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in laterizio
Speciale
SAIE TODAY
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CIL131
IN PRIMO PIANO
pagine IX-XIV
HANSJÖRG GÖRITZ ARCHITEKTURBÜRO
Parlamento
del Liechtenstein
a Vaduz
Il Fürstentum Liechtenstein – Principato del Liechtenstein – è una monarchia
costituzionale racchiusa tra i Cantoni svizzeri, San Gallo e Grigioni, e il
Vorarlberg austriaco.
Si fa risalire a dopo l’invasione napoleonica del Sacro Romano Impero la
“sovranità indipendente” del piccolo stato e alla dissoluzione della
Confederazione del Reno nel 1813 la sua adesione alla Confederazione tedesca
(presieduta dall’Imperatore d’Austria).
In seguito, sino al termine della prima guerra mondiale, il Liechtenstein mantenne stretti legami con gli Imperi austriaco e austro-ungarico, sviluppandosi
con fabbriche tessili, di ceramiche, banchi di pegno e mutuo, finché la devastazione economica, seguita al conflitto, portò il principato a concludere accordi
monetari con la vicina Svizzera, di cui ancora oggi adotta la moneta.
Gode attualmente di grande prosperità, avvantaggiato dalla bassa tassazione,
che incentiva molte imprese a prendervi sede.
Il Principe è un uomo ricchissimo e la popolazione (35.000 abitanti) detiene il
più alto reddito pro-capite del mondo.
Sulla riva destra del Reno, sorge la capitale Vaduz (circa 5.000 abitanti, la
maggior parte di religione cattolica), sede degli uffici amministrativi, del
Parlamento (Landtag) e della residenza del Principe.
Tra le emergenze da segnalare – musei d’arte, un museo postale, la cattedrale,
il municipio, il castello – vi è, da oggi, un eccezionale monumento da ammirare: il nuovo Parlamento progettato da Goritz, professore tedesco di architettura, che lavora a Hannover e a New York.
Il progetto è risultato vincitore nel 2000 di un apposito concorso, dopo che un
pubblico referendum, nel 1991, aveva negato la realizzazione di una soluzione
proposta da Luigi Snozzi.
L’opera si inserisce con originalità e misura all’interno del centro storico,
modellandosi con razionale semplicità al paesaggio e alla collina, sovrastata
dal castello medioevale.
Il complesso si compone di tre elementi che si confrontano con gli edifici esistenti, in adiacenza al Palazzo del Governo, e che attuano una razionale definizione della Peter-Kaiser Platz, sotto la quale è stato ricavato un ampio parcheggio sotterraneo.
La coesione fra le diverse costruzioni si compie essenzialmente attraverso l’esaltazione di forme elementari, caratterizzate dalla componente monomaterica
del laterizio a vista.
Il margine della piazza è definito da un giardino a pianta triangolare, delimitato da un muro di mattoni verso la strada e scandito da una sequenza di setti
murari ad esso perpendicolari, alti come una persona, che lo separano dall’area pedonale, pavimentata pure in mattoni.
Sull’acciottolato del giardino si stagliano arbusti e una scultura in bronzo di
Henry Moore (“Figure in a Shelter”).
Dei due corpi di fabbrica collegati, l’uno racchiude l’atrio di ingresso e, al
primo livello, l’aula parlamentare, con il grande tavolo circolare attorno al
quale siedono i 25 membri; l’altro, lineare, su tre livelli, comprende gli uffici, i
servizi, le sale riunione e si distacca da una possente muratura in calcestruzzo
a vista, che si aggancia con profondi tiranti di acciaio alla montagna delle Alpi
austriache, in cima alla quale si erge la rocca pricipesca.
Il primo edificio, caratterizzato da un’ardita copertura a doppia falda, prende
luce da grigliature realizzate nei paramenti laterizi, con l’interposizione di
lastre di pietra; inoltre, sul colmo, un lucernario a nastro dà luminosità all’aula parlamentare, configurata all’interno secondo le ripide inclinate che la
sovrastano, fino alla lunga feritoia superiore.
Nel secondo edificio, invece, il fitto colonnato funge da frangisole sui tre livelli
completamente finestrati.
La composizione, che affida per intero al mattone color sabbia l’esaltazione di
ogni sua forma, assolve con plasticità e geometria il compito di riordino urbano, legando parti, stili, elementi della città in un disegno evocativo di classicità
e manierismo gotico.
Progetto
Hansjörg Göritz Architekturbüro, Hanoverluogo
Direttore di progetto
Anne Claire von Braunmühl
Consultant
Licht Kunst Licht AG
Committente
Principato del Liechtenstein
Cronologia
2008, realizzazione
Fotografie
Lukas Roth
Testo
Roberto Gamba
Sopra: schizzo di studio.
Nella pagina a fianco: veduta notturna; a sinistra il corpo della sala
del consiglio, a destra il colonnato di facciata del corpo uffici.
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L’aula parlamentare rivestita in laterizio, illuminata
da una lunga feritoia superiore.
Sopra a sinistra: il percorso pedonale di accesso alla
piazza, rivestito in laterizio.
Sotto a sinistra: la piazza e il suo arredo.
Nella pagina a fianco: disegno di dettaglio del muro
di mattoni della piazza e planimetria.
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Sezione trasversale.
Sezione di dettaglio della copertura
della sala del consiglio.
Nella pagina a fianco:
veduta diurna dei due corpi di fabbrica collegati
e dell’area esterna pavimentata in laterizio.
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CIL135
IN PRIMO PIANO
pagine IX-X
ALEJANDRO ARAVENA , RICARDO TORREJÓN
Residenze St. Edward’s University,
Austin, Texas, U.S.A.
Alejandro Aravena è stato chiamato a realizzare il primo progetto al di fuori
del territorio cileno, Paese dove, da giovane architetto emergente, pratica
l’attività professionale dirigendo Elemental, attivo studio di architettura.
Trasferire pratica e competenze maturate in una nazione latino-americana nella
cultura degli Stati Uniti, affrontando nello specifico il tema progettuale delle
residenze universitarie, costituisce, indubbiamente, una sfida importante.
Il modello, applicato da Aravena per l’intervento di edilizia residenziale
studentesca della St. Edward’s University ad Austin, in Texas, è quello
tradizionale del campus, di derivazione anglosassone-nordamericana: un
complesso di residenze autosufficienti, isolate e autonome, comprensive di tutte
le funzioni necessarie per garantire un vero e proprio microcosmo di vita.
Il tema del campus universitario aggiunge un connotato fondamentale alla
declinazione dell’abitare collettivo, particolarità che, se riconosciuta, può
divenire centrale nelle scelte linguistiche applicate dal progettista: è il fattore
“giovane età” dei residenti, specificazione traducibile in rinnovamento, che può
costituire una rottura degli schemi, innovazione, mutamento.
Il progetto di Aravena sembra accogliere questo programmatico carattere nella
propria opera, riuscendo perfettamente a coniugare freschezza, originalità di
linguaggio e dialogo con il contesto, rappresentato dagli edifici storici del
campus e dalle costruzioni convenzionali dell’intorno, nonché dall’assunzione
del ruolo istituzionale comunque necessario in ambito accademico.
Nessun linguaggio figurativo, dunque, che segua un esplicito stile e neppure
geometrie contemporanee fini a loro stesse e autoreferenziali.
Aravena, essenzialmente, progetta una “architettura” che è , in grande scala,
articolazione di un sistema di volumi nello spazio, fortemente caratterizzati
dalla materia, dal colore, dalla luce.
L’idea guida, che il materiale laterizio sia, cioé, il legante tra spazi e volumi in
un continuum avvolgente, tra i grandi solidi costruiti e gli ampi basamenti
esterni, con scale, rampe, terrazzamenti innestati nelle morbide cromie
“terracotta” dell’assolato contesto texano, la si percepisce al primo sguardo.
Eppure, per quanto lontano geograficamente, il riferimento che si conserva è
quello del monastero, luogo dove dare risposta ad atavici bisogni:
essenzialmente, dormire e studiare, nutrendo corpo e spirito.
L’effetto di nucleo fortificato, un po’ chiuso e protetto, è determinato dagli
imponenti volumi che compongono la cittadella universitaria: un impianto
geometrico rigoroso, costituito da sette grandi complessi, intersecati e congiunti
tra loro da passaggi sospesi, attestati su di un percorso centrale. La complessità
prospettica dell’insieme è generata visivamente proprio dalla continuità
cromatica dei volumi “sbozzati” nel coronamento superiore, a nascondere alla
vista le coperture, come fossero unici prismi di roccia, e dal disegno delle
aperture sulle superfici verticali, anch’esse come grandi spaccature. La struttura
portante armata delle costruzioni diviene massa unitaria grazie al rivestimento
in laterizio. Una stratificazione a spessore, composta da elementi lavorati e
sezionati a mano di 10 x 20 x 6,5 cm, con differenti finiture, lisce e grezze,
interi e spaccati. Nell’insieme, il complesso è stato definito un “canyon
cartesiano”: canyon per la forte analogia cromatica e distributiva con le gole
montane; cartesiano perché geometricamente e razionalmente progettato
dall’uomo.
Il progetto di Aravena si afferma, infatti, in sezione, attraverso l’analisi della
quale si rivela il programma e lo studio sotteso all’opera: un basamento
pubblico e collettivo, con le unità abitative delle residenze private ad alleggerire
i piani superiori.
Ugualmente interessante è la modalità con cui si distribuiscono gli aspetti
funzionali nel sistema dei volumi. Gli spazi collettivi della condivisione sono
fruibili e accessibili a tutti: al piano terra, la mensa, la caffetteria, gli uffici,
negozi e servizi; ai piani superiori, zone di ricreazione, lavanderia e aule
informatiche, tutte rivolte verso la promenade centrale, il fulcro della
composizione. È in questa ampia gola, ombreggiata dai volumi, che cambia
anche il carattere dei prospetti, realizzati con vetrate continue traslucide,
scandite verticalmente in differenti colori.
Le camere, singole o doppie per gli studenti, più ampie per i professori,
traggono luce naturale unicamente dall’esterno, conservando la necessaria
intimità.
Progetto
Alejandro Aravena, Ricardo Torrejón
Progettisti Partner in Texas
Cotera + Reed
Collaboratori in Texas
Tiffani Erdmanczyk, Adam Pyrek, Travis Hughbanks,
Leyla Shams, Joyce Chen
Collaboratori in Cile
Victor Oddo, Rebecca Emmons
Superficie
30.000 m2 (10.000 m2 dormitori, 20.000 m2 parcheggio)
Cronologia
2006-07, progettazione; 2008, realizzazione
Fotografie
Alejandro Aravena
Testo
Veronica Dal Buono
Disegno prospettico che illustra il complesso del nuovo studentato.
Nella pagina a fianco: uno dei grandi edifici
al cui piano terra si svolgono attività di servizio.
Il nuovo studentato della St. Edward’s
University nel suo insieme e in relazione
al contesto, osservato da est (foto Cristobal
Palma).
Le testate cieche di alcuni blocchi sono
caratterizzate da superfici continue modellate
da geometrie che ricordano profondi tagli
nella roccia.
Disegno prospettico d’ispirazione che illustra
il complesso del nuovo studentato.
Piante del piano terra, con servizi collettivi
e spazi di socializzazione.
Il nuovo studentato osservato da est.
Pianta del piano tipo con appartamenti
per studenti e spazi comuni.
Sezione costruttiva in corrispondenza
del volume della caffetteria.
Gli spazi aperti di socializzazione e le attrezzature sportive di servizio
al campus (foto Cristobal Palma).
Nella pagina a fianco: vista della corte interna e della promenade
ove i volumi alternano zone d’ombra agli assolati spazi.
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Dettaglio costruttivo. Sezione
in corrispondenza del solaio.
Legenda:
1. impermeabilizzazione
2. scossalina in membrana in corrispondenza
degli angoli
3. impermeabilizzazione
4. rete per malta
5. membrana adesiva
6. giunto di espansione
7. profilo angolare
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Dettaglio costruttivo. Sezione in
corrispondenza del solaio e dell’apertura.
Legenda:
1. supporto davanzale in metallo
2. cartongesso verniciato da 5/8”
3. isolamento in pannelli in fibra di cotone
4. rivestimento esterno
5. impermeabilizzazione
6. staffa a muro
7. scossalina flessibile
8. impermeabilizzazione
9. profilo angolare in acciaio
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Progetti
Adolfo F. L. Baratta
Claudio Piferi
Nella periferia della cittadina umbra di
Spoleto (PG),antica sede dell’Accademia
degli Ottusi,è stato recentemente terminato il complesso civico denominato
San Nicolò (dal nome del quartiere).
Il progetto si inquadra nel programma
degli interventi previsti dal Contratto di
Quartiere della città, dal titolo “Da periferia a città”, che, sulla base della concertazione, ha visto l’efficace sinergia
economica tra istituzioni pubbliche e
private. Obiettivo del Contratto di
Quartiere era quello di ricucire il tessuto urbano lungo il fiume Tessino,
mediante operazioni di riqualificazione
urbana e nuove realizzazioni: proprio in
paolo luccioni
Centro civico con uffici
comunali, Quartiere
San Nicolò, Spoleto (PG)
Dettaglio della texture in laterizio.
Nella pagina a fianco:
torre orientata verso l’antico centro di Spoleto.
FOTOGRAFIE Moreno Maggi
questo senso, il neonato centro civico,
situato lungo la strada di penetrazione
del quartiere, delimita a valle il tessuto
urbano e perimetra la zona intensiva di
edilizia residenziale pubblica di 2-3
piani fuori terra. Le residenze e il centro civico sono separati da una fascia di
terreno agricolo che fronteggia un
antico casolare, tra le prime testimonianze dell’edificato storico e della
toponomastica del luogo.
Il principio insediativo che regola il
nuovo intervento è basato sulla mediazione tra i caratteri morfologici del
costruito e quelli naturali del sito.
Il progetto non è costituito da un unico
corpo di fabbrica, ma si dispiega come
un vero e proprio comparto urbano: gli
uffici, il centro civico, le abitazioni e il
centro commerciale si articolano partendo da un grande vuoto centrale che,
oltre a conferire al progetto un aspetto
quasi monumentale, è aperto su uno
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CIL 129
dei quattro lati così da collegarsi visivamente con il centro storico e con l’antica rocca albornoziana di Spoleto,
abbracciandoli. Alla quota della piazza,
si trovano le destinazioni direzionali e
commerciali: in particolare, al piano
terreno del centro civico e della torre
telematica vi sono la sala di quartiere e
gli uffici comunali.
Proprio la torre telematica, in futuro
collegata con la rocca tramite l’utilizzo
di un raggio laser, con il suo sviluppo
verticale di 32,0 m, interrompendo la
massività della muratura con una facciata completamente rivestita da una
“pelle” in lamiera forata, costituisce un
valido contrappunto al laterizio, aumentando la “forza seduttiva” di un segno
urbano di per se già fortemente attrattivo. Gli edifici, equilibrati e proporzionati tra loro, delimitano e conformano
gli spazi pubblici e privati: il quartiere è
circoscritto da un ampio spazio aperto,
destinato ad ambiti attrezzati, verde
pubblico e parcheggi a raso, che scandisce ulteriormente la composizione dei
volumi.
Nel piano interrato, sono collocati i
garage pubblici e privati, opportunamente separati tra loro.
Gli spazi interni sono stati pensati in
maniera razionale e funzionale.
La posa in opera di un paramento
murario in elementi pieni di laterizio
con giunto verticale a filo esterno e
giunto orizzontale leggermente incavato, l’arretramento di un corso di mattoni ogni cinque e le strette feritoie che
conformano il brise-soleil, sempre in
laterizio, concorrono ad enfatizzare l’orizzontalità della composizione e a raccordare in continuità tutto l’ambiente
costruito. L'uso dei colori negli intradossi dei solai, così come gli innesti
metallici (inscindibili dal laterizio nelle
architetture di Paolo Luccioni), quali
coperture, balconi e schermature, oltre
ad individuare specifici ambienti, spezzano la continuità del rosso mattone conferendo ulteriore leggerezza alla massività del linguaggio complessivo.
