La voce - Parrocchia di Zanica

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La voce - Parrocchia di Zanica
La voce
Notiziario della comunità parrocchiale di Zanica
PASQUA 2010
ORARI DELLE SANTE MESSE
7.00 9.00* Lunedì Scuola Materna Parrocchia
Martedì Parrocchia
Mercoledì Parrocchia**
Giovedì Parrocchia
Venerdì Parrocchia
Parrocchia
Sabato Parrocchia
18.00 18.30 20.00
Parrocchia
Parrocchia
Parrocchia
Parrocchia
Capannelle
Capannelle
Capannelle
Oratorio
* Celebrazione delle Lodi mattutine - A seguire Santa Messa
** La celebrazione è posticipata alle ore 7.45
DOMENICA E FESTIVI
In parrocchia
Alle Capannelle
Al Padergnone
Ore 18.00 (vigilia) - 7.00 - 8.00 - 9.30 - 11.00 - 18.00
Ore 18.30 (vigilia) - 10.00
Ore 9.00
LA VOCE
Notiziario della comunità parrocchiale di Zanica
Anno 8 - N° 2 - Aprile 2010
Direttore responsabile
Silvano Ghilardi
Direttore di redazione Luca Gattoni
Redazione
Marco Bassi
Veronica Casanova
Fabrizio Colombelli
Luca Gattoni
Silvano Ghilardi
Ennio Locatelli
Valeria Ubbiali
Stampa
Gianluigi Ronzoni
Stefania Bottazzoli
Alice Bottazzoli
CICLOSTILATO IN PROPRIO
http://www.parrocchiazanica.it
VISITE GUIDATE AL MUSEO PARROCCHIALE
Grazie alla collaborazione dei volontari del gruppo “ZanicArtEstoria”, ogni
quarta domenica del mese alle ore
15.45 viene offerta la possibilità di visitare gratuitamente il Museo parrocchiale,
e di essere accompagnati anche nella visita alla Chiesa.
Per informazioni, rivolgersi in casa
parrocchiale.
NUMERI TELEFONICI UTILI
Don Silvano - Casa Parrocchiale
Don Luca - Abitazione
Don Pietro - Abitazione
Reverende Suore - Scuola Materna
Segreteria - Bar Oratorio
035.671.029
035.30.58.953
035.675.063
035.671.107
035.670.558
Nel silenzio limpida risuona
la parola della speranza
“Il primo giorno della settimana,
al mattino presto le donne si recarono al sepolcro,
portando con sé gli aromi che avevano preparato” (Lc 24,1).
L’alba silenziosa del nuovo giorno giunge dopo la tumultuosa vigilia del grande sabato,
in cui al fermento dei preparativi della festa si era aggiunta l’eclatante esecuzione di due malfattori
e un pericoloso millantatore, Gesù di Nazaret, presunto messia e sedicente figlio di Dio.
Dopo l’euforia della festa pasquale la vita quotidiana riprende il suo cammino,
sommessamente, come in punta di piedi.
E nel silenzio che pian piano si riempie di luce irrompe lo stupore e un annuncio inaudito:
il sepolcro di Gesù è vuoto e due uomini in abiti sfolgoranti dicono:
«Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto» (Lc 24,5).
Dopo la notte silente di Betlemme, ecco l’alba di Gerusalemme,
inizio del giorno nuovo che non conosce tramonto, il giorno in cui nel mite silenzio
risuona potente la parola della speranza: La morte è stata inghiottita nella vittoria! (1Cor 15,54).
La Pasqua è davvero il centro della fede cristiana e della storia universale.
La risurrezione di Gesù non è solo il compimento della sua vita,
ma è il fondamento della speranza per ogni uomo.
Così gli apostoli inizieranno ad annunciare con franchezza:
«Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso …
In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini,
nel quale è stabilito che noi siamo salvati» (At 2, 36. 4,12).
Di questo annuncio essi sanno di essere debitori con il mondo intero.
Nella consapevolezza di questo debito, con discrezione e con gioia
vi rinnoviamo i nostri auguri pasquali.
Solo persone nuove possono testimoniare la straordinaria novità della Pasqua,
persone che l’esempio del Maestro e la potenza del suo Spirito iniziano
ad una comunione fraterna che è presagio di un mondo nuovo.
Persone nuove, comunità nuove … ne avvertiamo il fascino e la necessità.
Non è un’utopia, è la nostra speranza e la nostra vocazione.
La vita nuova diventa realtà in noi, insieme.
Ecco l’augurio che ci scambiamo:
l’attenzione reciproca, i saluti, l’amicizia,
l’aiuto nelle piccole o grandi necessità,
la stima e la pazienza …
siano sempre più i segni del cantiere della speranza,
aperto anche tra noi a Zanica.
don Silvano
con don Pietro e don Luca
e con Sr. Donata, Sr. Maria e sr. Francesca
La Voce - Aprile 2010
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EDITORIALI
Alla luce degli avvenimenti di
questi ultimi giorni, segnati da
una parte dalla messa in discussione della credibilità della Chiesa,
anche con attacchi personali rivolti
a Papa Benedetto XVI, e dall’altra
dal dibattito infuocato della campagna elettorale, ci sembra significativo pubblicare questi due
documenti.
Il primo è un editoriale di Ernesto Galli della Loggia, apparso sul
Corriere della Sera, di cui è editorialista dal 1993. Una riflessione
intelligente e pacata sulla situazione del nostro paese, offerta da un
giornalista non credente.
Il secondo un contributo di
Giuseppe Savagnone, docente di
Storia e Filosofia, giornalista di
Avvenire, comparso su Vita Pastorale, sulla situazione culturale
del nostro paese e sull’alternativa
concreta rappresentata dalla Chiesa.
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Un’Italia
anticristiana
Sempre più di frequente il
discorso pubblico delle società
occidentali mostra un atteggiamento sprezzante, quando non
apertamente ostile, verso il Cristianesimo. All’indifferenza e
alla lontananza che fino a qualche anno fa erano la regola, a
una secolarizzazione per così
dire silenziosa, vanno progressivamente sostituendosi un’irrisione impaziente, un’aperta
aggressività che non è più solo
appannaggio di ristrette cerchie
di colti, come invece avveniva
un tempo. Il bersaglio vero e
maggiore è nella sostanza l’idea
cristiana nel suo complesso, come dicevo, ma naturalmente,
non foss’altro che per ragioni
numeriche e di rappresentanza
simbolica, sono poi quasi sempre il cattolicesimo e la sua
Chiesa a essere presi in special
modo di mira. Dappertutto,
ma, come è ovvio, in Italia più
che altrove.
