in una situazione di
rifugiato prolungata (PRS), ossia restano per 5-20 anni nei campi senza prospettive di un futuro professionale. La promozione
dell'insegnamento superiore dei rifugiati permette numerosi progressi: Riduce la dipendenza economica e psicologica,
inoltre aumenta la fiducia in sé per trovare soluzioni a lungo termine. Ciò crea una generazione di artefici del cambiamento
(change-makers) che possono a loro volta contribuire a risolvere il problema dei rifugiati. In tal modo i loro figli sono
motivati a restare a scuola e a impegnarsi.
Secondo l'ONPRA, una persona che lascia il campo con una prospettiva di impiego porta con sé cinque persone del suo
entourage.
In tal senso i benefici di un sostegno alla formazione nei campi superano gli investimenti.
MOTIVAZIONE
La promozione dell'insegnamento superiore per i rifugiati costituisce una priorità per l'UNHCR dal 2012. Il suo programma
DAFI va in questa direzione: oltre 2240 rifugiati beneficiano ogni anno di una borsa di studio in 41 Paesi di accoglienza
(2014). I rifugiati possono proseguire studi oltre al livello secondario e puntare a carriere in settori competitivi.
L'ONG Swiss International Humanitarian Organization, in stretta collaborazione con l'UNHCR, con le autorità locali e con
alcuni istituti di formazione europei (tra cui l'EPFL), ha aperto la sua prima università in un campo profughi del Burundi, a
Musasa. Sono stati costruiti edifici e creati corsi adeguati alle esigenze dell'economia locale (agrobusiness, TIC, terziario). Gli
insegnanti hanno tutti un master o un dottorato. Ogni anno, 600 studenti potranno conseguire un diploma riconosciuto nel
Paese e magari anche in altri Stati. In questo campo esiste già una formazione di livello secondario. Gli elevati tassi di
successo (97 per cento per gli uomini, 87,5 per cento per le donne) testimoniano la grande motivazione degli studenti.
PARERE DEL CONSIGLIO FEDERALE DEL 23.11.2016
L'importanza dell'istruzione - compresa la formazione professionale - per i profughi e gli sfollati è incontestabile. Il
messaggio concernente la cooperazione internazionale 2017-2020 (FF 2016 2005; qui di seguito il messaggio) prevede di
aumentare del 50 per cento le risorse per l'istruzione di base e la formazione professionale. In una situazione di emergenza
l'istruzione rappresenta un'importante forma di protezione per i bambini e i giovani, poiché riduce i rischi di sfruttamento,
reclutamento o violenza di genere. La questione sollevata dal postulato è pertinente anche perché fa riferimento al legame
tra l'aiuto umanitario e la cooperazione allo sviluppo, legame che si prevede di rafforzare nel quadro del messaggio.
La Svizzera si impegna in primo luogo nell'istruzione di base e nella formazione professionale, settori in cui può contare su
vantaggi comparativi rispetto ad altri Paesi. Per quanto riguarda i contesti di crisi, risanando le scuole in Giordania e in
Libano la Svizzera permette ad esempio ai piccoli rifugiati siriani e ai bambini del luogo di accedere a una formazione
scolastica. In Kenia, invece, sostiene dal 2013 un progetto di formazione tecnica destinato ai profughi del campo di Kakuma
e ai giovani della comunità locale. Inoltre, appoggia iniziative multilaterali nel campo dell'istruzione e della formazione
professionale, in particolare in collaborazione con l'Alto Commissariato dell'ONU per i rifugiati, l'UNRWA, l'Unicef o il
Partenariato globale per l'educazione, al fine di rispondere ai bisogni delle popolazioni colpite dalle crisi.
Il Consiglio federale è disposto a esaminare le possibili soluzioni per contribuire meglio a tali sforzi nel quadro
dell'attuazione del messaggio, anche tramite l'offerta di formazioni professionali per il conseguimento di diplomi.
e-parl 17.02.2017 08:27
PROPOSTA DEL CONSIGLIO FEDERALE DEL 23.11.2016
Il Consiglio federale propone di accogliere il postulato.
CRONOLOGIA
16.12.2016 CONSIGLIO NAZIONALE Opposizione; discussione differita.
COMPETENZE
DIPARTIMENTO COMPETENTE
DIPARTIMENTO DEGLI AFFARI ESTERI (DFAE)
(HTTPS://WWW.EDA.ADMIN.CH/EDA/IT/HOME.HTML)
ALTRE INFORMAZIONI
CAMERA PRIORITARIA
Consiglio nazionale
Themengebiete [IT] (3)
Formazione Migrazione Politica internazionale
ALTRI DOCUMENTI
BOLLETTINO UFFICIALE
e-parl 17.02.2017 08:27
L'Assemblea federale — Il Parlamento svizzero
15.4018
10.02.2017
POSTULATO
Federalismo e democrazia in Iran. Realizzazione di una conferenza dei popoli
SOMMARUGA CARLO
Depositato da:
Gruppo socialista
Partito socialista svizzero
Data del deposito:
Depositato in
25.09.2015
Consiglio nazionale
Stato delle deliberazioni
Non ancora trattato dalla Camera
TESTO DEPOSITATO
Il Consiglio federale è incaricato di esaminare la possibilità di realizzare una conferenza dei popoli con l'inclusione di
rappresentanti delle minoranze iraniane ai fini della promozione del federalismo e della democrazia in Iran.
MOTIVAZIONE
L'accordo globale sul nucleare tra l'Iran e gli Stati E3/UE+3 e la graduale revoca delle sanzioni rappresentano una vittoria
della diplomazia e della sicurezza. Si presenta così l'opportunità di avvicinarsi all'obiettivo ultimo di un mondo senza armi
nucleari e di integrare l'Iran in un sistema multilaterale di sicurezza e cooperazione per la cui mancanza il Vicino e Medio
Oriente hanno pagato un prezzo molto caro.
La fine delle sanzioni prevista a breve gioverà anche ad aziende svizzere e porterà probabilmente a un considerevole
miglioramento delle condizioni di vita della popolazione civile iraniana. Resta però da vedere se anche le minoranze etniche e
linguistiche del Paese beneficeranno dell'atteso rilancio dell'economia. Una preoccupazione condivisa anche
dall'Organizzazione delle nazioni e dei popoli non rappresentati (UNPO), che il 21 settembre 2015 ha realizzato una
conferenza sul tema a Ginevra.
Attualmente la Costituzione e il governo dell'Iran non rispettano sufficientemente i diritti delle minoranze etniche e
religiose. Sono considerati cittadine e cittadini di seconda classe e sono vittime di discriminazioni sociali, soprattutto in
ambito formativo e professionale. Chi si oppone a queste condizioni viene perseguitato e corre addirittura il rischio di essere
condannato a morte. Da tempo i rappresentanti e le rappresentanti delle minoranze iraniane reclamano invano più
democrazia, più federalismo e il rispetto dei diritti linguistici e di minoranza dei popoli non persiani. L'apertura di un dialogo
con i popoli e le minoranze iraniani potrebbe preparare un terreno favorevole a tali rivendicazioni.
L'accordo sul nucleare con l'Iran offre alla diplomazia un ventaglio di possibilità per avviare una procedura multilaterale
incentrata sui gravi problemi legati ai diritti umani e alle minoranze. Con circa 78 milioni di abitanti, l'Iran si annovera tra i
venti Stati più popolosi del mondo. Approssimativamente tre quinti della popolazione sono persiani, mentre due quinti
appartengono a minoranze, come quella azera, curda, araba, belucia, turkmena e altre. Dal punto di vista religioso, oltre alla
maggioranza sciita, vi è una minoranza sunnita come pure aderenti alla fede Bah'í e persone di confessione cristiana o
ebraica.
PARERE DEL CONSIGLIO FEDERALE DEL 18.11.2015
La Svizzera e l'Iran intrattengono buone relazioni diplomatiche e negli scorsi anni si sono svolti numerosi incontri.
Il Consiglio federale accoglie favorevolmente il piano d'azione congiunto globale (Joint Comprehensive Plan of Action,
JCPOA, documento disponibile sul sito Internet dell'UE, http://eeas.europa.eu/index_it.htm
(http://eeas.europa.eu/index_it.htm)
) relativo alla questione nucleare in Iran, approvato il 14 luglio 2015 dai partner negoziali e confermato mediante la
risoluzione numero 2231 del Consiglio di sicurezza dell'ONU (documento disponibile sul sito Internet del Consiglio di
sicurezza dell'ONU, http://www.un.org/en/sc/
(http://www.un.org/en/sc/)
). L'accordo rappresenta un segnale forte e sta a dimostrare che le questioni di politica internazionale possono essere
disciplinate in modo pacifico con la diplomazia.
Le prospettive di soluzione positiva della questione nucleare e le possibilità che presenta questo accordo per il futuro sono
buone e il Consiglio federale ne è consapevole. La questione dei diritti umani e delle comunità etniche e religiose in Iran
restano prioritarie per la Svizzera. Per tale motivo il Consiglio federale considera le buone relazioni con l'Iran come
un'opportunità per ampliare lo scambio in materia di diritti umani e giustizia. La Svizzera inoltre, nel quadro dei colloqui
politici con l'Iran e all'interno degli organismi multilaterali, affronta regolarmente il tema della libertà di religione e dei diritti
delle comunità etniche e religiose.
e-parl 17.02.2017 08:27
Il Consiglio federale è dell'avviso che gli organi dell'ONU, in base al loro mandato globale, costituiscano l'organismo più
appropriato per organizzare conferenze che trattano le questioni sollevate nel postulato.
Per tale motivo il Consiglio federale ritiene che una conferenza realizzata sotto la sola guida della Svizzera, senza che lo
Stato in questione esprima particolare interesse per un'iniziativa del genere, avrebbe scarse possibilità di successo.
PROPOSTA DEL CONSIGLIO FEDERALE DEL 18.11.2015
Il Consiglio federale propone di respingere il postulato.
COMPETENZE
DIPARTIMENTO COMPETENTE
DIPARTIMENTO DEGLI AFFARI ESTERI (DFAE)
(HTTPS://WWW.EDA.ADMIN.CH/EDA/IT/HOME.HTML)
ALTRE INFORMAZIONI
CAMERA PRIORITARIA
Consiglio nazionale
Cofirmatari (15)
AMARELLE CESLA CAROBBIO GUSCETTI MARINA FERI YVONNE FRIEDL CLAUDIA GYSI BARBARA HADORN PHILIPP HEIM BEA JANS BEAT
JOHN-CALAME FRANCINE KIENER NELLEN MARGRET MAIRE JACQUES-ANDRÉ MUNZ MARTINA NUSSBAUMER ERIC TORNARE MANUEL VORUZ ERIC
Themengebiete [IT] (1)
Politica internazionale
e-parl 17.02.2017 08:27
L'Assemblea federale — Il Parlamento svizzero
15.4040
10.02.2017
MOZIONE
Zona priva di armi nucleari in Europa
KIENER NELLEN MARGRET
Depositato da:
Gruppo socialista
Partito socialista svizzero
Data del deposito:
Depositato in
25.09.2015
Consiglio nazionale
Stato delle deliberazioni
Non ancora trattato dalla Camera
TESTO DEPOSITATO
Il Consiglio federale è incaricato di adoperarsi, nel quadro della sua politica estera e di sicurezza, al fine di istituire insieme
ad altri Stati che condividono gli stessi principi una zona priva di armi nucleari in Europa. Contestualmente deve fare in modo
che i Paesi dotati di armi nucleari eventualmente non aderenti sottoscrivano quantomeno un accordo contemplante la
rinuncia a impiegare armi nucleari contro gli Stati aderenti e a usarle come strumento di minaccia nei loro confronti, come
pure l'impegno a ridurne la disponibilità di impiego.
MOTIVAZIONE
Come sottolineato dal Consiglio federale nella sua risposta all'interpellanza
14.3723
, la Svizzera è da tempo a favore di
un divieto di tutte le armi di distruzione di massa e dell'eliminazione di tutte le armi atomiche. A fronte delle conseguenze
catastrofiche che avrebbe l'esplosione di un'arma nucleare, un suo impiego conforme alle Convenzioni di Ginevra è in ogni
caso da escludere. "Per il disarmo nucleare l'argomento umanitario non è solo un impulso per raggiungere l'obiettivo finale
di un mondo senza armi nucleari, ma anche un motivo per effettuare passi intermedi pragmatici in questa direzione", dichiara
il Consiglio federale.
Un passo intermedio importante consiste nell'istituzione di una zona priva di armi nucleari in Europa insieme ad altri Stati
che condividono gli stessi principi, esercitando così maggiore pressione sugli Stati dotati di armi nucleari per arrivare al loro
completo ritiro dal continente.
A ridosso della Svizzera continuano a essere stoccate decine di bombe atomiche con una potenza esplosiva decisamente
maggiore rispetto a quelle che settant'anni fa, il 6 e il 9 agosto 1945, distrussero le città giapponesi di Hiroshima e
Nagasaki. La NATO conserva armi nucleari ad appena 300 chilometri a nord di Basilea, nell'aeroporto di Büchel (RenaniaPalatinato), così pure a 300 chilometri a est del confine svizzero, ad Aviano (nei pressi di Venezia), e a soli 150 chilometri a
sud di Lugano, a Ghedi (vicino a Brescia). Anche la Francia ha immagazzinato armi nucleari a una prossimità intollerabile con
il confine svizzero e detiene un deposito di velivoli vettori ad Avord (nei pressi di Bourges), a soli 340 chilometri a ovest di
Ginevra.