Luccioni, infatti, sceglie la massa, inte-
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PROGETTI
grando la tradizione locale del costruire in laterizio con un’esperienza personale che forse lo tiene lontano dallo
scintillio delle luci della moda, ma che,
in maniera sempre più matura, gli consente di interpretare lo spazio e la materia in modo compiuto e assolutamente
innovativo. ¶
Scheda tecnica
Progetto:
Collaboratori:
Paolo Luccioni
Angela Buompadre, Andrea
Cerquiglini, Loretta Della
Botte, Francesco Grispo,
Viviana Mastrolilli, Baires
Raffaelli, Claudio
Ronconi, Laura Rossi,
Andrea Spiccallunto
Strutture:
Oikos Progetti
Impianti:
Tetra Engineering
Committente:
Commerciale Immobiliare
Balanzano S.r.l. e
Immobiliare San Nicolò S.r.l.
Sup. del lotto:
50.860 m2
Sup. coperta:
14.018 m2
Sup. verde e spazi pubb.: 13.162 m2
Sup. a parcheggio:
16.507 m2
Volume urbanistico:
46.797 m3
Importo dei lavori:
16.000.000 euro
Cronologia:
1998-05, progetto;
2002-07, costruzione
Centro civico con uffici
comunali, biblioteca
e mediateca.
Planimetria generale.
Nella pagina a fianco:
il portico sulla piazza.
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CIL 129
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PROGETTI
Scorcio della facciata
in laterizio con annessi
balconi metallici.
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Dettaglio della muratura perimetrale.
Legenda:
1. doppia guaina impermeabilizzante (4+3 mm)
2. massetto in calcestruzzo
3. massetto intumescente
4. pavimento di tipo industriale
5. massetto in calcestruzzo con rete elettrosaldata
6. pavimento galleggiante (40x40 cm)
7. intonaco civile
8. tamponamento in laterizio forato
9. isolante termico
10. laterizio faccia a vista (12x25x5,5 cm)
11. laterizio faccia a vista (8x25x5,5 cm)
12. controsoffitto in cartongesso
13. trave di bordo in calcestruzzo armato
14. pannello isolante rigido (7 cm)
15. massetto di pendenza
16. doppia guaina impermeabilizzante (4+3 mm)
17. ghiaia lavata di fiume (Ø 15-20 mm)
18. lamiera di protezione
19. copertina in travertino
Gli uffici comunali.
Dettaglio della facciata.
Pianta della torre telematica.
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PROGETTI
Progetti
Alberto Ferraresi
Impressiona osservare le planimetrie
del MARTa Herford e scorgere, nelle
differenze fra l’attuale trasformazione di
Frank Gehry e l’originario impianto industriale risalente agli anni ‘50, quanto
distanti e diversi siano l’odierno assetto
ed il precedente, e pure quanto efficacemente dialoghino con la città e contribuiscano ai suoi equilibri.
Il progetto dell’architetto di scuola californiana nella città del nord della Germania consiste, in effetti, nella trasformazione di un edificio esistente, dalle
logiche geometriche particolarmente
squadrate e regolari, sia nelle due che
nelle tre dimensioni. Più di altre occa-
gehry partners, llp
MARTa Herford,
Herford, Germania
Schizzo.
Nella pagina a fianco:
i muri in mattoni infrangono le logiche leggi
gravitazionali; le soluzioni di dettaglio costruttivo
nascondono la cifra dello spessore laterizio.
FOTOGRAFIE thomasmayerarchive.com
sioni architettoniche note del medesimo progettista, questa, ad Herford,
esalta la plasticità deformativa delle superfici e dei volumi costruiti, ancor più
di quando l’architetto si è confrontato
con ben altre dimensioni e portate, affidandosi a materiali, come ad esempio
e specialmente le lamiere, con i quali le
torsioni, le piegature ed anche i cambiamenti di stato superficiale risultano
teoricamente più semplici. Il virtuosismo formale raggiunge qui un livello
alto, esibendosi quasi unicamente nella
sola dimensione orizzontale, con una
serie di volteggi e di rigonfiamenti a caratterizzare insolitamente quanto di
norma è perfettamente retto, verticale
ed a piombo.
In questo caso, la struttura è muraria e
massiva, come lo è la scelta della pelle
esterna, in mattoni laterizi. Le mura perimetrali sono normalmente costituite
da setti in cemento armato per 35 cm di
spessore, internamente rivestite; verso
l’esterno, 11 cm di isolante, poi 3 cm
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CIL 134
di intercapedine d’aria, preparano il
campo alla cortina ultima in mattone
pieno. In taluni casi, la struttura cementizia lascia il posto a montanti e travi in
acciaio, coibentati verso esterno da uno
spesso cappotto isolante,su cui sono applicati sottili elementi in clinker posati
a mattone. Anche se in questo caso non
portante di per sé, il mattone si mostra
come fosse la scorza di un muro pieno,
solido, di confine.
Da sempre la progettazione di Gehry si
contraddistingue per alcuni temi costanti.Tra questi, posto privilegiato occupano il pensiero sulla stabilità degli
edifici, a dispetto di quanto apparentemente trasmesso dalla forma,e la portata
paesaggistica dell’intero gesto progettuale. Il primo tema è, in questo caso,
nuovamente indagato ed esaltato nel
confronto diretto fra i tratti caratteristici
dell’esistente e del nuovo edificio. Il secondo trova necessariamente riscontri
nell’intorno del Museo: infatti, la strada,
l’edificato, i volumi più alti della preesistenza, oltre al fiume accanto al Museo
stesso, partecipano tutti, in questo senso,
al progetto. La strada, assolutamente rettilinea, accentua le sinuose ridondanze
“rosso mattone”, ed ancora le rimarca
per contrasto quanto è inscritto a caratteri chiari sull’asfalto,al centro delle carreggiate. L’edificato residenziale, puntuale e tipico nei suoi spioventi accentuati, a sua volta evidenzia la foggia ondivaga dei volumi del MARTa Herford.
Le fabbriche più elevate, bianche, del
complesso industriale originario ancora
sottolineano oppositivamente lo sviluppo orizzontale dei nuovi spazi. Lo
specchio d’acqua corrente a fianco del
Museo raddoppia,ribaltandole,qualità e
forme dell’opera di Gehry, offrendosi
quale migliore visuale per il ristorante
della nuova struttura.
Gli interventi di Gehry si concentrano
principalmente sui lati nord e sud del
lotto assegnato. Complessivamente, la
superficie coperta delle strutture raggiunge i 5.000 m2, fra aree espositive e
servizi. Non secondario è il ruolo degli
spazi aperti a più stretto contatto con il
Il laboratorio dei modelli all’interno dello studio
di progettazione (foto: Frank O. Gehry & Associates).
Una sezione generale lungo l’asse est-ovest e un prospettosezione che inquadra l’ingresso principale.
La planimetria dell’insediamento mette in luce le differenze
formali tra preesistenza e nuovo intervento.
Qui e nella pagina a fianco:
l’accostamento della strada rettilinea al Museo esalta
le sue forme curvilinee.
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CIL 134
costruito. Entro il lotto, il manto pavimentale è nuovamente in laterizio, in
continuità con i setti verticali. Camminando da sud verso nord, sul lato della
strada su cui insiste il Museo, seguendo
le anse dei muri, anch’essi in laterizio, ci
si trova come richiamati verso l’ingresso,
senza possibilità di ripensamento. Fra i
volumi di progetto, infatti, s’insinua una
breve passeggiata, sul tappeto rosso di
mattoni posati di coltello, conducente
scenograficamente all’entrata.
In relazione al nome assegnato al complesso,M sta per mobili,poiché specificamente si espongono arredi di design, ma
potrebbe pure certamente voler dire
museo;Art sta, in massima sintesi, per architettura, ma ovviamente potrebbe rap-
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PROGETTI
presentare arte, intendendo sia l’arte
delle opere contenute, sia pure quella
dello spettacolare contenitore. ¶
Scheda tecnica
Progetto:
Gehry Partners, LLP
Sup. area:
7.780 m2
Cronologia:
1998, progetto;
2004-08, fine lavori
www.marta-herford.de
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Le forme rotondeggianti del MARTa si distinguono
nettamente dalle caratteristiche spigolosità
dell’architettura locale.
Stralcio di sezione orizzontale (fornito da Stefan
Hoffmann dello Studio Archimedes GbmH, che ha
curato il progetto esecutivo dell’intervento).
Legenda:
1. canaletta di scolo sottostante
2. giunto aperto
3. sigillante siliconico
4. lamiera in acciaio inossidabile, 10 mm
5. mattone
6. isolamento
7. muro in calcestruzzo
8. finitura interna
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CIL 134
Nella pagina a fianco:
in evidenza il piano pavimentale in mattoni:
estende e definisce anche al calpestio
l’intervento di Gehry.
Dettagli
Valeria Giurdanella
Essenzialità
del dettaglio
Nell’edificio residenziale Scirocco di Diverserighestudio, l’essenzialità del dettaglio costruttivo,
basato sull’uso della muratura portante e rivestimento esterno in mattoni faccia a vista,
sostiene la coerenza e la qualità del linguaggio architettonico, per proporre spazialità
contemporanee radicate nel contesto
L
a poetica di Diverserighestudio, fondato nel 2003 da
Nicola Rimondi, Simone Gheduzzi e Gabriele
Sorichetti, si esprime nei molteplici progetti di edilizia residenziale, dalle ville alla case collettive, integrando in
maniera trasversale il rapporto con il contesto, soprattutto
quello rurale della pianura tra Ferrara e Bologna, la qualità
ambientale e il risparmio energetico, proponendo un’interessante declinazione dell’abitazione contemporanea. La semplicità dei materiali della tradizione, mattone e intonaco, definisce l’omogeneità di volumi e tipologie contemporanee. L’uso
di prodotti di matrice marcatamente industriale è limitato a
pochi dettagli, come le lamiere di acciaio stirate e verniciate
e le griglie metalliche, utilizzate come oscuranti delle aperture e affiancate, in alcuni casi, ad un puntuale uso di colori
accesi. L’edificio Scirocco fa parte di un complesso realizzato
in due differenti tipologie (Ostro + Scirocco), con quattro
diversi interventi, e affina e rafforza i temi avviati e realizzati
nel vicino complesso residenziale Asia e nelle altre costruzioni di edilizia residenziale collettiva (Libeccio, Caramello,
B7.8). In tutti emerge l’obiettivo della qualità architettonica
in cui l’essenzialità delle tecniche esecutive diventa cura del
dettaglio che, nella sobrietà dell’uso quasi esclusivo del laterizio, propone una forte coerenza del linguaggio architettonico. Il progetto si colloca in provincia di Bologna, all’interno
di un comparto di espansione residenziale la cui logica rappresenta ormai l’impianto urbanistico tipo nel territorio della
“bassa” bolognese: una macro-area suddivisa in lotti secondo
le logiche commerciali del “tutto vendibile”, come affermano gli architetti. Lo studio ha colto l’occasione imposta dal
mercato per proporre la sperimentazione di un edificio ibrido, suddividendo la capacità edificatoria dei lotti in piccoli
volumi, in cui ogni unità è differente dall’altra e dove alle piccole dimensioni corrispondono tutte le caratteristiche di una
casa indipendente. Gli edifici, realizzati tra il 2006 e il 2008,
creano un legame con il contesto che si rispecchia nelle tecniche costruttive basate sull’uso del mattone faccia a vista su
tutti i volumi della costruzione. Pochi altri materiali caratterizzano l’esterno dell’edificio: le pensiline, le scale esterne e
gli ornati delle aperture sono in calcestruzzo armato e gli
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oscuranti delle aperture sono costituiti da ante di acciaio stirato e verniciato. Questo uso dei materiali e il trattamento dei
dettagli consentono di leggere la purezza delle forme, il gioco
degli incastri volumetrici e delle distribuzioni tipologiche, in
cui le aperture, dalle dimensioni variabili incorniciate dalle
imbotti in cemento, creano una varietà esaltata dalla tessitura
omogenea della muratura faccia a vista. I volumi regolari
sono caratterizzati dalle diverse inclinazioni delle falde e degli
appoggi a terra che, insieme agli slittamenti dei corpi di fabbrica, definiscono un insieme che stempera l’imponenza del
volume in un complesso articolato, reso tuttavia coerente dall’omogeneità del rivestimento laterizio. Nella tipologia dell’edificio Scirocco, tre appartamenti al piano terra, di 50, 72 e
76 m2, si affiancano al corpo di fabbrica lineare dei garage,
trattato con intonaco, pensiline in c.a. e recinzioni in griglie
metalliche, e su cui i volumi in mattoni faccia a vista si appoggiano creando la sensazione di un corpo sospeso.Tre appartamenti, di 81, 83 e 67 m2, si sviluppano al primo e al secondo piano definito dalle falde inclinate con coperture in tegole marsigliesi. L’attenzione alla qualità ambientale e al risparmio energetico è integrata nel processo progettuale e costruttivo, puntando a raggiungere esiti concreti attraverso lo studio delle soluzioni tecniche. L’edificio si caratterizza per un
consumo energetico di 49,45 kWh/m2a (classe B di certificazione energetica), calcolato con la procedura del Dlgs 192
per un volume riscaldato di 1318 m3. Le pareti dell’involucro
sono costituite da una muratura portante, realizzata con blocchi di laterizio porizzato dello spessore di 25 cm, uno strato
di isolamento termico dello spessore di 8 cm e un’intercapedine d’aria di 4 cm. Il rivestimento interno è di intonaco di
calce, mentre quello esterno è in mattoni semipieni faccia a
vista. La stratigrafia raggiunge un valore di trasmittanza di
0,22 W/m2K. La copertura dell’edificio, del tipo ventilato,
è costituita da un solaio in laterocemento dello spessore di
20 cm, una barriera al vapore, uno strato di isolante in schiuma poliuretanica con rivestimento di alluminio dello spessore
di 10 cm, un tavolato in legno, una guaina impermeabilizzante e un manto di tegole marsigliesi in laterizio, per un valore
complessivo di trasmittanza termica pari a 0,18 W/m2K.
CIL 132
Diverserighestudio, Edificio residenziale Scirocco, San Pietro in Casale (BO), 2008
Dettaglio 1
Sezione verticale e prospetto in corrispondenza dell’apertura con pannello oscurante
a movimento verticale.
Descrizione
Le tessiture murarie in laterizio sono caratterizzate dalle aperture diversificate per dimensioni e tipologia di oscuramento. In corrispondenza del corpo lineare dei garage, al di
sotto delle aperture, un corso di mattoni
semipieni, disposti a coltello, definisce inferiormente il volume dell’edificio.
La copertura ventilata è costituita da un
solaio in laterocemento e un rivestimento
esterno di tegole marsigliesi in laterizio, a cui
sono fissati i pannelli solari.
Legenda:
1. muratura in mattoni faccia a vista ancorati alla parete portante
2. isolamento dell’architrave
3. avvolgibile elettrico
4. infissi in legno
5. anta in acciaio stirato con cinghia di sollevamento
6. cornice finestra in cemento
7. isolante 8 cm
8. struttura portante in laterizio porizzato
25 cm
9. ancoraggi metallici per il fissaggio della
parete di rivestimento
10. climatizzazione a pavimento
11. solaio in laterocemento
1
2
3
4
5
6
7
8
9
11
10
Vista del serramento con oscurante in lamiera
di acciaio stirata a scorrimento verticale.
61
DETTAGLI
Diverserighestudio, Edificio residenziale Scirocco, San Pietro in Casale (BO), 2008
Dettaglio 2
Sezione verticale e prospetto in corrispondenza delle scale esterne che delimitano l’ingresso sul piano inclinato.
1
2
Descrizione
Ogni unità ha le caratteristiche di una casa
indipendente: giardino privato, garage,
ingresso autonomo e rispetto della privacy.
