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n innovare in laterizio Speciale SAIE TODAY IX-XIV_131_In primo p.qxd 19-09-2009 11:18 Pagina X CIL131 IN PRIMO PIANO pagine IX-XIV HANSJÖRG GÖRITZ ARCHITEKTURBÜRO Parlamento del Liechtenstein a Vaduz Il Fürstentum Liechtenstein – Principato del Liechtenstein – è una monarchia costituzionale racchiusa tra i Cantoni svizzeri, San Gallo e Grigioni, e il Vorarlberg austriaco. Si fa risalire a dopo l’invasione napoleonica del Sacro Romano Impero la “sovranità indipendente” del piccolo stato e alla dissoluzione della Confederazione del Reno nel 1813 la sua adesione alla Confederazione tedesca (presieduta dall’Imperatore d’Austria). In seguito, sino al termine della prima guerra mondiale, il Liechtenstein mantenne stretti legami con gli Imperi austriaco e austro-ungarico, sviluppandosi con fabbriche tessili, di ceramiche, banchi di pegno e mutuo, finché la devastazione economica, seguita al conflitto, portò il principato a concludere accordi monetari con la vicina Svizzera, di cui ancora oggi adotta la moneta. Gode attualmente di grande prosperità, avvantaggiato dalla bassa tassazione, che incentiva molte imprese a prendervi sede. Il Principe è un uomo ricchissimo e la popolazione (35.000 abitanti) detiene il più alto reddito pro-capite del mondo. Sulla riva destra del Reno, sorge la capitale Vaduz (circa 5.000 abitanti, la maggior parte di religione cattolica), sede degli uffici amministrativi, del Parlamento (Landtag) e della residenza del Principe. Tra le emergenze da segnalare – musei d’arte, un museo postale, la cattedrale, il municipio, il castello – vi è, da oggi, un eccezionale monumento da ammirare: il nuovo Parlamento progettato da Goritz, professore tedesco di architettura, che lavora a Hannover e a New York. Il progetto è risultato vincitore nel 2000 di un apposito concorso, dopo che un pubblico referendum, nel 1991, aveva negato la realizzazione di una soluzione proposta da Luigi Snozzi. L’opera si inserisce con originalità e misura all’interno del centro storico, modellandosi con razionale semplicità al paesaggio e alla collina, sovrastata dal castello medioevale. Il complesso si compone di tre elementi che si confrontano con gli edifici esistenti, in adiacenza al Palazzo del Governo, e che attuano una razionale definizione della Peter-Kaiser Platz, sotto la quale è stato ricavato un ampio parcheggio sotterraneo. La coesione fra le diverse costruzioni si compie essenzialmente attraverso l’esaltazione di forme elementari, caratterizzate dalla componente monomaterica del laterizio a vista. Il margine della piazza è definito da un giardino a pianta triangolare, delimitato da un muro di mattoni verso la strada e scandito da una sequenza di setti murari ad esso perpendicolari, alti come una persona, che lo separano dall’area pedonale, pavimentata pure in mattoni. Sull’acciottolato del giardino si stagliano arbusti e una scultura in bronzo di Henry Moore (“Figure in a Shelter”). Dei due corpi di fabbrica collegati, l’uno racchiude l’atrio di ingresso e, al primo livello, l’aula parlamentare, con il grande tavolo circolare attorno al quale siedono i 25 membri; l’altro, lineare, su tre livelli, comprende gli uffici, i servizi, le sale riunione e si distacca da una possente muratura in calcestruzzo a vista, che si aggancia con profondi tiranti di acciaio alla montagna delle Alpi austriache, in cima alla quale si erge la rocca pricipesca. Il primo edificio, caratterizzato da un’ardita copertura a doppia falda, prende luce da grigliature realizzate nei paramenti laterizi, con l’interposizione di lastre di pietra; inoltre, sul colmo, un lucernario a nastro dà luminosità all’aula parlamentare, configurata all’interno secondo le ripide inclinate che la sovrastano, fino alla lunga feritoia superiore. Nel secondo edificio, invece, il fitto colonnato funge da frangisole sui tre livelli completamente finestrati. La composizione, che affida per intero al mattone color sabbia l’esaltazione di ogni sua forma, assolve con plasticità e geometria il compito di riordino urbano, legando parti, stili, elementi della città in un disegno evocativo di classicità e manierismo gotico. Progetto Hansjörg Göritz Architekturbüro, Hanoverluogo Direttore di progetto Anne Claire von Braunmühl Consultant Licht Kunst Licht AG Committente Principato del Liechtenstein Cronologia 2008, realizzazione Fotografie Lukas Roth Testo Roberto Gamba Sopra: schizzo di studio. Nella pagina a fianco: veduta notturna; a sinistra il corpo della sala del consiglio, a destra il colonnato di facciata del corpo uffici. IX-XIV_131_In primo p.qxd 19-09-2009 11:19 Pagina XI IX-XIV_131_In primo p.qxd 19-09-2009 11:19 Pagina XII L’aula parlamentare rivestita in laterizio, illuminata da una lunga feritoia superiore. Sopra a sinistra: il percorso pedonale di accesso alla piazza, rivestito in laterizio. Sotto a sinistra: la piazza e il suo arredo. Nella pagina a fianco: disegno di dettaglio del muro di mattoni della piazza e planimetria. IX-XIV_131_In primo p.qxd 19-09-2009 11:19 Pagina XIII IX-XIV_131_In primo p.qxd 19-09-2009 11:19 Pagina XIV Sezione trasversale. Sezione di dettaglio della copertura della sala del consiglio. Nella pagina a fianco: veduta diurna dei due corpi di fabbrica collegati e dell’area esterna pavimentata in laterizio. IX-XIV_131_In primo p.qxd 19-09-2009 11:19 Pagina XV CIL135 IN PRIMO PIANO pagine IX-X ALEJANDRO ARAVENA , RICARDO TORREJÓN Residenze St. Edward’s University, Austin, Texas, U.S.A. Alejandro Aravena è stato chiamato a realizzare il primo progetto al di fuori del territorio cileno, Paese dove, da giovane architetto emergente, pratica l’attività professionale dirigendo Elemental, attivo studio di architettura. Trasferire pratica e competenze maturate in una nazione latino-americana nella cultura degli Stati Uniti, affrontando nello specifico il tema progettuale delle residenze universitarie, costituisce, indubbiamente, una sfida importante. Il modello, applicato da Aravena per l’intervento di edilizia residenziale studentesca della St. Edward’s University ad Austin, in Texas, è quello tradizionale del campus, di derivazione anglosassone-nordamericana: un complesso di residenze autosufficienti, isolate e autonome, comprensive di tutte le funzioni necessarie per garantire un vero e proprio microcosmo di vita. Il tema del campus universitario aggiunge un connotato fondamentale alla declinazione dell’abitare collettivo, particolarità che, se riconosciuta, può divenire centrale nelle scelte linguistiche applicate dal progettista: è il fattore “giovane età” dei residenti, specificazione traducibile in rinnovamento, che può costituire una rottura degli schemi, innovazione, mutamento. Il progetto di Aravena sembra accogliere questo programmatico carattere nella propria opera, riuscendo perfettamente a coniugare freschezza, originalità di linguaggio e dialogo con il contesto, rappresentato dagli edifici storici del campus e dalle costruzioni convenzionali dell’intorno, nonché dall’assunzione del ruolo istituzionale comunque necessario in ambito accademico. Nessun linguaggio figurativo, dunque, che segua un esplicito stile e neppure geometrie contemporanee fini a loro stesse e autoreferenziali. Aravena, essenzialmente, progetta una “architettura” che è , in grande scala, articolazione di un sistema di volumi nello spazio, fortemente caratterizzati dalla materia, dal colore, dalla luce. L’idea guida, che il materiale laterizio sia, cioé, il legante tra spazi e volumi in un continuum avvolgente, tra i grandi solidi costruiti e gli ampi basamenti esterni, con scale, rampe, terrazzamenti innestati nelle morbide cromie “terracotta” dell’assolato contesto texano, la si percepisce al primo sguardo. Eppure, per quanto lontano geograficamente, il riferimento che si conserva è quello del monastero, luogo dove dare risposta ad atavici bisogni: essenzialmente, dormire e studiare, nutrendo corpo e spirito. L’effetto di nucleo fortificato, un po’ chiuso e protetto, è determinato dagli imponenti volumi che compongono la cittadella universitaria: un impianto geometrico rigoroso, costituito da sette grandi complessi, intersecati e congiunti tra loro da passaggi sospesi, attestati su di un percorso centrale. La complessità prospettica dell’insieme è generata visivamente proprio dalla continuità cromatica dei volumi “sbozzati” nel coronamento superiore, a nascondere alla vista le coperture, come fossero unici prismi di roccia, e dal disegno delle aperture sulle superfici verticali, anch’esse come grandi spaccature. La struttura portante armata delle costruzioni diviene massa unitaria grazie al rivestimento in laterizio. Una stratificazione a spessore, composta da elementi lavorati e sezionati a mano di 10 x 20 x 6,5 cm, con differenti finiture, lisce e grezze, interi e spaccati. Nell’insieme, il complesso è stato definito un “canyon cartesiano”: canyon per la forte analogia cromatica e distributiva con le gole montane; cartesiano perché geometricamente e razionalmente progettato dall’uomo. Il progetto di Aravena si afferma, infatti, in sezione, attraverso l’analisi della quale si rivela il programma e lo studio sotteso all’opera: un basamento pubblico e collettivo, con le unità abitative delle residenze private ad alleggerire i piani superiori. Ugualmente interessante è la modalità con cui si distribuiscono gli aspetti funzionali nel sistema dei volumi. Gli spazi collettivi della condivisione sono fruibili e accessibili a tutti: al piano terra, la mensa, la caffetteria, gli uffici, negozi e servizi; ai piani superiori, zone di ricreazione, lavanderia e aule informatiche, tutte rivolte verso la promenade centrale, il fulcro della composizione. È in questa ampia gola, ombreggiata dai volumi, che cambia anche il carattere dei prospetti, realizzati con vetrate continue traslucide, scandite verticalmente in differenti colori. Le camere, singole o doppie per gli studenti, più ampie per i professori, traggono luce naturale unicamente dall’esterno, conservando la necessaria intimità. Progetto Alejandro Aravena, Ricardo Torrejón Progettisti Partner in Texas Cotera + Reed Collaboratori in Texas Tiffani Erdmanczyk, Adam Pyrek, Travis Hughbanks, Leyla Shams, Joyce Chen Collaboratori in Cile Victor Oddo, Rebecca Emmons Superficie 30.000 m2 (10.000 m2 dormitori, 20.000 m2 parcheggio) Cronologia 2006-07, progettazione; 2008, realizzazione Fotografie Alejandro Aravena Testo Veronica Dal Buono Disegno prospettico che illustra il complesso del nuovo studentato. Nella pagina a fianco: uno dei grandi edifici al cui piano terra si svolgono attività di servizio. Il nuovo studentato della St. Edward’s University nel suo insieme e in relazione al contesto, osservato da est (foto Cristobal Palma). Le testate cieche di alcuni blocchi sono caratterizzate da superfici continue modellate da geometrie che ricordano profondi tagli nella roccia. Disegno prospettico d’ispirazione che illustra il complesso del nuovo studentato. Piante del piano terra, con servizi collettivi e spazi di socializzazione. Il nuovo studentato osservato da est. Pianta del piano tipo con appartamenti per studenti e spazi comuni. Sezione costruttiva in corrispondenza del volume della caffetteria. Gli spazi aperti di socializzazione e le attrezzature sportive di servizio al campus (foto Cristobal Palma). Nella pagina a fianco: vista della corte interna e della promenade ove i volumi alternano zone d’ombra agli assolati spazi. 1 2 3 Dettaglio costruttivo. Sezione in corrispondenza del solaio. Legenda: 1. impermeabilizzazione 2. scossalina in membrana in corrispondenza degli angoli 3. impermeabilizzazione 4. rete per malta 5. membrana adesiva 6. giunto di espansione 7. profilo angolare 4 5 6 1 2 7 8 3 4 5 Dettaglio costruttivo. Sezione in corrispondenza del solaio e dell’apertura. Legenda: 1. supporto davanzale in metallo 2. cartongesso verniciato da 5/8” 3. isolamento in pannelli in fibra di cotone 4. rivestimento esterno 5. impermeabilizzazione 6. staffa a muro 7. scossalina flessibile 8. impermeabilizzazione 9. profilo angolare in acciaio 6 7 9 Progetti Adolfo F. L. Baratta Claudio Piferi Nella periferia della cittadina umbra di Spoleto (PG),antica sede dell’Accademia degli Ottusi,è stato recentemente terminato il complesso civico denominato San Nicolò (dal nome del quartiere). Il progetto si inquadra nel programma degli interventi previsti dal Contratto di Quartiere della città, dal titolo “Da periferia a città”, che, sulla base della concertazione, ha visto l’efficace sinergia economica tra istituzioni pubbliche e private. Obiettivo del Contratto di Quartiere era quello di ricucire il tessuto urbano lungo il fiume Tessino, mediante operazioni di riqualificazione urbana e nuove realizzazioni: proprio in paolo luccioni Centro civico con uffici comunali, Quartiere San Nicolò, Spoleto (PG) Dettaglio della texture in laterizio. Nella pagina a fianco: torre orientata verso l’antico centro di Spoleto. FOTOGRAFIE Moreno Maggi questo senso, il neonato centro civico, situato lungo la strada di penetrazione del quartiere, delimita a valle il tessuto urbano e perimetra la zona intensiva di edilizia residenziale pubblica di 2-3 piani fuori terra. Le residenze e il centro civico sono separati da una fascia di terreno agricolo che fronteggia un antico casolare, tra le prime testimonianze dell’edificato storico e della toponomastica del luogo. Il principio insediativo che regola il nuovo intervento è basato sulla mediazione tra i caratteri morfologici del costruito e quelli naturali del sito. Il progetto non è costituito da un unico corpo di fabbrica, ma si dispiega come un vero e proprio comparto urbano: gli uffici, il centro civico, le abitazioni e il centro commerciale si articolano partendo da un grande vuoto centrale che, oltre a conferire al progetto un aspetto quasi monumentale, è aperto su uno 40 CIL 129 dei quattro lati così da collegarsi visivamente con il centro storico e con l’antica rocca albornoziana di Spoleto, abbracciandoli. Alla quota della piazza, si trovano le destinazioni direzionali e commerciali: in particolare, al piano terreno del centro civico e della torre telematica vi sono la sala di quartiere e gli uffici comunali. Proprio la torre telematica, in futuro collegata con la rocca tramite l’utilizzo di un raggio laser, con il suo sviluppo verticale di 32,0 m, interrompendo la massività della muratura con una facciata completamente rivestita da una “pelle” in lamiera forata, costituisce un valido contrappunto al laterizio, aumentando la “forza seduttiva” di un segno urbano di per se già fortemente attrattivo. Gli edifici, equilibrati e proporzionati tra loro, delimitano e conformano gli spazi pubblici e privati: il quartiere è circoscritto da un ampio spazio aperto, destinato ad ambiti attrezzati, verde pubblico e parcheggi a raso, che scandisce ulteriormente la composizione dei volumi. Nel piano interrato, sono collocati i garage pubblici e privati, opportunamente separati tra loro. Gli spazi interni sono stati pensati in maniera razionale e funzionale. La posa in opera di un paramento murario in elementi pieni di laterizio con giunto verticale a filo esterno e giunto orizzontale leggermente incavato, l’arretramento di un corso di mattoni ogni cinque e le strette feritoie che conformano il brise-soleil, sempre in laterizio, concorrono ad enfatizzare l’orizzontalità della composizione e a raccordare in continuità tutto l’ambiente costruito. L'uso dei colori negli intradossi dei solai, così come gli innesti metallici (inscindibili dal laterizio nelle architetture di Paolo Luccioni), quali coperture, balconi e schermature, oltre ad individuare specifici ambienti, spezzano la continuità del rosso mattone conferendo ulteriore leggerezza alla massività del linguaggio complessivo. Luccioni, infatti, sceglie la massa, inte- 41 PROGETTI grando la tradizione locale del costruire in laterizio con un’esperienza personale che forse lo tiene lontano dallo scintillio delle luci della moda, ma che, in maniera sempre più matura, gli consente di interpretare lo spazio e la materia in modo compiuto e assolutamente innovativo. ¶ Scheda tecnica Progetto: Collaboratori: Paolo Luccioni Angela Buompadre, Andrea Cerquiglini, Loretta Della Botte, Francesco Grispo, Viviana Mastrolilli, Baires Raffaelli, Claudio Ronconi, Laura Rossi, Andrea Spiccallunto Strutture: Oikos Progetti Impianti: Tetra Engineering Committente: Commerciale Immobiliare Balanzano S.r.l. e Immobiliare San Nicolò S.r.l. Sup. del lotto: 50.860 m2 Sup. coperta: 14.018 m2 Sup. verde e spazi pubb.: 13.162 m2 Sup. a parcheggio: 16.507 m2 Volume urbanistico: 46.797 m3 Importo dei lavori: 16.000.000 euro Cronologia: 1998-05, progetto; 2002-07, costruzione Centro civico con uffici comunali, biblioteca e mediateca. Planimetria generale. Nella pagina a fianco: il portico sulla piazza. 