Le ragioni della mostra
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Le ragioni della mostra
Le ragioni della mostra Legnanino e la grande decorazione Barocca al Sacro Monte sopra Varese è una rassegna che contribuisce alla riscoperta della peculiarità culturale di Varese grazie alla ricerca scientifica e alla divulgazione intorno ai monumenti e ai capolavori dell’arte che si trovano in città e nel suo circondario. Varese, tra le altre cose, si contraddistingue per la storia che visse durante il XVII secolo, quando giunsero al Sacro Monte artisti di primissimo piano e la città divenne uno dei cantieri più vivaci dell’intera Lombardia: un luogo in continua fibrillazione grazie all’affermarsi di nuove istanze religiose, artistiche e sociali. Legnanino, in particolare, arrivò a Varese subito dopo un lungo soggiorno tra Bologna e Roma, portando in Lombardia le ultime novità della pittura moderna. L’attività del Legnani a Varese funziona da perfetto spartiacque tra due epoche: con la sua presenza si conclude l’impresa di decorare le cappelle del Sacro Monte e inizia la vivacissima stagione del Settecento locale. La città durante il XVIII secolo assiste, infatti, a un profondo rinnovamento del gusto artistico, a un mutamento che influì sul volto urbanistico e sulle opere che vi s’intrapresero. Giusto agli anni successivi al 1713 risale l’avvio di molte imprese decorative importanti, tra cui quella per la Chiesa di San Martino nei pressi del centro cittadino e quella per San Giorgio a Biumo Superiore. Dalla sede di Sala Veratti il percorso di mostra si dipana idealmente fino a Santa Maria del Monte toccando la XIV cappella del Sacro Monte (Assunzione della Vergine) e il Santuario. All’interno del Santuario Legnanino eseguì la pala d’altare per la cappella dell’Addolorata, che era stata dipinta pochi anni prima da Federico Bianchi, oltre che gli sconosciuti affreschi dell’altare di Sant’Ambrogio, ricavato all’interno dell’altare maggiore realizzati entro il 1699. Le tele ospitate in Sala Veratti, provenienti dai Musei Civici di Novara, si collocano cronologicamente pochi anni prima l’ingaggio per la Cappella dell’Assunzione al Sacro Monte e illustrano al meglio lo stile di Stefano Maria Legnani al culmine della sua carriera, quando l’artista fu chiamato a Torino, dove eseguì cicli d’ineguagliabile bellezza per il Palazzo Carignano e per altre prestigiose dimore nobiliari. Stefano Maria Legnani, (Milano, 1661 – 1713) Sogno di San Giuseppe e Transito di San Giuseppe, 1708 olio su tela, cm 148 x 165 Novara, Museo Civico Le due tele in origine facevano parte dell’apparato pittorico della cappella di San Giuseppe nel Duomo di Novara. Furono rimosse dalla loro primitiva sede intorno al 1860 per la demolizione della cattedrale, in vista della sua integrale ricostruzione secondo il nuovo progetto di Alessandro Antonelli. Nel 1913 i quadri trovarono la loro collocazione definitiva presso le collezioni del Museo Civico cittadino. L’incarico del 1708 a Stefano Maria Legnani per l’esecuzione dei due dipinti qui presentati si inserisce in una storia di committenza secolare di grande prestigio, che vede come protagonista fin dal Cinquecento la compagnia di San Giuseppe, titolare della cappella eponima in Duomo. Nel 1540, ad esempio, per l’esecuzione della nuova pala per l’altare, raffigurante l’Adorazione dei pastori, fu chiamato in causa Tiziano. Nella seconda metà del Seicento, anche a seguito dei danni provocati da un incendio, che distrusse anche la pala di Tiziano, la cappella fu interessata da ingenti lavori di ammodernamento: si giunge così alla commissione a Legnanino dei due dipinti dedicati alle storie di Giuseppe, santo titolare della cappella. Le carte d’archivio della confraternita registrano negli ultimi giorni di settembre del 1708 la spesa di trasporto dei «li doi quadri novi» da Milano a Novara e, al 20 dicembre dello stesso anno, il pagamento di 700 lire al pittore per il suo lavoro. I soggetti prescelti per le due tele presentano episodi tradizionali dell’agiografia di San Giuseppe: quello del cosiddetto secondo Sogno di Giuseppe e quello relativo alla morte (Transito). Il primo trova fondamento nella narrazione del vangelo di Matteo (2, 13), la più prodiga di notizie sull’infanzia di Cristo, e si riferisce al momento in cui un angelo appare in sogno a Giuseppe, dopo il ritorno a Nazareth da Betlemme della sacra famiglia, e lo avverte di fuggire in Egitto per porre in salvo il piccolo Gesù dalla persecuzione di Erode. Il secondo episodio, invece, incentrato sulla morte del santo, non è attestato dai vangeli canonici ma compare in quello apocrifo denominato Storia di Giuseppe il falegname, dove si legge che Giuseppe morì ultracentenario nella sua casa di Nazareth assistito da Gesù e Maria. Il Legnanino Milano, 1661 - 1713 Stefano Maria Legnani detto Legnanino