Lo spazio verde fa da elemento di connessione tra i diversi edifici che appoggiano al
terreno in maniera obliqua. Gli ingressi agli
appartamenti del secondo piano sono
accessibili da scale in calcestruzzo in cui le
pedate sono ancorate alle travi in c.a.
appoggiate al terreno attraverso piastre di
acciaio. Il solaio interpiano è in laterocemento con integrato un sistema di riscaldamento a pavimento.
3
4
5
6
7
8
Legenda:
1. infissi in legno
2. anta in acciaio stirato scorrevole
3. cornice finestra in cemento
4. muratura in mattoni faccia a vista ancorati alla parete portante
5. isolante 8 cm
6. struttura portante in laterizio porizzato
25 cm
7. ancoraggi metallici per il fissaggio della
parete di rivestimento
8. pedata in cemento
L’edificio Scirocco con le scale esterne che portano
al secondo piano fuori terra.
62
CIL 132
Diverserighestudio, Edificio residenziale Scirocco, San Pietro in Casale (BO), 2008
Dettaglio 3
Sezione orizzontale e prospetto in corrispondenza dell’apertura con pannello oscurante
a movimento orizzontale.
Descrizione
Le pareti esterne dell’edificio hanno uno spessore di 51 cm; lo strato isolante è interposto
tra i blocchi portanti di laterizio porizzato e il
rivestimento esterno di mattoni semipieni faccia a vista. I serramenti sono posizionati a filo
interno con gli oscuranti scorrevoli posizionati
a filo esterno della parete. Gli infissi sono in
legno di pino massiccio svedese e vetro camera basso emissivo con gas argon; le ante oscuranti, scorrevoli in verticale o in orizzontale, in
lamiera di acciaio stirato e verniciato, sono
collocate all’interno di una cornice di cemento
che inquadra tutte le aperture.
Legenda:
1. struttura portante in laterizio porizzato
con spessore 25 cm
2. cornice finestra in cemento
3. anta in acciaio stirato scorrevole
4. isolante 8 cm
5. infissi in legno
6. muratura in mattoni faccia a vista ancorati
alla parete portante
7. ancoraggi metallici per il fissaggio della
parete di rivestimento
1
2
3
4
5
6
7
Vista in prospetto di una porzione
della parete esterna.
63
DETTAGLI
Dettagli
Andrea Campioli
Architettura
bioclimatica e dettaglio
Una virtuosa integrazione di dispositivi orientati all’ottimizzazione delle prestazioni energetiche
e di tecniche costruttive consolidate caratterizza gli edifici del complesso residenziale
“Il Violino” situato nella periferia ovest di Brescia
I
l complesso residenziale “Il Violino” è l’esito di uno degli
interventi previsti nell’ambito del Piano per l’Edilizia
Economica Popolare che il Comune di Brescia ha approvato nel 2000. L’iniziativa è stata attuata a partire dal 2002
mediante un concorso, indirizzato a cooperative edilizie e
imprese di costruzione, nel quale veniva richiesta una particolare attenzione nei confronti delle nuove forme dell’abitare e
della sostenibilità ambientale degli insediamenti residenziali.
Più specificamente, il bando richiedeva un progetto nel quale
fossero valorizzati il rapporto tra la tipologia abitativa e il quartiere e l’utilizzazione di tecniche costruttive orientate al conseguimento di elevati livelli di comfort abitativo, al contenimento dei consumi energetici e all’impiego di fonti energetiche alternative. Il progetto, sviluppato dallo Studio Associato
Cigognetti Piccardi Vitale, da Boschi e Serboli Architetti
Associati e da Francesco Bardelli, ultimato nel 2007, coglie la
sollecitazione contenuta nel bando e propone una interessante sperimentazione sia per ciò che concerne il rapporto tra
l’architettura e gli spazi urbani, sia per quanto riguarda il tema
dell’efficienza energetica perseguita mediante una puntuale
considerazione degli aspetti bioclimatici, per i quali i progettisti si sono avvalsi della consulenza di Giancarlo Allen. Dal
punto di vista dell’impianto urbano, il progetto interpreta propositivamente la rigidità della lottizzazione: gli assi carrabili si
intrecciano con una rete di percorsi pedonali pubblici che
mettono a sistema una serie di spazi aperti privati, generando
un tessuto diffuso attraverso il quale viene facilitata la possibilità di socializzazione. Dal punto di vista architettonico, il
rischio della ripetizione seriale di un unico elemento è evitato facendo riferimento a diverse tipologie e grazie ad una
attenta articolazione volumetrica, declinata di volta in volta, in
relazione agli assi viari e alla migliore esposizione al sole. Il
progetto prevede, infatti, la realizzazione di 143 alloggi articolati secondo due tipologie: la casa a schiera, proposta secondo
due varianti, e l’edificio in linea. Le case a schiera, di fatto,
costituiscono l’elemento caratterizzante del progetto. Nella
prima variante, la garanzia di un corretto soleggiamento di
tutti gli ambienti è ottenuta introducendo una serra al piano
terra e una al primo piano. Nella seconda variante, invece, la
66
maggior efficacia dell’irraggiamento solare è perseguita mediante la rotazione di parte del volume rispetto all’orientamento della lottizzazione, così da permettere l’esposizione a
sud degli ambienti di soggiorno. In corrispondenza dello spigolo sud-est, sono previste due terrazze che, grazie ad una
doppia finestratura con vetro semplice ripiegabile, possono
essere trasformate in serre durante il periodo invernale. I serramenti sono in profilati di alluminio a taglio termico e le
murature sono realizzate in blocchi di laterizio ad alte prestazioni termiche, intonacati, e prevedono un isolamento a cappotto in sughero in corrispondenza dei fronti completamente esposti. Un articolato sistema di lamelle in alluminio, disposte orizzontalmente, garantisce la protezione delle superfici
vetrate dalla radiazione solare nel periodo estivo e permette, al
contempo, il massimo guadagno energetico nel periodo
invernale. I solai sono realizzati con travetti in legno poggianti su travi principali in cemento armato e il riscaldamento è
affidato ad un sistema a pannelli radianti a pavimento. Gli edifici in linea sono, invece, caratterizzati da una grande sovrastruttura di acciaio per il sostegno degli elementi frangisole
che proteggono le superfici trasparenti dalla radiazione solare
estiva, mentre permettono il passaggio della radiazione invernale. Anche qui, le murature perimetrali sono realizzate in
blocchi di laterizio porizzato rivestite esternamente da un
intonaco termoisolante a base di perlite. I solai sono in laterocemento, ad eccezione del primo che è realizzato con predalle. I balconi, sfalsati ai diversi piani, costituiscono l’elemento
caratterizzante del fronte sud e possono essere trasformati in
serre nel periodo invernale, grazie ad una finestratura con
vetro semplice ripiegabile. Un ultimo aspetto del progetto, che
merita di essere sottolineato, è lo studio del colore, affidato a
Jorrit Tornquist. La finitura degli edifici in linea è stata realizzata utilizzando due tonalità di grigio in modo da accentuare
la lettura dei volumi, mentre gli alloggi delle schiere sono stati
trattati con colori differenti,ciascuno secondo tre diverse tonalità.Anche in questo caso, l’uso di tonalità diverse su superfici
diversamente esposte alla luce accentua la ricca articolazione
volumetrica del progetto, annullando o esaltando, a seconda
delle situazioni, le differenze tra i piani che delimitano gli spazi. ¶
CIL 134
Cigognetti, Piccardi, Vitale; Boschi e Serboli; Bardelli, Complesso residenziale, Brescia, 2001-07
Dettaglio 1
Prospetto e pianta del piano superiore delle
case a schiera in corrispondenza della serra
con orientamento a sud.
Descrizione
Le serre esposte a sud utilizzano un sistema
di chiusura trasparente costituito da ante
ripiegabili in alluminio a taglio termico con
vetro singolo. Le murature sono realizzate in
blocchi di laterizio ad alte prestazioni isolanti dello spessore di 30 cm, intonacati, e prevedono un isolamento a cappotto in sughero
in corrispondenza dei fronti completamente
esposti.
Legenda:
1. tirante in acciaio
2. sopraluce
3. frangisole
4. chiusura ripiegabile con vetro singolo
5. parapetto in acciaio
6. muratura in blocchi di termolaterizio
7. porta finestra
8. persiane
9. serra
10. pilastro in cemento armato
11. cappotto in sughero
Vista dall’alto del complesso residenziale e scorcio
laterale delle case a schiera.
67
DETTAGLI
Cigognetti, Piccardi, Vitale; Boschi e Serboli; Bardelli, Complesso residenziale, Brescia, 2001-07
Dettaglio 2
Sezione verticale della tipologia a schiera in
corrispondenza delle serre protette con frangisole verticali e orizzontali.
Descrizione
Un articolato sistema di lamelle di alluminio
a sezione lenticolare, disposte orizzontalmente, garantisce la protezione delle superfici vetrate dalla radiazione solare nel periodo estivo e permette al contempo il massimo guadagno energetico nel periodo invernale. I solai sono realizzati con travetti in
legno poggianti su travi principali in cemento armato.
Legenda:
1. tegole
2. trave in cemento armato
3. travetto in legno
4. sopraluce
5. frangisole
6. muratura in blocchi di termolaterizio
7. chiusura ripiegabile con vetro singolo
8. parapetto in acciaio
9. pavimento radiante
10. vespaio
Particolare delle case a schiera in corrispondenza
delle serre orientate a sud protette con frangisole.
68
CIL 134
Cigognetti, Piccardi, Vitale; Boschi e Serboli; Bardelli, Complesso residenziale, Brescia, 2001-07
Dettaglio 3
Sezione verticale del fronte sud degli edifici
in linea.
Descrizione
Gli edifici, realizzati con tipologia in linea,
sono caratterizzati da una grande sovrastruttura di acciaio per il sostegno degli elementi
frangisole. Le murature esterne sono realizzate in blocchi di laterizio ad alte prestazioni termiche dello spessore di 30 cm, rivestite con
intonaco termoisolante a base di perlite. I
solai sono in laterocemento. I balconi, sfalsati
ai diversi piani, possono essere trasformati in
serre nel periodo invernale grazie ad una finestratura con vetro semplice ripiegabile.
Legenda:
1. elemento frangisole
2. struttura in tubolari di acciaio
3. copertura continua
4. solaio in laterocemento
5. aggetto in cemento armato
6. finestra in alluminio
7. parapetto in acciaio
8. pavimento radiante
9. controventamento della struttura tubolare
Scorcio e vista laterale
dell’edificio in linea.
69
DETTAGLI
Simone Secchi, Elisa Nannipieri
Normativa
La classificazione
acustica degli edifici
È stata pubblicata la nuova norma UNI 11367 sulla classificazione acustica delle unità immobiliari.
Nell’articolo sono riportati i contenuti principali della nuova normativa e alcune questioni
aperte per la predisposizione del prossimo testo legislativo sui requisiti acustici degli edifici
attualmente in fase di revisione
I
n Italia, la protezione acustica degli edifici residenziali e non
residenziali è normata da marzo 1998 dal DPCM 5/12/97[1],
attuativo della “Legge quadro” 447/95[2] sull’inquinamento
acustico. Come noto, l’entrata in vigore del decreto citato e la
successiva diffusione di maggiori conoscenze in ambito acustico
tra progettisti, imprese e cittadini hanno portato ad una progressiva modifica del modo di costruire gli edifici residenziali e non
residenziali in Italia. Parallelamente a questo, il frequente mancato rispetto dei requisiti minimi di protezione acustica in edifici
realizzati dal 1998 ad oggi ha generato una molteplicità di contenziosi civili, tra acquirenti di alloggi e venditori o costruttori
degli stessi, che presenta aspetti inquietanti per molte imprese di
costruzioni, che già subiscono gli effetti della crisi economica
nazionale iniziata nel 2009.
La frequenza del mancato rispetto dei requisiti minimi di isolamento acustico, evidenziata in uno studio del 2009 degli autori[3,
4], può essere imputata a differenti cause.
La prima spiegazione può essere data dalla forte crescita dei
livelli prestazionali di protezione acustica imposta dal DPCM
5/12/97 rispetto agli standard costruttivi nazionali dell’epoca ed
alla sostanziale assenza di normative precedenti in materia (con
l’eccezione del DM 18/12/75 relativo, però, alla sola edilizia
scolastica).
Si deve anche citare la mancata emanazione, ai sensi dell’art. 3,
comma “e”, della Legge 447/95, del decreto concernente “i criteri per la progettazione, l’esecuzione e la ristrutturazione delle costruzioni edilizie e delle infrastrutture dei trasporti, ai fini della tutela dall’inquinamento acustico”.
L’assenza, ad oggi, di tale decreto è alla base di molte obiezioni,
anche di natura legale, sull’effettiva possibilità di applicare agli
58
edifici i limiti previsti dal DPCM 5/12/97.Va sottolineato a questo riguardo che la norma UNI contenente i criteri di calcolo
dei requisiti acustici degli edifici[5] è stata redatta quasi cinque
anni dopo l’emanazione del DPCM 5/12/97 e che il rapporto
tecnico che riferisce tali metodi al contesto costruttivo nazionale[6] è stato pubblicato solo nel novembre 2005.
La seconda spiegazione alla frequenza del mancato rispetto dei
limiti del DPCM 5/12/97 è data dalla difficoltà di conseguire in
opera i valori prestazionali calcolati secondo le metodologie
definite dalla UNI 12354.Tale difficoltà è insita nella natura della
propagazione sonora nelle strutture edilizie che privilegia fortemente la trasmissione attraverso i punti deboli, come alcune
situazioni singolari di contatto tra strutture disaccoppiate,
discontinuità dei componenti, ecc.
L’esperienza dimostra come piccoli difetti realizzativi siano all’origine di forti alterazioni delle capacità fonoisolante delle strutture edilizie.
A fronte di questo contesto particolarmente critico, va comunque evidenziato come i livelli prestazionali previsti dal citato
decreto siano in generale inferiori a quelli imposti da analoghe
normative di altri Paesi europei.
A fronte di tutto ciò, si è imposta negli ultimi anni la necessità di
modificare i contenuti del DPCM 5/12/97, ipotizzando anche
modi alternativi e meno stringenti per le imprese per la valutazione dei requisiti acustici degli edifici.
L’Ente italiano di normazione (UNI) ha quindi costituito un
gruppo di lavoro (GL5, SC1) che, fin dal 2007, ha lavorato per la
messa a punto di una nuova norma sulla classificazione acustica
delle costruzioni che potesse essere la base per la definizione di
un nuovo testo legislativo sulla protezione acustica degli edifici.
CIL 137
I principi della classificazione acustica La classificazione
acustica è un sistema di valutazione della qualità degli edifici sotto il
profilo della loro protezione dal rumore.Tale sistema è diffuso in alcuni Paesi europei fin dalla prima metà degli anni ’90 (Francia, Germania)[7] ed in differenti casi la relativa normativa tecnica è stata già
aggiornata più volte. I motivi che portano all’introduzione di un sistema di classificazione della qualità acustica degli edifici possono essere riassunti come segue.
Innanzi a tutto,l’introduzione delle classi acustiche richiama un concetto ormai diffuso sia in ambito edilizio (la certificazione energetica degli edifici) che in ambito domestico (la certificazione degli
elettrodomestici),rendendo semplice e trasparente la lettura,da parte
dell’acquirente, della qualità acustica dell’immobile.
Un secondo aspetto molto importante è che l’introduzione di un sistema di graduazione della qualità acustica, a partire da valori di soglia minimi verso prestazioni crescenti,dovrebbe incentivare un processo di progressivo miglioramento degli standard qualitativi in edilizia.È infatti presumibile che il mercato,di pari passo con il progresso
delle tecnologie edilizie per la protezione dai rumori degli edifici,tenderà con il tempo a proporre alloggi di classe acustica crescente.Questo secondo obiettivo della classificazione ha inevitabilmente orientato le scelte del gruppo di lavoro UNI in merito alla definizione
dei valori limite riferiti alle differenti classi.A questo proposito, il dibattito sviluppato in sede normativa ha tenuto conto sia della necessità di individuare idonei intervalli tra le classi che non fossero
tanto ampi rispetto alle prospettive di possibili sviluppi futuri delle
tecnologie edilizie, sia delle reali esigenze di protezione acustica dei
cittadini, sia del confronto con gli standard adottati in altri Paesi europei, sia infine dell’incertezza delle misure di acustica edilizia.
