giugno 2009-ok

Transcript

giugno 2009-ok
nerocianomagentagiallo
Giugno 2009
CORRIEREMEDITERRANEO
Anno XL - N. 1
Abbonamento annuo: ord. t 5,00; sost. t 25,00
Spedizione in abbonamento postale: pubblicità non superiore al 50%
Il presente periodico può essere letto anche online sul sito www.ucoi.it
NEL CINQUANTENARIO DELLA SUA MORTE
Enrico De Nicola
Francesco Paolo Casavola*
Il 22 fabbraio 1909, il poco
più che trentenne avvocato Enrico De Nicola (ch’era nato a
Napoli il 9 novembre 1877),
fece valere la sua candidatura
alla Camera dei Deputati, nel
Collegio di Afragola, contro
quella di don Luigi Simeoni, avvocato de Il Mattino e appoggiato dal giornale, giolittiano, liberale conservatore espressione
della grande proprietà terriera.
De Nicola era già da quattro
anni battagliero Consigliere comunale di Napoli, e aveva praticato anche il giornalismo
come cronista giudiziario e poi
come caporedattore di un periodico, il Don Marzio. Vinse per
la sua oratoria essenziale, per il
suo stile riservato, per la sua figura insieme austera e affabile,
per il suo agnosticismo di pragmatico riformista. In una intervista concessa a Giovanni Ansaldo nel 1959, De Nicola stesso riconosce che quella elezione al Parlamento, contro un avversario che si era misurato vittoriosamente perfino con Crispi,
fu clamorosa. Ne ebbe elogio
da Edoardo Scarfoglio e un viatico profetico da Matilde Serai
con queste parole: “Grande è il
suo sogno. Egli è figliuolo diletto del destino”.
Fu confermato deputato per
cinque legislature. Sottosegretario alle Colonie dal 1913 al
1914, al Tesoro nel 1919, iol
26 giugno 1920 fu eletto presidente della Camera dei deputati. Nella seduta, prima della ce-
AMMINISTRAZIONE
ED INFORMAZIONE
Quali scelte possibili e sufficientemen
te trasparenti in una comunità in cui
l’informazione dilaga in tutte le forme le
cite e non dalla spiata ad internet?
Sono decenni che si parla di trasparen
za ma questo concetto si era andato for
mando in relazione alla gestione del da
naro pubblico che si desiderava avvenisse
(continua alla 5ª pag.)
(continua alla 6ª pag.)
LA RIQUALIFICAZIONE EDILIZIA ED URBANISTICA DI NAPOLI
Guido D’Angelo*
La città di Napoli possiede un inestimabile patrimonio d’arte e di storia. E –
nonostante la devastazione delle sue colline – l’incanto del golfo rende ancora Napoli una città di straordinaria bellezza paesistica. Tutto ciò dovrebbe contribuire all’elevazione culturale dei suoi abitanti e rappresentare un eccezionale motivo di attrazione turistica.
Invece, per una concomitante serie di circostanze negative, si assiste spesso ad una dilapidazione della ricchezza suindicata.
La diffusione in tutto il mondo delle fotografie di una città sommersa dalla
spazzatura ha recato ovviamente un grave colpo all’immagine della città ed allontanato tanti probabili visitatori. Ciò è determinato anche dai problemi della sicurezza: scippi e rapine sono all’ordine del giorno e sono rappresentati all’esterno anche in misura più grave di quanto si registra in tante altre grandi
città. Questi dati di fatto dovrebbero comportare il massimo impegno da parte di pubbliche Istituzioni e cittadini per
invertire la tendenza. Ma, purtroppo,
(continua alla 3ª pag.)
Il Trattato di Lisbona in dirittura d’arrivo
Giuseppe Tesauro*
Sono di questi giorni le notizie
da Bruxelles che annunciano una
schiarita sul versante europeo. Si
parla di un accordo raggiunto
per facilitare la ratifica da parte
dell’Irlanda del Trattato di Lisbona, che sarà sottoposto ad un
George Abela
nuovo Presidente della Repubblica di Malta
Fulvio Tessitore*
la di una ripresa degli investimenti, una
volta superata l’attuale crisi economica e finanziaria. In siffatto scenario, l’Italia e, in
specie l’Italia meridionale, euru-mediterranea per collocazione geografica, storia e costumi, dovrebbe giocare un ruolo centrale
e non quello marginale che esercita attualmente. Per farlo dovrebbe potenziare le
strutture portuali e di recezione, le vie di
comunicazione verso l’Europa centro-settentrionale, impostare in direzione medi-
secondo referendum dopo l’esito
negativo del primo, con l’idea
che l’appoggio della maggioranza delle forze politiche questa
volta incoraggerà gli irlandesi ad
accendere la luce verde necessaria. Si parla anche di date: l’autunno per la consultazione elettorale in Irlanda, ratifica del
Trattato subito dopo, finalmente
l’entrata in vigore entro i primi
mesi del 2010.
Ma non è solo l’Irlanda che
preoccupa. C’è anche la Repubblica ceca che non ha ancora ratificato il Trattato, in quanto, pur
dopo il parere favorevole del
Parlamento e della Corte costituzionale, il Presidente della Repubblica non vi ha ancora proceduto: e il ritardo è per il momento un vero e proprio rifiuto.
Il Trattato di Lisbona ha ac-
(continua alla 6ª pag.)
(continua alla 6ª pag.)
Laurence Grech*
Il 4 aprile scorso è stato scritto un nuovo capitolo nella storia politica maltese, quando il
parlamento, all’unanimità, scelse l’avvocato George Abela come
l’ottavo Presidente della Repubblica, dopo Edward Fenech
Adami, il cui mandato quinquennale scadeva lo stesso giorno.
L’elezione di George Abela segna un evento storico in quanto, per la prima volta, un politico dell’Opposizione veniva
nominato dal Governo per la
più alta carica dello stato. Infatti, meno di un anno prima,
Abela era uno dei contendenti
per la leadership del Partito Laburista, assunta poi da Joseph
Muscat.
Il primo ministro Lawrence
Gonzi, che aveva nominato
Abela dopo aver consultato il
Leader dell’Opposizione Muscat, ha motivato la sua decisione dicendo che “il tempo è
maturo per questo passo importante nella storia maltese”,
auspicando una maggiore
L’esito delle recenti elezioni europee può favorire, a distanza di tempo e al di là delle polemiche di
schieramento, qualche riflessione a
freddo che colga i nodi che da quella competizione sono emersi. Quanto all’Italia, si può certamente dire
che essa vanta il livello più elevato
di voto. Ciò nonostante, bisogna
anche riconoscere, però, che a giugno ha toccato il punto più basso di
partecipazione della sua storia. Per
altro verso, l’astensionismo complessivo in Europa ha toccato livelli minimali al di sotto della soglia
del 50 per cento. Da tutto ciò, un
interrogativo: cos’è che tiene lontani i popoli del continente proprio da
quelle istituzioni che dovrebbero
rappresentarli e, di più, portarli all’unificazione?
Svoltasi a Bologna la XXXIII Assemblea Nazionale dell’U.C.O.I.
L’intervento del Presidente Puoti
Ha aperto i lavori il Presidente dell’U.C.O.I., Prof. Avv. Giovanni Puoti il
quale, dopo aver salutato le Autorità e i
Consoli partecipanti, ha svolto alcune
considerazioni sulla funzione che svolgono oggi in Italia i Consoli Onorari. Sicuramente – ha detto, tra l’altro, il Pre-
sidente Puoti – ci troviamo di fronte al
cosiddetto Ufficio onorario, ad un ufficio
cioè che non comporta una incardinazione sotto il profilo giuridico nell’ambito
di una struttura come avviene invece per
il console di carriera, di un diplomatico
di carriera, ma il fatto che si tratti di un
ufficio onorario non vuol dire ovviamen-
Bologna, 21 marzo 2009. Palazzo Segni Masetti, Salone dei Carracci. Apertura ufficiale dei lavori della XXXIII Assemblea Nazionale dell’U.C.O.I.. Al tavolo della presidenza, da sinistra: l’Avv. Umberto Fratta, Console On. di Francia a Bologna e Decano del Corpo Consolare dell’Emilia Romagna; l’Avv. Alessandro Berti, Console Generale On.
di Danimarca e Decano del Corpo Consolare di Firenze; il Ministro Giorgio Malfatti di Monte Tretto, V.Capo del Cerimoniale Diplomatico della Repubblica; il Prof.Avv. Giovanni Puoti, Console On.del Principato di Monaco a Roma
e Presidente dell’U.C.O.I.; l’Amb. Margherita Costa, Presidente On. dell’U.C.O.I. e l’Avv. Michele Di Gianni, Console
Generale On.di Malta a Napoli e Segretario Generale dell’U.C.O.I.
nerocianomagentagiallo
unità nazionale che superi gli
antagonismi partigiani.
Nel passato, con la sola eccezione del primo Presidente, Sir
Anthony Mamo (che copriva la
carica di presidente della corte
d’appello), i Presidenti della Re-
te che sia una attività ludica o giocosa o
fatta per hobby nel senso che questa attività comporta una organizzazione che sicuramente varia da Paese a Paese ma che
deve esistere, comporta una pluralità di relazioni sociali ed istituzionali. Se il CO
vuole in qualche modo realizzare quelli
che sono gli obiettivi alla base della propria attività deve svolgere una importante
attività di relazioni per sviluppare quelli
che sono i rapporti economici e culturali
tra l’Italia e il paese di appartenenza, ora
queste attività sono poste a carico sotto il
profilo economico del Console Onorario.
Il saluto del Decano del CC Avv.
Umberto Fratta
Dopo un breve saluto dell’Avv. Umberto Fratta, Console On. di Francia a
Bologna e Decano del Corpo Consolare
dell’Emilia Romagna, il Segretario del
Corpo Consolare Dott. Giuseppe Landini, Console On. di Lettonia a Modena, ha dato parziale lettura della relazione dell’On. Prof.ssa Anna Maria Bernini, Componente la Commissione Affari
Costituzionali della Camera ei Deputati,
assente ai lavori assembleari per impedimenti dell’ultima ora).
(continua alla 4ª pag.)
La nomina di Abela è stata
accolta con un largo consenso
dei cittadini maltesi, notoriamente e tradizionalmente divisi in due campi politici opposti.
Nel suo discorso inaugurale
al parlamento, il Presidente
Il Presidente Abela con alcuni dei suoi predecessori. Alla sua sinistra
Edward Fenech Adami. Alla sua destra Guido de Marco ed Ugo Mifsud
Bonnici
pubblica erano stati scelti sempre tra i membri di spicco del
partito al governo.
Mario di Costanzo*
Indubbiamente, sarebbe illusorio
cercare una risposta univoca. Tra
l’altro, l’assenteismo ha raggiunto
livelli preoccupanti anche in quei
Paesi ex comunisti che, riemersi
dal totalitarismo, più di altri
avrebbero dovuto avvertire come
un’istintiva attrazione per un Parlamento libero, per un’Europa capace di sostenerli nel processo di
superamento del sottosviluppo economico. Si pensi a realtà come la
Repubblica polacca, la Romania, la
Abela ha preso atto della necessità di cambiamento nella
società maltese in sintonia con
i tempi, e di salvaguardare gli
interessi delle minoranze, ma
allo stesso tempo ha sottolineato l’importanza di tutelare i valori della famiglia.
“Il modo in cui vengono trattate le aspirazioni e i diritti delle minoranze deve essere la misura delle nostre credenziali democratici in un contesto dove è
giusto e necessario salvaguardare i valori tradizionali, in particolar modo quelli della famiglia,
che io considero di essere in primo luogo”, ha dichiarato.
Prima della cerimonia di
inaugurazione al Palazzo Presidenziale di La Valletta, il neo-
(continua alla 8ª pag.)
(continua alla 2ª pag.)
Quale Europa per il futuro?
IL MINISTRO PLEN. GIORGIO MALFATTI: IL RUOLO DEI CONSOLI ONORARI, DA TUTTI APPREZZATO,
È IMMERSO A VOLTE IN REALTÀ LOCALI ANCHE DIFFICILI
Si è svolta a Bologna nel salone dei
Carracci nel Palazzo Segni Masetti il
21 marzo scorso la XXXIII Assemblea
Nazionale dell’U.C.O.I., sotto l’Alto Patronato del Sig. Presidente della Repubblica e col Patrocinio della Regione dell’Emilia Romagna e del Comune di Bologna.
Redazione: Napoli - 80133 Ponte di Tappia, 82 - Tel. 0815521573 - Fax 0815521183
E-mail: [email protected] In caso di mancato recapito si prega restituire il giornale alla Redazione
Giuseppe Abbamonte*
rimonia di insediamento, Giacomo Matteotti, contro l’ipotesi
di unoscioglimento anticipato
della Camera, aveva detto: “Noi
abbiamo la piazza, anche se ci
mandate a casa, ed è quella oggimai che sa dettare una legge
più alta di quella della dittatura
borghese. Ma è a voi costituzio-
CENTRALITÀ DEL MEDITERRANEO
Lucio Caracciolo, in uno scritto recente,
ha fornito dati importanti, per sé soli significativi. Un terzo del commercio mondiale transita tra Suez e Gibilterra, ed è destinato ad aumentare in virtù della crescita
della produzione asiatica, che non può non
trovare sbocchi in Occidente, in Europa.
Ancor più significative le misure degli investimenti mondiali nell’area mediterranea.
Il 40% è rappresentato da investimenti europei, ma il 30% proviene dai Paesi del
Golfo, il 20% da Cina, India, Brasile, il
10% dagli Stati Uniti. La previsione è quel-
PERIODICO SEMESTRALE
DELL’ASSOCIAZIONE NAPOLETANA AMICI DI MALTA
UN NAPOLETANO ALLA JUVENTUS
Antonio Ghirelli*
Per fortuna, al dramma napoletano dei rifiuti non si è aggiunto nel
giugno scorso il rifiuto dei vertici
della Juventus della proposta di scegliere il nostro concittadino Ciro
Ferrara come nuovo e definitivo allenatore della storica squadra bianconera. Scherzi a parte, e senza esagerare la portata di un evento che
non si può paragonare alle elezioni
europee, qualche riflessione su questa gustosa novità calcistica può essere di una certa utilità. Non tanto
perché in fondo smentisce le assurdità padane circa una presunta inferiorità genetica dei figli del Golfo,
quanto soprattutto per l’intelligenza,
la bravura, l’eleganza e anche la furberia con cui Ciro Ferrara ha saputo imporsi in un ambiente così difficile e sofisticato sin dai tempi, ormai
lontani, in cui il Napoli dovette cedere, per esigenze di bilancio, il suo
bravissimo difensore alla società di
Agnelli e il giovanotto s’inserì tranquillamente tra la Fiat e la Mole An-
tonelliana, inanellando scudetti e
presenze azzurre quasi fosse nato a
Barengo come Boniperti o ad Alessandria come Rivera.
Posso testimoniare personalmente
che non deve essere stata un’impresa
facilissima perché, tanti anni fa, quando fui chiamato a dirigere il giornale
sportivo torinese, il padrone dell’appartamento che affittai mi suggerì di
non lasciare la macchina in strada
perché era “piena di meridionali”, allorquando fui ricevuto dall’avvocato
Agnelli, che era comproprietario del
“Tuttosport”, mi sentii chiarire soavemente che lui leggeva soltanto “L’Equipe”, il quotidiano parigino, e quindi non poteva giudicare il mio lavoro.
Di napoletano, nella sua lunga permanenza nelle file juventine e oggi
alla loro testa, Ferrara ha conservato soprattutto la simpatia, la penetrazione psicologica e la superstizione. A Ranieri, il suo predecessore che
(continua alla 7 pag.)
IN QUESTO NUMERO
Hanno firmato articoli per il nostro giornale tra gli altri: da Roma, Antonio Ghirelli, Giuseppe Tesauro; da Napoli: Giuseppe Abbamonte, Guido Belmonte, Francesco Paolo Casavola, Guido D’Angelo, Renato De Falco,
Mario Di Costanzo, Antonio Guarino, Marcello Orefice, Michelangelo Pisani Massamormile, Fulvio Tessitore, Franco Tortorano; da Malta: Laurence Grech, Vincenzo Palazzo Bloise; da Bruxelles: Fabrizio
Di Gianni; Maltanapoli li ringrazia vivamente.
nerocianomagentagiallo
2 • maltanapoli
❋
Giugno 2009
CRONACA
DI
M A LTA
LA VOTAZIONE AL PARLAMENTO EUROPEO
VITTORIA SCHIACCIANTE DEI LABURISTI A MALTA
Laurence Grech*
In controtendenza al resto
dei Paesi dell’Unione europea,
dove la sinistra é generalmente uscita sconfitta, il partito laburista maltese (PL) ha ottenuto una vittoria schiacciante
alle elezioni per il parlamento
europeo, tenutesi il 6 giugno.
I laburisti hanno ottenuto il
che ha ottenuto il 40,49 per
cento (39,76 per cento nel
2004). I laburisti non solo hanno confermato i tre seggi vinti nel 2004, contro i due dei
nazionalisti, ma hanno anche
vinto il potenziale sesto seggio, che sarà attribuito a Malta se e quando verrà ratifica-
Il Primo Ministro Laurence Gonzi (centro) con i deputati maltesi al parlamento europeo, appena eletti. Da sinistra: Edward Scicluna (PL), Louis Grech (PL), David Casa (PN), Simon Busuttil (PN), John Attard Montalto (PL) e
Joseph Cuschieri (PL). (Foto: Dipartimento di Informazione, Malta)
54,77 per cento dei voti (contro il 48,42 del 2004), così aumentando notevolmente il distacco sul partito nazionalista
(PN), attualmente al potere,
to il Trattato di Lisbona nel referendum irlandese del prossimo ottobre.
I Verdi, noti a Malta come Alternativa Democratica, hanno
Abela, nuovo presidente di Malta
(segue dalla pag. 1)
Presidente e la sua consorte, la
Signora Margaret, avevano assistito ad una messa solenne celebrata dall’Arcivescovo di Malta, Mons. Paolo Cremona. Il figlio del Presidente, Robert, avvocato come suo padre, ha letto la
prima lezione, mentre durante
la Comunione la figlia Maria,
un soprano che attualmente studia a Milano, ha cantato l’Ave
Verum Corpus di Mozart.
