Il Portico del 16/06/2013

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Il Portico del 16/06/2013
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DOMENICA 16 GIUGNO 2013
A N N O X N . 24
SETTIMANALE DIOCESANO
DI
€ 1.00
CAGLIARI
in preparazione alla visita
di papa Francesco
L’Arcivescovo invita tutti a prepararsi
alla visita di Papa Francesco (Cagliari,
22 settembre) recitando ogni giorno la
seguente preghiera:
Un gruppo di ragazzini algerini indicano l’Europa dalla spiaggia di Annaba da cui partono per raggiungere la Sardegna.
santa Maria, nostra signora di
Bonaria, Patrona Massima della
Sardegna,vergine del silenzio e
del fedele ascolto della Parola di Dio,
tu sei partita in fretta come pellegrina
della fede per portare la gioia del
Signore nella casa di Elisabetta:
insegnaci ad accogliere il Signore che
viene a visitare la nostra terra con il
pellegrinaggio di Papa Francesco al
tuo Santuario sul colle di Bonaria.
Come Vescovo di Roma e
Successore dell'Apostolo Pietro è il vicario del tuo Figlio Gesù su questa terra: rendici docili al suo insegnamento
per essere certi di seguire fedelmente
la via di Gesù, pronti a fare tutto quello
che ci chiederà. Accompagna, Madre
Santa di tutta la Chiesa, il ministero di
Papa Francesco come vescovo di
Roma e pastore universale, benedici
la nostra terra e la sua terra d'origine,
legate dal tuo Nome e dalla tua
materna protezione, perché ogni giorno della nostra vita siamo pellegrini
della fede e portatori della gioia che
viene dal Signore.
amen
La vera integrazione
GABRIELE COLOMBINI
atita…” “Madita”… “Astuccio…” “Asduggio”. Ahmed mi
guarda con gli occhioni sbarrati e un misto di timore e
stupore. Ripete le mie parole meccanicamente, senza alcuna partecipazione,
come se lo avessi minacciato per fargliele dire e, da parte mia, non mi aspetto
neanche per un istante che riesca a ricordare anche solo uno dei vocaboli italiani che gli sto insegnando con questo
metodo assolutamente improvvisato ed
ingenuo.
Dimostra molto meno dei suoi 15 anni e
me lo hanno catapultato in terza classe
solo per una questione anagrafica, ma
Ahmed viene da un paese del Corno d’Africa, ha frequentato soltanto una scuola coranica e non parla una parola d’italiano. È la classica situazione nella quale un insegnante più che in difficoltà si
sente perfettamente inadeguato.
Innanzitutto occorrerebbe che la scuola
venisse fornita di un mediatore culturale, qualcuno che parla arabo, perché come posso insegnare una lingua se non ci
capiamo sui termini base di ciò di cui
stiamo parlando? Come faccio a fare lezione con gli altri alunni e contemporaneamente insegnare i rudimenti dell'italiano a lui?
Culturalmente il paese da cui viene Ahmed è legato alla Francia, perciò è parso
M
ovvio che la collega di francese fosse la
persona più indicata per aiutarlo nel suo
percorso di apprendimento dell’italiano; peccato che ci si sia accorti subito
che il bambino non sa cosa sia il francese, nonostante il padre lo parli correntemente. Dunque, senza alcuno strumento, se non il traduttore di Google(quando
la connessione a internet c’è), ogni insegnante può dare il suo contributo: “Matita… Astuccio…”. Ma sarebbe meglio
che questo contributo fosse, come dire,
creativo e rispondesse alla di per sé semplice domanda: “Come si può insegnare
italiano ad un arabofono senza conoscere l’arabo, senza un vocabolario e con
una connessione internet che va quando va?” La risposta non è così semplice.
Ahmed dovrebbe andare in prima elementare, ma di certo non si può mandare un ragazzino di 15 anni con bambini di sei; dunque lo si parcheggia in
terza media, ma anche lì per il lavoro che
deve fare è difficile farcelo stare senza
che si senta umiliato, perché i vari colleghi che si alternano nell’insegnamento
della lingua usano attività da scuola materna: figure, disegni, giochi, colori, matite, cartoncini da ritagliare, forbici, colla e tutto ciò che rende l’attività di Ahmed
più adatta, eventualmente, ad una prima
media piuttosto di una terza, ed infatti è
proprio in prima che va a finire.
Nessuno mette in dubbio che la socializzazione tra ragazzi sia proprio il primo
veicolo culturale e di integrazione, perciò
è essenziale che Ahmed frequenti regolarmente la scuola e per questo si dimostra da subito quanto mai ammirevole:
infatti, non perde quasi un solo giorno, è
sempre lì col suo banco a guardarti mentre tu fai lezione agli altri e lui non capisce una sola parola di quello che dici! Ti
guarda fisso con quegli occhioni sgranati chiedendosi probabilmente che
materia stai insegnando, perfettamente
in silenzio e composto, ma refrattario
forse per timidezza (o magari vera e propria paura) anche ai tuoi sorrisi rassicuranti che intendi lanciagli ogni qual volta gli sguardi si incrociano.
Durante la ricreazione i compagni, almeno per i primi giorni, sembrano non
considerarlo, in realtà manifestano soltanto un sintomo di timidezza e di incapacità nel comprendere quale sia l'approccio migliore per fare amicizia; poi,
nei giorni successivi si sciolgono, un sorriso, un pezzetto di focaccia, una penna
prestata, una carta appallottolata per tirare due calci ad un immaginario pallone nel corridoio (e i prof che si girano
per far finta di non vedere...) e quello che
noi chiamiamo "processo di integrazione", ma i ragazzi solo "fare amicizia", inizia. Ancora una volta la scuola supplisce con umanità e spirito di adattamento a tutte le sue carenze.
E pare che l'unico problema per integrare gli immigrati sia lo ius soli...
SOMMARIO
INFORMAZIONE
2
Franco Siddi:
“Giornalisti in campo
per difendere i diritti”
ESTERI
3
Il popolo turco chiede
solo di essere libero:
non cerca nient’altro
GIOVANI
5
Lost citizens, così
il crowd funding
aiuta le idee brillanti
DIOCESI
7
Speciale Convegno
“Per una fede matura”:
conoscere per capire
PAESI TUOI
12
A Villanovatulo
la festa di San Giuliano,
il martire patrono
2
Il PortICo
IL PORTICO DEL TEMPO
domenICa 16 gIugno 2013
Stampa. Il segretario generale della Fnsi confermato nel Comitato esecutivo della Federazione internazionale dei giornalisti.
Giornalisti in prima linea per difendere i diritti
e diffondere la rete di solidarietà internazionale
Franco Siddi è
l’unico italiano a far parte
dell’importante ente:
l’esito al Congresso
mondiale di Dublino.
Pubblichiamo ampi
stralci del suo intervento
NICOLETTA GIORGETTI
A SOLIDARIETÀ internazionale è importante per far
avanzare il movimento dei
diritti dei giornalisti, che
hanno due poli: la libertà d’informazione e i diritti comuni del lavoro che riguardano il giusto salario,
l’organizzazione, la negoziazione
contrattuale, la protezione sociale”.
Chiaro e forte il messaggio lanciato
da Franco Siddi, segretario generale della Fnsi e componente dell’esecutivo Ifj, al 28° Congresso mondiale della Stampa a Dublino.
Siddi ha posto l’accento sulla necessità di “mettere in comune le
buone pratiche per dare forza ai sindacati che, nel tempo della precarietà e della recessione mondiale,
sono aggrediti da più parti ed i cui
membri sono sottoposti a pressioni
enormi a causa della paura di perdere il posto di lavoro o parte del
reddito”.