Il celibato, il maschilismo, la
pedofilia, l’autoritarismo gerarchico, la manipolazione della
vera figura di Gesù, l’adulterazione dei testi fondativi, la complicità nella persecuzione degli
ebrei, le speculazioni finanziarie, il disprezzo verso le donne
e la conseguente negazione dei
loro «diritti », il sessismo antiomosessuale, il disconoscimento
del desiderio di paternità e maternità, il sostegno al fascismo,
l’ostilità all’uso dei preservativi
e dunque l’appoggio di fatto alla diffusione dell’Aids, la diffidenza verso la scienza, il
dogmatismo e perciò l’intolleranza congenita: la lista dei capi
d’accusa è pressoché infinita,
come si vede, e se ne assommano di vecchi, di nuovi e di nuovissimi. Ma da un po’ di tempo
vi si aggiunge qualcosa che
contribuisce a dare a quelle imputazioni un peso e un senso
diversi, un impatto più largo e
distruttivo, finendo per unirle
tutte nel segno di un attacco solo complessivo. Questo qualcosa è un radicalismo enfatico
nutrito d’acrimonia; è, insieme,
una contestazione sul terreno
dei principi, un chiedere conto
dal tono oltraggiato e perentorio che dà tutta l’idea di voler
preludere a una storica resa dei
conti. Ciò che più colpisce, infatti, della situazione odierna
— e non solo immagino chi è
credente ma pure, e forse più,
chi come il sottoscritto non lo è
— è soprattutto l’ovvietà ideologico-culturale della posizione
anticristiana, la sua facile diffusione, oramai, anche in ambienti e strati sociali non
particolarmente colti ma «medi», anche «popolari». Ai preti,
alla Chiesa, alla vicenda cristiana non viene più perdonato da
nessuno più nulla. Si direbbe —
esagero certo, ma appena un
poco — che ormai nelle nostre
società, a cominciare dall’Italia,
lo stesso senso comune della
maggioranza stia diventando
di fatto anticristiano. Anche se
esso preferisce perlopiù nascondersi dietro la polemica
contro le «colpe» o i «ritardi»
della Chiesa cattolica.
Tra i tanti e assai complessi
motivi che stanno dietro questa
grande trasformazione dello
spirito pubblico del Paese ne cito tre che mi paiono particolarmente significativi.
Al primo posto l’ingenuità
modernista, l’illuminismo divenuto chiacchiera da bar. Ci piaLa Voce - Aprile 2010
ce pensarci compiutamente
moderni, e modernità sembra
voler dire che gli unici limiti legittimi siano quelli che ci poniamo noi stessi. Le vecchie
autorità sono tutte morte e al
loro posto ha diritto di sedere
solo la Scienza. Siamo capaci di
amministrarci finalmente da
soli, non c’è bisogno d’alcuna
trascendenza che c’insegni
dov’è il bene e dov’è il male.
Che cosa c’entrano dunque la
religione con i suoi comandamenti, i preti con i loro divieti?
Accade così che ogni cosa che
getta ombra sull’una o sugli altri ci appaia allora come la rassicurante conferma della nostra
superiorità: alla fin fine siamo
migliori di chi pure vorrebbe
farci continuamente la lezione.
E poi — ecco un secondo
motivo — la Chiesa e tutto ciò
che la riguarda (religione inclusa) ricadono nella condanna liquidatoria del passato, di
qualsiasi passato, che in Italia si
manifesta con un’ampiezza che
non ha eguali. Il che significa
non solo che tutto ciò che è antico, che sta in una tradizione, è
perciò stesso sempre più sentito
come lontano ed estraneo (unica eccezione l’eno-gastronomia:
l’ideologia dello slow food è la
sola tradizione in cui gli italiani
di oggi si riconoscono realmente), ma significa anche, questa
messa in mora del passato, che
il pensare in termini storici sta
ormai diventando una rarità.
Sempre più diffusi, invece,
l’ignoranza della storia, dei
contenuti reali delle questioni,
e l’antistoricismo, l’applicazione dei criteri di oggi ai fatti di
ieri: da cui la ridicola condanna
di tutte le malefatte, le uccisioni
e le incomprensioni addebitabili al Cristianesimo, a maggior
gloria di un eticismo presunLa Voce - Aprile 2010
tuoso che pensa di avere l’ultima parola su tutto.
E da ultimo il cinismo della
secolare antropologia italiana, e
cioè il fondo limaccioso che si
agita al di sotto dell’appena sopraggiunta ingenuità modernista. Il cinismo che sa come va il
mondo e dunque non se la beve; che appena sente predicare
il bene sospetta subito il male;
che ha il piacere dello sporco,
del proclamarne l’ubiquità e la
forza. Quel feroce tratto nazionale che per principio non può
credere in alcuna cosa che cerchi la luce, che miri oltre e tenga lo sguardo rivolto in alto,
perché ha sempre bisogno di
abbassare tutto alla sua bassezza.
Ernesto Galli Della Loggia
Corriere della Sera - 21/03/2010
Italia:
il problema
è solo politico?
È sempre più evidente, ormai, che il problema del nostro
Paese oggi non è innanzi tutto
politico, ma culturale. Non a caso lo scontro frontale, che da
anni vede contrapposte l’attuale maggioranza e l’opposizione,
ha il suo epicentro non tanto in
una radicale diversità di programmi, quanto nella valutazione di una persona - il nostro
presidente del consiglio - che
non si è mai identificato con
un’ideologia politica, ma ha
puntato su uno stile e un’immagine su cui si proiettano in fondo i sogni e le aspirazioni della
maggioranza degli italiani.
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E della visione della vita sottesa a queste aspirazioni che si
dovrebbe discutere. In realtà,
proprio gli accaniti oppositori
di Berlusconi tendono a oscurare questa elementare considerazione. Essi si ostinano a
mantenere la propria ostilità a
un livello emotivo e viscerale lo stesso di molti suoi altrettanto accaniti sostenitori -, appigliandosi a una serie quasi
infinita di elementi superficiali,
rilevanti se mai sul piano estetico del buon gusto, ma non tali
da giustificare una critica decisiva. Lo scontro culturale rimane, così, a un livello
epidermico, da talk show televisivo.