George Abela è nato a Qormi,
Malta, il 22 aprile 1948, figlio
di uno scaricatore portuale. Ha
studiato al Liceo e all’Università di Malta, laureandosi prima con un bacellerato in Lettere e poi un dottorato in giurisprudenza.
Ha esercitato la sua professione per 33 anni, specializzato nel ramo civile, commerciale ed industriale. Per 25 anni è
stato consulente legale del più
importante sindacato, il General Workers Union. Ha anche
rappresentato i lavoratori portuali nella trattativa sulla riforma del porto nel giugno del
2007, una riforma elogiata dalla Commissione Europea come
“modello del dialogo sociale”
da seguire da altri Paesi mem-
Napoli
Rampe Brancaccio, 57
☎ (081) 418033-422924
SOVRAPPOSITORI
IDRAULICI PER AUTO
bri dell’Unione. É stato anche
consulente legale di altri sindacati, tra cui l’Associazione Medica Maltese.
Ma il nome di George Abela
è in particolar modo legato all’amministrazione dello sport a
Malta, e particolarmente al calcio.
Nel 1982, dopo aver assolto
alla funzione di V. Presidente,
fu eletto presidente della Federazione Maltese di Calcio, ricoprendo questa carica per dieci
anni, segnati da molti sviluppi
sia amministrativi che tecnici.
Tra questi la gestione dello stadio nazionale interamente dalla federazione, la costruzione di
numerosi campi di allenamento, e l’apertura di una clinica di
fisioterapia e una palestra ben
attrezzata.
Sotto la presidenza di George
Abela, la Federcalcio maltese
ha ingaggiato allenatori stranieri per la squadra nazionale,
con giocatori professionisti a
tempo pieno. Inoltre, sono stati aperti numerosi centri di allenamento per ragazzi.
Nel 1992 George Abela fu
eletto V.Capo del partito laburista per gli affari del partito,
allora all’Opposizione. Quando i laburisti, sotto la guida di
Alfred Sant, vinsero le elezioni
del 1996 e il Dr. Abela divenne consulente legale del primo
ministro e fu spesso invitato a
partecipare nelle sedute del
consiglio dei ministri. Questo
incarico durò fino al 1998,
quando il partito laburista
perse le elezioni politiche anticipate. Il Dr. Abela è stato per
alcuni anni membro del Consiglio di Amministrazione della Banca Centrale di Malta e
Direttore esecutivo della Bank
of Valletta. Fu membro della
Commissione elettorale che ha
gestito le elezioni del 1987
(vinte dal Partito Nazionalista)
e ha partecipato attivamente
nel Comitato d’azione nazionale nei negoziati che condussero all’ingresso di Malta nell’Unione europea. Il Dr. Abela
è sposato con Margaret Cauchi
ed hanno due figli, Robert e
Maria.
* Ambasciatore di Malta nei Paesi
Baltici. Già Direttore del “Sunday Times” di Malta
nerocianomagentagiallo
invece subito un vero e proprio
crollo. Sono passati dal 9,33 per
cento ottenuti nel 2004 al 2,34
per cento. Il loro leader, Arnold
Cassola (già membro della Camera dei Deputati italiana nelle
file dei Verdi), ha già annunciato le sue dimissioni.
Desta preoccupazione intanto il successo di una formazione di estrema destra,
Imperium Europa, guidata dallo xenofobo Norman Lowell,
che ha più che raddoppiato i
consensi: dallo 0,65 per cento
nel 2004 al 1,46 per cento di
quest’anno, riflettendo l’ansietà e i timori di molti maltesi sull’immigrazione clandestina.
L’affluenza alle urne é stata
del 77,8 per cento, in calo rispetto al 82,4 per cento di cinque anni fa.
In un terzo del Paese si sono
svolti anche le elezioni amministrative, dove l’affluenza é
stata del 77 per cento, contro
il 66 per cento di tre anni fa. I
laburisti hanno ottenuto il 54
per cento dei voti – un miglioramento marginale sulla
loro prestazione nel 2006,
mentre i nazionalisti hanno
vinto il 44 per cento, 1 per
cento in più rispetto il 2006.
Sono stati eletti 73 consiglieri
comunali per i nazionalisti (un
guadagno di sei seggi), e 88
per i laburisti (una perdita di
un seggio). Tre località con
maggioranza laburista nel 2006
sono passati di nuovo sotto il
controllo dei nazionalisti.
I neo-parlamentari europei
maltesi sono Simon Busuttil, rieletto con un record assoluto di
consensi (68.782 voti, quasi
10.000 in più che nel 2004) e David Casa, anche lui rieletto, per
il Partito Nazionalista, e Louis
Grech, John Attard Montalto
(ambedue rieletti) e Edward Scicluna per i laburisti. Il sesto seggio, andrà eventualmente a Joseph Cuschieri, anche lui laburista, che intanto prenderà il suo
posto nel parlamento europeo
come osservatore.
* Ambasciatore di Malta nei Paesi
Baltici. Già Direttore del “Sunday Times” di Malta
E
DI
GOZO
❋
UNA POLITICA
PER LA QUALITA’ AMBIENTALE
Vincenzo Palazzo Bloise*
Ne’ parliamo con l’On. Leo
Brincat, deputato al Parlamento Maltese
può essere più o meno neutralizzata, i cambiamenti climatici sono
problemi che restano.
Un argomento molto discusso,
oggi, è quello che riguarda le variazioni a livello globale del clima
della Terra. Essi si producono a diverse scale temporali su tutti i parametri meteorologici: temperature,
massima e minima, precipitazioni,
nuvolosità, temperature degli oceani... Sono dovuti a cause naturali
e, negli ultimi secoli, si ritiene anche all’azione dell’uomo le cui influenze sul clima sono causa di dibattito scientifico. Altro problema,
sempre inerente alla questione ambientale, è la questione della gestione dei rifiuti; un interesse particolare negli ultimi decenni riguarda la riduzione degli effetti dei
rifiuti sulla natura e sull’ambiente
e la possibilità di recuperare risorse da essi, e la riduzione della produzione di rifiuti stessi.
Di questi argomenti, ne ho parlato con l’Onorevole Leo Brincat,
Deputato del Parlamento Maltese per il Labour Party e membro
della Commissione permanente per
gli affari esteri ed europei nonché
grande esperto di politica ambientale, in quanto portavoce per
l’ambiente, l’energia alternativa,
questione climatiche e lo sviluppo
sostenibile.
L’UE ha dato, a riguardo,
una risposta chiara. Malta,
nel suo piccolo, come contribuisce?
R. Non vorrei trascinare la politica interna in questa tribuna internazionale ma, personalmente,
penso che a livello nazionale stiamo molto indietro e la stessa UE
lo ha detto; e lo ha ribadito an- Ma a Malta esiste il probleche a gennaio per quanto riguar- ma dello smaltimento dei rida le scarse prestazioni di Malta fiuti?
nel settore energia alternativa.
R. Come le ho detto, una certa
Credo che con il nostro potenzia- percentuale dei nostri rifiuti sono
le eolico e solare abbiamo molto esportati legalmente. Non abbiada guadagnare puntando su tec- mo informazioni o rapporti di
nologie pulite che avrebbero un esportazioni illegali, come è accaimpatto molto positivo sul clima. duto altrove. Tuttavia ci sono atUna nota positiva:Malta ha ap- tenti controlli della situazione per
pena
espresso
assicurarsi che
l’interesse
ad
tali irregolarità
aderire all’allenon stiano accagato 1 del Protodendo o non accollo di Kyoto,
cadranno in fuperché finora siaturo.
Questa
mo stati considesarà una delle
rati un paese in
nostre richieste
via di sviluppo.
nella nostra riSe la nostra risposta ad un
chiesta sarà acdocumento
di
cettata, non solo
strategia sui risaremo responfiuti solidi che è
sabili verso l’UE,
stato pubblicato
come ci è stato
di recente.
imposto all’atto
dell’adesione, ma
On. Cosa condiventeremo ansiglia agli euche responsabili
ropei per poL’On. Leo Brincat
verso l’intera Coter diventare
munità Internaun eco-cittadizionale. Credo che questa nostra no consapevole e cosa c’è
nuova condizione possa anche da sapere per la salvaguardarci più peso e voce in capitolo, dia ambientale e le fonti rinnel processo negoziale dell’UE novabili?
fino al vertice di Copenaghen che
R. Si deve ammettere che dusi terrà nel dicembre di quest’an- rante il recente vertice UE, anche
no.
quei paesi europei che sono stati in
prima linea nel cambiamento cliCome si puo’ sostenere un matico e nelle questioni ambientaefficace rapporto tra ambien- li, hanno fatto alcuni compromeste ed una globalizzazione si che hanno indebolito la loro podell’economia che sta eviden- sizione su questi temi, ma ritengo
ziando i suoi limiti? Si puo’ che l’Europa possa essere un imancora parlare di sviluppo portante catalizzatore nell’azionasostenibile?
mento globale per un ambiente
R. Io credo fortemente che, an- migliore, nonché per affrontare la
che se non si può adottare il me- questione del clima. Incoraggiati
todo fondamentalista di fermare lo dalla determinazione e da buoni
sviluppo dalle considerazioni pure propositi che il nuovo Presidente
di carattere ambientale, fintanto degli Stati Uniti sta dimostrando
che tale sviluppo è pienamente so- in questo senso credo che l’Eurostenibile, dovrebbe essere accolto pa non abbia altra possibilità, se
con favore e incoraggiato, in par- non quella di intensificare ulteticolare quando tutti i paesi euro- riormente i suoi sforzi.
pei e non europei hanno bisogno
di uno stimolo economico fiscale In conclusione, può dirmi
nel tentativo di superare l’attua- qualche altra cosa che in
le crisi finanziaria ed economica. questa intervista non le ho
Parlando del mio partito, solo domandato?
qualche mese fa abbiamo fatto,
R. Certo. Purtroppo di recenper l’ambiente e lo sviluppo soste- te ho cercato di pilotare una pronibile, obblighi statutari. Ciò si- posta di legge sui cambiamenti
gnifica che siamo passati dalla po- climatici nel Parlamento Eurolitica di partito a credenze e va- peo, nella speranza di raccolori fondamentali.
mandare che tutte le parti interessate debbano convincersi, inIn fatto di ambiente Malta sieme ai propri esperti, ad elanon mi pare abbia grossi borare un progetto di legge tale
problemi, forse li vive di ri- col quale si speri di guadagnaflesso. Cosa mi dice a pro- re un sostegno trasversale del
posito?
partito. Per motivi sconosciuti il
R. Purtroppo anche se Malta è governo ha votato contro questa
una piccola isola nel Mediterraneo proposta. Ora ha pubblicato un
centrale, dal punto di vista am- documento di consultazione sui
bientale lascia molto a desidera- cambiamenti climatici, ma anche
re. Non è questa la conclusione se un certo numero delle propodei politici, come me, che potreb- ste contenute in esso hanno un
bero essere accusati di far pro- senso, solo il tempo dirà quanto
pria la causa. È la conclusione cui forte sia la volontà politica di atè giunta la Commissione Euro- tuarli.
pea, così come pure l’Agenzia Eu* Giornalista
ropea dell’Ambiente. Le infrazio-
Onorevole, l’allarme mondiale è che se non ci muoviamo in fretta la terra subirà
un cambiamento climatico irreversibile.
R. Non posso che essere d’accordo con questo allarme. Molta
gente pensa che il cambiamento
di clima sia un problema astratto e che riguarderà solo le generazioni future. Al contrario il
problema è più che mai attuale.
Prenda la situazione nel Darfur, dove molti sostengono che le
cause fondamentali del conflitto
in corso sono legati al clima.
Come principale portavoce dell’opposizione per il cambiamento
climatico, ho lavorato duro per
mettere questo problema all’ordine del giorno nazionale perché,
nonostante la crisi economica, che
LE PREDICHE IN MALTESE
DI IGNAZIO SAVERIO MIFSUD
La recente pubblicazione di Joe Zammit Ciantar Il-Priedki bil-Malti ta’ Ignazio Saverio Mifsud (pagg 768, edizione dell’autore) costituisce un recente studio sulla vita del Sacerdote maltese Ignazio Saverio Mifsud (1722-1773) e sulla lingua maltese usata nei suoi scritti omelitici. L’autore vi riporta i testi integrali di ben 35 prediche e panegirici scritti in lingua maltese, rappresentati
nelle diverse chiese di Malta dal Mifsud tra il 1739 e il 1746 e cioè sin da quando era chierico e successivamente diacono.
Il Prof. Joe Zammit Ciantar e il Primo Ministro di Malta Laurence Gonzi
Il volume riporta, in appendice, informazioni su quasi tutti i Santi e personaggi biblici ed altri citati nei testi omelitici nonché un glossario con scelta oggettiva di vocaboli di origine semitica (alcuni dei quali oggi non più esistenti o
considerati arcaici) nonché romanze integrali richiamate nei testi del Mifsud.
Questi panegirici costituiscono la più antica prosa letteraria che registriamo
sino ad oggi, essi pertanto si rivelano molto importanti per la formazione
culturale degli studenti e particolarmente per gli studiosi della storia della lingua maltese.
Nei testi riportati dalla recente pubblicazione di Joe Zammit Ciantar – ossia
nel maltese usato da Ignazio Saverio Mifsud - la Chiesa, tramite il linguaggio
sermonico del sacerdote maltese vissuto nella metà del Settecento, può considerarsi “ostetrica” avendo aiutato la nascita della lingua nazionale maltese.
Patrizia De Gisi
ni di Malta in materia ambientale sono considerevoli, come quelli della qualità dell’aria che rappresentano il 50% di tali infrazioni. Queste carenze, ovviamente, hanno un forte impatto sulla
qualità della vita e le elementari
norme della salute. Altri settori
dove siamo ritardatari sono quelli dell’inquinamento acustico e
l’inquinamento luminoso così come
l’inquinamento marino.
nerocianomagentagiallo
maltanapoli • 3
Giugno 2009
Le opere di Giotto a Napoli:
un eccezionale tesoro perduto
Marcello Orefice*
CENTRALITÀ DEL MEDITERRANEO
(segue dalla pag. 1)
terranea le linee di sviluppo della propria
economia. Ha perciò ragione da vendere
Enzo Giustino, quando, da nuovo presidente del Banco di Napoli, riprende una
sua antica (sì, davvero antica e saggia) convinzione che si articola su un triplice piano, che, in realtà, è uno solo: Europa e Mediterraneo con al centro l’Italia e, in specie, il Mezzogiorno d’Italia. Nell’ottica di
Giustino il Mezzogiorno può risorgere, e
contribuire allo sviluppo del Paese tutto,
se è in grado di definire una sinergia con
il Nord industrializzato. In sostanza si tratta di ripensare il vecchio principio, per altro giusto, di restare “aggrappati alle
Alpi”,facendone un criterio di riequilibrio
dello spazio europeo, perché, in fedeltà alla
sua storia, non venga spostato il baricentro
del vecchio continente in direzione Centro-Nord, Nord Est, con conseguente marginalizzazione dell’area mediterranea, che
tocca grandi Paesi (la Spagna, la Francia,
la Grecia, oltre all’Italia). Si tratta cioè di
una dimensione dell’europeismo razionale.
E’ concepibile l’Europa senza quest’area
nella quale è nata una dimensione determinante della cultura europea, della civiltà
occidentale?
Siamo dinanzi ad un grande problema,
che non è solo una eccezionale occasione
di sviluppo economico e sociale. L’impostazione che Giustino ha rilanciata, e che
va sostenuta se non si vuol perdere quella
che è, forse, l’ultima possibilità concreta di
modernizzazione del Mezzogiorno e dell’intero Paese, ha piena consapevolezza di
questa ultravalenza dell’impegno mediterraneo, che è, per chi capisce, una componente ed una condizione dello sviluppo economico.
Questo, del resto, non ha consistenza se
non è accompagnato da una lucida, avvertita diagnosi delle esigenze, dei bisogni sociali della gente. Si tratta di un sinallagma
inscindibile, quasi un movimento circolare: cultura, societa, economia. Se questi termini si sganciano le conseguenze sono devastanti. Da un lato una cultura senza forza, una società senza criterio, dall’altra una
economia senz’anima,un capitalismo senza
spirito. lnsomma un mondo senza etica, un
mondo in dissoluzione. Ed è dinanzi a questa dimensione della questione che nascono le difficoltà e i rischi, la necessità di una
impostazione che sia a’ parte entière.
So, per personale esperienza, che Enzo
Giustino ha di ciò compiuta consapevolezza. Lo attestano i suoi scritti, le sue iniziative editoriali, il suo impegno culturale.
Mi sia lecito ricordare che, fin dai primissimi anni ‘90,egli condivise il mio programma di costituire un consorzio di ricerca “Civiltà dei Mediterraneo”, in una prima edizione di carattere misto, ossia pubblico-privato, in una seconda a carattere interuniversitario con sostegno privato. Attualmente il consorzio vede la partecipazione di 11 Università (Napoli “Federico
Il”, l’Orientale, Molise, Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria, Messina, Catania, Genova, Torino, Cagliari), cui si affianca una
associazione “Amici della Civiltà del Mediterraneo”. Non voglio fare propaganda,
che non è nel mio stile (anche se sarebbe
bene conoscere ciò che si fa, non ignorarlo o fingere di ignorarlo per non lasciare
scoprire autentici bluff, talvolta ben sovvenzionati da pubbliche istituzioni) e mi limito a ricordare le iniziative che vanno o
andrebbero affiancate ai programmi economici, se questi non siano unilaterali, asfittici, miopi.
E’ indispensabile, fuor di retorica, ripensare, meglio rifondare il dialogo tra civiltà e culture diverse eppur vicine ed interagenti, quali sono state e sono quelle del
Mediterraneo, culla di civiltà. Per farlo va
ragionato il significato della “identità” e
della “differenza”, uscendo fuori, mettendo
al bando l’ottusa ed incolta opposizione al
meticciato, all’ncomprensione (strumentale
quando non frutto della semplice ignoranza) di ciò che significano interculturalità e
multiculturalità. Vale a dire il costitutivo
rapporto tra culture diverse (che possono
incontrarsi, confrontarsi ed anche scontrarsi, senza che ciò le chiuda in un ghetto sen-
za porte e finestre, ossia anti-storico e perciò irreale) e l’essenziale, intrinseca dimensione plurale di ciascuna cultura, nessuna delle quali è dotata di una mitica e
mitologica purezza (come non esiste una
razza pura). Insomma va messo da canto
il criminale disegno dello scontro di civiltà,
che ha insanguinato la storia, senza mai affermarsi, per fortuna. Ciò non significa
ignorare le diversità anche qualitative delle culture e tra le culture. Il che, se costituisce un problema, non perciò lo toglie, ne
nega l’effettività. Come dirlo, se non per
ottusa ignoranza strumentale, in un mondo
globalizzato (come l’economia ha già mostrato), che non voglia essere un mondo
massificato?
