D - Altervista
Transcript
D - Altervista
D. H. Lawrence L'amante di Lady Chatterley Un'Inghilterra ne cancellerà un'altra Era già il mese di maggio, ma il tempo era di nuovo freddo e piovoso. Un mese di maggio umido e freddo, buono per il grano e il fieno! Per quello che il grano e il fieno contano ancora ai nostri giorni! Connie dovette andare a Uthwaite, che era la loro piccola città, dove i Chatterley erano ancora i Chatterley. ci andò sola, con Field al volante. Nonostante la buona stagione e il verde novello, la campagna era melanconica. Faceva alquanto freddo; e alla pioggia era frammisto del fumo e come un senso di vapore diffuso nell'aria. Si poteva vivere soltanto con le proprie forze di resistenza. Era naturale che la gente del paese fosse brutta e dura. L'automobile si inerpicò penosamente per tutta la lunga estensione di Tevershall, sparpagliata e sordida con le sue case di mattoni anneriti, i tetti di ardesia nera luccicanti ed aguzzi, il fango nero di carbone, i selciati umidi e neri. Era come se lo squallore avesse impregnato di sé ogni cosa: terribili quella negazione completa di ogni gioia di vivere, quell'assenza completa dell'istinto di bellezza armoniosa che anche gli uccelli e gli altri animali posseggono, quella morte completa di ogni facoltà d'intuizione umana. Le pile di sapone nelle drogherie, il rabarbaro e i limoni dei fruttivendoli! Gli orribili cappelli nei negozi di moda! Sfilavano in tutto il loro orrore, brutti, brutti, brutti, seguiti dalla mostruosità intonacata e dorata del cinema, i cui affissi annunciavano Amor di donna e dalla nuova, grande, Cappella Primitiva, abbastanza primitiva davvero con i suoi mattoni nudi e le finestre dai vetri verdastri e color lampone. Più in alto, la cappella vesleyana, costruita in mattoni neri, si elevava dietro il cancello di ferro e gli arbusti anche neri. La cappella della Congregazione, che era considerata più nobile, era costruita in arenaria rustica e aveva un campanile, ma non molto alto. Poco oltre erano i nuovi edifici scolastici, costruiti in mattoni rosa, costosissimi, e dentro il recinto di ferro si vedeva la corte di ricreazione inghiaiata, il tutto molto imponente, e il concetto di chiesa vi si mescolava con quello di prigione. Le ragazze della quinta erano alla lezione di canto: avevano appena terminato gli esercizi di solfeggio e stavano intonando una canzoncina infantile. Nulla somigliava meno a un canto, a un canto spontaneo; era un urlo strano e sguaiato che seguiva alla lontana la linea di una melodia. Non selvaggio: i selvaggi hanno ritmi sottili; e gi animali, quando urlano, hanno una ragione per urlare. Ma quello non somigliava a nulla al mondo, e lo si chiamava canto. Connie, seduta nell'automobile mentre Field si riforniva di benzina, ascoltava col cuore serrato. Che poteva avvenire di un popolo simile, che aveva certamente perduto ogni facoltà viva d'intuizione, e non conservava che curiosi urli meccanici e una volontà sinistra? Un carro di carbone scendeva lungo la strada, nella pioggia, con un rumore di ferraglie. Field ripartì in senso opposto, passando davanti alle grandi e stucchevoli botteghe dei negozianti di stoffa e dei sarti, davanti alla posta, sboccando nella piccola piazza del mercato in abbandono, dove Sam Black spiava dalla porta del "Sun", che pretendeva chiamarsi albergo e non taverna, ed era frequentato dai viaggiatori di commercio; e Sam si inchinava alla vettura di Lady Chatterley. La chiesa era a sinistra, fra gli alberi neri. L'automobile discese la collina, passò davanti al caffè "Miner's Arms". era già passata davanti al "Wellington", al "Nelson", al " Three Tunns" e al "Sun", ora passava davanti al "Miner's Welfare" nuovo e quasi sfarzoso, infine davanti ad alcune ville nuove, e raggiunse la strada annerita