La storia della sigaretta

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La storia della sigaretta
La storia della sigaretta 25
Diana
La storia della sigaretta
Giampietro Diana
Riassunto
Il tabacco era inizialmente fumato in pipe dalle
popolazioni native dell’America. Una forma primitiva delle sigarette era formata da foglie di tabacco triturato e avvolte nel guscio delle pannocchie
di mais o altro materiale vegetale. Nel 16° secolo
gli spagnoli usavano i papelitos, piccoli sigari avvolti in carta. Nella metà del 19° secolo le sigarette erano conosciute in Francia, Inghilterra, Italia,
Austria. In molti paesi il materiale vegetale fu sostituito con la carta. La vera diffusione delle sigarette si ebbe soprattutto con la guerra di Crimea
(1854-1856).
Negli Stati Uniti, l’apparizione nel 1880 di una
macchina automatica per la produzione di sigarette ne diffuse il consumo, soprattutto delle nuove miscele american blend, lanciate sul mercato
dopo il 1913. Con la fine della seconda Guerra
Mondiale, le sigarette si diffusero ovunque nel
mondo, dominando il mercato dei prodotti di tabacco.
Attualmente il mercato delle sigarette di tipo americano è in continua espansione, mentre la domanda per le sigarette scure è in declino; in alcuni paesi prevale l’uso di preparare particolari sigarette con tabacchi di produzione locale.
Abstract. The story of the cigarette.
Tobacco at first was smoked in pipes only by the
native populations of America. The primitive forme of cigarettes was crushed tobacco leaves and
shreds rolled in a corn husk or other vegetable
wrapper. The Spanish in the sixteenth century was
used a papelitos, little cigars rolled in paper. In
th
the middle of 19 century it was well known in
France, England, Italy and Austria. The vegetable
products was replaced as wrapper by paper. In
Europe the cigarettes increased particularly after
the Crimean War (1854-1856).
In the USA, smoking increased when was made
an automatic cigarette machine in 1880, especially
for the news american blend type cigarettes,
marketed in 1913 and following years. At the end
of Second World War, cigarettes became
widespread throughout the world, and it dominated
the tobacco products market.
At present time, american blend type cigarettes
are in expansion, while the demand of the dark
cigarettes declined; in some countries are diffused
special cigarettes prepared from home-grown
tobaccos.
Key words: cigarettes, american blend, tobacco manufacture, smoking tobacco
Le origini
La vita è una sigaretta
Fiamma, cenere e fumo.
Alcuni fumano in fretta.
Altri la sanno assaporare.
(Manuel Machado, Canti andalusi)
Il dott. Diana è primo ricercatore presso la Sezione di Roma
dell’Istituto Sperimentale per il Tabacco.
Il Tabacco, 7, 1999: 25-32
L’uso di fumare il tabacco è certamente antichissimo. Gli Indiani dell’America Settentrionale fumavano tabacco per scopi religiosi e magici in pipe
tagliate in una speciale pietra, i Maya fumavano
tabacco in pipe di pietra ma lo avvolgevano anche
negli involucri delle pannocchie di mais. Quando i
marinai di Cristoforo Colombo sbarcarono nel 1492
nell’isola di San Salvador, osservarono che molti
Indios, uomini e donne, tenevano in mano una specie di bastone acceso ad un’estremità, fatto con foglie secche e arrotolate della pianta di cojiba o
cohiva, e aspiravano il fumo dall’estremità opposta.
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I conquistatori Spagnoli nel 1518 osservarono
che gli Aztechi fumavano primitive “sigarette”,
quasi simili a quelle che noi conosciamo: il tabacco triturato era avvolto in un prodotto vegetale, forse
foglie di granturco, di forma cilindrica. Conoscevano inoltre l’arte di miscelare le foglie di tabacco
con altre erbe e con resine aromatiche, per migliorare l’aroma. Anche popolazioni del Brasile, Messico e Isole dei Caraibi usavano fumare tabacco in
guaine di materia vegetale (canne da zucchero, foglie di banana). Tuttavia la materia vegetale aveva
degli inconvenienti: il sapore che si sviluppava
quando bruciava, era o troppo dura o troppo fragile
per arrotolarla, il tabacco bruciava rapidamente e
spesso cadeva in bocca.