Il terzo aspetto che si può citare è il depotenziamento del meccanismo di conformità/non conformità ai limiti definiti dalle norme
sui requisiti acustici degli edifici. Infatti, con riferimento ai livelli
dettati dal DPCM 5/12/97, a fronte di verifiche in opera sui requisiti acustici passivi, l’esito può solamente essere di conformità o non
conformità. Ad esempio, rispetto al potere fonoisolante apparente
delle partizioni interne, se una prova in opera fornisse come risultato R’w pari a 50 dB, l’alloggio sarebbe a norma; se invece fornis-
1
se R’w = 49 dB oppure 44 dB, l’alloggio sarebbe ugualmente fuori
norma, pur essendo evidente che nei due casi la perdita di qualità
acustica rispetto allo standard sarebbe ben differente.
La classificazione acustica negli altri contesti europei I
sistemi di classificazione acustica si sono diffusi nelle normative di
vari Paesi europei fin dagli anni ’90.
In tabella 1 sono riportati i risultati di uno studio comparativo condotto da Birgit Rasmussen[7] in cui si evidenziano il numero di
classi acustiche previste dalle varie normative esaminate, il valore
limite definito dalla legislazione nazionale (dB) e l’anno di pubblicazione della norma sulla classificazione.
Si nota come molti Paesi europei (compresa l’Italia) abbiano un
sistema di classificazione con 4 livelli di qualità e che in quasi tutti
i casi il limite di legge corrisponda alla terza classe.
In Italia, non esiste una stretta relazione tra i valori limite attualmente definiti dal DPCM 5/12/97 ed una specifica classe acustica,
anche perché la nuova norma UNI introduce grandezze che, in
alcuni casi, sono differenti da quelle usate dal decreto del 1997.
Tuttavia, appare ragionevole attendersi che il futuro testo legislativo in materia assuma a riferimento la classe III come nuovo limite
di legge.
In tabella 2 sono riportati i valori limite per le diverse classi di isolamento acustico ai rumori aerei provenienti da alloggi adiacenti
secondo le varie norme europee.
Si nota come molti Paesi usino grandezze differenti da quelle
impiegate in Italia per la determinazione dell’isolamento ai rumori aerei tra alloggi (indice di valutazione del potere fonoisolante
apparente, R’w).
In particolare, in molti Paesi del Nord Europa l’indice R’w viene
corretto con il termine di adattamento spettrale C50-3150.
L’introduzione di tale termine serve a tenere maggiormente conto
del comportamento della parete alle basse frequenze.
Ciò sembra giustificato dal fatto che in tali Paesi sono diffuse tecnologie edilizie basate su soluzioni leggere da montare a secco che,
proprio alle basse frequenze, presentano spesso prestazioni piuttosto scadenti.
Numero di classi acustiche previste in vari Paesi europei, relativo valore limite definito secondo la legislazione nazionale e anno di applicazione
della norma sulla classificazione acustica [7].
Paese
Classi acustiche
Limite di legge
Norma di riferimento
Anno di applicazione
Danimarca
A/B/C/D
C
DS 490 (2007)
2001/2007
Finlandia
A/B/C/D
C
SFS 5907 (2004)
2004
Islanda
A/B/C/D
Limiti differenti
IST 45 (2003)
2003
Norvegia
A/B/C/D
C
NS 8175 (2008)
1997/2005/2008
Svezia
A/B/C/D
C
SS 25267 (2004)
1996/1998/2004
Lituania
A/B/C/D/E
C
STR 2.01.07 (2003)
2004
Olanda
1/2/3/4/5
Limiti differenti
NEN 1070 (1999)
1999
III/II/I
I
VDI 4100 (2007)
1994/2007
Francia
QLAC/QL
Limiti differenti
Qualitel (2008)
1993/1995/2000/2008
Italia
I/II/III/IV
III (?)
UN 11367I[8]
2010
Germania
59
NORMATIVA
2
Livelli limite delle diverse classi (dB) in vari Paesi europei per l’isolamento acustico ai rumori aerei tra alloggi [7].
Paese
Classe A
classe I Olanda e Italia
classe III Germania
Classe B
classe II Olanda
Italia e Germania
QLAC Francia
Classe C
classe III Olanda e Italia
classe I Germania
QL Francia
Classe D
classe IV Olanda
e Italia
Classe E
classe V Olanda
Danimarca
R’w + C50-3150≥ 63
R’w + C50-3150 ≥58
R’w ≥ 55
R’w ≥ 50
–
Finlandia
R’w + C50-3150≥ 63
R’w + C50-3150≥ 58
R’w ≥ 55
R’w ≥ 49
–
R’w + C50-3150 ≥ 63
R’w + C50-3150 ≥ 58
R’w ≥ 55
R’w ≥ 50
–
R’w + C50-5000≥ 63
R’w + C50-5000≥ 58
R’w ≥ 55
R’w ≥ 50
–
R’w + C50-3150 ≥ 61
R’w + C50-3150≥ 57
R’w + C50-3150 ≥ 53
R’w ≥ 49
–
R’w + C50-3150 ≥ 63 o
R’w + C50-3150 ≥ 58
R’w o DnT,w ≥ 52
R’w o DnT,w ≥ 48
Islanda (1)
Norvegia
(1)
Svezia
Lituania
(1)
Olanda
Germania (in linea)
DnT,w + C50-3150 ≥ 63
DnT,w + C50-3150 ≥ 58
R’w o DnT,w ≥ 55
DnT,w + C ≥ 62
DnT,w + C ≥ 57
DnT,w + C ≥ 52
DnT,w + C ≥ 47
DnT,w + C ≥ 42
orizz: R’w ≥ 59
orizz: R’w ≥ 56
orizz: R’w ≥ 53
vert: R’w ≥ 60
vert: R’w ≥ 57
vert: R’w ≥ 54
–
–
Germania (a schiera)
R’w ≥ 68
R’w ≥ 63
R’w ≥ 57
–
–
Francia
-
DnT,w + C ≥ 56
DnT,w + C ≥ 53
–
–
Italia
R’w ≥ 56
R’w ≥ 53
R’w ≥ 50
R’w ≥ 45
–
(1) L’uso dei termini C50-3150/5000 è raccomandato anche per la classe C.
3
Incertezza estesa di misura da applicare ai risultati delle rilevazioni acustiche [8].
Incertezza di misura Um
4
D2m,nT,w dB
R’w dB
L’nw dB
Lic dB(A)
Lid dB(A)
1
1
1
1,1
2,4
Valori limite riferiti alle diverse classi acustiche degli edifici [8].
Classe
acustica
Isolamento acustico
normalizzato
di facciata
D2m,nT,w (dB)
I
≥ 43
Potere fonoisolante
apparente
di partizioni verticali
e orizzontali fra
ambienti di differenti
unità immobiliari
R’w (dB)
Livello di pressione
sonora di calpestio
normalizzato fra
ambienti di differenti
unità immobiliari
Livello sonoro
corretto immesso
da impianti
a funzionamento
continuo
Livello sonoro
corretto immesso
da impianti
a funzionamento
discontinuo
L’nw (dB)
Lic (dBA)
Lid (dBA)
≥ 56
≤ 53
≤ 25
≤ 30
II
≥ 40
≥ 53
≤ 58
≤ 28
≤ 33
III
≥ 37
≥ 50
≤ 63
≤ 32
≤ 37
IV
≥ 32
≥ 45
≤ 68
≤ 37
≤ 42
La nuova norma UNI sulla classificazione acustica degli
edifici L’elaborazione della nuova norma UNI sulla classificazione
acustica degli edifici[8] ha richiesto oltre due anni di attività da parte
del Gruppo di Lavoro 5 della Sottocommissione Acustica Edilizia
dell’UNI, con la partecipazione di oltre cinquanta esperti in rappresentanza di enti di ricerca, università, associazioni, singole aziende e
studi professionali.Nel giugno 2010,dopo l’analisi di oltre duecento
osservazioni pervenute nel periodo di inchiesta pubblica del progetto di norma(1),questo è stato approvato definitivamente ed è stato
pubblicato nel luglio 2010 come norma UNI 11367[8].
I contenuti essenziali della norma, che è costituita da ben cento
60
pagine, sono riassunti a seguire, nella consapevolezza che la comprensione precisa di tutti gli aspetti ivi trattati richiederà necessariamente la lettura attenta del documento completo.
Innanzi a tutto va sottolineato che la classe acustica è da considerarsi una “proprietà intrinseca dell’edificio” ed è pertanto indipendente dal contesto in cui questo si trovi (clima acustico esterno, uso
dell’edificio, ecc.). Ad esempio, un edificio è considerato di classe
acustica “I” per l’isolamento dai rumori aerei esterni se le sue facciate rispettano i limiti definiti per tale classe (D2m,nT,w ≥ 43 dB)
qualunque sia il livello sonoro presente nell’ambiente esterno e,
quindi, il rumore immesso all’interno. La necessità di correlare l’i-
CIL 137
solamento acustico di facciata al clima acustico esterno, considerata a livello informativo nell’appendice L della norma, potrà essere
oggetto di specifiche indicazioni nel nuovo decreto che dovrà indicare i limiti minimi prestazionali per gli edifici.
Un secondo aspetto di notevole rilevanza è che la classificazione
acustica si riferisce alle “unità immobiliari”(2) sulla base dei “valori
medi” delle prestazioni acustiche dei suoi componenti misurate in
opera. Per ogni singola unità immobiliare dovranno cioè essere
misurate le prestazioni acustiche delle partizioni orizzontali (R’w e
L’n,w) e verticali (R’w) e delle facciate (D2m,nT,w) ed il livello sonoro immesso dagli impianti a funzionamento continuo (Lic) e
discontinuo (Lid); i valori misurati per ogni singola grandezza
dovranno quindi essere mediati tra loro (media logaritmica). In
sostanza, è possibile che singoli componenti dell’edificio siano
caratterizzati da una prestazione acustica inferiore al limite della
classe purché il valore medio della grandezza rispetti comunque tale
limite. L’uso della media logaritmica riduce tuttavia la possibilità di
deviare molto dal limite della classe poiché, come noto, questo tipo
di media fornisce un risultato che tende ad essere significativamente influenzato dalla prestazione del componente peggiore.
I componenti delle singole unità immobiliari che dovranno essere oggetto di misurazione sono tutti quelli che separano “ambienti acusticamente verificabili” e di cui almeno uno sia un “ambiente abitativo”.
Viene così introdotto nella norma il concetto di “ambiente acusticamente verificabile”, come un ambiente di dimensioni sufficienti
a consentire le misure in conformità alle procedure descritte nelle
norme della serie UNI EN ISO 140. In pratica, non sarà oggetto
di verifica una partizione tra due locali bagno di due distinti alloggi (entrambi gli ambienti sono non abitativi), mentre la partizione
tra un locale bagno ed una camera da letto di un alloggio adiacente sarà oggetto di verifica solo se il bagno ha dimensioni tali da
risultare acusticamente verificabile (normalmente ciò non avviene).
Non sarà, inoltre, oggetto di verifica il solaio o la facciata di un locale bagno o di un locale tecnico.Tutte le altre partizioni (comprese,
ad esempio, quelle tra locali abitativi e vani scale quando la parete
non contenga una porta) dovranno essere oggetto di misurazione.
Per quanto attiene nello specifico le misure di potere fonoisolante
apparente (R’w), la prestazione oggetto di confronto con il limite di
classe sarà quella ottenuta come media delle prestazioni delle partizioni verticali (pareti) ed orizzontali (solai), comprendendo eventualmente tra queste sia quelle verso l’unità immobiliare soprastante
che quelle verso l’unità sottostante. Ciò implica un numero di misurazioni considerevole, come si deduce anche dall’esempio riportato
nel seguito. La norma consente comunque al tecnico che segue le
misurazioni di derogare rispetto a qualche specifico punto (per
esempio, selezionando un numero inferiore di elementi tecnici da
sottoporre a prova), purché ciò non comporti errori nella valutazione della classificazione e sia chiaramente esplicitato e motivato nella
relazione di verifica. È facile immaginarsi che tale margine di discrezionalità sarà oggetto di numerose interpretazioni differenti.
Una terza novità particolarmente rilevante introdotta dalla norma
è la valutazione dell’“incertezza di misura” e, limitatamente al caso
61
di edifici con caratteristiche tipologiche seriali (ad esempio, alberghi, ospedali, ecc.), dell’“incertezza di campionamento”.
Per tenere conto in maniera cautelativa dell’incertezza delle misurazioni di acustica edilizia, tutti i risultati delle misure dovranno
essere corretti (ridotti, per gli isolamenti, ed incrementati, per i
livelli sonori) con i valori riportati in tabella 3.
Ciò significa, di fatto, aumentare di uno o più decibel il limite della
prestazione definito per le differenti classi.
I valori dell’incertezza estesa riportati nella norma ed in tabella 3
sono stati ottenuti applicando il livello di fiducia monolaterale
dell’84% ai valori dello scarto tipo di riproducibilità per le misure
di acustica edilizia, previsti in una norma olandese (NPR
5092:1999). In pratica, ciò significa che, una volta applicata la correzione Um al risultato della misura, vi è l’84% delle possibilità che
la stessa misura eseguita da un altro tecnico fornisca un risultato
uguale o migliore di quello ottenuto dal primo tecnico.
Ovviamente, questo assunto si fonda su basi statistiche e sull’ipotesi che le misure siano sempre eseguite seguendo rigorosamente le
procedure delle norme della serie UNI EN ISO 140.
Per quanto riguarda la valutazione dell’incertezza di campionamento, cui è dedicata un’appendice informativa nella norma, va
rilevato che questa si dovrebbe applicare solo nei casi di edifici con
caratteristiche tipologiche e tecnologiche seriali, ovvero con
ambienti e partizioni che si ripetono uguali numerose volte (anche
per quanto riguarda l’integrazione con l’impiantistica). Ciò avviene normalmente negli edifici non residenziali come alcuni alberghi
o ospedali, in cui le camere o le degenze sono replicate serialmente
nei vari piani degli edifici. In questi casi, la norma consente di eseguire le misure su un numero limitato di elementi tecnici (non meno
del 10% del totale) applicando però al risultato finale una correzione
(cautelativa) corrispondente all’incertezza di campionamento.
Anche l’incertezza di campionamento, come quella di misura, è
funzione dello scarto tipo tra le misure e del livello di fiducia scelto per le valutazioni. Applicando il livello di fiducia del 50% (che
corrisponde al 50% delle possibilità che il risultato “vero” sia peggiore di quello dichiarato), l’incertezza di campionamento si annulla e quindi il valore da dichiarare diviene uguale a quello medio
ottenuto dalle misure (corrette con l’incertezza di misura che deve
essere comunque applicata). Considerando invece un livello di fiducia alto ed in presenza di poche misure che forniscono risultati tra
loro differenti (ciò è facilmente verificabile), l’incertezza di campionamento può comportare anche correzioni molto rilevanti.
Un ulteriore aspetto degno di nota è che le misure del rumore
degli impianti dovranno essere corrette secondo il tempo di riverberazione misurato nell’ambiente oggetto di rilevazione e, limitatamente al caso del rumore degli impianti a funzionamento continuo
(ad esempio, impianti di riscaldamento o condizionamento), anche
per l’eventuale rilevanza del rumore residuo(3).
In tabella 4 sono riportati i valori limite riferiti alle diverse classi di
qualità acustica degli edifici con destinazione residenziale, direzionale ed ufficio, ricettiva (alberghi, pensioni e simili), ricreativa, di
culto e commerciale(4).
NORMATIVA
5
Valori di riferimento per le prestazioni acustiche degli edifici adibiti a scuole ed ospedali [8].