che, fra cupe siepi e prati color verde scuro, portava a Stacks Gate. Tevershall! Quella era Tevershall! L'allegra Inghilterra! L'Inghilterra di Shakespeare! No certo, ma l'Inghilterra di oggi: Connie se ne era resa conto da quando era venuta a viverci. Quell'Inghilterra stava per produrre una nuova razza d'uomini ultrasensibili dall'alto del denaro e da quello politico e sociale; ma, per tutto quello che era spontaneo e intuitivo, più morti dei morti. A metà cadaveri, ma con una consapevolezza paurosamente persistente nell'altra metà. C'era in tutto ciò qualcosa di sinistro. Era un mondo sotterraneo e imprevedibile. Come si possono comprendere le reazioni di un mezzo cadavere? Connie vide passare grandi autocarri carichi di operai delle acciaierie di Sheffield, disumani piccoli individui miserabili e deformi con appena la parvenza di uomini, che andavano in gita a Matlock, e sentì un mancamento alla viscere; pensò: "Ah, Dio! Che cosa ha mai fatto l'uomo all'uomo? Che cosa hanno mai fatto i reggitori degli uomini ai loro simili? Han fatto perdere loro ogni umanità, e ora non ci può più essere fratellanza! Non è che un incubo". Sentì di nuovo, in un'onda di terrore, la grigia, l'arida disperazione di tutto questo. Con quelle creature come massa lavoratrice, e la classe alta quale ella la conosceva, non c'era nulla da sperare. Eppure desiderava un bambino, un erede! L'erede di Wragby! Tremò di paura. E Mellors veniva di là! Sì, ma ne era altrettanto lontano che lei. Anche in lui non c'era nessun residuo di fratellanza. Era cosa morta. La fratellanza era morta; non c'era che isolamento e disperazione. E questa era l'Inghilterra, la grande massa dell'Inghilterra: Connie, che veniva dal centro stesso del paese, lo sapeva bene. L'automobile saliva verso Stacks Gate. La pioggia diminuiva e l'aria andava prendendo una limpidità pellucida e strana. La campagna si estendeva in lunghe ondulazioni, al sud verso Peak, all'est verso Mansfield e Nottingham. Connie andava verso il sud. Come giunse sull'altipiano, poté vedere alla sua sinistra, su una sommità che dominava la distesa della campagna, la massa ombrosa e potente di Warsop Castle, cupamente grigia, con le macchie rossastre delle case operaie, piuttosto nuove, alla base; e, più in basso, i pennacchi di fumo scuro e di vapore bianco della grande officina, che ogni anno metteva un numero fisso di biglietti da mille nelle tasche del duca e degli altri azionisti. Il vecchio fortilizio era ora in rovina; tuttavia la sua massa, accampata sul basso orizzonte, dominava ancora i pennacchi neri e bianchi che fluttuavano in basso, nell'aria umida. Una svolta, ed essi proseguirono sull'altipiano verso Stacks Gate: Stacks Gate, vista dalla strada, non era che un enorme e splendido albergo tutto nuovo, all'insegna del "Coningsby Arms", che si ergeva, rosso e bianco e dorato, in barbaro isolamento, a qualche distanza dalla strada. Ma, guardando meglio, si scoprivano sulla sinistra alcune file di case "moderne", disposte come nel gioco del domino, separate da corti e giardini: un curioso gioco di domino, al quale giocavano fantastici "padroni", sulla superficie della terra stupefatta. E, da quei blocchi di case, si elevavano, mirabili e spaventose, le costruzioni di una miniera veramente moderna, officine chimiche, lunghe gallerie immense, di forme mai prima conosciute dall'uomo. La miniera stessa e i pozzi contavano appena, fra le enormi installazioni nuove. E di fronte a tutto questo, il gioco del dominio rimaneva come perpetuamente sospeso, in attesa di essere giocato. Questa era la Stacks Gate apparsa sulla superficie terrestre dopo la guerra. ma, in realtà, per quanto perfino Connie non la conoscesse, più in basso, a mezzo miglio sotto l'"albergo", c'era la vecchia Stacks Gate, con una