“Madiba, la vera storia di Nelson Mandela” UN
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“Madiba, la vera storia di Nelson Mandela” UN “ASSAGGIO” Nel 1652 un giovane chirurgo olandese, insieme alla sua famiglia e a 90 uomini di equipaggio, sbarca nell’estremo sud dell’Africa. La sua missione ha lo scopo di trovare nuove terre per coltivare insalata. La verdura prodotta in quell’angolo bollente di mondo dovrà fornire vitamine agli equipaggi della Compagnia delle indie, decimati da un’infame malattia: lo scorbuto. In realtà quello sbarco segnerà il primo passo verso un nuovo stato: il Sud Africa. Gli olandesi dovranno combattere i coloni inglesi e vagare per decenni sui loro carri prima di avere il predominio assoluto su quelle terre. L’etnia bianca che crebbe in Sud Africa prese il nome di “afrikaner” e concluse definitivamente la sua battaglia 3 secoli dopo: il 28 maggio del 1948 quando il partito nazionalista bianco vinse le elezioni conquistando il potere assoluto. Né a quelle elezioni né alle precedenti furono ammessi a votare uomini e donne di colore, nonostante rappresentassero oltre il 90 per cento della popolazione sudafricana. In quello strano paese arcobaleno una minoranza di 4 milioni di bianchi governava indisturbata una maggioranza etnica di oltre 25 milioni di neri. All’interno di quel nuovo governo, presieduto dall’ex pastore olandese calvinista Francois Malan, militavano molti uomini fanatici dei metodi e delle strategie di Hadolf Hitler e della sua creatura: il nazismo. Alcuni di loro vennero appositamente “formati” e addestrati nelle scuole del terzo raich, imprimendo nelle loro menti l’ispirazione razzista del Fhurer. In pochi anni quei ministri instaurarono con precisione chirurgica e determinazione ferrea uno dei sistemi più tristemente celebri dell’ideologia razzista mondiale. Lo battezzano con un termine olandese che significa “separazione”... l’apartheid”. Entra Turelli, racconto… La nostra storia inizia il 28 maggio 1948, con due incontri per certi versi simili ma per tante motivazioni distinti. Il primo incontro si svolge nei palazzi presidenziali di Città del Capo, nella sede del parlamento afrikaner che domina su 30 milioni di persone, delle quali 25 milioni hanno la pelle nera. Il nuovo primo ministro Francoise Malan, redarguendo i suoi seguaci, incita il suo popolo di afrikaner verso l’instaurazione del regime. E’ già tutto pronto per procedere all’operazione apartheid. Ancor prima di vincere le elezioni i suoi collaboratori, dopo avere studiato i metodi di Hitler, hanno già costruito il palazzo ideologico e normativo sul quale si baserà il concetto di separazione razziale. Malan parla del popolo afrikaner come del popolo eletto da Dio per guidare il Sud Africa. I suoi seguaci lo applaudono, per lui ci sono ovazioni, in suo onore di leva l’inno nazionale dei bianchi. I deputati afrikaner hanno le lacrime agli occhi. INNO DEGLI AFRIKANER A migliaia di chilometri di distanza, in una baraccopoli chiamata Orlando Est, nei sobborghi di Johannesburg si svolge il secondo incontro. E’ lo stesso giorno. 28 maggio. 1948. Non ci sono decine di parlamentari festanti. Ci sono soltanto 3 uomini in una baracca senza luce, acqua corrente e servizi igienici. Sono 3 neri. Uno si chiama Oliver Tambo, ha 26 anni e insegna matematica in una scuola cristiana. Un altro ha 32 anni e fa l’impiegato in un’agenzia immobiliare, si chiama Wolter Sisulu. Infine c’è il padrone di quella casa fatiscente. E’ un giovane avvocato praticante di 29 anni, sposato con due figlioletti. Elegante, distinto, alto e con fisico atletico. Discende da una nobile famiglia di etnia xhosa. Il suo nome è Nelson. Nelson Mandela. E oggi io vi racconto la sua storia...