42 CIL 129 43 PROGETTI Scorcio della facciata in laterizio con annessi balconi metallici. 19 18 17 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 44 CIL 129 Dettaglio della muratura perimetrale. Legenda: 1. doppia guaina impermeabilizzante (4+3 mm) 2. massetto in calcestruzzo 3. massetto intumescente 4. pavimento di tipo industriale 5. massetto in calcestruzzo con rete elettrosaldata 6. pavimento galleggiante (40x40 cm) 7. intonaco civile 8. tamponamento in laterizio forato 9. isolante termico 10. laterizio faccia a vista (12x25x5,5 cm) 11. laterizio faccia a vista (8x25x5,5 cm) 12. controsoffitto in cartongesso 13. trave di bordo in calcestruzzo armato 14. pannello isolante rigido (7 cm) 15. massetto di pendenza 16. doppia guaina impermeabilizzante (4+3 mm) 17. ghiaia lavata di fiume (Ø 15-20 mm) 18. lamiera di protezione 19. copertina in travertino Gli uffici comunali. Dettaglio della facciata. Pianta della torre telematica. 45 PROGETTI Progetti Alberto Ferraresi Impressiona osservare le planimetrie del MARTa Herford e scorgere, nelle differenze fra l’attuale trasformazione di Frank Gehry e l’originario impianto industriale risalente agli anni ‘50, quanto distanti e diversi siano l’odierno assetto ed il precedente, e pure quanto efficacemente dialoghino con la città e contribuiscano ai suoi equilibri. Il progetto dell’architetto di scuola californiana nella città del nord della Germania consiste, in effetti, nella trasformazione di un edificio esistente, dalle logiche geometriche particolarmente squadrate e regolari, sia nelle due che nelle tre dimensioni. Più di altre occa- gehry partners, llp MARTa Herford, Herford, Germania Schizzo. Nella pagina a fianco: i muri in mattoni infrangono le logiche leggi gravitazionali; le soluzioni di dettaglio costruttivo nascondono la cifra dello spessore laterizio. FOTOGRAFIE thomasmayerarchive.com sioni architettoniche note del medesimo progettista, questa, ad Herford, esalta la plasticità deformativa delle superfici e dei volumi costruiti, ancor più di quando l’architetto si è confrontato con ben altre dimensioni e portate, affidandosi a materiali, come ad esempio e specialmente le lamiere, con i quali le torsioni, le piegature ed anche i cambiamenti di stato superficiale risultano teoricamente più semplici. Il virtuosismo formale raggiunge qui un livello alto, esibendosi quasi unicamente nella sola dimensione orizzontale, con una serie di volteggi e di rigonfiamenti a caratterizzare insolitamente quanto di norma è perfettamente retto, verticale ed a piombo. In questo caso, la struttura è muraria e massiva, come lo è la scelta della pelle esterna, in mattoni laterizi. Le mura perimetrali sono normalmente costituite da setti in cemento armato per 35 cm di spessore, internamente rivestite; verso l’esterno, 11 cm di isolante, poi 3 cm 10 CIL 134 di intercapedine d’aria, preparano il campo alla cortina ultima in mattone pieno. In taluni casi, la struttura cementizia lascia il posto a montanti e travi in acciaio, coibentati verso esterno da uno spesso cappotto isolante,su cui sono applicati sottili elementi in clinker posati a mattone. Anche se in questo caso non portante di per sé, il mattone si mostra come fosse la scorza di un muro pieno, solido, di confine. Da sempre la progettazione di Gehry si contraddistingue per alcuni temi costanti.Tra questi, posto privilegiato occupano il pensiero sulla stabilità degli edifici, a dispetto di quanto apparentemente trasmesso dalla forma,e la portata paesaggistica dell’intero gesto progettuale. Il primo tema è, in questo caso, nuovamente indagato ed esaltato nel confronto diretto fra i tratti caratteristici dell’esistente e del nuovo edificio. Il secondo trova necessariamente riscontri nell’intorno del Museo: infatti, la strada, l’edificato, i volumi più alti della preesistenza, oltre al fiume accanto al Museo stesso, partecipano tutti, in questo senso, al progetto. La strada, assolutamente rettilinea, accentua le sinuose ridondanze “rosso mattone”, ed ancora le rimarca per contrasto quanto è inscritto a caratteri chiari sull’asfalto,al centro delle carreggiate. L’edificato residenziale, puntuale e tipico nei suoi spioventi accentuati, a sua volta evidenzia la foggia ondivaga dei volumi del MARTa Herford. Le fabbriche più elevate, bianche, del complesso industriale originario ancora sottolineano oppositivamente lo sviluppo orizzontale dei nuovi spazi. Lo specchio d’acqua corrente a fianco del Museo raddoppia,ribaltandole,qualità e forme dell’opera di Gehry, offrendosi quale migliore visuale per il ristorante della nuova struttura. Gli interventi di Gehry si concentrano principalmente sui lati nord e sud del lotto assegnato. Complessivamente, la superficie coperta delle strutture raggiunge i 5.000 m2, fra aree espositive e servizi. Non secondario è il ruolo degli spazi aperti a più stretto contatto con il Il laboratorio dei modelli all’interno dello studio di progettazione (foto: Frank O. Gehry & Associates). Una sezione generale lungo l’asse est-ovest e un prospettosezione che inquadra l’ingresso principale. La planimetria dell’insediamento mette in luce le differenze formali tra preesistenza e nuovo intervento. Qui e nella pagina a fianco: l’accostamento della strada rettilinea al Museo esalta le sue forme curvilinee. N 0 1 2 5 10M 12 CIL 134 costruito. Entro il lotto, il manto pavimentale è nuovamente in laterizio, in continuità con i setti verticali. Camminando da sud verso nord, sul lato della strada su cui insiste il Museo, seguendo le anse dei muri, anch’essi in laterizio, ci si trova come richiamati verso l’ingresso, senza possibilità di ripensamento. Fra i volumi di progetto, infatti, s’insinua una breve passeggiata, sul tappeto rosso di mattoni posati di coltello, conducente scenograficamente all’entrata. In relazione al nome assegnato al complesso,M sta per mobili,poiché specificamente si espongono arredi di design, ma potrebbe pure certamente voler dire museo;Art sta, in massima sintesi, per architettura, ma ovviamente potrebbe rap- 13 PROGETTI presentare arte, intendendo sia l’arte delle opere contenute, sia pure quella dello spettacolare contenitore. ¶ Scheda tecnica Progetto: Gehry Partners, LLP Sup. area: 7.780 m2 Cronologia: 1998, progetto; 2004-08, fine lavori www.marta-herford.de 1 2 3 4 Le forme rotondeggianti del MARTa si distinguono nettamente dalle caratteristiche spigolosità dell’architettura locale. Stralcio di sezione orizzontale (fornito da Stefan Hoffmann dello Studio Archimedes GbmH, che ha curato il progetto esecutivo dell’intervento). Legenda: 1. canaletta di scolo sottostante 2. giunto aperto 3. sigillante siliconico 4. lamiera in acciaio inossidabile, 10 mm 5. mattone 6. isolamento 7. muro in calcestruzzo 8. finitura interna 5 6 7 8 14 CIL 134 Nella pagina a fianco: in evidenza il piano pavimentale in mattoni: estende e definisce anche al calpestio l’intervento di Gehry. Dettagli Valeria Giurdanella Essenzialità del dettaglio Nell’edificio residenziale Scirocco di Diverserighestudio, l’essenzialità del dettaglio costruttivo, basato sull’uso della muratura portante e rivestimento esterno in mattoni faccia a vista, sostiene la coerenza e la qualità del linguaggio architettonico, per proporre spazialità contemporanee radicate nel contesto L a poetica di Diverserighestudio, fondato nel 2003 da Nicola Rimondi, Simone Gheduzzi e Gabriele Sorichetti, si esprime nei molteplici progetti di edilizia residenziale, dalle ville alla case collettive, integrando in maniera trasversale il rapporto con il contesto, soprattutto quello rurale della pianura tra Ferrara e Bologna, la qualità ambientale e il risparmio energetico, proponendo un’interessante declinazione dell’abitazione contemporanea. La semplicità dei materiali della tradizione, mattone e intonaco, definisce l’omogeneità di volumi e tipologie contemporanee. L’uso di prodotti di matrice marcatamente industriale è limitato a pochi dettagli, come le lamiere di acciaio stirate e verniciate e le griglie metalliche, utilizzate come oscuranti delle aperture e affiancate, in alcuni casi, ad un puntuale uso di colori accesi. L’edificio Scirocco fa parte di un complesso realizzato in due differenti tipologie (Ostro + Scirocco), con quattro diversi interventi, e affina e rafforza i temi avviati e realizzati nel vicino complesso residenziale Asia e nelle altre costruzioni di edilizia residenziale collettiva (Libeccio, Caramello, B7.8). In tutti emerge l’obiettivo della qualità architettonica in cui l’essenzialità delle tecniche esecutive diventa cura del dettaglio che, nella sobrietà dell’uso quasi esclusivo del laterizio, propone una forte coerenza del linguaggio architettonico. Il progetto si colloca in provincia di Bologna, all’interno di un comparto di espansione residenziale la cui logica rappresenta ormai l’impianto urbanistico tipo nel territorio della “bassa” bolognese: una macro-area suddivisa in lotti secondo le logiche commerciali del “tutto vendibile”, come affermano gli architetti. Lo studio ha colto l’occasione imposta dal mercato per proporre la sperimentazione di un edificio ibrido, suddividendo la capacità edificatoria dei lotti in piccoli volumi, in cui ogni unità è differente dall’altra e dove alle piccole dimensioni corrispondono tutte le caratteristiche di una casa indipendente. Gli edifici, realizzati tra il 2006 e il 2008, creano un legame con il contesto che si rispecchia nelle tecniche costruttive basate sull’uso del mattone faccia a vista su tutti i volumi della costruzione. Pochi altri materiali caratterizzano l’esterno dell’edificio: le pensiline, le scale esterne e gli ornati delle aperture sono in calcestruzzo armato e gli 60 oscuranti delle aperture sono costituiti da ante di acciaio stirato e verniciato. Questo uso dei materiali e il trattamento dei dettagli consentono di leggere la purezza delle forme, il gioco degli incastri volumetrici e delle distribuzioni tipologiche, in cui le aperture, dalle dimensioni variabili incorniciate dalle imbotti in cemento, creano una varietà esaltata dalla tessitura omogenea della muratura faccia a vista. I volumi regolari sono caratterizzati dalle diverse inclinazioni delle falde e degli appoggi a terra che, insieme agli slittamenti dei corpi di fabbrica, definiscono un insieme che stempera l’imponenza del volume in un complesso articolato, reso tuttavia coerente dall’omogeneità del rivestimento laterizio. Nella tipologia dell’edificio Scirocco, tre appartamenti al piano terra, di 50, 72 e 76 m2, si affiancano al corpo di fabbrica lineare dei garage, trattato con intonaco, pensiline in c.a. e recinzioni in griglie metalliche, e su cui i volumi in mattoni faccia a vista si appoggiano creando la sensazione di un corpo sospeso.Tre appartamenti, di 81, 83 e 67 m2, si sviluppano al primo e al secondo piano definito dalle falde inclinate con coperture in tegole marsigliesi. L’attenzione alla qualità ambientale e al risparmio energetico è integrata nel processo progettuale e costruttivo, puntando a raggiungere esiti concreti attraverso lo studio delle soluzioni tecniche. L’edificio si caratterizza per un consumo energetico di 49,45 kWh/m2a (classe B di certificazione energetica), calcolato con la procedura del Dlgs 192 per un volume riscaldato di 1318 m3. Le pareti dell’involucro sono costituite da una muratura portante, realizzata con blocchi di laterizio porizzato dello spessore di 25 cm, uno strato di isolamento termico dello spessore di 8 cm e un’intercapedine d’aria di 4 cm. Il rivestimento interno è di intonaco di calce, mentre quello esterno è in mattoni semipieni faccia a vista. La stratigrafia raggiunge un valore di trasmittanza di 0,22 W/m2K. La copertura dell’edificio, del tipo ventilato, è costituita da un solaio in laterocemento dello spessore di 20 cm, una barriera al vapore, uno strato di isolante in schiuma poliuretanica con rivestimento di alluminio dello spessore di 10 cm, un tavolato in legno, una guaina impermeabilizzante e un manto di tegole marsigliesi in laterizio, per un valore complessivo di trasmittanza termica pari a 0,18 W/m2K. CIL 132 Diverserighestudio, Edificio residenziale Scirocco, San Pietro in Casale (BO), 2008 Dettaglio 1 Sezione verticale e prospetto in corrispondenza dell’apertura con pannello oscurante a movimento verticale. Descrizione Le tessiture murarie in laterizio sono caratterizzate dalle aperture diversificate per dimensioni e tipologia di oscuramento. In corrispondenza del corpo lineare dei garage, al di sotto delle aperture, un corso di mattoni semipieni, disposti a coltello, definisce inferiormente il volume dell’edificio. La copertura ventilata è costituita da un solaio in laterocemento e un rivestimento esterno di tegole marsigliesi in laterizio, a cui sono fissati i pannelli solari. Legenda: 1. muratura in mattoni faccia a vista ancorati alla parete portante 2. isolamento dell’architrave 3. avvolgibile elettrico 4. infissi in legno 5. anta in acciaio stirato con cinghia di sollevamento 6. cornice finestra in cemento 7. isolante 8 cm 8. struttura portante in laterizio porizzato 25 cm 9. ancoraggi metallici per il fissaggio della parete di rivestimento 10. climatizzazione a pavimento 11. solaio in laterocemento 1 2 3 4 5 6 7 8 9 11 10 Vista del serramento con oscurante in lamiera di acciaio stirata a scorrimento verticale. 