Gli spagnoli, imitando gli Indios, impararono
subito il nuovo costume. L’uso di papelitos, piccoli
sigari con tabacco avvolto su pezzetti di carta, da
parte di spagnoli e Creoli, era segnalato da missionari spagnoli nel 1635 nelle colonie del Centro e
Sud America. Un rapporto del 1756 descriveva la
produzione di queste sigarette fatte a mano in Messico. Nelle “Memorie” del 1767 Casanova affermava di avere incontrato in Spagna un fumatore di
sigaritos, fatto con tabacco del Brasile avvolto in
un foglietto di carta. Le vere “sigarette” apparvero
in Spagna intorno agli anni 1825-1830: chiamate
cigarrito, erano costituite da un sottile foglietto di
carta quadrato nel quale era fatto entrare il tabacco.
Nelle librerie si vendevano “libretti di carta per sigarette”, fabbricati a Valencia, ma i ceti più poveri
usavano tranquillamente normale carta da lettere
tagliata a pezzetti.
La diffusione della sigaretta in Europa
Secondo gli storici, l’origine della sigaretta moderna (cilindretto di carta velina riempito di tabacco
finemente trinciato) risale a due eventi di guerra.
Durante l’assedio di San Giovanni d’Acri da parte
delle truppe di Ibrahim Pascià nella guerra contro i
Turchi, nel 1832, i soldati turchi usarono i tubi di
carta indiana, utilizzati per contenere la polvere da
sparo, per avvolgervi il tabacco. Altri storici spostano la data al 1837, nella campagna francese in
Algeria, quando durante una sosta nella battaglia
Il Tabacco,
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di Costantina, i legionari utilizzarono i trucioli di
foglie di tabacco avvolti in una foglia intera; tornati in Francia la foglia fu sostituita con piccoli tubi
di carta velina.
Agli inizi del 1800 era molto usato dai francesi
il tabacco da fiuto, e si fumava soprattutto il sigaro
e la pipa; le prime sigarette, di grandi dimensioni e
costose, erano confezionate a mano interamente con
tabacchi turchi. Nel 1843 in Francia furono messe
in vendita le prime ventimila sigarette in carta
litografata fabbricate nella Manifattura di GrosCaillou: la vendita, effettuata a favore dei sinistrati
dell’isola di Guadalupa, colpita da un ciclone, ebbe
grande successo. Nello stesso anno furono poste in
vendita dal monopolio francese due marche di sigarette composte da tabacchi esteri, una avvolta in
carta e l’altra con estremità in legno.
Uno scrittore francese affermava nel 1845 che i
fumatori di sigarette preferivano i tabacchi
Maryland e Virginia, poiché quelli che crescevano
in Francia erano di gusto troppo acre; notava anche
che le sigarette erano presentate in bustine con
soprascritte spagnole, come Papet de hido, fabrica
de Balmasede en Barcelona (le carte spagnole dell’epoca erano famose), ed era usata una carta tagliata in piccole lamine non incollate, mentre all’interno della Francia era usata della carta detta
“paglia di mais”, di colore ossido di ferro (sigarette
uso Guatemala). Esisteva anche uno strumento per
confezionare la sigaretta, il cigarettotipo, formato
da un tubo che si riempiva di tabacco.
L’autore, riportando la diffusa opinione che la
sigaretta non avrebbe avuto successo, affermava:
“L’esistenza e la gloria della sigaretta non dureranno più d’un fuoco di paglia. I fumatori si ricrederanno, .... essi rinunceranno alla sigaretta. Oh, sigaretta tu sarai portata via dal vento dell’oblio.... Ma
consolati! La tua gloria non morirà, e fra mille e
più anni i nostri discendenti che leggeranno questo
libro sul tabacco conosceranno e apprezzeranno la
sorte che avesti nel corso di qualche anno del
diciannovesimo secolo, oh sigaretta”.
Sempre in Francia nel 1848 apparvero le prime
donne fumatrici di sigari, pipe e sigarette (le
Vésuviennes), come simbolo di rivolta contro la
morale corrente.