Che il problema esista, lo mostra, in forme tragicamente eclatanti, proprio il Mediterraneo. Penso all’atroce conflitto israelopalestinese, che rischia di dar fiato ad una
drammatica guerra di civiltà. Lì, padossalmente, nella terra dell’incontro delle tre
religioni monoteistiche (la giudaica, la cristiana, la musulmana) due popoli si fronteggiano in un intreccio di paure reciproche,che provoca soltanto lutti pericoli destabilizzanti per l’intero scacchiere mediterraneo e, forse, per il mondo intero, anche e soprattutto per i dati ricordati qui
sopra, iniziando. L’ottusità conservatrice di
una parte d’Israele e ilradicalismo oscurantista islamico rischiano di dare fiato alle
peggiori componenti delle due culture che
si fronteggiano: da un lato la distorsione
del significato di “popolo eletto”, che l’ebreo Paolo mirò a risolvere e dissolvere in
un afflato di universalità, dall’altro la radicalità monoteistica, che lo stesso islamismo
classico e modernizzante ha sempre tentato di coniugare con la tolleranza e il rispetto dell’altro. Ne discende la necessità
di una serie di iniziative culturali, di rinnovate ricerche e di aggiornata formazione
perché la rinata centralità del Mediterraneo acquisti il ruolo propulsore di una nuova cultura, di una nuova civiltà in grado
di dare una risposta allo straordinario processo di trasformazione che stiamo vivendo: mutazione di categorie epistemologiche,
variazione di concetti etici, modificazione
di criteri comportamentali. Vale aggiungere [e l’aggiunta serve agli incolti ed agli ottusi] che quello qui solo enunciato non è
il progetto di uno studioso serrato nel suo
studiolo: è la risposta ad una esigenza impellente, a un bisogno essenziale; non è la
nostalgia di una “filosofia monastica”, è l’istanza di una “filosofia civile”, che nasce
“nel foro, tra la feccia di Romolo”, per assicurare una più umana umanità.
È giusto in questa stagione, in cui a nel restauro del castello operato da Ric- e la corona d’alloro di Cesare? Non ci è
Roma risplende di luce viva la messa in cardo Filangieri negli anni Trenta del dato di conoscere alcunchè al riguardo ed
mostra delle opere pittoriche di Giot- ’900 – ritratti di uomini giovani e an- è davvero un peccato! Peraltro, giusto
in quegli anni, tra i visitatori illustri che
to, che più acuto ed intenso si prova il ziani, santi e frati,
videro l’opera apperammarico per i tesori della sua arte guerrieri e filosofi,
na compiuta, c’era
inopinatamente perduti dalla nostra turchi e cristiani,
certamente Giovanni
città “...per la mala fortuna di Napoli ma anche un bamBoccaccio, che ancoche non ha mai potuto godersi la bel- binello paffuto e
ra adorava Napoli e
lezza pervenutale per mille strade” sorridente, ed una
la corte angioina e
(Capaccio, 1630).
dama dai bellissimi
che ne L’amorosa viNei circa settanta anni della sua vita, occhi e dalla capisione tentò di queè stato accertato che, se si eccettua Fi- gliatura a bionde
sta sala una descrirenze, sua città d’origine, ed Assisi, per trecce. Chi li dipinzione in versi. Ma il
via del ciclo pittorico del Santo, è senz’al- se? “Giotto e botteBoccaccio, narratore
tro Napoli la città in cui Giotto, il più ga”, dicono gli
grande pittore dell’ Età di Mezzo, è vis- esperti, avanzando La Cappella Palatina, costruita nel delizioso, non era
suto ed ha operato più a lungo. In poco con prudenza i terzo decennio del XIV secolo, come certo un poeta. E ci
emergeva dal fianco delude!
più di quattro anni, nella capitale del più nomi più significa- probabilmente
del Maschio degli An- Preferiamo concluvasto regno della penisola, aveva lascia- tivi di Maso di Ban- meridionale
gioini al tempo della conquista aradere con l’assai più
to – a quanto risulta – un gran numero co e di Taddeo gonese.
tardo (1568), ma
di dipinti della sua piena maturità arti- Gaddi e persino di
stica nonché, tra Santa Chiara ed il Ma- un “parente di Giotto” di cui quasi nul- gustoso e malizioso, racconto del Vasaschio degli Angioini, ben tre cicli di af- la si conosce. Tra l’altro – ed è questo, ri, il quale afferma che, nell’intento di
freschi che tutti gli esperti giudicano di a mio giudizio, uno dei più alti motivi giocare un sapido tiro burlone al serioso ed austero re Roberto, uno di tali
eccezionale valore.
Appena due secoli dopo, però, tanto di rammarico per la perdita che ab- personaggi famosi avesse – guarda caso
nella chiesa quanto nel castello, già non biamo subìto – è ben noto che tra le – giusto le fattezze di esso Giotto!
rimanevano che alcuni lacerti, dovuti più opere di Giotto a Napoli vi sarebbero
* Docente di Estimo all’Università
che altro agli allievi che aveva portato stati ben due temi trattati con rile- “Federico
II” di Napoli
con sé o che qui aveva formato. A con- vante respiro in cui l’arte del più grande
pittore
del
mondo
medioevale
non
fronto delle grandi opere che imprezioLA RIQUALIFICAZIONE EDILIZIA
sivano le maggiori pareti piane, erano ri- si era, a quanto pare, ancora misurata.
Mi
riferisco
in
particolare
ad
una
Apoesempio è costituito dal cosiddetto
(segue dalla pag. 1)
maste solo le modeste – anche se particolarmente gustose – decorazioni nelle calisse – a cui sarebbe stata dedicata normalmente ciò non si verifica. Basti waterfront, cioè dal progetto di ridell’area monumentale
strombature dei finestroni. A Santa Chia- l’intera maggior parete absidale della pensare ai tanti progetti annunciati qualificazione
del porto di Napoli, dal Molo Beverelra, rimane ancora una silhouette del chiesa del Corpus Christi (o di Santa per la riqualificazione edilizia ed ur- lo all’Immacolatella Vecchia. Si tratta
buon ladrone, sulla sua croce e, proba- Chiara) – nonché alle immagini fanta- banistica della città, che non hanno un progetto di circa 100 milioni di
siose di ben nove mai trovato attuazione o la cui realiz- euro, che è al palo da sei anni, nonobilmente delineato
uomini illustri del zazione è caratterizzata da una esa- stante che nel 2004 è stato bandito un
dalla stessa mano del
mito e della storia sperante lentezza.
concorso internazionale di progettamaestro, il suggestila parte del centro storico (cir- zione, vinto da un gruppo italo-frandell’antichità che il ca Anzi
vo volto di un santo
730 ettari) dichiarata dall’UNESCO
re Roberto avrebbe patrimonio dell’umanità attende an- cese guidato da Michel Euvè.
barbato che l’incenAnche il problema finanziario può
dio dovuto alla bomchiesto al suo amico cora che si realizzi un progetto unitarisolto, per la disponibilità ad
ba d’ aereo ha fatto
e familiare, Giotto, rio di restauro e di determinazione essere
intervenire manifestata dagli imprenriemergere nella
allo scopo di deco- delle funzioni prevalenti. Ad esempio, ditori privati, ma naturalmente tutte
grande Crocifissione
rare, nell’antico il cosiddetto centro antico – partico- le numerose Autorità amministrative
alla parete del Coro
maschio, la nuova larmente dotato sotto il profilo ar- competenti non riescono a trovare
delle Monache.
sala major, appena cheologico e storico/artistico – do- uno specifico e concreto accordo per
avere una funzione prevalen- consentire la realizzazione del proLa scialbatura
costruita in sostitu- vrebbe
te di tipo culturale e turistico, nonché getto (fra cui, a quanto pare, la dedegli affreschi alle
zione del più angu- una maggiore presenza di insedia- terminazione della Soprintendenza
pareti di Santa
sto Tinello.
menti universitari (compresi alloggi contraria alla demolizione del fabbriChiara fu dovuta al
L’ Apocalisse è certa- per studenti e foresteria).
cato dei Magazzini generali e la rilut“...consiglio sopraPurtroppo, il vigente piano regola- tanza della Marina militare a lasciare lo
mente un tema assai
modo sciocco” (De
caro nella cultura tore generale ha eccessivamente este- straordinario complesso immobiliare
* Ordinario di Storia della Filosofia
Dominici, 1742) di
religiosa e nell’icono- so il perimetro del centro storico (a della Darsena Acton e del Molo S. Vinall’Università “Federico II” di Napoli
circa
1900
ettari),
disciplinando,
con
un reggente spacenzo). Ma l’esempio più clamoroso è
grafia dell’Età di
talvolta irragionevoli, gli inter- costituito dalla mancata attuazione
gnolo, tale BarrioMezzo. E molte storie norme
edilizi sui singoli edifici, rag- della trasformazione urbanistica delnuevo, uno dei tanIL REAL MONTE MANSO DI SCALA NELLA STORIA DELLA CITTÀ
e profezie bibliche, venti
gruppati in 53 tipologie.
l’area di Bagnoli-Coroglio, il cui valore
ti presuntuosi e
nei libri d’ore e nei
E DELLA NOBILTÀ NAPOLETANA
Invece, per alcuni comparti potrebè di livello mondiale.
stolti amministratocodici miniati, hanno bero essere consentiti anche inter- culturale
Sono
passati
quasi
vent’anni
dalla
L’interno
della
chiesa
di
Santa
Chiari di beni pubblici,
Il Governo del Real Monte Manso di Scala, fonpregevolmente riportata all’archi- il compito di am- venti di ristrutturazione urbanistica dismissione dell’impianto siderurgico.
spesso ricchi soltan- ra
dato nel 1608 dal Marchese di Villa Giovan Battettura dei primi secoli (XIV, XV, XVI,) maestrare e intimo- senza alcun pregiudizio per i valori Tredici anni fa fu approvata la legge
to di albagìa e di dopo il disastroso bombardamento rire i fedeli. Ed an- culturali esistenti, ma puntando ad per il recupero dell’area, poi disciplitista Manso, ha ritenuto affidare ad uno scrittoprotervia, che i so- del ’43.
re appassionato del passato, il Prof. Vincenzo
che i grandi affreschi una esaltazione dei medesimi nella ri- nata nel 1998 da un’apposita variante
vrani di Spagna inCerino, autore, tra l’altro di “San Gennaro: un
nelle chiese dell’epo- qualificazione del complesso ambien- del piano regolatore generale.
Santo, un voto e una Cappella” di illustrare la
tesero regalarci negli oltre due secoli di ca, se erano certamente “monumenta”, tale. Naturalmente il raggiungimento
Ma ancora oggi le principali scelte
figura del Fondatore, Giovan Battista Manso,
vera e propria dominazione coloniale dovevano anche – come dice il Petrarca di tale obiettivo è condizionato dalla di piano sono molto controverse ansostenibilità finanziaria e sociale delall’interno delle Istituzioni pubblipiù che la storia della Istituzione, già oggetto nel
sulle nostra terra.
– essere soprattutto “monimenta”. Per l’intervento. Pertanto, bisognerebbe che
che competenti.
passato di pubblicazioni. Il desiderio del GoNeppure degli affreschi alle pareti vero, a riesaminare con attenzione le scuanzitutto, sull’edilizia di proFra l’altro, la rimozione o meno delverno ha trovato piena realizzazione. Lo studio
della cappella Palatina, che coprivano re e volutamente terrificanti scene dipin- puntare,
prietà pubblica o di interesse pubblicolmata a mare e dei pontili, la reacondotto dall’Autore, in base a documenti, ri– è stato calcolato – una superficie di te nei ben pochi esemplari analoghi fin qui co (Curia compresa), nonché sugli edi- la
lizzazione o meno di un porto-canale,
cercati in Archivi vari, consacra la figura del
oltre 1800 metri quadrati, rimase più pervenutici, potrebbe persino perdonarsi, fici fatiscenti o, comunque, disabitati. l’estensione, le caratteristiche e la geManso e fa conoscere la di Lui poliedrica pernulla, se si escludono le strombature dei almeno fino ad un certo punto, il gesto del
Finalmente qualche settimana fa – stione del grande parco urbano, la
sonalità: Uomo di armi e come tale partecipò
sette finestroni gotici, così come per presuntuoso ed ignorante Barrionuevo. Ma, pur escludendosi (non si sa perché) realizzazione delle nuove costruzioni
alla battaglia di Otranto; Uomo di cultura e
Santa Chiara. In questo caso, però, non è ben chiaro, invece, che questa non è «qualsiasi abbattimento» – è stato an- alberghiere e residenziali sono frepoeta, come tale fondatore e Presidente dell’Acsi trattò di una stupida dimostrazione affatto la verità: per un artista così genia- nunciato un Grande programma per il quentemente oggetto di orientamencademia degli Oziosi ed amico di Torquato Tascentro
storico
(con
la
partecipazione
ti
diversi,
senza
che
siano
assunte
le
di profonda incultura; fu bensì colpa le, come Giotto, che riesce con pochi tocso e Giovan Battista Marino; Uomo di miseridi
Regione,
Comune,
Soprintendenza
necessarie decisioni definitive.
del violento terremoto del 1456 e del- chi a dare una concretezza così splendicordia dedito alla beneficenza e come tale fu tra
e Curia).
Anche
in
questo
caso,
dunque,
ocla forte percussione laterale della con- damente suggestiva a tutte le figure, gli
La sollecitazione è determinata dal- corre che l’Autorità competente – i sette Fondatori del Pio Monte della Misericordia e fondatore del Real Monte Manso di Scatigua, assai robusta volta a costoloni animali e gli ambienti in cui il suo rac- la previsione del Forum delle culture dopo aver ascoltato con attenzione le la. Istituzioni entrambe vive e vitali dopo 400 anni. La lettura di questo libro, per merito deldella nuova sala major (quella che oggi conto si imbatte, e che – tanto per espri- del 2013.
opinioni di enti, associazioni e cittadi- l’Autore, cui va la gratitudine del Governo, farà ben conoscere un Uomo che seppe vivere la
chiamiamo sala dei baroni) appena ter- mere due soli esempi – rende interessanSperiamo che il programma non si ni – abbia finalmente il potere (ed av- sua epoca onorando così la Sua Città, la Cultura e sovratutto la Sua Religione. Il Suo granminata di realizzare da Alfonso d’Ara- ti ed accettabili persino il volto del Giuda riduca ad una serie di appalti per in- verta il dovere) di decidere.
de spirito Religioso, in mancanza di eredi, lo indusse a dedicarsi al bene degli altri, sia in
gona. Come compressa in un colossale nell’Orto degli ulivi e quello di Pietro di terventi di restauro di parte del patrivita, che dopo la morte, fondando a tal scopo il Monte che da Lui prese il nome.
Antonio Buccino Grimaldi
* Ordinario di Diritto Urbanistico alschiaccianoci, la struttura della cappel- Bernardone sulla piazza di Assisi, eviden- monio edilizio e che i relativi cantieri
Governatore Mensuario
la palatina voluta da Carlo II, dalla for- temente non risulta affatto un problema si aprano e si chiudano con la massi- l’Università Federico II di Napoli
ma allungata e priva di controsostegni rinnovare del tutto l’impianto grafico e co- ma tempestività.
Infatti, la qualità della vita a Napoli
esterni, ebbe subito bisogno di cospicui loristico fino a quel punto adottato da pitè notevolmente condizionata dai nuCARRELLATA SU PAROLE E DETTI NAPOLETANI
irrobustimenti tanto nelle pareti late- tori e miniaturisti. E pare quindi di pote- merosi cantieri, che stravolgono l’arali quanto in quelle frontali, e si dovè re affermare che un tema di tale calibro, spetto di tante importanti strade e
provvedere anche qui a tamponare gli nelle mani di un così eccezionale ideatore piazze e contribuiscono anche ad inalti finestroni dalla linea gotica, ap- di immagini, ancor prima che dipintore, tralciare gravemente un traffico già
ponendo, peraltro, nella facciata, il ben possa divenire un capolavoro, quasi ad soffocante.
di Renato De Falco*
Si pensi al turista che dal piazzale
nuovo rosone circolare del Forcimanja, anticipare ed a precorrere il Giudizio unial posto del precedente di forma trian- versale della Sistina. E il discorso è so- della Stazione marittima deve recarsi
Dare del trappano a una persona, sprovveduto, inceppato, «imbranato» o con la trappa (convento di monaci dalil centro antico per ammirare
golare, caduto in frantumi.
stanzialmente identico anche per le im- verso
ovvero
definirla in tal maniera, non è (come oggi si direbbe) e per conseguenza la più austera clausura), qualche probale
bellezze
del
nostro
patrimonio
stoEd anche questo secondo, intero ci- magini degli Uomini illustri che, con la
(anche se si è rivolto ad
certo farle un complimento, dal mo- inetto, stolido, vulnerabile.
bilità di derivazione può ravvisarsi o dalclo di storie del Vecchio e del Nuovo Te- sua rilevante erudizione, il gran re Roberto rico-artistico
un tassista di turno, che qualche volmento
che
il
trappano,
nella
nostra
terIn
buona
sostanza
nella
prima
accelo spagnolo trapajoso = cencioso, misestamento andò quindi irrimediabil- ha voluto porre come tema al protomae- ta si rifiuta di trasportarlo, dopo aver
minologia,
si
colloca
a
un
livello
di
zione
il
trappano
muove
a
sdegno,
nelrabile (e quindi di brutto aspetto e zotimente perduto a seguito dell’esigenza stro, trovando il tempo e la voglia di illu- appreso la destinazione richiesta).
gran
lunga
inferiore
rispetto
a
quello
la
seconda
più
che
altro
a
pietà.
Il
terco) ovvero dal francese trapu = nanedi sarcire l’una dopo l’altra tutte le strare, nei lunghi conversari con l’amico, i
È una sciagura per Napoli la fredel
cafone.
