in ricordo di Padre Diego Donati incisore
Transcript
in ricordo di Padre Diego Donati incisore
Premio in ricordo di Padre Diego Donati incisore per Studenti dell’Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci di Perugia FONDAZIONE ACCADEMIA DI BELLE ARTI PIETRO VANNUCCI PERUGIA LA POSTIERLA associazione culturale PROVINCIA DI PERUGIA COMUNE DI PERUGIA Premio In ricordo di Padre Diego Donati incisore per Studenti dell’Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci di Perugia Perugia, 2004 © 2004 Fondazione Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci di Perugia A cura di Antonio Carlo Ponti Grafica di Umberto Raponi In copertina Ritratto di Padre Diego Donati di Maria Pia Somasca Businelli Scansione immagini Studio Fabbri, Perugia Si ringrazia per la collaborazione l’Ufficio Relazioni Esterne e Editoria della Provincia di Perugia Stampa Centro Stampa della Provincia di Perugia - Perugia Ottobre 2004 Questo premio di incisione dedicato alla memoria di Padre Diego Donati si pone sia come un’occasione offerta agli studenti dell’Accademia di esibire gli elaborati della loro ricerca espressa con sensibilità e freschezza creativa, sia come affettuoso omaggio al decano degli incisori umbri dei quali è il riconosciuto maestro e ad un artista che tanta parte della sua opera ha dedicato a Perugia e al pittoresco paesaggio umbro con la sapienza tecnica delle sue incisioni ed acquetinte. Un vivo ringraziamento quindi a Lavinia Castellani Albanese, Presidente dell’Associazione culturale “La Postierla” che, nell’ambito delle diverse iniziative volte a sottolineare la propria attenzione al mondo della cultura e delle arti, ha voluto farsi carico della realizzazione di questo premio, che da una parte fornisce un prezioso contributo alla valorizzazione e divulgazione di quella che è una delle più antiche e felici tecniche di espressione artistica, dall’altra vuole essere un riconoscimento verso un artista particolarmente amato e apprezzato anche per la sua attività di maestro presso l’Accademia, dove ha formato intere generazioni di incisori. 5 Germano Marri Presidente della Fondazione Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci di Perugia Rivedo Padre Diego che sale affannato le scale che portano al vecchio laboratorio d’Incisione dell’Accademia. - Le maniche del saio rimboccate fino al gomito, ci mostra come si stampa con una lastra in una mano e la tarlatana nell’altra. - Giorni trascorsi a stampare nel suo studio di Monteripido quando ancora non mi ero comprata il torchio, e anche dopo. Giornate intere a rubare segreti e chiedere consigli. - Le varie morsure. - Tanta è la soddisfazione quando, sollevato il feltro, la stampa usciva finalmente come ci aspettavamo. - Il benvenuto rituale al foglio ancora umido. - Le persone che andavano e venivano curiose a portare un regalo o semplicemente un saluto, e gli oggetti che si ammassavano sui tavoli, arcipelaghi vivaci di carte colorate, inchiostri, vernici, cioccolatini e libri. Oggi lo studio di Padre Diego è diventato museo e le sue stampe, congelate sotto vetro, disposte in ordine secondo una logica museale, testimoniano una grande professionalità, ma tralasciano il rito, la ricerca, lo studio e, soprattutto, l’umiltà costante che le ha rese fattibili. Marilena Scavizzi Docente della Cattedra d’Incisione - Fondazione Accademia di Belle Arti di Perugia 7 “La Postierla” per Padre Diego Donati Padre Diego stava per lasciare il convento di Monteripido dove aveva trascorso gran parte della sua vita. Gli sarebbero mancati il laboratorio dove creava le belle immagini della sua terra adottiva, lo studiolo dove riceveva gli amici e per essi, spesso, celebrava la messa, l’imponente biblioteca, la grande chiesa fresca e silenziosa dove si recava a pregare e meditare. Una volta ricoverato nell’infermeria della Porziuncola di S. Maria degli Angeli, le cure e le premure di cui fu fatto oggetto da parte dei medici e degli infermieri lo rasserenarono e le visite degli amici fecero il resto. Io ero tra loro. Quando con Serena Cavallini andavo a trovarlo il mio compito, che ritenevo un privilegio, era quello di massaggiargli la mano sinistra offesa dalla malattia. Era ormai molto grave quando un giorno gli chiesi se gradiva che “La