In Europa la vera diffusione delle sigarette av-
Diana
venne con la Guerra di Crimea (1854-1856), ad
opera dei soldati inglesi e francesi di ritorno dalla
guerra, dalla quale avevano appreso il modo di arrotolare le sigarette dagli alleati turchi. In Inghilterra la prima manifattura di sigarette, fatte a mano
con tabacchi orientali e russi, fu aperta nel 1860;
più tardi apparvero le prime sigarette fatte con
Burley dolce e Virginia Bright. Nel 1868 le ferrovie inglesi istituirono le prime carrozze per fumatori.
Le prime macchine per il confezionamento delle
sigarette, a riempimento di tubetti di carta, apparvero verso il 1870; in Francia la vendita delle sigarette saliva vertiginosamente, passando da
settecentomila pezzi nel 1855 a undici milioni nel
1870 (erano comunque solo il 2% circa delle vendite del monopolio, i francesi preferivano ancora il
tabacco da fiuto e i sigari). Nel 1879 a Parigi la
manifattura di carta per sigarette Braunstein iniziò
a produrre tipi di carte che ebbero subito grande
diffusione e furono esportate in molti paesi.
Nell’Impero Asburgico il monopolio del tabacco vendeva nel 1865 le prime sigarette, chiamate
“doppie”, formate con un bocchino a ciascuna delle estremità e tre volte più lunghe delle attuali, da
tagliare in due prima dell’uso.
In Russia, verso il 1850 la ditta “La Ferme” di
Joseph Huppmann vendeva a S. Pietroburgo una
sigaretta costituita da una miscela di tabacchi orientali, di Burley e Maryland americani. Nel 1869 furono vendute in Italia circa 6.000 kg di sigarette,
tutte d’importazione dall’Oriente; la fabbricazione
delle sigarette, chiamate spagnolette, fu effettuata
dopo il 1879, interamente a mano. L’introduzione
nel 1892 delle prime macchine confezionatrici fece
diminuire i prezzi di vendita e favorì il consumo
delle sigarette. Anche in Germania e Olanda il mercato delle sigarette iniziò dopo il 1880, mentre nei
paesi scandinavi le sigarette comparvero per ultime, per l’abitudine a consumare prodotti non da
fumo (tabacco da fiuto e da mastico).
L’industria del tabacco negli Stati Uniti
Agli inizi del 1800 negli Stati Uniti d’America era
molto popolare il consumo di tabacco sotto forma
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di tavolette compresse da masticare (plug), del trinciato e dei sigari; le prime sigarette erano importate
da Cuba. Nel 1810 l’unico Stato con una fabbrica
di sigarette era la Pennsylvania, seguito poi dal
Connecticut. Il lavoro di fabbricazione delle sigarette era effettuato interamente a mano, ed era così
lento che solo un esperto poteva arrotolare circa
quaranta sigarette al minuto.
Ogni operaio era seduto davanti ad un tavolo
sulla cui superficie era intagliata una piccola fossa
della lunghezza di una sigaretta. Nella fossa era
inserita la carta, con una parte che sporgeva leggermente sopra la parte superiore liscia del tavolo. Una
presa di tabacco triturato era messa sulla carta, e
l’operaio, con una striscia di feltro sul palmo della
mano, strofinava il feltro sopra la fossa, afferrando
così la parte sporgente della carta e formando la
sigaretta con un agile movimento di arrotolamento.
Le estremità erano poi chiuse con colla. Le scorte
erano tenute sul tavolo e le sigarette finite erano
rimosse da altri operai, gli impacchettatori che, resi
abili dalla lunga pratica, afferravano venti sigarette
senza contarle e le ponevano in rotoli ordinati per
racchiuderli in scatole di carta.
Mentre nella fabbricazione del tabacco da mastico (per l’eliminazione del gambo e la battitura
delle foglie) erano impiegati soprattutto operai neri,
per la manifattura delle sigarette furono impiegati
in gran numero lavoratori bianchi: l’arrotolamento
delle sigarette era poi compito riservato esclusivamente alle donne bianche. Erano utilizzati inoltre
molti ragazzi e ragazze di 15-16 anni.