Il
trappano
è,
sí,
un
cafomine
è
ignorato
dalla
quasi
totalità
dei
rottolo,
goffo, sgraziato.
lesioni che il sisma aveva aperto. Ri- casi e le personalità di Salomone, Ercole, quente apertura di cantieri, i cui lavone,
ma
un
cafone
con
molte...
aggravocabolari
napoletani,
anche
perché
ben
Ma
non
è da rifiutare una seppur remasero coperte e non più visibili, come Achille, Alessandro, Cesare e così via. Un ri poi procedono con una lentezza
vanti: egli è lo zotico per antonomasia, poco adoperato dai «classici»: gli indul- mota discendenza dalla trappola (da trapesasperante.
Le
motivazioni
sono
nua Santa Chiara, anche le decorazioni tema abbastanza libero, si direbbe, non
il becero, lo scostumato, l’incivile, co- ge soltanto Ernesto Murolo che in Di- pa = laccio), come di chi si lascia faed intollerabili: dalla mancata
nello stile delizioso che il protomaestro soltanto per le figure del mito ma anche, merose
lui che non sa regolarsi, che si com- sciplina, alla imperiosa domanda rivolta cilmente circuire, ingannare, abbindolare,
predisposizione dei progetti esecutivi
aveva insegnato ai suoi allievi e che tutto sommato, per i personaggi storica- o delle necessarie risorse finanziarie
porta da gran villano, che ignora ogni dal capitano a un anziano militare («Che accalappiare, cadendo perciò in trappola e,
mente
reali.
comprendevano, nelle strombature dalagli oppositori per principio ed ai vari
norma di buona creanza e di civile classe sei?»), così fa replicare: «Sò del comportandosi nella conseguente, impacCome avrà risolto il grande pittore poteri d’interdizione per le scoordil’elegante linea gotica, decori molto viconvivenza.
settantaquattro – rispunnette tremmanno ciata maniera.
quest’ultimo
impegno
del
re
di
Napoli,
nate competenze di diversi organi amvaci e gradevoli, con racemi di piante
Esiste però un’altra dimensione se- nu povero trappano…».
(da Alfabeto Napoletano, 6ª ristampa
verdeggianti intorno ai fusti ed alle co- questa commissione del tutto inusuale ministrativi.
mantica del trappano: una dimensione Complessa ed incerta l’etimologia del 2002, per gentile concessione dell’EditoPoi
vi
sono
tanti
auspicabili
ed
auper
l’epoca,
che
già
profuma
di
Rinalonne tortili, con disegni di mosaici rafmeno negativa, più benevola, meglio – trappano: escluso con sicurezza qualsia- re Colonnese
progetti, che sono pubblicizfinati e, soprattutto, con testine di per- scimento? Si sarà ritrovato compiuta- spicati
per cosi dire – orientata; ed è quella che si (ed insostenibile) collegamento col
zati (talvolta con molta enfasi), ma che
mente
a
suo
agio
tra
la
clava
di
Ercole
e
sonaggi sconosciuti inserite in cornici
lo configura alla stregua di un individuo trappeto (frantoio o torchio per le olive)
* Studioso del dialetto napoletano
non
trovano
pratica
attuazione.
A
proesagonali o rotonde. Riemersero così – il manto di Salomone, la corazza d’Achille posito della Stazione marittima, un
❊
nerocianomagentagiallo
TRAPPANO
❊
nerocianomagentagiallo
4 • maltanapoli
❋
Giugno 2009
CORRIERE DIPLOMATICO – CONSOLARE ❋
LA XXXIII ASSEMBLEA DELL’U.C.O.I.
(segue dalla pag. 1)
L’intervento della Dott.ssa Silvia Bartolini.
Ha fatto poi seguito il saluto della
Dott.ssa Silvia Bartolini, Presidente della Consulta degli Emiliani-romagnoli nel
mondo. “Desidero sottolineare – ha detto, tra l’altro, la Dott.ssa Bartolini- la
potenzialità straordinaria insita nel rapporto tra le Regioni e il Corpo consolare onorario presente nel nostro Paese,
al fine di uno sviluppo e qualificazioni
delle relazioni internazionali. Entrambe
le nostre Istituzioni, infatti possiedono,
competenze e capacità tali da rappresentare aspettative sociali ed interessi economici in modo molto diretto e concreto, e diviene quindi naturale che una
proficua sinergia tra esse non possa che
essere vantaggiosa per l’Italia e per i Paesi da voi qui rappresentati.
La nostra Regione ha una tradizione
importante di relazioni internazionali. È
terra di emigrazione. È fisicamente crocevia di comunicazioni e di scambi. Ha
sviluppato negli scorsi decenni attività
istituzionali internazionali quali scambi,
progetti di cooperazione internazionale e
gemellaggi.
La relazione del Min. Plen. Giorgio
Malfatti di Monte Tretto.
Ha preso, successivamente la parola il
pitolo III, articoli 58 - 68) il Ministro
Malfatti si è soffermato sulle valutazioni
e sui criteri cui si attiene il Ministero degli Esteri nel trattare richieste di apertura di nuovi Consolati onorari.
La relazione dell’Avv. Alessandro Berti.
Ha fatto poi seguito la relazione dell’Avv. Alessandro Berti, Console Generale On. di Danimarca a Firenze e Decano del CC della Toscana, sul tema
“Rilevanza e funzione del Centro Studi in ambito consolare”, il quale ha, tra
l’altro, affermato “Sul piano economico
il Centro Studi potrà collaborare con le
Istituzioni centrali e locali nell’interesse
di imprese, partner commerciali operanti nei Paesi rappresentati e fornire ai
membri o chi ne faccia richiesta, analisi
di vario genere sui fenomeni immigratori o ad essi connessi. Vi è altresì la finalità di organizzare iniziative di vario genere anche di natura internazionale che
si rendano necessarie a seguito di rapporti di collaborazione istituiti fra l’Associazione Consolare e Istituzioni terze”.
La relazione dell’Amb. del Belize a
Roma, Ecc. D’Angieri
S.E. l’Ambasciatore Nunzio Alfredo
D’Angieri ha imperniato il suo intervento su “L’importanza strategica e
strutturale del ruolo dei Consoli
Bologna, 21 marzo 2009. Palazzo Segni Masetti. Una panoramica del Salone dei Carracci. Da sinistra: il Dott. Francesco Andina, Console On. di Svizzera a Bologna; il Dott. Mario Forcellini, Console della Repubblica di San
Marino a Ravenna; il Dott. Gianni Baravelli, Console On. di Norvegia a Bologna; l’Avv. Giovanni Gramatica, V. Console On. del Senegal a Genova; il
Dott. Giuseppe Landini, Console On. di Lettonia a Modena e Segretario Generale del Corpo Consolare dell’Emilia Romagna; la Sig.ra Schiaretti e il
Dott. Giorgio Schiaretti, Console On. di Lituania a Parma.
Min. Plen. Giorgio Malfatti di Monte
Tretto, V.Capo del Cerimoniale Diplomatico della Repubblica che ha rappresentato il Ministero degli Esteri, il quale ha svolto la sua relazione su “Il Ministero degli Affari Esteri e i Consoli Onorari in Italia”.
“Sono particolarmente lieto –ha esordito il Ministro Malfatti- di effettuare il
mio primo impegno ufficiale in occasione della trentatreesima Assemblea Nazionale dell’UCOI e rivolgo un caloroso saluto a tutti i partecipanti. Sono onorato,
altresì, di portarvi il saluto del Ministro
degli Affari Esteri On. Frattini, rammaricato di non poter essere presente oggi,
del Segretario Generale Ambasciatore
Massolo e del Capo del Cerimoniale Diplomatico della Repubblica Ambasciatore
Visconti di Modrone. Al Ministero degli
Affari Esteri ed in particolare al Cerimoniale Diplomatico della Repubblica spetta la gestione delle questioni riguardanti
le attività dei Consoli Onorari in Italia.
Un compito che si svolge tenendo in
considerazione l’importanza che rivestono
tali Uffici consolari in quanto rappresentanti di uno Stato straniero in Italia. In
Italia, attualmente, vi sono circa 546
Consolati onorari, la maggioranza dei
quali concentrata nelle grandi città. Un
numero cresciuto in conseguenza dell’esigenza di alcuni Stati di creare una propria rete consolare e per la necessità di altri dovuta ad una forte presenza di loro
emigrati in Italia”.
Dopo essersi intrattenuto sui diritti e
sugli obblighi del Console Onorario previsti dalla Convenzione di Vienna (Ca-
Onorari in Italia per i paesi con ridotte percentuali di immigrazione e
turismo”. Dopo avere rivolto un caloroso saluto ai partecipanti ha , tra l’altro, affermato “È in atto, a livello internazionale, una profonda crisi che attraversa trasversalmente diversi settori:
economico, bancario, turistico, immobiliare, manifatturiero, industriale, commerciale e solo per citarne alcuni. Nessun Paese ne è escluso. Nessuno può
ritenersi immune da questo grave dilemma. Tutti dobbiamo lavorare affinché la cooperazione e la fratellanza tornino ad essere la chiave di volta della
nostra economia. Cooperazione: è la
parola del nostro millennio. Noi popoli del Centro America crediamo nell’amicizia e nell’unità tra i Paesi nonché
alle nostre identità nazionali. Il Centro
America è un esempio di convivenza
pacifica tra diverse etnie, religioni, diversi colore di pelle ed è in particolare
un’area geografica e politica che ha da
sempre accolto con dignità e semplicità,
rispetto e simpatia, gli emigrati dei diversi Paesi riuscendo ad essere esempio
per tutte le Nazioni del Mondo”.
Dopo essersi intrattenuto sulla multiforme attività svolta dai Consoli Onorari, un attività incentrata, soprattutto, sulla
protezione, sull’assistenza del cittadino del
Paese rappresentato, l’Ambasciatore del
Belize ha così concluso: “È in atto una sfida che ci riguarda tutti: si tratta di promuovere la Pace e la cooperazione e solo
investendo in questi principi riusciremo,
uniti, a risollevare l’economia mondiale.
Sono necessarie azioni immediate per af-
È in corso di distribuzione l’Annuario Diplomatico Consolare 2009,
giunto alla sua XXXIII° edizione. Costituito da 376 pagine, è l’unica pubblicazione cartacea, rigorosamente
aggiornata, che riporta, tra l’altro l’elencazione delle Ambasciate e degli
Uffici Consolari sia dei Paesi Esteri
accreditati in Italia che della nostra
Repubblica negli Stati Esteri, sì da
rendersi unico strumento di utile
consultazione.
La pubblicazione – sempre più richiesta da uffici pubblici e privati –
è visionabile sul sito www.ucoi.it
alla voce “Annuario Diplomatico
Consolare 2009”
nerocianomagentagiallo
CONSEGNATO AL PRESIDENTE FINI
IL PREMIO FILIPPO GRAMATICA 2009
A VIENNA IN OTTOBRE
IL VI CONGRESSO INTERNAZIONALE DELL’U.C.O.I.M.
E LA COSTITUZIONE DELLA F.I.U.C.H.
In conformità di quanto statuito dal
V Congresso Internazionale dell’Unione dei Consoli Onorari d’Italia nel
Mondo svoltosi a Buenos Aires il 28
ottobre scorso, il Vi Congresso avrà
luogo a Vienna ove potrà godere il
sostegno dell’Ambasciatore d’Italia ivi
accreditato, Ecc. Massimo Spinetti. In
tale occasione l’U.C.O.I. e l’U.C.O.I.M.
sperano di conseguire la costituzione della F.I.U.C.H. (Fèdération International des Unions des Consuls Honoraires) ove, proprio a Vienna, nel
1963 venne sottoscritta, da tutti i
Il Presidente della Camera Gianfranco Fini; alla sua sinistra l’amb. Margherita Costa, Presidente On. dell’U.C.O.I. e l’Avv. Michele Di Gianni
Segretario Generale dell’U.C.O.I.; alla sua destra il Prof. Avv. Giovanni
Puoti Presidente dell’U.C.O.I. e il Cap. Nicola Falconi Vice Presidente
dell’U.C.O.I.
Il 22 maggio il Presidente On. dell’U.C.O.I. Amb. Margherita Costa,
ha consegnato al Presidente della Camera dei Deputati On.le Gianfranco
Fini il Premio Filippo Gramatica 2009, giunto alla sua XXIX edizione,
costituito da un’artistica targa in argento recante incisa la seguente motivazione:
“ A S.E. Gianfranco Fini, Presidente della Camera dei Deputati, per
l’apporto determinante alla riconciliazione degli animi e alla evoluzione politica ed istituzionale della Nazione. Segretario di Partito,
Ministro di Governo e Presidente della Camera dei Deputati, ha fornito un esempio di insegnamento e di dedizione al nostro Paese” Bologna, 21 marzo 2009.
Hanno altresì partecipato alla consegna del Premio -assegnato all’On.le Fini dalla XXXIII Assemblea Nazionale dell’UCOI svoltasi a
Bologna il 21 marzo u.s.- il Presidente dell’U.C.O.I. Prof. Giovanni
Puoti, il Segretario Generale Avv. Michele Di Gianni e il Vice Presidente Dott. Nicola Falconi.
Tutti sono stati intrattenuti in un lungo e cordiale colloquio dal Presidente della Camera dei Deputati.
frontare il problema. Questa Conferenza
rappresenta una grande opportunità per
realizzare una stretta collaborazione tra i
Paesi sviluppati”.
La relazione dell’Amb. Margherita Costa, Presidente Onorario dell’U.C.O.I.
È seguita la relazione dell’Amb. Margherita Costa sul tema “La costituzione
della FIUCH nel prossimo ottobre a
Vienna. - Prospettive e rilevanza del
suo accreditamento presso l’ONU”.
“La creazione della Federazione Internazionale dei Consoli onorari – ha
esordito l’Amb. Costa – costituisce
obiettivo perseguito ormai da circa un
decennio dall’UCOI, che con grinta,
costanza e tenacia si è impegnata nella
ricerca di strategie in grado di favorire,
l’aggregazione a livello nazionale dei
consoli onorari (per semplificare tante
UCOI nei vari Paesi), in vista di dare
vita ad un corpus: una Federazione internazionale che possa essere accreditata come osservatore presso l’ONU. A livello europeo esistono associazioni che
hanno lo status di osservatori presso
l’Unione Europea. Il nostro obiettivo,
travalicando i Continenti, è quello di
dare vita ad una Federazione rappresentativa di tutti i consoli onorari dei
vari stati membri delle Nazioni Unite.
A Buenos Aires e a Montevideo, in
occasione del Congresso annuale dell’UCOIM si è discusso di vari temi che
concernono i consoli onorari italiani nel
mondo, ma anche della creazione di una
Federazione che rappresenti tutti i consoli onorari a livello mondiale. Del Congresso dell’UCOIM, che è stato molto
ben organizzato, ha dato risalto anche
la RAI International, tanto è vero che
avevo ricevuto una telefonata da Mosca
da parte di un diplomatico, conosciuto a
Baku, il quale alla televisione aveva visto
l’intervista dedicata all’incontro dei Consoli onorari italiani nel mondo.
Questo significa che l’attività del console onorario comincia ad essere percepita come un valido contributo per rafforzare la cooperazione, la conoscenza, lo sviluppo delle relazioni tra Paese inviante e
di residenza, non solo nell’ambito della
“tutela” ed assistenza dei cittadini del Paese d’invio, il cui numero è in alcuni casi
marginale, ma soprattutto per sviluppare
rapporti economici, turistici, culturali, collaborazioni interuniversitaria, sanitaria ecc.
e per promuovere una maggiore conoscenza e rispetto reciproco.
L’Amb. Costa, dopo essersi intrattenuta sull’impegno che i Consoli Onorari riservano nell’assolvimento della
propria funzione, ha intrattenuto l’uditorio sugli scopi che la FIUCH si prefigge conseguire tra cui, in primis, l’aggiornamento della normativa che regola le relazioni consolari e la rigorosa sua
applicazione, in forma paritetica da parte di tutti gli Stati che vi partecipano.
La relazione dell’Avv. Michele Di
Gianni
La prima parte dei lavori assembleari
si sono conclusi con la relazione svolta
dal Segretario Generale dell’U.C.O.I. su
“Le attività più salienti svolte dall’U.C.O.I. nel 2008 e il suo contributo allo sviluppo dell’U.C.O.I.M.”.
L’Avv. Di Gianni ha innanzitutto
informato la platea di aver conseguito, anche in sede di appello, con 6 distinte sentenze emesse dalla Commissione Regionale della Campania, la esenzione dell’ICI sugli immobili adibiti a sedi consolari
onorarie. Di poi si è soffermato sul diritto-dovere dell’U.C.O.I. a tutelare il prestigio e la dignità dei propri associati facendo riferimento alla vicenda occorsa ai
Consoli Onorari di Lettonia nelle città di
Napoli, Palermo, Modena e Trieste, sollevati dalle loro funzioni e alla nota rispettosa inviata al Ministro degli Affari
Esteri della Lettonia ricevendo un garbati riscontro. Iniziativa, questa, censurata
dal Capo del Cerimoniale Diplomatico
della Repubblica come indebita ingerenza
dell’U.C.O.I. Doglianza non ritenuta fondata dall’Avv. Di Gianni che riteneva e ritiene la sua garbata nota costitutiva di un
atto dovuto in quanto collegato in quanto collegato all’art. 2 dello statuto.
Il Segretario Generale, dopo essersi soffermato sul sostegno offerto dall’U.C.O.I.
al V Congresso dell’U.C.O.I.M. svoltosi a
Buenos Aires il 28 ottobre 2008 e al successivo Convegno a Montevideo svoltosi
nell’ottobre 2008, si è indugiato, anch’egli, sulla rilevanza della costituzione di
un Organismo Federale delle Associazioni
Nazionali Onorarie.
I lavori di sono conclusi con l’aggiornamento della composizione degli Organi Sociali per il triennio 2009-2011,
così come proposta dal Consiglio Direttivo svoltasi nella seduta del 20 marzo
u.s. e della quale si è data lettura nel
corso dei lavori e con l’assegnazione del
“Premio Filippo Gramatica 2009” in favore di S.E. l’On. Gianfranco Fini, Presidente della Camera “per l’apporto determinante alla riconciliazione degli
animi e alla evoluzione politica ed istituzionale della Nazione. Segretario di
Partito, Ministro di Governo e Presidente della Camera dei Deputati, ha
fornito un esempio di insegnamento e
di dedizione al nostro Paese”
* **
Tutte le relazioni e gli interventi
sono integralmente riportati nell’Annuario Diplomatico Consolare
2009 e consultabili anche sul sito
www.ucoi.it.
