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APPIGLI APPOGGI APPIGLI APPOGGI TECNICHE DI
CLUB ALPINO ITALIANO
SEZIONE DI SEREGNO
SCUOLA DI ALPINISMO
RENZO CABIATI
APPIGLI APPOGGI
E
TECNICHE DI
ARRAMPICATA
MARZO 2005
Scuola di Alpinismo Renzo Cabiati
Appigli Appoggi e Tecniche di Arrampicata
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L’arrampicata è una situazione a cui facciamo ricorso, nell’arco della nostra vita, abbastanza
frequentemente senza però esserne consapevoli. Basta pensare all’atto di salire su una scala a
pioli. In definitiva, allora, cosa si intende per arrampicata?
Si definisce arrampicata l’azione che richiede l’ausilio degli arti superiori per progredire su una
superficie non orizzontale.
Nasce dunque in questo caso l’esigenza di ottenere uno stato di equilibrio in situazioni non usuali
alle nostre normali abitudini.
Come nell’esempio riportato nella fig. 1 si ha una posizione di equilibrio naturale, essendo la
verticale del baricentro del nostro corpo all’interno dello spazio occupato dai piedi.
In fig. 2, invece, tale verticale cade all’esterno dei piedi, provocando la necessità di utilizzare
una trazione con gli arti superiori per poter rimanere attaccati alla parete.
Detto questo, nasce la necessità di apprendere come possiamo utilizzare le asperità offerte
dalla parete rocciosa che assumono la denominazione di appigli quando sono utilizzati dagli arti
superiori ed appoggi quando serviranno agli arti inferiori, a volte ai superiori in fase di appoggio.
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APPIGLI
Come prima definizione possiamo dividerli in due grandi gruppi: orizzontali e verticali.
A seconda delle loro conformazioni si modifica il sistema di utilizzo, come possiamo vedere dalle
seguenti figure:
Fig 10 – Appigli: a) orizzontale, b) verticale, c) rovescio, d) inclinato verso l’alto, e) marcato piano
f) poco marcato, g) arrotondato sfuggente, h) a colonnetta
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APPOGGI
Come detto precedentemente, le asperità usate dagli arti inferiori, vengono definite appoggi.
Comunemente in una normale salita gran parte degli appigli diventeranno appoggi. Anche in questo
caso si possono sfruttare in vari modi a seconda della conformazione della roccia.
In funzione del tipo di calzatura, scarpone rigido o scarpetta flessibile, cambia la possibile
posizione del piede riscontrando una progressione più difficoltosa e stressante utilizzando la
calzatura rigida come dimostrano le figure.
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INCASTRI
In caso siano presenti fessure più o meno larghe, si possono usare gli arti superiori ed inferiori
ad incastro come raffigurato di seguito.
Fig. 8 – Incastro con calzatura flessibile:
a) piede in torsione (suola-caviglia)
b) piede in flessione (punta-tacco)
c) di pugno
d) di avambraccio (mano-gomito)
Fig. 9 – Incastro
a) di dita
b) di mano
c) di pugno
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TECNICHE DI ARRAMPICATA
A seguito di quanto descritto, si può dedurre come sia necessario conoscere adeguate tecniche
di progressione al fine di sfruttare al meglio ciò che la parete ci offre.
Definiamo così “ tecnica di arrampicata “ l’insieme di posizioni e movimenti naturali frutto
dell’esperienza dei migliori arrampicatori, che ci permette di salire con il minor dispendio di
energia e quindi superare sempre maggior difficoltà.
Ovviamente le caratteristiche individuali di ciascuno portano ad applicare in maniera alquanto
diversa queste nozioni di base, che vengono adattate ed elaborate secondo un’interpretazione
personale della tecnica stessa, che costituisce lo “stile”. Lo stile è dunque l’espressione della
personalità tecnica dell’alpinista.
Le varie conformazioni rocciose ci portano a modificare obbligatoriamente il sistema di
progressione.
Dal punto di vista globale, cioè dal punto di vista del “ rapporto fra l’intero corpo e la roccia “, si
possono distinguere anzitutto due tipi fondamentali di arrampicata: arrampicata diretta e
arrampicata in opposizione.
Definiamo come arrampicata diretta l’arrampicata che si svolge lungo un unico piano rispetto al
quale l’arrampicatore si dispone frontalmente, l’arrampicata cioè, che sfrutta sia per gli arti
superiori che per quelli inferiori le asperità della roccia poste su tale unico piano situate di
fronte all’arrampicatore.
Definiamo come arrampicata in opposizione, invece, l’arrampicata che si svolge sfruttando le
asperità della roccia poste su diversi piani paralleli o variamente angolati fra loro.
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ARRAMPICATA DIRETTA
L’arrampicata diretta si svolge, come si è già detto, lungo un unico piano sul quale si trovano
appigli ed appoggi. La posizione corretta, pertanto, consisterà nel porsi frontalmente alla roccia
ed in modo tale da soddisfare il principio di economia delle forze, vale a dire cercando di
caricare la maggior parte possibile di peso del corpo sugli arti inferiori.