Le mansioni erano molto varie e alcune operazioni poco salutari: gli addetti al taglio del tabacco
dovevano proteggere le narici con garze per evitare l’inalazione della polvere di tabacco. In quegli
anni s’iniziarono ad usare la liquirizia e altri aromi
come agenti di concia per le sigarette.
E’ probabile che l’uso della liquirizia risalga ai
marinai spagnoli. I carichi di tabacco delle navi in
transito dal Sud America alla Spagna erano spesso
alterati dall’umidità dell’atmosfera: come rimedio
i marinai pensarono di spruzzare il tabacco con acqua di liquirizia, per mantenerlo fresco e dolce (il
metodo fu imparato da un tale Cavendish di Norfolk,
in Virginia, che diventò così il primo ad utilizzare
il “tabacco curato con liquirizia”).
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Numerosi furono gli ingredienti usati: rum, anice, comino, coriandolo, semi di angelica, estratto
di valeriana, sciroppi di frutta, vino aromatico, vaniglia. Ci furono anche delle marche di tabacco che
erano manifatturate senza l’utilizzo di alcuna sostanza, e sulle etichette si precisava che il prodotto
era senza “adulterazione e profumo”.
I tabacchi impiegati erano americani (Virginia
Bright, Burley, Maryland), poi furono sostituiti con
tabacchi dell’oriente europeo, greci o turchi. L’insieme dei tabacchi indigeni americani e di quelli
orientali diedero origine alle prime miscele (blend);
inizialmente la percentuale di orientale risultò predominante, poi gradualmente presero il sopravvento
i tabacchi americani. Intorno al 1870 la manifattura Allen & Ginter di Richmond utilizzava nei prodotti il tabacco Havanna, mentre la F.S. Kinney
Company di New York fabbricava una marca fatta
con tabacchi Virginia, Turchi e Perique. Questa ditta
chiamò arrotolatori di tabacco dall’Europa con lo
scopo di insegnare alle ragazze americane l’arte di
fabbricare le sigarette a mano.
Le sigarette confezionate a mano (in media
1.000-1.200 in otto ore di lavoro) avevano naturalmente un prezzo molto elevato. Le manifatture cercarono quindi nuove soluzioni, con macchine che
potevano ridurre il costo della lavorazione e ottenere produzioni su larga scala.
Le prime manifatture per sigarette dotate di
macchinari furono impiantate all’Havana, Cuba, nel
1853, ed apparvero negli Stati Uniti intorno al 1860,
ad opera di J. Huppmann (lo stesso della fabbrica
russa) a New York.
Nel 1860 W.H. Pease realizzava una macchina
con lama rotante, che tagliava le foglie di tabacco
in strisce che potevano essere più facilmente usate
nel confezionamento delle sigarette.
Nel 1875 la Allen & Ginter mise in palio un
premio di 75.000 $ per una macchina capace di
superare le apparecchiature esistenti. James Albert
Bonsack, figlio di un manifattore di merci di lana,
all’età di soli 17-18 anni, decise di entrare nella
competizione. Pochi anni dopo, nel 1880, realizzava e perfezionava una macchina di concezione completamente nuova: da una bobina di carta si otteneva una striscia continua sulla quale cadeva il tabacco, si formava un lungo tubicino (il “baco”) taglia-
Il Tabacco,
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to poi da un coltello in pezzi di uguale lunghezza.
La nuova macchina permetteva di realizzare 200
sigarette al minuto, equivalenti a 96.000 in otto ore;
sostituiva il lavoro di 48 arrotolatori a mano, e portò al crollo dei prezzi delle sigarette. Migliorava
inoltre sensibilmente l’efficienza di una precedente macchina industriale, la Susini-Durand, con la
quale era possibile produrre 3.600 sigarette l’ora.
Fino a quella data le sigarette erano vendute
sfuse, ossia “a peso” o “a numero”: la nuova macchina permetteva di confezionarle in pacchetti contenenti generalmente 10 o 20 sigarette. La macchina di Bonsack fu installata in molte fabbriche, e il
brevetto portato nei principali paesi esteri (nel 1882
il giovane inventore si recò anche a Roma per installarvi una macchina); per alcuni anni la macchina fu costruita a Parigi, in seguito fu realizzata a
Lynchburg e Salem (Virginia). La macchina favorì
la produzione di nuove marche di sigarette; una di
queste affermava sull’etichetta “Le sigarette contenute in questo pacchetto sono manifatturate con
macchine Bonsack”.