Patrizia De Gisi
Segreteria U.C.O.I.
Paesi membri dell’ONU, la Convenzione sulle Relazioni Consolari, ratificata dalla Repubblica Italiana con legge n.804 del 9.8.1967. Scopo principale di tale costituzione è quello
di accreditare tale Organismo Federativo presso l’ONU, quale membro
NGO, affinché possa, tra l’altro, rendersi promotore dell’aggiornamento
della Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari o quantomeno conseguire l’applicazione della sua normativa in forma rigorosa e paritetica
in tutti gli Stati membri.
A PALERMO IN APRILE LA XXXIV
ASSEMBLEA NAZIONALE DELL’U.C.O.I.
La XXXIII Assemblea Nazionale dell’U.C.O.I. svoltasi a Bologna il 21 marzo scorso, a conclusione dei suoi lavori, ha approvato, all’unanimità, lo svolgimento della sua
prossima Assemblea nella primavera 2010 nella città di Palermo, in accoglimento della proposta avanzata dal V.Presidente dell’U.C.O.I. e Console On. del Belize a Palermo, Prof. Avv. Gaetano Armao. Quest’ultimo, tra l’altro, ha dato lettura di una lettera
del Sindaco di Palermo On. Diego Cammarata con la quale auspicava lo svolgimento
della prossima Assemblea nella sua città, già sede della VI Assemblea Nazionale svoltasi a Palazzo delle Aquile, sede del Consiglio Comunale, il 28 maggio 1992.
L’AMBASCIATORE
D’INDONESIA A NAPOLI
La nave scuola della Marina Militare Indonesiana Kri Frans Kaisiepo-368 al comando del Capitano Wasis Priyono ha recentemente attraccato nel Porto di Napoli
in occasione del suo periodico excursus nei
bacini più importanti d’Europa.
In tale occasione il Comandante ha offerto un cocktail in onore dell’Ambasciatore della Repubblica di Indonesia recentemente accreditato a Roma Ecc. Mohamad Oemar e
delle maggiori autorità cittadine. Presenti tra
gli altri il Presidente della provincia di Napoli Diego Di Palma, il Sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, il Decano del CC
di Napoli e Console Gen. di Gran Bretagna Michael Borgoigne, il Console Gen.
d’Indonesia Giuseppe Testa e numerosi rappresentanti dei Paesi esteri accreditati a Napoli. Pure presenti autorità militari e rappresentanti dell’imprenditoria della città.
“In questo momento – commenta il
Console Testa – l’Indonesia, con i suoi 220
milioni di abitanti, riveste un ruolo molto
“L’8 luglio – annuncia – verrà eletto
il nuovo Presidente della Repubblica”. È
un Paese dove è anche molto vivace il
dialogo interreligioso. Non a caso il mese
scorso il Ministro degli Esteri dell’Indonesia ha incontrato il Ministro degli Esteri Franco Frattini per discutere di un
nuovo modello di Islam che possa partire proprio dall’Indonesia. Lo Stato del
Sud-Est asiatico gode di un’economia alquanto bilanciata nella quale tutti i settori giocano un ruolo importante.
Comunque i principali motori dello sviluppo indonesiano rimangono le abbondanti risorse naturali, quali petrolio, gas naturale e risorse minerarie (tra cui nickel, zinco,
stagno ed oro), e le enormi piantagioni tropicali che consentono alla Nazione un notevole afflusso di valuta pregiata. Per quanto
riguarda gli scambi economici tra l’Indonesia
e la Campania, buone prospettive si ravvedono nel settore aeronautico e soprattutto in
quello agricolo.
L’Ambasciatore d’Indonesia l’Ecc. Mohamad Oemar; alla sua sinistra il Console Generale Onorario di Indonesia a Napoli Dott. Giuseppe Testa
importante nell’economia mondiale perché
è entrata a far parte del Gruppo del G20.
È ormai una democrazia a tutti gli effetti,
è la terza al mondo dopo India e USA”.
Il Console ricorda anche che nel Paese si
sono svolte le elezioni, sono andati alle urne
180 milioni di votanti per rinnovare i 580
seggi del Parlamento.
“L’Indonesia – riferisce Testa – chiede
alla Campania macchinari ad alto contenuto tecnologico e il know-how per produrre la mozzarella, perché il Paese indonesiano possiede la materia prima, ma
non sa pienamente sfruttarla. Ben vengano quindi aziende campane interessate a
questo tipo di scambio”.
S.S. BENEDETTO XVI
RICEVE L’AMBASCIATORE DI SIERRA LEONE
S.S. Benedetto XVI ha recentemente ricevuto, per la presentazione
delle sue credenziali, il nuovo Ambasciatore della Sierra Leone accreditato presso la Santa Sede, Hon.Kargbo e Sig.ra, accompagnato dal
Console Generale On. della Sierra Leone a Roma, Cav. Lav. Avv. Fausto Maria Puccini, Componente il Consiglio Direttivo dell’U.C.O.I., e
Sig.ra.
nerocianomagentagiallo
maltanapoli • 5
Giugno 2009
❋✭ECHI
FORENSI
U N A PERDITA PER L’ AV V O C ATURA NAPOLETA N A
Andrea Cafiero
Franco Tortorano*
Andrea Cafiero, avvocato e consigliere
Ma l’iniziativa di cui Andrea Cafiero andell’Ordine forense napoletano, è prematu- dava particolarmente fiero è lo Stage di Diramente scomparso, all’età di quarantano- ritto Comunitario che il Consiglio dell’Orve anni. Laureato in giurisprudenza e poi an- dine degli Avvocati di Napoli organizza, trache in scienze politiche, Andrea Cafiero, nel dizionalmente nel mese di giugno di ogni
solco di una luminosa tradizione tracciata dal anno, a San Marco di Castellabate. Stage
padre Aldo, ha esercitato la professione nel che fin dall’inizio ha visto tra i relatori giusettore penalistico, ma nel contempo e fin da- risti e tecnici della materia di assoluto pregli inizi della sua attività professionale ha stigio internazionale e nazionale e che quecoltivato lo studio del Diritto internazionale st’anno, giunto alla settima edizione, ha doe comunitario; discipline da Lui ritenute es- vuto registrare la mancanza di Andrea Casenziali per il bagaglio di conoscenze che il fiero. Mancanza, ma non assenza, atteso che,
moderno avvocato deve possedere, al di la aderendo ad una Sua precisa richiesta, lo
dei settori di specializStage si è comunque
zazione nel quale vietenuto per continuare
ne svolta l’attività proad assicurare ai giovafessionale. Andrea Cani e meno giovani avfiero, già prima dell’evocati una formazione
lezione al Consiglio
aggiornata alle espedell’Ordine degli Avrienze che le normativocati di Napoli, avveve dell’UE e dei paenuta la prima volta per
si membri evidenziail biennio 2002/2003 e
no: obiettivo che Anpoi nell’istituzione ordrea Cafiero ha perdinistica, è stato Presiseguito con passione e
dente, ma soprattutto
competenza nel breve
un entusiasta animatoma intenso arco della
re, della Commissione
sua partecipazione aldi Diritto Comunitario
l’Ordine forense napoe Internazionale, conletano e che, con la
sentendo al Consiglio
tenuta dello Stage, ha
dell’Ordine di Napoli
costituito una signifidi perseguire obiettivi
cativa attività per onoL’Avv. Andrea Cafiero
prestigiosi, tra i quali
rarne la memoria ed
vanno ricordati i collegamenti con le istitu- assicurare continuità alla Sua iniziativa..
zioni comunitarie, con il CCBE, con il CoQuanto innanzi detto costituisce solo uno
legio de Abogados de Madrid, con l’Istituto spaccato della vita di Andrea Cafiero ricca di
di Diritto Internazionale e Comunitario del- umanità, serietà e preparazione professional’Università di Napoli Federico II°. Collega- le e con queste poche ma sentite parole ci
menti che sono anche sfociati in protocolli uniamo al dolore della famiglia tutta nel ridi intesa aventi ad oggetto scambi culturali e cordo di un amico carissimo e Collega illudidattici, e che hanno contribuito a rafforza- stre che ha onorato la professione forense.
re la presenza dell’Ordine forense napoleta* Presidente dell’Unione Regionale
no nelle istituzioni internazionali, nazionali e
degli Ordini Forensi della Campania
nella società civile.
❋✭ECHI
IL DIRITTO COMUNITARIO DELLA CONCORRENZA
Fabrizio Di Gianni*
La politica di concorrenza è un’area in cui,
insieme alla politica commerciale, le Autorità comunitarie, e in particolar modo la
Commissione europea, godono di ampi poteri investigativi e regolatori. Basandosi sugli articoli 81 e 82 del
Trattato CE, la Commissione ha nel tempo creato un corpo di
norme e regolamenti
dalla crescente complessità. Nell’applicare
le norme del Trattato,
la Commissione non
si è limitata ad intervenire per reprimere,
con l’irrogazione di
ammende molto severe, le violazioni tradizionali del diritto della concorrenza, quali
le pratiche di fissazione dei prezzi, di ripartizione dei mercati, di
sfruttamento abusivo di potere di mercato e
simili; essa ha anche messo in atto un ambizioso disegno volto a regolare con sempre
maggiore intensità i principali aspetti delle
transazioni commerciali. Oggigiorno è pertanto indispensabile, nel redigere un contratto di distribuzione, licenza o di joint venture –solo per citare alcuni esempi- tenere
conto delle norme sulla concorrenza. Analogamente, nell’area del controllo delle concentrazioni, la Commissione non si è limitata a proibire concentrazioni tra grandi società
europee che davano luogo alla costituzione
di una posizione dominante ma ha anche
esercitato i propri poteri di controllo su società non europee, applicando teorie economiche sempre più complesse.
Lo scopo di questo manuale è quello di
fornire un’ampia e aggiornata analisi del diritto europeo della concorrenza così come interpretato e applicato dalla Commissione, Tribunale di primo grado e Corte di giustizia.
Ciò che distingue il presente manuale dagli
altri è la prospettiva scelta dagli autori sin
dalla prima edizione: attingendo alla loro
esperienza di pratica professionale, essi hanno cercato di non indugiare sugli aspetti teorici del diritto della
concorrenza, evidenziando piuttosto il suo
impatto concreto sulle
attività
d’impresa.
Questo libro combina,
pertanto, il commento
critico alle regole di
concorrenza con delle
pratiche indicazioni relative alla loro applicazione in concreto. Proprio tale impostazione
dovrebbe farne un ottimo strumento di
consultazione tanto
per gli operatori d’impresa quanto per i
consulenti legali.
La seconda edizione di questo libro, aggiornata al 1 giugno 2008, è arricchita da un
capitolo sul diritto procedurale antitrust italiano. Sussistono infatti, a livello procedurale importanti divergenze fra il diritto comunitario ed italiano e la trattazione di questi
profili, anche alla luce della giurisprudenza
dei tribunali italiani, è sembrata pertinente
per una più esaustiva disamina della materia.
È stato possibile realizzare questa monografia grazie al fondamentale contributo, in
termini di apporto intellettuale e di stesura
dei testi, dell’avvocato Raffaele Di Giovanni
Bezzi del nostro studio, a cui va la nostra più
viva riconoscenza e gratitudine.
Hanno altresì collaborato all’opera i colleghi Gabriele Coppo, Elisa D’Amico e Alessio
Aresu. Un ringraziamento particolare va anche tributato alle nostre collaboratrici Veerle
Roelens e Kelly Busse, per il paziente e prezioso supporto offerto.
* Avvocato associato allo studio
Van Bael & Bellis in Bruxelles
FORENSI❋
AL CONVEGNO L’AVVOCATO CIVILISTA DAL 1942 AD OGGI
L’AVV. FRANZO GRANDE STEVENS
Guido Belmonte*
L’iscrizione dell’avv. Franzo
Grande Stevens tra i soci d’onore della Camera civile napoletana è stata l’occasione
d’un incontro culturale, svoltosi il 18 giugno nell’Arengario
del nuovo palazzo di giustizia.
Ciascuno degli interventi, dal
saluto del Presiedente dell’Ordine a quelli degli avvocati
Massimo Di Lauro, Francesco
Barra Caracciolo e Andrea Pisani Massamormile, meriterebbe un’analisi approfondita, che
qui non è possibile fare.
L’attenzione maggiore dei
L’Avv. Franzo Grande Stevens al centro della foto. Alla sua sinistra: il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Napoli, Avv. Francesco Caia, Il Presidente della Camera degli Avvocati Civili, Avv. Andrea Pisani Massamormile
e il Magistrato Luigi Abete. Alla sua destra il Presidente dell’Unione Regionale degli Ordini Forensi della Campania Avv. Franco Tortorano e l’Avv.
Francesco Barra Caracciolo
IL CINQUANTENARIO DELLA MORTE DI ENRICO DE NICOLA
(segue dalla pag. 1)
nali che incombe l’obbligo di
conservare l’ultimo rimasuglio
di Parlamento, l’ultima prerogativa costituzionale che può difendere il nostro regime dall’assalto finale della piazza”. De Nicola qualche minuto dopo difese il Parlamento: “Questa Camera – si disse – è eletta con
l’equa rappresentanza di tutte le
classi e di tutti i partiti”. Si era
passati infatti dal sistema maggioritario a quello proporzionale. De Nicola commentò e ammonì che le “tumultuose mani-
Mussolini una sua frase a difesa del Parlamento. Probabilmente alludeva alla cerimonia
di scoprimento di una lapide a
ricordo dei deputati caduti in
guerra, dinanzi alla quale ebbe
a dire: “I Parlamenti possono
andare incontro ad oscuramenti, mai a tramonti o ad una fine
assoluta”.
Vittorio Emanuele III il 2 marzo 1929 lo nominò senatore
del Regno, ma egli, salvo che
nella seduta in cui votò a favore del concordato, si astenne
dal partecipare a qualsiasi attività di Palazzo Madama.
Roma, 27 dicembre 1947 (Palazzo Giustiniani) - Enrico De Nicola firma l’atto di promulgazione della Costituzione della Repubblica Italiana.
festazioni” all’indomani di una
lotta elettorale combattuta per
la prima volta non fra candidatri, ma fra partiti, non sarebbero state tollerate in Parlamento
in quanto era “impensabile che
la violenza possa soffocare la libera espressione di opposte
tendenze o di contrastanti opinioni”. Alle elezioni del 1924
non si presentò e uscì dalla vita
politica, consapevole della impossibilità di parlamentarizzare
il fascismo. Tornò alla sua professione di avvocato a Napoli, si
immerse nell’attività forense in
cui eccelleva fin dagli esordi
giovanili. Sappiamo da Francesco de Martino, che con Giovanni Leone frequentò il suo
studio, che l’isolamento politico
era totale. Una sola volta De Nicola parlò ai suoi giovani collaboratori di politica, e fu per
dire che se ne era ritratto per
non essere stata gradita da
In una gelida e tempestosa
mattina del febbraio del 1944
De Nicola si avviò solo in automobile a Ravello, alla villa Ruffolo, dove lo aspettava Vittorio
Emanuele III. I due uomini non
si vedevano dal 1924. Come raccontò poi De Nicola a Giovanni
Ansaldo il re “fu cortesissimo: ci
salutammo – dopo venti anni –
come se ci fossimo lasciati il
giorno precedente”. Durante il
viaggio in automobile De Nicola
aveva rimurginato il modo di affrontare la questione con Vittorio
Emanuele. Gli disse subito:
“Maestà, noi studiosi di diritto
penale sappiamo che vi è una
particolare forma di responsabilità: la responsabilità obiettiva,
cioè responsabilità senza dolo, e
senza colpa. I sovrani hanno
molte responsabilità obiettive, fra
le quali questa: il sovrano che dichiara una guerra e la perde
deve lasciare il trono: da Napo-
nerocianomagentagiallo
leone I a Napoleone III, dagli
Asburgo agli Hohenzollern, per
indicare i più importanti precedenti storici”. E passò ad illustrare la proposta della luogotenenza. Durò quattro ore lo snervante colloquio, prima che il re
accettasse il disegno di De Nicola.
La Consulta Nazionale, che
durò dal 25 settembre 1945 al
1 giugno 1946, fu un altro passo nella transizione tra il vecchio
Regno e la Repubblica. In attesa dell’Assemblea costituente,
quest’organo, composto da
membri designati dai partiti antifascisti, doveva svolgere compiti di consulenza ed emanare
pareri richiesti dal governo. Su
304 componenti solo 1/5 erano
ex deputati. Dunque in quell’organo si incontrarono più generazioni e uomini illustri con uomini nuovi. Piero Calamandrei,
Vittorio Emanuele Orlando, Alberto Cianca, Epicarpo Corbino,
Ugo La Malfa, Enrico Altavilla,
Vincenzo Arangio-Ruiz. LA III
Commissione, in totale le commissioni furono dodici, con competenza in materia di giustizia,
fu affidata alla presidenza di De
Nicola. Scrive uno degli uomini
nuovi, Nicola Salerno, che “Enrico De Nicola, col suo diplomatico tatto e la sua alta signorilità, dirigeva i lavori dando ad
essi un andamento snello e costruttivo, assecondando e disciplinando gli interventi dei consultori e giungendo sempre a risultati concreti e fecondi”.
Il 2 giugno 1946 nel referendum istituzionale gli italiani
scelsero la Repubblica con
12.717.923 voti mentre i voti
per la monarchia furono
10.719.284, il 54,26% contro il
45,74%. Il 9 maggio 1946 Vittorio Emanuele III aveva abdicato e il luogotenente suo figlio Umberto II divenne il re di
maggio. Il presidente del Consiglio Alcide De Gasperi assunse
tutte le funzioni di capo dello
Stato in attesa che l’Assemblea
Costituente convocata per il 25
giugno procedesse alla elezione del capo provvisorio dello
Stato. Il 28 giugno fu eletto Enrico De Nicola con 306 voti su
504 votanti.