I sindacati dei giornalisti si debbono,
insomma, sempre più affermare,
nei singoli Paesi e a livello internazionale, come soggetti sociali autonomi, rappresentativi, riconoscibi-
L
Franco Siddi intervistato al Congresso mondiale della stampa a Dublino.
li come interlocutori del mondo delle imprese e della politica. Ed in questa direzione, ha spiegato il segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa, “l’esperienza
italiana appare avanzata rispetto ad
altri Paesi, ma patisce il peso di una
crisi che sta mettendo in discussione tutte le sicurezze costruite con la
solidarietà della categoria e il rapporto negoziale, spesso conflittuale,
con gli imprenditori”.
“Il titolo del sindacato a trattare e a
negoziare – ha ricordato Franco
Siddi – deve essere il primo obiettivo dell’azione di un’organizzazione
dei lavoratori, quindi anche dei
giornalisti”.
Il segretario del sindacato dei giornalisti italiani, evidenziando che
“in Italia, e nelle realtà imprenditoriali consistenti sul piano occupazionale, è certamente così”, ha
sottolineato “con un certo orgoglio”
che “la Fnsi è il sindacato che tratta
anche con il gruppo Murdoch, il
quale, in Italia, recepisce il nostro
contratto nazionale di lavoro giornalistico e, nella sua televisione, negozia con noi contratti integrativi
e programmi di inserimento dei
precari”.
“Vogliamo – ha detto Siddi – concorrere a diffondere queste esperienze. Allo stesso tempo abbiamo
bisogno di accogliere insieme la solidarietà internazionale e trasformarla in forza comune globale per
rimettere in moto la politica dei diritti sociali e la cultura del rispetto
per il diritto dei cittadini all’informazione e l’indipendenza dei giornalisti”.
Per raggiungere questi obiettivi,
dunque, c’è sempre più bisogno di
alleanze sociali. “Non possiamo –
ha aggiunto il segretario generale
della Fnsi – essere indifferenti al ten-
tativo di far regredire in tutto il mondo le leggi sul diritto del lavoro e sull’agibilità sindacale. E’ importante
la specificità e l’autonomia sindacale dei giornalisti, ma va vissuta in
un quadro di visione dei problemi e
dei diritti fondamentali di tutti i lavoratori”.
Rivolgendosi alla numerosa platea
del “Dublin Castle”, Franco Siddi ha
posto l’accento sull’importanza che
“in questo congresso ci siano cooperazione e dialogo, come sta accadendo nella Confederazione europea e nel Consiglio mondiale dei sindacali dei lavoratori”.
Sul piano della politica, insomma,
“il sindacato, anche a livello internazionale, deve essere sempre di
più soggetto sociale capace di interloquire con i poteri pubblici per
fare innalzare il quadro legislativo
a tutela dei diritti dell’uomo, delle
libertà individuali e collettive, del
diritto dei cittadini a ricevere
un’informazione professionale,
onesta, leale e indipendente. Nello
stesso tempo, come dimostrano le
esperienze di questi anni nel cosiddetto mondo libero e nelle aree
di crisi oppresse dai regimi, sono
indispensabili la capacità di lotta e
di mobilitazione e la solidarietà internazionale per contrastare con
energia tutte le azioni contro il diritto all’informazione e la libertà e
la dignità del giornalista”.
In questa direzione, Franco Siddi si
è soffermato sulle battaglie italiane
contro i tentativi di imporre leggi liberticide e su quelle ungheresi dello stesso segno, ma anche sull’azione di sostegno ai colleghi turchi per
Giornate mondiali,
tutto incominciò così
Verso Rio2013, l’incontro del Papa con i giovani
MASSIMO LAVENA
ORREVA L’ANNO 1983. La Chiesa Cattolica celebrava il Giubileo straordinario della Redenzione, per i 1950 anni dalla Redenzione.
Nella scelta delle diverse occasioni di
celebrazione, il Beato Giovanni Paolo II scelse la domenica delle Palme
del 1984, 15 aprile, per far festa con i
giovani cattolici del mondo. Ciò che
avvenne quel giorno è diventato una
pietra miliare del rapporto dei Papi
con la gioventù. “Il festival della Speranza” fu lo slogan scelto per la celebrazione. Oltre 300mila furono i ragazzi partecipanti da ogni angolo
della terra. La sorpresa internazionale fu grande: in un periodo di piattume sociale, che tanti giovani si radunassero intorno al successore di
Pietro venne considerato se non un
C
caso strano, sicuramente un unicum.
Ed invece, quel genio della comunicazione del Beato Karol sfruttò
l’occasione per dimostrare ai soloni
della analisi sociale fautori della scristianizzazione, che probabilmente
dovevano ancora capire molte cose.
La domenica successiva, di Pasqua,
alla chiusura del Giubileo, il Papa
consegnò una grande croce di legno grezzo, una croce itinerante che
da quel giorno divenne la Croce dei
Giovani.
Furono le Nazioni Unite a dargli il
la, indicendo per il 1985 l’Anno Internazionale della Gioventù. Il Pontefice di Wadowice colse la palla al
balzo e, chiamò intorno a sé non solo i giovani cattolici, ma tutti i giovani del mondo portatori di idee di Pace e vogliosi di rinnovare il Mondo.
Scrisse una lettera meravigliosa nella quale spiegava la vicenda del Gio-
Giovanni Paolo II durante la prima Giornata mondiale della Gioventù.
vane ricco, e circa 400mila giovani risposero all’appello.
Il 30/31 marzo del 1985 Roma fu
nuovamente invasa da un fiume di
giovani che affluirono la Domenica
delle Palme in Piazza San Pietro formando tre cortei, citando l’esperienza della sera della conclusione
del Concilio Vaticano II.
Fu un grande successo mediatico,
ma soprattutto di presa di coscienza
che i giovani del mondo ardevano
dalla voglia di confrontarsi tra di loro e con il Gesù. Durante la grande
veglia che sabato 30 marzo 1985 vide tutti i partecipanti riuniti in Piazza di San Giovanni in Laterano, veglia interminabile e sfiancante per
certi versi, emozionante e travolgente per altri, che proseguì in una
storica adorazione eucaristica tutta
la notte. Ma soprattutto il Beato Giovanni Paolo II comunicò la decisione che da quel giorno, la domenica
delle Palme avrebbe visto celebrata
la Giornata Mondiale della Gioventù
in tutte le diocesi e, con cadenza
biennale essa sarebbe stata organizzata in una differente città del
mondo in vari periodi dell’anno. A
Roma 1985 prese il via anche l’abitudine dell’inno ufficiale della GMG
(anche se la prima GMG vera è quella del 1986!) con il canto “Resta qui
con noi”.
Questa la storia spicciola. Cosa ha
far cadere i muri del silenzio sui giornalisti in prigione e per la loro liberazione immediata. Senza tralasciare, naturalmente, l’incoraggiamento al sindacato pachistano, che propone un giornalismo che non vuole
arrendersi alle minacce del terrorismo talebano, e la promozione della cultura del rispetto per l’informazione e di uno statuto di tutela per i
giornalisti inviati nelle aree di crisi e
di guerra.
Per il segretario generale della Fnsi
“sono tanti, insomma, gli esempi
che potremmo fare di questo lavoro
che ci vede solidalmente impegnati. Mentre affermiamo qui la solidarietà ai colleghi turchi in lotta ed a
quelli pachistani in sofferenza, rilanciamo un appello forte per dire a
tutta la comunità del mondo dell’informazione che giornalisti di valore, come Domenico Quirico, sono spariti in Siria da quasi due mesi
e di loro non si hanno più notizie.
Sono giornalisti e basta, non esponenti di fazioni in guerra”, ha sottolineato Franco Siddi invitando
“chiunque abbia notizie ad aiutarci
a ricreare un contatto con loro”.