Postierla” gli 9 organizzasse una antologica. Abbozzò un sorriso, un cenno di assenso con la testa e faticosamente allungò verso di me la mano perché gliela massaggiassi. Come aveva predetto, spirò nella notte tra il 3 e il 4 ottobre 2002 – data di Transito di San Francesco – lasciando orfani il mondo dell’arte e tanti amici. Lo scorso aprile decidemmo di realizzare la mostra promessa. Fu una gara di solidarietà: il Comune di Perugia fece la sua parte, Giuseppe Fioroni ci ospitò generosamente nella sua “Galleria Artemisia”, la nipote di Padre Diego, Ada, mise a disposizione una sessantina di opere, il maestro Renato Sabatini organizzò due concerti e Umberto Raponi ci fornì un filmino su Padre Diego. Il 15 aprile giorno della inaugurazione un gran numero di visitatori affollò la galleria. Furono molto apprezzati l’allestimento della mostra curato da Serena Cavallini, gli interventi della dottoressa Anna Calabro, allora Assessore alla Cultura del Comune di Perugia, del giovane frate Vittorio Viola, Custode della Basilica Santa Maria degli Angeli, che aveva vissuto a lungo vicino a Padre Diego e soprattutto quello di Antonio Carlo Ponti (che in questo catalogo abbiamo ritenuto di inserire perché ne rimanesse 11 traccia) per le numerose informazioni sul frate, sull’artista, sul maestro di tanti giovani oggi noti grafici, per la vasta analisi critica del suo lavoro e per l’affetto e il rispetto che trapelava da ogni parola. In quell’occasione feci presente che, a breve, “La Postierla” avrebbe ancora ricordato Padre Diego, questa volta all’Accademia di Belle Arti “P. Vannucci” di Perugia dove aveva insegnato per circa trent’anni. Furono quelli della mostra dieci giorni magici. In galleria si respirava un’atmosfera particolare che induceva i numerosissimi visitatori ad abbassare la voce e felpare i passi. Questa prima parte di manifestazioni in onore di Padre Diego si chiuse il 25 aprile con un applauditissimo concerto diretto dal maestro Renato Sabatini. Infine fu proiettato il filmino su Padre Diego che riempì di commozione tutti i presenti tanto egli era vivo nel suo muoversi, nel parlare, nel lavorare. La seconda parte, di cui è documento il presente catalogo, è il Premio a lui intitolato che, dopo la prima edizione, speriamo possa proseguire negli anni. Un piccolo 13 premio promosso dalla “Postierla” e che ha visto l’immediata ed entusiasta partecipazione della Fondazione Accademia di Belle Arti, del Comune di Perugia e della Provincia di Perugia, soggetti pubblici che a vario titolo hanno profuso mezzi ed energie in favore dell’iniziativa che premia studenti meritevoli dell’Accademia, cattedra di incisione della professoressa Marilena Scavizzi. Per ricordare e onorare l’indimenticabile maestro e amico francescano, abbiamo promosso azioni – che hanno raccolto l’attenzione del Sindaco Renato Locchi – per l’intitolazione di una via e la realizzazione di un busto (marmo, terracotta o bronzo) da collocare negli spazi di San Francesco al Prato. Crediamo che il mite, acuto, ironico, bravissimo Diego meriti questi segni di stima e di amore. Lavinia Castellani Albanese Presidente dell’Associazione Culturale “La Postierla” 15 L’eredità del rigore compositivo di Diego Donati, frate incisore Non ho trovato, con mia soddisfazione, sui fogli degli allievi di incisione, usciti dal torchio dell’Accademia di Belle Arti, tracce visibili di citazione e neanche di evocazione del magistero di Diego Donati, frate incisore perugino d’adozione, docente della materia e creatore di una vera e propria scuola di grafica, anzi promotore in Umbria di un interesse, prima inesistente fra gli artisti e i collezionisti, per l’incisione. Esaminando le tavole per il concorso opportunamente promosso dalla Postierla e dall’Accademia stessa per onorare la memoria del maestro, ho trovato però una qualità complessiva buona, se non eccellente, in alcuni casi, quanto a rigore compositivo e tecniche esecutive, indice di una cultura che viene da lontano. Molti allievi di Diego sono oggi docenti e insegnanti e numerosi artisti della grafica si sono affermati. Alcuni lo hanno solo imitato; altri ne hanno appreso la lezione del rigore e della qualità. Dunque, il suo insegnamento non è stato vano, al contrario, negli eredi ideali di seconda e terza