Approvata il 22 dicembre 1947
la Costituzione, de Nicola fu ac-
clamato primo Presidente della
Repubblica Italiana, dismettendo
il titolo di capo Provvisorio dello
Stato. Nel giugno 1948 fu eletto
Presidente della Repubblica Luigi
Einaudi, e De Nicola fu nominato senatore di diritto a vita. Nel
1951, morto Bonomi, alla presidenza del Senato fu eletto De Nicola, che si dimise per un contrasto di carattere procedurale il
16 giugno 1952.
Eletto presidente della Corte
costituzionale, nella prima udienza del 23 aprile 1956 pronunciò un discorso, ascoltato in
piedi per tutta la sua durata da
tutti i giudici e gli intervenuti.
Di quel discorso ancora oggi
risuonano di una eco profetica
queste parole: “Posso però rilevare – con amara constatazione . che la nostra Costituzione
è poco conosciuta anche da coloro i quali ne parlano con aria
altezzosa di saccenti. Essa dovrebbe essere divulgata tra tutti gli italiani; vi provveda chi ne
ha facoltà e senza indugio, perché ‘troppo tardi’ sono due parole funeste non solo per i singoli ma anche per i popoli”.
De Nicola sottopose la Corte
dere una insegna dalle parole
PORTUM INVENI.
Il 29 settembre 1959 la broncopolmonite da cui era stato colpito divenne notizia pubblica.
Venne a visitarlo a Torre del
Greco il presidente della Repubblica Gronchi. De Nicola vistolo
accanto al letto disse: “Perché si
è incomodato?”. Qualche momento prima era andato da lui
il cardinale Castaldo. Il nipote
Guido Martinelli gli aveva detto
sottovoce: “Guarda, presso di te
c’è il Cardinale”.
De Nicola rispose: “Non lui
sta presso di me, sono io che
sto presso il Cardinale”.
Alle 4.55 del nuovo giorno 1
ottobre, De Nicola spirò.
Di De Nicola resta una copiosa aneddotica, in parte raccolta
da Gabriele Benincasa nel suo
libro l’Importanza di chiamarsi Enrico. L’uomo era così vigile su se stesso come un saggio
dell’antichità, ma proprio per
questo imprevedibilmente reattivo dinanzi a situazioni ch’egli
non riteneva compatibili con la
dignità dei suoi uffici o la serietà dei suoi comportamenti.
Fu forse un uomo pago della
L’Avv. Enrico De Nicola
ad un tale sforzo organizzativo e
di produzione giurisprudenziale
che si logorarono le sue energie e insieme i suoi rapporti con
i giudici. Il 10 marzo 1957 si
dimise dal suo incarico.
Il 20 settembre di quello stesso anno ebbe la cittadinanza
onoraria di Roma e poi si ritirò
nella sua villetta di Torre del
Greco su cui aveva fatto inci-
presenti – e v’erano tanti giovani avvocati – s’è rivolta naturalmente a ciò che ha detto
Franzo Grande Stevens, un avvocato napoletano insigne che
dai colleghi si sarebbe tentati
di considerare tout court il
maggiore degli “emigrati” in
altri fori (Grande Stevens andò
in quella Torino che, come ha
ricordato, s’arricchì dei fermenti culturali di esuli meridionali alla vigilia dell’unità
d’Italia), se all’avvocatura napoletana non avesse sempre rivendicato, con intrepida fe-
sua solitudine, che pose, al posto di sentimenti e passioni e
desideri, solo doveri ispirati a
realizzare nella salvaguardia delle regole della democrazia il
bene della Patria e dei concittadini.
* Presidente Emerito della Corte Costituzionale
deltà, una duratura appartenenza, mai affievolita dalla
scelta da lui fatta d’interessi e
metodi di lavoro che nell’attività di molti avvocati del sud
non sono (e purtroppo non
possono essere ancora ) consueti.
Senza retorica, anche quando il tono pacato del discorso s’è
fatto commosso nel ricordo dei
maestri (Francesco Barra Caracciolo, Alessandro Graziani e
Paolo Greco), Franzo Grande ha
illustrato i compiti che l’evoluzione della società italiana,
sempre più inserita in un contesto internazionale, impone ormai all’avvocato civilista di
svolgere: allargare e mantener
aggiornata la propria cultura
giuridica; prestare attenzione a
quegli istituti del diritto privato che in qualche modo ne rappresentano l’ala marciante, privilegiando la dinamica dell’impresa alla statica di vecchie
concezioni quiritarie; suggerire
preferibilmente soluzioni conciliative dei conflitti; utilizzare il
giudizio (più spesso con l’adozione di spedite procedure alternative) per una rapida composizione degli interessi in gioco. Un compito, s’intende, che
il civilista non può svolgere efficacemente da solo. Le strutture d’uno studio professionale
vanno perciò allargate a dimensioni più ampie; la collaborazione interdisciplinare deve
trovare uno spazio maggiore.
Ma - Franzo Grande alla fine
ha avvertito – si deve esser attenti a non svilire l’opera dell’avvocato, come qualche politico ha pur tentato di fare, al
rango d’una produzione di servizi. L’avvocato assolve, in via
primaria, a una funzione di tutela della legalità; il suo operato va perciò valutato anzitutto
sul metro di quelle regole di
correttezza, di rigore morale, di
competenza e probità che costituiscono patrimonio irrinunciabile del professionista, quale
(segue dalla pag. 7)
nerocianomagentagiallo
6 • maltanapoli
Giugno 2009
IL TRATTATO DI LISBONA
IN DIRITTURA D’ARRIVO
(segue dalla pag. 1)
quisito ormai un significato simbolico, di svolta nel percorso che
da oltre mezzo secolo ci ha portato verso un’Europa integrata,
svolta che nell’auspicio di molti
dovrebbe finalmente determinare
un salto di qualità nel processo
di integrazione. Non è la prima
volta, d’altra parte, che un passaggio di questo tipo, che sia una
conferenza intergovernativa con
l’obiettivo di una modifica dei
trattati comunitari, ovvero una
decisione particolarmente rilevante del Consiglio europeo,
cioè dell’organo politico, venga
costruito dai media o dagli stessi ambienti politici come l’inizio
di una nuova era. L’Europa ha
vissuto da sempre di questi passaggi, coniugando rammarico
con speranze, delusioni con la
volontà di riprendere un cammino solo temporaneamente e
apparentemente interrotto.
Il momento che stiamo vivendo
del processo di integrazione ci ha
dato un segnale di disagio e di incertezza di non pochi Paesi membri quanto al modo di essere e di
funzionare dell’Unione. In realtà,
l’Europa che c’è è per molti aspetti sconosciuta ai più. E’ una struttura complessa, per alcuni aspetti
contraddittoria, frutto di spinte
succedutesi nel corso degli anni
in modo non sempre univoco ed
uniforme, certamente non segue il
modello di uno Stato, come molti vorrebbero. E non è certo ieri
quel lontano maggio del 1950 in
cui maturò il disegno di un vivere insieme tra Paesi non sempre
amici, spesso almeno rivali. Quell’obiettivo originario è stato realizzato, anche prima e meglio di
quanto molti speravano, attraverso la leva di uno strumento apparentemente solo economico come
il mercato comune, ma in realtà
presto rivelatosi come qualcosa di
diverso. Il mercato unico è oggi
non più soltanto il perimetro di
circolazione dei prodotti e dei fattori della produzione: è il contesto
complessivo delle relazioni di Stati, imprese, singoli, soprattutto di
questi ultimi, ricchi e squattrinati,
studenti e professionisti, donne e
giovani, occupati e non, con i loro
interessi, bisogni, diritti, fondamentali e non: tutti godono delle
libertà fondamentali, arricchite da
politiche tipiche di una moderna
società democratica, dall’energia
all’ambiente, dall’informazione alla
cultura, dalla tutela del consumatore agli interventi strutturali, dalla politica sociale a quella di riduzione degli squilibri regionali. Protagonisti della vicenda comunitaria
siamo oggi noi cittadini, al contrario di quanto ci viene detto da
predicatori disinformati; è la persona in quanto tale, quale che sia
la sua condizione e perfino la sua
età. Questa evoluzione, poi, va
ascritta in parte molto significativa al sistema di tutela giurisdizionale, costruito sulla sinergia tra
giudici nazionali e giudici comunitari, che è stata, precisamente attraverso l’attenzione massima alla
tutela della posizione giuridica
soggettiva dei singoli, dei loro diritti e dei loro interessi, l’elemento trainante del sistema comunitario complessivamente considerato.
Nell’odierno scenario, con le
realizzazioni raggiunte, l’Europa
si interroga sui tempi e i modi
per una connotazione ulteriore,
in senso lato politica, del vivere
insieme. I padri fondatori avevano in mente uno strumento di
pace che non fosse costruito sulla dimensione tradizionale della
sovranità, ritenuto alimento per
ambizioni di egemonia e protezionismi di ogni tipo, non solo
economici. Quanto al metodo,
riecheggia ancora il monito a
non fare l’Europa in un colpo
solo, ma con realizzazioni concrete e creando prima una solidarietà di fatto. E i primi passi
furono appunto piccoli, con prudenti ma significative innovazioni.
Le due tentate alternative ai
piccoli passi, il progetto di trattato sull’Unione europea preparato e approvato dal Parlamento
europeo nel febbraio del 1984,
sostenuto dall’entusiasmo federalista di Altiero Spinelli, e il progetto di trattato-costituzione firmato a Roma nell’ottobre del
2004, non sono andate molto
lontano, per ragioni simili ma
con esiti diversi e implicazioni
perfino opposte.
Il tentativo parlamentare si
perse nelle nebbie delle riflessioni dei soliti saggi, ma ebbe il
merito e l’effetto di vederne sviluppati i punti principali nelle
successive tappe dell’evoluzione
subita dal processo di integrazione, in particolare quanto alla
politica economica e monetaria
ed alla politica di sicurezza.
Il secondo tentativo aveva l’ambizione di trasformare il trattato
in una Costituzione ed ha finito
con il dar vita ad un metodo eccentrico di formazione del consenso, che si presentava con un
tasso maggiore di democraticità e
partecipazione, ma che si è rivelato alla fine molto ridotto. Il
gruppo cui venne affidata la riforma, la Convenzione, composta sì
da alcune celebrità di gran peso
ma scarsa conoscenza dell’esperienza comunitaria e delle sua specificità, ha prodotto un testo che
nella sostanza non aveva un valore aggiunto rilevante, ma ha avuto l’effetto perverso di alimentare,
sia pure senza ragioni reali, diffidenze e ostilità.
Il Trattato di Lisbona ha conservato molte innovazioni utili del
progetto di Costituzione, senza
tuttavia riprenderne i punti più
controversi, spesso solo terminologici. Costituisce un sicuro passo
avanti su temi importanti, come il
consolidamento dei poteri del Parlamento europeo e il generale ricorso alla maggioranza qualificata
piuttosto che l’unanimità, politiche
più al passo con le esigenze attuali (energia, ambiente, clima, ad
esempio), la previsione di una
Commissione più snella rispetto al
numero degli Stati membri, l’eliminazione dei pilastri e l’assorbimento di quello relativo alla cooperazione penale e all’immigrazione, maggiori competenze del giudice comunitario in queste materie, la previsione di un Presidente
del Consiglio europeo della durata di due anni e mezzo.
Insomma, un passo avanti, non
solo psicologico, che fa ben sperare in un sostanziale progresso
del processo di integrazione in
funzione soprattutto degli interessi dei cittadini. Il vivere insieme,
ormai in numero così cospicuo, è
un valore rilevante, che dovremmo coltivare al giusto, più di
quanto in fatto si verifica oggi.
* Giudice presso la Corte Costituzionale
ANACAPRI RICORDA S.S. BENEDETTO XVI
Il 20 giugno, per iniziativa del Prof.
Raffaele Vacca, fondatore e fervente
animatore della “Associazione di Varia
Umanità” che, tra l’altro, assegna dal
1964 annualmente il “Premio Capri San
Michele”, di cui è Presidente il Prof.
Francesco Paolo Casavola, si è reso
promotore di un piacevole avvenimento nel ricordo di un soggiorno ad Anacapri dell’allora Cardinale Joseph Ratzinger, ora S.S. Benedetto XVI.
Questo l’antefatto. Nella mattinata di
domenica 12 settembre 1992, il cardina-
sciato una breve intervista sulla teologia della liberazione a Donatella Trotta de “Il Mattino”.
Lasciò la casa in compagnia di mons.
Clemens, Tarzia, Roncalli, Raffaele e Maria Vacca, per raggiungere Villa San Michele di Axel Munthe, dove alloggiava.
Dopo aver percorso il breve vicoletto,
appena svoltato in Piazza Boffe, un ragazzino di cinque anni, vedendolo con
lo zucchetto e la fascia rosso porpora, rivolgendosi al cuginetto di sette anni, domandò: “Chi è quello?”. Il cuginetto ri-
Anacapri, settembre 1992. Il Cardinale Joseph Ratzinger riceve il “Premio Capri san
Michele” dal Presidente Emerito della Corte Costituzionale, Prof. Francesco Paolo
Casavola.
le Joseph Ratzinger celebrò la S. Messa
nella chiesa parrocchiale di Santa Sofia
in Anacapri. Nella serata del giorno precedente aveva ricevuto, nei giardini dell’Eden Paradiso, il Premio Capri – S. Michele della nona edizione, per la sua
opera “Svolta per l’Europa”, edita dalla
S. Paolo. Il premio gli era stato consegnato dal Presidente della Corte Costituzionale Francesco Paolo Casavola. La relazione sull’opera era stata svolta dal
Presidente della Giuria e rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Adriano Bausola. Dopo la Messa, in compagnia del Segretario particolare Mons, Josef Clemens, del direttore editoriale della San Paolo don Antonio Tarzia e dell’addetto stampa Marco Romcalli, si era
recato per la colazione a casa di Raffaele e Maria Vacca, situata in un violetto di Piazza Boffe, a poca distanza
dalla chiesta di S. Sofia. Qui aveva anche gustato qualche fetta della particolare torta, fatta in casa, che da allora è
stata denominata “torta Ratzinger”.
Al termine della colazione aveva
firmato alcune copie dell’opera, e rila-
spose gridando: “È il papa! È il papa!”.
Allora, come ha ricordato don Antonio
Tarzia, il cardinale “si mise a ridere divertito e contento”, mentre lui commentava con l’amico Raffaele Vacca, presidente del Premio: “Qui se dovesse avverarsi, dovete mettere una targa ricordo, perché ogni profezia va onorata.
Il cardinale continuava a ridere, con
il volto luminosos e gli occhi azzurri
come un lago di pace. Ed intanto Raffaele Vacca, da laico erudito, citava la
Scrittura: per bocca dei fanciulli...
Orbene, nel ricordo di tale profetico
avvenimento, Raffaele Vacca ha voluto
scoprire la sera dello scorso 20 giugno
in Piazza Boffe proprio dove sedici
anni or sono il bimbo anacaprese anticipò all’allora Cardinale Ratzinger la
sua ascesa al soglio di San Pietro, un
marmo che ne perpetuasse il ricordo.
Alla semplice ma suggestiva cerimonia,
tra i folti partecipanti, Mons. Josef Clemens, Vescovo titolare di Segerme, Segretario del Pontificio Consiglio per i
laici, già segretario particolare del Cardinale Ratzinger.
AMMINISTRAZIONE ED INFORMAZIONE
(segue dalla pag. 1)
nella casa di vetro e forse attualmente
questo non è l’aspetto più curato pur es
sendo l’unico essenziale ed oggetto di le
gittime pretese trattandosi di stabilire
dove finisce il danaro dei contribuenti+
Problema tanto più sentito se si pensa
che oggi il più tassato è il lavoro indivi
duale intorno al --. sicchè le ammini
strazioni pubbliche prelevano dai mezzi
che altrimenti potrebbero essere utilizza
ti per soddisfare i bisogni della vita della
comunità dei lavoratori migliorandone il
livello di esistenza+
Eppure di funzioni e servizi pubblici
non è che si sappia troppo; le procedure
contabili rimangono complicate e di diffi
cile accesso l’associazione tra enti pub
blici ed imprese nelle forme più varie ren
de ancora più difficile rendersi conto di
come e quanto si spende visto che allor
quando ci si associa con il privato le pro
cedure tendono per così dire a semplifi
carsi e d’altronde non è finito il feno
meno della moltiplicazione degli enti
pubblici quando prendono il danaro dal
le casse pubbliche e privati quando lo
spendono+
Che dire e soprattutto che fare?
A partire dalla famosa legge 2-3/56 che
significativamente è stata chiamata la “co
stituzione del cittadino” si è affermata
nella legislazione un’istanza di partecipa
zione alla funzione pubblica che per ve
rità sul piano legislativo ha trovato pro
gressivamente risposte sempre più ade
guate specialmente attraverso le modifi
che di detta L+ 2-3+ Ma si sa altro è la
legislazione altro è l’attuazione ed è an
cora vero purtroppo l’antico lamento le
leggi son ma chi pon mano ad elle; ep
pure la partecipazione andrebbe ogni gior
no rivendicata con istanze ben articolate
magari risparmiando il ricorso alla de
nuncia penale ma moltiplicando le occa
sioni di presenza attraverso associazioni
di base qualificate interventi di politici
autorevoli cui l’elettorato dovrebbe rivol
gersi specie durante il mandato rifiutan
do di essere liberi nel voto e schiavi di
fronte all’esercizio del potere (Rousseau)+
E si potrebbe continuare purtroppo al
l’infinito perché le occasioni mancate
sono la vita quotidiana e la sfiducia sale
come le esperienze specialmente referen
darie dimostrano+
In sostanza tanto per riferirsi solo al
l’assenteismo vi è la convinzione diffusa
che nulla comunque possa cambiare per
ché lo stato delle cose è espressione di in
teressi che sempre più si uniscono e si
rafforzano+
La stessa morbosità per l’informazione
piccante dimostra che purtroppo vi sono
mille occasioni per deviare l’attenzione da
quella che Pietro Nenni chiamava la poli
tica delle cose+ Direi che ora qualcosa si
può fare perché ad esempio l’accesso ai
mezzi di informazione è aperto ed attra
verso internet i messaggi si possono
diffondere e moltiplicare+
Chissà se battendo e ribattendo su fat
ti reali interessi rilevanti talvolta essen
ziali come la salute non riusciamo a ri
svegliarci da un torpore paralizzante e
forse impeditivo di ogni miglioramento+
* Avvocato. Ordinario Emerito di
Diritto Finanziario all’Università
“Federico II” di Napoli
nerocianomagentagiallo
IL CONVEGNO A PALAZZO SERRA DI CASSANO
SU “FRATELLI SEPARATI”
Michelangelo Pisani Massamormile*
Spero di non essere uno scriteriato se, iniziando a parlare di
un libro poderoso e coinvolgente, cerchi di sollecitare la curiosità di coloro che non l’hanno
ancora letto dicendo che incontreranno due citazioni del tutto
marginali, non attinenti alla narrazione, ma che comunque faranno piacere giacché indicano
l’attenzione dell’Autore per la
nostra città e la sua sensibilità.