Il Consiglio federale deve prendere seri provvedimenti per fare sì che gli Stati con armi nucleari si impegnino, almeno
contrattualmente, a non usare in nessun caso tali armi per attaccare o minacciare la Svizzera e a ridurne la disponibilità di
impiego in misura tale da consentire di escludere con la massima probabilità anche impieghi non intenzionali o incidenti.
PARERE DEL CONSIGLIO FEDERALE DEL 11.11.2015
Il Consiglio federale è convinto che le zone prive di armi nucleari rappresentino importanti passi intermedi per il
raggiungimento di un disarmo nucleare globale. La strategia delle zone denuclearizzate è parte integrante della politica
estera svizzera (cfr. stralcio della mozione
08.3359
Markwalder nel 2014). Per questo motivo, anche ai sensi della
13.3792
, la Svizzera ha sostenuto il processo d'istituzione di una zona denuclearizzata nel
mozione Fehr Jacqueline
Vicino Oriente.
Poiché il trattato di non proliferazione nucleare (TNP) favorisce l'istituzione di ulteriori zone e dal 1999 questo argomento è
stato oggetto di interventi parlamentari, nel 2012 la Svizzera - congiuntamente all'Austria - ha commissionato uno studio di
base in merito alla costituzione di una tale zona in Europa. Lo studio indica le opzioni operative, ma soprattutto evidenzia
che l'istituzione di una zona priva di armi nucleari risulterebbe controversa, difficilmente attuabile e di dubbia utilità.
Una zona europea interregionale e territorialmente connessa non sembra realizzabile, almeno fino a quando esisteranno tre
potenze nucleari europee (Francia, Regno Unito e Russia), gli Stati membri della NATO continueranno a preservare il
carattere nucleare dell'alleanza e gli Stati Uniti stoccheranno armi atomiche in numerosi Stati europei. Le attuali tensioni tra
Est e Ovest riducono le possibilità di un ritiro delle armi nucleari russe o americane dal continente europeo.
e-parl 17.02.2017 08:27
Una zona europea comprendente unicamente gli "Stati aderenti" limiterebbe tale conformazione agli Stati ratificanti il
contratto e non toccherebbe direttamente le realtà nucleari esistenti. Si tratterebbe principalmente di un atto politico
simbolico.
Dal punto di vista giuridico nulla impedisce alla Svizzera di prendere l'iniziativa per istituire una tale zona, da sola o con altri
Stati partner: la Svizzera è già uno Stato che non possiede armi nucleari. Inoltre, la legge federale sul materiale bellico (LMB;
RS 514.51) vieta l'importazione, l'esportazione e il transito di armi nucleari nonché il finanziamento diretto e indiretto delle
armi atomiche.
Un'iniziativa di questo genere attualmente non si impone. Data l'esigenza imprescindibile di fissare delle priorità in questo
campo, la Svizzera si adopera principalmente a favore di una zona priva di armi nucleari soprattutto laddove sussiste il
rischio di proliferazione nucleare, ossia nel Vicino Oriente. Inoltre, un'iniziativa di questo tipo potrebbe suscitare
incomprensione e critiche da parte di importanti Stati partner. È anche lecito dubitare circa la disponibilità delle potenze
nucleari a fornire garanzie di sicurezza giuridicamente vincolanti agli Stati di una tale zona e di conseguenza circa la
possibilità che ne risulti un effettivo vantaggio sotto il profilo della sicurezza.
In sintonia con l'impegno umanitario e l'obbligo di rispettare il diritto internazionale umanitario, la Svizzera mira a vietare un
giorno l'utilizzo nonché il possesso di armi nucleari, analogamente alle armi biologiche e chimiche. Quale passo intermedio
pragmatico, si impegna a favore di una riduzione del livello di disponibilità operativa delle armi nucleari ("de-alerting") e a
tematizzare i rischi di un impiego non intenzionale. Il Consiglio federale invita tutti gli Stati a rinunciare a provocazioni
militari (in particolare a minacce nucleari), a mantenere aperto il dialogo politico e militare, ad attuare misure volte a stabilire
la fiducia e a intensificare gli sforzi per un controllo e una riduzione del materiale bellico.
PROPOSTA DEL CONSIGLIO FEDERALE DEL 11.11.2015
Il Consiglio federale propone di respingere la mozione.
COMPETENZE
DIPARTIMENTO COMPETENTE
DIPARTIMENTO DEGLI AFFARI ESTERI (DFAE)
(HTTPS://WWW.EDA.ADMIN.CH/EDA/IT/HOME.HTML)
ALTRE INFORMAZIONI
CAMERA PRIORITARIA
Consiglio nazionale
Themengebiete [IT] (2)
Politica di sicurezza Politica internazionale
e-parl 17.02.2017 08:27
L'Assemblea federale — Il Parlamento svizzero
15.4143
10.02.2017
MOZIONE
Attuazione dell'Agenda 2030 dell'ONU. Osservatorio indipendente
TORNARE MANUEL
Depositato da:
Gruppo socialista
Partito socialista svizzero
Data del deposito:
Depositato in
16.12.2015
Consiglio nazionale
Stato delle deliberazioni
Non ancora trattato dalla Camera
TESTO DEPOSITATO
Il Consiglio federale è incaricato di creare una piattaforma indipendente che metta in rete tutti gli attori importanti. Scopo
della piattaforma è raccogliere informazioni, osservare e verificare la messa in atto dei 17 obiettivi e 169 sotto-obiettivi
fissati nell'Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile approvata al vertice dell'ONU a New York nel settembre 2015.
MOTIVAZIONE
Accordando il proprio consenso all'Agenda 2030 dell'ONU per uno sviluppo sostenibile, che comprende 17 obiettivi (OSS) e
169 sotto-obiettivi ("target"), la Svizzera ha promesso di adoperarsi indefessamente affinché questa agenda sia attuata
appieno entro il 2030. Inoltre, accettando il programma d'azione di Addis Abeba in occasione del vertice svoltosi dal 13 al 16
luglio 2015, il nostro Paese si è impegnato politicamente ad adottare le misure necessarie alla sua realizzazione.
Nell'ambito dei 17 OSS, la Svizzera si impegna espressamente a realizzare partenariati multilaterali al fine di assicurare
l'attuazione.
"17.16 Rafforzare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile, associato a partenariati multilaterali che consentano di
mobilitare e condividere sapere, conoscenze specialistiche, tecnologie e risorse finanziarie, per aiutare tutti i Paesi, in
particolare quelli in sviluppo, a raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile
17.17 Incoraggiare e promuovere i partenariati pubblici, i partenariati pubblico-privato e i partenariati con la società civile,
fondandosi sull'esperienza acquisita e sulle strategie di finanziamento applicate in materia."
Nasce così un obbligo di attuazione ancora più complesso di quello che vincolava la Svizzera alla fine della Conferenza
mondiale delle Nazioni Unite sulla donna a Pechino nel 1995 nonché delle conferenze successive. Ci si potrebbe ispirare alle
esperienze piuttosto positive fatte dalla Svizzera con la creazione, dopo Pechino, del "Coordinamento ONG Svizzera", un
organismo generato dalla società civile che allora aveva lo statuto di rappresentante degli interessi e di centro di
competenza per i diritti fondamentali della donna.
In ogni caso, è essenziale che la piattaforma dedicata all'Agenda 2030 raggruppi i principali attori, che disponga di fondi
sufficienti e che sia indipendente affinché possa raccogliere le informazioni necessarie, osservare e verificare in maniera
critica l'attuazione dei 17 obiettivi e dei 169 sotto-obiettivi fissati nell'Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile.
PARERE DEL CONSIGLIO FEDERALE DEL 24.02.2016
Il Consiglio federale riconosce l'importanza di coinvolgere gli attori dell'economia, della società civile e del mondo
scientifico, nonché i cantoni e i comuni, nell'attuazione dell'Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile. Per questo motivo,
già in sede di elaborazione dell'Agenda 2030 la Svizzera ha allestito una piattaforma per lo scambio con gli attori interessati
a livello nazionale. La forma dell'attuazione dell'Agenda 2030 in Svizzera e il relativo resoconto saranno definiti dal Consiglio
federale entro l'inizio del 2018. Entro tale data il nostro collegio stabilirà anche le modalità del coinvolgimento del nostro
Paese nelle attività di resoconto.
Gli attori già coinvolti e le collaborazioni future con nuovi attori figurano nel messaggio concernente la cooperazione
internazionale per il periodo 2017-2020, che sarà sottoposto alle Camere federali quest'anno, e nella strategia per uno
sviluppo sostenibile 2016-2019. Mentre, come già accennato, si valutano le eventuali ulteriori misure da adottare, prosegue
anche il dialogo con gli attori cointeressati e rilevanti, tra l'altro mediante il "Dialogo 2030: la Svizzera e l'Agenda 2030 per
uno sviluppo sostenibile" condotto congiuntamente dalla DSC e dall'ARE. Tale dialogo sarà ulteriormente portato avanti nel
senso auspicato dall'autore della mozione nell'ambito delle attività in corso e nei limiti delle risorse disponibili. In questo
senso la richiesta della mozione è adempiuta.
PROPOSTA DEL CONSIGLIO FEDERALE DEL 24.02.2016
Il Consiglio federale propone di respingere la mozione.
e-parl 17.02.2017 08:27
COMPETENZE
DIPARTIMENTO COMPETENTE
DIPARTIMENTO DEGLI AFFARI ESTERI (DFAE)
(HTTPS://WWW.EDA.ADMIN.CH/EDA/IT/HOME.HTML)
ALTRE INFORMAZIONI
CAMERA PRIORITARIA
Consiglio nazionale
Cofirmatari (15)
ALLEMANN EVI BARRILE ANGELO FRIEDL CLAUDIA GULDIMANN TIM GYSI BARBARA HADORN PHILIPP HEIM BEA KIENER NELLEN MARGRET
MAIRE JACQUES-ANDRÉ MARTI MIN LI MEYER MATTEA MUNZ MARTINA REYNARD MATHIAS SEILER GRAF PRISKA SEMADENI SILVA
Themengebiete [IT] (4)
Ambiente Economia Politica internazionale Politica nazionale
e-parl 17.02.2017 08:27
L'Assemblea federale — Il Parlamento svizzero
15.4188
10.02.2017
MOZIONE
Attuazione dell'Agenda 2030 dell'ONU. Strategia di finanziamento
NUSSBAUMER ERIC
Depositato da:
Gruppo socialista
Partito socialista svizzero
Data del deposito:
Depositato in
17.12.2015
Consiglio nazionale
Stato delle deliberazioni
Non ancora trattato dalla Camera
TESTO DEPOSITATO
Il Consiglio federale è incaricato di elaborare una strategia globale riguardante il finanziamento dei suoi obiettivi
internazionali e degli impegni che ha assunto e di mettere a disposizione i mezzi necessari, adottando misure adeguate al
fine di assicurare il finanziamento per attuare i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, il programma d'azione di Addis Abeba sul
finanziamento dello sviluppo e gli obiettivi derivanti dall'accordo approvato in occasione della Conferenza di Parigi sul clima.
MOTIVAZIONE
Come indicato da diplomatici di alto rango delle Nazioni Unite, la messa in atto dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS)
fissati dai capi di Stato e di governo di oltre 150 Paesi in occasione del vertice dell'ONU, tenutosi il 25 settembre 2015 a
New York, costerà tra 3500 e 5000 miliardi di dollari l'anno. Cifre che sono da 25 a 35 volte più elevate dell'attuale importo
dell'aiuto pubblico allo sviluppo. L'accordo approvato a Parigi durante la Conferenza sul clima rischia di appesantire
ulteriormente la fattura.
Di fronte a tali considerazioni è assodato che questi obiettivi ambiziosi potranno essere raggiunti soltanto se il settore
privato apporterà un contributo finanziario molto ampio all'attuazione dell'Agenda 2030 dell'ONU e degli obiettivi di
protezione del clima. Sarà quindi tanto più importante strutturare di conseguenza le condizioni generali e lanciare le misure
d'incentivazione adeguate.
È altrettanto evidente che la comunità internazionale in generale e la Svizzera in particolare non riusciranno a fornire i mezzi
necessari senza creare strumenti di finanziamento innovativi così come sono menzionati nel programma d'azione di Addis
Abeba. Nel nostro Paese la creazione di questo tipo di strumenti presuppone, di regola, una modifica della Costituzione, il
che necessita dunque di molto tempo. Ecco perché è tanto più urgente aprire per tempo il dibattito sulle esigenze nel loro
complesso e sulle modalità di finanziamento.
Il Consiglio federale potrebbe fornirne un resoconto nel rapporto che il Consiglio nazionale ha chiesto per il tramite del
postulato
15.3798
, "Finanziamento delle misure contro il cambiamento climatico" accolto il 1° dicembre 2015. Bisogna
rilevare che la messa in atto dei 17 OSS va ben oltre la protezione del clima. Occorre dunque una visione d'insieme e un
mandato sensibilmente ampliato in virtù della presente
PARERE DEL CONSIGLIO FEDERALE DEL 24.02.2016
La Svizzera attua l'Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile nel quadro del programma di legislatura e degli obiettivi
annuali dei dipartimenti, ma in particolare attraverso la strategia per uno sviluppo sostenibile del Consiglio federale e il
messaggio concernente la cooperazione internazionale 2017-2020. L'attuazione sarà integrata, per quanto possibile, nei
processi correnti di pianificazione e di definizione degli indirizzi politici della Confederazione e concretizzata attraverso la
determinazione di priorità e lo stanziamento delle risorse disponibili.