generazione appare vivo il gusto per questa difficile 17 tecnica espressiva e buono il livello tecnico-esecutivo. Nei lavori della venticinquina di allievi che ci sono stati sottoposti per un giudizio ho trovato una pluralità di poetiche proprie della nostra contemporaneità e numerose tecniche che la migliore tradizione incisoria ci ha tramandato. C’è così la figurazione, ma non intesa meramente come rappresentazione del reale: figure, più che paesaggi, con velature di onirismo e di aspirazione metafisica. C’è l’aniconicità, che a volte diventa paesaggio informale, e l’astrazione dei segni che nell’incisione rischia spesso di diventare banalità, ma non nella maggior parte dei casi in esame. Le tecniche esecutive sono prevalentemente rigorose, e non mancano spunti di sperimentazione. Le stampe sono frequentemente corredate da poesie e raccolte in libri d’autore, ma le modalità sono risolte in chiave moderna. Ottima, allora, l’iniziativa del premio che c’è da augurarsi abbia un seguito. Massimo Duranti 19 Verbale della Commissione giudicatrice Premio “In ricordo di Padre Diego Donati incisore” La Commissione giudicatrice del Premio, composta da Lavinia Castellani Albanese, Massimo Duranti e Antonio Carlo Ponti, riunitasi nei giorni 7 e 12 ottobre 2004, nella sede della Fondazione Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci di Perugia, esaminati gli elaborati dei 22 studenti partecipanti della sezione di grafica della docente Marilena Scavizzi, ha rilevato l’eccellente preparazione e qualità dei medesimi e ha proceduto all’unanimità ad una prima selezione, individuando, secondo le norme del concorso, 9 concorrenti: Leonardo Colapietro Francesco Farneselli Dalhila Grova Ilaal Marcacci Marco Pagnotta Mara Ricci Cipolloni Letizia Romeggini Erica Scaramucci Alessandro Vagnoni Infine ha deciso, sempre all’unanimità, di assegnare il terzo premio a Marco Pagnotta, il secondo premio a Alessandro Vagnoni, ed il primo premio a Erica Scaramucci. Gli studenti segnalati sono: Leonardo Colapietro, Francesco Farneselli, Dalhila Grova, Ilaal Marcacci, Mara Ricci Cipolloni, Letizia Romeggini. La Commissione, auspicando che questa esperienza didattica abbia un seguito nel nome e nella memoria dell’indimenticabile maestro incisore padre Diego Donati, si compiace con la Fondazione Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci di Perugia e con quanti hanno sostenuto l’iniziativa, apprezzando il grado di preparazione degli allievi. La Commissione Lavinia Castellani Albanese Massimo Duranti Antonio Carlo Ponti Aqua fortis mystica Prima di tutto un saluto a tutti i presenti. Sono rientrato iersera per amicizia verso Lavinia Castellani Albanese, che tanto sta facendo per la cultura perugina e umbra, con umiltà pari al valore e all’entusiasmo. E per amicizia verso Giuseppe Fioroni e Rita Giacchè che fanno vivere, udite udite, una galleria d’arte a Perugia. Poi, va da sé, verso Padre Diego Donati, che non ha di certo bisogno delle mie inadeguate parole. Diego era, è una delle glorie della città; una delle glorie dell’Umbria. Pur non essendo in linea diretta umbro, ma figlio di Francesco d’Assisi, il santo più caro al nostro cuore. Diego Donati, frate artista o artista frate, sarà presente a primavera 2005 nella rassegna Terra di Maestri di Villa Fidelia relativa agli anni Sessanta, che la Provincia di 23 Perugia, io e Fedora Boco stiamo conducendo con entusiasmo. L’istinto mi suggerirebbe, no, l’istinto non suggerisce ma spinge, di riassumere, di raccontare la vita di questo straordinario uomo, artista e frate minore. Una vita esemplare, semplice, limpida, ricchissima. Non la racconto, è troppo conosciuta, ma non posso fare a meno di dire almeno due-tre cose essenziali. Nato nel 1910, Diego ha attraversato tutto il Novecento, questo periodo della storia travagliatissimo che uno storico ha chiamato Secolo breve , perché concentrato fra queste due date: 1915, la prima terribile guerra mondiale e 1989, la caduta per dir così incruenta del Muro di Berlino. Un periodo che ha visto l’inferno della seconda guerra mondiale, e lo sterminio e il genocidio, e l’avvento di una parola tragica, che non può non farci pensare alla risposta di Albert Einstein che, chiamato a compilare i dati sul passaporto, alla