Intitolazione della strada San Lorenzo a "Monsignor Luigi Giussani"
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Intitolazione della strada San Lorenzo a "Monsignor Luigi Giussani"
13 ottobre 2007 Intitolazione della strada San Lorenzo a "Monsignor Luigi Giussani" Il comune di Finale Ligure, in collaborazione con l'Associazione Culturale Cara Beltà e l'Associazione Amici di San Lorenzo, intitola a «Monsignor Luigi Giussani» la Strada San Lorenzo che da Varigotti porta alla chiesa medievale che fu meta delle prime Via Crucis di Gioventù Studentesca Flaminio Richeri (Sindaco di Finale Ligure - Varigotti) Grazie, buongiorno a tutti, grazie a tutti gli intervenuti, alle autorità, a tutti gli amici che oggi sono qua. Mi associo anch’io al ringraziamento del presidente dell’Associazione Cara Beltà e all’Associazione Amici di san Lorenzo, perché grazie a Cara Beltà e agli Amici di san Lorenzo che siamo riusciti a organizzare questa giornata e permettere a tante persone di vivere alcuni momenti che io ritengo sempre magici in questo angolo di Liguria. Un ringraziamento particolare poi desidero fare ai collaboratori e dipendenti comunali sia quelli dei magazzini comunali che quelli della società Finale Ambiente che, come gli amici che frequentano questi luoghi avranno visto nei giorni scorsi, ci hanno messo molto impegno per rendere il luogo e la strada degni del nome che porteranno da oggi in avanti. Il presidente Desalvo ha ringraziato il sindaco e il consiglio comunale, ma il sindaco e il consiglio comunale hanno ritenuto di esprimere il sentimento di tutta la comunità di Finale Ligure, in particolare di Varigotti, nel voler legare, anche con un segno così importante, questi luoghi alla figura di don Giussani. Sorvolo sulle polemiche dei giorni scorsi sui giornali, in quanto ritengo che la figura di uomo, di religioso, di insegnante e di educatore di Don Giussani debba andare al di sopra di ogni polemica. Finale Ligure ha voluto in questa maniera ricordare una figura di uomo, una figura di religioso, di studioso, di pensatore, di educatore di prima grandezza, tra le più importanti dei nostri tempi, e ricordare il suo amore per Varigotti e sottolineare come la sua vicinanza a Dio, all’Immenso, all’Eterno forse sia stata anche aiutata dalla bellezza alcune volte struggente di questi luoghi, e in particolare di questa costa, di questo sentiero che sale e poi scende a san Lorenzo, di questa chiesa e di questo mare meraviglioso. Questo è il motivo che ci ha spinto a questo atto e siamo felici di farlo e felici che oggi ci siano così tante persone. Se vogliamo considerare la chiesa di san Lorenzo come una splendida gemma, e quanto sta intorno alla chiesa di san Lorenzo come delle pietre preziose incastonate in un collier – gli ulivi, il mare, la torre, Punta Crena, la spiaggia, la macchia mediterranea – oggi con questo atto noi, in questo collier, aggiungiamo un grande smeraldo, smeraldo che brilla del verde azzurro del nostro mare, del verde cangiante delle foglie degli ulivi quando c’è il vento, del verde della macchia mediterranea. Uno smeraldo che brilla di una luce intensa che potrà colpire e illuminare tutte le persone che nei prossimi giorni, nei prossimi anni saliranno qua, ma potrà colpirle nell’anima, come ho scritto nella brochure, solamente se il loro animo sarà predisposto ad accogliere questi sentimenti che il luogo può dare, queste sensazioni che il luogo può dare, queste sensazioni che la figura di don Giussani può infondere in tutti noi. Grazie di cuore veramente a tutti da parte di tutta la città di Finale. Marco Bertolotto (Presidente della Provincia di Savona) Devo ringraziare innanzitutto il Sindaco che ha voluto che fossi presente all’inaugurazione della strada a don Giussani. L’ho fatto volentieri perché l’invito di un Sindaco va sempre preso con la giusta autorevolezza. L’ho fatto in modo particolare anche per il rapporto di amicizia e di stima reciproca che c’è con i membri