Prestazione Prestazione
di base
superiore
Isolamento acustico normalizzato di facciata, D2m,nT,w (dB)
38
43
Potere fonoisolante apparente di partizioni fra ambienti di differenti unità immobiliari, R’w (dB)
50
56
Livello di pressione sonora di calpestio normalizzato fra ambienti di differenti unità immobiliari, L’nw (dB)
63
53
Livello sonoro immesso da impianti a funzionamento continuo in ambienti diversi da quelli di installazione, Lic (dBA)
32
28
Livello sonoro massimo immesso da impianti a funzionamento discontinuo in ambienti diversi da quelli di installazione, Lid (dBA)
39
34
Isolamento acustico normalizzato di partizioni fra ambienti sovrapposti della stessa unità immobiliare, DnT,w (dB)
50
55
Isolamento acustico normalizzato di partizioni i fra ambienti adiacenti della stessa unità immobiliare, DnT,w (dB)
45
50
Livello di pressione sonora di calpestio normalizzato fra ambienti sovrapposti della stessa unità immobiliare, L’nw (dB)
63
53
6
Coefficienti di peso attribuiti alle diverse classi, da utilizzare per il calcolo della classe acustica globale dell’unità immobiliare [8].
Classe
I
II
III
IV
Prestazioni fino a 5 dB peggiori
rispetto alla classe IV
Prestazioni per più di 5 dB
peggiori rispetto alla classe IV
Coefficiente Zr
1
2
3
4
5
10
7
Relazione tra classe acustica della facciata, livello sonoro esterno e prestazioni acustiche attese da parte di occupanti con normale sensibilità al rumore [8].
Tipologia area
Aree molto silenziose
Classe acustica di isolamento acustico di facciata (D2m,nT,w)
IV
III
II
I
di base
buone
molto buone
molto buone
Aree abbastanza silenziose
modeste
di base
buone
molto buone
Aree mediamente rumorose
modeste
modeste
di base
buone
Aree molto rumorose
modeste
modeste
modeste
di base
Si nota come i valori di soglia riferiti alla classe III corrispondano
(salvo la correzione per l’incertezza di misura) ai limiti del DPCM
5/12/97 per quanto attiene il potere fonoisolante apparente delle
partizioni interne (R’w ≥ 50 dB) ed il livello di rumore da calpestio (L’n,w ≤ 63 dB). Il valore riferito a tale classe per quanto riguarda l’isolamento acustico di facciata (D2m,nT,w ≥ 37 dB) è invece
di 3 dB inferiore al limite del citato decreto. Tale riduzione del
limite per la classe III è giustificato anche dal confronto con i limiti definiti in altri Paesi europei per lo stesso requisito. Inoltre, è prevedibile che la nuova legislazione nazionale possa specificare maggiori prestazioni rispetto a tale valore di soglia in presenza di livelli
sonori nell’ambiente esterno particolarmente elevati.
Il confronto con i valori limite definiti nel DPCM 5/12/97 per il
rumore degli impianti non è invece immediato in quanto, in questo caso, sono state introdotte, come già ricordato in precedenza, due
nuove grandezze (Lic e Lid). In generale, si può ritenere comunque
che i valori di riferimento per la classe III comportino prestazioni
degli impianti inferiori a quelle richieste dal decreto.
Va sottolineato che i valori limite per l’isolamento ai rumori aerei
interni ed al rumore da calpestio si riferiscono, per l’edilizia ricettiva, anche alle partizioni interne alla medesima unità immobiliare
(ad esempio, pareti e solai tra camere di albergo). In questo caso,
però, la grandezza usata per l’isolamento ai rumori aerei interni è
62
l’isolamento acustico normalizzato rispetto al tempo di riverberazione (DnT,w) al posto del potere fonoisolante apparente (R’W).
Gli edifici adibiti a scuole ed ospedali non sono invece soggetti a
classificazione acustica; per essi vengono introdotti i due livelli di
riferimento riportati nella tabella 5 per i vari requisiti delle partizioni, delle facciate e degli impianti.
Va osservato, come aspetto di particolare rilevanza, che la norma
introduce la valutazione dell’isolamento acustico tra ambienti della
medesima unità immobiliare, ovvero tra aule o camere di degenza.
Il DPCM 5/12/97, con la clausola di riferire la valutazione del
potere fonoisolante apparente solamente alle partizioni tra distinte
unità immobiliari, di fatto, escludeva dalla verifica le partizioni tra
le aule scolastiche e tra le camere di degenza ospedaliere (come
quelle tra gli uffici). Il valore di base introdotto dalla norma UNI,
ed ancor più il valore superiore, potranno richiedere una diversa
progettazione e realizzazione delle partizioni suddette rispetto agli
standard costruttivi più diffusi.
Un altro aspetto rilevante per l’edilizia ospedaliera, e soprattutto per
quella scolastica, è che i valori di base che si riferiscono all’isolamento acustico di facciata (D2m,nT,w ≥ 38 dB) sono decisamente
più bassi rispetto a quelli definiti dal DPCM 5/12/97 (45 dB per
gli ospedali e 48 dB per le scuole).
Una volta determinata la classe acustica dell’unità immobiliare, con
CIL 137
riferimento ai cinque requisiti definiti in tabella 4(5), può essere
definita la “classe acustica globale” dell’unità immobiliare, che si
ottiene come media dei valori delle diverse classi mediante l’equazione (1), arrotondando il risultato all’intero più vicino:
P
Σ Zr
ZUI
=
r =1
––––––
P
(1)
dove P è il numero di requisiti r considerati per l’unità immobiliare e Zr è il valore del coefficiente di peso relativo al requisito r (con
r = 1,…,P), determinato secondo la tabella 6.
L’introduzione della classe acustica globale dell’unità immobiliare
risulta importante soprattutto nell’ottica della semplificazione della
valutazione della qualità acustica per l’utente finale, ma potrebbe
anche indurre in letture erronee della stessa. Infatti, trattandosi di un
valore medio, è possibile che singoli requisiti siano di classe acustica inferiore a quella dichiarata come globale, se questa deviazione
viene compensata da altri requisiti. Ad esempio, in presenza di una
classe IV di potere fonoisolante apparente, con tutti gli altri requisiti in classe III ed uno in classe II, la classe globale sarebbe la III.
Ciò corrisponderebbe, ad esempio, ad avere in classe III l’intera
unità immobiliare anche in presenza di un indice di valutazione del
potere fonoisolante pari a 47 dB. Peraltro, poiché il valore che si
dichiara per ogni singolo requisito si ottiene dalla media della prestazione dei diversi componenti provati (pareti e solai), è possibile
che alcuni elementi tecnici siano caratterizzati da prestazione acustica inferiore anche a 47 dB. L’indicazione della sola classe acustica globale dell’unità immobiliare potrebbe, pertanto, risultare fuorviante rispetto alla corretta interpretazione della qualità acustica
dell’unità. Per questa ragione, la classe globale dovrà comunque
essere associata alla classe riferita ai singoli requisiti.
Un ultimo aspetto che trova spazio nella norma è la “correlazione
tra classe acustica e giudizio qualitativo” per l’utente.
In tabella 7 è riportata la suddetta relazione estratta dall’appendice
L della norma[8].
Per determinare la relazione tra livelli prestazionali (quindi classi
acustiche) e comfort acustico percepito dagli utenti è necessario
valutare differenti aspetti, tra cui i più importanti sono[10, 11]:
• il tipo di sorgente disturbante (livello e spettro sonoro, andamento temporale);
• la prestazione acustica offerta dagli elementi di chiusura e separazione;
• la sensibilità al rumore della persona e sue condizioni fisiche e psichiche.
Fissate alcune ipotesi, è possibile stabilire una relazione di massima tra
livelli sonori disturbanti e classe acustica richiesta per soddisfare
determinate esigenze di comfort. Si noti che in tabella 7, che riferisce tale relazione alla sola classe acustica di isolamento di facciata,
mancano i riferimenti numerici al livello sonoro presente in ambiente esterno.Tuttavia,se si considera che gran parte dei centri abitati italiani sono caratterizzabili come “aree mediamente rumorose” (se non
“molto rumorose”), se ne deduce che la classe minima di isolamento acustico di facciata dovrebbe essere la II, cui corrisponde un isolamento D2m,nT,w uguale o superiore a 40 dB, pari all’attuale limite di legge per l’edilizia residenziale, secondo il DPCM 5/12/97.
63
Esempio di applicazione L’unità immobiliare presa in considerazione (fig. 1) - un alloggio appartenente ad un edificio multipiano
a destinazione residenziale - si trova ad un piano tipo, ovvero con alloggi uguali sia al piano superiore che a quello inferiore.
Gli elementi tecnici oggetto di misurazione sono:
• per l’isolamento acustico di facciata: 4 pareti (F1÷4);
• per il potere fonoisolante apparente: 3 pareti (P1÷3) e 8 solai
(S1÷4 sia verso l’alloggio sovrastante che verso quello sottostante);
• per il livello di rumore da calpestio: 4 solai (S1÷4);
• per il livello di rumore di impianti a funzionamento continuo:
nessuno (ipotizzando l’assenza di impianti di condizionamento);
• per il livello di rumore di impianti a funzionamento discontinuo:
2 impianti di scarico ed un impianto ascensore.
I valori ipotizzati per le prestazioni acustiche dei vari componenti
ed i relativi valori medi sono riportati in tabella 8.
I valori medi dell’ultima colonna di tabella 8 sono ottenuti mediante le seguenti relazioni:
n
Σ 10 –R’iw /10
R’w
i=1
= –10lg ––––––––––––––
n
(2)
n
Σ 10 L’n,iw /10
i=1
L’n,w = 10lg ––––––––––––––
n
(3)
Le formule usate per ottenere la media dell’isolamento acustico di
facciata (D2m,nT,w) e del livello di rumore da impianti (Lid) sono
analoghe, rispettivamente, alle formule (2) e (3).
Il valore medio della prestazione di potere fonoisolante di solai e
pareti è ottenuto dai dati riportati in tabella 8, mediante la relazione:
10–49,2/10 +10–51,1/10
R’w = –10lg –––––––––––––––––– = 50,0 (dB)
2
1. Alloggio assunto a riferimento per esemplificare il procedimento di
classificazione acustica dell’unità immobiliare.
NORMATIVA
8
Prestazioni acustiche attese dei vari elementi provati per il caso esemplificativo in esame (tra parentesi, il valore misurato; fuori da parentesi,
il valore corretto con l’incertezza di misura).
Requisito
Elemento tecnico provato
4
5
1
2
3
D2m,nT,w (F)
36 (37)
38 (39)
40 (41)
R’w, pareti (P)
51 (52)
48 (49)
49 (50)
R’w, solai (S)
51 (52)
50 (51)
51 (52)
51 (52)
L’n,w (S)
58 (57)
59 (58)
68 (67)
67 (66)
37,5 (39,9)
36,0 (38,4)
34,0 (36,4)
Lid
38,0
51 (52)
51 (52)
52 (53)
52 (53)
51,1
65,0
36,1
limite dettati dal DPCM 5/12/97 in molti edifici realizzati dopo il
1997, e la conseguente nascita di numerosi contenziosi civili sul territorio nazionale, hanno portato all’introduzione nel testo della
Legge comunitaria 2008[12] della seguente clausola (art. 11, c. 5):“In
attesa del riordino della materia, la disciplina relativa ai requisiti acustici passivi degli edifici e dei loro componenti (…) non trova applicazione nei rapporti tra privati e, in particolare, nei rapporti tra costruttori-venditori e acquirenti di alloggi sorti successivamente alla data di entrata in vigore della presente legge”.Tale testo, i cui risvolti pratici sono importanti, è stato
modificato dall’art. 15 della Legge comunitaria 2009[13] che estende
il limite della non applicabilità a tutti gli edifici, anche se costruiti
prima dell’entrata in vigore della legge (“fermi restando gli effetti derivanti da pronunce giudiziali passate in giudicato e la corretta esecuzione dei
lavori a regola d’arte asseverata da un tecnico abilitato”).
Il medesimo articolo della legge citata delega al Governo l’adozione
di un decreto legislativo per la determinazione dei requisiti acustici
passivi degli edifici.La strada per la sostituzione del DPCM 5/12/97
è dunque delineata con, in aggiunta, la condizione che, in attesa del
nuovo testo, l’applicabilità dei valori limite ivi definiti non sono validi nei rapporti tra privati cittadini.
Alla data di scrittura di questa nota, non è dato conoscere i dettagli
definitivi del nuovo testo legislativo, ma è evidente che, in funzione
di questi,si strutturerà il nuovo contesto di verifiche sui requisiti acustici degli edifici, così fortemente influenzato in questi anni dai contenuti (pur controversi) del DPCM 5/12/97.
Vale la pena in questa fase soffermarsi solo su alcuni aspetti maggiormente rilevanti per la definizione del nuovo testo legislativo.
La classificazione acustica degli edifici, definita dalla norma UNI più
Risultati della classificazione acustica globale nel caso studio esaminato.
D2m,nT,w
R’w
L’n,w
Lid
Classe acustica
III
III
IV
III
Coefficiente Zr
3
3
4
3
Classe acustica globale
8
49,2
Prospettive future La frequenza del mancato rispetto dei valori
Valore medio
7
39 (40)
Dai dati sopra indicati, si ottiene la classificazione acustica dei singoli requisiti dell’alloggio in esame e la conseguente classificazione
globale dell’unità immobiliare in classe III (tabella 9).
9
Valore medio
6
3,25 (3)
III
64
volte richiamata[8],potrà avvenire su base obbligatoria o volontaria (?).
Sarà riferibile solo all’edilizia di nuova costruzione o anche a quella esistente (?).
Saranno introdotti valori limite anche per le prestazioni dei singoli elementi tecnici o solo per la classe acustica del requisito,ottenuta da media sulle prestazioni dei singoli elementi tecnici (?).
Verrà introdotto un regime sanzionatorio e sarà prevista una relazione tra soddisfacimento dei requisiti acustici passivi e rilascio del
certificato di abitabilità/agibilità dell’immobile (?).
In funzione di come verrà data risposta a questi ed ad altri quesiti,
potrà cambiare più o meno significativamente il contesto legislativo
nazionale sulla protezione acustica degli edifici, con importanti ricadute sul mercato delle costruzioni e dei prodotti da costruzione. ¶
Note
1. L’inchiesta pubblica è una fase fondamentale del processo di elaborazione delle norme
in cui queste, dopo essere state approvate dal gruppo di lavoro competente, vengono messe
a disposizione di tutti gli operatori al fine di raccogliere i commenti e ottenere il consenso più allargato possibile.
2. Ai sensi della norma, si definisce “unità immobiliare” una porzione di fabbricato, o un
fabbricato, o un insieme di fabbricati, ovvero un’area che, nello stato in cui si trova e
secondo l’utilizzo locale, presenta potenzialità di autonomia funzionale e reddituale.Tale
definizione corrisponde a quella fornita dall’art. 2 del DM 2/01/98 [9].
3. Il rumore residuo è il livello medio di pressione sonora presente nell’ambiente oggetto
di verifica in assenza del rumore dell’impianto.
4. Per quanto attiene l’edilizia commerciale, fanno eccezione, se caratterizzati da destinazione
esclusiva, i ristoranti, i bar, i negozi con accesso diretto all’esterno, i centri commerciali, le
autofficine,i distributori carburanti e simili.Se tali ambienti fanno invece parte di edifici aventi destinazioni d’uso miste, fa eccezione solo l’isolamento acustico normalizzato di facciata.
5. In alcuni casi, alcuni requisiti possono essere ritenuti non pertinenti e sono pertanto
indicati con l’acronimo “NP”.Tale può essere il caso, ad esempio, del livello di rumore da
calpestio di un’abitazione monofamiliare.
Riferimenti
[1] DPCM 5/12/97, Determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici, in G. U. Serie
generale n. 297 del 22/12/97.
[2] Legge 447/95, Legge quadro sull’inquinamento acustico, in Gazzetta Ufficiale 30 ottobre
1995, n. 254, S.O.