In risposta al postulato 15.2798, "Finanziamento delle misure contro il cambiamento climatico", il Consiglio federale redigerà
un rapporto che include il finanziamento dell'accordo sul clima di Parigi.
Gli obiettivi dell'Agenda 2030 e del piano d'azione Addis Abeba vanno oltre la protezione del clima e contengono sia aspetti
rilevanti per l'ambiente sia aspetti economici e sociali. Il 18 dicembre 2015 il Consiglio federale ha incaricato il DFAE (DSC) e
il DATEC (ARE), in collaborazione con tutti gli uffici federali coinvolti, di sottoporre alla sua attenzione entro fine gennaio
2018 un rapporto sullo stato di attuazione dell'Agenda 2030 da parte della Svizzera corredato, all'occorrenza, di proposte
per la sua attuazione.
PROPOSTA DEL CONSIGLIO FEDERALE DEL 24.02.2016
Il Consiglio federale propone di respingere la mozione.
e-parl 17.02.2017 08:27
COMPETENZE
DIPARTIMENTO COMPETENTE
DIPARTIMENTO DEGLI AFFARI ESTERI (DFAE)
(HTTPS://WWW.EDA.ADMIN.CH/EDA/IT/HOME.HTML)
ALTRE INFORMAZIONI
CAMERA PRIORITARIA
Consiglio nazionale
Cofirmatari (18)
AEBISCHER MATTHIAS ALLEMANN EVI BARRILE ANGELO BIRRER-HEIMO PRISCA FEHLMANN RIELLE LAURENCE FRIEDL CLAUDIA GULDIMANN TIM
GYSI BARBARA HADORN PHILIPP HEIM BEA KIENER NELLEN MARGRET MAIRE JACQUES-ANDRÉ MARTI MIN LI MEYER MATTEA MUNZ MARTINA
REYNARD MATHIAS SEILER GRAF PRISKA SEMADENI SILVA
Themengebiete [IT] (3)
Ambiente Finanze Politica internazionale
e-parl 17.02.2017 08:27
L'Assemblea federale — Il Parlamento svizzero
16.3206
10.02.2017
POSTULATO
Condanna dello sterminio sistermatico delle minoranze religiose da parte dell'ISIS
ROMANO MARCO
Depositato da:
Gruppo PPD
Partito popolare democratico svizzero
Data del deposito:
Depositato in
18.03.2016
Consiglio nazionale
Stato delle deliberazioni
Non ancora trattato dalla Camera
TESTO DEPOSITATO
Il Consiglio federale è invitato a valutare l'opportunità di riprendere e condividere nella forma ritenuta più adeguata la
risoluzione del 27 gennaio 2016 del Parlamento europeo sullo sterminio sistematico delle minoranze religiose da parte
dell'ISIS (2016/2529(RSP)). In questo atto si ritiene che "siano stati forniti elementi di prova sufficienti da parte delle Nazioni
Unite e dei relativi organi, di diversi Stati membri delle Nazioni Unite, delle organizzazioni per la difesa dei diritti umani e dei
mezzi di comunicazione, che consentono di concludere ragionevolmente che l'ISIS commette o tenta di commettere crimini
di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio nei confronti di cristiani (caldei, assiri, siriaci, melchiti, armeni), yazidi,
turcomanni, shabak, sabei-mandei, kakai, curdi, sciiti, sunniti moderati e non credenti". Occorre condannare fermamente le
gravi e sistematiche discriminazioni cui sono sottoposte le minoranze religiose, ad esempio gli aramei-siriaci, da parte dei
miliziani dello "Stato islamico".
MOTIVAZIONE
Il massacro di massa e sistematico delle minoranze etniche-religiose vittime delle milizie dello "Stato islamico" (ISIS) è noto
all'opinione pubblica. A livello istituzionale si stanno muovendo numerosi Paesi e organismi internazionali. Particolarmente
colpiti sono i cristiani aramei (aramei-siriaci) la cui comunità in Svizzera è particolarmente numerosa e attenta agli sviluppi.
Il Parlamento europeo ha emanato lo scorso 27 gennaio 2016 una risoluzione sullo sterminio sistematico delle minoranze
religiose da parte dell'ISIS (2016/2529(RSP)- http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?
pubRef=-//EP//TEXT+MOTION+B8-2016-0154+0+DOC+XML+V0//IT
(http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT MOTION B8-2016-0154 0 DOC XML V0//IT)
)
In essa si cita esplicitamente che sono stati: "... forniti elementi di prova sufficienti ... che consentono di concludere
ragionevolmente che l'ISIS/Daesh commette o tenta di commettere crimini di guerra, crimini contro l'umanità e
genocidio ...". È opportuno che anche le autorità svizzere prendano - nella forma ritenuta più adeguata - una posizione di
condanna delle azioni dell'ISIS, condividendo se possibile la risoluzione europea. Occorre condannare fermamente le gravi e
sistematiche discriminazioni cui sono sottoposte le minoranze religiose da parte dei miliziani dello "Stato islamico".
PARERE DEL CONSIGLIO FEDERALE DEL 18.05.2016
Il Consiglio federale condanna fermamente le gravi violazioni del diritto internazionale pubblico perpetrate dai membri
dell'autoproclamato "Stato islamico" (IS) in Iraq e in Siria. In due suoi comunicati stampa del 18 febbraio 2013 e del 22 luglio
2014 il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) aveva già sottolineato che gli attacchi generalizzati e sistematici
contro la popolazione civile - in particolare l'uccisione, la deportazione e i trattamenti disumani nei confronti delle minoranze
etniche e religiose - potrebbero essere considerati crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Nel frattempo si è avuto
conferma del fatto che in questi Paesi vengono effettivamente commessi crimini di guerra e crimini contro l'umanità e, forse,
è in atto un genocidio.
Il Consiglio federale richiama l'attenzione sul fatto che nessuna comunità viene risparmiata dalla violenza. Come ha di
recente sottolineato la relatrice speciale dell'ONU per la protezione delle minoranze, la violenza colpisce tutti i gruppi della
popolazione: sia le minoranze etniche e religiose che i gruppi musulmani maggioritari. Gli appartenenti a ogni parte in
conflitto sono soggetti alla discriminazione e alla violenza.
Tutte le parti in conflitto, ivi compresi gli affiliati del gruppo "Stato islamico" e dei suoi alleati, devono rispettare il diritto
internazionale umanitario e tutelare la popolazione civile. È necessario adottare urgentemente misure per assicurare alla
giustizia e perseguire i presunti autori dei crimini più gravi, come quelli contro l'umanità o i crimini di guerra, così come
richiesto anche nella risoluzione del Parlamento europeo del 4 febbraio 2016.
La Svizzera si è, in più occasioni, impegnata a livello multilaterale per il perseguimento penale dei responsabili di crimini in
Siria e in Iraq e continuerà a farlo.
e-parl 17.02.2017 08:27
Per quanto riguarda l'Iraq, durante una sessione straordinaria del Consiglio dei diritti umani dell'ONU del settembre 2014, la
Svizzera ha esortato a potenziare la lotta contro l'impunità affinché possa essere meglio garantita la tutela contro le
violazioni dei diritti umani - nello specifico ai danni delle minoranze etniche e religiose. La Svizzera ha inoltre invitato l'Iraq a
sottomettersi alla giurisdizione della Corte penale internazionale.
Per quanto riguarda la Siria, nel settembre 2015, a Parigi in occasione della Conferenza sulla protezione delle vittime di
violenze etniche e religiose, il capo del DFAE ha nuovamente ribadito l'importanza della lotta contro l'impunità e reiterato la
richiesta, già avanzata tre anni fa al Consiglio di sicurezza dell'ONU insieme a circa un terzo della comunità internazionale, di
deferire la situazione in Siria alla Corte penale internazionale. Questa rivendicazione è attuale, ora come allora, poiché sarà
possibile giungere a una soluzione duratura del conflitto solo se le violazioni del diritto internazionale pubblico saranno
perseguite dalla giustizia penale. Per questo, nelle sue dichiarazioni al cospetto dell'ONU, la Svizzera ha anche esortato
ripetutamente a precludere la via dell'impunità ai criminali di guerra in Siria.
La libertà religiosa e la protezione delle minoranze etniche e religiose sono parte integrante della politica della Svizzera in
materia di diritti umani, specificata più nel dettaglio nella strategia diritti dell'uomo del DFAE 2016-2019. La Svizzera
interviene tanto a livello multilaterale quanto bilaterale per garantire la protezione delle minoranze contro ogni tipo di
discriminazione. Si impegna con determinazione per il rafforzamento e il coinvolgimento della Corte penale internazionale
nella sua qualità di istituzione centrale nella lotta contro l'impunità.
Per i motivi summenzionati, il Consiglio federale ritiene già attuata la proposta avanzata.
PROPOSTA DEL CONSIGLIO FEDERALE DEL 18.05.2016
Il Consiglio federale propone di respingere il postulato.
COMPETENZE
DIPARTIMENTO COMPETENTE
DIPARTIMENTO DEGLI AFFARI ESTERI (DFAE)
(HTTPS://WWW.EDA.ADMIN.CH/EDA/IT/HOME.HTML)
ALTRE INFORMAZIONI
CAMERA PRIORITARIA
Consiglio nazionale
Cofirmatari (5)
CANDINAS MARTIN CHIESA MARCO REGAZZI FABIO SCHMID-FEDERER BARBARA STREIFF-FELLER MARIANNE
Themengebiete [IT] (3)
Cultura Politica di sicurezza Politica internazionale
e-parl 17.02.2017 08:27
L'Assemblea federale — Il Parlamento svizzero
16.3244
10.02.2017
MOZIONE
Concentrare gli aiuti all'estero sugli sfollati di guerra sul posto
Depositato da:
Portavoce:
GRUPPO DELL'UNIONE DEMOCRATICA DI CENTRO
BRAND HEINZ
Data del deposito:
Depositato in
18.03.2016
Consiglio nazionale
Stato delle deliberazioni
Non ancora trattato dalla Camera
TESTO DEPOSITATO
Il Consiglio federale è incaricato di impiegare per gli sfollati di guerra sul posto, attraverso una ridistribuzione dell'aiuto
diretto, almeno il 20 per cento dei fondi già approvati per l'aiuto allo sviluppo e di quelli da approvare in futuro. Tali mezzi
dovranno essere utilizzati in modo appropriato ed efficace nei Paesi al confine con la Siria.
MOTIVAZIONE
A seguito degli scontri in Siria, alcuni Stati limitrofi - in particolare Turchia, Libano e Giordania - offrono protezione
temporanea a un alto numero di sfollati. Talvolta, queste persone sono ospiti di campi di organizzazioni umanitarie
internazionali o di campi profughi autonomi, scelti liberamente e non strutturati, privi di una particolare struttura direttiva.
Le condizioni di vita sono spesso precarie. A causa del numero crescente di sfollati e del perdurare dei conflitti nel loro
Paese d'origine, in questi campi il dolore e la sofferenza sono tangibili e in forte aumento. Per sfuggire a queste dure
condizioni di vita, molti abitanti dei campi scelgono di scappare in Europa. Ogni anno la Svizzera accorda aiuti finanziari a
Stati terzi e ad associazioni umanitarie pari a diversi miliardi di franchi. Considerate le dure condizioni di vita nei campi
profughi dei Paesi al confine con la Siria, mediante la concessione di aiuti supplementari sul posto si potrebbero alleviare le
sofferenze delle persone e arginare così le cause della loro fuga. Per ottenere risultati concreti in modo rapido e semplice,
occorre dunque riconsiderare la destinazione prevista degli aiuti già approvati. Migliorando le condizioni di vita nei campi
profughi si eviterebbe che queste persone proseguano il loro viaggio verso l'Europa e si risparmierebbero loro ulteriori
sofferenze.
PARERE DEL CONSIGLIO FEDERALE DEL 25.05.2016
Il Consiglio federale è consapevole della difficile situazione in cui versano gli sfollati in Siria e nei Paesi limitrofi. La Svizzera
contribuisce, mediante un'ampia gamma di misure di politica estera e di migrazione interna ed esterna, a limitare gli
spostamenti forzati da questa regione verso l'Europa e ad affrontarne le cause. Oltre a fornire aiuto umanitario per alleviare
le sofferenze sul posto e nei Paesi di transito, s'impegna a proteggere i migranti nei Paesi di prima accoglienza, sostenendo
al contempo i Paesi d'accoglienza e le società nella gestione delle enormi sfide legate a questa situazione. Inoltre la Svizzera
aiuta i profughi a ricostruirsi un'esistenza (scuole, istruzione, lavoro) nelle regioni d'origine affinché non debbano più
dipendere dall'aiuto di emergenza. Attraverso gli strumenti della politica di pace, la Svizzera interviene attivamente nella
prevenzione delle crisi e nella gestione dei conflitti, e appoggia la soluzione politica per la crisi in Siria. Il Consiglio federale
è del parere che gli strumenti della cooperazione internazionale (CI) debbano essere impiegati in maniera coordinata per
risolvere in modo duraturo la questione delle migrazioni forzate.