61 DETTAGLI Diverserighestudio, Edificio residenziale Scirocco, San Pietro in Casale (BO), 2008 Dettaglio 2 Sezione verticale e prospetto in corrispondenza delle scale esterne che delimitano l’ingresso sul piano inclinato. 1 2 Descrizione Ogni unità ha le caratteristiche di una casa indipendente: giardino privato, garage, ingresso autonomo e rispetto della privacy. Lo spazio verde fa da elemento di connessione tra i diversi edifici che appoggiano al terreno in maniera obliqua. Gli ingressi agli appartamenti del secondo piano sono accessibili da scale in calcestruzzo in cui le pedate sono ancorate alle travi in c.a. appoggiate al terreno attraverso piastre di acciaio. Il solaio interpiano è in laterocemento con integrato un sistema di riscaldamento a pavimento. 3 4 5 6 7 8 Legenda: 1. infissi in legno 2. anta in acciaio stirato scorrevole 3. cornice finestra in cemento 4. muratura in mattoni faccia a vista ancorati alla parete portante 5. isolante 8 cm 6. struttura portante in laterizio porizzato 25 cm 7. ancoraggi metallici per il fissaggio della parete di rivestimento 8. pedata in cemento L’edificio Scirocco con le scale esterne che portano al secondo piano fuori terra. 62 CIL 132 Diverserighestudio, Edificio residenziale Scirocco, San Pietro in Casale (BO), 2008 Dettaglio 3 Sezione orizzontale e prospetto in corrispondenza dell’apertura con pannello oscurante a movimento orizzontale. Descrizione Le pareti esterne dell’edificio hanno uno spessore di 51 cm; lo strato isolante è interposto tra i blocchi portanti di laterizio porizzato e il rivestimento esterno di mattoni semipieni faccia a vista. I serramenti sono posizionati a filo interno con gli oscuranti scorrevoli posizionati a filo esterno della parete. Gli infissi sono in legno di pino massiccio svedese e vetro camera basso emissivo con gas argon; le ante oscuranti, scorrevoli in verticale o in orizzontale, in lamiera di acciaio stirato e verniciato, sono collocate all’interno di una cornice di cemento che inquadra tutte le aperture. Legenda: 1. struttura portante in laterizio porizzato con spessore 25 cm 2. cornice finestra in cemento 3. anta in acciaio stirato scorrevole 4. isolante 8 cm 5. infissi in legno 6. muratura in mattoni faccia a vista ancorati alla parete portante 7. ancoraggi metallici per il fissaggio della parete di rivestimento 1 2 3 4 5 6 7 Vista in prospetto di una porzione della parete esterna. 63 DETTAGLI Dettagli Andrea Campioli Architettura bioclimatica e dettaglio Una virtuosa integrazione di dispositivi orientati all’ottimizzazione delle prestazioni energetiche e di tecniche costruttive consolidate caratterizza gli edifici del complesso residenziale “Il Violino” situato nella periferia ovest di Brescia I l complesso residenziale “Il Violino” è l’esito di uno degli interventi previsti nell’ambito del Piano per l’Edilizia Economica Popolare che il Comune di Brescia ha approvato nel 2000. L’iniziativa è stata attuata a partire dal 2002 mediante un concorso, indirizzato a cooperative edilizie e imprese di costruzione, nel quale veniva richiesta una particolare attenzione nei confronti delle nuove forme dell’abitare e della sostenibilità ambientale degli insediamenti residenziali. Più specificamente, il bando richiedeva un progetto nel quale fossero valorizzati il rapporto tra la tipologia abitativa e il quartiere e l’utilizzazione di tecniche costruttive orientate al conseguimento di elevati livelli di comfort abitativo, al contenimento dei consumi energetici e all’impiego di fonti energetiche alternative. Il progetto, sviluppato dallo Studio Associato Cigognetti Piccardi Vitale, da Boschi e Serboli Architetti Associati e da Francesco Bardelli, ultimato nel 2007, coglie la sollecitazione contenuta nel bando e propone una interessante sperimentazione sia per ciò che concerne il rapporto tra l’architettura e gli spazi urbani, sia per quanto riguarda il tema dell’efficienza energetica perseguita mediante una puntuale considerazione degli aspetti bioclimatici, per i quali i progettisti si sono avvalsi della consulenza di Giancarlo Allen. Dal punto di vista dell’impianto urbano, il progetto interpreta propositivamente la rigidità della lottizzazione: gli assi carrabili si intrecciano con una rete di percorsi pedonali pubblici che mettono a sistema una serie di spazi aperti privati, generando un tessuto diffuso attraverso il quale viene facilitata la possibilità di socializzazione. Dal punto di vista architettonico, il rischio della ripetizione seriale di un unico elemento è evitato facendo riferimento a diverse tipologie e grazie ad una attenta articolazione volumetrica, declinata di volta in volta, in relazione agli assi viari e alla migliore esposizione al sole. Il progetto prevede, infatti, la realizzazione di 143 alloggi articolati secondo due tipologie: la casa a schiera, proposta secondo due varianti, e l’edificio in linea. Le case a schiera, di fatto, costituiscono l’elemento caratterizzante del progetto. Nella prima variante, la garanzia di un corretto soleggiamento di tutti gli ambienti è ottenuta introducendo una serra al piano terra e una al primo piano. Nella seconda variante, invece, la 66 maggior efficacia dell’irraggiamento solare è perseguita mediante la rotazione di parte del volume rispetto all’orientamento della lottizzazione, così da permettere l’esposizione a sud degli ambienti di soggiorno. In corrispondenza dello spigolo sud-est, sono previste due terrazze che, grazie ad una doppia finestratura con vetro semplice ripiegabile, possono essere trasformate in serre durante il periodo invernale. I serramenti sono in profilati di alluminio a taglio termico e le murature sono realizzate in blocchi di laterizio ad alte prestazioni termiche, intonacati, e prevedono un isolamento a cappotto in sughero in corrispondenza dei fronti completamente esposti. Un articolato sistema di lamelle in alluminio, disposte orizzontalmente, garantisce la protezione delle superfici vetrate dalla radiazione solare nel periodo estivo e permette, al contempo, il massimo guadagno energetico nel periodo invernale. I solai sono realizzati con travetti in legno poggianti su travi principali in cemento armato e il riscaldamento è affidato ad un sistema a pannelli radianti a pavimento. Gli edifici in linea sono, invece, caratterizzati da una grande sovrastruttura di acciaio per il sostegno degli elementi frangisole che proteggono le superfici trasparenti dalla radiazione solare estiva, mentre permettono il passaggio della radiazione invernale. Anche qui, le murature perimetrali sono realizzate in blocchi di laterizio porizzato rivestite esternamente da un intonaco termoisolante a base di perlite. I solai sono in laterocemento, ad eccezione del primo che è realizzato con predalle. I balconi, sfalsati ai diversi piani, costituiscono l’elemento caratterizzante del fronte sud e possono essere trasformati in serre nel periodo invernale, grazie ad una finestratura con vetro semplice ripiegabile. Un ultimo aspetto del progetto, che merita di essere sottolineato, è lo studio del colore, affidato a Jorrit Tornquist. La finitura degli edifici in linea è stata realizzata utilizzando due tonalità di grigio in modo da accentuare la lettura dei volumi, mentre gli alloggi delle schiere sono stati trattati con colori differenti,ciascuno secondo tre diverse tonalità.Anche in questo caso, l’uso di tonalità diverse su superfici diversamente esposte alla luce accentua la ricca articolazione volumetrica del progetto, annullando o esaltando, a seconda delle situazioni, le differenze tra i piani che delimitano gli spazi. ¶ CIL 134 Cigognetti, Piccardi, Vitale; Boschi e Serboli; Bardelli, Complesso residenziale, Brescia, 2001-07 Dettaglio 1 Prospetto e pianta del piano superiore delle case a schiera in corrispondenza della serra con orientamento a sud. Descrizione Le serre esposte a sud utilizzano un sistema di chiusura trasparente costituito da ante ripiegabili in alluminio a taglio termico con vetro singolo. Le murature sono realizzate in blocchi di laterizio ad alte prestazioni isolanti dello spessore di 30 cm, intonacati, e prevedono un isolamento a cappotto in sughero in corrispondenza dei fronti completamente esposti. Legenda: 1. tirante in acciaio 2. sopraluce 3. frangisole 4. chiusura ripiegabile con vetro singolo 5. parapetto in acciaio 6. muratura in blocchi di termolaterizio 7. porta finestra 8. persiane 9. serra 10. pilastro in cemento armato 11. cappotto in sughero Vista dall’alto del complesso residenziale e scorcio laterale delle case a schiera. 67 DETTAGLI Cigognetti, Piccardi, Vitale; Boschi e Serboli; Bardelli, Complesso residenziale, Brescia, 2001-07 Dettaglio 2 Sezione verticale della tipologia a schiera in corrispondenza delle serre protette con frangisole verticali e orizzontali. Descrizione Un articolato sistema di lamelle di alluminio a sezione lenticolare, disposte orizzontalmente, garantisce la protezione delle superfici vetrate dalla radiazione solare nel periodo estivo e permette al contempo il massimo guadagno energetico nel periodo invernale. I solai sono realizzati con travetti in legno poggianti su travi principali in cemento armato. Legenda: 1. tegole 2. trave in cemento armato 3. travetto in legno 4. sopraluce 5. frangisole 6. muratura in blocchi di termolaterizio 7. chiusura ripiegabile con vetro singolo 8. parapetto in acciaio 9. pavimento radiante 10. vespaio Particolare delle case a schiera in corrispondenza delle serre orientate a sud protette con frangisole. 68 CIL 134 Cigognetti, Piccardi, Vitale; Boschi e Serboli; Bardelli, Complesso residenziale, Brescia, 2001-07 Dettaglio 3 Sezione verticale del fronte sud degli edifici in linea. Descrizione Gli edifici, realizzati con tipologia in linea, sono caratterizzati da una grande sovrastruttura di acciaio per il sostegno degli elementi frangisole. Le murature esterne sono realizzate in blocchi di laterizio ad alte prestazioni termiche dello spessore di 30 cm, rivestite con intonaco termoisolante a base di perlite. I solai sono in laterocemento. I balconi, sfalsati ai diversi piani, possono essere trasformati in serre nel periodo invernale grazie ad una finestratura con vetro semplice ripiegabile. Legenda: 1. elemento frangisole 2. struttura in tubolari di acciaio 3. copertura continua 4. solaio in laterocemento 5. aggetto in cemento armato 6. finestra in alluminio 7. parapetto in acciaio 8. pavimento radiante 9. controventamento della struttura tubolare Scorcio e vista laterale dell’edificio in linea. 69 DETTAGLI Simone Secchi, Elisa Nannipieri Normativa La classificazione acustica degli edifici È stata pubblicata la nuova norma UNI 11367 sulla classificazione acustica delle unità immobiliari. Nell’articolo sono riportati i contenuti principali della nuova normativa e alcune questioni aperte per la predisposizione del prossimo testo legislativo sui requisiti acustici degli edifici attualmente in fase di revisione I n Italia, la protezione acustica degli edifici residenziali e non residenziali è normata da marzo 1998 dal DPCM 5/12/97[1], attuativo della “Legge quadro” 447/95[2] sull’inquinamento acustico. Come noto, l’entrata in vigore del decreto citato e la successiva diffusione di maggiori conoscenze in ambito acustico tra progettisti, imprese e cittadini hanno portato ad una progressiva modifica del modo di costruire gli edifici residenziali e non residenziali in Italia. Parallelamente a questo, il frequente mancato rispetto dei requisiti minimi di protezione acustica in edifici realizzati dal 1998 ad oggi ha generato una molteplicità di contenziosi civili, tra acquirenti di alloggi e venditori o costruttori degli stessi, che presenta aspetti inquietanti per molte imprese di costruzioni, che già subiscono gli effetti della crisi economica nazionale iniziata nel 2009. La frequenza del mancato rispetto dei requisiti minimi di isolamento acustico, evidenziata in uno studio del 2009 degli autori[3, 4], può essere imputata a differenti cause. La prima spiegazione può essere data dalla forte crescita dei livelli prestazionali di protezione acustica imposta dal DPCM 5/12/97 rispetto agli standard costruttivi nazionali dell’epoca ed alla sostanziale assenza di normative precedenti in materia (con l’eccezione del DM 18/12/75 relativo, però, alla sola edilizia scolastica). Si deve anche citare la mancata emanazione, ai sensi dell’art. 3, comma “e”, della Legge 447/95, del decreto concernente “i criteri per la progettazione, l’esecuzione e la ristrutturazione delle costruzioni edilizie e delle infrastrutture dei trasporti, ai fini della tutela dall’inquinamento acustico”. L’assenza, ad oggi, di tale decreto è alla base di molte obiezioni, anche di natura legale, sull’effettiva possibilità di applicare agli 58 edifici i limiti previsti dal DPCM 5/12/97.Va sottolineato a questo riguardo che la norma UNI contenente i criteri di calcolo dei requisiti acustici degli edifici[5] è stata redatta quasi cinque anni dopo l’emanazione del DPCM 5/12/97 e che il rapporto tecnico che riferisce tali metodi al contesto costruttivo nazionale[6] è stato pubblicato solo nel novembre 2005. La seconda spiegazione alla frequenza del mancato rispetto dei limiti del DPCM 5/12/97 è data dalla difficoltà di conseguire in opera i valori prestazionali calcolati secondo le metodologie definite dalla UNI 12354.Tale difficoltà è insita nella natura della propagazione sonora nelle strutture edilizie che privilegia fortemente la trasmissione attraverso i punti deboli, come alcune situazioni singolari di contatto tra strutture disaccoppiate, discontinuità dei componenti, ecc. L’esperienza dimostra come piccoli difetti realizzativi siano all’origine di forti alterazioni delle capacità fonoisolante delle strutture edilizie. A fronte di questo contesto particolarmente critico, va comunque evidenziato come i livelli prestazionali previsti dal citato decreto siano in generale inferiori a quelli imposti da analoghe normative di altri Paesi europei. A fronte di tutto ciò, si è imposta negli ultimi anni la necessità di modificare i contenuti del DPCM 5/12/97, ipotizzando anche modi alternativi e meno stringenti per le imprese per la valutazione dei requisiti acustici degli edifici. L’Ente italiano di normazione (UNI) ha quindi costituito un gruppo di lavoro (GL5, SC1) che, fin dal 2007, ha lavorato per la messa a punto di una nuova norma sulla classificazione acustica delle costruzioni che potesse essere la base per la definizione di un nuovo testo legislativo sulla protezione acustica degli edifici. CIL 137 I principi della classificazione acustica La classificazione acustica è un sistema di valutazione della qualità degli edifici sotto il profilo della loro protezione dal rumore.Tale sistema è diffuso in alcuni Paesi europei fin dalla prima metà degli anni ’90 (Francia, Germania)[7] ed in differenti casi la relativa normativa tecnica è stata già aggiornata più volte. I motivi che portano all’introduzione di un sistema di classificazione della qualità acustica degli edifici possono essere riassunti come segue. Innanzi a tutto,l’introduzione delle classi acustiche richiama un concetto ormai diffuso sia in ambito edilizio (la certificazione energetica degli edifici) che in ambito domestico (la certificazione degli elettrodomestici),rendendo semplice e trasparente la lettura,da parte dell’acquirente, della qualità acustica dell’immobile. Un secondo aspetto molto importante è che l’introduzione di un sistema di graduazione della qualità acustica, a partire da valori di soglia minimi verso prestazioni crescenti,dovrebbe incentivare un processo di progressivo miglioramento degli standard qualitativi in edilizia.