della comunità di Varigotti, primo fra tutti Paolo, l’ho fatto veramente con il cuore. Non è facile parlare di don Giussani per uno come me, che non fa parte del movimento e che non ha avuto la possibilità o l’occasione di conoscere don Giussani. Ci sono alcune cose di lui che però mi hanno stupito e che continuano ancora oggi a farmi pensare. Intanto ho sempre letto nelle sue interviste il fatto che lui non voleva essere ricordato come il fondatore di un movimento, ma come il testimone di un avvenimento, testimone di avvenimenti, di cose che accadono, primo fra tutti l’avvenimento della presenza di Cristo, ma non solo questo. In generale ha dato delle categorie di analisi diverse in un momento che era difficile. Penso a don Giussani che viene in questi luoghi e che rimane, in qualche modo, estasiato ed è testimone dello stupore di fronte alla bellezza di questi luoghi, come diceva bene il Sindaco di Finale, Flaminio Richeri. Immagino che sia stato per lui un momento molto particolare, visto che ricordava da bambino questo momento con la madre in cui guardava il cielo. Ma per come l’ho vissuta io, per come l’interpreto io, nel pensiero di don Giussani, c’è qualche cosa di particolare nel modo con cui lui affronta la bellezza delle cose: non è una bellezza statica, estatica, ma è una bellezza in movimento, è qualche cosa che ti dice che ti devi muovere che devi in qualche modo partecipare. Ci vedo un’azione. È un po’ come se dicesse a ciascuno di noi: “Guarda che non c’è solo l’artista che sa trasformare la bellezza in qualche cosa, ma dentro ciascuno di noi c’è la possibilità di dare movimento alla bellezza delle cose”. Se capisci dov’è la bellezza. L’ha fatto in un momento difficile, come dicevo prima, perché un momento in cui le categorie di analisi erano le ideologie ed è stata l’unica voce, se non una delle poche voci, che si è alzata in modo contrastante le ideologie, di qualsiasi ideologia si trattasse. E in questo ha avuto un grande coraggio, probabilmente è stato un profeta in quel momento e oggi ce ne possiamo rendere conto quando le ideologie sono finite. Per cui mi sento veramente onorato oggi di essere qua e penso che sia giusto intitolare questa strada ad un uomo che ha avuto questo coraggio, questa capacità, ed è un modo anche per ricordare a futura memoria chi è stato don Giussani e che comunque se ha avuto un ruolo probabilmente è anche per questi luoghi, questo è uno dei più belli della provincia di Savona, non me ne voglia il Sindaco di Loano, che ha dei bei posti anche Loano, ma questo è sicuramente uno dei più bei posti della provincia di Savona e quindi mi sembra giusto intitolarlo ad una figura come quella di don Luigi Giussani. Grazie. Alberto Savorana (Direttore del mensile internazionale di Comunione e Liberazione Tracce) Confesso subito un certo imbarazzo perché quando la storia, di cui oggi facciamo memoria, muoveva qui i primi passi, io non ero ancora nato e soprattutto perché oggi vedo persone che invece di quella storia sono stati, insieme a Don Giussani, i primi assoluti protagonisti: tra tutti Peppino Zola e Adriana Mascagni, che erano qui quando cominciò quest’avventura. Ma siccome me lo hanno chiesto e ho obbedito allora dico due parole, a cominciare dal ringraziamento e dalla gratitudine commossa che Don Carron, che ha raccolto l’eredità e la responsabilità della storia iniziata con Don Giussani, mi ha pregato di dire, di comunicare a nome di tutto il movimento di CL al sindaco di Finale che ha preso questa iniziativa, per noi grande ed esemplare, perché onora la memoria di un uomo che ha dedicato la vita a ciò che più lo entusiasmava e che lo appassionava: vale a dire il significato di tutte le cose. E lo ha fatto a cominciare per esempio, da questo sentiero, che a distanza di 50 anni, provate a immaginare che cosa è diventato questo susseguirsi di pietre verso la chiesetta di San Lorenzo; una strada che in 50 anni ha percorso e attraversato tutto il mondo, è