piccola miniera antica e vecchie abitazioni in mattoni nerastri, una o due cappelle, una o due botteghe, una o due osterie. Ma tutto ciò non contava più. I grandi pennacchi di fumo e di vapore si innalzavano dalle nuove officine, e lì era Stacks Gate; né cappella, né osterie, neppure botteghe. Null'altro che le grandi officine, che sono l'Olimpo moderno, con templi per tutti gli dei; poi le case modello, poi l'albergo. L'albergo, in realtà, non era niente più che un'osteria di minatori, malgrado al suo aspetto di prim'ordine. sin dall'arrivo di Connie a Wragby, quel nuovo villaggio si era elevato sulla superficie terrestre, e le case modello si erano riempite di una plebaglia venuta da ogni dove, la quale, tre l'altro, cacciava di frodo nelle terre di Clifford. Dall'automobile che correva sull'altipiano, ella vedeva la contea in tutta la sua estensione. La contea! Era stata un tempo una fiera e nobile contea. Dinanzi a lei, lontana e sospesa sulla linea dell'orizzonte, sorgeva la massa immensa e magnifica di Chadwich Hall, con più finestre che muri, uno dei castelli più celebri del regno di Elisabetta. Sorgeva, solitario e nobile, al disopra di un vasto parco, ma fuori del tempo, sorpassato. Era tenuto ancora in piedi, come un luogo da mostrarsi per vanità, "Guardate quanto furono potenti i nostri antenati"! Questo era il passato. il presente si estendeva in basso. Quanto al futuro, Dio solo sa dove si trovi. L'automobile già seguiva la strada che, passando tra i piccoli villini neri dei minatori, scendeva a Uthwaite. E Uthwaite, in quel giorno umido, innalzava tutto il suo apparato di fumo e vapore a qualche superstite iddio. Uthwaite, nel fondo della valle, attraversata da tutti i binari d'acciaio della strada ferrata per Sheffield, con le sue miniere di carbone e le sue acciaierie che esalano fumo e bagliore da lunghi tubi, con il suo patetico campanile con la cuspide a forma di cavatappi, che sembra sul punto di crollare e ancora fora il fumo, Uthwaite dava sempre a Connie una strana commozione. Era una vecchia città di campagna, centro delle valli circostanti. Uno dei principali alberghi si chiamava "Chatterley Arms". lì, a Uthwaite, si parlava di Wragby, come se Wragby fosse un intero paese e non soltanto una casa, al modo dei forestieri.: Wragby Hall, vicino a Tevershall: Wragby, una "residenza". Le abitazioni annerite dei minatori davano direttamente sul selciato, con l'intimità e la ristrettezza delle casette da minatori vecchie di più di un secolo. Correvano lungo tutta la strada. Questa era divenuta, da campagnola, cittadina, e, discendendo, si dimenticava d'un tratto tutta l'aperta campagna dove i castelli sorgevano ancora, ma simili a fantasmi. Ora ci si trovava proprio sopra il nodo delle linee ferroviarie denudate, e fonderie e altre officine s'innalzavano da ogni parte, così alte, che non si vedevano all'intorno che muri. Il ferro risonava in echi enormi e profondi, immensi autocarri scotevano la terra, fischi sibilavano striduli. Tuttavia, quando si scendeva proprio fino al cuore contorto e sinuoso della città, dietro la chiesa, ci si trovava in un mondo di due secoli prima, nelle vie tortuose, dove c'erano l'albergo "Chatterley Arms" e la vecchia farmacia, nelle vie che un tempo conducevano al mondo aperto e selvaggio dei castelli e delle maestose dimore fieramente accovacciate all'intorno. Ma all'angolo un metropolitano sollevò il braccio: tre autocarri carichi di ferro passavano scotendo la povera vecchia chiesa. E soltanto quando quelli furono passati, il metropolitano poté salutare Sua Signoria. Era così. Nelle vecchie vie tortuose della città borghese, si ammassavano le antiche case annerite dei minatori, delimitando la strada. E subito dopo, venivano file di case più nuove, di un colore più vivo, un