È infatti presumibile che il mercato,di pari passo con il progresso delle tecnologie edilizie per la protezione dai rumori degli edifici,tenderà con il tempo a proporre alloggi di classe acustica crescente.Questo secondo obiettivo della classificazione ha inevitabilmente orientato le scelte del gruppo di lavoro UNI in merito alla definizione dei valori limite riferiti alle differenti classi.A questo proposito, il dibattito sviluppato in sede normativa ha tenuto conto sia della necessità di individuare idonei intervalli tra le classi che non fossero tanto ampi rispetto alle prospettive di possibili sviluppi futuri delle tecnologie edilizie, sia delle reali esigenze di protezione acustica dei cittadini, sia del confronto con gli standard adottati in altri Paesi europei, sia infine dell’incertezza delle misure di acustica edilizia. Il terzo aspetto che si può citare è il depotenziamento del meccanismo di conformità/non conformità ai limiti definiti dalle norme sui requisiti acustici degli edifici. Infatti, con riferimento ai livelli dettati dal DPCM 5/12/97, a fronte di verifiche in opera sui requisiti acustici passivi, l’esito può solamente essere di conformità o non conformità. Ad esempio, rispetto al potere fonoisolante apparente delle partizioni interne, se una prova in opera fornisse come risultato R’w pari a 50 dB, l’alloggio sarebbe a norma; se invece fornis- 1 se R’w = 49 dB oppure 44 dB, l’alloggio sarebbe ugualmente fuori norma, pur essendo evidente che nei due casi la perdita di qualità acustica rispetto allo standard sarebbe ben differente. La classificazione acustica negli altri contesti europei I sistemi di classificazione acustica si sono diffusi nelle normative di vari Paesi europei fin dagli anni ’90. In tabella 1 sono riportati i risultati di uno studio comparativo condotto da Birgit Rasmussen[7] in cui si evidenziano il numero di classi acustiche previste dalle varie normative esaminate, il valore limite definito dalla legislazione nazionale (dB) e l’anno di pubblicazione della norma sulla classificazione. Si nota come molti Paesi europei (compresa l’Italia) abbiano un sistema di classificazione con 4 livelli di qualità e che in quasi tutti i casi il limite di legge corrisponda alla terza classe. In Italia, non esiste una stretta relazione tra i valori limite attualmente definiti dal DPCM 5/12/97 ed una specifica classe acustica, anche perché la nuova norma UNI introduce grandezze che, in alcuni casi, sono differenti da quelle usate dal decreto del 1997. Tuttavia, appare ragionevole attendersi che il futuro testo legislativo in materia assuma a riferimento la classe III come nuovo limite di legge. In tabella 2 sono riportati i valori limite per le diverse classi di isolamento acustico ai rumori aerei provenienti da alloggi adiacenti secondo le varie norme europee. Si nota come molti Paesi usino grandezze differenti da quelle impiegate in Italia per la determinazione dell’isolamento ai rumori aerei tra alloggi (indice di valutazione del potere fonoisolante apparente, R’w). In particolare, in molti Paesi del Nord Europa l’indice R’w viene corretto con il termine di adattamento spettrale C50-3150. L’introduzione di tale termine serve a tenere maggiormente conto del comportamento della parete alle basse frequenze. Ciò sembra giustificato dal fatto che in tali Paesi sono diffuse tecnologie edilizie basate su soluzioni leggere da montare a secco che, proprio alle basse frequenze, presentano spesso prestazioni piuttosto scadenti. Numero di classi acustiche previste in vari Paesi europei, relativo valore limite definito secondo la legislazione nazionale e anno di applicazione della norma sulla classificazione acustica [7]. Paese Classi acustiche Limite di legge Norma di riferimento Anno di applicazione Danimarca A/B/C/D C DS 490 (2007) 2001/2007 Finlandia A/B/C/D C SFS 5907 (2004) 2004 Islanda A/B/C/D Limiti differenti IST 45 (2003) 2003 Norvegia A/B/C/D C NS 8175 (2008) 1997/2005/2008 Svezia A/B/C/D C SS 25267 (2004) 1996/1998/2004 Lituania A/B/C/D/E C STR 2.01.07 (2003) 2004 Olanda 1/2/3/4/5 Limiti differenti NEN 1070 (1999) 1999 III/II/I I VDI 4100 (2007) 1994/2007 Francia QLAC/QL Limiti differenti Qualitel (2008) 1993/1995/2000/2008 Italia I/II/III/IV III (?) UN 11367I[8] 2010 Germania 59 NORMATIVA 2 Livelli limite delle diverse classi (dB) in vari Paesi europei per l’isolamento acustico ai rumori aerei tra alloggi [7]. Paese Classe A classe I Olanda e Italia classe III Germania Classe B classe II Olanda Italia e Germania QLAC Francia Classe C classe III Olanda e Italia classe I Germania QL Francia Classe D classe IV Olanda e Italia Classe E classe V Olanda Danimarca R’w + C50-3150≥ 63 R’w + C50-3150 ≥58 R’w ≥ 55 R’w ≥ 50 – Finlandia R’w + C50-3150≥ 63 R’w + C50-3150≥ 58 R’w ≥ 55 R’w ≥ 49 – R’w + C50-3150 ≥ 63 R’w + C50-3150 ≥ 58 R’w ≥ 55 R’w ≥ 50 – R’w + C50-5000≥ 63 R’w + C50-5000≥ 58 R’w ≥ 55 R’w ≥ 50 – R’w + C50-3150 ≥ 61 R’w + C50-3150≥ 57 R’w + C50-3150 ≥ 53 R’w ≥ 49 – R’w + C50-3150 ≥ 63 o R’w + C50-3150 ≥ 58 R’w o DnT,w ≥ 52 R’w o DnT,w ≥ 48 Islanda (1) Norvegia (1) Svezia Lituania (1) Olanda Germania (in linea) DnT,w + C50-3150 ≥ 63 DnT,w + C50-3150 ≥ 58 R’w o DnT,w ≥ 55 DnT,w + C ≥ 62 DnT,w + C ≥ 57 DnT,w + C ≥ 52 DnT,w + C ≥ 47 DnT,w + C ≥ 42 orizz: R’w ≥ 59 orizz: R’w ≥ 56 orizz: R’w ≥ 53 vert: R’w ≥ 60 vert: R’w ≥ 57 vert: R’w ≥ 54 – – Germania (a schiera) R’w ≥ 68 R’w ≥ 63 R’w ≥ 57 – – Francia - DnT,w + C ≥ 56 DnT,w + C ≥ 53 – – Italia R’w ≥ 56 R’w ≥ 53 R’w ≥ 50 R’w ≥ 45 – (1) L’uso dei termini C50-3150/5000 è raccomandato anche per la classe C. 3 Incertezza estesa di misura da applicare ai risultati delle rilevazioni acustiche [8]. Incertezza di misura Um 4 D2m,nT,w dB R’w dB L’nw dB Lic dB(A) Lid dB(A) 1 1 1 1,1 2,4 Valori limite riferiti alle diverse classi acustiche degli edifici [8]. Classe acustica Isolamento acustico normalizzato di facciata D2m,nT,w (dB) I ≥ 43 Potere fonoisolante apparente di partizioni verticali e orizzontali fra ambienti di differenti unità immobiliari R’w (dB) Livello di pressione sonora di calpestio normalizzato fra ambienti di differenti unità immobiliari Livello sonoro corretto immesso da impianti a funzionamento continuo Livello sonoro corretto immesso da impianti a funzionamento discontinuo L’nw (dB) Lic (dBA) Lid (dBA) ≥ 56 ≤ 53 ≤ 25 ≤ 30 II ≥ 40 ≥ 53 ≤ 58 ≤ 28 ≤ 33 III ≥ 37 ≥ 50 ≤ 63 ≤ 32 ≤ 37 IV ≥ 32 ≥ 45 ≤ 68 ≤ 37 ≤ 42 La nuova norma UNI sulla classificazione acustica degli edifici L’elaborazione della nuova norma UNI sulla classificazione acustica degli edifici[8] ha richiesto oltre due anni di attività da parte del Gruppo di Lavoro 5 della Sottocommissione Acustica Edilizia dell’UNI, con la partecipazione di oltre cinquanta esperti in rappresentanza di enti di ricerca, università, associazioni, singole aziende e studi professionali.Nel giugno 2010,dopo l’analisi di oltre duecento osservazioni pervenute nel periodo di inchiesta pubblica del progetto di norma(1),questo è stato approvato definitivamente ed è stato pubblicato nel luglio 2010 come norma UNI 11367[8]. I contenuti essenziali della norma, che è costituita da ben cento 60 pagine, sono riassunti a seguire, nella consapevolezza che la comprensione precisa di tutti gli aspetti ivi trattati richiederà necessariamente la lettura attenta del documento completo. Innanzi a tutto va sottolineato che la classe acustica è da considerarsi una “proprietà intrinseca dell’edificio” ed è pertanto indipendente dal contesto in cui questo si trovi (clima acustico esterno, uso dell’edificio, ecc.). Ad esempio, un edificio è considerato di classe acustica “I” per l’isolamento dai rumori aerei esterni se le sue facciate rispettano i limiti definiti per tale classe (D2m,nT,w ≥ 43 dB) qualunque sia il livello sonoro presente nell’ambiente esterno e, quindi, il rumore immesso all’interno. La necessità di correlare l’i- CIL 137 solamento acustico di facciata al clima acustico esterno, considerata a livello informativo nell’appendice L della norma, potrà essere oggetto di specifiche indicazioni nel nuovo decreto che dovrà indicare i limiti minimi prestazionali per gli edifici. Un secondo aspetto di notevole rilevanza è che la classificazione acustica si riferisce alle “unità immobiliari”(2) sulla base dei “valori medi” delle prestazioni acustiche dei suoi componenti misurate in opera. Per ogni singola unità immobiliare dovranno cioè essere misurate le prestazioni acustiche delle partizioni orizzontali (R’w e L’n,w) e verticali (R’w) e delle facciate (D2m,nT,w) ed il livello sonoro immesso dagli impianti a funzionamento continuo (Lic) e discontinuo (Lid); i valori misurati per ogni singola grandezza dovranno quindi essere mediati tra loro (media logaritmica). In sostanza, è possibile che singoli componenti dell’edificio siano caratterizzati da una prestazione acustica inferiore al limite della classe purché il valore medio della grandezza rispetti comunque tale limite. L’uso della media logaritmica riduce tuttavia la possibilità di deviare molto dal limite della classe poiché, come noto, questo tipo di media fornisce un risultato che tende ad essere significativamente influenzato dalla prestazione del componente peggiore. I componenti delle singole unità immobiliari che dovranno essere oggetto di misurazione sono tutti quelli che separano “ambienti acusticamente verificabili” e di cui almeno uno sia un “ambiente abitativo”. Viene così introdotto nella norma il concetto di “ambiente acusticamente verificabile”, come un ambiente di dimensioni sufficienti a consentire le misure in conformità alle procedure descritte nelle norme della serie UNI EN ISO 140. In pratica, non sarà oggetto di verifica una partizione tra due locali bagno di due distinti alloggi (entrambi gli ambienti sono non abitativi), mentre la partizione tra un locale bagno ed una camera da letto di un alloggio adiacente sarà oggetto di verifica solo se il bagno ha dimensioni tali da risultare acusticamente verificabile (normalmente ciò non avviene). Non sarà, inoltre, oggetto di verifica il solaio o la facciata di un locale bagno o di un locale tecnico.Tutte le altre partizioni (comprese, ad esempio, quelle tra locali abitativi e vani scale quando la parete non contenga una porta) dovranno essere oggetto di misurazione. Per quanto attiene nello specifico le misure di potere fonoisolante apparente (R’w), la prestazione oggetto di confronto con il limite di classe sarà quella ottenuta come media delle prestazioni delle partizioni verticali (pareti) ed orizzontali (solai), comprendendo eventualmente tra queste sia quelle verso l’unità immobiliare soprastante che quelle verso l’unità sottostante. Ciò implica un numero di misurazioni considerevole, come si deduce anche dall’esempio riportato nel seguito. La norma consente comunque al tecnico che segue le misurazioni di derogare rispetto a qualche specifico punto (per esempio, selezionando un numero inferiore di elementi tecnici da sottoporre a prova), purché ciò non comporti errori nella valutazione della classificazione e sia chiaramente esplicitato e motivato nella relazione di verifica. È facile immaginarsi che tale margine di discrezionalità sarà oggetto di numerose interpretazioni differenti. Una terza novità particolarmente rilevante introdotta dalla norma è la valutazione dell’“incertezza di misura” e, limitatamente al caso 61 di edifici con caratteristiche tipologiche seriali (ad esempio, alberghi, ospedali, ecc.), dell’“incertezza di campionamento”. Per tenere conto in maniera cautelativa dell’incertezza delle misurazioni di acustica edilizia, tutti i risultati delle misure dovranno essere corretti (ridotti, per gli isolamenti, ed incrementati, per i livelli sonori) con i valori riportati in tabella 3. Ciò significa, di fatto, aumentare di uno o più decibel il limite della prestazione definito per le differenti classi. I valori dell’incertezza estesa riportati nella norma ed in tabella 3 sono stati ottenuti applicando il livello di fiducia monolaterale dell’84% ai valori dello scarto tipo di riproducibilità per le misure di acustica edilizia, previsti in una norma olandese (NPR 5092:1999). In pratica, ciò significa che, una volta applicata la correzione Um al risultato della misura, vi è l’84% delle possibilità che la stessa misura eseguita da un altro tecnico fornisca un risultato uguale o migliore di quello ottenuto dal primo tecnico. Ovviamente, questo assunto si fonda su basi statistiche e sull’ipotesi che le misure siano sempre eseguite seguendo rigorosamente le procedure delle norme della serie UNI EN ISO 140. Per quanto riguarda la valutazione dell’incertezza di campionamento, cui è dedicata un’appendice informativa nella norma, va rilevato che questa si dovrebbe applicare solo nei casi di edifici con caratteristiche tipologiche e tecnologiche seriali, ovvero con ambienti e partizioni che si ripetono uguali numerose volte (anche per quanto riguarda l’integrazione con l’impiantistica). Ciò avviene normalmente negli edifici non residenziali come alcuni alberghi o ospedali, in cui le camere o le degenze sono replicate serialmente nei vari piani degli edifici. In questi casi, la norma consente di eseguire le misure su un numero limitato di elementi tecnici (non meno del 10% del totale) applicando però al risultato finale una correzione (cautelativa) corrispondente all’incertezza di campionamento. Anche l’incertezza di campionamento, come quella di misura, è funzione dello scarto tipo tra le misure e del livello di fiducia scelto per le valutazioni. Applicando il livello di fiducia del 50% (che corrisponde al 50% delle possibilità che il risultato “vero” sia peggiore di quello dichiarato), l’incertezza di campionamento si annulla e quindi il valore da dichiarare diviene uguale a quello medio ottenuto dalle misure (corrette con l’incertezza di misura che deve essere comunque applicata). Considerando invece un livello di fiducia alto ed in presenza di poche misure che forniscono risultati tra loro differenti (ciò è facilmente verificabile), l’incertezza di campionamento può comportare anche correzioni molto rilevanti. Un ulteriore aspetto degno di nota è che le misure del rumore degli impianti dovranno essere corrette secondo il tempo di riverberazione misurato nell’ambiente oggetto di rilevazione e, limitatamente al caso del rumore degli impianti a funzionamento continuo (ad esempio, impianti di riscaldamento o condizionamento), anche per l’eventuale rilevanza del rumore residuo(3). In tabella 4 sono riportati i valori limite riferiti