Tutto ciò, peraltro, non è casuale. Il punto è che la cosiddetta “Sinistra” - in Italia come e
più che altrove -ha da tempo
dovuto abbandonare, sotto la
pressione dei fatti, la propria
originaria ideologia per rifugiarsi in una posizione di ripiego - il cosiddetto “zapaterismo”
-, di stampo liberal-individualista che, nelle sue radici, è sostanzialmente omogenea a
quella berlusconiana.
Da qui l’irrimediabile debolezza della sua linea quando
contrappone al primato degli
interessi privati, a cui si ispira il
premier, una dimensione di responsabilità sociale, che essa
però nega decisamente in campo bioetico, rivendicando la
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piena libertà di ciascuno di disporre di sé stesso, se non invade la libertà altrui; o quando,
nella stessa sfera privata, denuncia la spregiudicatezza etica
di Berlusconi in nome di valori
che essa stessa considera relativi alla coscienza individuale.
Da qui la contraddizione in
cui cade invocando, contro le
“bugie” del suo nemico storico,
la verità dei fatti, dimenticando
di avere fortemente contribuito,
a livello culturale, alla svalutazione del concetto stesso di “verità”, riducendolo a una
questione di interpretazioni
soggettive. Da qui, infine, la
fragilità dell’appello alla legalità, in mancanza di una concezione etica del bene comune,
davanti al fatto che la maggioranza, in Parlamento, può rendere illegale ciò che non lo era,
e viceversa (vedi la legge sulla
sicurezza o quella sullo scudo
fiscale).
Sono solo degli esempi. Sufficienti, però, a comprendere
perché non ci sia da stupirsi se
da anni, ormai, Berlusconi abbia sistematicamente la meglio,
anche a livello politico, sui suoi
oppositori. Essi giocano sul suo
stesso terreno culturale, senza
neppure mostrare di rendersene conto. Ma, al di là di questa
constatazione, che può apparire
più o meno rilevante, ce n’è
un’altra che si impone: viviamo
all’intemo di un sistema culturale univoco, di cui subiamo le
contraddizioni e le perversioni
senza che vi sia un’alternativa
credibile. C’è qualcuno, oggi, in
grado di offrirne una? Il pensiero corre spontaneamente all’ultima enciclica, profondamente
innovativa e alternativa, di Benedetto XVI.
Sì, è la Chiesa l’unica realtà
in grado di guardare dal di fuo-
ri questo sottile “totalitarismo
culturale” e di contestarlo. E
non pensiamo qui alle scelte
contingenti del Vaticano o della
Cei, ma alla Chiesa nella sua
identità profonda, alla sua dottrina sociale ispirata al Vangelo,
e a quel popolo di Dio di cui
parla il Concilio e di cui fa certamente parte, svolgendovi un
ministero fondamentale, la gerarchia, ma che nella sua immensa maggioranza è costituito
dal laicato. Sono loro, i laici, che
secondo lo stesso Concilio, hanno la competenza specifica della gestione delle cose temporali.
Fermo restando il diritto-dovere dei pastori di pronunziarsi
con chiarezza sui princìpi, sono
i laici ad avere da Dio la missione di rendere presente il Vangelo nell’ambito culturale,
sociale, economico, politico.
Tocca dunque ai cristiani laici
di valutare e di rimettere in discussione il clima culturale che
oggi domina il nostro Paese. Se,
come a noi sembra, non è conforme né al Vangelo né alla dottrina della Chiesa, esso va
cambiato. Su questo non importa essere politicamente di
destra o di sinistra. Ci sono verità e valori di fondo di cui noi
credenti siamo fermamente
convinti e che oggi sono sistematicamente traditi - da destra
e da sinistra. È urgente, dunque, un impegno condiviso,
trasversale a tutti gli schieramenti. Bisogna solo prenderne
coscienza e avere il coraggio di
porre mano all’opera. Forse,
sotto questo profilo, davvero è
l’ora di svegliarci dal sonno.
Per aiutare gli italiani a svegliarsi anche loro e a uscire finalmente dai loro sogni illusori.
Giuseppe Savagnone
Vita Pastorale - Marzo 2010
La Voce - Aprile 2010
“ AD-DIO”!
Lome 20 marzo 2010
Eccomi di nuovo a voi!
Sono ormai da un mese in
Togo! E ancora non mi sembra
vero di avere lasciato il Congo!
Non è stato facile lasciare questo paese con le sue innumerevoli sfide, è stato il sacrificio
della mia quaresima di quest’anno! Lasciare coloro che hai
appena incominciato a conoscere e che ami, costa! Rendersi
conto che lasci un paese che vive situazioni di vera sofferenza,
di morte e partire per andare altrove ti spezza il cuore!! Viene
spontaneo chiedersi “ma perché?”! Ma la nostra vita di missionari è così! Oggi sei in un
paese: lo ami, cerchi di conoscerlo e di capirne un poco la
cultura e le tradizioni, di costruire relazioni e stringere
amicizie, di condividerne le situazioni … e poi devi dire “Addio” a tutto e tutti!
“Addio”, espressione di distacco, di partenza che ci porta
lontani! “Addio” saluto che in
genere, nelle nostre culture, si
dice quando si ha la quasi certezza che difficilmente ci si rivedrà ancora! Infatti diciamo
che dire “Addio” è un po’ come
morire! “Addio”, si dice in un
soffio e in quel soffio è contenuta la sofferenza di lasciare chi e
ciò che si ama! Sarà perché me
lo sono ripetuto nel cuore più
volte in questo periodo che mi
sono resa conto della bellezza
di questo saluto … “Addio”, “
Addio”, Addio” … !
Strano ma vero, sta iniziando a piacermi questa parola …
non perché significa distacco,
ma perché se la si dice con calma suona diversamente “Ad
dio!” … “A Dio”, quindi non
più solo saluto, ma un rimettere
l’attimo di distacco che si vive
e il tutto nelle mani di Dio! Un
affidare le persone che hai amato a Dio, a Lui che tutto sa e che
tutto conosce! A Lui che si occuperà di loro meglio, molto
meglio, di ciò che avresti potuto fare tu! Dire “Addio” è quindi
mettere nelle mani di Dio le
persone che ami e lasciare che
sia Lui ad occuparsene!