po' più grandi, che intonacavano i fianchi della valle: erano le case dei minatori più all'altezza dei tempi. E, più lontano ancora, nella vasta campagna aperta dei castelli, il fumo fluttuava mescolandosi al vapore, e innumerevoli macchie di mattoni rossastri e crudi rivelavano le nuove colonie minerarie, talvolta nelle cavità, talvolta orribilmente brutte lungo la linea profilata dei pendii. E nel bel mezzo di tutto questo, c'erano i resti lacerati della vecchia Inghilterra delle diligenze e delle casupole, dell'Inghilterra stessa di Robin Hood, dove i minatori, quando non erano al lavoro, erravano con tutta la tristezza del loro istinto represso di cacciatori. Inghilterra, mia Inghilterra! Ma qual è la mia Inghilterra? I nobili castelli d'Inghilterra fanno bella mostra in fotografia e conservano un legame illusorio fra noi e gli Elisabettiani. le belle e antiche halls sono lì, come ai tempi della buona regina Anna e di Tom Jones. Ma la fuliggine ha annerito i loro stucchi che, dopo tanto tempo, non sono più d'oro. E a una a una, come i nobili castelli, sono abbandonate. Si comincia anche a demolirle. Quanto alle casupole d'Inghilterra... eccole lì... grandi intonachi di case a mattoni sopra la campagna desolata. Ora demoliscono i nobili castelli, le halls georgiane vanno scomparendo. Fritchley, magnifica e vecchia residenza georgiana, propria allora, mentre Connie passava in automobile, stava per essere demolita. Era in perfetto stato: fino alla guerra i Weatherley vi avevano abitato con magnificenza. Ma ora era diventata troppo grande, troppo costosa, e il paese all'intorno troppo sgradevole. La nobiltà partiva per luoghi più ameni, ove potesse spendere il proprio denaro, senza vedere di dove le venisse. Questa è storia. Un'Inghilterra ne cancella un'altra. Le miniere avevano arricchito le halls. Ora le cancellavano come avevano già soppresso le casupole. L'Inghilterra industriale cancella quella agricola: un significato ne cancella un altro. La nuova Inghilterra cancella la vecchia. E la continuità non è organica, ma meccanica. Connie, che apparteneva alla classe ricca, si era aggrappata ai resti della vecchia Inghilterra. Le erano occorsi anni per comprendere che in realtà essa era già cancellata da quella nuova Inghilterra terribile e sinistra, e che lo sarebbe stata ancor più, fino a che non ne restasse nulla. Fritchley era scomparsa. Eastwood non esisteva più. Shipley stava per scomparire, Shipley tanto amata da Winter, il nobilotto. Connie si fermò un momento a Shipley. I cancelli del parco, dietro la casa, si aprivano vicino al passaggio a livelli della ferrovia che serviva la miniera di Shipley, proprio lì, dietro gli alberi. I cancelli erano aperti perché attraverso il parco c'era un diritto di passaggio di cui usavano i minatori. Gironzolavano così per il parco. L'automobile passò gli stagni ornamentali, in cui i minatori gettavano i giornali vecchi, e prese il viale privato che portava alla casa di Leslie Winter. Sorgeva in alto, appartata, ed era in un bellissimo edificio stuccato della metà del XVIII secolo. C'era un magnifico viale di tassi che un tempo conduceva a una casa più antica, e la hall mostrava serenamente la sua facciata, occhieggiando dai suoi vetri georgiani gioiosamente. Dentro si stendevano giardini veramente stupendi. L'interno piaceva a Connie molto più di Wragby. Era più chiaro, più vivo, di una distinzione assai più elegante. Le stanze erano coperte di pannelli color crema, i soffitti dorati, e ogni cosa era tenuta in ordine squisito, ogni particolare era perfetto, senza badare a spese. Anche i corridoi trovavano modo di essere larghi e belli, incurvati con grazia e pieni di vita. Ma Leslei Winter era solo. Sebbene amasse la casa appassionatamente, il parco era limitato da tre delle