Tutti e novanta gli alunni delle classi terze della Scuola Media
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Tutti e novanta gli alunni delle classi terze della Scuola Media
SPARANISE UN'ESPERIENZA INTERESSANTE LA VISITA AL CAMPO DI CONCENTRAMENTO. GLI ALUNNI DELLA SCUOLA MEDIA DI PIGNATARO RIVIVONO LA STORIA (Paolo Mesolella) Tutti e novanta gli alunni delle classi terze della Scuola Media “Martone” di Pignataro Maggiore, non avevano mai sentito parlare del campo di concentramento tedesco di Sparanise, fino a ieri. Quella di ieri, perciò, per loro e per i loro professori, è stata un'esperienza davvero interessante. Hanno scoperto che i tedeschi hanno rinchiuso migliaia di militari e civili, non solo nei campi di concentramento tedeschi e austriaci, ma anche a Sparanise, a pochi chilometri dalla loro scuola. La sorte, del resto, ha voluto che proprio nell'area dove migliaia di internati sostavano in attesa di partire per i campi di sterminio, sorgessero due scuole, (la scuola Media “Da Vinci”e l'I.TC. “Galilei”), affinché almeno gli alunni, si ricordassero di loro. Se non altro, perché la mattina si trovano a passare davanti al monumento, innalzato qualche anno fa dall'amministrazione comunale Piccolo, in memoria dei deportati del campo e che rappresenta una bella pittura su pietra lavica del pittore Nicola Migliozza con incisa un'epigrafe del poeta capuano don Giuseppe Centore. Quella di ieri quindi, per gli alunni della scuola Media “Martone” è stata una giornata della memoria particolare perché hanno potuto conoscere il campo di concentramento tedesco di Sparanise e rivivere la nostra storia. Un campo dove sono passati migliaia di deportati, provenienti dal Casertano e dal Napoletano, molti dei quali di passaggio prima di essere inviati ai campi di lavoro in Germania. E dove (come dimostrano diverse testimonianze) si poteva anche morire, uccisi dalle sentinelle tedesche in caso di fuga. Scotto di Vetta Pietro di Bacoli, per esempio, il 25 settembre 43 nel campo sparanisano vide uccidere sotto i suoi occhi tre compagni. Ciro Cirillo, già Presidente della Regione Campania, ne vide uccedere in quello stesso mese altri due. Il campo, nacque il 14 settembre 1943, su un deposito militare inglese costruito tre anni prima, ma sequestrato dai tedeschi all’indomani dell’armistizio con lo scopo di radunare uomini per fortificare Cassino ed inviare i più validi ai campi di lavoro. Per non perdere la memoria e ricordare che la violenza nazista ha colpito anche le nostre terre gli alunni delle classi terze della scuola Media “Martone”, accompagnati dal preside Paolo Mesolella, autore del libro “La guerra addosso”, e dalle professoresse Giovanna Caimano e Teresa Lagnese, hanno visitato quei luoghi. “Quando arrivai nel campo di concentramento di Sparanise, scrive il prof. Giovanni Spera, era il 23 ottobre 43 e c’erano già 5000 prigionieri. Reticolati e cavalli di frisia recintavano il perimetro del campo, sorvegliato da un nutrito numero di sentinelle che impedivano eventuali tentativi di fuga. Non c’erano cucine da campo, né una fontana per attingervi acqua. Non esistevano servizi igienici, per cui ognuno andava a soddisfare i propri bisogni fisiologici lungo il perimetro del campo. Il fetore era insopportabile, l’aria pestifera. Il senso del pudore era scomparso, essendo costretti a soddisfare i propri bisogni all’aria aperta ed alla vista di tutti. Uno spettacolo veramente degradante e vergognoso. Eravamo ridotti a livello delle bestie, con la biancheria intima sporca e maleodorante, la barba non rasa da giorni ed i pidocchi che infestavano ogni parte del corpo. Ricordo il povero Umberto Robustelli, merciaio, vestito di un leggerissimo pigiama estivo, con ai piedi un paio di pantofole di stoffa. In quelle condizioni era stato catturato. Ricordo poi la ressa che si scatenò intorno al camion che trasportava il pane, sufficiente soltanto per un decimo dei prigionieri: un maresciallo tedesco, sulla quarantina, armato di bastone, colpiva alla cieca, con violenza estrema, chi gli capitava a tiro, allo scopo di arginare quella marea umana. Ricordo anche una furibonda rissa, scoppiata al centro del campo, quando un prigioniero per essersi allontanato dal posto, ebbe l’amara sorpresa di non trovare, al ritorno, il suo pezzo di pane, perché qualcuno glielo aveva portato via. Successe il finimondo. Aggredì con selvaggia furia tutti i vicini. Ricordo poi le donne di Sparanise che sostavano lungo il viottolo adiacente al campo, distribuendo qualcosa da mangiare ai prigionieri che tendevano le mani oltre i reticolati. Ricordo una miriade di mani tese, ma riuscire ad afferrare qualcosa, era un'impresa disperata, a causa della calca che li schiacciava contro il filo spinato.