[3] E. Nannipieri, S. Secchi, L’evoluzione della qualità acustica degli edifici italiani, in Atti del
36° Convegno nazionale AIA, Milano, 10-12 giugno 2009.
[4] G. Cellai, E. Nannipieri, G. Raffellini, S. Secchi, L’edilizia residenziale pubblica in Italia
dagli anni ‘50 ad oggi: evoluzione del comfort acustico e termico, in Atti del 37° Convegno nazionale AIA, Siracusa, 26-28 maggio 2010.
[5] UNI EN ISO 12354: 2002, Acustica edilizia. Stima delle prestazioni acustiche degli edifici a
partire dalle prestazioni dei componenti.
[6] UNI TR 11175: 2005, Acustica in edilizia. Guida alle norme serie UNI EN 12354 per la
previsione delle prestazioni acustiche degli edifici.Applicazione alla tipologia costruttiva nazionale.
[7] B. Rasmussen, Sound classification of dwellings. Overview schemes in Europe and interaction
with legislation, in Atti Convention nazionale del GAE, Ferrara 11-12 marzo 2009.
[8] UNI 11367:2010, Classificazione acustica delle unità immobiliari, 2010.
[9] DM 2/01/98, Regolamento recante norme in tema di costituzione del catasto dei fabbricati e modalità di produzione ed adeguamento della nuova cartografia catastale, in G. U. n. 45 del 24/2/98.
[10] S. Secchi, G. Cellai, Relazione tra prestazioni acustiche passive degli edifici e comfort acustico degli
ambienti interni, in Rivista Italiana di Acustica, 51-55, vol. 32 n. 4, ottobre-dicembre 2008.
[11] F. Scamoni, S. Secchi, Classi acustiche e qualità acustica attesa negli edifici, in Atti del 37°
Convegno nazionale AIA, Siracusa, 26-28 maggio 2010.
[12] Legge 88/09, Disposizioni per l’adempimento di obblighi derivanti dall’appartenenza
dell’Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2008.
[13] Legge 96/2010, Disposizioni per l’adempimento di obblighi derivanti dall’appartenenza
dell’Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2009, in Supplemento Ordinario n.
138/L alla G. U. serie generale n. 146 del 25/06/10.
CIL 137
Giuseppe Margani
Ricerca
Murature massive
e comfort sostenibile
in clima mediterraneo
Una recente ricerca dell’Università di Catania, partendo dalle problematiche legate
alla riduzione del consumo energetico per la climatizzazione degli edifici, ha accertato
come le soluzioni massive, nel contesto tipicamente mediterraneo, siano le più performanti
dal punto di vista sia del comfort ambientale che del risparmio energetico
O
Mtep
65
11000
10000
9000
8000
7000
6000
5000
4000
3000
2000
1000
83
84
85
86
87
88
89
carbone
energia idroelettrica
energia nucleare
90
91
92
93
94
95
96
97
98
99
00
01
02
03
04
05
06
07
08
gas naturale
olio combustibile
1. Evoluzione dei consumi mondiali di energia primaria 1983-2008 in Mtep, con
distinzione del tipo di risorsa (BP Statistical review of world energy, 2009).
Mtep
ggi, i Paesi industrializzati coprono l’80-85% del proprio
fabbisogno energetico mediante l’impiego di combustibili fossili (petrolio, gas, carbone; fig. 1).Tuttavia, la disponibilità di tali combustibili tende ad esaurirsi, a dispetto di una
domanda di energia sempre crescente, soprattutto da parte degli
Stati asiatici (fig. 2). Ciò comporterà inevitabilmente un incremento insostenibile dei prezzi, in particolare del petrolio e dei suoi derivati. A fronte di un aumento incontrollato del prezzo del greggio,
le uniche alternative possibili saranno:
• utilizzare fonti energetiche rinnovabili;
• migliorare l’efficienza energetica.
In caso contrario, sarà necessario che i Paesi più ricchi, e quindi più
energivori, limitino drasticamente la capacità produttiva o i propri
livelli di comfort.
Alle problematiche di tipo economico e sociale, si aggiungono
quelle di carattere ambientale: come noto, l’uso indiscriminato dei
combustibili fossili sta producendo sul pianeta alterazioni ecologico-ambientali preoccupanti, dovute all’intensificarsi dell’effetto
serra; quest’ultimo come noto provoca, a sua volta, un incremento
della temperatura media terrestre(1), il cosiddetto “riscaldamento
globale”.Tale fenomeno, alterando le attuali condizioni climatiche
del pianeta e modificando il volume dei ghiacciai e degli oceani,
può avere conseguenze disastrose per l’ecosistema mondiale.
L’adozione di fonti di energia alternative e sostenibili comporta
quindi un duplice vantaggio:
• far fronte alla crisi energetica dovuta al progressivo e documentato esaurimento delle riserve di combustibili fossili;
• evitare rischi di catastrofi ambientali.
Tra le potenziali fonti energetiche alternative, è problematico puntare sul nucleare, il quale, pur presentando una buona efficienza e
Europa e Eurasia
Nord America
Asia e Pacifico
America Centrale e Sud America
Medio Oriente
Africa
Italia
2. Consumi mondiali di energia primaria 1998-2008 in Mtep(2) (elaborazione su
dati BP Statistical review of world energy, 2009).
RICERCA
0
%
20
18 ,4
18 ,0
19 ,5
18 ,4
19 ,5
17,0
18 ,2
17,9
16 ,0
16 ,0
16 ,2
15 ,3
15
10
5
0
19 9 7
19 9 8
19 9 9
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
3. Incidenza percentuale della produzione lorda rinnovabile rispetto alla
produzione lorda totale di energia elettrica in Italia dal 1997 al 2008 (GSE,
Statistiche sulle fonti rinnovabili in Italia, 2008).
%
4. Incidenza percentuale della produzione lorda rinnovabile rispetto alla
produzione lorda totale di energia elettrica nell’UE15 nel 2008 (elaborazione su
dati GSE, Statistiche sulle fonti rinnovabili in Italia, 2008).
assicurando emissioni di CO2 potenzialmente trascurabili, produce
tuttavia scorie radioattive che costituiscono un’eredità estremamente pesante per le generazioni future; un’eredità che, con le
attuali procedure di smaltimento, si estinguerebbe in oltre 100.000
anni. L’obiettivo dev’essere quindi quello di affidarsi a fonti non
solo rinnovabili, ma anche “pulite” e sostenibili, che non determinino rilevanti squilibri ambientali, come l’energia solare, eolica,
geotermica, idroelettrica, marina(3), da biomasse e da rifiuti. Questo
obiettivo è stato peraltro accolto dall’UE, che nel marzo 2007 ha
varato un pacchetto integrato di azioni, sintetizzato con la sigla “2020-20”, il quale mira, entro il 2020, al raggiungimento di un triplice traguardo da parte degli Stati membri:
1. produzione energetica da fonti rinnovabili pari al 20% del consumo interno lordo di energia;
2. risparmio del 20% rispetto ai consumi previsti al 2020;
66
3. riduzione del 20% delle emissioni dei gas serra rispetto ai livelli
del 1990.
L’Italia sta lentamente cercando di emanciparsi dall’impiego di
combustibili fossili e dalla forte dipendenza energetica dall’estero
(attestatasi negli ultimi 4 anni intorno all’85%, contro il 50% della
media europea)(4). Nonostante gli sforzi compiuti, i dati non sono
ancora confortanti. Ciò è evidenziato da una inattesa diminuzione
(dal 1997 al 2007, in parte compensata nel 2008) della produzione
elettrica da fonti rinnovabili rispetto al totale della produzione
nazionale (fig. 3)(5).Tale diminuzione è imputabile sia all’aumento
dei consumi, sia alla riduzione negli anni della fornitura idroelettrica (che ancora offre di gran lunga il maggior contributo alla produzione rinnovabile nazionale); riduzione dovuta soprattutto alle
disposizioni legislative giustamente emanate per garantire il “minimo deflusso vitale” negli alvei. Il nostro Paese pertanto, pur avendo superato nel 2008 la media europea, resta lontano dall’obiettivo
del 22% al 2010, indicato per l’Italia dalla direttiva comunitaria
2001/77/CE(6), e soprattutto si trova notevolmente indietro rispetto alle nazioni più “virtuose”, come l’Austria, i Paesi scandinavi e il
Portogallo (fig. 4). Sulla base dei dati desunti dal bilancio energetico nazionale del 2008, l’incidenza delle fonti rinnovabili sulla
disponibilità totale in Italia scende poi addirittura all’8,9%, come
esplicitato nella fig. 5. Sempre secondo gli stessi dati, gli usi civili
risultano altamente energivori: il consumo nel settore del residenziale e del terziario è infatti pari al 32,1% del bilancio energetico
complessivo (fig. 6), e di tale aliquota, circa i due terzi (≅ 21% del
totale) sono dovuti alla climatizzazione degli ambienti (fig. 7)(7). A
ciò si aggiunga il fatto che in tali settori il 65,9% del fabbisogno è
coperto dagli idrocarburi, cioè da fonti inquinanti (fig. 8)(8) .Va inoltre osservato che, secondo stime ENEA del 2004, a fronte di un
costo di costruzione che in termini energetici si aggira intorno a
5,5Tep, in Italia un’abitazione da 90÷100 m2 richiede, per il solo
riscaldamento, mediamente 1Tep all’anno. Se a quelli del riscaldamento si aggiungono anche gli altri consumi di gestione (raffrescamento, usi elettrici obbligati, manutenzione, ristrutturazione, ecc.),
si può concludere che in appena 3 anni un’abitazione brucia la stessa energia necessaria a realizzarla(9).
Intervenire sui consumi civili in termini di sostenibilità e di efficienza è quindi numericamente significativo, soprattutto in uno scenario di crescita continua del fabbisogno energetico (figg. 10 e 11).
A tale proposito, infatti, le stime al 2020, redatte dalla Commissione
Europea sul risparmio potenziale dei consumi di energia, ammontano al 27% per gli edifici residenziali e al 30% per gli edifici commerciali (tab.1).Occorre a questo punto sottolineare che, mentre
nel settore commerciale le maggiori opportunità di risparmio sono
offerte dal miglioramento dei sistemi di gestione dell’energia, per
quello residenziale il problema cruciale è dato dalla scelta di una
corretta soluzione dell’involucro edilizio. Proprio in quest’ottica,
nel seguito vengono presi in esame i benefici, in termini di risparmio energetico e di comfort termico, che derivano dall’impiego di
chiusure verticali massive in laterizio, le quali, come si vedrà, risultano particolarmente vantaggiose nel clima mediterraneo(10) .
CIL 137
fig. 4 – Incidenza percentuale della produzione lorda rinnovabile rispetto alla
produzione lorda totale di energia e-lettrica nell’UE15 nel 2008 (elaboraz. su
dati GSE, Statistiche sulle fonti rinnovabili in Italia, 2008).
combustibili solidi
gas naturale
agricoltura e pesca
industria
prodotti petroliferi
fonti rinnovabili
trasporti
usi civili (residenziale e terziario)
usi non energetici
bunkeraggio
import energia elettrica
5. Disponibilità di energia per fonte in Italia nel 2008 (elaborazione su dati del
Bilancio Energetico Nazionale 2008).
6. Consumi di energia per settori di uso finale in Italia nel 2008 (elaborazione su
dati del Bilancio Energetico Nazionale 2008).
climatizzazione
acqua calda
gas naturale
petrolio
usi el. obbligati
cucina
energia elettrica
rinnovabili
7. Consumi di energia per usi finali nel settore civile in Italia (Risparmio ed
efficienza energetica della casa, SICENEA 2007).
industria
civile
trasporti
agricoltura
8. Consumi di energia per fonte nel settore civile in Italia (elaborazione su dati
del Bilancio Energetico Nazionale 2008).
Murature massive e comfort sostenibile Come si è visto, il
consumo di energia per usi civili è in costante aumento. Questo incremento è dovuto in larga parte alla crescente domanda di raffrescamento estivo che, secondo gli studi EECCAC(11), si quadruplicherà tra il 1990 e il 2020 (fig. 12). Ciò vale a maggior ragione per
un Paese dal clima mite come l’Italia, nel quale già nel 2004 la domanda di picco estivo di energia elettrica ha eguagliato quella invernale (fig. 13) e ha poi continuato a crescere, causando problemi
di carico massimo (fino al blackout),nonché aumenti dei costi e squilibri del bilancio energetico. Questo trend è stato generato soprattutto dall’impennata negli acquisti di condizionatori estivi da parte
degli utenti del settore residenziale e terziario, i quali normalmente
non conoscono alternative sostenibili ed efficaci ai dispositivi di raffrescamento attivo e vengono fortemente attratti dai loro bassi costi
8. Consumi di energia elettrica per settori di uso finale in Italia nel 2008
(elaborazione su dati del Bilancio Energetico Nazionale 2008).
67
RICERCA
70
200
180
60
160
50
140
Mtep
100
40
30
80
60
20
40
10
20
0
2019
1980
1981
1982
1983
1984
1985
1986
1987
1988
1989
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
2015
2016
2017
2018
2019
2020
2020
2018
2016
2017
2014
2015
2013
2011
2012
2009
2010
2008
2006
2007
2004
2005
2003
2002
2001
1999
2000
1998
1997
1996
1994
1995
1992
1993
0
1991
Mtep
120
bunkeraggi
agricoltura
industria
residenziale
usi non energetici
trasporti
civile
terziario
10. Consumi energetici per settore in Italia (Mtep): dati storici e previsione
(Scenario tendenziale dei consumi e del fabbisogno al 2020, Ministero Attività
Produttive, 2005).
1
11. Consumi energetici per usi civili in Italia (Mtep): dati storici e previsione
(Scenario tendenziale dei consumi e del fabbisogno al 2020, Ministero Attività
Produttive, 2005).
Risparmi potenziali nei settori di uso finale per i Paesi UE (Piano d’azione per l’efficienza energetica, 2006).
Settore
Consumo di energia
(Mtep) nel 2005
Consumo di energia
(Mtep) nel 2020
(in caso di situazione invariata)
Risparmio potenziale
di energia
(Mtep) nel 2020
Potenzialità globali
di risparmio energetico
nel 2020
Edilizia abitativa
280
338
91
27%
Edifici commerciali (terziario)
157
211
63
30%
Trasporti
332
405
105
26%
Industria manifatturiera
297
382
95
25%
d’impianto(12).Di conseguenza,nelle città più calde,come ad esempio Palermo e Catania,in alcuni casi non rari,cioè per edifici molto
vetrati, i consumi estivi oggi possono risultare anche 6 volte maggiori rispetto a quelli invernali(13).Per far fronte a questa situazione,
peraltro comune a numerosi Paesi del bacino del Mediterraneo, la
Comunità Europea ha avviato nel 2005 il progetto “Keep Cool”,con
l’obiettivo di illustrare le caratteristiche e i vantaggi dei sistemi di
raffrescamento sostenibili, di promuovere adeguamenti normativi,
di incoraggiare incentivi economici per edifici che si dotino di impianti di condizionamento passivo, nonché di studiare nuove soluzioni per il raggiungimento del cosiddetto “sustainable summer
comfort”(14).Secondo tale progetto,l’utilizzo di involucri edilizi massivi, o meglio “capacitivi”, cioè costituiti da materiali ad elevata capacità termica(15), consente nei climi mediterranei, specie se caratterizzati da un’ampia escursione termica giornaliera (circa 15°C) e
quindi da una ventilazione notturna efficace,di ridurre il carico termico da raffrescamento estivo del 10÷40% rispetto al caso di involucri leggeri, a parità di prestazioni isolanti(16). Non a caso l’architettura vernacolare dell’area mediterranea ha da sempre privilegiato
edifici con murature di grosso spessore, le quali, unitamente a
opportuni sistemi di schermatura solare e di ventilazione naturale,
nonché ad un oculato contenimento delle aperture, consentono di
ottenere buoni livelli di comfort ambientale estivo, ovvero offrono
68
una sensazione di freschezza naturale, qualitativamente migliore di
quella prodotta da un impianto meccanico(17).