parola razza fece seguire: umana. Siamo tutti razza umana. Ma tutti questi orrori non ci sono nell’opera artistica di Padre Diego Donati, o almeno non vi sono rappresentati in maniera violenta. Ma certamente quando diceva 25 messa o quando si metteva a pregare, Diego pensava al dolore del mondo. E nel disegno, nella calcografia sublimava le ansie, le preoccupazioni del vivere contemporaneo. Quando si metteva a incidere il legno o la lastra, Diego pregava, innalzava lodi al “bon Signore per tucte le creature, per sora luna e le stelle, per sor’acqua, per frate focu, per frate vento, per nostra matre terra, per nostra morte corporale”. Non si dimentichi, inoltre, che questo frate, in apparenza mite e fragile – e in realtà forte come una quercia o una roccia – a 26 anni, dopo aver studiato a San Damiano, fu missionario e parroco a Dessiè, in Etiopia. Visse in Africa, sulla pelle, gli eventi bellici, l’inimicizia con l’Inghilterra cui avevamo dichiarato guerra, rientrò in Italia nel 1943 e decise di dedicarsi toto corde al fare artistico, memore degli insegnamenti di Padre Leone Bracaloni ad Assisi, di Bruno da Osimo, di Aldo Pascucci all’Istituto d’Arte Bernardino di Betto (il Pinturicchio) e all’Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci (il Perugino). Nel 1947 ha inizio la sua vicenda non solo di grande incisore ma anche quella di stre27 pitoso maestro calcografo, “allevando” e istruendo, dapprima come assistente volontario di Pietro Parigi, quindi dal 1962 quale titolare all’Accademia, poi dal suo studiolo di Monteripido, numerosi allievi, così costituendo una vera scuola di calcografia, stimato, ammirato, amato maestro di tecnica, di gusto, di stile, di morale. Una sorta di confessore, non solo delle ansie dell’arte ma pure di quelle della vita privata. Insomma, una guida, con tutte le facce della personalità e i piccoli difetti dell’uomo, perché la santità è un mistero e un lago di complessità. Di certo, come artista è stato ed è un esempio di santità, nel senso di una purezza di segno e di tratto incomparabili: eleganti, sicuri, trasparenti. I temi delle sue circa 500 lastre sono costanti. Bellezza naturale e bellezza spirituale. Paesaggio e anima, vedute cittadine e feste, volti e i suoi santi preferiti: San Francesco e Santa Chiara. Un lavoro costante su questi argomenti, attento e vigile, che fa scrivere a Pietro Bargellini, cui Diego illustrò i fioretti di Santa Chiara: «... e mi pareva che un frate, nella sua cella, non avrebbe potuto scegliersi un mestiere meglio rispondente alla 29 propria vocazione di quello dell’incisore: pulito, silenzioso, assiduo nell’impegno di vincere la dura materia, fiducioso nell’attesa di una rivelazione che solo il torchio può dare». E Pietro Parigi, presentando Perugia Pietre e Sole , una splendida cartella di 20 acqueforti, del 1972: «In un tempo come il nostro, che è contrario alla pazienza e incline piuttosto al cattivo esempio della improvvisazione, egli ha il culto del mestiere come un antico. Conosce a fondo la tecnica dell’acquaforte, ma non ne abusa, per ottenere quei falsi effetti che non raggiungono quasi mai... intensità di poesia. C’è in lui un felice incontro tra sentimento della tradizione e i modi espressivi nel campo della grafica d’avanguardia. Il suo tratteggiare crea un ordito attraverso il quale traspare con intensa vibrazione luminosa la veduta. Queste pietre di Perugia sono veramente scaldate dal sole, quasi intimo colloquio». Pietro Scarpellini scrive: «Caro Padre Diego, invidio sinceramente questa tua capacità di vedere le cose al di fuori del tempo». Ecco, questa mi sembra una chiave di lettura delle opere di Diego Donati. Almeno 31 di quelle più riuscite in assoluto, perché tutta la serie donatiana è esemplare e agguerrita. Diego, quando disegna in preparazione, quando incide vuoi il legno – spesso dell’albero del pepe – vuoi la lastra, vede con l’occhio e con la mano, ma anche entro una specie di filtro della memoria che la depositi in antiche vibrazioni dello spirito, come fremiti e vagheggiamenti dell’eternità. Se alla tecnica, che era prodigiosa, Diego non avesse unito la leggerezza di cui ha discorso Italo Calvino nella prima della Lezioni americane , ci troveremmo di fronte al virtuosismo di un accademico o di un àrcade, e non al cospetto di un poeta del paesaggio. Capace di cogliere, di una città magica come Perugia, di luoghi santi ed emblematici come San Damiano, di paesaggi tenui, delicati, larghi e sentimentali come il Trasimeno, di angoli e vicoli di città morte in senso dannunziano; di cogliere la cifra dell’estasi visiva, desertica – nelle tavole di Diego non compaiono mai esseri viventi, tranne gli alberi – sublime ed ineffabile della realtà, una delle firme del mondo circostante. 