È in quest'ottica che, dall'inizio della crisi nel 2011, la Svizzera ha intensificato il proprio impegno in Siria e nella regione,
stanziando complessivamente 250 milioni di franchi, di cui 50 milioni nel solo 2016. Di questi mezzi, con i quali la Svizzera
sostiene segnatamente il CICR, le organizzazioni dell'ONU e altre organizzazioni umanitarie, una metà è destinata all'aiuto in
Siria, l'altra agli Stati limitrofi come la Giordania, il Libano e la Turchia. A ciò si aggiunge l'aiuto diretto sul lungo periodo in
Giordania e Libano, che ha permesso di ripristinare 82 strutture scolastiche e ha dato a circa 28 000 bambini di profughi e di
famiglie locali la possibilità di seguire una formazione scolastica. Entro la metà del 2018 si intende incrementare a 120 il
numero di edifici scolastici ristrutturati. Inoltre la Svizzera sta attualmente mettendo a disposizione di vari organismi
dell'ONU 20 esperti ed esperte del corpo svizzero di aiuto umanitario.
Secondo le stime dell'ONU, per gestire l'emergenza umanitaria in Siria e nelle regioni limitrofe nel 2016 saranno necessari
circa 7,7 miliardi di dollari. Gli autori della presente mozione chiedono che il 20 per cento dei mezzi dell'aiuto allo sviluppo
sia destinato alla crisi siriana. Se si parte dal presupposto che con "aiuto allo sviluppo" s'intendono tutte le spese della
Svizzera computabili come APS, la somma ammonterebbe a 680 milioni di franchi all'anno e la Svizzera coprirebbe così, da
sola, quasi il 10 per cento dell'importo invocato dall'ONU per la crisi in Siria. Un tale impegno da parte del nostro Paese
risulterebbe sproporzionato.
e-parl 17.02.2017 08:27
Il Consiglio federale è anche dell'avviso che, data la crisi globale di profughi, occorra rafforzare ulteriormente l'aiuto sul
posto. Pertanto propone, nel messaggio concernente la cooperazione internazionale 2017-2020, di incrementare
complessivamente di 120 milioni di franchi i mezzi destinati all'aiuto umanitario. Così facendo, questi mezzi
raggiungerebbero il 19 per cento dei mezzi richiesti.
Un impegno del 20 per cento destinato esclusivamente alla crisi in Siria comporterebbe la cancellazione di altri impegni.
Quella siriana è solo una delle varie crisi umanitarie; altri gravi focolai si registrano in Iraq, Sudan del Sud e Yemen. Da un
punto di vista umanitario, non è giustificabile dare la priorità a un problema piuttosto che a tutti gli altri e impiegare i mezzi
in maniera non proporzionale in una sola regione.
Con un impegno del 20 per cento destinato esclusivamente alla Siria, verrebbero ridotti drasticamente i mezzi in ambiti come
la cooperazione bilaterale (in particolare quella in contesti fragili), gli sforzi per la gestione di sfide a livello globale (per es. il
cambiamento climatico) e la promozione civile per la pace. La cooperazione internazionale della Svizzera dev'essere però
mantenuta a lungo termine per contribuire a ridurre le cause dei conflitti quali la segregazione sociale e politica, possibilità
finanziarie insufficienti o la mancanza di uno Stato di diritto, e per offrire prospettive alla popolazione colpita. In questo
modo si previene anche la nascita di futuri flussi migratori.
L'aiuto umanitario non sostituisce la soluzione politica, estremamente necessaria per la Siria e sostenuta attivamente dal
nostro Paese. Per risolvere la crisi siriana, urge trovare una soluzione politica e porre fine al conflitto: solo allora i profughi
potranno rientrare in patria.
PROPOSTA DEL CONSIGLIO FEDERALE DEL 25.05.2016
Il Consiglio federale propone di respingere la mozione.
COMPETENZE
DIPARTIMENTO COMPETENTE
DIPARTIMENTO DEGLI AFFARI ESTERI (DFAE)
(HTTPS://WWW.EDA.ADMIN.CH/EDA/IT/HOME.HTML)
ALTRE INFORMAZIONI
CAMERA PRIORITARIA
Consiglio nazionale
Themengebiete [IT] (3)
Migrazione Politica di sicurezza Politica internazionale
e-parl 17.02.2017 08:27
L'Assemblea federale — Il Parlamento svizzero
16.3289
10.02.2017
MOZIONE
Impedire l'uso di denaro pubblico per scopi razzisti, antisemiti e di incitamento all'odio
IMARK CHRISTIAN
Depositato da:
Gruppo dell'Unione democratica di Centro
Unione democratica di Centro
Data del deposito:
Depositato in
26.04.2016
Consiglio nazionale
Stato delle deliberazioni
Non ancora trattato dalla Camera
TESTO DEPOSITATO
Il Consiglio federale è incaricato di modificare le leggi, le ordinanze e i regolamenti pertinenti affinché i fondi pubblici
svizzeri non possano più essere utilizzati per sovvenzionare, direttamente o indirettamente, progetti di cooperazione allo
sviluppo se le ONG sostenute sono implicate in azioni razziste o antisemite oppure in campagne di incitamento all'odio o
campagne BDS.
Con campagne di incitamento all'odio si devono intendere per esempio campagne di ONG che potrebbero essere
considerate provocazioni da parte di gruppi rivali di persone o di Stati sovrani. Con campagne BDS si devono intendere
forme di boicottaggio, ritiro di investimenti o sanzioni, dirette contro gruppi rivali o Stati sovrani.
MOTIVAZIONE
Sempre più spesso emergono casi di ONG, direttamente o indirettamente finanziate dalla Svizzera, che hanno relazioni
controverse. Già in risposta all'interpellanza Heer
15.3506
i responsabili della DSC sono stati costretti a giustificarsi. Le
informazioni fornite dalla presente mozione offrono indizi supplementari che suffragano la tesi delle attività sospette di certe
ONG e da cui si deduce che il denaro svizzero di solito non viene impiegato direttamente per azioni razziste, antisemite e di
incitamento all'odio o in campagne BDS, ma giunge in mano a ONG implicate in questo genere di attività.
Una cosa del genere in futuro non deve più accadere. Il fatto che fondi pubblici svizzeri vadano ad alimentare le casse di
organizzazioni i cui progetti e le cui pratiche non sono al di sopra di ogni sospetto non è solo un problema etico ma anche
politico. Il sostegno a simili organizzazioni infatti potrebbe ledere la reputazione e la credibilità della Svizzera come stato
neutrale e indipendente. Il supporto concesso a ONG coinvolte in un modo o nell'altro in attività discutibili potrebbe essere
interpretato come una provocazione da gruppi rivali o Stati sovrani e nuocere alle relazioni internazionali della Svizzera. Tale
supporto pregiudica inoltre l'immagine della cooperazione internazionale allo sviluppo nel suo insieme, che agisce per
motivazioni onorevoli e i cui interventi sono apolitici.
Sostegno finanziario a ONG che operano nel territorio palestinese:
https://drive.google.com/file/d/0B5kZy0PYdP7jXzdDVzlOMnZ6aGc/view?pref=2&pli=1
PARERE DEL CONSIGLIO FEDERALE DEL 22.06.2016
La politica estera della Svizzera, inclusa la cooperazione internazionale, si basa sul rispetto del diritto internazionale pubblico
e mira alla promozione della pace e al rafforzamento delle società civili. I suoi principi sono quelli dello Stato di diritto, della
neutralità, del dialogo, della solidarietà, della responsabilità oltre che dell'efficienza e della coerenza.
Come Stato di diritto la Svizzera si adopera in tutto il mondo per migliorare l'osservanza delle norme del diritto
internazionale pubblico. In determinati contesti questo impegno può provocare controversie e discussioni. Il Consiglio
federale è tuttavia convinto che il contributo al rispetto dei diritti umani e alla promozione della democrazia, sancito dalla
Costituzione federale, sia importante anche per la tutela dei valori e degli interessi svizzeri.
Il sostegno dato a organizzazioni partner è funzionale all'attuazione del messaggio sulla cooperazione internazionale e della
strategia di politica estera del Consiglio federale. La Svizzera supporta solo organizzazioni la cui azione corrisponde ai valori
della sua politica estera così come sono espressi nella Costituzione federale. I progetti delle organizzazioni partner sono
continuamente seguiti e monitorati. Per far questo vengono impiegati i seguenti strumenti: 1. un confronto regolare con le
organizzazioni partner e gli altri donatori; 2. visite sul campo; 3. la richiesta, alle organizzazioni partner, di presentare
programmi annuali e rapporti finanziari; 4. verifiche contabili effettuate da società esterne; 5. valutazioni di consulenti
esterni indipendenti. Questi strumenti nonché la presenza di personale svizzero nei Paesi prioritari permettono di seguire da
vicino i progetti e, in caso di necessità, di intervenire immediatamente.
Il Consiglio federale è dell'opinione che queste regole rispondano già alle richieste della mozione e non ritiene pertanto
necessario un adeguamento della legislazione. L'ordinanza su la cooperazione allo sviluppo e l'aiuto umanitario internazionali
(RS 974.01) prevede segnatamente all'articolo 3 capoverso 1 lettera c la possibilità di collaborare con ONG. L'articolo 20
e-parl 17.02.2017 08:27
descrive le forme di controllo sull'impiego dei fondi. Il messaggio concernente la cooperazione internazionale fissa la
strategia complessiva della Svizzera in questo ambito. Per ogni Paese definito prioritario nel messaggio viene elaborata
inoltre una strategia di cooperazione specifica che riformula gli obiettivi della cooperazione internazionale per applicarli alle
condizioni locali. La collaborazione con ONG in loco è definita nel quadro delle strategie di cooperazione con i singoli Paesi
e regioni.
Per quanto riguarda il caso specifico del conflitto israelo-palestinese, a cui la mozione fa implicitamente riferimento, è
necessario ricordare che la Svizzera, nell'ambito del suo impegno in Vicino Oriente, promuove la pace e chiede a tutte le
parti in conflitto il rispetto del diritto internazionale pubblico. A questo scopo lavora con varie organizzazioni partner,
incluse ONG israeliane e palestinesi. La Svizzera sceglie questi partner sulla base della loro esperienza e del contributo che
possono dare al raggiungimento di un determinato obiettivo di politica estera. Grazie agli strumenti di sorveglianza e
controllo già disponibili e al personale svizzero presente sul posto è possibile inoltre prendere velocemente provvedimenti
nel caso in cui il comportamento dei partner di progetto violasse i principi su cui si basa l'intervento della Svizzera. In nessun
caso vengono sostenute organizzazioni che incitano all'odio, alla violenza, al razzismo o all'antisemitismo. La Svizzera non si
è mai associata ai cosiddetti movimenti BDS e non li ha mai finanziati, né ha mai sostenuto campagne che chiedono il
boicottaggio di prodotti israeliani. La strategia di cooperazione internazionale svizzera nel Territorio palestinese occupato è
in linea con la politica della Confederazione per quanto riguarda il conflitto nel Vicino Oriente: l'obiettivo del Consiglio
federale è una pace duratura e giusta tra Israele e i Palestinesi raggiunta mediante un processo negoziale. Il Consiglio
federale riconosce lo Stato di Israele all'interno dei suoi confini del 1967 e si impegna affinché si giunga alla creazione di uno
Stato palestinese stabile, unito e sovrano, sempre sulla base dei confini del 1967 e con Gerusalemme Est come capitale.
PROPOSTA DEL CONSIGLIO FEDERALE DEL 22.06.2016
Il Consiglio federale propone di respingere la mozione.
COMPETENZE
DIPARTIMENTO COMPETENTE
DIPARTIMENTO DEGLI AFFARI ESTERI (DFAE)
(HTTPS://WWW.EDA.ADMIN.CH/EDA/IT/HOME.HTML)
ALTRE INFORMAZIONI
CAMERA PRIORITARIA
Consiglio nazionale
Cofirmatari (41)
AEBI ANDREAS AESCHI THOMAS AMSTUTZ ADRIAN ARNOLD BEAT BIGLER HANS-ULRICH BRUNNER TONI BUFFAT MICHAËL BURGHERR THOMAS
BURKART THIERRY BÜCHEL ROLAND RINO BÜCHLER JAKOB BÜHLER MANFRED DETTLING MARCEL EICHENBERGER-WALTHER CORINA
FELLER OLIVIER FIALA DORIS FLÜCKIGER-BÄNI SYLVIA FREHNER SEBASTIAN GEISSBÜHLER ANDREA MARTINA GIEZENDANNER ULRICH
GLARNER ANDREAS GRÜTER FRANZ HAUSAMMANN MARKUS HEER ALFRED HURTER THOMAS MÜRI FELIX PAGE PIERRE-ANDRÉ PANTANI ROBERTA
PIEREN NADJA QUADRI LORENZO REIMANN LUKAS REIMANN MAXIMILIAN RÖSTI ALBERT SALZMANN WERNER SCHNEEBERGER DANIELA
SCHWANDER PIRMIN SOLLBERGER SANDRA VON SIEBENTHAL ERICH WOBMANN WALTER ZANETTI CLAUDIO ZUBERBÜHLER DAVID
Themengebiete [IT] (2)
Finanze Politica internazionale
e-parl 17.02.2017 08:27
L'Assemblea federale — Il Parlamento svizzero
16.3476
10.02.2017
MOZIONE
Aiuto pubblico allo sviluppo e costi dell'asilo. Per una maggiore trasparenza
CHEVALLEY ISABELLE
Depositato da:
Gruppo verde liberale
Partito Verde liberale
Data del deposito:
Depositato in
16.06.2016
Consiglio nazionale
Stato delle deliberazioni
Non ancora trattato dalla Camera
TESTO DEPOSITATO
Il Consiglio federale è incaricato di:
1. Comunicare la percentuale di Aiuto pubblico allo sviluppo (APS) della Svizzera distinguendo e presentando separatamente
la parte relativa ai costi dell'asilo e quella destinata ad altre spese contabilizzate a titolo di APS.