Insomma, ha concluso il segretario
generale dei giornalisti italiani, “del
valore della cooperazione internazionale, anche all’interno della categoria, ce ne accorgiamo soprattutto nei momenti della difficoltà e
del bisogno, dell’angoscia per la precarietà e la libertà di tutti, che potrebbero restringersi. Questo Congresso sta già rinforzando una linea
di impegno ideale e culturale che,
sempre di più, diventa azione identitaria di valore civile”.
causato questa doppia intuizione
papale? Da un lato è stata smentita la
tendenza distruttiva del mondo mediatico di vedere nei giovani solo
problemi e discorsi negativi, mentre
si sono manifestati come portatori di
gioia e felicità.
Dall’altro è fondamentale il fatto che
qualche cosa di trascendentale sia
nato con le GMG, che da quelle giornate romane si è disperso verso tutti gli estremi confini della terra. A
scorrere la progressione degli incontri si vede come la profezia wojtilyana si sia inserita sulla linea dell’apostolato delle genti: Buenos Aires, Santiago de Compostela, Czestochowa, Denver, Manila, Parigi,
Roma, Colonia, Toronto, Sidney, Madrid, ed adesso, 2013, Rio de Janeiro.
In tutti i continenti milioni e milioni
di giovani di tutto il mondo hanno
accolto quella Croce a loro consegnata alla Pasqua del 1984 e divenuta simbolo itinerante dell’Amore di Gesù per tutti loro, esempio sul
quale costruire quella Speranza che
nei loro cuori è presente. Rio de Janeiro è pronta per accogliere la Croce ed i suoi Giovani. Non saranno
solo le spiagge ed il Corcovado ad
accoglierli, ma le speranze di un Paese intero con una delle popolazioni
più giovani al mondo.
domenICa 16 gIugno 2013
IL PORTICO DEGLI EVENTI
Il PortICo
3
Dalla Turchia. In esclusiva e in presa diretta la rivolta non violenta dei cittadini contro la repressione dei diritti.
Manifestazioni pacifiche, non sovversive:
i turchi chiedono soltanto di essere liberi
La situazione a Istanbul
e a Izmir è critica: la gente
contesta al governo
il proibizionismo cieco.
La risposta della polizia è
di una violenza inaudita.
La cronaca dalla Turchia
rano. Oltre a ciò, è da un po’ di tempo che i turchi si sentono pressati
dal governo attuale, che lentamente li priva della libertà di pensiero e
azione e lo fa piano piano, subdolamente, agendo sulla gente comune
e su quella più in vista, come se volesse dare una lezione pubblica, come quando il celebre musicista Fazil Say ad aprile è stato condannato
a 10 mesi di carcere per aver pubblicato dei messaggi provocatori nei
confronti della religione musulmana sulla sua pagina twitter. “Twitter… la peggiore malattia di questo
secolo”: così il primo ministro Erdogan ha definito il social network
creando subito un’associazione d’idee con le leggi fasciste del ‘25 in cui
la stampa veniva completamente
controllata dal regime.
La rivolta, come si evince dal clima
respirato negli ultimi mesi, nasce da
un forte sentimento di libertà, libertà
di uscire per strada e poter abbracciare un amico, libertà di poter esprimere il proprio malcontento nei
confronti di un governo che è stato
eletto liberamente, libertà di poter
dire che non si è musulmani, ma
piuttosto cattolici, indù, politeisti o
atei. E’ successo semplicemente che
tanta gente è scesa per strada, spontaneamente, con pentole, cucchiai,
tamburi e ciò che aveva per fare rumore: sì, per fare rumore, per sottolineare il bisogno di dire ciò che pensa e di vivere senza il terrore di venire repressa, perché i pensieri non
possono essere repressi.
Il primo giugno pranzavo con la mia
collega in Kibriz Caddesi, la via principale di Izmir, quando siamo state
completamente travolte da una folla rumorosa, pacifica e senza nessun colore politico. Non c’erano i
black block o i no-global, così come
vorrebbe la stampa e la tv locale ed
estera, ma c’erano gli studenti, gli
anziani, i lavoratori precari e quelli
che il lavoro ce l’hanno sicuro, c’erano tutti in quella via e in quella
piazza per dire che le idee e la libertà
di pensiero sono fondamentali.
E’ la rivolta per i diritti che stanno
alla base della democrazia, che democrazia ancora non è, e a cui il governo ha risposto armando un corpo di polizia agguerrito.
Le manifestazioni sono circoscritte
in certe zone della città e sono del
tutto pacifiche: accanto ai pacifisti ci
sono le così dette “teste calde” che
distruggono e incendiano negozi e
banche, ma questo non può essere
un valido pretesto per atti di violenza da parte della polizia.
In questi giorni abbiamo visto persone fermate, sbattute contro i muri e picchiate senza nessuna pietà e
ciò non è accaduto solo durante le
manifestazioni, ma per strada, vicino ai locali più popolati di Izmir o
vicino alle attrazioni turistiche.
Una mia collega irlandese è capitata, suo malgrado, vicino a un posto
di blocco l’altra sera mentre passeggiava con un amico sul lungomare
della città: si sono avvicinati ai poliziotti sentendosi al sicuro, d’altronde le forze dell’ordine non hanno
forse lo scopo di proteggere le persone? Sono stati aggrediti e picchiati pesantemente… perché? A che
scopo tanta violenza? Che cosa si
vuole ottenere?
La situazione a Istanbul è critica, ma
a Izmir non è da meno.
Stamattina, mentre noi lavoriamo,
parliamo e mangiamo, 24 giornalisti
sono stati arrestati per aver scritto
degli articoli in favore delle rivolte;
solo ieri sera un famoso quiz televisivo è stato sospeso a causa del linguaggio troppo sovversivo: sono state casualmente dette in un gioco di
parole a punti le parole “gas”, “polizia” e “violenza”.
Secondo voi perché qui in Turchia è
scoppiata la rivolta?
Chiamatela rivolta, io la chiamo resistenza.
Il dimensionamento scolastico ha
visto l'isola limitare i danni per una
situazione che invece di
puntare su una scuola di
qualità, ha visto il Governo
ragionare in termini economici e quindi di chiusura di autonomie e di
punti di erogazione.
Per Galletti è giunto "il
momento, dopo anni di
sacrifici, di passare non
solo ad una crescita economica, ma
ad una crescita che parta dalla scuola. Dove la politica degli ultimi anni
trovi oggi risposte serie con il concorso di tutti. La scuola deve rap-
presentare proprio questo: il simbolo di una nazione che rinizia a crescere".
Sergio Milia, con non poca soddisfazione, ha citato i dati che dicono
che la Regione Sardegna, con gli ingenti investimenti sostenuti, è diventata una regione leader sulla
scuola digitale ed oggi sta puntando
a recuperare il terreno perso nel
campo della dispersione scolastica.
Tema su cui si è soffermato Francesco Feliziani, dirigente scolastico regionale, che ha sottolineato come
occorra procedere in tal senso per
integrare le risorse e soprattutto per
garantire un percorso singergico tra
scuola e formazione professionale.
Per Galletti da Cagliari parte un percorso che grazie all'Anci regionale,
come ha sottolineato il Presidente
Erriu nel suo intervento, può diventare un modello nazionale con Enti
locali ed autonomie scolastiche insieme per una scuola moderna e
funzionale soprattutto nei piccoli
comuni delle zone interne.
La massiccia presenza dei Sindaci
dei piccoli comuni: dal Gerrei, alla
Marmilla, dalla Planargia al Sarcidano, ha significato proprio questo:
senza scuola non si hanno comunità. Sarebbe un paese senza il cuore.
ISABELLA FLORIS
N QUESTI GIORNI MI È CAPITATO di
rispondere a più di qualche
mail di amici e conoscenti in
cui mi si chiedeva come stessi e come fosse la situazione in Turchia. Premettendo che non guardo
la tv e non l’ho mai guardata tanto,
non ho la percezione di quanto i
mass media possano aver detto o
omesso riguardo alle “rivolte” scoppiate in Turchia dopo la decisione
del primo ministro Tayyip Erdogan
di abbattere il polmone verde di
Istanbul, come definito dagli stessi
cittadini della metropoli, per costruire un centro commerciale.