33 E la leggerezza precisa eppure vaga, la si incontra nelle visioni tremule, evanescenti delle schegge dove i profili e le skyline sono avvolte dalla caligine che sta svaporando come un mare di schiuma. Maestria, magia della specularità cui l’incisore deve piegare lo sguardo. Veder destro quel che è sinistro, e viceversa. Rovesciare la visione, invertire i termini, creare una realtà del tutto nuova, essere artefice del mistero. Non rappresentare la realtà o la divinità (come dal 773 d. C. ci permette il Concilio di Nicea, cui si deve l’immensa sublime fioritura d’arte occidentale (da Viligelmo ai mosaici bizantini, da Giotto a Caravaggio, da Rembrandt a Velázquez fino a Ronualt e a Bacon) dunque, o non solo, ma affermare la spiritualità e il livello estetico dell’umanità, la potenza dell’estetica che è il contrario della comunicazione, come Mario Perniola ha dimostrato nel suo recentissimo Contro la comunicazione . Avviandomi alla conclusione, non ho remore a definire la vita e l’opera grafica di Padre Diego Donati, ofm, quale paradigma di come l’arte possa conciliarsi con la fede e la sua professione. Diego, che ho frequentato con affetto (ricordo quanto 35 lavorammo, con Umberto Raponi e Carlo Prepi e Fedora Boco a preparare la grande mostra del 1995 e la monografia edita da Petruzzi) mi ricorda, nella poesia, e Clemente Rebora e David Maria Turaldo, poeti monaci, o monaci poeti. A Spello, a Villa Fidelia, ho inserito all’ingresso di Terra di Maestri un aforisma di Theodor W. Adorno. Che suona: «Il compito attuale dell’arte è di introdurre: caos nell’ordine». L’arte non può essere consolatoria. Ma con Padre Diego Donati la provocazione del filosofo tedesco subisce, almeno per me, qui e ora , anche il senso opposto. Come succede nei massimi sistemi. Ossia introdurre ordine nel caos. Ed è vero, se l’ordine non è maniera o arcadia. Se il caos non è l’inferno ma semplicemente quel manzoniano «guazzabuglio che è il cuore dell’uomo». Grazie per avermi dato la parola per ricordare il magnifico, indimenticabile Padre Diego Donati. Antonio Carlo Ponti Perugia, Galleria d’Arte Artemisia, 15 aprile 2004 37 Tavole Angela Caposiena (IV anno) Linoleografia 41 Alessandra Celia (IV anno) Linoleografia 43 Leonardo Colapietro (IV anno) Calcografia SEGNALATO 45 Serena Crestini (III anno) Calcografia 47 Francesco Farneselli (IV anno) Calcografia SEGNALATO 49 Rosalba Funaro (IV anno) Calcografia 51 Jacopo Gregori (III anno) Calcografia 53 Dalhila Grova (IV anno) Calcografia SEGNALATO 55 Elisa Macellari (IV anno) Linoleografia 57 Ilaal Marcacci (IV anno) Calcografia SEGNALATO 59 Elena Diana Nistor (IV anno) Calcografia 61 Marco Pagnotta (IV anno) Calcografia TERZO PREMIO 63 Mara Ricci Cipolloni (III anno) Calcografia SEGNALATO 65 Letizia Romeggini (III anno) Calcografia SEGNALATO 67 Paolo Rondelli (IV anno) Calcografia 69 Sonia Sbaraglia (III anno) Calcografia 71 Erica Scaramucci (IV anno) Calcografia PRIMO PREMIO 73 Alessandro Tinelli (IV anno) Calcografia 75 Jacopo Tittarelli Rubboli (IV anno) Calcografia 77 Nicola Toccaceli (IV anno) Calcografia 79 Alessandro Vagnoni (IV anno) Calcografia SECONDO PREMIO 81 Aikaterini Vraka (IV anno) Calcografia 83 Angela Caposiena Alessandra Celia Leonardo Colapietro Serena Crestini Francesco Farneselli Rosalba Funaro Jacopo Gregori Dalhila Grova Elisa Macellari Ilaal Marcacci Elena Diana Nistor Marco Pagnotta Mara Ricci Cipolloni Letizia Romeggini Paolo Rondelli Sonia Sbaraglia Erica Scaramucci Alessandro Tinelli Jacopo Tittarelli Rubboli Nicola Toccaceli Alessandro Vagnoni Aikaterini Vraka Docente Marilena Scavizzi Cattedra d’Incisione Premio Perugia, 2004 in ricordo di Padre Diego Donati incisore per Studenti dell’Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci di Perugia Gli studenti