Uno storico nel 1884, riferendosi a questa macchina, affermava: “Non ci sono molte macchine al
mondo che siano più complicate o lavorano in modo
più mirabile”, ma al contempo pensava che avrebbe causato stenti nella società, privando molte persone del lavoro (ma la manifattura di James B. Duke
di New York nel 1886 utilizzava quindici macchine di Bonsack, ed impiegava 750 lavoratori).
Per l’industria delle sigarette ulteriori progressi
furono fatti in pochi anni con l’introduzione di nuove macchine: nel 1886 la macchina di William H.
Kerr era capace di confezionare 90.000 pacchetti
al giorno (rispetto ai 600 confezionati da una provetta operaia); nel 1896 la macchina di Kerr e
Charles V. Strickland impacchettava, etichettava,
stampava automaticamente e pesava accuratamente ogni porzione di tabacco; nel 1913 la macchina
di John T. Dalton inseriva un sottile filo lungo il
bordo delle scatole.
La comparsa dell’American blend
Negli USA nel 1880 il consumo dei tabacchi lavorati era costituito per il 55% dal tabacco da masti-
Diana
co, il 24% da sigari, il 18% da trinciato, il 2% da
tabacco da fiuto e l’1% da sigarette. Il tabacco da
mastico era fatto esclusivamente di tabacchi Bright
e Burley, i trinciati fumati con la pipa erano miscele di vari tabacchi flue-cured, poi cambiarono in
Burley dolcificato e infine in una miscela di entrambi. Un trinciato di successo venduto agli inizi
del novecento negli USA, era costituito da una miscela di tabacco Burley, e su ogni pacchetto si affermava che “il tabacco è preparato per fumatori
con un processo per produrre il più delizioso e salubre tabacco per fumatori di sigarette e pipa”.
Alcune manifatture iniziarono ad usare gli stessi
trinciati per le sigarette, anzi alcuni tabacchi per
pipa erano venduti insieme alle cartine per sigarette, molto utilizzate dai fumatori per il
confezionamento manuale delle sigarette (roll-yourown). Con l’uso di nuove miscele, una manifattura
di Durham cambiò l’etichetta da “Tabacco spagnolo di prima qualità” a “Il vero tabacco da fumo di
Durham”.
Le sigarette preferite all’epoca erano le cosiddette “miscele turche” (le marche avevano nomi
orientaleggianti come Fatima, Omar, Osman,
Zubelda), costituite da miscele che contenevano
tabacchi orientali in quantità variabili. Un tentativo nel 1911 di produrre sigarette contenenti solo
tabacco flue-cured fu senza successo.
Per aumentare la vendita delle sigarette fu fatto
largo uso di campagne pubblicitarie, e nei pacchetti si introdussero le cartine (cigarette-cards) di personaggi famosi (attori e attrici, cantanti, ballerini)
e a soggetti vari: le collezioni potevano essere raccolte in un album che si otteneva in cambio di un
certo numero di pacchetti.
Nel 1913 furono lanciate sigarette con una nuova miscela, denominata domestic blend dalla casa
produttrice: era costituita da Virginia Bright (fluecured), Burley conciato e dolcificato con succhi, e
tabacco orientale; alla miscela nel 1916 fu aggiunto il Maryland per migliorarne la combustione. Le
immagini utilizzate sulla confezione richiamavano
in ogni caso la prevalente tendenza del momento
verso le sigarette turche.
Era la prima miscela di tipo American blend,
ed ebbe subito un grande successo. Già nel 1918 le
nuove sigarette costituivano circa il 40% della ven-
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dita totale delle sigarette negli Stati Uniti. Nel periodo il consumo pro-capite delle sigarette saliva rapidamente: da 251 sigarette annue consumate nel
1913, a 1.062 nel 1925.
La produzione delle sigarette negli USA, anche in conseguenza dei miglioramenti apportati
dalle nuove macchine, aumentò rapidamente passando dai 2,4 miliardi di pezzi del 1889 ai 122,4
miliardi del 1929, con un incremento di oltre il
5.000%, mentre i lavoratori impiegati nell’industria
del tabacco salivano nello stesso periodo da 12.042
a 21.600.