Non è certamente una scoperta quella che vi sto comunicando, ma è ciò che ho vissuto
e che sono chiamata a vivere
come missionaria! Se penso alle
tante persone incontrate in
Svizzera, in Repubblica Centrafricana, in Ciad, in Polonia, in
Italia, in Spagna … ovunque sono stata … porto nel cuore i loro volti, i loro sguardi, le loro
storie … in realtà non li ho mai
lasciati perché giustamente, nel
lasciarci, ho detto a ciascuno di
loro “Ad Dio”! Sì, li ho messi
tutti nelle Sue mani, ecco perché tutti restano nel mio cuore!
Ecco perché i legami costruiti
continuano a vivere in me, in
noi!
Ma “Addio” è anche sguardo
sul futuro! Si, per colui che parte è un nuovo inizio con la certezza che tutto ciò che
incontrerà e vivrà “è ed appartiene a Dio”! È un po’ come dire:
“Mi affido a Te, affido tutto a te
perché così piace a Te! A Dio”! È
un abbandonarsi nelle sue mani riconoscendo che è Lui che ci
conduce e sa dove e come portarci! È un ripetere di nuovo come Maria: “Eccomi, che si compia
La Voce - Aprile 2010
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in me quello che hai detto”! È un
po’ come dire con Gesù: “Abbà
… non la mia ma la tua volontà si
compia”! È l’espressione della
certezza che Dio sta preparando nuovi cammini e compirà
nuovi prodigi per te! Come è
bello riscoprire il senso delle
tante parole che usiamo!
Qui in Togo, sto a poco a poco cercando di conoscere questa parte dell’Africa, che è ben
diversa da quella che ho conosciuto fino ad ora! Non ho per
il momento attività particolari
perché come sapete sono in una
situazione di “passaggio”, mi
sto preparando per il Benin che
raggiungerò fra qualche mese!
A dire il vero vorrei già esserci!
Sto guardandomi attorno e imparando la nuova lingua che
dovrò parlare poi. Una lingua
molto difficile. Speriamo in bene, perché i miei capelli sono
ormai bianchi e la memoria
non è più fresca come quando
si è giovani! Farò del mio meglio e il resto lo farà il Signore.
Sto leggendo diversi libri sul
Vodu ... ehm una vera scoperta
per me di tanti piccoli e grandi
“dei” e riti! Un paese ricco di
credenze! Si dice che il Benin
sia ancora più ricco di queste
espressioni! Se non sbaglio la
religione del Vodu in Benin è
religione di stato! Mi ritroverò
in un luogo di prima evangelizzazione! Chiedo al Signore di
aiutarmi a camminare con questo popolo che mi donerà nel
pieno rispetto e nella ricerca dei
segni della presenza di Cristo
che da sempre vi è presente e
all’opera! Nella cultura e nelle
diverse tradizioni di qui mi sto
rendendo conto di ritrovare diversi elementi del Ciad, anche
se con sfaccettature diverse! Ma
non vado oltre … sento che ho
ancora bisogno di guardare, osservare e ascoltare!!!
Il mese di marzo è stato un
mese segnato dalla delusione
per il popolo Togolese: il 4 marzo ci sono state le elezioni presidenziali e la gente desiderava
e aspettava un cambiamento,
ma purtroppo questo non è avvenuto! La corruzione è tanta e
chi ha il potere lo sta usando
molto bene, anche sotto il naso
degli osservatori internazionali… che neanche se ne accorgono! L’opposizione aveva le
prove di questa corruzione, ma
il governo ha già fatto sparire il
tutto e arrestato! La gente ne sta
soffrendo e ha cercato di reagire, hanno organizzato marce
che sono state proibite e boicottate! Non vogliono usare la violenza per evitare la dura
repressione da parte del governo! È ancora molto viva in loro
la repressione del 2005, il tanto
sangue versato per avere il potere dall’attuale e rieletto presidente! Il popolo togolese vuole
la Pace, vuole lo Sviluppo, vuole la Libertà … . Vi chiedo di accompagnare con la vostra
preghiera questo popolo e tanti
altri popoli che vivono la stessa
situazione!
La Pasqua si sta avvicinando! A voi tutti porgo il mio più
caro augurio di una Pasqua ricolma di gioia nella certezza
che Cristo è veramente Risorto
e continua a Risorgere in ogni
situazione! Che Lui ci renda
sempre più suoi testimoni capaci di portarlo ovunque e soprattutto capaci di affidare tutti
e tutto a Lui …. “ a Dio”!
Un abbraccio pieno di gioia
pasquale a tutti!
Sr M. Teresa Traina
Sœurs Missionnaires
Comboniennes
04 B. P. 105
LOME 04 – TOGO
Tel. 00228 250 58 13
Email: [email protected]
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La Voce - Aprile 2010
La leggenda
della passiflora
Nei giorni lontani, quando il
mondo era tutto nuovo, la primavera fece balzare dalle tenebre verso la luce tutte le piante
della Terra, e tutte fiorirono come per incanto.
Solo una pianta non udì il richiamo della primavera, e
quando finalmente riuscì a
rompere la dura zolla la primavera era già lontana...
- Fà che anch'io fiorisca, o Signore! - Pregò la piantina.
- Tu pure fiorirai - rispose il
Signore.
- Quando? - chiese con ansia
la piccola pianta senza nome.
- Un giorno... - e l'occhio di
Dio si velò di tristezza.
Era ormai passato molto
tempo, la primavera anche
quell'anno era venuta e al suo
tocco le piante del Golgota avevano aperto i loro fiori. Tutte le
piante, fuorché la piantina senza nome.
Il vento portò l'eco di urla
sguaiate, di gemiti, di pianti: un
uomo avanzava fra la folla urlante, curvo sotto la croce, aveva il volto sfigurato dal dolore
e dal sangue...
- Vorrei piangere anch'io come piangono gli uomini - pensò
la piantina con un fremito...
Gesù in quel momento le
passava accanto, e una lacrima
mista a sangue cadde sulla
piantina pietosa. Subito sbocciò
un fiore bizzarro, che portava
nella corolla gli strumenti della
passione: una corona, un martello, dei chiodi... era la passiflora, il fiore della passione.
GESù
E Gesù rivedeva, oltre il Giordano
campagne sotto
il mietitor rimorte:
il suo giorno non molto
era lontano.
E stettero le donne in sulle porte
delle case, dicendo: Ave, Profeta!
Egli pensava al giorno
di sua morte.
Egli si assise all'ombra d'una meta
di grano, e disse:
Se non è chi celi sotterra il seme,
non sarà chi mieta .
Egli parlava di granai ne' Cieli:
e voi, fanciulli,
intorno lui correste
con nelle teste brune aridi steli.