All’apparenza sembrerebbe una rivolta ecologista, d’altronde abbattere 600 alberi di Gezi Park per farne
un centro commerciale, che poi dalle ultime dichiarazioni del presidente filo-musulmano non sarebbe più tale, ma una moschea con intorno un centro polifunzionale, non
è di certo una decisione per la salvaguardia dell’ambiente. Ma per com-
I
prendere ciò che realmente sta accadendo per le strade di Istanbul,
Ankara, Izmir e nelle altre città della
Turchia è necessario fare qualche
passo indietro. Era il 27 maggio
quando veniva approvata in Parlamento la legge sull’alcol, che proibisce ai market la vendita di alcolici
dalle 10 di sera fino alle 6 del mattino e ai negozi vicini alle moschee e
alle scuole senza fasce orarie.
Una legge che concretamente non
cambia di molto la situazione precedente dal momento che gli alcolici non vengono pubblicizzati in tv
e il loro prezzo è il doppio rispetto ai
più vicini paesi europei.
Un proibizionismo esagerato e insensato che tutto fa pensare tranne
che a un governo democratico e laico, è infatti risaputo che l’uso dell’alcol è severamente vietato dal Co-
“Senza scuola
non ci sono comunità”
Le conclusioni dell’incontro dell’Anci sull’istruzione
UMBERTO OPPUS
NA SCUOLA DIGITALE, moderna, competitiva e radicata
nel territorio.
Questo l'obiettivo del Governo presieduto da Enrico Letta annunciato
dal sottosegretario Gianluca Galletti (nella foto piccola) al termine di
un incontro dibattito su scuola ed
enti locali organizzato dall'Anci-Sardegna a Cagliari.
Tre ore di confronto a cui ha preso
parte, oltre al Presidente Anci, Cristiano Erriu, ed al responsabile di
Anci-Scuola Carlo Melis, anche l'assessore regionale alla pubblica istruzione Sergio Milia che, a sua volta, ha
illustrato i progetti che la Regione
sta realizzando, primo fra tutti l'attivazione in ogni scuola di lavagne digitali. Per Galletti l'incontro di Cagliari, a venti giorni dalla sua nomina, è servito ad un "primo confronto con i sindaci che sono fondamentali nella costruzione di una
scuola moderna. Solo attraverso l'a-
U
zione sinergica di Governo, regioni e
comuni si potrà arrivare ad una offerta scolastica che sia al livello di
una nazione moderna ed europea”.
I dati relativi alle 331 autonomie scolastiche denotano una Sardegna che
nelle province di Nuoro, dell’Ogliastra, di Carbonia e di Oristano non
ha direzioni didattiche.
Una situazione difficile anche per i
comuni che, come ha sottolineato
nella relazione Carlo Melis "hanno
assistito ad un continuo
taglio lineare delle risorse
per il funzionamento della scuola, senza entrare nel
merito della vera vocazione e dell'importanza che
la scuola ha come presenza fisica e come agenzia di
stato, nei piccoli comuni
della Sardegna".
Proprio su questo versante l'assessore Milia ha illustrato lo sforzo che
la Regione Sardegna ha dovuto fare
sia in termini di investimenti tecnologici che di tutela delle autonomie.
4
IL PORTICO DEL TEMPIO
Il PortICo
Il Papa. Riflessione incentrata all’Angelus sulla devozione al Sacro Cuore di Gesù.
“Siate liberi da ambizioni personali,
il carrierismo è sempre una lebbra”
ROBERTO PIREDDA
LL’ANGELUS IL SANTO Padre
si è soffermato in primo
luogo sulla devozione al
Sacro Cuore di Gesù, tradizionalmente legata al mese di
Giugno, per poi mostrare come la
realtà dell’amore di Dio venga richiamata nel Vangelo domenicale
che presenta l’episodio della vedova di Nain (Lc 7,11-17): «il termine
biblico “compassione” richiama le
viscere materne: la madre, infatti,
prova una reazione tutta sua di fronte al dolore dei figli. Così ci ama Dio,
dice la Scrittura». Il Signore, ricorda
ancora il Papa, «ci guarda sempre
con misericordia; non dimentichiamolo».
In settimana il Papa ha incontrato
i fedeli della Diocesi di Bergamo
giunti pellegrini a Roma per il
50°anniversario della morte del
Beato Giovanni XXIII, del quale ha
ricordato l’esempio di santità: «se
sapremo lasciarci condurre dallo
Spirito Santo, se sapremo mortificare il nostro egoismo per fare spazio all’amore del Signore e alla sua
volontà, allora troveremo la pace,
allora sapremo essere costruttori
di pace e diffonderemo pace attorno a noi».
Ricevendo i partecipanti all’incontro di coordinamento degli organismi caritativi cattolici che operano
in Siria promosso dal Pontificio
Consiglio “Cor Unum”, Francesco
ha ricordato la difficile situazione
di questa terra: «la partecipazione di
A
L’incontro tra il Papa e Giorgio Napolitano.
tutta la comunità cristiana a questa grande opera di assistenza e di
aiuto è un imperativo nel momento presente. Quanta sofferenza,
quanta povertà, quanto dolore di
Gesù che soffre, che è povero, che è
cacciato via dalla sua Patria».
Sempre in settimana il Santo Padre
ha incontrato la Comunità della
Pontificia Accademia Ecclesiastica
esortando i futuri diplomatici della
Santa Sede alla libertà interiore: è
necessario «mettere sempre al primo posto non la vostra realizzazione, o il riconoscimento che potreste
ricevere dentro e fuori la comunità
ecclesiale, ma il bene superiore della causa del Vangelo e il compi-
Se ti è piaciuto questo numero, puoi
abbonarti (seguendo le modalità che
trovi a pagina 13) per riceverlo
a casa ogni settimana, oppure
acquistare la tua copia dei prossimi
numeri, o prenotarla, chiedendo al
tuo parroco o a quello della parrocchia che abitualmente frequenti.
Segnalaci ogni difficoltà nel trovarci:
ci aiuterai a migliorare il servizio
e a fare un giornale migliore
mento della missione che vi sarà affidata. E questo essere liberi da ambizioni o mire personali per me è
importante. Il carrierismo è una lebbra».
Nell’udienza con gli allievi ed ex-allievi delle scuole gestite dai gesuiti in
Italia e in Albania il Santo Padre ha
incoraggiato i giovani ad avere speranza: «non lasciatevi rubare la speranza! E chi ti ruba la speranza? Lo
spirito del mondo, le ricchezze, lo
spirito della vanità, la superbia, l’orgoglio. Tutte queste cose ti rubano la
speranza. Dove trovo la speranza? In
Gesù povero, Gesù che si è fatto povero per noi».
In settimana Papa Francesco ha ri-
cevuto in visita il Presidente della
Repubblica italiana Giorgio Napolitano. Nelle parole del Santo Padre,
oltre al tema della libertà religiosa,
non è mancato il riferimento alla
complessa situazione italiana:
«preoccupanti appaiono soprattutto i fenomeni quali l’indebolimento della famiglia e dei legami sociali, la decrescita demografica, la prevalenza di logiche che privilegiano
il profitto rispetto al lavoro, l’insufficiente attenzione alle generazioni
più giovani e alla loro formazione, in
vista anche di un futuro sereno e sicuro». Dentro questa prospettiva
non deve mancare l’apporto, definito “determinante, leale e creativo” dei cattolici italiani alla vita sociale e politica.
Il Santo Padre ha indirizzato un video messaggio ai partecipanti all’iniziativa “10 piazze per 10 comandamenti” promossa dal Rinnovamento dello Spirito Santo: «qui sta il
cuore dei Dieci Comandamenti: l’Amore che viene da Dio e che dà senso alla vita, amore che ci fa vivere
non da schiavi, ma da veri figli, amore che anima tutte le relazioni: con
Dio, con noi stessi - spesso lo dimentichiamo - e con gli altri».