alle diverse classi di qualità acustica degli edifici con destinazione residenziale, direzionale ed ufficio, ricettiva (alberghi, pensioni e simili), ricreativa, di culto e commerciale(4). NORMATIVA 5 Valori di riferimento per le prestazioni acustiche degli edifici adibiti a scuole ed ospedali [8]. Prestazione Prestazione di base superiore Isolamento acustico normalizzato di facciata, D2m,nT,w (dB) 38 43 Potere fonoisolante apparente di partizioni fra ambienti di differenti unità immobiliari, R’w (dB) 50 56 Livello di pressione sonora di calpestio normalizzato fra ambienti di differenti unità immobiliari, L’nw (dB) 63 53 Livello sonoro immesso da impianti a funzionamento continuo in ambienti diversi da quelli di installazione, Lic (dBA) 32 28 Livello sonoro massimo immesso da impianti a funzionamento discontinuo in ambienti diversi da quelli di installazione, Lid (dBA) 39 34 Isolamento acustico normalizzato di partizioni fra ambienti sovrapposti della stessa unità immobiliare, DnT,w (dB) 50 55 Isolamento acustico normalizzato di partizioni i fra ambienti adiacenti della stessa unità immobiliare, DnT,w (dB) 45 50 Livello di pressione sonora di calpestio normalizzato fra ambienti sovrapposti della stessa unità immobiliare, L’nw (dB) 63 53 6 Coefficienti di peso attribuiti alle diverse classi, da utilizzare per il calcolo della classe acustica globale dell’unità immobiliare [8]. Classe I II III IV Prestazioni fino a 5 dB peggiori rispetto alla classe IV Prestazioni per più di 5 dB peggiori rispetto alla classe IV Coefficiente Zr 1 2 3 4 5 10 7 Relazione tra classe acustica della facciata, livello sonoro esterno e prestazioni acustiche attese da parte di occupanti con normale sensibilità al rumore [8]. Tipologia area Aree molto silenziose Classe acustica di isolamento acustico di facciata (D2m,nT,w) IV III II I di base buone molto buone molto buone Aree abbastanza silenziose modeste di base buone molto buone Aree mediamente rumorose modeste modeste di base buone Aree molto rumorose modeste modeste modeste di base Si nota come i valori di soglia riferiti alla classe III corrispondano (salvo la correzione per l’incertezza di misura) ai limiti del DPCM 5/12/97 per quanto attiene il potere fonoisolante apparente delle partizioni interne (R’w ≥ 50 dB) ed il livello di rumore da calpestio (L’n,w ≤ 63 dB). Il valore riferito a tale classe per quanto riguarda l’isolamento acustico di facciata (D2m,nT,w ≥ 37 dB) è invece di 3 dB inferiore al limite del citato decreto. Tale riduzione del limite per la classe III è giustificato anche dal confronto con i limiti definiti in altri Paesi europei per lo stesso requisito. Inoltre, è prevedibile che la nuova legislazione nazionale possa specificare maggiori prestazioni rispetto a tale valore di soglia in presenza di livelli sonori nell’ambiente esterno particolarmente elevati. Il confronto con i valori limite definiti nel DPCM 5/12/97 per il rumore degli impianti non è invece immediato in quanto, in questo caso, sono state introdotte, come già ricordato in precedenza, due nuove grandezze (Lic e Lid). In generale, si può ritenere comunque che i valori di riferimento per la classe III comportino prestazioni degli impianti inferiori a quelle richieste dal decreto. Va sottolineato che i valori limite per l’isolamento ai rumori aerei interni ed al rumore da calpestio si riferiscono, per l’edilizia ricettiva, anche alle partizioni interne alla medesima unità immobiliare (ad esempio, pareti e solai tra camere di albergo). In questo caso, però, la grandezza usata per l’isolamento ai rumori aerei interni è 62 l’isolamento acustico normalizzato rispetto al tempo di riverberazione (DnT,w) al posto del potere fonoisolante apparente (R’W). Gli edifici adibiti a scuole ed ospedali non sono invece soggetti a classificazione acustica; per essi vengono introdotti i due livelli di riferimento riportati nella tabella 5 per i vari requisiti delle partizioni, delle facciate e degli impianti. Va osservato, come aspetto di particolare rilevanza, che la norma introduce la valutazione dell’isolamento acustico tra ambienti della medesima unità immobiliare, ovvero tra aule o camere di degenza. Il DPCM 5/12/97, con la clausola di riferire la valutazione del potere fonoisolante apparente solamente alle partizioni tra distinte unità immobiliari, di fatto, escludeva dalla verifica le partizioni tra le aule scolastiche e tra le camere di degenza ospedaliere (come quelle tra gli uffici). Il valore di base introdotto dalla norma UNI, ed ancor più il valore superiore, potranno richiedere una diversa progettazione e realizzazione delle partizioni suddette rispetto agli standard costruttivi più diffusi. Un altro aspetto rilevante per l’edilizia ospedaliera, e soprattutto per quella scolastica, è che i valori di base che si riferiscono all’isolamento acustico di facciata (D2m,nT,w ≥ 38 dB) sono decisamente più bassi rispetto a quelli definiti dal DPCM 5/12/97 (45 dB per gli ospedali e 48 dB per le scuole). Una volta determinata la classe acustica dell’unità immobiliare, con CIL 137 riferimento ai cinque requisiti definiti in tabella 4(5), può essere definita la “classe acustica globale” dell’unità immobiliare, che si ottiene come media dei valori delle diverse classi mediante l’equazione (1), arrotondando il risultato all’intero più vicino: P Σ Zr ZUI = r =1 –––––– P (1) dove P è il numero di requisiti r considerati per l’unità immobiliare e Zr è il valore del coefficiente di peso relativo al requisito r (con r = 1,…,P), determinato secondo la tabella 6. L’introduzione della classe acustica globale dell’unità immobiliare risulta importante soprattutto nell’ottica della semplificazione della valutazione della qualità acustica per l’utente finale, ma potrebbe anche indurre in letture erronee della stessa. Infatti, trattandosi di un valore medio, è possibile che singoli requisiti siano di classe acustica inferiore a quella dichiarata come globale, se questa deviazione viene compensata da altri requisiti. Ad esempio, in presenza di una classe IV di potere fonoisolante apparente, con tutti gli altri requisiti in classe III ed uno in classe II, la classe globale sarebbe la III. Ciò corrisponderebbe, ad esempio, ad avere in classe III l’intera unità immobiliare anche in presenza di un indice di valutazione del potere fonoisolante pari a 47 dB. Peraltro, poiché il valore che si dichiara per ogni singolo requisito si ottiene dalla media della prestazione dei diversi componenti provati (pareti e solai), è possibile che alcuni elementi tecnici siano caratterizzati da prestazione acustica inferiore anche a 47 dB. L’indicazione della sola classe acustica globale dell’unità immobiliare potrebbe, pertanto, risultare fuorviante rispetto alla corretta interpretazione della qualità acustica dell’unità. Per questa ragione, la classe globale dovrà comunque essere associata alla classe riferita ai singoli requisiti. Un ultimo aspetto che trova spazio nella norma è la “correlazione tra classe acustica e giudizio qualitativo” per l’utente. In tabella 7 è riportata la suddetta relazione estratta dall’appendice L della norma[8]. Per determinare la relazione tra livelli prestazionali (quindi classi acustiche) e comfort acustico percepito dagli utenti è necessario valutare differenti aspetti, tra cui i più importanti sono[10, 11]: • il tipo di sorgente disturbante (livello e spettro sonoro, andamento temporale); • la prestazione acustica offerta dagli elementi di chiusura e separazione; • la sensibilità al rumore della persona e sue condizioni fisiche e psichiche. Fissate alcune ipotesi, è possibile stabilire una relazione di massima tra livelli sonori disturbanti e classe acustica richiesta per soddisfare determinate esigenze di comfort. Si noti che in tabella 7, che riferisce tale relazione alla sola classe acustica di isolamento di facciata, mancano i riferimenti numerici al livello sonoro presente in ambiente esterno.Tuttavia,se si considera che gran parte dei centri abitati italiani sono caratterizzabili come “aree mediamente rumorose” (se non “molto rumorose”), se ne deduce che la classe minima di isolamento acustico di facciata dovrebbe essere la II, cui corrisponde un isolamento D2m,nT,w uguale o superiore a 40 dB, pari all’attuale limite di legge per l’edilizia residenziale, secondo il DPCM 5/12/97. 63 Esempio di applicazione L’unità immobiliare presa in considerazione (fig. 1) - un alloggio appartenente ad un edificio multipiano a destinazione residenziale - si trova ad un piano tipo, ovvero con alloggi uguali sia al piano superiore che a quello inferiore. Gli elementi tecnici oggetto di misurazione sono: • per l’isolamento acustico di facciata: 4 pareti (F1÷4); • per il potere fonoisolante apparente: 3 pareti (P1÷3) e 8 solai (S1÷4 sia verso l’alloggio sovrastante che verso quello sottostante); • per il livello di rumore da calpestio: 4 solai (S1÷4); • per il livello di rumore di impianti a funzionamento continuo: nessuno (ipotizzando l’assenza di impianti di condizionamento); • per il livello di rumore di impianti a funzionamento discontinuo: 2 impianti di scarico ed un impianto ascensore. I valori ipotizzati per le prestazioni acustiche dei vari componenti ed i relativi valori medi sono riportati in tabella 8. I valori medi dell’ultima colonna di tabella 8 sono ottenuti mediante le seguenti relazioni: n Σ 10 –R’iw /10 R’w i=1 = –10lg –––––––––––––– n (2) n Σ 10 L’n,iw /10 i=1 L’n,w = 10lg –––––––––––––– n (3) Le formule usate per ottenere la media dell’isolamento acustico di facciata (D2m,nT,w) e del livello di rumore da impianti (Lid) sono analoghe, rispettivamente, alle formule (2) e (3). Il valore medio della prestazione di potere fonoisolante di solai e pareti è ottenuto dai dati riportati in tabella 8, mediante la relazione: 10–49,2/10 +10–51,1/10 R’w = –10lg –––––––––––––––––– = 50,0 (dB) 2 1. Alloggio assunto a riferimento per esemplificare il procedimento di classificazione acustica dell’unità immobiliare. NORMATIVA 8 Prestazioni acustiche attese dei vari elementi provati per il caso esemplificativo in esame (tra parentesi, il valore misurato; fuori da parentesi, il valore corretto con l’incertezza di misura). Requisito Elemento tecnico provato 4 5 1 2 3 D2m,nT,w (F) 36 (37) 38 (39) 40 (41) R’w, pareti (P) 51 (52) 48 (49) 49 (50) R’w, solai (S) 51 (52) 50 (51) 51 (52) 51 (52) L’n,w (S) 58 (57) 59 (58) 68 (67) 67 (66) 37,5 (39,9) 36,0 (38,4) 34,0 (36,4) Lid 38,0 51 (52) 51 (52) 52 (53) 52 (53) 51,1 65,0 36,1 limite dettati dal DPCM 5/12/97 in molti edifici realizzati dopo il 1997, e la conseguente nascita di numerosi contenziosi civili sul territorio nazionale, hanno portato all’introduzione nel testo della Legge comunitaria 2008[12] della seguente clausola (art. 11, c. 5):“In attesa del riordino della materia, la disciplina relativa ai requisiti acustici passivi degli edifici e dei loro componenti (…) non trova applicazione nei rapporti tra privati e, in particolare, nei rapporti tra costruttori-venditori e acquirenti di alloggi sorti successivamente alla data di entrata in vigore della presente legge”.Tale testo, i cui risvolti pratici sono importanti, è stato modificato dall’art. 15 della Legge comunitaria 2009[13] che estende il limite della non applicabilità a tutti gli edifici, anche se costruiti prima dell’entrata in vigore della legge (“fermi restando gli effetti derivanti da pronunce giudiziali passate in giudicato e la corretta esecuzione dei lavori a regola d’arte asseverata da un tecnico abilitato”). Il medesimo articolo della legge citata delega al Governo l’adozione di un decreto legislativo per la determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici.La strada per la sostituzione del DPCM 5/12/97 è dunque delineata con, in aggiunta, la condizione che, in attesa del nuovo testo, l’applicabilità dei valori limite ivi definiti non sono validi nei rapporti tra privati cittadini. Alla data di scrittura di questa nota, non è dato conoscere i dettagli definitivi del nuovo testo legislativo, ma è evidente che, in funzione di questi,si strutturerà il nuovo contesto di verifiche sui requisiti acustici degli edifici, così fortemente influenzato in questi anni dai contenuti (pur controversi) del DPCM 5/12/97. Vale la pena in questa fase soffermarsi solo su alcuni aspetti maggiormente rilevanti per la definizione del nuovo testo legislativo. La classificazione acustica degli edifici, definita dalla norma UNI più Risultati della classificazione acustica globale nel caso studio esaminato. D2m,nT,w R’w L’n,w Lid Classe acustica III III IV III Coefficiente Zr 3 3 4 3 Classe acustica globale 8 49,2 Prospettive future La frequenza del mancato rispetto dei valori Valore medio 7 39 (40) Dai dati sopra indicati, si ottiene la classificazione acustica dei singoli requisiti dell’alloggio in esame e la conseguente classificazione globale dell’unità immobiliare in classe III (tabella 9). 9 Valore medio 6 3,25 (3) III 64 volte richiamata[8],potrà avvenire su base obbligatoria o volontaria (?). Sarà riferibile solo all’edilizia di nuova costruzione o anche a quella esistente (?). Saranno introdotti valori limite anche per le prestazioni dei singoli elementi tecnici o solo per la classe acustica del requisito,ottenuta da media sulle prestazioni dei singoli elementi tecnici (?). Verrà introdotto un regime sanzionatorio e sarà prevista una relazione tra soddisfacimento dei requisiti acustici passivi e rilascio del certificato di abitabilità/agibilità dell’immobile (?). In funzione di come verrà data risposta a questi ed ad altri quesiti, potrà cambiare più o meno significativamente il contesto legislativo nazionale sulla protezione acustica degli edifici, con importanti ricadute sul mercato delle costruzioni e dei prodotti da costruzione. ¶ Note 1. L’inchiesta pubblica è una fase fondamentale del processo di elaborazione delle norme in cui queste, dopo essere state approvate dal gruppo di lavoro competente, vengono messe a disposizione di tutti gli operatori al fine di raccogliere i commenti e ottenere il consenso più allargato possibile. 2. Ai sensi della norma, si definisce “unità immobiliare” una porzione di fabbricato, o un fabbricato, o un insieme di fabbricati, ovvero un’area che, nello stato in cui si trova e secondo l’utilizzo locale, presenta potenzialità di autonomia funzionale e reddituale.Tale definizione corrisponde a quella fornita dall’art. 2 del DM 2/01/98 [9]. 3. Il rumore residuo è il livello medio di pressione sonora presente nell’ambiente oggetto di verifica in assenza del rumore dell’impianto. 4. Per quanto attiene l’edilizia commerciale, fanno eccezione, se caratterizzati da destinazione esclusiva, i ristoranti, i bar, i negozi con accesso diretto all’esterno, i centri commerciali, le autofficine,i distributori carburanti e simili.Se tali ambienti fanno invece parte di edifici aventi destinazioni d’uso miste, fa eccezione solo l’isolamento acustico normalizzato di facciata. 