Finché la pendenza non supera certi limiti ed in presenza di appoggi sufficientemente ampi, ciò
risulta agevole, sia con le pedule che con gli scarponi, ponendo l’avanpiede sull’appoggio a gambe
leggermente divaricate e le ginocchia e le caviglie sono piegate per portare il baricentro entro la
base di appoggio; gli arti superiori all’altezza delle spalle aggiustano semplicemente l’equilibrio; il
corpo è staccato dalla parete per consentire la massima visibilità.
Nel caso invece che la pendenza si avvicini alla verticalità o le pareti siano strapiombanti e
l’ampiezza degli appoggi si riduca, una posizione razionale che scarichi la maggior parte del peso
del corpo si raggiunge in maniera diversa a seconda che si calzino gli scarponi rigidi o le pedule
flessibili.
Con i primi infatti si sfruttano gli appoggi con le punte e le ginocchia e le caviglie sono
leggermente piegate (talloni abbassati) per spostare il più possibile il baricentro verso la base
d’appoggio; il corpo è staccato dalla parete e le mani sono all’altezza delle spalle o degli occhi.
Con le pedule flessibili invece, si sfruttano i piccoli appoggi con i bordi delle suole (interni,
generalmente, ma anche esterni in altri casi), e per far ricadere la maggior parte del peso del
corpo si dovrà irrigidire il piede ed addossarsi con il corpo alla roccia, mentre gli arti superiori,
per assicurare l’equilibrio o addirittura trattenere il corpo, operano sempre all’altezza delle
spalle o degli occhi (e comunque essi non devono portarsi troppo in alto).
Fig. 3 – Arrampicata diretta
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ARRAMPICATA IN OPPOSIZIONE
L’arrampicata in opposizione è quella che si svolge lungo due piani variamente angolati, che
sfrutta cioè le asperità della roccia poste su piani diversi.
L’uso del termine “opposizione” è dovuto al fatto che in questo tipo di arrampicata, l’equilibrio
non è ottenuto scaricando semplicemente il peso del corpo degli arti inferiori, bensì spingendo
con questi verso lati opposti in modo tale che la forza risultante rivolta verso l’alto, vinca il peso
del corpo. Anche gli arti superiori possono in molti casi contribuire al sostegno del corpo con
un’azione di spinta combinata fra di loro o con quella degli arti inferiori.
Nella posizione base in questo tipo di arrampicata, l’arrampicatore si trova fra due piani di roccia
lungo i quali salire. Generalmente gli arti inferiori in spaccata, sfruttano asperità poste per
ciascun arto in uno dei piani suddetti; come sempre su questi arti si deve cercare di scaricare la
maggior parte del peso del corpo. I piedi possono sfruttare piccole asperità nette oblique in
appoggio, dato il tipo di spinte contrapposte richieste per gli arti inferiori; oppure usati in
aderenza su asperità più arrotondate, o addirittura sulle stesse pareti verticali, aumentando
ulteriormente la contrapposizione delle spinte delle gambe. E’ chiaro, come abbiamo avuto modo
di osservare descrivendo l’uso degli arti inferiori, che nel primo caso sarà agevolato l’uso degli
scarponi rigidi, perché con le pedule flessibili si deve far leva sulla rigidità del piede che è in
appoggio laterale sulle piccole nette asperità; mentre nell’aderenza sarà agevolato l’uso delle
pedule flessibili. Gli arti superiori mantengono il corpo in equilibrio, o eventualmente aiutano a
sostenerlo qualora le pareti siano strapiombanti, operando in trazione o più spesso in spinta.
Fig. 4 – Arrampicata in opposizione
Fig. 17 – Tecnica di opposizione – Posizione base
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Il movimento da una posizione base alla successiva si attua, anche per questo tipo di arrampicata,
con una raccolta ed una successiva distensione del corpo, sollevando, prima gli arti inferiori e poi
successivamente quelli superiori e muovendo un solo arto alla volta.
Data l’azione contrapposta dei due arti inferiori, per poter scaricare e sollevarne uno, si deve
sostituire la spinta con quella del corrispondente arto superiore; con movimenti simmetrici degli
arti potremmo quindi scaricare e sollevare a sua volta anche il secondo arto inferiore,
raggiungendo infine nuovamente con l’innalzamento degli arti superiori la posizione base.
Fig. 18 – Movimento di arrampicata in opposizione
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Vari altri tipi di arrampicata li possiamo vedere nelle figure seguenti.
Quando siamo in presenza di una lama o di una
fessura possiamo utilizzare questa tecnica, creando
contrapposizione tra gli arti superiori ed inferiori.
L’arrampicatore è posto con il corpo di fianco alla
roccia, ambedue le mani appigliate al labbro più
vicino, i piedi in appoggio il più possibile vicino alle
mani in modo tale da affaticare il meno possibile il
fisico.