Le sigarette diventavano il prodotto più importante tra i tabacchi lavorati, nonostante che in molti
Stati si emanassero le prime leggi contro la vendita
delle sigarette, o “coffin tacks” (chiodi per bare)
come spesso erano chiamate. Nel 1890 ventisei Stati
vietarono la vendita ai minori, nel 1893 lo Stato di
Washington proibì la produzione e l’uso delle sigarette.
Diversi scrittori popolari erano ritenuti responsabili del grande aumento del consumo delle sigarette, nelle campagne di propaganda si diceva che
era realmente provato che le sigarette erano nocive
ai baffi, e si insinuava che due marche erano fatte
di “mozziconi” e “vecchia corda” coperte con carta
velenosa; ma l’analisi effettuata da chimici del Dipartimento di Agricoltura del North Carolina su tredici marche di sigarette popolari esclusero la presenza di sostanze estranee.
L’affermazione delle nuove sigarette
La domestic blend lanciata negli USA ebbe grande
impulso dagli effetti della Prima Guerra mondiale.
Infatti, l’occupazione da parte della Bulgaria del
porto di Kavalla, in Macedonia, il più importante
centro di manipolazione e commercio dei tabacchi
orientali, rese molto difficile il reperimento di questi tabacchi. La riduzione della percentuale di tabacchi orientali impiegati in questo tipo di sigarette fu un vantaggio, e le resero più competitive rispetto alle altre marche. Con la diminuzione dei
costi, il nuovo prodotto poteva essere posto in vendita ad un prezzo più basso, 10 cents per le confezioni da 20, invece dei 15 cents delle altre sigarette.
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Le promozioni per il lancio della nuova marca
furono ingegnose e curiose (simili alle odierne campagne di marketing), e contribuirono alla sua affermazione. Le cifre spese in un anno per la pubblicità raggiunsero 1,5 milioni di dollari (cifra enorme
per il tempo), corrispondenti a circa 6 cents per ogni
pacchetto di 20 venduto a 10 cents, ma le vendite
delle nuove sigarette furono straordinarie: mezzo
miliardo di pezzi nel 1914, 2,4 miliardi nel 1915,
10 miliardi nel 1916, raggiungendo in pochi anni
circa il 40-45% del mercato totale.
Prodotti con miscele simili si diffusero in breve
tempo: nel 1915 apparvero sigarette con la stessa
miscela ma con meno succhi, nel 1916 sigarette con
una miscela a base di Burley conciato e sottoposto
a trattamento termico (tabacco tostato), e nel 1933
sigarette caratterizzate dall’aggiunta di una piccola
percentuale di tabacco orientale Latakia, dall’assenza del Maryland e da un diverso uso dei succhi.
La quota di mercato delle marche con miscele differenti diventò trascurabile.
La diffusione nel mondo
Durante il primo conflitto mondiale (1914-1918),
il Governo degli Stati Uniti, per rispondere alla richiesta del generale Pershing di fornire migliaia di
tonnellate di sigarette al suo esercito, assegnò i contratti d’acquisto di sigarette per le forze armate, sulla
base delle vendite nazionali. La diffusione delle sigarette di nuovo gusto fu quindi ulteriormente favorita, e diventarono predominanti tra i soldati
americani in Francia.
La produzione delle sigarette triplicò dal 1914
al 1919, e per far fronte alle richieste le manifatture
costruirono file di case per i loro impiegati, aumentati vertiginosamente; una compagnia acquistò un
albergo per alloggiarvi le molte ragazze che erano
addette alle macchine per la produzione di sigarette. Sempre durante la guerra, in Inghilterra una sottoscrizione pubblica raccolse denaro per inviare al
fronte 232.599.191 sigarette. Anche le sigarette a
buon mercato (fags) entrarono a far parte della vita
di trincea dei soldati inglesi.