5. In alcuni casi, alcuni requisiti possono essere ritenuti non pertinenti e sono pertanto indicati con l’acronimo “NP”.Tale può essere il caso, ad esempio, del livello di rumore da calpestio di un’abitazione monofamiliare. Riferimenti [1] DPCM 5/12/97, Determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici, in G. U. Serie generale n. 297 del 22/12/97. [2] Legge 447/95, Legge quadro sull’inquinamento acustico, in Gazzetta Ufficiale 30 ottobre 1995, n. 254, S.O. [3] E. Nannipieri, S. Secchi, L’evoluzione della qualità acustica degli edifici italiani, in Atti del 36° Convegno nazionale AIA, Milano, 10-12 giugno 2009. [4] G. Cellai, E. Nannipieri, G. Raffellini, S. Secchi, L’edilizia residenziale pubblica in Italia dagli anni ‘50 ad oggi: evoluzione del comfort acustico e termico, in Atti del 37° Convegno nazionale AIA, Siracusa, 26-28 maggio 2010. [5] UNI EN ISO 12354: 2002, Acustica edilizia. Stima delle prestazioni acustiche degli edifici a partire dalle prestazioni dei componenti. [6] UNI TR 11175: 2005, Acustica in edilizia. Guida alle norme serie UNI EN 12354 per la previsione delle prestazioni acustiche degli edifici.Applicazione alla tipologia costruttiva nazionale. [7] B. Rasmussen, Sound classification of dwellings. Overview schemes in Europe and interaction with legislation, in Atti Convention nazionale del GAE, Ferrara 11-12 marzo 2009. [8] UNI 11367:2010, Classificazione acustica delle unità immobiliari, 2010. [9] DM 2/01/98, Regolamento recante norme in tema di costituzione del catasto dei fabbricati e modalità di produzione ed adeguamento della nuova cartografia catastale, in G. U. n. 45 del 24/2/98. [10] S. Secchi, G. Cellai, Relazione tra prestazioni acustiche passive degli edifici e comfort acustico degli ambienti interni, in Rivista Italiana di Acustica, 51-55, vol. 32 n. 4, ottobre-dicembre 2008. [11] F. Scamoni, S. Secchi, Classi acustiche e qualità acustica attesa negli edifici, in Atti del 37° Convegno nazionale AIA, Siracusa, 26-28 maggio 2010. [12] Legge 88/09, Disposizioni per l’adempimento di obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2008. [13] Legge 96/2010, Disposizioni per l’adempimento di obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2009, in Supplemento Ordinario n. 138/L alla G. U. serie generale n. 146 del 25/06/10. CIL 137 Giuseppe Margani Ricerca Murature massive e comfort sostenibile in clima mediterraneo Una recente ricerca dell’Università di Catania, partendo dalle problematiche legate alla riduzione del consumo energetico per la climatizzazione degli edifici, ha accertato come le soluzioni massive, nel contesto tipicamente mediterraneo, siano le più performanti dal punto di vista sia del comfort ambientale che del risparmio energetico O Mtep 65 11000 10000 9000 8000 7000 6000 5000 4000 3000 2000 1000 83 84 85 86 87 88 89 carbone energia idroelettrica energia nucleare 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 00 01 02 03 04 05 06 07 08 gas naturale olio combustibile 1. Evoluzione dei consumi mondiali di energia primaria 1983-2008 in Mtep, con distinzione del tipo di risorsa (BP Statistical review of world energy, 2009). Mtep ggi, i Paesi industrializzati coprono l’80-85% del proprio fabbisogno energetico mediante l’impiego di combustibili fossili (petrolio, gas, carbone; fig. 1).Tuttavia, la disponibilità di tali combustibili tende ad esaurirsi, a dispetto di una domanda di energia sempre crescente, soprattutto da parte degli Stati asiatici (fig. 2). Ciò comporterà inevitabilmente un incremento insostenibile dei prezzi, in particolare del petrolio e dei suoi derivati. A fronte di un aumento incontrollato del prezzo del greggio, le uniche alternative possibili saranno: • utilizzare fonti energetiche rinnovabili; • migliorare l’efficienza energetica. In caso contrario, sarà necessario che i Paesi più ricchi, e quindi più energivori, limitino drasticamente la capacità produttiva o i propri livelli di comfort. Alle problematiche di tipo economico e sociale, si aggiungono quelle di carattere ambientale: come noto, l’uso indiscriminato dei combustibili fossili sta producendo sul pianeta alterazioni ecologico-ambientali preoccupanti, dovute all’intensificarsi dell’effetto serra; quest’ultimo come noto provoca, a sua volta, un incremento della temperatura media terrestre(1), il cosiddetto “riscaldamento globale”.Tale fenomeno, alterando le attuali condizioni climatiche del pianeta e modificando il volume dei ghiacciai e degli oceani, può avere conseguenze disastrose per l’ecosistema mondiale. L’adozione di fonti di energia alternative e sostenibili comporta quindi un duplice vantaggio: • far fronte alla crisi energetica dovuta al progressivo e documentato esaurimento delle riserve di combustibili fossili; • evitare rischi di catastrofi ambientali. Tra le potenziali fonti energetiche alternative, è problematico puntare sul nucleare, il quale, pur presentando una buona efficienza e Europa e Eurasia Nord America Asia e Pacifico America Centrale e Sud America Medio Oriente Africa Italia 2. Consumi mondiali di energia primaria 1998-2008 in Mtep(2) (elaborazione su dati BP Statistical review of world energy, 2009). RICERCA 0 % 20 18 ,4 18 ,0 19 ,5 18 ,4 19 ,5 17,0 18 ,2 17,9 16 ,0 16 ,0 16 ,2 15 ,3 15 10 5 0 19 9 7 19 9 8 19 9 9 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 3. Incidenza percentuale della produzione lorda rinnovabile rispetto alla produzione lorda totale di energia elettrica in Italia dal 1997 al 2008 (GSE, Statistiche sulle fonti rinnovabili in Italia, 2008). % 4. Incidenza percentuale della produzione lorda rinnovabile rispetto alla produzione lorda totale di energia elettrica nell’UE15 nel 2008 (elaborazione su dati GSE, Statistiche sulle fonti rinnovabili in Italia, 2008). assicurando emissioni di CO2 potenzialmente trascurabili, produce tuttavia scorie radioattive che costituiscono un’eredità estremamente pesante per le generazioni future; un’eredità che, con le attuali procedure di smaltimento, si estinguerebbe in oltre 100.000 anni. L’obiettivo dev’essere quindi quello di affidarsi a fonti non solo rinnovabili, ma anche “pulite” e sostenibili, che non determinino rilevanti squilibri ambientali, come l’energia solare, eolica, geotermica, idroelettrica, marina(3), da biomasse e da rifiuti. Questo obiettivo è stato peraltro accolto dall’UE, che nel marzo 2007 ha varato un pacchetto integrato di azioni, sintetizzato con la sigla “2020-20”, il quale mira, entro il 2020, al raggiungimento di un triplice traguardo da parte degli Stati membri: 1. produzione energetica da fonti rinnovabili pari al 20% del consumo interno lordo di energia; 2. risparmio del 20% rispetto ai consumi previsti al 2020; 66 3. riduzione del 20% delle emissioni dei gas serra rispetto ai livelli del 1990. L’Italia sta lentamente cercando di emanciparsi dall’impiego di combustibili fossili e dalla forte dipendenza energetica dall’estero (attestatasi negli ultimi 4 anni intorno all’85%, contro il 50% della media europea)(4). Nonostante gli sforzi compiuti, i dati non sono ancora confortanti. Ciò è evidenziato da una inattesa diminuzione (dal 1997 al 2007, in parte compensata nel 2008) della produzione elettrica da fonti rinnovabili rispetto al totale della produzione nazionale (fig. 3)(5).Tale diminuzione è imputabile sia all’aumento dei consumi, sia alla riduzione negli anni della fornitura idroelettrica (che ancora offre di gran lunga il maggior contributo alla produzione rinnovabile nazionale); riduzione dovuta soprattutto alle disposizioni legislative giustamente emanate per garantire il “minimo deflusso vitale” negli alvei. Il nostro Paese pertanto, pur avendo superato nel 2008 la media europea, resta lontano dall’obiettivo del 22% al 2010, indicato per l’Italia dalla direttiva comunitaria 2001/77/CE(6), e soprattutto si trova notevolmente indietro rispetto alle nazioni più “virtuose”, come l’Austria, i Paesi scandinavi e il Portogallo (fig. 4). Sulla base dei dati desunti dal bilancio energetico nazionale del 2008, l’incidenza delle fonti rinnovabili sulla disponibilità totale in Italia scende poi addirittura all’8,9%, come esplicitato nella fig. 5. Sempre secondo gli stessi dati, gli usi civili risultano altamente energivori: il consumo nel settore del residenziale e del terziario è infatti pari al 32,1% del bilancio energetico complessivo (fig. 6), e di tale aliquota, circa i due terzi (≅ 21% del totale) sono dovuti alla climatizzazione degli ambienti (fig. 7)(7). A ciò si aggiunga il fatto che in tali settori il 65,9% del fabbisogno è coperto dagli idrocarburi, cioè da fonti inquinanti (fig. 8)(8) .Va inoltre osservato che, secondo stime ENEA del 2004, a fronte di un costo di costruzione che in termini energetici si aggira intorno a 5,5Tep, in Italia un’abitazione da 90÷100 m2 richiede, per il solo riscaldamento, mediamente 1Tep all’anno. Se a quelli del riscaldamento si aggiungono anche gli altri consumi di gestione (raffrescamento, usi elettrici obbligati, manutenzione, ristrutturazione, ecc.), si può concludere che in appena 3 anni un’abitazione brucia la stessa energia necessaria a realizzarla(9). Intervenire sui consumi civili in termini di sostenibilità e di efficienza è quindi numericamente significativo, soprattutto in uno scenario di crescita continua del fabbisogno energetico (figg. 10 e 11). A tale proposito, infatti, le stime al 2020, redatte dalla Commissione Europea sul risparmio potenziale dei consumi di energia, ammontano al 27% per gli edifici residenziali e al 30% per gli edifici commerciali (tab.1).Occorre a questo punto sottolineare che, mentre nel settore commerciale le maggiori opportunità di risparmio sono offerte dal miglioramento dei sistemi di gestione dell’energia, per quello residenziale il problema cruciale è dato dalla scelta di una corretta soluzione dell’involucro edilizio. Proprio in quest’ottica, nel seguito vengono presi in esame i benefici, in termini di risparmio energetico e di comfort termico, che derivano dall’impiego di chiusure verticali massive in laterizio, le quali, come si vedrà, risultano particolarmente vantaggiose nel clima mediterraneo(10) . CIL 137 fig. 4 – Incidenza percentuale della produzione lorda rinnovabile rispetto alla produzione lorda totale di energia e-lettrica nell’UE15 nel 2008 (elaboraz. su dati GSE, Statistiche sulle fonti rinnovabili in Italia, 2008). combustibili solidi gas naturale agricoltura e pesca industria prodotti petroliferi fonti rinnovabili trasporti usi civili (residenziale e terziario) usi non energetici bunkeraggio import energia elettrica 5. Disponibilità di energia per fonte in Italia nel 2008 (elaborazione su dati del Bilancio Energetico Nazionale 2008). 6. Consumi di energia per settori di uso finale in Italia nel 2008 (elaborazione su dati del Bilancio Energetico Nazionale 2008). climatizzazione acqua calda gas naturale petrolio usi el. obbligati cucina energia elettrica rinnovabili 7. Consumi di energia per usi finali nel settore civile in Italia (Risparmio ed efficienza energetica della casa, SICENEA 2007). industria civile trasporti agricoltura 8. Consumi di energia per fonte nel settore civile in Italia (elaborazione su dati del Bilancio Energetico Nazionale 2008). Murature massive e comfort sostenibile Come si è visto, il consumo di energia per usi civili è in costante aumento. Questo incremento è dovuto in larga parte alla crescente domanda di raffrescamento estivo che, secondo gli studi EECCAC(11), si quadruplicherà tra il 1990 e il 2020 (fig. 12). Ciò vale a maggior ragione per un Paese dal clima mite come l’Italia, nel quale già nel 2004 la domanda di picco estivo di energia elettrica ha eguagliato quella invernale (fig. 13) e ha poi continuato a crescere, causando problemi di carico massimo (fino al blackout),nonché aumenti dei costi e squilibri del bilancio energetico. Questo trend è stato generato soprattutto dall’impennata negli acquisti di condizionatori estivi da parte degli utenti del settore residenziale e terziario, i quali normalmente non conoscono alternative sostenibili ed efficaci ai dispositivi di raffrescamento attivo e vengono fortemente attratti dai loro bassi costi 8. Consumi di energia elettrica per settori di uso finale in Italia nel 2008 (elaborazione su dati del Bilancio Energetico Nazionale 2008). 67 RICERCA 70 200 180 60 160 50 140 Mtep 100 40 30 80 60 20 40 10 20 0 2019 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2020 2018 2016 2017 2014 2015 2013 2011 2012 2009 2010 2008 2006 2007 2004 2005 2003 2002 2001 1999 2000 1998 1997 1996 1994 1995 1992 1993 0 1991 Mtep 120 bunkeraggi agricoltura industria residenziale usi non energetici trasporti civile terziario 10. Consumi energetici per settore in Italia (Mtep): dati storici e previsione (Scenario tendenziale dei consumi e del fabbisogno al 2020, Ministero Attività Produttive, 2005). 1 11. Consumi energetici per usi civili in Italia (Mtep): dati storici e previsione (Scenario tendenziale dei consumi e del fabbisogno al 2020, Ministero Attività Produttive, 2005). Risparmi potenziali nei settori di uso finale per i Paesi UE (Piano d’azione per l’efficienza energetica, 2006). Settore Consumo di energia (Mtep) nel 2005 Consumo di energia (Mtep) nel 2020 (in caso di situazione invariata) Risparmio potenziale di energia (Mtep) nel 2020 Potenzialità globali di risparmio energetico nel 2020 Edilizia abitativa 280 338 91 27% Edifici commerciali (terziario) 157 211 63 30% Trasporti 332 405 105 26% Industria manifatturiera 297 382 95 25% d’impianto(12).Di conseguenza,nelle città più calde,come ad esempio Palermo e Catania,in alcuni casi non rari,cioè per edifici molto vetrati, i consumi estivi oggi possono risultare anche 6 volte maggiori rispetto a quelli invernali(13).Per far fronte a questa situazione, peraltro comune a numerosi Paesi del bacino del Mediterraneo, la Comunità Europea ha avviato nel 2005 il progetto “Keep Cool”,con l’obiettivo di illustrare le caratteristiche e i vantaggi dei sistemi di raffrescamento sostenibili, di promuovere adeguamenti normativi, di incoraggiare incentivi economici per edifici che si dotino di impianti di condizionamento passivo, nonché di studiare nuove soluzioni per il raggiungimento del cosiddetto “sustainable summer comfort”(14).Secondo tale progetto,l’utilizzo di involucri edilizi massivi, o meglio “capacitivi”, cioè costituiti da materiali ad elevata capacità termica(15), consente nei climi mediterranei, specie se caratterizzati da un’ampia escursione termica giornaliera (circa 15°C) e quindi da una ventilazione notturna efficace,di ridurre il carico termico da raffrescamento estivo del 10÷40% rispetto al caso di involucri leggeri, a parità di prestazioni isolanti(16). Non a caso l’architettura vernacolare dell’area mediterranea ha da sempre privilegiato edifici con murature di grosso spessore, le quali, unitamente a opportuni sistemi di schermatura solare e di ventilazione naturale, nonché ad un oculato contenimento delle aperture, consentono di ottenere buoni livelli di comfort ambientale estivo, ovvero offrono 68 una sensazione di freschezza naturale, qualitativamente migliore di quella prodotta da un impianto meccanico(17). In realtà, i benefici che queste soluzioni tradizionali forniscono sono molteplici, sia in estate che, anche se in misura più ridotta, in inverno. Innanzi tutto, una parete capacitiva riesce a smorzare e sfasare il flusso della forzante esterna nelle ore più calde. Ciò significa che la quantità di calore che attraversa il muro viene ridotta d’intensità (smorzamento o attenuazione) e, inoltre, arriva nell’ambiente con un ritardo temporale di alcune ore (sfasamento o ritardo di fase; fig. 15). Uno sfasamento ottimale si aggira intorno alle 12÷16 ore: così, infatti, il flusso termico di picco (ad esempio, alle ore 14:00) giunge all’interno nelle ore più fresche (ore 2:00÷6:00) e meno frequentate (specie per gli edifici del terziario)(18). In tale maniera si riduce l’escursione termica interna e si mantiene la temperatura di benessere. Peraltro, gli involucri massivi migliorano il comfort ambientale non solo sotto l’effetto dei carichi esterni, ma anche di quelli interni. Infatti, nei momenti di maggiore affollamento, ovvero qualora vengano aperte le schermature delle finestre, o quando si metta in funzione una cucina, essi contengono i livelli termici delle superfici interne dell’abitazione, grazie alla capacità di assorbire calore(19). Un ulteriore vantaggio scaturisce soprattutto laddove gli impianti funzionano ad intermittenza. Ciò avviene comunemente nei climi CIL 137 55 50 GW GWh 45 40 35 30 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 inverno 12. Previsione della domanda di energia da condizionamento estivo nell’UE15 (elaborazione su dati EECCAC, 2003). estate 13. Evoluzione storica (1990-2004) della domanda di picco invernale ed estiva di energia elettrica in Italia (Scenario tendenziale dei consumi e del fabbisogno al 2020, Ministero Attività Produttive, 2005). r parete o solaio Ae (°C) Italia Francia Grecia Spagna Germania Portogallo altri Gran Bretagna Ai Ai Ae r (h) 14. Distribuzione del mercato dei condizionatori estivi nei Paesi UE nel 1998: Italia e Spagna coprono oggi circa il 50% della domanda (elaborazione su dati EECCAC, 2003). 