Fig. 20 – Progressione alla “Piaz” (Dülfer)
Questo tipo di struttura è denominata diedro,
formata da un incontro ad angolo di due pareti
verticali più o meno inclinati.
Al fondo di essa esiste quasi sempre una fessura.
La tecnica da utilizzare è quella di opposizione
sfruttando entrambe le pareti, permettendo di
scaricare la maggior parte del peso sugli arti
inferiori.
Fig. 22 – Arrampicata in opposizione su diedro (spaccata)
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CAMINO
E’ una struttura formata da due piani di roccia quasi paralleli fra loro.
A seconda delle dimensioni del camino si utilizzano tecniche di arrampicata diverse visibili nelle
seguenti figure.
Fig. 24a - Arrampicata in camino (spaccata frontale)
Fig. 24b – Arrampicata in camino (spaccata sagittale)
Fig. 25 – Opposizione in camino (schiena-piedi)
Fig. 26 – Opposizione in camino (schiena-ginocchia)
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FESSURA
La fessura è una fenditura della roccia ad andamento verticale, obliquo od orizzontale di
larghezza tale da consentire all’arrampicatore di sfruttarla in vario modo per salire o procedere
in traversata, ma comunque senza permettergli di penetrarvi con tutto il corpo, come avviene,
invece, nel camino. Per questo motivo si dovrebbe parlare, nel caso della fessura, di una
conformazione della roccia atta ad essere sfruttata dagli arti superiori o quelli inferiori o da
entrambi, in incastro o anche come semplice appiglio piuttosto che di una conformazione lungo la
quale salire. Ed infatti le fessure si possono trovare in parete, sul fondo di un diedro, sulle
stesse pareti di un camino.
Spesso però, la fessura offre l’unica o comunque la migliore delle possibilità di salita, per la
scarsezza di appigli e di appoggi che presenta la roccia circostante e si presta ad un gioco tale di
incastri ed opposizioni che non a caso è diventata la conformazione oggetto dei maggiori
affinamenti tecnici degli ultimi anni.
Fig. 27 – Arrampicata in fessura – incastro di mani e piedi
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Fig. 28a – Arrampicata in fessura – incastro di un
arto superiore ed uno inferiore
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Una fessura più larga può consentire o richiedere, l’incastro di tutto un arto superiore e di tutto
o quasi l’arto inferiore, oppure di un’intera metà del corpo, derivando l’incastro dalle spinte
contrapposte di varie parti dei due arti incastrati (mano - gomito, mano - spalla, piede – ginocchio
- schiena) sulle parti interne della fessura: i due arti rimasti all’esterno si limitano ad aiutare la
progressione sfruttando eventuali piccole asperità offerte dalle pareti circostanti la fessura.
Fig. 28b – Arrampicata in fessura – incastro di mezzo corpo
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Eccezionalmente fessure larghe tanto da consentire l’incastro di uno o più arti possono essere
salite con una particolare tecnica detta “Alla Comici”, in cui, mentre i piedi operano in appoggio o
in aderenza sulle pareti circostanti la fessura, gli arti superiori si aggrappano alle labbra della
fessura effettuando un’energica trazione verso l’esterno, quasi a volerle separare. E’ intuibile
l’enorme sforzo richiesto da tale tecnica.
Fig.29 – Arrampicata in fessura – Tecnica alla “Comici”
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ARRAMPICATA IN ADERENZA
Certe conformazioni rocciose, come granito o placche di calcare, ci obbligano ad una
progressione prevalentemente in aderenza.
Con questo termine si intende contraddistinguere quel tipo di arrampicata dove è prevalente
l’utilizzo degli atri inferiori, cercando di mettere a contatto con la parete rocciosa la maggior
superficie della suola della calzatura, mente le mani rimarranno maggiormente in appoggio.
Per ottenere un risultato efficace, è necessario aver l’accortezza di mantenere le ginocchia
flesse verso la parete, in modo tale da scaricare il maggior peso sui piedi.
E’ facile arrivare alla conclusione che utilizzando le scarpette da arrampicata si potranno
ottenere risultati più performanti rispetto all’utilizzo della scarpa rigida.
Fig. 21 – Arrampicata in aderenza su placca
LO STILE
L’acquisizione delle varie tecniche di progressione ci permette di risolvere i vari problemi che le
conformazioni rocciose ci presentano. Può variare invece, il modo di interpretarlo creando
posizioni e movimenti propri ad ogni singolo individuo ottenendo così lo stile personale.
Lo stile è dunque l’espressione della personalità dell’alpinista, esso sarà tanto più corretto quanto
più fedelmente rispecchierà le regole che formano le basi della tecnica. La conoscenza di queste
regole, nonché il loro studio e seguito dal dovuto allenamento, consentono di affinare lo stile
accrescendo le proprie possibilità portandoci ad ottenere i massimi risultati utili con il minimo
dispendio di energia.
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