L’industria delle sigarette ebbe ulteriore impulso dall’entrata delle donne come fumatrici. Le pri-
Il Tabacco,
7
me donne fumatrici negli Stati Uniti erano apparse
agli inizi del 1900 a Richmond, utilizzando le sale
d’attesa per signore delle stazioni ferroviarie, ma
dal 1917 le donne iniziarono a fumare apertamente. In una campagna di lancio furono utilizzate anche le donne come testimonial; tuttavia una cantante d’opera che prestò la sua immagine per la
pubblicità ebbe come conseguenza la cancellazione di ingaggi, e passò a fare pubblicità contro il
tabacco. I profitti ottenuti dalle industrie furono
spesso utilizzati in aiuti per gli orfani, istituzioni
scolastiche, ospedali, chiese, e in celebrazioni di
eventi.
Furono introdotte innovazioni nelle industrie di
sigarette; l’aria compressa fu utilizzata per la pulizia dei motori e dei macchinari dalle particelle di
tabacco che causavano inceppamenti, per controllare gli scarti e ridurre al minimo le polveri. Nel
1925 fu introdotta la carta crespata nel filtro delle
sigarette, al posto del cotone, e in Francia nel 1937
fu posta in vendita una nuova sigaretta con filtro
(l’Anic, dal prefisso privativo a e dall’abbreviazione di nicotina). Le ricerche sui filtri furono però
interrotte dal conflitto, e ripresero negli anni ’50.
Fino al 1930 la maggior parte delle sigarette
prodotte fuori degli USA erano non miscelate, fatte con tabacchi turchi o Virginia, o erano sigarette
scure (fatte con tabacchi curati a fuoco) come quelle vendute in Francia, Spagna, Italia e nel Centro
Europa. Le sigarette American blend iniziarono a
diventare popolari in Europa con la Seconda Guerra mondiale (1939-1945), quando furono diffuse
dalle forze armate americane, e presero il
sopravvento nei confronti delle locali sigarette europee dal gusto più aspro. Dopo la fine del conflitto, le sigarette American blend restarono con le truppe d’occupazione della NATO, ed il loro consumo
aumentò in molti paesi.
Negli anni ’50 fu sviluppato il processo di utilizzazione del tabacco ricostituito, e negli anni ’60
fu introdotto il procedimento di espansione del tabacco nelle miscele americane, con lo scopo di produrre tabacco meno denso; il tabacco espanso fu
poi esteso alle sigarette con basso contenuto di condensato.
I gusti dei consumatori cambiarono rapidamente; la domanda per le sigarette di tabacchi puri
Diana
(plain) fermentati chiari, scuri od orientali, si ridusse costantemente, mentre i prodotti di gusto
americano furono presto imitati in molti Paesi, spesso con tabacchi di produzione locale.
Le sigarette attuali
Tra i tabacchi lavorati, le sigarette rappresentano la
forma maggiore di consumo nel mondo, con una
quota intorno al 90-95%. La preferenza verso le
sigarette di tipo leggero (light brands), con minore
contenuto di nicotina e condensato, ha incrementato lo sviluppo della ricerca e della tecnologia, al
fine di ridurre la quantità di agenti nocivi nel fumo.
L’uso del filtro, migliorato e reso più selettivo (generalmente di acetato di cellulosa, o a granuli di
carbone attivo), si è affermato ovunque (in molti
paesi le sigarette con filtro costituiscono il 90% o
più del mercato delle sigarette); carte di
avvolgimento porose e filtri ventilati diluiscono i
componenti del fumo; le sigarette con alto contenuto di tabacco espanso bruciano più rapidamente
riducendo il numero delle boccate di fumo.
Le sigarette disponibili per i consumatori sono
molto diversificate per forma e dimensione, per la
miscelazione e il taglio dei tabacchi, l’uso di filtri,
il contenuto di nicotina e condensato. La maggior
parte delle sigarette ha forma rotonda; alcune orientali (le cosiddette sigarette egiziane) hanno forma
ovale. Le sigarette misurano generalmente tra 60 e
120 mm in lunghezza, tra 20 e 30 mm di circonferenza, con peso variabile da 500 a 1200 mg. Il taglio delle fibre di tabacco varia tra 0,5-0,7 mm
Per le sigarette generalmente il prodotto finito
si ottiene utilizzando combinazioni di tabacchi greggi di varietà, gradi, raccolti e provenienze diverse,
in modo da mantenere costanti nel tempo le caratteristiche organolettiche della miscela. In linea generale nella fabbricazione delle moderne sigarette
si utilizzano alcuni tabacchi che le conferiscono
identità, e altri tabacchi, detti di riempimento, le
cui caratteristiche essenziali sono una buona combustibilità e caratteri gustativi neutri. Sono inoltre
disponibili trinciati con i quali confezionare direttamente a mano le sigarette (roll-your-own).