In realtà, i benefici che queste soluzioni tradizionali forniscono
sono molteplici, sia in estate che, anche se in misura più ridotta, in
inverno. Innanzi tutto, una parete capacitiva riesce a smorzare e
sfasare il flusso della forzante esterna nelle ore più calde. Ciò significa che la quantità di calore che attraversa il muro viene ridotta
d’intensità (smorzamento o attenuazione) e, inoltre, arriva nell’ambiente con un ritardo temporale di alcune ore (sfasamento o ritardo di fase; fig. 15). Uno sfasamento ottimale si aggira intorno alle
12÷16 ore: così, infatti, il flusso termico di picco (ad esempio, alle
ore 14:00) giunge all’interno nelle ore più fresche (ore 2:00÷6:00)
e meno frequentate (specie per gli edifici del terziario)(18). In tale
maniera si riduce l’escursione termica interna e si mantiene la
temperatura di benessere.
Peraltro, gli involucri massivi migliorano il comfort ambientale non
solo sotto l’effetto dei carichi esterni, ma anche di quelli interni.
Infatti, nei momenti di maggiore affollamento, ovvero qualora vengano aperte le schermature delle finestre, o quando si metta in funzione una cucina, essi contengono i livelli termici delle superfici
interne dell’abitazione, grazie alla capacità di assorbire calore(19).
Un ulteriore vantaggio scaturisce soprattutto laddove gli impianti
funzionano ad intermittenza. Ciò avviene comunemente nei climi
CIL 137
55
50
GW
GWh
45
40
35
30
1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004
inverno
12. Previsione della domanda di energia da condizionamento estivo nell’UE15
(elaborazione su dati EECCAC, 2003).
estate
13. Evoluzione storica (1990-2004) della domanda di picco invernale ed estiva di
energia elettrica in Italia (Scenario tendenziale dei consumi e del fabbisogno al
2020, Ministero Attività Produttive, 2005).
r
parete o solaio
Ae
(°C)
Italia
Francia
Grecia
Spagna
Germania
Portogallo
altri
Gran Bretagna
Ai
Ai
Ae
r
(h)
14. Distribuzione del mercato dei condizionatori estivi nei Paesi UE nel 1998:
Italia e Spagna coprono oggi circa il 50% della domanda (elaborazione su dati
EECCAC, 2003).
15. Andamento delle temperature in funzione del tempo in regime dinamico:
il rapporto “Ae/Ai” rappresenta lo smorzamento e “r” lo sfasamento.
mediterranei (che, come si è detto, sono caratterizzati da notevoli
escursioni termiche giornaliere) e può produrre degli sbalzi termici eccessivi tra i periodi di accensione e di spegnimento dei
sistemi di climatizzazione estiva o invernale. Ma, anche in questo
caso, la capacità di accumulo delle pareti consente di stabilizzare il
valore della temperatura interna, svolgendo un’utile azione
termoregolatrice o di “volano” termico(20).
Tale azione termoregolatrice interviene anche nei periodi di
picco; infatti, questi tipi di muratura riescono a mantenere sul lato
interno una temperatura superficiale (e quindi una temperatura
piana radiante) più bassa in estate e più alta in inverno, rispetto a
quella media del vano, ancora una volta a tutto vantaggio del
comfort(21).
È opportuno precisare, però, che il semplice ricorso ai muri massivi non è sufficiente a garantire il benessere ambientale nei climi
caldi. Come già accennato, è necessario assicurare anche le seguenti condizioni:
• limitazione delle aperture (che devono peraltro essere opportunamente schermate dall’esterno)(22);
• ventilazione notturna (naturale e, ove necessario, forzata)(23).
La prima condizione riesce, infatti, a ridurre notevolmente il guadagno solare diretto durante il giorno. La seconda consente, invece, di smaltire il calore che gli involucri massivi hanno accumulato nel corso della giornata e che, durante la notte, tendono a
trasmettere agli ambienti interni; in tal modo, si ottiene il duplice
beneficio di rinfrescare questi spazi e di “scaricare” le pareti, che
sono così pronte ad assorbire l’eventuale carico termico del giorno successivo(24). Va però sottolineato che in inverno, nei climi
mediterranei, gli involucri pesanti, per raggiungere una data temperatura, richiedono un maggiore apporto termico rispetto ai
sistemi leggeri superisolati. Tuttavia, come dimostrato da alcuni
studi(25), nell’arco di un intero anno, le pareti ad elevata capacità
termica risultano di solito più vantaggiose rispetto alle soluzioni
leggere di pari trasmittanza stazionaria U(26), anche in termini di
69
RICERCA
fabbisogno energetico complessivo.
In Italia, la normativa vigente in tema di risparmio energetico
(D.Lgs. 192/2005 e 311/2006) tiene conto dell’esigenza di un
involucro pesante e, oltre a specificare precisi limiti per la trasmittanza termica stazionaria U, impone che le pareti esterne delle
regioni più soleggiate abbiano una massa superficiale Ms di almeno
230 kg/m2 (27). Inoltre, diversi regolamenti comunali e regionali, a
seguito dell’entrata in vigore della suddetta normativa, prevedono
di scomputare per le chiusure verticali ed orizzontali gli “extraspessori” legati al risparmio energetico, i quali non rientrano pertanto
nel calcolo delle cubature edificabili, incoraggiando così l’adozione
di sistemi ad elevata capacità termica(28).
È bene rimarcare che i limiti previsti per U e Ms non sempre risultano sufficienti a garantire un adeguato comfort, soprattutto nelle
estati calde.Tali limiti prescindono, infatti, dalle modalità di stratificazione delle chiusure verticali, che oggi sono generalmente costituite dalla giustapposizione di più materiali: coibente termico, laterizi forati, laterizi pieni, materiali lapidei, finiture, ecc.; occorre, pertanto, considerare che, non solo la natura, ma anche la successione
degli strati risulta rilevante ai fini del benessere ambientale(29).
Infatti, ad esempio, un vano delimitato da pareti multistrato con
isolante posto all’interno e massa all’esterno, pur rispettando le
prescrizioni di legge, non appena si aumentino gli apporti di calore (apertura degli infissi in ore molto calde, affollamento, ecc.), in
estate rischia di surriscaldarsi come un thermos, facendo registrare
sensibili incrementi anche della temperatura piana radiante delle
superfici interne. Più efficace sarà invece il comportamento della
stessa parete, se la massa sarà disposta all’interno e lo strato coibente a metà o all’esterno. In tal caso, infatti, l’involucro tenderà
ad avere un comportamento analogo a quello di una muratura
massiva(30).
Non a caso il recente D.P.R. 59/2009 introduce, in alternativa al
limite di 230 kg/m2 fissato per il parametro Ms, un limite per la trasmittanza termica periodica YIE, che, per le chiusure verticali opache, dev’essere inferiore a 0,12 W/m2 K (31); dove per trasmittanza
termica periodica s’intende la grandezza che valuta la capacità di
una parete opaca di sfasare ed attenuare il flusso termico che l’attraversa nell’arco delle 24 ore(32), cioè quella prestazione che,
come si è visto, costituisce una prerogativa soprattutto delle murature massive. Tuttavia, il correttivo proposto in alternativa in tale
decreto, pur migliorando generalmente le prestazioni termiche in
regime dinamico, cioè per fluttuazioni sensibili della temperatura,
non è esente da osservazioni. Infatti, è possibile ottenere valori di
YIE < 0,12 W/m2 K non solo con pareti di elevata massa ed adeguata U, ma anche con involucri leggeri superisolati, i quali, come si
è detto, se da un lato consentono di ridurre notevolmente i carichi
esterni (con conseguente risparmio energetico), dall’altro, in presenza di carichi interni o nei casi di un uso intermittente degli impianti, possono risultare meno vantaggiosi in termini di comfort abitativo, poiché viene meno l’effetto termoregolatore della massa(33).
Da queste considerazioni emerge che, in clima mediterraneo, le
soluzioni d’involucro più performanti sono quelle monostrato in
70
laterizio. Peraltro esse, in seguito alle possibilità di scomputo degli
“extraspessori” e alla larga diffusione di prodotti con spiccate proprietà isolanti (laterizi alveolati o porizzati), si pongono come valida alternativa a quelle multistrato con pannelli coibenti, fino a poco
tempo fa indispensabili per contenere lo spessore dell’involucro (e
quindi la cubatura dell’edificio), garantendo, nel contempo, un’adeguata trasmittanza termica stazionaria. Infine, va sottolineato che, a
prescindere dalle considerazioni energetiche e di comfort termico,
gli involucri massivi monostrato in laterizio presentano, rispetto a
quelli leggeri e/o multistrato, migliori prestazioni anche in termini
di durabilità e risultano quindi particolarmente adatti alla realizzazione di edifici con una vita media attesa di almeno 100 anni. ¶
Note
1. La temperatura media del pianeta è aumentata di 0,74°C nel corso dell’ultimo
secolo.Tale aumento è andato via via intensificandosi: si è passati dai 0,06°C per
decennio fino al 1950 ai 0,25°C per decennio dei nostri giorni (cfr.V. Ferrara,
Cambiamenti climatici e strategie di adattamento, in Energia,Ambiente e Innovazione,
n. 4, ENEA, Roma 2007, pp. 5-6).
2. Mtep = milioni di tonnellate di petrolio equivalente.
3. L’energia marina, detta anche oceanica o pelagica, comprende: l’energia talassotermica, mareomotrice o delle maree, del moto ondoso, delle correnti, del gradiente salino o osmotica.
4. Cfr. C. Manna et Al., Rapporto energia e ambiente 2007. Analisi e scenari, ENEA,
Roma 2008, pp. 17, 27.
5. Cfr. Statistiche sulle fonti rinnovabili in Italia – Anno 2007, GSE – Gestore dei
Servizi Elettrici, luglio 2008. Il dato non tiene conto dell’energia prodotta dai
sistemi fotovoltaici.
6. Questa direttiva è stata recentemente superata dalla 2009/28/CE, che per
l’Italia fissa al 2020 un obiettivo per la quota di energia da fonti rinnovabili rapportata al consumo complessivo di energia (e quindi non all’uso di sola energia
elettrica, come per la 2001/77/CE) pari al 17%.
7. Si noti che i consumi civili, se considerati in termini di energia primaria e non
di usi finali, salgono dal 30,3% ad oltre il 40% (cfr. AA.VV., Libro bianco…, cit., p.
IX). Questo perché negli usi finali i consumi elettrici vengono sommati alla pari
con quelli termici, senza tenere conto che, ad esempio, il rendimento nella combustione del metano si attesta intorno al 90%, mentre quello nella produzione
dell’energia elettrica non supera il 30%; pertanto 1 kWh elettrico richiede un
impegno di fonti primarie (in Italia prevalentemente idrocarburi) quasi 3,5 volte
superiore, mentre 1 kWh termico richiede un consumo di combustibili fossili
solo 1,1 volte superiore. A ciò si aggiunga il fatto che proprio il settore civile è
caratterizzato da un’elevata domanda di energia elettrica, pari al 50% della produzione nazionale). Infine, si noti che in tali statistiche non sono compresi i contributi legati alla costruzione, nonché alla manutenzione e ristrutturazione degli
edifici; contributi che concorrono ulteriormente a marcare il carattere fortemente energivoro del residenziale e del terziario (cfr. ibidem, pp. 81-82, 521-523,
530; Statistiche sulle fonti rinnovabili…, cit. p. 12).
8. Si noti che, nel settore civile, il 30% dei consumi sono dovuti all’impiego di
energia elettrica, la cui produzione prevalentemente è legata di nuovo agli idrocarburi. Pertanto la suddetta aliquota del 65,9% va di fatto incrementata.
9. Cfr. AA.VV., Libro bianco…, cit., pp. 81, 530.
10. Inteso secondo la classificazione climatica di Köppen.
11. Cfr. Adnot J. et al., Energy Efficiency and Certification of Central Air Conditioners
– Final report, 2003, p. 16.
12. L’Italia, già nel 1998, copriva il 25% del mercato di condizionatori estivi in
Europa (Cfr. Adnot J. et al., op. cit., p. 10).
13. Cfr. F. Stazi et Al., La casa del comfort sostenibile, in Costruire in Laterizio,
n. 121, gennaio/febbraio 2008, p. 50. Secondo il progetto della Comunità
Europea denominato Passive-On, in una casa “passiva” a Palermo il rapporto tra
consumi estivi e invernali scende ad 1:4 (cfr. B. Ford et Al., The passivhaus standard in European warm climates. Design guidelines for comfortable low energy homes –
Part 1. A review of comfortable low energy homes, Passive-On, University of Not-
CIL 137
tingham 2007, p. 27).
14. Cioè per il raggiungimento di buone condizioni di comfort estivo, prevedendo un consumo nullo o limitato di risorse energetiche convenzionali (di origine fossile o nucleare) e un impiego di materiali ecocompatibili (cfr. M.Varga et
Al., Service Buildings Keep Cool: Promotion of sustainable cooling in the service building
sector – Final report, Austrian Energy Agency,Vienna 2007, p. 7).
15. La capacità termica C di un corpo è data dal rapporto fra il calore fornitogli
(cioè accumulato) e l’aumento di temperatura che ne deriva. È pari al prodotto
tra il calore specifico c e la massa m: C = c · m.
16. Cfr. M.Varga et Al., op. cit., p. 19.
17. L’architettura vernacolare in realtà impiega diversi altri accorgimenti utili al
miglioramento del comfort ambientale estivo, come quelli relativi alla scelta del
sito, all’orientamento, al sistema di copertura, alla compattezza volumetrica, alla
colorazione delle pareti, alla presenza di vegetazione e di piccoli specchi d’acqua
(fontane, piscine, stagni), ecc.
18. Cfr. C. Monticelli, Il comportamento energetico di pareti in laterizio a vista, in
Costruire in Laterizio, n. 127, gennaio/febbraio 2009, pp. 58-59; D.M. 26 giugno
2009, allegato A, par. 6.2. In realtà, lo sfasamento ottimale dipende sia dall’orientamento (dal quale dipende l’ora del flusso termico di picco) che dalla destinazione d’uso (abitazione, ufficio, scuola, ecc.). Peraltro, grazie allo sfasamento, il
flusso termico può giungere all’interno ulteriormente attenuato (a prescindere
dal citato effetto di smorzamento), poiché nel frattempo, durante le ore notturne, la trasmissione termica ha cambiato verso; ciò vale in particolare per le regioni a forte escursione giornaliera, nelle quali di notte la temperatura esterna diventa più bassa rispetto a quella degli ambienti interni.
19. Cfr. M. Medola, Prestazioni termiche dell’involucro edilizio, in Costruire in
Laterizio, n. 118, luglio/agosto 2007, pp. 63, 66; P. Mazzei et Al., Le metodologie di
calcolo degli indici di prestazione energetica degli edifici, in AA.VV., Certificazione energetica: normative e modelli di calcolo per il sistema edificio-impianto posti a confronto, Atti
Convegno AICARR, Arti Grafiche Torri, Cologno Monzese 2008, p. 117.
20. In merito all’ottimizzazione del periodo di accensione degli impianti nei
climi mediterranei, cfr. F. Stazi et Al., La casa…, cit., pp. 53.
21. Il comfort ambientale viene percepito per effetto sia della temperatura interna (che interagisce con la superficie corporea per contatto diretto), sia della temperatura piana radiante o superficiale (che interagisce mediante scambi radiativi).
22. Nei climi mediterranei, il guadagno solare invernale, che si ottiene con l’adozione di ampie finestrature, è largamente superato dal disagio estivo dovuto al
surriscaldamento prodotto dall’effetto serra. Se non si vuole rinunciare al guadagno solare in inverno, è quindi necessario che in estate le aperture vengano adeguatamente schermate.
23. La ventilazione naturale notturna risulta meno efficace nei centri urbani, sia
perché gli occupanti tendono a chiudere le finestre per evitare l’ingresso del
rumore, sia perché l’escursione termica giornaliera viene sensibilmente ridotta
dall’effetto “isola di calore” (cfr. B. Ford et Al., op. cit., Part. 1, p. 7).