Attenzione e sensibilità che, in
altri contesti, Serra dimostra in
maniera concreta e robusta.
Come diplomatico egli ha incluso Napoli, per la prima volta,
nel giro organizzato per i vincitori del concorso, prima di assumere sevizio, affinché essi percepiscano - le conservino nei
40 anni di carriera- le immagini dell’ottimo che l’Italia produce e presenta.
La scelta non fu ripetuta l’anno scorso per le condizioni che
pativa la città,ma spero possa essere al più presto ripresa e consolidata.
Come storiografo Serra presentò nel 2006 all’Istituto presieduto dall’avvocato Marotta al quale siamo grati per il costante aiuto al Circolo Diplomatico- un suo Saggio che si
inserisce nel riconoscimento a
Napoli che, nel periodo del Regno del Sud, “non chiese, cito
Croce, né vagheggiò autonomie
o separatismi,ma rimase religiosamente fedele a quella
idea dell’Unità della Nazione che i
suoi Uomini
del 99 propugnarono
per primi”.
Il Saggio,
l’apporto inedito di un
protagonista,
qualificati relatori dimostrarono che
la Svolta di
Salerno non
fu dovuta a
Togliatti –e
l’odierno libro di Serra
lo confermama all’Ambasciatore Renato Prunas, contemporaneamente all’azione del fratello, il Colonnello
Oliviero Prunas, che riuscì a ridarci la Nunziatella che era stata danneggiata, saccheggiata, occupata ed alla cui soppressione
era rassegnato il Sottosegretario
alla Guerra, napoletano ed ex
allievo del collegio.
Passando al libro che oggi
Serra ci offre va immediatamente detto che le sue multiple
edizioni, i commenti raccolti, i
premi ottenuti costituiscono una
sonora smentita ad un Maestro,
l’Ambasciatore Roberto Ducci,
che disse “La diplomazia conduce ovunque a condizione di
uscirne”. Serra ha conquistato
più di una vetta nella storiografia, pubblicando dal 90, ogni
due anni, un nuovo pregevole
lavoro e ritengo che si propone di continuare a farlo proseguendo lo sviluppo della carriera che, all’Estero, gli ha già assegnato tre impegnative sedi,
Berlino, Mosca e Londra, e a
Roma, incarichi di responsabilità: attualmente egli presta servizio nella Segreteria Generale,
la cabina di comando della Farnesina.
La tentazione sarebbe ora di
soffermarmi sulla feconda relazione tra Letteratura e Diplomazia (uno studio “La penna del
Diplomatico” enumera 670 libri scritti da diplomatici che
sono stati in servizio dal 1946
ad oggi) e di domandarmi perché la lingua registra locuzioni
come Letteratura medica,Letteratura giuridica e non Letteratura diplomatica. Ma i minuti corrono e vorrei anch’io esprimere
l’ammirazione per un lavoro
straordinario. Serra ha omesso
nell’Appendice l’elenco delle
personalità citate nel testo perché il compendio del suo sape-
re enciclopedico gli sarà apparso una esibizione immodesta.
Drieu, Aragon e Malruax:
fratelli separati. La disunione è
il minimo da attendersi tra un
fascista,un comunista ed un avventuriero. Ma perché fratelli?
Le origini familiari sono diverse. Certo, i tre soffrono di
complessi e di nevrosi, ma non
sono per nulla fratelli tutti coloro che ricorrono ai psico-farmaci. I 3 hanno amato se non
proprio le stesse donne, donne
molto simili. Tra due dei tre
sembra accaduto un episodio
omosessuale, ma gli eccessi o i
gusti erotici sono per Legge irrilevanti. Le carriere sarebbero state definite da Moro “parallele convergenti”ma tra colleghi vi è spesso più rivalità che
fratellanza. Nè possono dirsi
fratelli solo perché hanno vissuto la decadenza della Terza
Repubblica o le paure del
tempo. Quello che a mio avviso li pone sullo stesso piano,
strettamente legati l’uno all’altro è la responsabilità che non
può essere elusa da persone
portatrici di talento e cultura
superiore alla media e che hanno acquisito strumenti di comunicazione per parlare ad
un’ampia platea.’E la responsabilità del ricco nei confronti del
povero, del professore verso gli
alunni e diciamolo con parole
proprie ai casi in esame, degli
intellettuali
nei confronti
della società.
Se si condivide
“una
c e r t a
idea”sul rapporto tra la
grande letteratura e la
grande storia
non si può
prescindere
dalla libertà
e dalla indipendenza.
Quindi responsabilità
innanzi agli
orientamenti
ideologici,
alle ambizioni di carriera,alle necessità sessuali. Serra
dimostra che diversi personaggi
nei romanzi sono sicuri autoritratti dei tre Autori. Ma il paziente vuole il medico che lo
curi, non che abbia il suo stesso male. Anche i fratelli Orazi
costituivano una triade di campioni ed ugualmente i fratelli
Corazzi .L’assunzione da parte
loro dei compiti che spettano
ai campioni ha però evitato una
guerra fratricida tra Roma ed
Albalonga.
Drieu, Argon e Malraux non
hanno ciascuno una diversa colpa. Tutti e tre hanno commesso lo stesso peccato mettendo
l’intellettuale al servizio della
propria ideologia.
Traendo queste conclusioni
dal saggio di Serra, credo di
poter riprendere, prima di terminare, il rapporto tra il diplomatico e lo storico:entrambi sono impegnati in una ricerca ed in un approfondimento di conoscenze. Il primo sulla attualità internazionale, il secondo sulla coscienza
della memoria. L’uno e l’altro
dunque influenzano la realtà.
Allora è superfluo domandarsi
dove nel libro sia il diplomatico e dove lo storico. Il ricordo di Drieu, Aragon ed Malruax non è una celebrazione,
la loro separazione non una
commemorazione. Attraverso il
loro esempio Serra ha affrontato il rapporto, oggi più che
mai carente, tra intelligenthia,
società e politica. Avvalendomi dalla libertà del lettore vi
scorgo un monito per coloro
che hanno talento, conoscenza e comunicazione affinché
non commettino lo stesso errore di Drieu, Aragon e Malraux.
* Ambasciatore d’Italia
nerocianomagentagiallo
maltanapoli • 7
Giugno 2009
❋
MOSTRE
-
CONVEGNI
PICASSO E LE “DEMOISELLES”
Antonio Guarino*
L’anno 2007 fu quello del cen- più rilevante opera artistica del setenario del dipinto più picassiano colo ventesimo. Dipingendo a medel grande Pablo
moria (è noto,
Picasso: “Les deinfatti, che egli
moiselles d’Avinon usava ricorgnon”.
Dopo
rere alle modelmolti disegni prele), Picasso aveparatori gettati sul
va trasformato
finire del 1906,
cinque “demoiPicasso lo fece,
selles” (cinque
lo disfece e lo riprostitute) di un
toccò più volte
accorsato bordeltra l’inverno e la
lo di Barcellona,
primavera succesquello della Calsivi. Gli amici
le di Avignon, in
che dividevano la Les Demoiselles d’Avignon, festeggia- cinque nudi femsua estrema po- no il centenario della loro creazione minili decompovertà di quei tempi (gente come il sti, due dei quali con maschere
fauvista Matisse, l’immoralista nere di stile africano sul volto.
Apolinnaire, lo stravagante poeta Nudi che non scuotevano e che
Max Jacob), quando egli final- non volevano invogliare i sensi,
mente sollevò dal cavalletto il telo ma che facevano intendere la
di copertura, rimasero chi impie- realtà della vita come essa è e non
trito dalla incomprensione e chi come essa appare. Qualcosa dunaddirittura sdegnato. Leo Stein, que come la strafamosa Guernica
che ogni tanto lo sovvenzionava di trent’anni dopo, ma meno vocon un acquisto, credette ad una luta, più spontaneamente sentita,
beffa e scoppiò in una risata vol- forse addirittura imprevista anche
tando le spalle ed andandosene. Il da lui, dall’autore, cui si svelò
solo conforto gli venne dalla com- d’improvviso che nel mondo impagna ardente di quegli anni gio- perversa, anche se non vi è sangue
vanili, la bella Fernande Olivier, che scorre, l’orrore.
che aveva fede in lui e solamente
* Preside Emerito della Cattedra di
in lui. Era nata quella che molti Diritto Romano presso l’Università
critici d’arte qualificano come la “Federico II”
UN NAPOLETANO ALLA JUVENTUS
(segue dalla pag. 1)
aveva ironizzato sulle due facili vittorie riportate da Ciro contro Siena e
Lazio nelle famose ultime due giornate, affermando che sarebbero venute anche senza nessun allenatore in
panchina, ha risposto sorridendo (ma
con un po’, come diciamo noi, di
“schiattiglia”): “Ha ragione, per
questo voglio far meglio, voglio riuscire a fare 7 punti in 2 partite”. E
ai giornalisti che gli chiedevano se
punterà allo scudetto o alla Champion, toccando ferro ha ribattuto:
“Non ho mai fissato traguardi nemmeno quando giocavo”.
La verità è che, come tanti napoletani di ogni ceto, questo giovane professionista – quasi coetaneo di Maldini – ha capito una verità molto importante, quella che ha tradotto in termini calcistici quando si è trovato a
parlare del grande acquisto che la
Juve gli mette a disposizione quest’anno, il fantasista brasiliano Diego,
Ciro ha risposto tranquillamente:
“Diego è un grandissimo, e qualcosa
cambieremo per farlo inserire. Ma sarebbe sbagliato costruire la squadra
intorno ad un solo giocatore. È lui che
deve mettersi a disposizione del collettivo per far valere la sua qualità”.
Insomma, la lezione di Ciro Ferrara
è che, per un emigrante (ma Troisi diceva: un viaggiatore) napoletano, l’importante è di conservare sempre una
misura, di non scoprire mai troppo la
propria esuberanza. Difatti, quando gli
hanno chiesto che “modulo” tattico presenterà all’inizio di stagione, si è affrettato a precisare: “Sicuramente giocheremo con quattro difensori”. E non
con tre: ci siamo capiti.
-
C O N C E RT I
Il chiodo nella sabbia
di Luigi Mazzella
È un gioco da ragazzi degli
anni cinquanta: il chiodo infilato nella sabbia, passatempo
innocuo per parlar d’altro al
mare, per esempio di ragazze.
Anche Luigi Mazzella, giudice
costituzionale,
già avvocato generale dello Stato ed ex ministro della Funzione Pubblica,
consegna alla
letteratura questo rito balneare che cela la
continua ricerca
di un ubi consistam, e finisce
per
trovarla
proprio nella figura femminile.
Testimonianza e ricordi di
giovinezza, la
quotidianità di
una calda famiglia del Sud
e i rapporti
con l’altro sesso, le donne di
casa e le adolescenti in fiore, la liberazione sessuale e
gli amori adulti: tutto questo
diventa romanzo, il secondo
dopo l’ottimo esordio con Un
gioco malandrino di finestre
e di balconi. Sempre per Avagliano, ecco dunque Il chiodo nella sabbia. Il romanzo
scorre leggero e suadente, la
convinzione di fondo è che
l’universo femminile è il vero
motore che scandisce tutti i
tempi dell’esistenza umana.
Nel libro di Mazzella le donne sono tante,
quasi tutte capaci di dare
più di quanto
ricevono, quasi
tutte in grado
molto meglio
degli uomini di
percepire “il simile nel dissimile”, che è
l’essenza dell’amore secondo Adorno.
Nelle tappe essenziali della
vita, con uno
stile scanzonato e sincero,
l’autore
rintraccia la presenza forte e
discreta di madri, zie, nonne,
fidanzate, mogli e amanti
che finiscono
per assumere una fisicità imponente e indistruttibile. E
nel raccontare queste storie,
Mazzella ricostruisce anche la
società e le trasformazioni
sociali che hanno attraversato il paese in quegli anni cruciali.
CONCERTO IN RICORDO
DI JOSEPH GRIMA
Nella Pontifica Basilica di San Francesco di Paola
–
LIBRI ❋
Il contributo del Rotary Club
ai terremotati d’Abruzzo
Nel contesto del contributo economico offerto da tutti i clubs del Distretto
210° del Rotary International, vi ha partecipato il R.C. Napoli Est con una
piacevole serata all’Hotel Vesuvio di Napoli rallegrata dalle canzoni di Peppino di Capri, qui sopra con alla sua destra Marina Marotta e alla sinistra
il Presidente del Club Alessandro Castagnaro, il Past Governor Sandro
Marotta, Costanza Gialanella e Maria Castagnaro.
La città... la crisi, le ragioni, i rimedi
Corrado Beguoinot
Questo volume dedicato alla città raccoglie la storia, i risultati e le prospettive del lungo percorso di ricerca della
Fondazione Aldo Della Rocca che converge, nella transizione dal XX al XXI
secolo, sul tema della città e, in particolare, della città contemporanea complessa, cablata e interconnessa, multietnica e multiculturale, industriale e postindustriale,…inesorabilmente in crisi.
La Fondazione chiude in questi giorni il suo primo cinquantennio di attività
con gli studi sulla città interetnica e cablata e con l’attività formativa che, sulla scorta delle esperienze di due master
per manager della città interetnica e cablata, confluirà nel Corso di Laurea
Magistrale in “Pianificazione Territoriale Urbanistica e Ambientale. Governo
delle Trasformazioni Urbane della Città
Europea Interetnica Cablata”
Il secondo cinquantennio di attività,
che celebreremo nel 2058, si apre con
gli studi tesi alla definizione delle risposte progettuali che si possono offrire
alla città di oggi per adeguarla al mutamento della società urbana del Vecchio Continente, sempre più multiculturale e multietnica. La città contemporanea si trova di fronte ad una svolta
epocale; gli effetti della globalizzazione
dei fenomeni macroeconomici e della innovazione tecnologica nelle funzioni e
nelle mere attività si riverberano sui contesti più disparati generando una esponenziale accelerazione delle trasformazioni urbane. E’ indispensabile riflettere
sullo scenario rappresentato da un mondo di città, la tendenza all’urbanizza-
zione è inequivocabile e ineludibile ed è
necessario farlo mettendo in gioco saperi ed idee provenienti da settori disciplinari diversi e culture diverse.
La parola chiave è la diversità: questa è stata la matrice generativa della
città nella storia ed è oggi, insieme, una
risorsa ed un problema. Le diversità etniche, culturali, sociali, religiose, di genere, e così via, costituiscono uno degli
elementi fondanti della città contemporanea e, sovente, sfociano nel conflitto,
nella differenza, nell’incomunicabilità,
concorrendo ad abbassare la qualità
della vita urbana.
Dal XXIX volume della Collana che
racchiude questa storia e questi risultati al XXX volume che apre il nuovo percorso di studi sulla città, sulla crisi della città, sulle ragioni della città e sui
rimedi possibili…
* Giornalista sportivo e scrittore
Si è svolto il 28 giugno, per congiunta iniziativa dell’Università Federico II, del
Polo delle Scienze e Tecnologie per la vita e dell’Associazione Napoletana Amici
di Malta nella splendida Basilica Reale Pontificia di San Francesco di Paola un
concerto in ricordo del Maestro Joseph Grima, nato a Malta ma vissuto a Napoli.
Esso ha visto protagonista il Coro Universitario “Joseph Grima” accompagnato
dall’Orchestra “Discantus Ensemble” con le splendide voci di Valentina Varriale e
Rosa Montano. Direttore Luigi Grima, figlio del compianto maestro Joseph a cui è
stato dedicato il concerto a dieci anni dalla sua scomparsa.
Nella gremita Basilica un pubblico attento ha applaudito a lungo l’esecuzione del
Gloria di Vivaldi ed il Magnificat di Cimarosa con la partecipazione del Vocalia
Ensemble, del violista Marco Traverso, del Coro dei Bambini di Napoli e del chitarrista Marco Chiazza. Il Rettore della Basilica, Padre Saverio Cento, entusiasta
per l’affluenza di pubblico registrata nel corso dei sette concerti ivi svoltisi, ha concordato con il Direttore Artistico del Festival, Luigi Grima, lo svolgimento nella stessa Basilica, a cominciare dall’ottobre prossimo, di un secondo ciclo di concerti.
L’AVVOCATO CIVILISTA
DAL 1942 AD OGGI
(segue dalla pag. 5)
che sia il valore economico della questione affidatagli o il grado di latitudine del suo foro. Un
bagaglio di doveri, questo, sul
quale Franzo Grande ha invitato i giovani laureati a esser pensosi prima di scegliere la professione forense, magari soltanto per la mancanza d’iniziative
economiche locali che, specie
nel mezzogiorno, precludono la
possibilità di scelte diverse.
L’accenno a queste particolarità non felici del sud, coi mali
evidenti che impediscono a
tanti valorosi avvocati d’organizzare il proprio lavoro con gli
stessi moduli e agli stessi livelli già diffusi altrove, era percettibilmente sotteso al discorso di Franzo Grande Stevens:
nerocianomagentagiallo
la cui eleganza ne ha tuttavia
evitato un’enfatizzazione.
Ma un giudice (il solo) presente all’incontro, il dott. Luigi Abete, quell’accenno ha voluto cogliere in un felice intervento finale, ricordando
come proprio le maggiori difficoltà ambientali rendano
più arduo il lavoro dell’avvocato meridionale che, ai compiti suoi propri, deve aggiungere quello più gravoso, impostogli dalla coscienza civile, di superare gli ostacoli che,
per un diffuso e inveterato
malcostume sociale e politico,
si frappongono più spesso da
noi al trionfo della legalità.