Egli stringeva al seno quelle teste
brune; e Cefa parlò: Se costì siedi,
temo per l'inconsutile tua veste.
Egli abbracciava
i suoi piccoli eredi;
Il figlio - Giuda bisbigliò veloce d'un ladro, o Rabbi,
t'è costì tra' piedi:
Barabba ha nome il padre suo,
che in Croce
morirà». Ma il Profeta,
alzando gli occhi,
«No», mormorò
con l'ombra nella voce;
e prese il bimbo
sopra i suoi ginocchi.
Giovanni Pascoli
La Voce - Aprile 2010
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CELEbRAZIONI PENITENZIALI PER LA PASqUA
martedì 30
mercoledì 31
venerdì e sabato Alle Capannelle:
ore 15.00: medie
16.15: quinta elementare 17.00: adolescenti
ore 20.30: adulti, giovani e adolescenti
ore 9.20 - 15.00: giovani e adulti
ore 9-12 e15-18.30, quando non si è impegnati nelle celebrazioni.
mercoledì 1
sabato 3
Ore 17.30 Confessioni per giovani e adulti
Ore 15.00 Confessioni per giovani e adulti (fino alle 16)
TRIDUO PASqUALE
Primo giorno: PASSIONE E MORTE DI GESù
GIOVEDì
SANTO
VENERDì SANTO:
ore 16.30 Prepariamo la Cena del Signore - Celebrazione con i ragazzi
ore 20.30: MESSA “NELLA CENA DEL SIGNORE”
ore 22-23: Veglia eucaristica (animata da adolescenti e giovani)
ore 9.00: Gesù caricato della croce, viene condotto al Calvario. Lodi
ore 11.00: veglia eucaristica per ragazzi delle elementari e delle medie.
ore 12.00: L’agonia. Si fece buio su tutta la terra. Ufficio delle Letture.
ore 15.00: Gesù muore in croce. Via Crucis.
ore 20.30: AZIONE LITURGICA DELLA PASSIONE E MORTE DI GESù.
Processione con la statua dell’Addolorata.
Secondo giorno: FU SEPOLTO - DISCESE AGLI INFERI
SAbATO SANTO
Giorno della sepoltura e del silenzio.
ore9.00: Lodi.
Visita e bacio del Crocifisso.
Ore 11.30: Benedizione delle uova in Chiesa Parrocchiale, per tutti
Terzo giorno: RISUSCITò
SAbATO
Ore 21.00: VEGLIA PASqUALE.
DOMENICA DI PASqUA ss. messe: ore 7.00 - 8.00 - 9.30 - 10.00 (Capannelle)- 11.00 - 18.00
Lunedì dell’Angelo
ss. messe: ore 8.00 - 9.30 - 10.00 (Capannelle)- 11.00 - 18.00
Alle Capannelle:
GIOVEDì
SANTO
VENERDì SANTO:
SAbATO SANTO
10
ore 20.00: MESSA “NELLA CENA DEL SIGNORE”
ore 15.00: Via Crucis.
ore 20.00: AZIONE LITURGICA DELLA PASSIONE E MORTE DI GESù.
Visita e bacio del Crocifisso - Ore 14.30 Benedizione delle uova
Ore 21.00: VEGLIA PASqUALE nella Chiesa Parrocchiale
La Voce - Aprile 2010
APRILe 2010
Liturgia
Impegni parrocchiali
1
G
GIOVeDI SANtO
«Messa del crisma» in Cattedrale
Messa in coena Domini: ore 20.30 (Capannelle: ore 20)
2
V
VeNeRDI SANtO
Azione liturgica della Passione e morte di Gesù: ore 20.30
(Capannelle: ore 20)
3
S
SAbAtO SANtO
Veglia Pasquale: ore 21
4
D
PASqUA DI ReSURRezIONe
messe: ore 7 - 8 - 9.30 – 10 (Capannelle) - 11 – 18
Il dono di San Nicolò
5
L
6
M
7
M
8
G
Lectio divina: ore 18 (Capannelle) e 20.30
9
V
Lectio divina: ore 17 - Catechisti: ore 20.45
10
S
ore 14.30: Prima Confessione comunicandi
11
D
12
L
ore 15 e 20.45: Adulti di Azione Cattolica
13
M
ore 20: Ufficio comunitario
14
M
15
G
ore 7: Pellegrinaggio alla S. Sindone
ore 20: Ufficio comunitario (Capannelle)
16
V
Lectio divina: ore 17
17
S
18
D
19
L
20
M
21
M
22
G
Lectio divina: ore 18 (Capannelle) e 20.30
23
V
Lectio divina: ore 17 - Catechisti: ore 20.45
24
S
ore 14.30: Pellegrinaggio alla S. Sindone
25
D
26
L
ore 20.30: Confraternita
27
M
ore 20.30: Unitalsi
28
M
S. Gianna Beretta Molla
ore 20.45: Effetto Bibbia (ad Azzano)
29
G
S. Caterina da Siena,
Patrona d’Italia e d’Europa
Lectio divina: ore 18 (Capannelle)e 20.30
Inizio festa della Famiglia (Scuola dell’Infanzia)
30
V
messe ore 8 - 9.30 – 10 (Capannelle) - 11 – 18
S. Giovanni Battista de La Salle
II domenica di Pasqua
III domenica di Pasqua
ore 9.30: Consegna della veste bianca per prima comunione
ore 11: battesimi - Alle Capannelle: Gruppo famiglie
ore 10: Battesimi (Capannelle)
ore 20.45: Gruppo missionario
IV domenica di Pasqua
La Voce - Aprile 2010
Lectio divina: ore 17
11
MAGGIO 2010
Liturgia
Impegni parrocchiali
1
S
S. Giuseppe lavoratore
2
D
V domenica di Pasqua
Il dono di san Nicolò - ore 16: battesimi
3
L
Ss. Filippo e Giacomo
20.30: Rosario nei quartieri - ore 21,15: CPAE
4
M
5
M
B. Caterina Cittadini
20.30: Rosario nei quartieri
6
G
Lectio divina: ore 18 e 20.30
7
V
Adorazione eucaristica: 7.30-11; 16-18;
20.30: Rosario nei quartieri
8
S
ore 7.30: Pellegrinaggio alla S. Sindone
9
D
10
L
ore 15: Adulti di AC - 20.30: Rosario nei quartieri
11
M
ore 20: Ufficio comunitario
12
M
13
G
14
V
15
S
16
D
17
L
18
M
19
M
20
G
21
V
22
S
B. Luigi M. Palazzolo
23
D
PeNteCOSte
24
L
20.30: Rosario nei quartieri - ore 21: Confraternita
25
M
ore 20.30: Unitalsi
26
M
27
G
Lectio divina: ore 18 e 20.30
28
V
Lectio divina: ore 17 - 20.30: Rosario nei quartieri
29
S
30
D
SANtISSIMA tRINItà
ore 11: battesimi
31
L
VISItAzIONe b.V. MARIA
Pellegrinaggio mariano vicariale alla Madonna dei campi
di Stezzano
12
VI domenica di Pasqua
S. Grata
20.30: Rosario nei quartieri
ore 20: Ufficio comunitario (Capannelle)
Lectio divina: ore 20.45
S. Mattia
Lectio divina: ore 17 - 20.30: Rosario nei quartieri
ASCeNSIONe
ore 11: Messa di Prima comunione
20.30: Rosario nei quartieri
Ss. Bartolomea Capitanio
e Vincenza Gerosa
ore 20.45: Gruppo missionario
20.30: Rosario nei quartieri
S. Bernardino da Siena
ore 16.15: celebrazione penitenziale elementari
Lectio divina: ore 18 e 20.30
ore 15: celebrazione penitenziale medie
Lectio divina: ore 17 - 20.30: Rosario nei quartieri
S. Filippo Neri
ore 15: Adorazione eucaristica missionaria
20.30: Rosario nei quartieri
La Voce - Aprile 2010
Invito
alla lettura
LIBRO DELL’ESODO
I CONteNUtI
“Esodo” significa “uscita”:
s’intende l’uscita degli Ebrei
dall’Egitto verso la libertà, narrata nei primi quindici capitoli
di questo libro. In ebraico il libro è chiamato Shemòt “I nomi”, da una delle prime parole.