2. Considerare la percentuale di APS della Svizzera come un valore indicativo utile innanzitutto per situarsi in rapporto ad
altri Paesi in materia di APS.
3. Fissare il budget annuale della cooperazione internazionale nei limiti dei relativi crediti quadro. La percentuale di APS non
rappresenta un punto di riferimento per fissare un tetto di spesa che determini i crediti concessi alla cooperazione.
MOTIVAZIONE
Da vari anni la quota di spese per l'assistenza ai richiedenti l'asilo durante il loro primo anno di soggiorno, contabilizzata
nell'APS della Svizzera, è nettamente superiore alla media degli altri Paesi del Comitato di aiuto allo sviluppo dell'OCSE
(CAS). Secondo le direttive del CAS, i Paesi membri possono dichiarare questi costi relativi all'asilo nel loro APS rispettando
determinati criteri. La maggior parte li contabilizza, altri, una minoranza (Australia, Corea del Sud, Lussemburgo) hanno
rinunciato a questa possibilità. Nel corso dell'ultimo quinquennio, la percentuale di APS della Svizzera destinata a coprire le
spese dell'asilo è stata in media del 16 per cento.
Benché ammessa dal CAS, la contabilizzazione dei costi dell'asilo nell'APS ha sempre suscitato discussioni riguardanti i suoi
principi e le sue modalità. Queste discussioni si iscrivono oggi in un contesto mutato a causa della crisi migratoria che ha
colpito l'Europa. Per garantire la trasparenza è necessario specificare chiaramente e distinguere nell'APS della Svizzera la
percentuale di spese per l'asilo dalle altre spese legate alle attività "classiche" della cooperazione internazionale svizzera.
Anche se l'APS prende in considerazione alcune componenti discutibili, la percentuale relativa è spesso percepita, a torto,
come l'equivalente di un tetto massimo di spesa per i crediti della cooperazione internazionale, se non addirittura utilizzata
per giustificare l'inclusione dei costi legati all'asilo in generale nei crediti della cooperazione internazionale della Svizzera.
L'APS ha invece essenzialmente un valore indicativo che deve permettere alla Svizzera di effettuare comparazioni a livello
internazionale. Non è destinato a essere uno strumento determinante per fissare i crediti massimi per la cooperazione
internazionale.
PARERE DEL CONSIGLIO FEDERALE DEL 07.09.2016
1. Per la contabilizzazione dell'Aiuto pubblico allo sviluppo (APS) e di conseguenza per il calcolo della percentuale di APS sul
reddito nazionale lordo (RNL) la Svizzera si basa sulle direttive del Comitato di aiuto allo sviluppo (CAS) dell'OCSE. La DSC
pubblica ogni anno i dati relativi all'APS e li comunica all'OCSE; per il 2015: www.eda.admin.ch/dsc > Attività e progetti >
Cifre e fatti > Tabelle statistiche > Aiuto pubblico allo sviluppo della Svizzera 2014-15. In questo modo fornisce informazioni
dettagliate sulle tipologie di aiuto e documenta le spese sostenute nel settore dell'asilo dalla Segreteria di Stato della
migrazione. Nel suo comunicato stampa sull'APS 2015, diffuso nell'aprile del 2016, anche il CAS ha fatto riferimento a questa
differenza www.oecd.org
(http://www.oecd.org)
> Development Co-operation Directorate (DCD-DAC) > DAC High Level Meeting > Communiqué from the February 2016
DAC High Level Meeting, tabella 2, pagina 9.
2. Il Consiglio federale condivide l'opinione dell'autrice della mozione secondo la quale la percentuale di APS deve essere
considerata un valore di riferimento. Come ha già affermato nella risposta all'interpellanza Ingold
16.3028
, non si tratta
di un parametro di controllo bensì di un dato indicativo che viene dichiarato dopo la chiusura annuale. L'obiettivo della
percentuale di APS e delle direttive del CAS per la rilevazione dei dati consiste nel rendere comparabili gli sforzi compiuti
dai Paesi donatori.
e-parl 17.02.2017 08:27
3. Per la cooperazione internazionale il Parlamento stanzia crediti quadro della durata di quattro anni con cui il DFAE e il
DEFR sono autorizzati ad assumere, nel periodo considerato, impegni finanziari pluriennali entro un limite prestabilito. I
crediti a preventivo approvati dal Parlamento rappresentano i mezzi che possono essere impiegati nell'anno di preventivo
(importi massimi). Né i crediti quadro né i crediti a preventivo sono calcolati in base alla percentuale di APS, bensì vengono
fissati liberamente dalle Camere federali. Poiché la percentuale di APS costituisce un importante elemento per effettuare
confronti a livello internazionale, negli affari che possono incidere su di essa il Consiglio federale ne illustra gli effetti (p. es.
nel messaggio concernente la cooperazione internazionale 2017-2020 FF 2016 2005) ricordando che le previsioni sono
indicative e che tale percentuale può subire variazioni, dovute in particolare all'andamento dell'economia o ai costi sostenuti
dalla Svizzera per l'accoglienza dei richiedenti l'asilo durante il loro primo anno di soggiorno ma anche ad altri fattori.
Sulla base di quanto specificato sopra il Consiglio federale ritiene adempiuta la mozione.
PROPOSTA DEL CONSIGLIO FEDERALE DEL 07.09.2016
Il Consiglio federale propone di respingere la mozione.
COMPETENZE
DIPARTIMENTO COMPETENTE
DIPARTIMENTO DEGLI AFFARI ESTERI (DFAE)
(HTTPS://WWW.EDA.ADMIN.CH/EDA/IT/HOME.HTML)
ALTRE INFORMAZIONI
CAMERA PRIORITARIA
Consiglio nazionale
Cofirmatari (21)
BERTSCHY KATHRIN BÄUMLE MARTIN BÉGLÉ CLAUDE CAMPELL DURI DE BUMAN DOMINIQUE FERI YVONNE FIALA DORIS FLACH BEAT
GIROD BASTIEN GROSSEN JÜRG INGOLD MAJA MAZZONE LISA MOSER TIANA ANGELINA PAGE PIERRE-ANDRÉ QUADRANTI ROSMARIE
SOMMARUGA CARLO THORENS GOUMAZ ADÈLE TORNARE MANUEL VOGLER KARL WEHRLI LAURENT WEIBEL THOMAS
Themengebiete [IT] (3)
Finanze Migrazione Politica internazionale
e-parl 17.02.2017 08:27
L'Assemblea federale — Il Parlamento svizzero
16.3541
10.02.2017
POSTULATO
Far sì che la cooperazione allo sviluppo possa svolgere pienamente la sua missione principale
BÉGLÉ CLAUDE
Depositato da:
Gruppo PPD
Partito popolare democratico svizzero
Data del deposito:
Depositato in
16.06.2016
Consiglio nazionale
Stato delle deliberazioni
Non ancora trattato dalla Camera
TESTO DEPOSITATO
Chiedo al Consiglio federale di studiare il modo in cui preservare le risorse destinate alla cooperazione internazionale per
svolgere la sua missione principale, anche nel caso in cui si verificasse un ulteriore afflusso di richiedenti l'asilo in Svizzera. Il
tasso dell'aiuto pubblico allo sviluppo (APS) non dovrà fungere da parametro di riferimento per fissare un tetto di spesa che
determini i crediti concessi alla cooperazione internazionale della Svizzera.
MOTIVAZIONE
Il messaggio del Consiglio federale concernente la cooperazione internazionale comprende una serie di attività
complementari tra loro. L'assistenza ai richiedenti l'asilo nel loro primo anno di permanenza in Svizzera non rientra nella
cooperazione internazionale, poiché queste spese sono computate all'APS della Svizzera. Il messaggio prevede che per il
periodo 2017 a 2020 l'APS si orienti verso un tasso pari allo 0,48 per cento del reddito nazionale lordo (RNL).
Chiedo pertanto al Consiglio federale di fornire delucidazioni su come debba intendersi l'importo stanziato a favore della
cooperazione internazionale propriamente detta. In quest'ottica bisogna innanzitutto distinguere e presentare
separatamente la quota corrispondente a fine anno alle attività della cooperazione internazionale e quella legata ai costi dei
richiedenti l'asilo in Svizzera e definire in seguito un meccanismo che, anche in caso di un aumento significativo delle
richieste d'asilo in Svizzera, consenta di garantire la continuità delle attività fondamentali della cooperazione internazionale.
Le spese per l'assistenza ai richiedenti l'asilo rischiano di aumentare con l'intensificarsi del fenomeno migratorio. Ciò non
deve però andare a discapito delle risorse stanziate e dell'obiettivo fondamentale della cooperazione internazionale, che a
mio modo di vedere è ridurre la povertà nei Paesi in via di sviluppo, agire a monte degli squilibri nelle regioni instabili del
mondo e offrire prospettive future alle popolazioni locali. Tra le altre cose, questo dovrebbe consentire di arginare le cause
che stanno alla base dei grandi movimenti migratori, attenuandone così le proporzioni.
PARERE DEL CONSIGLIO FEDERALE DEL 07.09.2016
Per la cooperazione internazionale il Parlamento stanzia crediti quadro della durata di quattro anni, con cui il DFAE e il DEFR
sono autorizzati ad assumere, nel periodo considerato, impegni finanziari pluriennali entro un limite prestabilito. I crediti a
preventivo approvati dal Parlamento rappresentano i mezzi che possono essere impiegati nell'anno di preventivo (importi
massimi). Né i crediti quadro né i crediti a preventivo sono calcolati in base alla percentuale di APS, bensì vengono fissati
liberamente dalle Camere federali. Poiché la percentuale di APS costituisce un importante elemento per effettuare confronti
a livello internazionale, negli affari che possono incidere su di essa il Consiglio federale ne illustra gli effetti (p. es. nel
messaggio concernente la cooperazione internazionale 2017-2020) ricordando che le previsioni sono indicative e che tale
percentuale può subire variazioni, dovute in particolare all'andamento dell'economia o ai costi sostenuti dalla Svizzera per
l'accoglienza dei richiedenti l'asilo durante il loro primo anno di soggiorno, ma anche ad altri fattori.
Inoltre, sia per i crediti quadro sia per i crediti a preventivo vale il principio della specificazione, secondo cui un credito può
essere utilizzato soltanto per lo scopo per il quale è stato stanziato (cfr. art. 31 cpv. 1 LFC e art. 19 cpv. 1 lett. d). Poiché le
risorse destinate al settore dell'asilo non sono comprese nei crediti per la cooperazione internazionale, un eventuale
aumento del numero di richiedenti l'asilo non influisce sulle possibilità di impiego delle risorse già approvate per la
cooperazione internazionale. Sulla base di quanto specificato sopra il Consiglio federale ritiene adempiuto il postulato.
PROPOSTA DEL CONSIGLIO FEDERALE DEL 07.09.2016
Il Consiglio federale propone di respingere il postulato.
COMPETENZE
e-parl 17.02.2017 08:27
DIPARTIMENTO COMPETENTE
DIPARTIMENTO DEGLI AFFARI ESTERI (DFAE)
ALTRE INFORMAZIONI
CAMERA PRIORITARIA
Consiglio nazionale
Cofirmatari (1)
GULDIMANN TIM
Themengebiete [IT] (2)
Finanze Politica internazionale
(HTTPS://WWW.EDA.ADMIN.CH/EDA/IT/HOME.HTML)
e-parl 17.02.2017 08:27
L'Assemblea federale — Il Parlamento svizzero
16.3744
10.02.2017
POSTULATO
Come misurare l'efficacia dei contributi della Svizzera alla realizzazione degli obiettivi
dell'Agenda 2030?
BÉGLÉ CLAUDE
Depositato da:
Gruppo PPD
Partito popolare democratico svizzero
Data del deposito:
Depositato in
28.09.2016
Consiglio nazionale
Stato delle deliberazioni
Non ancora trattato dalla Camera
TESTO DEPOSITATO
Il Consiglio federale è invitato a spiegare in che modo intende misurare la realizzazione degli obiettivi strategici per lo
sviluppo sostenibile fissati dall'Agenda 2030, quali indicatori intende adottare e quale metodologia prevede di applicare, sia
per quanto riguarda il raggiungimento di tali obiettivi in Svizzera sia per la loro attuazione all'estero. Inoltre, qual è la sua
posizione in merito agli indicatori proposti dalla Commissione statistica dell'ONU? Quali sono, a suo giudizio, gli indicatori
pertinenti?
MOTIVAZIONE
La misurazione dei contributi dei Paesi all'attuazione dell'Agenda 2030 per mezzo delle loro politiche, dei loro programmi o
dei loro progetti rappresenta una reale necessità. I Paesi sono infatti tenuti a presentare un rapporto all'ONU e i loro
progressi nel tempo dovranno essere confrontabili. La complessità dell'Agenda 2030 rende peraltro tale misurazione ancora
più difficile. Occorre inoltre misurare sia i risultati diretti sia quelli indiretti, come pure il modo in cui interagiscono tra loro.