All’Udienza generale Papa Francesco ha messo in evidenza l’importanza dell’ecologia umana: «la vita
umana, la persona non sono più
sentite come valore primario da rispettare e tutelare, specie se è povera o disabile, se non serve ancora –
come il nascituro –, o non serve più
– come l’anziano».
Abbònati a
pietre
FILIPPINE
Per il governo i preti
possono avere armi
I vescovi filippini criticano il decreto legge del governo su armi e munizioni che autorizza anche sacerdoti e religiosi, soprattutto se in
missione in aree ad alto rischio, ad
avere con sé pistole e fucili. Per i
prelati "girare armati, anche per legittima difesa, è incompatibile con
la fede cristiana". Mons. Arturo Bastes, vescovo di Sorgoson, sottolinea che "i missionari sono per definizione non violenti e ottengono la
loro protezione dagli angeli, non
dalle armi". Dello stesso parere è
mons. Honesto Ongtioco, vescovo
di Cubao. "Come sacerdoti - afferma - la nostra vocazione e il nostro
ruolo nella trasformazione della società sono diverse da quelle degli
attivisti laici. Noi dobbiamo preoccuparci della nostra missione fra i
fedeli, non della nostra sicurezza".
INDIA
Attaccato
un Seminario
Decine di persone hanno assaltato
un seminario della diocesi di Dinajpur, nel nord del Bangladesh, ferendo il rettore e un gruppo di studenti presenti all'interno dell'edificio
al momento dell'attacco. Il raid ha
visto circa 60 fanatici locali sfondare le porte del seminario di Jisu
Niloy, facendo irruzione all'interno del
compound. Obiettivo del gruppo il
rettore p. Uzzal,
sorpreso nella sua
camera mentre stava riposando;
gli assalitori hanno abbattuto la porta e hanno compiuto abusi su di lui
e alcuni studenti presenti al momento dell'attacco. Nelle concitate fasi dell'assalto, i fanatici hanno
bloccato i giovani allievi del seminario e li hanno picchiati con violenza e brutalità. Il seminario di Jisu Niloy è situato a Bolakipur e fa riferimento alla parrocchia di Marimpur, nella diocesi di Dinajpur.
SRI LANKA
48 numeri a soli
Hanno collaborato a questo numero:
domenICa 16 gIugno 2013
30 euro
Gabriele Colombini, insegnante di materie letterarie nelle scuole medie, Nicoletta Giorgetti,
giornalista professionista, Massimo Lavena, giornalista professionista del Centro Televisivo
Vaticano, Isabella Floris, insegnante di italiano a Izmir (Turchia), laureata in Lingue per la comunicazione internazionale a La Sapienza di Roma,
Umberto Oppus, sindaco di Mandas e direttore Anci-Sardegna, giornalista pubblicista, don Roberto Piredda, Direttore dell’Ufficio diocesano
per l’Insegnamento della Religione Cattolica e insegnante di religione al Liceo Dettori, Carla Etzo, giornalista professionista, Roberto
Comparetti, giornalista pubblicista e vicedirettore Radio Kalaritana, Matteo Meloni, laureato in Governance e Sistema Globale, mons. Franco
Puddu, Vicario episcopale per la pastorale e parroco di N. S. delle Grazie in Sestu, Maria Grazia Pau, docente di Catechetica e Didattica
nell’ISSR di Cagliari, don Andrea Busia, studente al Pontificio Istituto Biblico di Roma, Antonella Pilia, giornalista pubblicista, laureata in
Informazione, editoria e giornalismo, don Marco Lai, parroco di Sant’Eulalia e direttore Caritas diocesana, Veronica Piras, giornalista pubblicista, laureata in Scienze della comunicazione, Francesco Furcas, giornalista pubblicista, laureato in Lettere moderne, Rosalba Crobu, funzionario del Ministero Istruzione, Università e Ricerca, Bruna Desogus, coordinatrice del gruppo di Rinnovamento nello Spirito “Spirito Santo”
di Cagliari e insegnante elementare in pensione, Veronica Atzori, associazione Sconfinando, Franco Camba, insegnante e collaboratore del
Seminario regionale sardo, mons. Pietro Meloni, vescovo emerito di Nuoro, mons. Tore Ruggiu, Vicario episcopale per la vita consacrata e
parroco di N. S. delle Grazie in Sanluri.
Il direttore della testata è giornalista professionista, laureato in Giurisprudenza e ha un master in Economia e Finanza etica.
Del numero della scorsa settimana sono state diffuse - e tutte vendute - 260 copie in più rispetto al numero precedente.
Questo giornale non pubblica, e non ha mai pubblicato, articoli di agenzie di stampa.
Parrocchia rinasce
grazie alle suore
Con una settimana di preghiera e
assistenza ad anziani, malati e alcolisti e drogati le suore della Sacra
Famiglia della provincia di Colombo hanno evideniato i valori del
Vangelo in occasione del centenario della parrocchia di San Antonio
di Battuluoya. L'anniversario della
piccola comunità cattolica, situata
nel centro dello Sri Lanka, è stato
celebrato nei giorni scorsi.
Suor Dammika Fernando, racconta come il gesto sia servito a preparare spiritualmente uomini, donne, giovani e bambini al giubileo.
“Cento anni - ricorda la religiosa sono un periodo importante e occorre celebrarlo con grande attenzione e fede. Attraverso la missione delle suore della Sacra Famiglia
vogliamo rendere i nostri fedeli più
vicini a Dio”.
domenICa 16 gIugno 2013
IL PORTICO DEI GIOVANI
Il PortICo
5
Lavoro. Fino al 2 agosto si può contribuire alla realizzazione di un documentario sulla crisi del Sucis.
Con un piccolo aiuto un grande risultato:
il crowd funding è sbarcato in Sardegna
Gli autori di “Lost citizens”
affrontano la delicata
fase del montaggio.
Attraverso piccole
donazioni su un sito web
è possibile collaborare
alla riuscita del progetto
CARLA ETZO
N DOCUMENTARIO SULLA crisi del lavoro nel Sulcis
Iglesiente, provincia tra
le più povere d’Italia, attraverso lo sguardo di diverse generazioni: padri e figli a confronto
esprimono lo spaesamento che deriva dalla perdita del lavoro, raccontano le difficoltà a trovarne uno, la
lotta per mantenerlo. Incertezze e
speranze si intrecciano sullo sfondo di un paesaggio denso di contraddizioni: tra visioni naturali mozzafiato, occupazioni e cortei, fabbriche che chiudono i battenti l’una
dopo l’altra.
“Lost Citizens”, cittadini perduti, è
un progetto nato “in famiglia”: l’idea è di Sebastiana Etzo, sorgonese
trapiantata a Londra, animata dalla
nostalgia della Sardegna e dal desiderio di tornarci, almeno simbolicamente. Consulente per lo sviluppo internazionale, africanista e sociologa di formazione, Sebastiana
ha studiato i movimenti del Sudafrica post-apartheid.
Nella sua idea di documentario ha
voluto coinvolgere anche me, sua
sorella, eVincenzo Rodi, mio marito,
cameraman e filmaker. Da giornali-
U
La squadra di Lost Citinzens: seduti, Antonello Pirotto e Carla Etzo, in piedi, Alessandro Pirotto e Sebastiana Etzo.
sta, l’idea di affrontare il tema del lavoro da una prospettiva più attenta
alle dinamiche sociologiche e psicologiche dei protagonisti mi è piaciuta subito. C’è da dire che nessuno
di noi è estraneo al mondo del lavoro precario: tutti e tre abbiamo vissuto esperienze anche molto difficili
e questo ha reso la sfida ancora più
coinvolgente. Come spiega Sebastiana «il documentario ha l'ambizione di andare oltre il territorio del
Sulcis Iglesiente per riflettere sui
concetti di democrazia e cittadinanza alla luce di una crisi che investe genitori e figli in egual misura. In
questo contesto i diritti sociali ed
economici, fra tutti quello al lavoro,
sembrano erodersi e la famiglia,
grande ammortizzatore sociale, fatica a mantenere il suo ruolo, mentre il futuro dei giovani appare drammaticamente compromesso».