I discendenti di Giacobbe scesi
in Egitto sono diventati un poLa Voce - Aprile 2010
polo numeroso e per questo
vengono oppressi dal faraone.
Il Signore li libera dalla schiavitù (cc.1-15); li fa incamminare
nel deserto verso la terra promessa (cc.16-18); stringe con loro un’alleanza, subito infranta e
ristabilita (cc. 19-24; 32-34); infine Egli stesso viene a dimorare in mezzo a loro nel santuario
mobile(cc. 25-31; 35-40). Il libro
dell’Esodo contiene i cardini
della fede, dell’identità e della
vita d’Israele: il Signore, mediante Mosé, rivela il proprio
Nome al popolo; fa sperimentare la propria presenza nei “segni” forti contro l’Egitto e nella
salvezza al Mar Rosso.
La celebrazione della Pasqua
permette a ogni generazione di
Ebrei di rivivere e riappropriarsi della liberazione dalla schiavitù. Mediante l’alleanza al
Sinai, Israele diviene popolo di
Dio, con l’impegno ad osservare la legge. Nella tenda innalzata da Mosé, Dio abita in mezzo
al suo popolo. Ecco uno schema
a grandi linee:
* In Egitto: gli Ebrei oppressi
e liberati (1,1-15,21)
* Nel deserto: le tappe verso
il Sinai (15,22-18,27)
* Al Sinai: alleanza e santuario(19,1-40,38)
Le CARAtteRIStICHe
Il libro dell’esodo è composto prevalentemente da narrazioni e da leggi: si raccontano le
opere di Dio e si narra come
Dio stesso offra l’alleanza e
chieda fedeltà alla legge. Solo
nell’intreccio di racconto e di legislazione si può comprendere
il libro, ma si deve anche tenere
conto della distanza di tempo e
di cultura che ci separa dai testi
che leggiamo. Gli eventi narrati
appartengono alla storia delle
origini; essi sono stati oggetto
di molteplici interpretazioni di
tipo epico e teologico. Come avviene anche negli altri ricordi di
questo evento, presenti un pò
in tutto l’Antico Testamento, e
non soltanto nel Pentateuco, la
trama di episodi molto antichi
e a volte assai differenti tra loro,
viene unificata e ingrandita. In
alcune pagine del libro, ad
esempio, l’evento è narrato come una espulsione di Ebrei da
parte degli Egiziani (12,29-36
esodo-cacciata); in altre pagine
si tratta invece di una fuga di
Ebrei davanti all’esercito egiziano (14,5-15,21 esodo-fuga).
Da una tradizione all’altra gli
aspetti prodigiosi si dilatano, le
cifre si ingrandiscono. Nella lettura sinagogale e nelle celebrazioni delle sue feste, Israele, da
sempre, si riconosce come colui
che continuamente “esce”
dall’Egitto, accoglie la legge del
suo Dio e vive con lui nell’alleanza del Sinai. Per i cristiani, la
liberazione di Israele dalla
schiavitù d’Egitto è una prefigurazione e un anticipo della
redenzione che Dio opera per
tutti gli uomini mediante Gesù.
L’ORIGINe
Così com’é il libro dell’Esodo venne letto dopo l’esilio babilonese. La tradizione ebraica
e cristiana lo hanno attribuito,
come gli altri del Pentateuco,
all’attività letteraria di Mosé,
ma gli studi degli ultimi tre secoli hanno dimostrato la complessità delle tradizioni che vi
sono confluite e le rielaborazioni che si sono succedute. Oggi
si ritiene che il libro dell’Esodo
nella sua stesura attuale sia da
porsi tra il V e il IV secolo a.C.
Ennio Locatelli
13
L’oratorio
luogo
di educazione
Noi crediamo all’oratorio
come luogo di educazione alla
vita semplice. Abbiamo perso
o stiamo perdendo il gusto delle cose semplici. Ci siamo creati
mille esigenze e spendiamo
gran parte della vita per accontentarle,per poi accorgerci che
l’insoddisfazione rimane. Ci
siamo dimenticati che una cosa
è bella quando noi viviamo la
presenza con entusiasmo, con
amore. Chi è capace di amare sa
che può contare mille volte di
più la semplicità di un sorriso
che non è un regalo prezioso.
Sapersi accontentare delle cose
semplici, animarle con l’ entusiasmo che le fa grandi, gioirne
con verità: questo ci sta a cuore. E noi crediamo che l’oratorio possa educare a questo con
le sue proposte semplici, capaci
di far ritrovare il gusto di essere bambini, di essere ragazzi, di
essere giovani.