arrivato fino a Novosibirsk e alla Terra del Fuoco, e misteriosamente, un certo giorno, ha intercettato, ha incrociato anche la mia piccola stradina di giovane liceale adolescente, ed è diventata la mia strada. Perché la grandezza di Don Giussani è stata questa capacità, questa genialità di introdurre attraverso la sua persona, attraverso la sua vita, migliaia e migliaia di persone dentro la strada grande e bella verso il Destino ultimo. E così correggo il signor Sindaco: non “forse” ma assolutamente e certamente la bellezza di questo luogo è stato per Don Giussani uno dei fattori decisivi della sua genialità e del suo metodo educativo; perché un luogo come questo più facilmente fa intravedere il Mistero che sta al fondo di tutte le cose, dal mare alle persone. Sentite che cosa scrive nel settembre del 1946, aveva poco più di 24 anni, era qui alla Casa San Francesco in convalescenza, e scrive al compagno di seminario Angelo Majo questa lettera….ve ne leggo un brano: “ Perché sei proprio come questo mare: immenso ed arcano, che sempre lo senti dire un suo misterioso pensiero profondo, che capisci, ma non sai ridirtelo a te stesso con parole comprensibili e determinate; questo mare che ora è calmo ed a stento l’odi appena ansare sulla riva e sembra che sogni, e dopo poche ore è tutto tribulato ed ansimante ed appassionato, e non sai il perché - …ma calmo od agitato, silenzioso od irato, il mare ha ogni giorno ed ogni istante un minimo comun denominatore, un significato base unico ed inesorabile, che è la sua grandezza: il senso travolgente di una immane aspirazione all’infinito, al mistero infinito.” Sentite come dal mare passa, senza soluzione di continuità, all’amico. “Così l’anima tua, fratello ed amico dell’anima mia: così la tua vita, nelle vicissitudini angosciose o serene che s’incalzano apparentemente senza motivo: c’è una voce, una passione, una agonia che sta alla base di tutto : ed è la voce la passione l’ansia di Lui, Felicità, Bellezza, Bontà Suprema, che ha fatto come effimeri esemplari di Sé anche il cuore di nostro padre e di nostra madre. E le esperienze della vita ad altro non possono servire che a farcene sentire sempre più profondo, travolgente, esclusivo il bisogno…….l’anima freme di un solo desiderio e l’ha, ogni momento che lo vuole: l’Infinito Gesù”. Ecco Don Giussani, per chi non l’ha mai conosciuto, era questa umanità: era un uomo che si appassionava a tal punto per la realtà, un uomo che viveva con tale intensità la realtà che a un certo punto ne ha scoperto il segreto, il significato, la trama nascosta dietro l’apparenza di un mare calmo o agitato, di un amico sereno o rattristato e ce lo ha comunicato. Per questo quello che oggi facciamo non è la commemorazione di una pur grande e importante figura del passato, di un uomo che morto lui ha esaurito il suo compito, ma di un uomo che ha attraversato il limite, la barriera della morte lasciandoci come eredità il segreto per cui anche noi, oggi, che non abbiamo fatto con lui, nel 1958, i primi passi qui, possiamo farne la strada perché ci ha lasciato un metodo, ci ha insegnato a prendere in mano la nostra umanità, i nostri desideri, le esigenze del nostro cuore, e a paragonarle con tutto, come ha fatto lui. Fino alla possibilità di scoprire, misteriosamente, che c’è un Uomo che a un certo punto della storia ha fermato tutti e ha detto: “Io sono la Via”, cioè la strada, il sentiero perché ciò che desiderate possa compiersi: “Seguitemi”. Da duemila anni la notizia di quell’Uomo ha attraversato la storia ed è arrivata fino a Don Giussani, e Don Giussani è arrivato a noi ed è arrivato a noi perché attraverso noi arrivi ad altri. Per questo io ho una commozione e una gratitudine profonda di essere stato fatto parte, non per mio merito, di questa strada che è iniziata su questo sentierino e che io sono certo che non finirà più, fino al giorno in cui lo ritroveremo e ci ritroveremo in cielo. Grazie. Articolo tratto da www.carabelta.it