15. Andamento delle temperature in funzione del tempo in regime dinamico: il rapporto “Ae/Ai” rappresenta lo smorzamento e “r” lo sfasamento. mediterranei (che, come si è detto, sono caratterizzati da notevoli escursioni termiche giornaliere) e può produrre degli sbalzi termici eccessivi tra i periodi di accensione e di spegnimento dei sistemi di climatizzazione estiva o invernale. Ma, anche in questo caso, la capacità di accumulo delle pareti consente di stabilizzare il valore della temperatura interna, svolgendo un’utile azione termoregolatrice o di “volano” termico(20). Tale azione termoregolatrice interviene anche nei periodi di picco; infatti, questi tipi di muratura riescono a mantenere sul lato interno una temperatura superficiale (e quindi una temperatura piana radiante) più bassa in estate e più alta in inverno, rispetto a quella media del vano, ancora una volta a tutto vantaggio del comfort(21). È opportuno precisare, però, che il semplice ricorso ai muri massivi non è sufficiente a garantire il benessere ambientale nei climi caldi. Come già accennato, è necessario assicurare anche le seguenti condizioni: • limitazione delle aperture (che devono peraltro essere opportunamente schermate dall’esterno)(22); • ventilazione notturna (naturale e, ove necessario, forzata)(23). La prima condizione riesce, infatti, a ridurre notevolmente il guadagno solare diretto durante il giorno. La seconda consente, invece, di smaltire il calore che gli involucri massivi hanno accumulato nel corso della giornata e che, durante la notte, tendono a trasmettere agli ambienti interni; in tal modo, si ottiene il duplice beneficio di rinfrescare questi spazi e di “scaricare” le pareti, che sono così pronte ad assorbire l’eventuale carico termico del giorno successivo(24). Va però sottolineato che in inverno, nei climi mediterranei, gli involucri pesanti, per raggiungere una data temperatura, richiedono un maggiore apporto termico rispetto ai sistemi leggeri superisolati. Tuttavia, come dimostrato da alcuni studi(25), nell’arco di un intero anno, le pareti ad elevata capacità termica risultano di solito più vantaggiose rispetto alle soluzioni leggere di pari trasmittanza stazionaria U(26), anche in termini di 69 RICERCA fabbisogno energetico complessivo. In Italia, la normativa vigente in tema di risparmio energetico (D.Lgs. 192/2005 e 311/2006) tiene conto dell’esigenza di un involucro pesante e, oltre a specificare precisi limiti per la trasmittanza termica stazionaria U, impone che le pareti esterne delle regioni più soleggiate abbiano una massa superficiale Ms di almeno 230 kg/m2 (27). Inoltre, diversi regolamenti comunali e regionali, a seguito dell’entrata in vigore della suddetta normativa, prevedono di scomputare per le chiusure verticali ed orizzontali gli “extraspessori” legati al risparmio energetico, i quali non rientrano pertanto nel calcolo delle cubature edificabili, incoraggiando così l’adozione di sistemi ad elevata capacità termica(28). È bene rimarcare che i limiti previsti per U e Ms non sempre risultano sufficienti a garantire un adeguato comfort, soprattutto nelle estati calde.Tali limiti prescindono, infatti, dalle modalità di stratificazione delle chiusure verticali, che oggi sono generalmente costituite dalla giustapposizione di più materiali: coibente termico, laterizi forati, laterizi pieni, materiali lapidei, finiture, ecc.; occorre, pertanto, considerare che, non solo la natura, ma anche la successione degli strati risulta rilevante ai fini del benessere ambientale(29). Infatti, ad esempio, un vano delimitato da pareti multistrato con isolante posto all’interno e massa all’esterno, pur rispettando le prescrizioni di legge, non appena si aumentino gli apporti di calore (apertura degli infissi in ore molto calde, affollamento, ecc.), in estate rischia di surriscaldarsi come un thermos, facendo registrare sensibili incrementi anche della temperatura piana radiante delle superfici interne. Più efficace sarà invece il comportamento della stessa parete, se la massa sarà disposta all’interno e lo strato coibente a metà o all’esterno. In tal caso, infatti, l’involucro tenderà ad avere un comportamento analogo a quello di una muratura massiva(30). Non a caso il recente D.P.R. 59/2009 introduce, in alternativa al limite di 230 kg/m2 fissato per il parametro Ms, un limite per la trasmittanza termica periodica YIE, che, per le chiusure verticali opache, dev’essere inferiore a 0,12 W/m2 K (31); dove per trasmittanza termica periodica s’intende la grandezza che valuta la capacità di una parete opaca di sfasare ed attenuare il flusso termico che l’attraversa nell’arco delle 24 ore(32), cioè quella prestazione che, come si è visto, costituisce una prerogativa soprattutto delle murature massive. Tuttavia, il correttivo proposto in alternativa in tale decreto, pur migliorando generalmente le prestazioni termiche in regime dinamico, cioè per fluttuazioni sensibili della temperatura, non è esente da osservazioni. Infatti, è possibile ottenere valori di YIE < 0,12 W/m2 K non solo con pareti di elevata massa ed adeguata U, ma anche con involucri leggeri superisolati, i quali, come si è detto, se da un lato consentono di ridurre notevolmente i carichi esterni (con conseguente risparmio energetico), dall’altro, in presenza di carichi interni o nei casi di un uso intermittente degli impianti, possono risultare meno vantaggiosi in termini di comfort abitativo, poiché viene meno l’effetto termoregolatore della massa(33). Da queste considerazioni emerge che, in clima mediterraneo, le soluzioni d’involucro più performanti sono quelle monostrato in 70 laterizio. Peraltro esse, in seguito alle possibilità di scomputo degli “extraspessori” e alla larga diffusione di prodotti con spiccate proprietà isolanti (laterizi alveolati o porizzati), si pongono come valida alternativa a quelle multistrato con pannelli coibenti, fino a poco tempo fa indispensabili per contenere lo spessore dell’involucro (e quindi la cubatura dell’edificio), garantendo, nel contempo, un’adeguata trasmittanza termica stazionaria. Infine, va sottolineato che, a prescindere dalle considerazioni energetiche e di comfort termico, gli involucri massivi monostrato in laterizio presentano, rispetto a quelli leggeri e/o multistrato, migliori prestazioni anche in termini di durabilità e risultano quindi particolarmente adatti alla realizzazione di edifici con una vita media attesa di almeno 100 anni. ¶ Note 1. La temperatura media del pianeta è aumentata di 0,74°C nel corso dell’ultimo secolo.Tale aumento è andato via via intensificandosi: si è passati dai 0,06°C per decennio fino al 1950 ai 0,25°C per decennio dei nostri giorni (cfr.V. Ferrara, Cambiamenti climatici e strategie di adattamento, in Energia,Ambiente e Innovazione, n. 4, ENEA, Roma 2007, pp. 5-6). 2. Mtep = milioni di tonnellate di petrolio equivalente. 3. L’energia marina, detta anche oceanica o pelagica, comprende: l’energia talassotermica, mareomotrice o delle maree, del moto ondoso, delle correnti, del gradiente salino o osmotica. 4. Cfr. C. Manna et Al., Rapporto energia e ambiente 2007. Analisi e scenari, ENEA, Roma 2008, pp. 17, 27. 5. Cfr. Statistiche sulle fonti rinnovabili in Italia – Anno 2007, GSE – Gestore dei Servizi Elettrici, luglio 2008. Il dato non tiene conto dell’energia prodotta dai sistemi fotovoltaici. 6. Questa direttiva è stata recentemente superata dalla 2009/28/CE, che per l’Italia fissa al 2020 un obiettivo per la quota di energia da fonti rinnovabili rapportata al consumo complessivo di energia (e quindi non all’uso di sola energia elettrica, come per la 2001/77/CE) pari al 17%. 7. Si noti che i consumi civili, se considerati in termini di energia primaria e non di usi finali, salgono dal 30,3% ad oltre il 40% (cfr. AA.VV., Libro bianco…, cit., p. IX). Questo perché negli usi finali i consumi elettrici vengono sommati alla pari con quelli termici, senza tenere conto che, ad esempio, il rendimento nella combustione del metano si attesta intorno al 90%, mentre quello nella produzione dell’energia elettrica non supera il 30%; pertanto 1 kWh elettrico richiede un impegno di fonti primarie (in Italia prevalentemente idrocarburi) quasi 3,5 volte superiore, mentre 1 kWh termico richiede un consumo di combustibili fossili solo 1,1 volte superiore. A ciò si aggiunga il fatto che proprio il settore civile è caratterizzato da un’elevata domanda di energia elettrica, pari al 50% della produzione nazionale). Infine, si noti che in tali statistiche non sono compresi i contributi legati alla costruzione, nonché alla manutenzione e ristrutturazione degli edifici; contributi che concorrono ulteriormente a marcare il carattere fortemente energivoro del residenziale e del terziario (cfr. ibidem, pp. 81-82, 521-523, 530; Statistiche sulle fonti rinnovabili…, cit. p. 12). 8. Si noti che, nel settore civile, il 30% dei consumi sono dovuti all’impiego di energia elettrica, la cui produzione prevalentemente è legata di nuovo agli idrocarburi. Pertanto la suddetta aliquota del 65,9% va di fatto incrementata. 9. Cfr. AA.VV., Libro bianco…, cit., pp. 81, 530. 10. Inteso secondo la classificazione climatica di Köppen. 11. Cfr. Adnot J. et al., Energy Efficiency and Certification of Central Air Conditioners – Final report, 2003, p. 16. 12. L’Italia, già nel 1998, copriva il 25% del mercato di condizionatori estivi in Europa (Cfr. Adnot J. et al., op. cit., p. 10). 13. Cfr. F. Stazi et Al., La casa del comfort sostenibile, in Costruire in Laterizio, n. 121, gennaio/febbraio 2008, p. 50. Secondo il progetto della Comunità Europea denominato Passive-On, in una casa “passiva” a Palermo il rapporto tra consumi estivi e invernali scende ad 1:4 (cfr. B. Ford et Al., The passivhaus standard in European warm climates. Design guidelines for comfortable low energy homes – Part 1. A review of comfortable low energy homes, Passive-On, University of Not- CIL 137 tingham 2007, p. 27). 14. Cioè per il raggiungimento di buone condizioni di comfort estivo, prevedendo un consumo nullo o limitato di risorse energetiche convenzionali (di origine fossile o nucleare) e un impiego di materiali ecocompatibili (cfr. M.Varga et Al., Service Buildings Keep Cool: Promotion of sustainable cooling in the service building sector – Final report, Austrian Energy Agency,Vienna 2007, p. 7). 15. La capacità termica C di un corpo è data dal rapporto fra il calore fornitogli (cioè accumulato) e l’aumento di temperatura che ne deriva. È pari al prodotto tra il calore specifico c e la massa m: C = c · m. 16. Cfr. M.Varga et Al., op. cit., p. 19. 17. L’architettura vernacolare in realtà impiega diversi altri accorgimenti utili al miglioramento del comfort ambientale estivo, come quelli relativi alla scelta del sito, all’orientamento, al sistema di copertura, alla compattezza volumetrica, alla colorazione delle pareti, alla presenza di vegetazione e di piccoli specchi d’acqua (fontane, piscine, stagni), ecc. 18. Cfr. C. Monticelli, Il comportamento energetico di pareti in laterizio a vista, in Costruire in Laterizio, n. 127, gennaio/febbraio 2009, pp. 58-59; D.M. 26 giugno 2009, allegato A, par. 6.2. In realtà, lo sfasamento ottimale dipende sia dall’orientamento (dal quale dipende l’ora del flusso termico di picco) che dalla destinazione d’uso (abitazione, ufficio, scuola, ecc.). Peraltro, grazie allo sfasamento, il flusso termico può giungere all’interno ulteriormente attenuato (a prescindere dal citato effetto di smorzamento), poiché nel frattempo, durante le ore notturne, la trasmissione termica ha cambiato verso; ciò vale in particolare per le regioni a forte escursione giornaliera, nelle quali di notte la temperatura esterna diventa più bassa rispetto a quella degli ambienti interni. 19. Cfr. M. Medola, Prestazioni termiche dell’involucro edilizio, in Costruire in Laterizio, n. 118, luglio/agosto 2007, pp. 63, 66; P. Mazzei et Al., Le metodologie di calcolo degli indici di prestazione energetica degli edifici, in AA.VV., Certificazione energetica: normative e modelli di calcolo per il sistema edificio-impianto posti a confronto, Atti Convegno AICARR, Arti Grafiche Torri, Cologno Monzese 2008, p. 117. 20. In merito all’ottimizzazione del periodo di accensione degli impianti nei climi mediterranei, cfr. F. Stazi et Al., La casa…, cit., pp. 53. 21. Il comfort ambientale viene percepito per effetto sia della temperatura interna (che interagisce con la superficie corporea per contatto diretto), sia della temperatura piana radiante o superficiale (che interagisce mediante scambi radiativi). 22. Nei climi mediterranei, il guadagno solare invernale, che si ottiene con l’adozione di ampie finestrature, è largamente superato dal disagio estivo dovuto al surriscaldamento prodotto dall’effetto serra. Se non si vuole rinunciare al guadagno solare in inverno, è quindi necessario che in estate le aperture vengano adeguatamente schermate. 