Noi crediamo all’oratorio
come luogo di educazione alla
vita insieme. Contro la logica
individualistica di questa società, contro l’abitudine alla divisione che sperimentiamo ogni
giorno, contro l’indifferenza nei
rapporti con gli altri, noi affermiamo l’urgenza di ristabilire
dei momenti in cui la persona si
ritrovi con altre persone in assoluta parità, mettendo da parte ciò che divide per
evidenziare invece ciò che unisce. Affermiamo che i bambini
e i ragazzi devono essere sottratti al contagio dell’indifferenza e del individualismo,
devono essere posti a contatto
con i loro coetanei per imparare
a vivere con loro e per imparare
ad avere un cuore non angusto
e povero ma capace di avere il
mondo stesso come sua dimensione. E crediamo che accanto
14
alle altre istituzioni ( famiglia,
scuola, società sportive ……)
anche l’oratorio possa dare un
contributo alla crescita di questa mentalità aperta.
Noi crediamo all’oratorio
come luogo di educazione all’amore di Dio. Quando usiamo la parola “fede”, troppo
spesso ci viene in mente un atteggiamento difficile e strano,
fatto forse di grandi idee e di
troppo piccole realizzazioni; e
quindi un atteggiamento Non
attraente, un po’ ammuffito,
un po’ logoro. Ma la fede è anzitutto consapevolezza della
presenza amorosa di Dio in tutte le cose, fede è scoprire Dio
presente nelle diverse situazioni di cui siamo protagonisti, fede è “ sentire” Dio. E sentirlo
come Padre, come amico, come
uno che viaggia con noi su queste strade difficili, con una presenza vigile e serena. Fede è
accorgersi di Dio e comunicare
con lui nel cuore, senza incertezze. E noi crediamo che l’oratorio possa aiutare i ragazzi a
guardare cosi al Signore che li
ha amati, che li ha proposti come modello del vero credente;
crediamo che l’oratorio possa
educare alla preghiera semplice
e spontanea, animata dalla vita
e nutrita dai fatti concreti che la
riempiono. Certo sono valori
difficili e impegnativi, e come
tutte le cime, non si possono
scalare se non in cordata, se
non aiutandosi l’un l’altro con
spirito di autentica collaborazione. È capace di collaborare
non chi punta il dito sugli sbagli degli altri scandalizzandosene, ma chi si rimbocca le
maniche per correggerli. È capace di collaborare chi non abbandona il campo scoraggiato
dagli scarsi risultati, ma chi ci si
La Voce - Aprile 2010
butta con più entusiasmo. È capace di collaborare chi trova un
posto per il suo impegno personale accanto agli altri e non lo
abbandona, costi quel che costi.
Con gente così l’oratorio può
fare miracoli.
Di che cosa ha bisogno
l’oratorio?
* L’oratorio ha bisogno della
presenza dei ragazzi e dei giovani. È questo l’elemento essenziale: si può essere animati
dai più santi propositi e dal più
forte entusiasmo, ma se i ragazzi e i giovani non ci sono non si
può fare niente.
* L’oratorio ha bisogno della
collaborazione dei genitori,
senza questa collaborazione infatti non si può costruire niente.
LA VItA è UNA
COSA MeRAVIGLIOSA
Domenica
Lunedì
4 aprile
5 aprile
20.45
16.00 e 20.45
Sabato
10 aprile
Domenica 11 aprile
20.45
16.00 e 20.45
DRAGON tRAINeR
Ci vogliono genitori che credono nell’oratorio, che stimolano
i loro figli a frequentarlo, che
sono disposti a dare una mano
perché funzioni meglio. E siamo certi che di genitori così ne
esistono tantissimi: sono tutti
quei genitori che sono preoccupati sul serio della crescita dei
loro figli, tutti quei genitori che,
ricordano la loro fanciullezza,
ricordano volentieri le loro domeniche in oratorio. A questi
genitori noi rivolgiamo un appello: abbiamo bisogno di voi,
non lasciateci soli. Con voi con
i vostri suggerimenti, con il vostro aiuto, con la vostra collaborazione siamo sicuri di poter
fare grandi cose perché con voi
e come voi vogliamo un gran
bene ai nostri ragazzi e vogliamo crescano veramente in gamba.
* L’oratorio ha bisogno di
animatori generosi e, grazie a
Dio se queste cose saranno garantite, il nostro oratorio funzionerà e diventerà la cellula
viva della comunità. Diventerà
il nucleo della speranza per domani quando questi ragazzi,
cresciuti alla scuola di valori
grandi, sapranno affrontare le
scelte della vita con grande generosità. Non vale la pena, per
un progetto così, di metterci un
po’ di passione, un po’ di fatica? Non vale la pena di darci
una mano tutti insieme?
I catechisti
Gianni e Stefania
Sabato
17 aprile
Domenica 18 aprile
La Voce - Aprile 2010
20.45
16.00 e 20.45
15
Cosa è poi ‘sta
condividenza?
Stare insieme in modo sano, costruttivo e gioioso è ciò che di più
bello e difficile può fare un gruppo
di persone!
Ma cominciamo dall’inizio:
dopo il CRE 2010 un folto gruppo di animatori ha costituito il
G.E.O.Z. (Gruppo Educativo
Oratorio di Zanica).
Il G.E.O.Z. ha fatto degli incontri di formazione e ha organizzato e gestito il camposcuola
a Santa Caterina Valfurva per i
ragazzi delle medie.
Poi, senza nemmeno il tempo di “tirare il fiato”, ha organizzato
e
gestito
la
CONDIVIDeNzA 2010 per i
ragazzi del triennio delle superiori…
Infatti mercoledì 17 marzo
alle ore 19 si sono presentati in
oratorio 15 adolescenti muniti
di sacchi a pelo, brandine, pigiami, cuscini, …
Sembravano 15 sfollati in
cerca di un rifugio!
Hanno accettato di pernottare in oratorio per due giorni
dalle 19 alle 7 del mattino, affrontando momenti di riflessione, giochi, preghiere, cene,
partirelle, colazioni al bar, …
Dormire fuori casa, sentirsi
grandi, comportarsi da grandi, tirare tardi, dormire insieme ai propri amici… è forse ciò che
sinteticamente descrive meglio
questa esperienza.
Un plauso speciale agli animatori che hanno affiancato i
ragazzi con attenzione, passione e gioia di stare insieme, ottenendo di vivere un’esperienza
che difficilmente sarà dimenticata.