A partire dalla tarda primavera del
2012, compatibilmente con impegni e distanze, ci siamo messi al lavoro. A febbraio di quest’anno abbiamo completato le interviste a diverse coppie di genitori e figli (operai, cassaintegrati, ex minatori, giovani).
Adesso ci prepariamo alla fase del
montaggio e della post produzione.
Ma da soli non ce la facciamo. Finora abbiamo investito risorse nostre
ma stiamo entrando in una fase delicata in cui si definirà meglio la qualità del documentario. Per mettere
insieme i fondi necessari abbiamo
scelto il crowd funding, una forma di
finanziamento che sfrutta le potenzialità di internet per raggiungere
un numero elevato di contatti, e
quindi di potenziali finanziatori, soprattutto attraverso i social media
come Facebook o Twitter. Crowd
funding letteralmente significa “finanziamento dalla folla”, in pratica
l’operazione punta a coinvolgere il
maggior numero di persone possibile: ognuno può contribuire con
una somma anche piccola e diventare parte del progetto. Tante piccole gocce che fanno un oceano insomma! In Italia il crowd funding è
ancora poco diffuso ma esistono già
Azione cattolica ragazzi,
a Sardara è stata una festa
Il raduno regionale nelle parole della responsabile
ROBERTO COMPARETTI
JÒ RAGAZZI… che spettacolo!”. È lo slogan scelto per
l'incontro regionale dell'Azione Cattolica Ragazzi svoltosi domenica al Santuario di Santa
Maria Acquas di Sardara, dove i
diversi gruppi delle diocesi isolane si sono ritrovati per una giornata di condivisione e di festa.
“L'appuntamento di Sardara - dice Gloria Dessì, responsabile regionale ACR - è frutto dell'attività
portata avanti nel corso dell'anno
che aveva come tema il teatro.
Tutte le attività formative svolte
hanno seguito questo filone e la
giornata di domenica ha avuto
proprio lo scopo di fare sintesi di
tutto il lavoro fatto, con una sorta
di spettacolo che i ragazzi hanno
A
preparato. In realtà lo spettacolo
sono stati loro, che si sono messi
in gioco, si sono riuniti e che finalmente si sono ritrovati insieme”.
La festa regionale è arrivata su sollecitazione del consiglio nazionale che ha chiesto a ciascuna delegazione di realizzare una festa
con una propria caratteristica e
allora quell' “Ajò”, intercalare tipico dei ragazzi.
La giornata è stata scandita dagli
arrivi intorno alle 9.30 con la festa
di accoglienza, i saluti ed il lancio della giornata, a seguire la preparazione per la Messa e le prove
dei canti.
Alle 11 la celebrazione Eucaristica, al termine della quale c'è stata la consegna del mandato per la
festa nazionale a quattro giovani
Un’immagine del raduno dell’ACR.
di ciascuna delle dieci Diocesi
dell'Isola.
“Saranno loro - riprende ancora
Gloria - che il prossimo 6 - 7 settembre parteciperanno alla festa
nazionale dell'ACR come inviati
dai vescovi all'appuntamento di
Roma”.
La prima parte della giornata si è
conclusa con il pranzo al sacco.
Intorno alle 14 il raduno sotto il
palco per formare i gruppi del
grande gioco, nel quale sono sta-
te presentate in appositi stand le
figure di vita di fede particolarmente significative.
“Ad esempio - spiega la responsabile regionale - noi della Diocesi di Iglesias abbiamo presentato Sant'Antioco, patrono della
nostra Chiesa e dell'intera Isola,
altre invece hanno presentato figure particolari della loro zona.
Attraverso dei giochi è stata loro
presentata la figura di un santo
che è testimone di fede”.
diverse piattaforme on line che se
ne occupano. Nel nostro caso ci siamo affidati a un sito inglese dove abbiamo pubblicato un breve trailer
del documentario e la descrizione
del progetto in inglese e in italiano.
Collegandosi al link www.sponsume.com/project/lost-citizens è possibile fare delle piccole donazioni.
Per chi vorrà sostenerci abbiamo
previsto delle ricompense simboliche, calcolate in base all’importo
donato: dalla possibilità di vedere il
film online in anteprima, a una copia del Dvd, al ringraziamento nei
titoli di coda, fino alla foto nella copertina del Dvd e alla menzione come produttore. I soldi raccolti verranno investiti tra l’altro nelle musiche, nella post produzione, authoring e stampa del Dvd, nell’acquisto di immagini, nella distribuzione e, se necessario, in consulenze
tecniche specializzate. «Il crowd funding è stata una scelta naturale e
convinta - chiarisce ancora Sebastiana - per me rappresenta un modo bellissimo per finanziare progetti indipendenti, iniziative imprenditoriali o con un impatto sociale.
Questa modalità offre a chiunque la
possibilità di finanziare la propria
iniziativa coinvolgendo tutti coloro
che ritengono l’idea valida». L’obiettivo è raggiungere circa 5mila
euro (4300 sterline) entro il 2 agosto. Abbiamo creato una pagina Facebook (Lost Citizens) dove comunicheremo i progressi del nostro lavoro in un’ottica di trasparenza e
condivisione. Intanto le persone cominciano ad aderire al progetto con
piccole e grandi somme: la cosa, inutile dirlo, ci incoraggia molto.
[email protected]
Il grande gioco si protratto fino
alle 16, quando è stato messo in
scena lo spettacolo di animazione
e al termine, intorno alle 17, la
conclusione e i saluti.
Il raduno nazionale è previsto per
i primi di settembre ed i giovani
delle Diocesi sarde avranno il
tempo di tornare per incontrare il
Papa a Cagliari.
Un rapporto quello tra l'Acr e il
Papa che è sempre stato molto
forte. “Lo posso confermare - conclude Gloria. Benedetto XVI ogni
anno, prima di Natale, incontrava
i ragazzi dell'ACR. Per l'occasione
venivano selezionati alcune Diocesi d'Italia e l'ultima volta è toccato ad alcuni di Ozieri: al ritorno
erano entusiasti.
Ora molti però sono in fibrillazione per l'arrivo di Papa Francesco
a Cagliari.
Anzi gli stessi delegati delle Diocesi che andranno a Roma a settembre sperano che ci sia la possibilità già da allora di vedere il
Papa, in attesa di accoglierlo a Cagliari. Il rapporto dei ragazzi con i
Pontefici è sempre stato molto diretto e cordiale caratterizzato da
affetto reciproco”.
6
IL PORTICO DEI GIOVANI
Il PortICo
DOMENICA 16 gIugno 2013
Università. Parla marisa Fois, autrice del volume “la minoranza inesistente: i berberi e la costruzione dello stato algerino”.
Per l’Algeria la primavera araba non finisce,
un contributo al dibattito storico sul Paese
La costruzione della storia
di un popolo attraverso
lo studio delle minoranze,
del loro ruolo e della lingua
permette di conoscere
meglio le prospettive
di uno Stato travagliato
MATTEO MELONI
ALGERIA HA UNA storia
complicata: dopo la
colonizzazione francese, più che centenaria, e una lunga lotta
di liberazione nazionale, è passata attraverso il monopolio del
partito unico, il multipartitismo e
la vittoria di un raggruppamento
politico su base religiosa, il radicalismo islamico e la guerra civile. Marisa Fois, Dottorato di Ricerca conseguito presso il Dipartimento Storico Politico Internazionale della Facoltà di Scienze
Politiche di Cagliari, ha recentemente pubblicato un volume dal
titolo “La minoranza inesistente:
i berberi e la costruzione dello
Stato algerino” e racconta a Il Portico il ruolo della popolazione
nord africana nell’evoluzione dell’Algeria contemporanea.