23. La ventilazione naturale notturna risulta meno efficace nei centri urbani, sia perché gli occupanti tendono a chiudere le finestre per evitare l’ingresso del rumore, sia perché l’escursione termica giornaliera viene sensibilmente ridotta dall’effetto “isola di calore” (cfr. B. Ford et Al., op. cit., Part. 1, p. 7). 24. Cfr. P. Mazzei et Al., Le metodologie…, cit., pp. 116-118; C. Gargari, Soluzioni in laterizio in area mediterranea, in Costruire in Laterizio¸ n. 125, settembre/ottobre 2008, pp. 56, 59; C. Di Perna et Al., Massa e comfort: necessità di una adeguata capacità termica areica interna periodica, in Costruire in Laterizio, n. 126, novembre/dicembre 2008, p. 57.Va osservato che qualora, con sistemi di condizionamento, si mantenesse costante la temperatura interna, non si verificherebbero variazioni significative del fabbisogno energetico globale estivo tra una parete massiva e una parete leggera e isolata, caratterizzate da valori approssimabili di trasmittanza termica stazionaria. Infatti, la parete massiva, se è vero che mantiene la temperatura interna più bassa nelle ore più calde, tuttavia, per sfasamenti intorno alle 12 ore, la mantiene più alta di notte (cfr. P. Mazzei et Al., Le metodologie…, cit., p. 118). Il vantaggio della parete massiva si misura quindi, come detto, in termini di comfort, per effetto dell’attenuazione dell’escursione termica giornaliera (riducendo i valori di picco), ovvero anche in termini di risparmio energetico estivo, allorché si ricorra alla ventilazione notturna. Se non si vuole adottare costosi sistemi automatizzati, l’efficacia della ventilazione dipende ovviamente dalla disponibilità e dalla prontezza degli occupanti nel mettere in azione i dispositivi di attivazione delle correnti d’aria (apertura finestre, apertura bocchette di aerazione, ecc.). 25. Cfr. M. Medola, Prestazioni termiche…, cit., pp. 62-67; A. Campioli et Al., Il comportamento energetico-ambientale di involucri in laterizio, in Costruire in Laterizio, n. 120, novembre/dicembre 2007, p. 62. 71 26. In condizioni di regime stazionario (in cui cioè il flusso di calore e le temperature non variano nel tempo), la trasmittanza (o coefficiente di trasmissione termica globale) si definisce come l’energia termica che nell’unità di tempo attraversa una superficie unitaria sottoposta a differenza di temperatura pari ad 1K. 27. In particolare, la normativa prescrive di verificare che “in tutte le zone climatiche ad esclusione della F, per le località nelle quali il valore medio mensile dell’irradianza sul piano orizzontale, nel mese di massima insolazione estiva, Im,s, sia maggiore o uguale a 290 W/m2, che il valore della massa superficiale M s delle pareti opache verticali, orizzontali o inclinate sia superiore a 230 kg/m2” (D.Lgs. 311/2006, Allegato I, comma 9, lettera b). La stessa norma prevede, in alternativa, di ottenere gli stessi effetti positivi, derivanti dal rispetto del suddetto valore di Ms, mediante “l’utilizzo di tecniche e materiali, anche innovativi, che permettano di contenere le oscillazioni della temperatura degli ambienti in funzione dell’andamento dell’irraggiamento solare. In tal caso, deve essere prodotta una adeguata documentazione e certificazione delle tecnologie e dei materiali che ne attesti l’equivalenza con le predette disposizioni” (Ibidem, Allegato I, comma 9, lettera c). Tuttavia, paradossalmente, non viene indicato alcun limite per le superfici vetrate, ovvero per il rapporto tra chiusure trasparenti ed opache; di conseguenza, sono ammessi edifici totalmente vetrati che, soprattutto nei Paesi caldi, dal punto di vista energetico, risultano bioclimaticamente inammissibili. 28. In Sicilia, ad esempio, la Legge n. 4/2005 prevede che “non vengano computati ai fini del calcolo del volume edificato e della superficie coperta complessiva: a) i maggiori spessori delle pareti perimetrali esterne, nella parte eccedente i 30 centimetri nel caso di nuove costruzioni ed i 50 centimetri nel caso di recupero di edifici esistenti, fino ad un massimo di ulteriori 20 centimetri; b) i maggiori spessori dei solai orizzontali e delle coperture, anche inclinate, nella parte eccedente la misura media di 25 centimetri e fino ad un massimo di ulteriori 10 centimetri; c) le maggiori altezze interne nette dei vani di unità residenziali, nella parte eccedente le misure minime di metri 2,70 e di metri 2,40 previste dai regolamenti edilizi comunali, fino ad un massimo di ulteriori 30 centimetri” (cfr. Legge Regione Sicilia, 22.04.2005, n. 4, art. 1). Per un elenco dei regolamenti edilizi e delle leggi regionali che prevedono lo scomputo degli extraspessori, cfr. A. Di Fusco, Risparmio energetico e scomputo degli extraspessori, in Costruire in Laterizio, n. 119, settembre/ottobre 2007, pp. 60-63. 29. Una parete costituita da un numero, uno spessore e un tipo prefissato di strati, al variare della successione degli strati stessi mantiene costanti i valori di U ed M e quindi, in regime stazionario, offre le stesse prestazioni termiche. Ciò non è altrettanto vero in regine dinamico, dove la successione degli strati, sempre a parità di U ed Ms, determina invece sensibili differenze in termini di comfort e di consumo energetico (cfr. C. Gargari, Laterizio: energia e qualità dell’ambiente, in Costruire in Laterizio, n. 112, luglio/agosto 2006, p. 61; A.F.L. Baratta, L.Venturi, Prestazioni termiche di pareti perimetrali in regime dinamico, in Costruire in Laterizio¸ n. 122, marzo/aprile 2008, pp. 63-64;V. Augenti, P. Stefanizzi, Considerazioni su soluzioni di involucro opaco in regime termico dinamico, in Costruire in Laterizio, n. 125, settembre/ottobre 2008, pp. 50-53; S. Ferrari, Procedure di calcolo semplificate e valutazioni dinamiche, in Costruire in Laterizio, n. 131, settembre/ottobre 2009, pp. 60-63). 30. Cfr. C. Di Perna et Al., Massa e comfort…, cit., p. 55. 31. In dettaglio, il testo della lettera b), del comma 9, dell’allegato I, del D.Lgs. 311/2006 (cfr. nota 27), nel D.P.R. viene sostituito dal seguente:“relativamente a tutte le pareti verticali opache con l’eccezione di quelle comprese nel quadrante nord-ovest/nord/nord-est, almeno una delle seguenti verifiche: che il valore della massa superficiale Ms, di cui al comma 22 dell’allegato A, sia superiore ai 230 kg/m2; che il valore del modulo della trasmittanza termica periodica (YIE), di cui al comma 4 dell’articolo 2, sia inferiore a 0,12 W/m2K” (D.P.R. 2 aprile 2009 n. 59, art. 4, comma 18, lettera b, punto 1.2). Lo stesso D.P.R. fissa, per le chiusure orizzontali opache, un tetto per la YIE di 0,20 W/m2K e specifica che gli effetti ottenibili dal rispetto dei valori limite di Ms o YIE possono essere raggiunti, in alternativa, anche con coperture a verde. 32. La norma UNI EN ISO 13786:2001 definisce la YIE come “l’ampiezza complessa della densità di flusso termico attraverso la superficie del componente adiacente alla zona m, diviso per l’ampiezza complessa della temperatura nella zona n”. 33. Cfr. C. Di Perna et Al., Massa e comfort…, cit., pp. 54-55. Occorre, inoltre, mettere in conto l’elevato consumo energetico necessario per la produzione della maggior parte dei materiali coibenti comunemente in commercio (cfr. E. Di Giuseppe, A. Orciari, Iperisolare conviene?, in Costruire in Laterizio, n. 131, settembre/ottobre 2009, pp. 64-67). RICERCA a cura di Roberto Gamba Recensioni Casa dolce casa Il volume “aggiorna” sulla questione abitativa, su come la si considera nella società odierna. Nei passati decenni, essa ha riguardato la necessità di produrre alloggi in fretta e a basso costo, per soddisfare la richiesta di una imponente trasformazione urbana e, in questo senso, si è affidata anche all’invenzione di nuovi sistemi costruttivi e alla prefabbricazione. Oggi con l’housing sociale si persegue la qualità dell’innovazione tecnologica, al fine di creare condizioni di rinnovamento umano e territoriale. I nuovi obiettivi progettuali riguardano l’adattabilità, la flessibilità tipologica, la personalizzazione di ciascuna abitazione, l’integrazione nel contesto, la sostenibilità ambientale. Le “nuove forme dell’abitare” prefigurano stili di vita, adatti a culture e tradizioni sostanzialmente diverse. L’autrice, tecnologa presso il Dipartimento BEST del Politecnico di Milano, dichiara comunque che le nuove politiche, che tendono a coinvolgere anche l’imprenditoria privata, di conseguenza si rivolgono prevalentemente al ceto medio e tralasciano d’interessarsi dell’utenza più debole. Il testo, le illustrazioni in b/n e le note, generalmente inquadrate in una griglia a due colonne, sono strutturate in tre sezioni (le politiche, il progetto, le tecnologie); riportano contributi che illustrano esperienze e sperimentazioni significative che si stanno attuando in Europa. Nella prima sezione, con gli scritti di Ermanno Ronda, Sergio D’Agostini, Lina Scavuzzo, la trattazione è supportata da dati di analisi del problema della casa; riporta riferimenti storico-architettonici; presenta questioni politiche e sociali; cita avvenimenti e manifestazioni di attualità, riferite al tema specifico (“piano casa”, X Biennale di Venezia, XXIII Congresso mondiale dell’architettura). La seconda porta ad esempio i criteri introdotti nel Prg di Faenza e una serie di nuove costruzioni, indirizzate alla sostenibilità; poi casi studio europei (Manuela Grecchi); Tecnica e normativa di un componente primario il cohousing, come nuovo modo di concepire l’abitare (Nadia Simionato e Massimiliano Zigoi); l’autocrostruzione e le esperienze di cooperazione nei Paesi in via di sviluppo (Anna Pasini e Ottavio Tozzo); offre una sintetica rassegna dei diversi modi di intendere l’abitare nel mondo, secondo le influenze del clima, della religione, della famiglia, del reddito, delle disponibilità di spazi e di materiali da costruzione (Irene Caltabiano). La sezione dedicata alle tecnologie evidenzia alcuni degli aspetti più innovativi delle ricerche in corso: sulla tematica della sostenibilità ambientale; per il risparmio dell’energia (Paolo Carli) e dell’acqua (Elvira Pensa); per la rivalutazione di antiche tecniche costruttive anche oggi prestazionalmente efficienti e di materiali naturali e locali che prevedano un basso consumo di risorse nella loro produzione e, poi, nello smaltimento. In particolare, un capitolo è dedicato alle costruzioni in legno (Elisabetta Pisati), un altro a quelle in terra cruda (Diego Golfieri),con esempi e specifiche aggiornate alla loro evoluzione. Il contributo conclusivo di Gian Luca Brunetti affronta il tema del risparmio energetico negli edifici; illustra esempi italiani ed europei; considera la diffusione dei requisiti di isolamento termico, dei concetti di “casa passiva”; passa in rassegna l’idoneità di varie strategie bioclimatiche, riferite all’accumulo e allo smaltimento del calore, allo scambio conduttivo tra edificio e terreno, agli effetti positivi prodotti dall’”inerzia termica”. Il tema abitativo appare, pertanto, essere oggi alla base degli interessi architettonici, come campo sperimentativo di forme, spazi, requisiti costruttivi, nel suo coinvolgere e interessare ogni strato della popolazione, per diffusione, per frequenza di utilizzo, per essere il concentrato di aspetti tecnologici e umani, che coinvolgono il ruolo sociale, culturale, economico ed ambientale della vita intera. Anna Delera Ri-Pensare l’abitare. Politiche, progetti e tecnologie verso l’housing sociale Hoepli, Milano, 2009 xx-236 pp., € 22,00 76 Questo manuale raccoglie e organizza materiale informativo, tecnico e normativo, utile alla corretta progettazione di un solaio in latero-cemento, inteso come sistema costruttivo, di largo impiego nelle sue tipologie: gettato in opera, a travetti e blocchi, a pannelli e a lastre. Integra la cospicua biblioteca manualistica di Laterservice sui vari elementi primari della costruzione. Il libro, con un ricco e efficace corredo grafico, compie un censimento dei prodotti e dei sistemi oggi disponibili; definisce le aree prestazionali, propone esempi di calcolo, schemi e particolari costruttivi, valutazioni critiche, analizza le prescrizioni di riferimento. Infatti il componente “solaio”, qualunque sia la tecnica costruttiva impiegata, notoriamente è presidiato, data la sua rilevanza funzionale all’interno dell’organismo edilizio, da un’articolata serie di normative che ne regolamentano le prestazioni strutturali, termoigrometriche, acustiche, di resistenza all’incendio, di impatto ambientale. Dopo quello considerato di introduzione, il libro offre altri dieci capitoli. In uno si definiscono le varie tipologie di solaio, descrivendo di ciascuno i componenti, le modalità di getto e di disarmo, le prestazioni, i pregi e i difetti. Il terzo capitolo, dedicato alla normativa, evidenzia i vari aspetti tecnici e prestazionali, previsti dalla legislazione, sia per i singoli componenti (blocchi di laterizio ed elementi strutturali), sia per il “sistema solaio” nel suo insieme. In particolare, procede ad un confronto tra quanto previsto dal nuovo Decreto Ministeriale 14/01/2008, “Norme tecniche per le costruzioni” (con la relativa Circolare esplicativa n. 617/2009) e la regolamentazione europea in materia di recente emanazione (UNI EN 15037-1-3). Riguardo ai blocchi di laterizio e agli altri materiali e componenti resistenti (armature di acciaio, calcestruzzo, intonaci) esso riporta le CIL 137 prescrizioni, la terminologia e la classificazione adottate, le caratteristiche morfologiche, meccaniche, fisico chimiche, i requisiti, i metodi per la prova, l’accettazione, la certificazione, il dimensionamento, l’armatura, la posa in opera dei blocchi. Il quarto affronta la scelta progettuale, proponendo considerazioni e metodi di calcolo; il quinto le verifiche; il sesto il controllo e il collaudo. Il settimo capitolo si occupa del comportamento del solaio in zona sismica e specifica analiticamente le azioni e le questioni sollevate da tali fenomeni, dando indicazioni per il progetto, la verifica, i criteri esecutivi, l’armatura degli appoggi di un solaio, nei fabbricati in muratura portante e no. L’ottavo prende in esame i principali casi di tensioni trasversali, dovuti all’eccessiva snellezza del solaio, con riferimento alle travi, allo sbalzo e al senso di tessitura, agli elementi di contrasto rigido, ai carichi, alla luce. Il nono valuta il comportamento al fuoco, secondo criteri di capacità portante, deformazione, isolamento termico, tenuta, al carico di incendio; secondo il metodo di calcolo indicato dalla norma UNI 9502; quindi dà spunti progettuali e cita i requisiti per la certificazione di prevenzione antincendio. Il decimo considera il comportamento termico e igrometrico (la trasmissione del calore, i ponti termici e la termoforesi, la diffusione del vapore), con indicazioni progettuali specifiche. L’ultimo parla infine dell’attenuazione del rumore, ottenuta da una corretta correzione acustica del solaio, citando la normativa di riferimento. L’autore, collaboratore e ricercatore di Andil Assolaterizi, è anche Presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di BarlettaAndria. Vincenzo Bacco Il manuale dei solai in laterizio. Il progetto e la normativa. Laterservice, Roma, 2010 400 pp., € 35,00