sue miniere. S'era dimostrato uomo di larghe vedute. I minatori erano stati quasi i benvenuti nel suo parco. Non lo avevano arricchito? Così quando vedeva quei rozzi individui errare a frotte intorno ai suoi stagni ornamentali -non nella parte privata del parco; no, lì aveva tracciato il limite- soleva dire: "I minatori non sono senza dubbio decorativi come i daini, ma sono di molto maggior profitto". Ma ciò era stato nella seconda metà del regno ella regina Vittoria: un'età d'oro..... finanziariamente. I minatori erano allora "buoni lavoratori". Winter aveva fatto quel discorsetto un po' per scusarsi, anche all'allora principe di Galles, suo ospite. E il principe aveva risposto, nel suo inglese leggermente gutturale: "Avete ragione. Se ci fosse del carbone sotto il parco di Sandringham, aprirei una miniera nella radura, e la troverei giardinaggio di prim'ordine. Oh! Non chiedo di meglio che sostituire i daini con dei minatori, a quel prezzo. I vostri operai, del resto, sono brava gente, a quanto mi dicono". Dall'altra parte il principe aveva forse un po' esagerato la bellezza del denaro e i benefici dell'industria. Tuttavia il principe era diventato re, e il re era morto, e ora c'era un altro re la cui funzione principale sembrava essere quella d'inaugurare cucine per i poveri. E i bravi lavoratori stavano stringendo Shipley d'assedio. Nuovi villaggi pullulavano nel parco e il nobilotto vedeva che la popolazione gli era aliena. Un tempo, ma con naturale bontà e condiscendenza, s'era sentito padrone e signore della sua proprietà e dei suoi minatori. Ora il nuovo spirito s'insinuava dovunque e, in un modo o nell'altro, lo cacciava via. Era lui, ora, l'escluso. Non si poteva sbagliare. Le miniere, l'industria, avevano una volontà loro propria, e quella volontà era avversa al nobile proprietario. Tutti i minatori avevano parte in quella volontà, e opporsi diventava difficile. Vi scacciava dal vostro posto o dalla vita. Winter, il nobilotto, che era stato soldato, si oppose. Ma non ebbe più voglia di passeggiare nel parco dopo il pranzo. Quasi si nascondeva in casa. Una sera, aveva accompagnato Connie, a capo scoperto, con le scarpe di vernice e calze di seta viola, fin quasi il cancello: le parlava con il suo bell'accento mondano, un po' affettato. Ma quando dovettero passare davanti ad alcuni gruppi di minatori che guardavano fisso senza neppur salutare, Connie sentì il povero vecchio magro e raffinato ritrarsi da loro come un'elegante antilope in gabbia si ritrae dagli sguardi del volgo. I minatori non gli erano personalmente ostili, questo no. Ma il loro spirito era freddo, e lo respingevano. E in fondo c'era un rancore sordo. "Lavoravano per lui". E, nella loro bruttezza, erano offesi dalla sua esistenza elegante, eletta, raffinata. "Chi è lui?" Non gli perdonavano la differenza. E, nel segreto del suo cuore di inglese e di soldato, egli pensava che avevano ragione. Sentiva di essere un po' dalla parte del torto, perché tutti i vantaggi erano dalla sua. Nondimeno egli rappresentava un sistema e non voleva farsi cacciar via. Eccetto che dalla morte. E la morte lo colse d'un tratto, poco dopo la visita di Connie. Non si era dimenticato di Clifford nel suo testamento. Gli eredi dettero subito ordine di demolire Shipley. Costava troppo per mantenerla in piedi. Nessuno voleva vivere in quel paese; il castello fu distrutto. Abbattuto il bel viale di tassi, spogliarono il parco degli alberi e lo divisero in lotti. Uthwaite era abbastanza vicina. Nello strano deserto calvo di quella nuova terra di nessuno, sorsero piccole file di case semiisolate, molto confortevoli! La proprietà di Shipley Hall! Un anno dopo la visita di Connie tutto era finito. La proprietà di Shipley Hall non era più che una fila di villa in mattoni rossi