A FARe POI?
L’intenzione è quella di ricordare che l’oratorio è anche il
luogo dove è possibile sperimentare la gratuità, l’accoglienza e l’amore di Dio e G.E.O.Z.
cerca di formarsi all’attenzione
educativa soprattutto attraverso le Buone Pratiche. Ricordiamo
poi che G.E.O.Z. è anche su facebook!
E ora è tempo che i ragazzi e
giovani dalla prima superiore
in poi si iscrivano al CRE 2010!
16
La Voce - Aprile 2010
Cammino
per fidanzati
che si
preparano
al matrimonio
Quali sono i principali valori
che servono a tenere unita una
famiglia? Quali sono le difficoltà maggiori che una coppia può
incontrare? Riusciremo a stare
sempre insieme? Cosa centra
Cristo e la Chiesa con il nostro
amore? Perchè si fa il corso fidanzati? Sono con queste e tante altre domande che le coppie
di fidanzati si presentano al
“Cammino per fidanzati che si preparano al matrimonio”, un servizio che la nostra Parrocchia
cura ormai da diversi anni, coordinandosi con le parrocchie
di Azzano San Paolo e Stezzano, e che ha visto coinvolte decine di coppie di fidanzati, non
solo provenienti dalla nostra
parrocchia, e alcune coppie di
sposi, insieme ai nostri sacerdoti.
Cammino per fidanzati e
non “corso” come si diceva un
tempo. Probabilmente il cuore
dell’esperienza che fidanzati,
coppie di sposi e sacerdoti vivono, attraverso i momenti di
incontro organizzati al sabato
sera tra gennaio e marzo, sta
proprio in questo: mettersi fian-
co a fianco e ognuno con la propria esperienza di vita percorrere un pezzo di strada insieme,
senza fretta.
Ogni cammino che si rispetti
prevede un itinerario, comporta un punto di partenza ed uno
di arrivo. È questo un cammino
speciale perché si apre su scelte
di vita fondamentali che coinvolgono la totalità del loro essere, per questo lo si è diviso in
tre tappe, proprio come quando
si affronta una vetta impegnativa.
La prima tappa è centrata
sulla scoperta del dono che
ogni uomo ha ricevuto, l’amore, e che la vita ha senso unicamente nel vivere l’amore, in
particolare verso una persona
con la quale reciprocamente si
desidera, si sceglie, si vuole impegnare tutto se stessi, perché
amando e desiderando la felicità dell’altro ci si realizza come
persona umana.
Si arriva così a scoprire che
non ci bastano più solo alcuni
momenti della settimana, alcu-
SOttOSOPRA - CRe 2010
Anche se mancano ancora tre mesi all’inizio,
possiamo ufficialmente annunciare che l’inizio
del CRE 2010 è previsto per lunedì 21 giugno, e
la chiusura per venerdì 16 luglio.
Sul prossimo numero de La Voce verranno date le indicazioni per l’iscrizione.
Nelle prossime settimane incominceranno gli
incontri per gli ANIMATORI: chi volesse partecipare al CRE come animatore, si sbrighi a dare
il proprio nome in segreteria!!! Il termine ultimo
per l’iscrizione è mercoledì 7 aprile.
La Voce - Aprile 2010
17
ni progetti vissuti insieme, ma
che si desidera condividere tutto il tempo. Si comincia a parlare di “casa”, di sposarsi e di
sposarsi in chiesa.
Il matrimonio viene vissuto
come una scelta “naturale” proprio perché, realizzandosi in un
dono totale, reciproco ed esclusivo tra un uomo ed una donna,
esso “è” la risposta naturale ed
adeguata alle esigenze dell’amore ed attraverso di esso si
esprime il mistero grande di
Dio: la seconda tappa ci ha condotti a riscoprire cosa significano per l’uomo i sacramenti che
Gesù Cristo ci ha donato fino a
cogliere con sorpresa che il sacramento del matrimonio non
sta tanto nel rito che si andrà a
compiere, o nella benedizione
che riceveremo dal sacerdote,
ma sta essenzialmente nei due
sposi che promettendosi di
amarsi di un amore fedele, unico, indissolubile e fecondo diventano
il
sacramento
dell’amore di Dio, dell’amore
che è Dio.
Come custodire tanta ricchezza? Questa la terza tappa:
tenere il fuoco dell’amore ac-
ceso ogni giorno, alimentandolo perché dia sempre più calore
nelle giornate serene e riparandolo da folate di vento nei momenti difficili della vita,
sostenendosi a vicenda, aprendosi alla comunità. Alcuni accorgimenti, qualche piccola
indicazione di chi ha già fatto
un pezzo di strada nel matrimonio, ma l’importante è andare alla fonte dalla quale
proviene tutto l’amore di cui gli
sposi hanno bisogno: Dio stesso. Il cammino vuole dunque
essere un itinerario di fede che
non può esaurirsi all’interno di
pochi incontri ma che necessita
di proseguire all’interno delle
rispettive comunità cristiane
grazie ad una pastorale familiare attenta a tutte le stagioni della vita.
Bravi i fidanzati che anche
quest’anno hanno accolto l’invito a fare un tratto di strada insieme a noi. Con la loro
presenza assidua e partecipata
hanno contribuito alla crescita
di tutti, si sono strette nuove
amicizie, con il loro entusiasmo
hanno arricchito noi coppie di
sposi.
Grazie a don Silvano e don
Luca che in ogni incontro hanno spezzato per noi la Parola di
Vita, aiutandoci a cogliere il gusto buono che essa dà alla quotidianità della vita di ogni
coppia.
Giancarlo, Maria,
Carmine, Silvia,
Alessandro, Monica
SOMMARIO
Nel silenzio limpida risuona
la parola della speranza . . . . . pag. 3
Un’Italia anticristiana . . . . . . pag. 4
Italia: il problema è solo
politico? . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 5
“Ad-Dio” . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 7
La leggenda della passiflora . pag. 9
Settimana santa . . . . . . . . . . pag. 10
Calendario aprile . . . . . . . . . pag. 11
Calendario maggio . . . . . . . . pag. 12
Il libro dell’Esodo . . . . . . . . . pag. 13
L’oratorio come luogo
di educazione. . . . . . . . . . . . . pag. 14
Condividenza . . . . . . . . . . . . pag. 16
Cammino per fidanzati . . . . . pag. 17
Le coppie che hanno partecipato al percorso fidanzati 2010
18
La Voce - Aprile 2010
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