La Svizzera è avvantaggiata per il fatto che già dispone di un sistema statistico per misurare lo sviluppo sostenibile,
denominato MONET. Ed è per questa ragione che non solo si è impegnata attivamente nell'elaborazione degli obiettivi
strategici per lo sviluppo sostenibile iscritti nell'Agenda 2030, ma ha anche sottolineato con forza la necessità di poter
valutare sia il contributo a livello nazionale e internazionale sia il risultato delle azioni intraprese. Con questo spirito, il
nostro Paese ha collaborato strettamente con la Commissione statistica dell'ONU al fine di elaborare indicatori pertinenti,
chiari e misurabili.
Tali indicatori sono studiati in modo specifico per ciascuno dei 17 obiettivi (goals) e quindi declinati per l'insieme dei 169
sotto-obiettivi (targets). Successivamente si potrebbero immaginare anche elementi di analisi trasversali che consentano di
verificare il grado di coerenza tra i vari obiettivi, rispondendo così allo scetticismo di alcuni e rassicurando chi nutre ancora
dubbi riguardo al buon uso dei fondi pubblici investiti in quest'ambito.
Sarebbe utile poter applicare questi indicatori ai fini dell'attuazione dell'Agenda 2030 su scala nazionale, facendo leva su un
ampliamento del sistema MONET d'intesa con la Confederazione, i Cantoni, l'economia e la società civile.
PARERE DEL CONSIGLIO FEDERALE DEL 23.11.2016
L'ONU ha definito un sistema di monitoraggio per verificare il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS)
misurando il contributo dei singoli Paesi all'Agenda 2030. Nella sua decisione del 18 dicembre 2015 sull'attuazione
dell'Agenda 2030 da parte della Svizzera, il Consiglio federale ha stabilito di basare le proprie attività di monitoraggio su
indicatori già esistenti, nella fattispecie il sistema MONET.
Il sistema MONET descrive la situazione e l'evoluzione della Svizzera verso lo sviluppo sostenibile nelle sue tre dimensioni economica, sociale e ambientale - e corrisponde alle raccomandazioni internazionali in materia. MONET sarà adattato per
permettere il monitoraggio dell'attuazione dell'Agenda 2030 in Svizzera. Il sistema sarà completato con integrazioni ad hoc
basandosi sugli indicatori adottati dalla Commissione statistica dell'ONU e su altri indicatori tratti dall'ambito della statistica
pubblica. Gli indicatori utilizzati dalla Commissione citata sono pertinenti nel contesto globale, ma devono a volte essere
adattati o addirittura sostituiti per rispondere meglio alle esigenze nazionali.
I lavori in vista del raggiungimento degli OSS in Svizzera sono in corso. Coinvolgeranno, in misura differente, gli uffici
federali competenti nonché partner esterni all'amministrazione federale come i Cantoni, le città e le associazioni. Anche la
questione delle analisi trasversali e della coerenza degli obiettivi sarà trattata in questo quadro. Attualmente non è tuttavia
ancora possibile trarre conclusioni in merito.
Il Consiglio federale ritiene che i lavori in corso rispondano al postulato.
e-parl 17.02.2017 08:27
PROPOSTA DEL CONSIGLIO FEDERALE DEL 23.11.2016
Il Consiglio federale propone di respingere il postulato.
COMPETENZE
DIPARTIMENTO COMPETENTE
DIPARTIMENTO DEGLI AFFARI ESTERI (DFAE)
(HTTPS://WWW.EDA.ADMIN.CH/EDA/IT/HOME.HTML)
ALTRE INFORMAZIONI
CAMERA PRIORITARIA
Consiglio nazionale
Cofirmatari (38)
AMARELLE CESLA ARSLAN SIBEL BARAZZONE GUILLAUME BRÉLAZ DANIEL BULLIARD-MARBACH CHRISTINE BÄUMLE MARTIN CAMPELL DURI
CANDINAS MARTIN CHEVALLEY ISABELLE DE BUMAN DOMINIQUE DE LA REUSSILLE DENIS DERDER FATHI FEHLMANN RIELLE LAURENCE
FELLER OLIVIER FRICKER JONAS FRIEDL CLAUDIA FÄSSLER DANIEL GLAUSER-ZUFFEREY ALICE GMÜR ALOIS GRIN JEAN-PIERRE
GSCHWIND JEAN-PAUL GULDIMANN TIM HURTER THOMAS INGOLD MAJA MAIRE JACQUES-ANDRÉ MARCHAND-BALET GÉRALDINE
MOSER TIANA ANGELINA MÜLLER-ALTERMATT STEFAN RITTER MARKUS RUIZ REBECCA ANA SCHMIDT ROBERTO SCHWAAB JEAN CHRISTOPHE
STEIERT JEAN-FRANÇOIS STREIFF-FELLER MARIANNE THORENS GOUMAZ ADÈLE TORNARE MANUEL VOGLER KARL WEHRLI LAURENT
Themengebiete [IT] (2)
Ambiente Politica internazionale
e-parl 17.02.2017 08:27
L'Assemblea federale — Il Parlamento svizzero
16.3838
10.02.2017
POSTULATO
Ristabilire la pace in Turchia
TORNARE MANUEL
Depositato da:
Gruppo socialista
Partito socialista svizzero
Data del deposito:
Depositato in
30.09.2016
Consiglio nazionale
Stato delle deliberazioni
Non ancora trattato dalla Camera
TESTO DEPOSITATO
Il Consiglio federale è invitato a esaminare la possibilità di creare, nel quadro del Consiglio d'Europa o dell'OSCE, una
delegazione internazionale la cui missione sia fare visita ad Abdullah Öcalan in prigione al fine di giungere a una diminuzione
della violenza in Turchia e di rilanciare i negoziati di pace tra il Governo di Ankara e il Partito dei lavoratori del Kurdistan
(PKK).
MOTIVAZIONE
Incarcerato in un'isola-prigione nel mar di Marmara dal 1999, Abdullah Öcalan continua a esercitare un'influenza
determinante sulla comunità curda in Turchia e si impone pertanto come attore fondamentale nella prospettiva di mettere
fine al conflitto tra il PKK e Il Governo turco. Iniziata nel 1984, questa guerra ha provocato la morte di almeno 45 000
persone, in maggioranza curde. Oggi entrambe le parti hanno preso coscienza del fatto che il conflitto non può essere vinto
con mezzi militari. A marzo 2013 Öcalan ha fatto una "dichiarazione storica" per "risolvere rapidamente la questione delle
armi senza che siano perse altre vite". In particolare ha specificato che "siamo arrivati a una fase in cui le armi devono tacere
e gli elementi armati devono ritirarsi fuori dalle frontiere turche ... sorge una nuova era in cui la politica deve prevalere sulle
armi". In questo modo il leader curdo ha aperto la via ai negoziati di pace tra le parti in conflitto. Pur avendo minacciato di
ripristinare la pena di morte contro Öcalan, è con quest'ultimo che R. T. Erdogan, allora primo ministro, ha ripreso il dialogo.
Il processo di pace negoziato prevedeva il ritiro dei combattenti curdi del PKK. Sarebbe dovuta seguire una seconda fase
politica, prima di una terza fase di riconciliazione comprendente un'amnistia per i militanti del PKK incarcerati. Nell'estate
2015 Erdogan, ormai presidente, ha unilateralmente interrotto il cessate il fuoco. Per di più, da aprile 2015, Öcalan era stato
nuovamente isolato dal movimento curdo e le autorità non gli consentivano più di ricevere i suoi avvocati, i membri della sua
famiglia e i responsabili del Partito democratico dei popoli. Sembra pertanto fondamentale rimobilitare Öcalan in qualità di
fattore cruciale nel processo di pace, poiché il suo coinvolgimento può avere effetti positivi ben al di là del conflitto tra il
Governo di Ankara e il PKK, soprattutto in termini di diritti umani.
PARERE DEL CONSIGLIO FEDERALE DEL 02.12.2016
Il Consiglio federale segue con attenzione i recenti sviluppi in Turchia. È molto preoccupato per le tensioni che attraversano
il Paese e il deteriorarsi della situazione nelle regioni orientali dall'estate del 2015 oltre che per l'arresto di parlamentari e
rappresentanti di varie autorità democraticamente eletti. La Svizzera ha a più riprese esortato le parti coinvolte, in occasione
di incontri bilaterali e nei contesti multilaterali, a far cessare immediatamente gli atti di violenza armati e a rispettare i diritti
umani e il diritto internazionale umanitario. Ha inoltre chiesto alla Turchia di vigilare sull'indipendenza e l'imparzialità della
giustizia e di rispettare i suoi obblighi internazionali, in particolare quelli derivanti dalla Convenzione europea dei diritti
dell'uomo. Il consigliere federale Didier Burkhalter ha ripetuto questo appello e ha ribadito la sua preoccupazione durante
l'incontro ufficiale con il proprio omologo turco il 3 novembre 2016 a Berna. Solo un processo politico inclusivo permetterà
di giungere a una soluzione pacifica duratura a vantaggio della Turchia e di tutti i suoi cittadini. La Svizzera ha più volte
dichiarato di essere pronta a svolgere un ruolo al fine di riavvicinare le parti se queste ultime lo chiedono. Bisogna tuttavia
osservare che il Governo turco ha finora dichiarato di voler condurre a un esito positivo il processo in corso volto a
individuare una soluzione alla questione curda senza l'intervento di facilitatori o mediatori esterni, svizzeri o di altri Paesi.
Il fratello di Abdullah Öcalan, Mehmet Öcalan, e il suo avvocato Mazlum Dinç, hanno potuto fare visita a Abdullah Öcalan
l'11 settembre 2016.
L'OSCE non ha alcun mandato in Turchia che le permetta di istituire delegazioni internazionali o di effettuare visite in
prigione. Può, però, coadiuvata dalle proprie strutture esecutive (di cui fa parte l'ODIHR responsabile della promozione dei
diritti umani), proporre agli Stati partecipanti di assisterli nell'organizzazione di visite ufficiali che possono includere, se le
autorità lo desiderano, visite a prigionieri. L'esperienza ha mostrato che le autorità turche non desiderano dare seguito a
questo tipo di proposte. Niente lascia supporre che la posizione della Turchia sia destinata a cambiare per quanto riguarda la
e-parl 17.02.2017 08:27
questione della non ingerenza. L'Assemblea parlamentare dell'OSCE effettua inoltre visite in vari Paesi simili a quella
effettuata in Turchia nell'agosto 2016. Anche in questo caso tuttavia la visita può essere svolta solo su invito del Paese
ospite e il programma è elaborato d'intesa con le autorità locali. Un'iniziativa di questo genere dovrebbe di conseguenza
essere lanciata da rappresentanti dei parlamenti degli Stati partecipanti dell'OSCE.
Le visite a istituti penitenziari rientrano tra le attribuzioni del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene
o trattamenti inumani o degradanti (CPT) del Consiglio d'Europa il cui obiettivo è verificare come sono trattate le persone
private della libertà. Il CPT dispone di un diritto di accesso illimitato agli istituti penitenziari turchi. Nell'ambito del loro
mandato, alcune delegazioni del Comitato hanno visitato regolarmente il carcere di massima sicurezza dell'isola di Imrali
dove Abdullah Öcalan è detenuto dal 1999. L'ultima visita risale al 28-29 settembre 2016. Si trattava in quel caso di mettere
l'accento sul diritto dei prigionieri di ricevere visite di familiari e avvocati. Dopo ogni visita il CPT presenta un rapporto
dettagliato sui fatti constatati contenente anche raccomandazioni, commenti e richieste di informazioni indirizzati allo Stato
interessato, che è invitato a rispondere. I rapporti e le relative risposte costituiscono la base di un dialogo permanente con
lo Stato in questione e possono essere pubblicate, se quest'ultimo lo desidera. La decisione concernente la pubblicazione
del rapporto sulla visita di settembre è ancora in sospeso. Il mandato del CPT si limita comunque unicamente
all'osservazione delle condizioni di detenzione e le visite sono effettuate da avvocati, medici o esperti dell'universo
carcerario o della polizia.
La Turchia è inoltre tenuta a sottoporsi all'esame del sottocomitato delle Nazioni Unite per la prevenzione della tortura
(SPT), istituito dal protocollo facoltativo alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti
crudeli, inumani o degradanti (CAT), che ha ratificato. L'SPT ha effettuato la sua ultima visita in territorio turco nell'ottobre
del 2015; in questa occasione ha in particolare visitato alcune prigioni. Si deve osservare infine che il relatore speciale delle
Nazioni Unite sulla tortura, mandato attribuito recentemente allo svizzero Nils Melzer, si recherà nel dicembre del 2016 in
Turchia su invito del Governo turco. Il relatore speciale presenterà un rapporto sulla sua visita durante la sessione di marzo
2017 del Consiglio dei diritti umani.
Queste visite non permettono di avviare un dialogo su questioni politiche, per esempio sugli approcci che potrebbero
portare a una soluzione della questione curda. A livello esecutivo, né l'ONU né il Consiglio d'Europa né l'OSCE dispongono
di un mandato per organizzare visite in prigione miranti ad avviare negoziati di pace. Non costituiscono quindi il quadro
appropriato per l'organizzazione di una visita in prigione a Abdullah Öcalan con l'obiettivo formulato nel postulato.