semi-isolate lungo nuove vie. Nessuno avrebbe potuto credere che dodici mesi prima, lì, c'era stata una bella hall stuccata. Ma l'ultimo stadio della trasformazione del bel giardinaggio dire Edoardo è appunto quello della miniera di carbone introdotta come elemento decorativo su di un prato. Un'Inghilterra ne cancella un'altra. L'Inghilterra dei nobili Winter e delle Wragby Halls era finita, morta: soltanto, la loro scomparsa non era ancora completa. Che cosa sarebbe venuto dopo? Connie non riusciva a immaginarlo. Non le riusciva di vedere altro che le nuove strade di mattoni stendersi per i campi, le nuove costruzioni elevarsi intorno alle miniere, le nuove ragazze portar calze di seta, i nuovi giovani operai oziare al "Polly" o al Welfare". La nuova generazione ignorava completamente la vecchia Inghilterra. c'era una frattura nella continuità della coscienza: quasi americana, ma in realtà industriale. Che cosa sarebbe venuto dopo? A Connie sembrava sempre che non ci fosse un futuro. Avrebbe voluto nascondere la testa nella sabbia, o almeno nel petto di un uomo vivo. Il mondo era così complicato, così strano, così orrendo! La gente comune così numerosa, e in realtà così terribile! Questo pensava, tornando a casa e vedendo i minatori allontanarsi dai pozzi, grigio-neri, informi, una spalla più alta dell'altra, trascinando le loro pesanti spalle chiosate. Volti grigi di un mondo sotterraneo, occhi che mostravano il bianco, nuche curvate dalle volte basse dei pozzi, spalle deformi. Uomini! Uomini! Ahimè! Uomini buoni e pazienti, da un lato; e dall'altro inesistenti. Qualche cosa che tutti gli uomini dovrebbero possedere era stata generata e poi estirpata dalla loro natura. Tuttavia, uomini. Mettevano al mondo bambini. Si potevano avere dei bambini da loro. Terribile, terribile pensiero. Erano buoni e gentili. Ma non erano che esseri umani a metà, soltanto la metà grigia. Per il momento erano ancora "buoni". Ma era la bontà della loro insufficienza. Se la parte morta che era in loro si fosse ridestata! Ma no, era troppo spaventoso pensarlo. Connie aveva una paura terribile delle masse industriali. Le sembravano così misteriose. La loro vita era senza ombra di bellezza, senza intuizione, sempre nei "pozzi". Bambini da uomini di quel genere! o Dio, o Dio! Eppure Mellors era figlio di uno di quegli uomini. Non completamente. Quarant'anni avevano segnato una differenza, una differenza enorme nell'umanità. Il ferro e il carbone avevano divorato profondamente il corpo e l'anima degli uomini. Tuttavia vivevano, queste incarnazioni di bruttura! Che cosa sarebbe accaduto di loro? Forse, con la scomparsa del carbone, li si sarebbe visti sparire di nuovo dalla faccia della terra. Erano apparsi da chissà dove, a migliaia, rispondevano al richiamo del carbone. Forse non erano che la fauna misteriosa dei filoni di carbone. Creature di un altro mondo, erano i servi elementari del carbone, come i lavoratori metallurgici erano i servi elementari del ferro. Uomini che non erano uomini, ma spiriti del carbone, del ferro, dell'argilla. Fauna degli elementi: ferro, silicio. Elementari, avevano forse un po' della bellezza strana e inumana dei minerali, lo splendore del carbone, il peso, il colore azzurro, la resistenza del ferro, la trasparenza del vetro. Creature elementari, misteriose e deformi, del mondo minerale. Appartenevano al carbone, al ferro, all'argilla, come i pesci appartengono al mare e i vermi al bosco distrutto. Anime della disintegrazione minerale! Connie fu lieta di ritornare a casa, di riaffondare la testa nella sabbia. Fu lieta anche di chiacchierare con Clifford. Perché la paura di quei Midlands di ferro e di miniere le causava un'impressione singolare, che le invadeva tutto il corpo, come l'influenza. Antologia verde pp.126-131