nasce a Milano nel 1661 da una famiglia di artisti originaria di Saronno. La sua formazione avviene dapprima sotto la guida del padre Giovan Ambrogio, attivo come pittore di affreschi e quadri d’altare tra Milano, Saronno e Varese e si completa con un soggiorno di studio a Bologna (1682-1685 circa). È un’esperienza fondamentale per la maturazione artistica di Legnanino che assimila in profondità la tradizione classicista della pittura bolognese del Seicento, dominata dall’astro dei Carracci, e studia dal vero tra Parma e Reggio i capolavori cinquecenteschi di Correggio. Stando ai suoi antichi biografi diventa allievo di Carlo Cignani, il principale pittore bolognese di estrazione classicista attivo in quegli anni, la cui influenza lascerà una traccia profonda sul suo stile. Dopo Bologna, Legnanino si sposta quasi sicuramente a Roma, dove dipinge un quadro per la chiesa di San Francesco a Ripa e si confronta con il rutilante universo del barocco romano, accostandosi sia alle scenografiche invenzioni di Bernini e Gaulli, sia al più misurato linguaggio di Carlo Maratta, erede della linea classicista che parte da Raffaello e si rinnova nel Seicento con Annibale Carracci e Guido Reni. Forte di queste esperienze, al suo ritorno a Milano (1686 circa) Legnanino si impone in pochi anni come uno degli artisti più aggiornati e innovativi della scena pittorica lombarda, avviando una carriera fitta di incarichi prestigiosi che culmina nelle convocazioni a Torino (affreschi in Palazzo Carignano e Palazzo Barolo) e Genova (affreschi in San Filippo). In Lombardia è attivo come frescante in numerosi complessi ecclesiastici, tra i quali spiccano il Duomo di Monza, il santuario dell’Incoronata di Lodi e il Sacro Monte di Varese, in cui torna a operare in più riprese. Assai rilevante è anche la sua attività nel territorio di Novara, allora facente parte dello Stato di Milano: in città è attivo nella basilica di San Gaudenzio e nel Duomo (con le Storie di San Giuseppe qui esposte), mentre nel circondario è importante la sua partecipazione al cantiere del Sacro Monte d’Orta. L’operato di Legnanino si conclude a Varese nel 1713, quando pochi mesi prima della morte è costretto ad interrompere i lavori di affrescatura della XIV cappella del Sacro Monte, giunti però a buon punto e solo portati a termine dal milanese Pietro Gilardi. Legnanino al Sacro Monte sopra Varese La fonte più antica per ricostruire la presenza di Stefano Maria Legnani al Sacro Monte è un volumetto dato alle stampe nel 1699 da Domenico Bigiogero e dedicato alle Glorie della Gran Vergine al Sagro Monte sopra Varese, in cui si ricorda che Legnanino fu chiamato in causa grazie alla “virtù assai celebrata ai giorni nostri”. Il rapporto tra la famiglia Legnani e i fabbricieri del Santuario tuttavia era più antico e le ricerche di Silvano Colombo hanno chiarito l’esistenza al Sacro Monte di alcuni dipinti che la critica ha voluto accostare al pennello del padre del pittore, Ambrogio, più che alla mano del meglio noto figlio. Inoltre tra il 1681 e il 1690 Angelo Maria Legnani, zio di Giovanni Ambrogio e prozio di Stefano Maria, ricoprì il ruolo di Vicario Rettore del Santuario di Santa Maria del Monte. Grazie a questi contatti e, soprattutto, in forza dell’esperienza sulle novità dell’arte contemporanea che Legnanino aveva potuto maturare in occasione del suo soggiorno centro-italiano, giunse l’incarico sacromontino per la IX cappella, dove l’artista lasciò un grande affresco sulla parete esterna che oggi purtroppo è quasi completamente svanito a causa del passare dei secoli (1686). Al 1693 circa risale la commissione per la pala d’altare della Cappella Martignoni o dell’Addolorata presso il Santuario di Santa Maria del Monte, in cui il pittore seppe dispiegare nel modo più eloquente gli elementi caratterizzanti della propria pittura, quali la scioltezza compositiva, la capacità di restituire il modellato grazie ai piani di colore, oltre che gli accostamenti cromatici stemperati e delicati. All’incirca allo stesso giro d’anni e comunque a una data antecedente il 1699, quando viene ricordato da Domenico Bigiogero, risale l’affresco eseguito dal Legnani per il piccolo oratorio di Sant’Ambrogio, ricavato all’interno dell’altare maggiore della basilica di Santa Maria del Monte. Nella storia della cultura figurativa varesina l’ingaggio del pittore per la XIV cappella (1713), dedicata all’Assunzione di Maria, funziona da momento di chiusura dell’epoca in cui Varese fu impegnata nella realizzazione tutta secentesca del grande cantiere del Sacro Monte e di apertura della stagione settecentesca. Il pittore tuttavia non riuscì a completare il vasto ciclo di affreschi, capolavoro della grande decorazione barocca lombarda, che fu portato a termine negli anni successivi di Pietro Gilardi nel rispetto dei modelli ideati da Legnanino.