PROPOSTA DEL CONSIGLIO FEDERALE DEL 02.12.2016
Il Consiglio federale propone di respingere il postulato.
COMPETENZE
DIPARTIMENTO COMPETENTE
DIPARTIMENTO DEGLI AFFARI ESTERI (DFAE)
(HTTPS://WWW.EDA.ADMIN.CH/EDA/IT/HOME.HTML)
ALTRE INFORMAZIONI
CAMERA PRIORITARIA
Consiglio nazionale
Cofirmatari (26)
BADRAN JACQUELINE BARRILE ANGELO BÉGLÉ CLAUDE CAROBBIO GUSCETTI MARINA FEHLMANN RIELLE LAURENCE FRICKER JONAS
FRIEDL CLAUDIA GLÄTTLI BALTHASAR GULDIMANN TIM HEIM BEA JANS BEAT KIENER NELLEN MARGRET MAIRE JACQUES-ANDRÉ
MARCHAND-BALET GÉRALDINE MARTI MIN LI MAZZONE LISA MUNZ MARTINA MÜLLER-ALTERMATT STEFAN NAEF MARTIN NUSSBAUMER ERIC
REYNARD MATHIAS SCHENKER SILVIA SEILER GRAF PRISKA SEMADENI SILVA SOMMARUGA CARLO WERMUTH CÉDRIC
Themengebiete [IT] (2)
Politica di sicurezza Politica internazionale
e-parl 17.02.2017 08:27
L'Assemblea federale — Il Parlamento svizzero
16.3929
10.02.2017
POSTULATO
Buoni uffici: stilare un bilancio delle misure di facilitazione e di mediazione della Svizzera a livello
internazionale
BÉGLÉ CLAUDE
Depositato da:
Gruppo PPD
Partito popolare democratico svizzero
Data del deposito:
Depositato in
01.12.2016
Consiglio nazionale
Stato delle deliberazioni
Non ancora trattato dalla Camera
TESTO DEPOSITATO
Il Consiglio federale è invitato a preparare un rapporto, da sottoporre al Parlamento, sull'impegno del DFAE in materia di
buoni uffici, di facilitazione e di mediazione. Questi infatti sono ambiti in cui la Svizzera si distingue particolarmente. Gli
sforzi non indifferenti da parte del nostro Paese per risolvere crisi e ridurre l'instabilità economica e politica in contesti
fragili non gode di grande risonanza tra la popolazione svizzera. Una sintesi delle misure attuate permetterebbe di
comprendere meglio, e quindi di sostenere più efficacemente, le attività relative ai buoni uffici.
Grazie alla sua neutralità, la Svizzera è un partner credibile quando si affrontano situazioni politiche complesse. Forte di
questa tradizione, nel corso degli anni la Divisione Sicurezza umana del DFAE ha accumulato una solida esperienza nel campo
dei servizi finalizzati a promuovere la pace. La Svizzera può oggi contare su competenze all'avanguardia apprezzate e
riconosciute dalla comunità internazionale.
Tali competenze, tuttavia, sono poco note al vasto pubblico. Per la riuscita delle operazioni avviate è in effetti necessaria
una certa discrezione. Ciononostante, un punto della situazione aiuterebbe a convincere i nostri concittadini della validità
dell'operato del DFAE. Nel pieno rispetto della protezione dei dati, questo rapporto potrebbe inoltre essere corredato da
esempi di attività che hanno ottenuto ottimi risultati egregi, di casi difficili dovuti a situazioni complicate, di una panoramica
delle sfide e delle metodologie impiegate.
MOTIVAZIONE
Durante la presidenza della CSCE, la Svizzera si è dimostrata un partner preparato e rispettato, segnatamente in occasione
della crisi russo-ucraina. Ha inoltre svolto un ruolo fondamentale nell'accordo siglato tra l'Iran e gli Stati Uniti. La Svizzera
offre il proprio sostegno anche nelle regioni meno coperte dai media per cercare di stabilizzare situazioni particolarmente
spinose proprio perché si presentano in Stati spesso fragili (Lago Ciad, regione dei Grandi Laghi, Corno d'Africa ecc.). Un
simile impegno può favorire la normalizzazione e quindi evitare che la situazione precipiti e dia luogo a terribili conseguenze:
l'impoverimento e l'assenza di prospettive individuali portano, è cosa nota, all'esodo regionale e alla migrazione verso il
Nord. Tale impegno è quindi anche nel nostro interesse.
COMPETENZE
DIPARTIMENTO COMPETENTE
DIPARTIMENTO DEGLI AFFARI ESTERI (DFAE)
ALTRE INFORMAZIONI
CAMERA PRIORITARIA
Consiglio nazionale
Themengebiete [IT] (1)
Politica internazionale
(HTTPS://WWW.EDA.ADMIN.CH/EDA/IT/HOME.HTML)
e-parl 17.02.2017 08:27
L'Assemblea federale — Il Parlamento svizzero
16.3956
10.02.2017
MOZIONE
Sì a un incontro tra Russia e Stati Uniti!
ESTERMANN YVETTE
Depositato da:
Gruppo dell'Unione democratica di Centro
Unione democratica di Centro
Data del deposito:
Depositato in
08.12.2016
Consiglio nazionale
Stato delle deliberazioni
Non ancora trattato dalla Camera
TESTO DEPOSITATO
Nell'interesse della pace nel mondo, il Consiglio federale deve cercare di organizzare un incontro tra la Russia e gli Stati
Uniti in uno spirito di amicizia.
MOTIVAZIONE
Sotto la presidenza di Barack Obama le relazioni tra la Russia e gli Stati Uniti sono state molto sofferte e lo scoppio continuo
di nuovi conflitti, dalla Libia alla Siria, ha portato il mondo sull'orlo di una terza guerra mondiale. A tutto questo si aggiunge
il persistente riarmo a fini militari degli Stati dell'Europa orientale da parte della Nato, nel quadro dell'"allargamento a est",
che aumentano significativamente il rischio di guerra in Europa.
In quanto Paese neutrale, in passato la Svizzera è stata molto attiva nel perseguire la pace e ha reiteratamente offerto i suoi
buoni uffici. Il nostro Paese è proprio predestinato ad agire da apripista e da esempio in Europa in materia di pace. Ma
questa sua funzione è purtroppo passata in secondo piano negli ultimi anni.
È pertanto giunto il momento di cercare il dialogo, di rimettere in carreggiata il processo di pace e di introdurre una nuova
era delle relazioni internazionali. Dopo l'elezione di un nuovo presidente negli Stati Uniti, il quadro cambia notevolmente e
tutte le parti interessate hanno ora l'opportunità di ricominciare da capo. La Svizzera può quindi assumere un ruolo decisivo
nella promozione della pace e organizzare un incontro cordiale tra la Russia e gli Stati Uniti a Ginevra. Cogliamo questa
opportunità e lasciamo che siano le nostre azioni a parlare per noi!
COMPETENZE
DIPARTIMENTO COMPETENTE
DIPARTIMENTO DEGLI AFFARI ESTERI (DFAE)
(HTTPS://WWW.EDA.ADMIN.CH/EDA/IT/HOME.HTML)
ALTRE INFORMAZIONI
CAMERA PRIORITARIA
Consiglio nazionale
Cofirmatari (22)
BÜCHEL ROLAND RINO BÜHLER MANFRED CLOTTU RAYMOND EGLOFF HANS FLÜCKIGER-BÄNI SYLVIA GEISSBÜHLER ANDREA MARTINA
GIEZENDANNER ULRICH GLARNER ANDREAS GOLAY ROGER GRÜTER FRANZ HAUSAMMANN MARKUS HESS ERICH IMARK CHRISTIAN
KELLER-INHELDER BARBARA NIDEGGER YVES PANTANI ROBERTA REIMANN LUKAS SCHWANDER PIRMIN SOLLBERGER SANDRA STAMM LUZI
VON SIEBENTHAL ERICH ZUBERBÜHLER DAVID
Themengebiete [IT] (2)
Politica di sicurezza Politica internazionale
e-parl 17.02.2017 08:27
L'Assemblea federale — Il Parlamento svizzero
16.3957
10.02.2017
MOZIONE
Normalizzazione delle relazioni tra la Svizzera e la Russia
ESTERMANN YVETTE
Depositato da:
Gruppo dell'Unione democratica di Centro
Unione democratica di Centro
Data del deposito:
Depositato in
08.12.2016
Consiglio nazionale
Stato delle deliberazioni
Non ancora trattato dalla Camera
TESTO DEPOSITATO
Nell'interesse della pace in Europa, il Consiglio federale deve rinnovare e intensificare le relazioni tra la Svizzera e la Russia.
MOTIVAZIONE
La fallimentare "politica sanzionatoria" dell'Occidente contro la Russia ha lasciato segni profondi in Europa. L'UE non è
purtroppo riuscita a risolvere il suo problema con la Russia in altro modo se non attuando, e continuando a tenere in piedi,
una rovinosa e distruttiva politica delle sanzioni. Non è assolutamente di aiuto nella faccenda, è nociva per entrambe le parti
- anche per l'UE - e colpisce purtroppo sempre i bersagli sbagliati. È ora di finirla con questa politica assurda.
Bisogna porre fine anche all'"isteria bellica generale" contro la Russia, e la Svizzera può fornire un contributo sostanziale a
tale scopo. In qualità Stato neutrale, non aderente all'UE, la Svizzera è proprio predestinata a profilarsi come intermediatrice
nell'interesse della pace in Europa. In Europa deve essere nuovamente possibile relazionarsi gli uni con gli altri secondo
canoni moderni!
Anche le relazioni tra la Svizzera e la Russia devono essere migliorate. Le "misure per impedire l'aggiramento delle sanzioni
contro la Russia" emanate dalla Svizzera devono essere soppresse e la cooperazione economica, scientifica, culturale e
politica con la Russia deve essere normalizzata.
COMPETENZE
DIPARTIMENTO COMPETENTE
DIPARTIMENTO DEGLI AFFARI ESTERI (DFAE)
(HTTPS://WWW.EDA.ADMIN.CH/EDA/IT/HOME.HTML)
ALTRE INFORMAZIONI
CAMERA PRIORITARIA
Consiglio nazionale
Cofirmatari (25)
BIGLER HANS-ULRICH BÜCHEL ROLAND RINO BÜHLER MANFRED CLOTTU RAYMOND FLÜCKIGER-BÄNI SYLVIA GEISSBÜHLER ANDREA MARTINA
GIEZENDANNER ULRICH GLARNER ANDREAS GOLAY ROGER GRÜTER FRANZ HAUSAMMANN MARKUS HESS ERICH IMARK CHRISTIAN
KELLER-INHELDER BARBARA NIDEGGER YVES PANTANI ROBERTA PORTMANN HANS-PETER REIMANN LUKAS REIMANN MAXIMILIAN
RICKLI NATALIE SCHWANDER PIRMIN SOLLBERGER SANDRA STAMM LUZI VON SIEBENTHAL ERICH ZUBERBÜHLER DAVID
Themengebiete [IT] (2)
Politica europea Politica internazionale
e-parl 17.02.2017 08:27
L'Assemblea federale — Il Parlamento svizzero
16.4047
10.02.2017
MOZIONE
Nessuna cooperazione allo sviluppo senza un accordo sulla riammissione
BURGHERR THOMAS
Depositato da:
Gruppo dell'Unione democratica di Centro
Unione democratica di Centro
Data del deposito:
Depositato in
15.12.2016
Consiglio nazionale
Stato delle deliberazioni
Non ancora trattato dalla Camera
TESTO DEPOSITATO
Il Consiglio federale è invitato a perseguire un accordo sulla riammissione in parallelo all'eventuale ripresa della
cooperazione allo sviluppo in Eritrea.
MOTIVAZIONE
A dieci anni dall'interruzione della cooperazione internazionale con l'Eritrea, il Consiglio federale sta valutando, come
annunciato nel comunicato stampa del 2 novembre 2016, la possibilità che la Direzione dello sviluppo e della cooperazione
(DSC) riprenda i programmi di sviluppo in questo Paese. In una prima fase sarebbero previsti progetti pilota con un budget
contenuto (2 mio. fr. all'anno) nell'ambito della creazione di posti di lavoro e della formazione professionale. Questo
impegno mirato e limitato della DSC sarebbe un primo passo della Svizzera verso una piena collaborazione.
Il Consiglio federale non intende solo portare avanti il dialogo bensì anche intensificarlo, per introdurre e accompagnare
miglioramenti graduali.
Conformemente alla risposta del Consiglio federale all'interpellanza
16.3039
"Eritrea. La Svizzera è informata riguardo
alla situazione sul posto?", la cooperazione allo sviluppo s'instaura non solo con Paesi partner che dimostrano disponibilità e
capacità di cooperare, ma per i quali la Svizzera manifesta interessi politici e di sviluppo. Secondo il Consiglio federale, tra
questi possono figurare anche interessi in materia di politica migratoria, che vengono sistematicamente discussi nell'ambito
del dialogo interstatale.