L’
Un momento del convegno di studi di Affrica.org. In basso, Marisa Fois.
Cosa l’ha spinta a realizzare
un’opera sul ruolo dei berberi
nella storia algerina?
Mi sono sempre chiesta per quale motivo la storia dell’Algeria venisse raccontata solo dal punto di
vista dell’unità islamico-araba. La
società algerina, complessa e
frammentata, è stata spesso letta
attraverso le istituzioni o il movimento nazionale. Studiare i gruppi minoritari, in uno spazio presentato come esclusivamente
arabo, risulta quindi particolarmente interessante. I berberi han-
puto reggere l’urto dello sconvolgimento culturale avvenuto,
mantenendo le loro specifiche
peculiarità storiche, e la loro lingua in primis. Partendo da questo importante punto, ho
realizzato delle ricerche
nell’archivio francese,
studiando le analisi che
gli storici dell’epoca elaboravano nel cercare di
comprendere il ruolo dei
berberi negli anni ’40 e
’50. Questo periodo, di vero e proprio fermento, è
stato molto importante
per l’Algeria. Sono avvenuti, infatti, cambiamenti sia a livello locale che internazionale significativi; soprattutto, è
stata combattuta la Seconda
no partecipato alla formazione
dello Stato nord africano e, purtroppo, spesso e volentieri vengono dimenticati nella narrazione. Serve il riconoscimento scientifico del ruolo dei berberi nel
processo di costruzione della Nazione.
Ci può sintetizzare i fatti storici
che portano alle rivendicazioni
indipendentiste algerine, e quali sono le differenze tra gli arabi e
i berberi?
Nel corso delle invasioni arabe del
nord Africa, i berberi hanno sa-
Passione per l’Africa,
nasce un nuovo portale
L’idea di tre ragazzi sfrutta le potenzialità della rete
MAT. MEL.
O STUDIO E LA PASSIONE per l’Africa hanno portato storicamente alla realizzazione di
progetti, nelle forme più svariate,
legati al continente.
Oggigiorno, nel mondo di internet
lo strumento principale di comunicazione è il web, e Annalisa Addis, Michele Carboni, Marisa Fois e
Marcella Tramatzu hanno colto appieno le potenzialità della rete realizzando il sito affrica.org. Affrica,
nato nel giugno 2010, è un portale in
cui si parla di storia, attualità, informazione, ricerca, cultura, ambiente, politica, società e molto altro ancora sull’Africa.
Al lettore non sarà sfuggita la dicitura Affrica, con due effe. Ma non è
un caso, nè un errore. Infatti, Affrica
è una variante di Africa, termine un
tempo assai comune soprattutto in
Toscana, diventato sempre più raro
fino a scomparire nell’uso parlato.
Deriva dalla lingua latina, laddove,
quando una labiale si incontra con
L
una dentale, la labiale si raddoppia.
Tutti i prosatori, da Niccolò Machiavelli a Giacomo Leopardi l’hanno sempre scritta con la doppia “f”.
Anche Giosué Carducci, in una lettera a Ferdinando Martini, governatore della colonia italiana Eritrea
dal 1897 al 1907, scriveva: “Affrica
con due effe, altrimenti francesismo”. Quello che oggi si chiama Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente
chiamò “Affrica” la “Rivista mensile di interessi affricani” dal momento della sua nascita, a Roma,
nel 1946, e fino al 1956.
La missione di affrica.org è quella
di far conoscere il continente e ciò
che ruota intorno ad esso, attento
ad evitare i luoghi comuni che spesso infestano la stampa. Sul sito vengono pubblicati racconti di chi l’Africa la vive o l’ha vissuta, dando visibilità a iniziative quali festival,
concerti e rassegne cinematografiche, promuovendo la cultura made in Africa.
La redazione di Affrica è composta
da persone con esperienze di vita e
Alcune immagini della tre giorni organizzata all’Hostel Marina.
di ricerca legate al continente che
vogliono divulgare l’amore per l’Africa in modo scientifico ma non solo, con contenuti fruibili anche da
un pubblico di non addetti ai lavori. Le competenze del gruppo di studiosi, tutti formatisi alla Facoltà di
Scienze Politiche di Cagliari, spaziano dalle competenze specifiche
relative ad una particolare area africana alle questioni legate agli aiuti
umanitari, dalla cooperazione internazionale allo sviluppo del turismo.
Affrica ha certamente creato un’opportunità in più per la comprensione delle tematiche legate al continente, realizzando un canale diretto su una parte del mondo spesso
non raccontata nel giusto modo. Sul
sito le notizie non vengono filtrate:
questa politica ha permesso di raccontare in maniera diretta quanto è
accaduto in Africa recentemente.
Sono un chiaro esempio di tale scelta le testimonianze pubblicate du-
Guerra Mondiale, con l’Algeria e il
nord Africa elementi attivi del
conflitto e divenuti anche campi
di battaglia. Gli eventi hanno avuto una funzione acceleratrice sulle idee nazionaliste e,
con la creazione della
Lega Araba, hanno
contribuito alla radicalizzazione della rivendicazione indipendentista. L’Algeria raggiungerà l’indipendenza
nel 1962. I berberi non
rinnegano l’arabo-islamismo, ma si identificano nella concezione
più estesa di Algeria algerina, capace di inglobare le varie componenti della società.
Quale vuol essere il ruolo dell’opera da lei scritta?
A cinquant’anni dall’indipendenza dell’Algeria, il libro vuole
contribuire al dibattito storico
sulla formazione e costruzione
dello Stato, ponendo l’accento
anche sul tema dell’identità, del
dissenso e dell’opposizione politica. Dal 2011 infatti in tutto il
mondo si parla di primavere arabe ma l’Algeria, in questo senso, è
un caso emblematico in quanto
la contestazione è stata sempre
costante, in particolare con forti
proteste avvenute nel Paese nel
1980 e nel 2001.
rante le primavere arabe avvenute
in Libia, Egitto e Tunisia, così come per il voto in Senegal, ad il Cairo
e a Tunisi; lo stesso per le recenti
elezioni in Kenya, o per la crisi scoppiata in Mali: il portale ha ospitato il
racconto di chi ha vissuto gli eventi
in prima persona.
Nel mese di ottobre 2012 il team di
affrica.org ha organizzato “incontri d’AFFRICA”, manifestazione durata tre giorni, che ha visto la partecipazione, tra le tante personalità
presenti, della blogger tunisina Lina
Ben Mhenni, del regista Sherif Fathy
Salem e del poeta sahrawi Luali Lahsen Salama. La tre giorni si è svolta
all’Hostel Marina, nel cuore del
quartiere storico di Cagliari, proprio per sensibilizzare i numerosi
abitanti, molti dei quali provenienti dal continente africano, al confronto con la cittadinanza sui temi
in discussione. Attualmente si sta
lavorando per la riproposizione dell’evento anche quest’anno, visto il
successo dell’edizione passata.
DOMENICA 16 gIugno 2013
IL PORTICO DI CAGLIARI
Convegno diocesano. Solo il 6,6% degli italiani si dichiara ateo, regge il senso del sacro
“Il valore della Chiesa è vivere il Vangelo
e dare testimonianza della nostra fede”
Da una ricerca condotta
da Franco Garelli alcune
linee essenziali: permane
il desiderio di spiritualità,
tiene il riferimento cattolico
e il credere è individuale.
La riflessione del Pontefice
una religione organizzata.
I dati sulla pratica sacramentale
confermano questa tendenza: il
26,5% della popolazione italiana
afferma di prendere parte alla
Messa con regolarità, mentre il
22% non vi partecipa mai e il 36%
si considera praticante ma molto
irregolare. Ancora più problematico appare il dato sulla pratica
della Confessione sacramentale:
tra coloro che si dichiarano cattolici il 28,3% non si confessa mai, il
20,7% lo fa a distanza di anni e solo il 16,1% si confessa con regolarità almeno mensile.