24. Cfr. P. Mazzei et Al., Le metodologie…, cit., pp. 116-118; C. Gargari, Soluzioni
in laterizio in area mediterranea, in Costruire in Laterizio¸ n. 125, settembre/ottobre 2008, pp. 56, 59; C. Di Perna et Al., Massa e comfort: necessità di una adeguata
capacità termica areica interna periodica, in Costruire in Laterizio, n. 126, novembre/dicembre 2008, p. 57.Va osservato che qualora, con sistemi di condizionamento, si mantenesse costante la temperatura interna, non si verificherebbero
variazioni significative del fabbisogno energetico globale estivo tra una parete
massiva e una parete leggera e isolata, caratterizzate da valori approssimabili di
trasmittanza termica stazionaria. Infatti, la parete massiva, se è vero che mantiene
la temperatura interna più bassa nelle ore più calde, tuttavia, per sfasamenti intorno alle 12 ore, la mantiene più alta di notte (cfr. P. Mazzei et Al., Le metodologie…,
cit., p. 118). Il vantaggio della parete massiva si misura quindi, come detto, in termini di comfort, per effetto dell’attenuazione dell’escursione termica giornaliera
(riducendo i valori di picco), ovvero anche in termini di risparmio energetico
estivo, allorché si ricorra alla ventilazione notturna. Se non si vuole adottare
costosi sistemi automatizzati, l’efficacia della ventilazione dipende ovviamente
dalla disponibilità e dalla prontezza degli occupanti nel mettere in azione i dispositivi di attivazione delle correnti d’aria (apertura finestre, apertura bocchette di
aerazione, ecc.).
25. Cfr. M. Medola, Prestazioni termiche…, cit., pp. 62-67; A. Campioli et Al., Il
comportamento energetico-ambientale di involucri in laterizio, in Costruire in Laterizio,
n. 120, novembre/dicembre 2007, p. 62.
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26. In condizioni di regime stazionario (in cui cioè il flusso di calore e le temperature non variano nel tempo), la trasmittanza (o coefficiente di trasmissione
termica globale) si definisce come l’energia termica che nell’unità di tempo attraversa una superficie unitaria sottoposta a differenza di temperatura pari ad 1K.
27. In particolare, la normativa prescrive di verificare che “in tutte le zone climatiche ad esclusione della F, per le località nelle quali il valore medio mensile
dell’irradianza sul piano orizzontale, nel mese di massima insolazione estiva, Im,s,
sia maggiore o uguale a 290 W/m2, che il valore della massa superficiale M s delle
pareti opache verticali, orizzontali o inclinate sia superiore a 230 kg/m2” (D.Lgs.
311/2006, Allegato I, comma 9, lettera b). La stessa norma prevede, in alternativa, di ottenere gli stessi effetti positivi, derivanti dal rispetto del suddetto valore
di Ms, mediante “l’utilizzo di tecniche e materiali, anche innovativi, che permettano di contenere le oscillazioni della temperatura degli ambienti in funzione
dell’andamento dell’irraggiamento solare. In tal caso, deve essere prodotta una
adeguata documentazione e certificazione delle tecnologie e dei materiali che ne
attesti l’equivalenza con le predette disposizioni” (Ibidem, Allegato I, comma 9,
lettera c). Tuttavia, paradossalmente, non viene indicato alcun limite per le
superfici vetrate, ovvero per il rapporto tra chiusure trasparenti ed opache; di conseguenza, sono ammessi edifici totalmente vetrati che, soprattutto nei Paesi caldi,
dal punto di vista energetico, risultano bioclimaticamente inammissibili.
28. In Sicilia, ad esempio, la Legge n. 4/2005 prevede che “non vengano computati ai fini del calcolo del volume edificato e della superficie coperta complessiva: a) i maggiori spessori delle pareti perimetrali esterne, nella parte eccedente
i 30 centimetri nel caso di nuove costruzioni ed i 50 centimetri nel caso di recupero di edifici esistenti, fino ad un massimo di ulteriori 20 centimetri; b) i maggiori spessori dei solai orizzontali e delle coperture, anche inclinate, nella parte
eccedente la misura media di 25 centimetri e fino ad un massimo di ulteriori 10
centimetri; c) le maggiori altezze interne nette dei vani di unità residenziali, nella
parte eccedente le misure minime di metri 2,70 e di metri 2,40 previste dai regolamenti edilizi comunali, fino ad un massimo di ulteriori 30 centimetri” (cfr.
Legge Regione Sicilia, 22.04.2005, n. 4, art. 1). Per un elenco dei regolamenti
edilizi e delle leggi regionali che prevedono lo scomputo degli extraspessori, cfr.
A. Di Fusco, Risparmio energetico e scomputo degli extraspessori, in Costruire in
Laterizio, n. 119, settembre/ottobre 2007, pp. 60-63.
29. Una parete costituita da un numero, uno spessore e un tipo prefissato di strati,
al variare della successione degli strati stessi mantiene costanti i valori di U ed M e
quindi, in regime stazionario, offre le stesse prestazioni termiche. Ciò non è altrettanto vero in regine dinamico, dove la successione degli strati, sempre a parità di U
ed Ms, determina invece sensibili differenze in termini di comfort e di consumo
energetico (cfr. C. Gargari, Laterizio: energia e qualità dell’ambiente, in Costruire in
Laterizio, n. 112, luglio/agosto 2006, p. 61; A.F.L. Baratta, L.Venturi, Prestazioni termiche di pareti perimetrali in regime dinamico, in Costruire in Laterizio¸ n. 122,
marzo/aprile 2008, pp. 63-64;V. Augenti, P. Stefanizzi, Considerazioni su soluzioni di
involucro opaco in regime termico dinamico, in Costruire in Laterizio, n. 125, settembre/ottobre 2008, pp. 50-53; S. Ferrari, Procedure di calcolo semplificate e valutazioni
dinamiche, in Costruire in Laterizio, n. 131, settembre/ottobre 2009, pp. 60-63).
30. Cfr. C. Di Perna et Al., Massa e comfort…, cit., p. 55.
31. In dettaglio, il testo della lettera b), del comma 9, dell’allegato I, del D.Lgs.
311/2006 (cfr. nota 27), nel D.P.R. viene sostituito dal seguente:“relativamente a
tutte le pareti verticali opache con l’eccezione di quelle comprese nel quadrante
nord-ovest/nord/nord-est, almeno una delle seguenti verifiche: che il valore della
massa superficiale Ms, di cui al comma 22 dell’allegato A, sia superiore ai
230 kg/m2; che il valore del modulo della trasmittanza termica periodica (YIE),
di cui al comma 4 dell’articolo 2, sia inferiore a 0,12 W/m2K” (D.P.R. 2 aprile
2009 n. 59, art. 4, comma 18, lettera b, punto 1.2). Lo stesso D.P.R. fissa, per le
chiusure orizzontali opache, un tetto per la YIE di 0,20 W/m2K e specifica che
gli effetti ottenibili dal rispetto dei valori limite di Ms o YIE possono essere raggiunti, in alternativa, anche con coperture a verde.
32. La norma UNI EN ISO 13786:2001 definisce la YIE come “l’ampiezza complessa della densità di flusso termico attraverso la superficie del componente adiacente alla zona m, diviso per l’ampiezza complessa della temperatura nella zona n”.
33. Cfr. C. Di Perna et Al., Massa e comfort…, cit., pp. 54-55. Occorre, inoltre, mettere in conto l’elevato consumo energetico necessario per la produzione della
maggior parte dei materiali coibenti comunemente in commercio (cfr. E. Di
Giuseppe, A. Orciari, Iperisolare conviene?, in Costruire in Laterizio, n. 131, settembre/ottobre 2009, pp. 64-67).
RICERCA
a cura di Roberto Gamba
Recensioni
Casa dolce casa
Il volume “aggiorna” sulla questione abitativa, su come la si considera nella società odierna.
Nei passati decenni, essa ha riguardato la necessità di produrre alloggi
in fretta e a basso costo, per soddisfare la richiesta di una imponente
trasformazione urbana e, in questo
senso, si è affidata anche all’invenzione di nuovi sistemi costruttivi e
alla prefabbricazione. Oggi con
l’housing sociale si persegue la qualità dell’innovazione tecnologica, al
fine di creare condizioni di rinnovamento umano e territoriale. I
nuovi obiettivi progettuali riguardano l’adattabilità, la flessibilità tipologica, la personalizzazione di
ciascuna abitazione, l’integrazione
nel contesto, la sostenibilità ambientale. Le “nuove forme dell’abitare” prefigurano stili di vita, adatti
a culture e tradizioni sostanzialmente diverse. L’autrice, tecnologa
presso il Dipartimento BEST del
Politecnico di Milano, dichiara comunque che le nuove politiche,
che tendono a coinvolgere anche
l’imprenditoria privata, di conseguenza si rivolgono prevalentemente al ceto medio e tralasciano
d’interessarsi dell’utenza più debole. Il testo, le illustrazioni in b/n
e le note, generalmente inquadrate
in una griglia a due colonne, sono
strutturate in tre sezioni (le politiche, il progetto, le tecnologie); riportano contributi che illustrano
esperienze e sperimentazioni significative che si stanno attuando in
Europa. Nella prima sezione, con
gli scritti di Ermanno Ronda, Sergio D’Agostini, Lina Scavuzzo, la
trattazione è supportata da dati di
analisi del problema della casa; riporta riferimenti storico-architettonici; presenta questioni politiche
e sociali; cita avvenimenti e manifestazioni di attualità, riferite al
tema specifico (“piano casa”, X
Biennale di Venezia, XXIII Congresso mondiale dell’architettura).
La seconda porta ad esempio i criteri introdotti nel Prg di Faenza e
una serie di nuove costruzioni, indirizzate alla sostenibilità; poi casi
studio europei (Manuela Grecchi);
Tecnica e normativa di un componente primario
il cohousing, come nuovo modo di
concepire l’abitare (Nadia Simionato e Massimiliano Zigoi); l’autocrostruzione e le esperienze di
cooperazione nei Paesi in via di
sviluppo (Anna Pasini e Ottavio
Tozzo); offre una sintetica rassegna
dei diversi modi di intendere l’abitare nel mondo, secondo le influenze del clima, della religione,
della famiglia, del reddito, delle disponibilità di spazi e di materiali da
costruzione (Irene Caltabiano). La
sezione dedicata alle tecnologie
evidenzia alcuni degli aspetti più
innovativi delle ricerche in corso:
sulla tematica della sostenibilità
ambientale; per il risparmio dell’energia (Paolo Carli) e dell’acqua
(Elvira Pensa); per la rivalutazione
di antiche tecniche costruttive anche oggi prestazionalmente efficienti e di materiali naturali e locali
che prevedano un basso consumo
di risorse nella loro produzione e,
poi, nello smaltimento. In particolare, un capitolo è dedicato alle costruzioni in legno (Elisabetta Pisati), un altro a quelle in terra cruda
(Diego Golfieri),con esempi e specifiche aggiornate alla loro evoluzione. Il contributo conclusivo di
Gian Luca Brunetti affronta il tema
del risparmio energetico negli edifici; illustra esempi italiani ed europei; considera la diffusione dei requisiti di isolamento termico, dei
concetti di “casa passiva”; passa in
rassegna l’idoneità di varie strategie
bioclimatiche, riferite all’accumulo
e allo smaltimento del calore, allo
scambio conduttivo tra edificio e
terreno, agli effetti positivi prodotti
dall’”inerzia termica”. Il tema abitativo appare, pertanto, essere oggi
alla base degli interessi architettonici, come campo sperimentativo
di forme, spazi, requisiti costruttivi,
nel suo coinvolgere e interessare
ogni strato della popolazione, per
diffusione, per frequenza di utilizzo, per essere il concentrato di
aspetti tecnologici e umani, che
coinvolgono il ruolo sociale, culturale, economico ed ambientale
della vita intera.
Anna Delera
Ri-Pensare l’abitare.
Politiche, progetti e tecnologie
verso l’housing sociale
Hoepli, Milano, 2009
xx-236 pp., € 22,00
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Questo manuale raccoglie e organizza materiale informativo, tecnico e normativo, utile alla corretta progettazione di un solaio in
latero-cemento, inteso come sistema costruttivo, di largo impiego
nelle sue tipologie: gettato in
opera, a travetti e blocchi, a pannelli e a lastre. Integra la cospicua
biblioteca manualistica di Laterservice sui vari elementi primari
della costruzione. Il libro, con un
ricco e efficace corredo grafico,
compie un censimento dei prodotti e dei sistemi oggi disponibili;
definisce le aree prestazionali, propone esempi di calcolo, schemi e
particolari costruttivi, valutazioni
critiche, analizza le prescrizioni di
riferimento. Infatti il componente
“solaio”, qualunque sia la tecnica
costruttiva impiegata, notoriamente è presidiato, data la sua rilevanza funzionale all’interno dell’organismo edilizio, da un’articolata serie di normative che ne regolamentano le prestazioni strutturali, termoigrometriche, acustiche, di resistenza all’incendio, di
impatto ambientale. Dopo quello
considerato di introduzione, il libro offre altri dieci capitoli.
In uno si definiscono le varie tipologie di solaio, descrivendo di
ciascuno i componenti, le modalità di getto e di disarmo, le prestazioni, i pregi e i difetti.
Il terzo capitolo, dedicato alla normativa, evidenzia i vari aspetti tecnici e prestazionali, previsti dalla
legislazione, sia per i singoli componenti (blocchi di laterizio ed
elementi strutturali), sia per il “sistema solaio” nel suo insieme. In
particolare, procede ad un confronto tra quanto previsto dal
nuovo Decreto Ministeriale
14/01/2008, “Norme tecniche
per le costruzioni” (con la relativa
Circolare esplicativa n. 617/2009)
e la regolamentazione europea in
materia di recente emanazione
(UNI EN 15037-1-3).
Riguardo ai blocchi di laterizio e
agli altri materiali e componenti
resistenti (armature di acciaio, calcestruzzo, intonaci) esso riporta le
CIL 137
prescrizioni, la terminologia e la
classificazione adottate, le caratteristiche morfologiche, meccaniche, fisico chimiche, i requisiti, i
metodi per la prova, l’accettazione, la certificazione, il dimensionamento, l’armatura, la posa in
opera dei blocchi.
Il quarto affronta la scelta progettuale, proponendo considerazioni
e metodi di calcolo; il quinto le
verifiche; il sesto il controllo e il
collaudo.
Il settimo capitolo si occupa del
comportamento del solaio in zona
sismica e specifica analiticamente
le azioni e le questioni sollevate da
tali fenomeni, dando indicazioni
per il progetto, la verifica, i criteri
esecutivi, l’armatura degli appoggi
di un solaio, nei fabbricati in muratura portante e no.
L’ottavo prende in esame i principali casi di tensioni trasversali, dovuti all’eccessiva snellezza del solaio, con riferimento alle travi, allo
sbalzo e al senso di tessitura, agli
elementi di contrasto rigido, ai carichi, alla luce.
Il nono valuta il comportamento
al fuoco, secondo criteri di capacità portante, deformazione, isolamento termico, tenuta, al carico di
incendio; secondo il metodo di
calcolo indicato dalla norma UNI
9502; quindi dà spunti progettuali
e cita i requisiti per la certificazione di prevenzione antincendio.
Il decimo considera il comportamento termico e igrometrico (la
trasmissione del calore, i ponti termici e la termoforesi, la diffusione
del vapore), con indicazioni progettuali specifiche.
L’ultimo parla infine dell’attenuazione del rumore, ottenuta da una
corretta correzione acustica del
solaio, citando la normativa di riferimento.
L’autore, collaboratore e ricercatore di Andil Assolaterizi, è anche
Presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di BarlettaAndria.
Vincenzo Bacco
Il manuale dei solai in laterizio.
Il progetto e la normativa.
Laterservice, Roma, 2010
400 pp., € 35,00