In base al gusto le sigarette odierne sono gene-
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ralmente distinte in quattro tipi: orientale, americano, inglese, scuro. Il primo tipo è ottenuto interamente con tabacchi greggi orientali (vi appartengono le papyrossi, sigarette russe formate da un
lungo bocchino cavo contenente solo circa 25-30
millimetri di tabacco). Il tipo americano è formato
con alte percentuali di tabacchi Bright e Burley, e
con orientali. Il tipo inglese contiene quasi esclusivamente Virginia Bright, o piccole percentuali di
tabacchi orientali.
La formulazione delle moderne miscele delle
sigarette di gusto americano è costituita dalla combinazione di tabacco Virginia Bright o flue-cured
(40-75%), Burley aromatico (14-45%), Maryland
(1-5%), tabacchi “turchi” od Orientali (5-15%), tabacco ricostituito (5-20%), succhi e aromi in quantità variabili. Le foglie, prima della trinciatura, sono
sottoposte a trattamenti di concia (casing) con sostanze zuccherine, e il tabacco tagliato e secco è
profumato (flavoring) con soluzioni alcoliche di
profumi ed essenze diverse.
Le sigarette scure contengono tabacchi di tipo
americano, Avana e Brasile, e tabacchi orientali di
qualità più forte. Al gruppo appartengono: le sigarette svizzere, che contengono grande quantità di
tabacchi Maryland; le sigarette francesi (French
taste), fatte senza o con pochissimo tabacco
Maryland e con alte percentuali di tabacchi
sudamericani; le sigarette cubane, confezionate con
tabacchi per sigari di Cuba di bassa qualità, e talvolta avvolte con le foglie protettive della pannocchia di mais; le sigarette picadura, usate nell’America del Sud, nelle quali il tabacco consiste di piccoli grani o particelle (tabacco granulato).
Diversi paesi usano tradizionalmente tabacchi
locali e modi di fumare differenti. In Cina e Russia
sono ancora preferite sigarette contenenti prodotti
orientali al 100% o ad alto contenuto di nicotina
(varietà di Nicotiana rustica, o il tabacco curato ad
aria Makhorka, utilizzati per le sigarette papyrossi).
Molto usate in India sono anche le sigarette avvolte con materiale vegetale (foglie secche di banana,
palme, mais), e nelle zone a sud le bidis, a metà tra
il sigaretto e la vera sigaretta, fatte con tabacco scuro
polverizzato (tabacco sun-cured locale) e avvolte
in un pezzo rettangolare di foglia secca di temburni
(Diospyros melanoxylon).
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In Indonesia le sigarette usate sono le kreteks,
aromatizzate con chiodi di garofano macinati in
proporzioni variabili fino al 50%. Nella Papua
Nuova Guinea sono fumate le sticks, larghe e lunghe sigarette che utilizzano un tabacco locale (brus)
curato al sole, sbriciolato e avvolto con carta.
Nei paesi sviluppati i consumi di tabacco tendono a diminuire, mentre per le sigarette le preferenze si orientano verso quelle di tipo americano,
con filtro, e a minore contenuto di nicotina e condensato; la domanda per le sigarette scure è in declino. Questo processo è influenzato da diversi fattori, come tassazione dei prodotti, circostanze socio-economiche, pressioni pubblicitarie, presenza
o assenza di programmi anti-fumo, considerazioni
sanitarie.
Per contro, nei paesi in via di sviluppo e nei
paesi dell’Europa dell’Est, nei quali in anni recenti
sono avvenute modifiche nel sistema economico,
si registra un incremento dei consumi di tabacco,
soprattutto delle sigarette; anche se viene mantenuto l’uso dei tradizionali prodotti, sono comunque in espansione le quote di mercato delle sigarette di tipo americano.
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