* Avvocato Civilista. già Componente il Consiglio dell’Ordine degli
Avvocati di Napoli
Cielo Rosso
Teodoro Cicala
Una storia crudele coinvolge e
unisce un’intera famiglia nel lontano 1943. La fuga in Abruzzo per
mettersi in salvo si rivela il male
maggiore. Il libro cerca di ripercorrere quei tragici giorni con
grande coraggio; Teodoro Cicala
non narra, ma racconta la storia
sua e della sua famiglia.
Le avverse vicende, anche
quelle tragiche vissute tra le masserie di Ateleta, rendono il racconto più aspro, ma fanno comprendere al lettore le crudeltà
della guerra. Dalle pagine che
scorrono traspare quel grande
senso della famiglia che, come ricompensa, viene premiato con il
felice ritorno a Melito. Il diario
che l’autore ricompone e consegna ai lettori offre un valido messaggio alle giovani generazioni affinché sappiano che ogni sorte
triste può essere superata perché il destino degli uomini è in
mani più grandi.
Bruno Ricci
MARNAVI
S.P.A.
UFFICI NAPOLI
Via S. Brigida, 39
Ph. +390812513111
Fax +390815510865
E-mail: [email protected]
Website: http://www.marnavi.it
nerocianomagentagiallo
8 • maltanapoli
Giugno 2009
❋ CONVEGNI – COMPETIZIONI – NOZZE
QUALE EUROPA PER IL FUTURO?
Dal Quarto Stato
al Quarto Partito
(segue dalla pag. 1)
Carmelo Conte
Le testimonianze ricostruttive
e le valutazioni, fatte da quanto hanno operato nel dopoguerra ai vertici sia dei partiti
che delle istituzioni, sono elementi preziosi per comprendere cause e concause di un periodo comunque importante
della vita nazionale. Politologi e
storici hanno certamente i vantaggi di un maggior grado di
obiettività rispetto a noi operativi, ma le autobiografie e le
esperienze dirette sono indispensabili per orientare.
Di questo saggio di Carmelo
Conte apprezzo e sottolineo –
anche per particolari descrittivi
e valutativi – l’analisi degli scontri e degli incontri all’interno della sinistra, in una sottile e talvolta spietata competizione tra
socialisti e comunisti, al fine di
acquisirne la guida.
Credo che le pagine di Carmelo Conte portino un buon
contributo a rendersi conto
dei motivi, remoti e prossimi,
del cambiamento politico intervenuto. La storia politica
italiana da oltre un secolo è
stata attraversata dalla difficoltà di dialogo tra popolari
cristiani e popolari socialisti
per una visione democratica
globale e con chiare convergenze nella politica estera.
Giulio Andreotti
Slovenia, la Slovacchia dove i cittadini che non hanno votato sono
stati tra il settanta e l’ottanta per
cento. In queste condizioni riesce
francamente difficile dare una
spiegazione del tutto convincente.
D’altronde, il cinquanta per cento
di assenteismo in altri grandi Paesi suscita perplessità ulteriori. Tutto ciò considerato, la conclusione
parrebbe obbligata: i popoli della
vecchia Europa non si riconoscono nelle istituzioni sovranazionali, le sentono lontane, preferiscono conservare, e tutelare, la propria identità.
Fin qui rimarremmo, però, su un
piano per così dire fenomenologico, quello di una mera presa d’atto dei dati. In realtà, una spiegazione in più potrebbe esserci. Ed
è nel fatto che nell’immaginario
collettivo l’Europa potrebbe essere,
oggi, percepita come nulla più che
un’entità economico-monetaria, significativa solo quando si profilino crisi come quella attualmente
in corso. Un’entità che, è stato osservato, “non fa sognare”, non suscita entusiasmi, nella quale prevale “un volto burocratico” che
“non dà un orizzonte ai cittadini”.
In realtà, non è affatto detto che la
responsabilità di quanto sopra ricada esclusivamente sul Parlamento e le altre istituzioni europee. Bisognerebbe chiedersi fino a
che punto i grandi partiti, nell’esercizio della loro responsabilità di
proposta politica, siano – in questi anni – riusciti ad elaborare
progetti credibili, capaci di far discutere, di accendere gli animi, di
dare motivazioni forti. Troppo
spesso nel dibattito per queste elezioni è prevalsa – e, per quanto è
dato sapere, non solo in Italia –
la ricerca di rivincite per fini interni. Lo stesso fatto che la nuova
composizione del Parlamento veda
oggi una maggioranza di partiti di
ispirazione cristiana rimarrebbe
nulla più che un dato statistico
qualora non ne emergesse un programma di rinnovamento che attragga, che renda finalmente l’Europa un soggetto – al di là delle
dichiarazioni di principio – pie-
namente attivo a livello internazionale. Chi ha memoria lunga sa
bene che la grande idea dell’Europea unita nacque in contrapposizione alla nefasta esperienza dei
totalitarismi e dei nazionalismi che
avevano lacerato il tessuto nelle
nostre nazioni. Non ci si illuda,
però: sono molti i giovani che di
tutto questo oggi non hanno memoria. La percezione che troppi di
loro hanno è quella di un’Europa,
si è pure detto, “sfocata, assente
quando sono i gioco i diritti umani, priva di voce sui temi internazionali, svuotata di prospettive
ideali”.
L’Italia rientra esattamente in questo contesto di disaffezione generale. Se è vero che il tasso di assenteismo elettorale è cresciuto, si
potrebbe aggiungere anche che
esso sia stato, in qualche modo,
persino contenuto dalla coincidenza con le elezioni interne. D’altronde, che meraviglia? Qual è
stata la forza politica che in Italia
negli ultimi mesi ha elaborato e
proposto all’elettorato un programma su come noi tutti vorremmo l’Europa e su proposte di
riforma del ruolo delle istituzioni
di Bruxelles? Dentro questo dato
macroscopico ci sono, poi, concause minori: la caduta di partecipazione al voto nel meridione e nelle isole per motivi contingenti,
l’assenteismo di chi non crede più
nei partiti tradizionali.
Occorre pacatamente riconoscere
che le campagne elettorali tutte
centrate sulle diatribe interne rischiano di mortificare la politica
nella sua accezione più nobile.
Qualche osservatore, in estrema
sintesi, si è chiesto: se i partiti per
primi non credono all’Europa,
come si può pretendere che siano
proprio i cittadini ad invertire la
tendenza e ridurre la distanza tra
l’Italia e Bruxelles? E non v’è
dubbio che questa distanza aumenterà fino a quando nei programmi politici l’Europa sarà riguardata di sfuggita.
E tuttavia una speranza c’è. Il
punto non è tanto se l’italiano creda nell’Europa più di altri. Certo,
la nostra tradizione storica è diversa, legata a battaglie politiche
nelle quali era in gioco la democrazia e i fondamentali valori di libertà. Indubbiamente, soprattutto
per i giovani, questa tradizione rischia di sfocare poco alla volta, di
sfumare nella memoria e potrebbe, così, scomparire omologandoci
all’assenteismo di altri Paesi. Tutto dipende dalla capacità di fare
alcune scelte di campo ispirate –
in linea generale – dal principio di
rispetto della dignità della persona.
Questo significa, in concreto, innanzi tutto promuovere interventi ispirati a modelli di vera economia sociale di mercato, capaci di
legare i grandi temi della modernizzazione all’esperienza di vita
della gente. Non si tratta, qui, di
una mera dichiarazione d’intenti
ma di un’ipotesi di percorso che
può avere una ricaduta concreta
– un esempio che valga per tutti
– sul versante della vexata quaestio dell’emigrazione. In sintesi:
si tratta di una vera sfida della
quale appare ogni giorno di più
necessario condividere l’onere ripartendo l’impatto degli arrivi sui
27 Paesi e lavorando seriamente
ad una politica comune.
Pochi sanno che nella scorsa legislatura sono stati erogati 54 miliardi di euro a favore dei Paesi in via
di sviluppo, prevalentemente per
opere infrastrutturali. Questo ha fatto dell’Ue il più grande donatore a
livello mondiale. Il problema è che –
detto con estrema franchezza - spesso questi fondi sono stati gestiti
male. Per tale ragione è urgente approntare strumenti realmente efficaci per verificare se e come le somme stanziate diventano reali capitoli di spesa nel bilancio dei paesi destinatari. Questo significa avere il
coraggio di smettere di finanziare
governi che si sono dimostrarti inaffidabili e sviluppare, all’opposto,
strategie in favore di coloro che operano all’interno della società per
moltiplicare dal basso le possibilità
di sviluppo e di crescita. Ciò perché
chi vive nei Paesi poveri non sia costretto a cercare vie di fuga con
un’emigrazione che, diversamente,
dovremmo definire coatta.
* Direttore Ufficio Laicato Curia Arcivescovile
LETTERE AL DIRETTORE
- LIBRI ❋
DUE NAPOLETANE QUINDICENNI
AI MONDIALI DI VELA
Benedetta Barbiero prodiera e Roberta Caputo timoniera, componenti l’equipaggio 420 difenderanno i colori del Circolo Nautico Savoia di Napoli ai prossimi campionati mondiali assoluti che si svolgeranno sul Lago di Garda nel prossimo luglio e a quelli europei juniores che si terranno in Ungheria nel successivo agosto. Per accedere ai mondali la Barbiero e la Caputo si sono classificate al terzo
posto nella categoria femminile e al secondo in quella juniores.
Entrambe studentesse presso il Liceo Umberto, hanno concluso
l’anno scolastico con brillanti risultati nonostante le numerose assenze imputabili al loro impegno sportivo.
A Benedetta e a Roberta che portano alto il nome di Napoli nel
mondo gli auguri del nostro giornale.
L’AIUTO DELLO S.M.O.M.
AI TERREMOTATI D’ABRUZZO
Il Gran Priorato di Napoli e Sicilia del Sovrano Militare Ordine
di Malta si è reso promotore della erezione, già in corso d’opera,
di un luogo di culto che sorge a
l’Aquila, a fianco della chiesa parrocchiale di San Sisto interamente
distrutta dal recente sisma che ha
colpito la terra d’Abruzzo.
Già nello scorso aprile il Gran
Priore di Napoli e Sicilia Frà Antonio Nesci, accompagnato dal
Cancelliere del Gran Priorato
Gianluigi Gaetani dell’Aquila d’A-
ragona si è incontrato con l’Arcivescovo Metropolita del capoluogo abruzzese S.E. Giuseppe Molinari, miracolosamente sopravvissuto al sisma che ha totalmente distrutto la sua residenza nella Curia
aquilana.
La struttura, volta ad assicurare
già a fine del prossimo luglio un
luogo di culto alla comunità dei
fedeli, in attesa della ricostruzione
della propria parrocchia, si inserisce nelle finalità dell’Ordine a difesa della fede cristiana.
NOZZE FIORITO-RIANNA
Sabato 6 giugno, nella Chiesa S. Luigi Gonzaga in Via
Petrarca, si sono uniti in matrimonio il Dott. Fabio Fiorito e la Dott.ssa Alessandra Rianna. Testimoni per lo sposo la sorella Alessandra, il Dr. Alessandro Russo e
l’Avv.Armando Fiorito; per la sposa i cugini Pasquale,
Laura e Stefania.
Al raffinato ricevimento che è seguito nella suggestiva
Villa Maria in Via Manzoni oltre 150 invitati hanno festeggiato gli sposi che raggiungeranno la Polinesia per la
luna di miele.
Alla felice coppia gli auguri anche del nostro giornale.
A PROPOSITO DELL’ARTICOLO SUL PRECEDENTE NUMERO
“CHIUDE LA REGGIA CON L’ULTIMO MONARCA”
Caro Michele,
ho letto con mio padre il Tuo indimenticabile articolo sul nostro Castelcapuano. Lo considero dal punto
di vista letterario di ottima fattura ma
è soprattutto un documento storico
che dovremo conservare e trasmetterlo ai più giovani che non hanno
conosciuto quella irripetibile atmosfera e quegli Uomini eccezionali che
hai magistralmente rievocato. Ci siamo commossi pensando all’affetto che
pur dopo tanti anni dalla fine conservi per il mio sempre amato nonno che ricambiava i Tuoi sentimenti perché Ti considerava come un figlio oltre che un allievo molto promettente. E aveva visto giusto!
Un forte abbraccio
Francesco Barra Caracciolo, Napoli
Carissimo Michele,
desidero inviarti i miei più cari
auguri per il nuovo anno e ringraziarti per il costante gradito invio
del giornale “Maltanapoli”, magistralmente diretto.
La lettura del numero di dicembre,
devi sapere, mi ha spinto a scriverti.
Infatti, scorrendo l’articolo “Chiude
la reggia con l’ultimo monarca”, non
ti nascondo che anche a me sono tornati alla mente alcune figure e nomi
di insigni esponenti della magistratura e del foro che, negli ultimi miei
trent’anni di vita, hanno popolato le
stanze di Castelcapuano, illuminandole con la loro sapienza giuridica,
la loro rettitudine, il loro impegno e,
non ultima, la loro onestà intellettuale e morale. Tutte persone da te giu-
stamente citate. E tra queste, una memoria particolarmente rispettosa ed
affettuosa mi è sembrato di ravvisare
in te, allorché hai tratteggiato e ricordato la personalità del mio amato
zio Enrico Cortesani. In particolare,
quando con poche e misurate parole
hai riportato l’episodio della visita,
effettuata in tua compagnia, alla Corte di Giustizia di Malta, ove l’illustre
studioso del diritto, tu scrivi, “lasciò
allibita l’intera Corte”.
Confesso che la lettura di quelle
“otto righe” dell’articolo hanno ridestato in me ed in tutti i miei familiari, in maniera ancora più
profonda e sofferta, il rimpianto ed
il dolore per averlo perso. Ci manca moltissimo; in modo particolare
alle mie figlie, con le quali, sin da
bambine, aveva instaurato un rapporto bellissimo fatto di una complicità ed una confidenza da amico
ed a volte addirittura da confessore. Aveva colmato tutti quei vuoti
impostimi, purtroppo, dall’impegno
continuo e presenzialista al quale mi
obbligava il mio lavoro, come tu ben
sai, con il suo affetto, la sua dolcezza e, quando necessario, con la
sua severità.
Scusami questo sfogo, ma la colpa (!) è tua.
Ancora auguri ed un forte abbraccio
Dott. Luigi Colantuoni, Napoli
Carissimo Michele,
anche questa volta mi è giunta
puntuale la copia di Maltanapoli,
Corriere mediterraneo, e ti ringrazio.
nerocianomagentagiallo
Ma ho sentito il bisogno di scriverti anche per un secondo ringraziamento che voglio esternarti: la mia
gratitudine più profonda per l’articolo “Chiude la reggia con l’ultimo
monarca”. Al di là di qualsiasi facile retorica, vorrei poter trasmettere la sensazione che ho ricevuto nella lettura del pezzo perché essa è
quanto di più gradevole si possa assaporare.
Sei stato sublime, semplicemente
sublime, per la poesia ed il ricordo di
un luogo magico che ben conosco, e
dove ho vissuto nel mio lavoro per
tantissimi anni. Ti sono grato per
avermi condotto per mano tra i corridoi dell’austero Castelcapuano, nelle aule e per le scale di un maniero
ormai solitario e votato oggi a differenti finalità.
Sono certo che chiunque abbia
trascorso lì parte della sua vita non
sarà stato capace di trattenere una
lacrima di commozione nel rammentare quei luoghi e quelle alte
personalità attraverso la tua cronaca struggente di malinconia.
Grazie per questo regalo bellissimo!
Con affetto infinito e la stima di
sempre
Avv. Giuseppe Ricciulli, Napoli
Caro Michele,
i numeri di Maltanapoli che con
immutato affetto e ricordo sempre mi
fai mandare sono ogni volta interessantissimi e mi tengono vicino al
tuo grande spirito e alla tua preclara intelligenza. Però questa vol-
ta, per il numero di dicembre 2008,
non posso fare a meno di inviarti un
plauso entusiasta per il tuo articolo
sulla Reggia con l’ultimo monarca,
un saggio di strepitosa qualità letteraria, culturale, umana, come non
mi capitava di leggere da un pezzo.
Io non ho occasione di venire a Napoli; fammi la promessa che la prima volta che verrai tu a Roma mi
avverti.
Un abbraccio.
Avv. Carlo Nicolò, Roma
Gli sposi Alessandra Rianna e Fabio Fiorito. Alla loro sinistra
Armando Fiorito, Alessandro Russo e Alessandra Fiorito
Carissimo Michele,
con vivo piacere ho letto sull’ultimo numero di Maltanapoli il tuo
articolo “Chiude la Reggia con l’ultimo Monarca” magistralmente hai
descritto tempi e fatti che oggi i giovani avvocati non conoscono e non
hanno voglia di conoscere; mentre
invece quella sparuta pattuglia di
avvocati dei vecchi tempi ricordano
con nostalgia. Conserverò tra i miei
ricordi il tuo bellissimo e nostalgico articolo.
Con i migliori saluti
Avv. Alfonso Pagliano, Napoli
intravisto, anche se non citato, l’indimenticabile Cesare Casiere.
Ho poi letto, con la curiosità e
l’interesse di un vecchio “studente”,
le sagge osservazioni del prof. Abbamonte che ricordo con simpatia
ed affetto.
Grazie ancora. Cordialmente
Mario Liberatore, Castel di
Sangro (AQ)
Carissimo Michele,
ti sono sempre e cordialmente
grato per l’invio del periodico dell’Associazione napoletana Amici di
Malta.
Ho apprezzato il tuo articolo, dedicato agli insigni magistrati ed avvocati di Castelcapuano e ti confesso che in quel mondo di memorie e
di immagini, descritto davvero con
delicatezza e nostalgia poetica, ho
Cari colleghi ed amici, Vi ringrazio per la struggente nostalgia che con me e molti altri lettori avete avvertito per Castelcapuano e per gli insigni Magistrati ed Avvocati che si sono ivi avvicendati lasciando in noi una
traccia indelebile della loro sapienza giuridica.
m.d.g.
Michele Di Gianni
Direttore Responsabile
Ass. Napoletana Amici di Malta
Editrice - C.F. 80027800632
Gli articoli riportati nel presente
giornale esprimono l’opinione degli autori.
Arte Tipografica - Napoli Via S. Biagio dei Librai, 39
www:[email protected]
Tel. 081.5517099 - Fax 081.5528651
Reg. Trib. Napoli 2170/70
Finito di stampare il 30-06-2009