La Svizzera ha un forte interesse in materia di politica migratoria per quanto concerne l'Eritrea e quindi è fondamentale che
questo interesse sia anche perseguito e attuato con rigore attraverso un accordo sulla riammissione. Nel 2015 sono stati
9966 i cittadini eritrei che hanno fatto domanda di asilo in Svizzera, diventata così il principale Paese di destinazione per gli
Eritrei. La grande diaspora già esistente conta ormai quasi 34 500 persone, molte delle quali dipendono dall'aiuto sociale,
generando costi ingenti che gravano principalmente su Cantoni e Comuni. L'obiettivo principale deve essere garantire che
queste persone possano tornare nella loro patria.
COMPETENZE
DIPARTIMENTO COMPETENTE
DIPARTIMENTO DEGLI AFFARI ESTERI (DFAE)
(HTTPS://WWW.EDA.ADMIN.CH/EDA/IT/HOME.HTML)
ALTRE INFORMAZIONI
CAMERA PRIORITARIA
Consiglio nazionale
Cofirmatari (36)
AEBI ANDREAS ARNOLD BEAT BUFFAT MICHAËL BÜHLER MANFRED DETTLING MARCEL EGLOFF HANS ESTERMANN YVETTE
FLÜCKIGER-BÄNI SYLVIA FREHNER SEBASTIAN GIEZENDANNER ULRICH GLARNER ANDREAS GRÜTER FRANZ HAUSAMMANN MARKUS HEER ALFRED
HERZOG VERENA HESS ERICH IMARK CHRISTIAN KELLER-INHELDER BARBARA KNECHT HANSJÖRG KÖPPEL ROGER MÜLLER THOMAS MÜRI FELIX
PAGE PIERRE-ANDRÉ PANTANI ROBERTA QUADRI LORENZO REIMANN LUKAS RICKLI NATALIE RUTZ GREGOR SOLLBERGER SANDRA
STEINEMANN BARBARA TUENA MAURO VOGT HANS-UELI VON SIEBENTHAL ERICH WALLISER BRUNO WOBMANN WALTER ZANETTI CLAUDIO
e-parl 17.02.2017 08:27
Themengebiete [IT] (2)
Migrazione Politica internazionale
e-parl 17.02.2017 08:27
L'Assemblea federale — Il Parlamento svizzero
16.4113
10.02.2017
MOZIONE
Guerra civile in Siria. Rafforzare l'aiuto umanitario sul posto, aumentare i contingenti di profughi,
introdurre un programma di "Private Sponsorship of Refugees"
Depositato da:
Portavoce:
GRUPPO DEI VERDI
GLÄTTLI BALTHASAR
Data del deposito:
Depositato in
16.12.2016
Consiglio nazionale
Stato delle deliberazioni
Non ancora trattato dalla Camera
TESTO DEPOSITATO
Il Consiglio federale è incaricato di:
1. Compiere gli sforzi necessari per rafforzare in modo massiccio l'aiuto umanitario ad Aleppo e nelle regioni circostanti, ma
anche nei territori che continuano a essere messi a dura prova dall'arrivo di sfollati. Se necessario, il Consiglio federale
chiederà al Parlamento appositi crediti aggiuntivi.
2. Sgravare quei Paesi che già oggi accolgono centinaia di migliaia di profughi siriani - e che, a causa dei recenti sviluppi,
devono fronteggiare l'arrivo di altri gruppi di profughi - aumentando da 2000 a 10 000 persone il contingente di durata
biennale deciso il 9 dicembre 2016 per accogliere profughi siriani particolarmente vulnerabili.
3. Creare rapidamente una base legale per l'introduzione di un programma di "Private Sponsorship of Refugees" (cfr.
16.5474
) in modo che le organizzazioni umanitarie private o altre cerchie di persone riconosciute possano già
accogliere altri profughi siriani, riconosciuti dall'ACNUR, mediante il sistema dei contingenti.
MOTIVAZIONE
In Siria, la situazione di guerra civile si sta aggravando. Riguardo all'assedio e alla caduta di Aleppo, in passato la più grande
città siriana, i diplomatici hanno dichiarato in modo inequivocabile che si tratta della "peggiore catastrofe umanitaria del XXI
secolo". Gli esperti temono che nelle settimane e nei mesi a venire anche il governatorato di Idlib possa trovarsi in una
situazione altrettanto grave. Anche se la situazione migliorasse nei prossimi mesi, la Siria avrà bisogno di diversi anni per la
ricostruzione e i Paesi limitrofi dovranno continuare ad accogliere altre centinaia di migliaia di profughi.
COMPETENZE
DIPARTIMENTO COMPETENTE
DIPARTIMENTO DEGLI AFFARI ESTERI (DFAE)
ALTRE INFORMAZIONI
CAMERA PRIORITARIA
Consiglio nazionale
Themengebiete [IT] (2)
Migrazione Politica internazionale
(HTTPS://WWW.EDA.ADMIN.CH/EDA/IT/HOME.HTML)
e-parl 17.02.2017 08:27
L'Assemblea federale — Il Parlamento svizzero
16.4135
10.02.2017
MOZIONE
Sostituire le sovvenzioni alle esportazioni con un aiuto allo sviluppo efficace
BERTSCHY KATHRIN
Depositato da:
Gruppo verde liberale
Partito Verde liberale
Data del deposito:
Depositato in
16.12.2016
Consiglio nazionale
Stato delle deliberazioni
Non ancora trattato dalla Camera
TESTO DEPOSITATO
Il Consiglio federale è incaricato di sospendere il programma di aiuti alimentari con prodotti lattieri di origine svizzera. I 20
milioni di franchi destinati ogni anno al programma non devono essere utilizzati per finanziare sovvenzioni alle esportazioni,
ma devono confluire in un programma di aiuti alimentari efficace e non vincolato.
MOTIVAZIONE
Dal 1959 la Confederazione dirige un programma di aiuti alimentari con prodotti lattieri di origine svizzera. Nell'ambito di
questo programma ogni anno vengono acquistate circa 3000 tonnellate di latte in polvere, distribuite a Paesi in via di
sviluppo. L'OMC e l'OCSE classificano giustamente queste donazioni come sovvenzioni alle esportazioni e raccomandano di
sospenderne l'erogazione. Anche il Programma alimentare mondiale ritiene più opportuno fornire aiuti finanziari diretti (ad
es. per finanziare il sistema di voucher) anziché donazioni in natura, come nel caso dei prodotti lattieri. Gli aiuti finanziari
vincolati non corrispondono più agli attuali paradigmi internazionali dell'aiuto alimentare e sono il retaggio di un'epoca in cui
si aveva l'obiettivo di trovare altri canali di sbocco per le eccedenze di latte. Oggigiorno le stesse organizzazioni mantello
dell'economia lattiera svizzera ritengono che il programma sia di importanza marginale sul piano economico.
Un recente studio commissionato dalla Confederazione mostra con evidenza che il programma di aiuti alimentari con
prodotti lattieri produce sì effetti positivi, ma che "esistono altre tipologie di aiuti alimentari in grado di rispondere meglio
alla malnutrizione e alla denutrizione (ad es. i cibi terapeutici pronti all'uso, che contengono latte)".
A ciò si aggiunge che il programma di aiuti alimentari con prodotti lattieri non è coordinato con gli altri programmi dell'Aiuto
umanitario o con il Programma globale della DSC, un chiaro segno che il programma di aiuti con prodotti lattieri è un residuo
di tempi oramai passati.
Riassumendo: il programma di aiuti alimentari con prodotti lattieri non è più in linea con i tempi e può essere sostituito da
aiuti alimentari migliori. L'abolizione del programma avrà un impatto marginale sull'agricoltura svizzera. Pertanto non c'è
nulla che impedisca l'introduzione di un sistema nuovo e integrato in modo più coerente nel Programma globale della DSC.
COMPETENZE
DIPARTIMENTO COMPETENTE
DIPARTIMENTO DEGLI AFFARI ESTERI (DFAE)
(HTTPS://WWW.EDA.ADMIN.CH/EDA/IT/HOME.HTML)
ALTRE INFORMAZIONI
CAMERA PRIORITARIA
Consiglio nazionale
Cofirmatari (16)
AEBISCHER MATTHIAS ARSLAN SIBEL BARRILE ANGELO BÄUMLE MARTIN FLACH BEAT GRAF MAYA GROSSEN JÜRG GYSI BARBARA INGOLD MAJA
JANS BEAT LANDOLT MARTIN MOSER TIANA ANGELINA MUNZ MARTINA RIKLIN KATHY TSCHÄPPÄT ALEXANDER WEIBEL THOMAS
Themengebiete [IT] (3)
Agricoltura Economia Politica internazionale
e-parl 17.02.2017 08:27
L'Assemblea federale — Il Parlamento svizzero
16.4155
10.02.2017
MOZIONE
Per la messa al bando delle armi nucleari nel quadro del diritto internazionale e per un impegno
attivo della Svizzera in tale ambito
BARRILE ANGELO
Depositato da:
Gruppo socialista
Partito socialista svizzero
Data del deposito:
Depositato in
16.12.2016
Consiglio nazionale
Stato delle deliberazioni
Non ancora trattato dalla Camera
TESTO DEPOSITATO
Il Consiglio federale è invitato a impegnarsi in modo attivo nei prossimi negoziati per la messa al bando delle armi nucleari
nel quadro del diritto internazionale, concentrandosi in particolare sulle conseguenze umanitarie di un eventuale impiego di
queste armi e promuovendo attivamente la partecipazione del maggior numero possibile di Stati al processo negoziale.
MOTIVAZIONE
Il 27 ottobre 2016 la Svizzera si è purtroppo astenuta in occasione della votazione dell'Assemblea generale delle Nazioni
Unite sulla risoluzione riguardante l'avvio dei negoziati per un trattato internazionale volto a vietare le armi nucleari. Il
Consiglio federale motiva la propria posizione affermando di voler garantire un processo negoziale il più possibile inclusivo.
Ritiene infatti che solo coinvolgendo gli Stati che possiedono armi nucleari si possano compiere reali passi in avanti verso il
disarmo ed è per questo che, nell'ambito dei negoziati, intende impegnarsi per evitare un'ulteriore polarizzazione della
comunità internazionale. Se, da un lato, il disarmo completo viene giustamente considerato l'obiettivo a lungo termine di un
trattato di messa al bando delle armi nucleari, dall'altro è necessario, in una prima fase, colmare innanzitutto il vuoto
legislativo (legal gap) esistente, e riconosciuto anche dal Consiglio federale, vietando con un apposito trattato internazionale
questo tipo di armi - le ultime armi di distruzione di massa a non essere ancora state proibite - 71 anni dopo il loro primo
impiego bellico. Si tratta di un primo passo simbolico, nonché importante dal punto di vista giuridico, che deve essere
portato avanti con coerenza. L'impegno della Svizzera prima e durante i negoziati per la messa al bando delle armi nucleari
dovrebbe essere incentrato sull'imperativo umanitario di vietare queste terribili armi. In quanto Stato depositario delle
Convenzioni di Ginevra e dei loro Protocolli aggiuntivi, la Svizzera ricopre un ruolo particolare che dovrebbe sfruttare per
sottolineare le conseguenze umanitarie di queste armi di distruzione di massa, contribuendo così a stigmatizzarle. Nella
storia recente, la stigmatizzazione di un'intera categoria di armi e il risalto dato alle loro conseguenze umanitarie hanno
portato al divieto delle mine antiuomo e delle munizioni a grappolo. La stessa strategia, di provata efficacia, si impone
quindi anche nel settore delle armi nucleari. Per questo il Consiglio federale è incaricato di partecipare ai negoziati puntando
innanzitutto su argomentazioni umanitarie e di adoperarsi in particolare affinché tali negoziati coinvolgano il maggior numero
possibile di Stati.
COMPETENZE
DIPARTIMENTO COMPETENTE
DIPARTIMENTO DEGLI AFFARI ESTERI (DFAE)
(HTTPS://WWW.EDA.ADMIN.CH/EDA/IT/HOME.HTML)
ALTRE INFORMAZIONI
CAMERA PRIORITARIA
Consiglio nazionale
Cofirmatari (46)
ALLEMANN EVI ARSLAN SIBEL BERTSCHY KATHRIN BIRRER-HEIMO PRISCA CAMPELL DURI CAROBBIO GUSCETTI MARINA DE LA REUSSILLE DENIS
FEHLMANN RIELLE LAURENCE FELLER OLIVIER FLACH BEAT FRICKER JONAS FRIDEZ PIERRE-ALAIN FRIEDL CLAUDIA GIROD BASTIEN
GLÄTTLI BALTHASAR GRAF MAYA GULDIMANN TIM GYSI BARBARA HADORN PHILIPP HEIM BEA INGOLD MAJA JANS BEAT
e-parl 17.02.2017 08:27
KIENER NELLEN MARGRET MAIRE JACQUES-ANDRÉ MARKWALDER CHRISTA MARTI MIN LI MAZZONE LISA MEYER MATTEA
MOSER TIANA ANGELINA MUNZ MARTINA NAEF MARTIN NORDMANN ROGER QUADRANTI ROSMARIE REYNARD MATHIAS SCHELBERT LOUIS
SCHENKER SILVIA SCHMID-FEDERER BARBARA SCHWAAB JEAN CHRISTOPHE SEILER GRAF PRISKA SEMADENI SILVA SOMMARUGA CARLO
STREIFF-FELLER MARIANNE THORENS GOUMAZ ADÈLE TORNARE MANUEL WEHRLI LAURENT WERMUTH CÉDRIC
Themengebiete [IT] (3)
Energia Politica di sicurezza Politica nazionale