Sul piano dell’etica personale si
registrano delle forti divergenze
rispetto alla posizione cattolica:
ad esempio si può notare che oltre
il 70% degli intervistati sostiene
che si possa essere dei buoni cat-
tolici anche senza seguire le indicazioni della Chiesa nel campo
della morale familiare e sessuale.
Dal punto di vista pastorale si possono notare certamente dei limiti nella situazione italiana attuale
in modo particolare due “dissociazioni” che si diffondono: la prima tra la ricerca spirituale individuale e l’offerta formativa della
comunità cristiana e la seconda
tra l’adesione al cattolicesimo dichiarata e le convinzioni in campo
dottrinale ed etico.
Il fatto però che permanga un diffuso e significativo desiderio di
spiritualità e anche, seppur segnato da un certo “individualismo
del credere”, il riferimento al patrimonio cattolico offre una opportunità preziosa: è questo il
campo che deve essere oggetto di
una rinnovata opera di evangelizzazione.
La riflessione di Papa Francesco
nella recente solennità di Pentecoste può essere illuminante circa
l’urgenza di evangelizzazione che
interessa questa fase storica del
nostro paese: «noi non siamo una
ONG, e quando la Chiesa diventa
una ONG perde il sale, non ha sapore, è soltanto una vuota organizzazione. Il valore della Chiesa,
fondamentalmente, è vivere il
Vangelo e dare testimonianza della nostra fede. La Chiesa è sale della terra, è luce del mondo, è chiamata a rendere presente nella società il lievito del Regno di Dio».
nata duemila anni fa e che mantiene la sua vividezza nel ricco patrimonio di fede che ha suscitato nel
corso dei secoli e che continua ad
alimentare la vita di tutti coloro che
avendo fatto l’incontro con la persona di Cristo intendono camminare verso la santità a cui tutti gli uomini sono chiamati, nessuno può
ritenersi escluso.
Il cristiano che cammina verso la
santità cammina alimentando quella Parola vissuta alla luce del Magistero della Chiesa, dunque alla luce
della Tradizione, della Conoscenza
del Catechismo della Chiesa Cattolica, in questo modo quella Parola
diviene Parola creduta e professata,
Parola celebrata, Parola autenticamente vissuta, Parola pregata…
dunque egli in questo modo diventa competentedella fede che vive e ne
sa dare ragione, leggendo la storia
con gli occhi di Cristo e riconoscendo i segni e i germi della speranza. Il
cristiano adulto nella fede dovrà agire sempre con Correttezza, operan-
do con giustizia e promuovendo la
carità, la solidarietà in tutti gli ambiti
della vita sociale, politica ed economica...
Il cristiano è uomo o donna che sa
contrastare sull’esempio di Cristo
ogni ingiustizia, sa denunciare i limiti e le insufficienze delle leggi civili
percorrendo le vie evangeliche della non violenza… e lo fa ogni giorno
nel suo quotidiano con Costanza,
senza mai perdere la speranza.
In sintesi si può dire che il cristiano
adulto nella fede è colui che sa vivere la Coerenza con il Vangelo, ha una
profonda Conoscenza della Parola
di Dio, nel senso che fa ogni giorno
esperienza di quella Parola nel suo
svolgersi mediante l’insegnamento
della Chiesa lungo i secoli, è Competente di quella Parola, perché ne
sa dare ragione, è Corretto nei rapporti e nelle relazioni con le persone
e con il mondo, e soprattutto è Costante nel vivere il proprio Credo.
Pertanto egli è un Credente divenuto Credibile!
ROBERTO PIREDDA
P
ER INDICARE ALCUNI TRATTI
della condizione degli
italiani adulti rispetto alla fede facciamo riferimento ad un’interessante ricerca
di Franco Garelli, pubblicata con il
titolo Religione all’italiana. L’anima del paese messa a nudo (il Mulino, 2011).
Dalla ricerca emergono alcune linee essenziali: il permanere del
desiderio di spiritualità; la tenuta
del riferimento cattolico; l’individualismo del credere.
Un primo dato che viene rilevato
nella ricerca riguarda il riferimento al sacro presente negli italiani:
il 45,9% afferma di credere in Dio
senza dubbi, il 36,8% con dei dubbi. Soltanto il 6,6% è dichiaratamente ateo, mentre il 6,2% afferma di essere indifferente e il 4,5%
dice di non credere in una particolare divinità ma in un generico
potere superiore.
Il desiderio di spiritualità in Italia
si lega ancora ad un’appartenenza
religiosa esplicita: l’86,1% degli intervistati si dichiara cattolico.
Tuttavia si deve notare come questo riferimento al sacro e al cattolicesimo in particolare non trova
sempre corrispondenza sul piano
delle convinzioni di fede, della
pratica religiosa e nella sfera dell’etica, in questo senso si parla di
“individualismo del credere”.
L’adesione di fede nei confronti
dell’essenziale del credo cristiano non è sempre solida e presenta delle incongruenze anche tra
chi si dichiara cattolico.
Il desiderio di spiritualità non necessariamente si lega alla mediazione ecclesiale: ad esempio
l’81,4% degli intervistati dichiara
che si può avere una propria spiritualità anche senza far parte di
La figura del Cristiano
adulto nella fede
In una società segnata da profonde trasformazioni
MARIA GRAZIA PAU
A SOCIETÀ contemporanea,
oggi, è segnata da profonde
trasformazioni culturali e da
una crisi antropologica che investe
tutti gli ambiti della vita sociale, politica ed economica con ripercussioni anche nell’ambito della vita di
fede dinanzi alla complessità del
pluralismo religioso ed etico. Se si
dovesse delineare l’identikit del cristiano adulto nella fede, capace di
rispondere alle sfide del nostro tempo nel contesto culturale italiano
non si può fare a meno di pensare ad
un’adultità della fede che riesca a far
vedere nel proprio agire l’essere di
Cristo.
Essere di Cristo significa lasciarsi rivestire da quell’attributo assegnato
a Gesù di Nazareth, che si affianca al
suo nome, e cioè l’Unto di Dio, il
Messia, che ne delinea l’identità più
autentica e vera.
Anche il cristiano deve manifestare
la sua unzione: la lettera C con la
L
quale si definisce cristiano, andrà
declinata nella sua poliedricità, deve risplendere nelle varie sfaccettature che compongono l’unitarietà
del suo essere.
La prima C, a cui è chiamato il cristiano adulto nella fede è certamente la Coerenza con il Vangelo,
cioè la testimonianza nella vita quotidiana, ma questa può essere visibile e manifestarsi in tutta la sua pienezza solo se alimentata e nutrita
dalla Conoscenza del Vangelo; la seconda Cè, infatti, la conoscenza organica della Parola di Dio ascoltata
nella comunità cristiana nella quale si vive e si sperimenta quella Parola, inoltre quella Parola deve essere vissuta nel confronto e nell’incontro con le persone, nelle relazioni con il mondo, anche nei suoi conflitti e nelle sue ferite, perché sia capace di riconciliare, di risanare, di
trovare vie di mediazione per vivere
una vita piena, e una vita buona.
La terza C riguarda la competenza riguardo a quella Parola, che è risuo-
IL PORTICO
7
scheda
Per una fede matura,
la Diocesi a convegno
di MONS. FRANCO PUDDU*
Nelle Indicazioni pastorali per
l’Anno 2012-13 , l’arcivescovo ha
proposto, nell’arco di un triennio,
di “Ripensare e riscoprire l’iniziazione cristiana, per passare dalla
semplice catechesi per i singoli
sacramenti ad un vero percorso di
iniziazione cristiana; per coinvolgere i ragazzi e i giovani ma anche
e specialmente gli adulti: comunità parrocchiali, genitori, catechisti, padrini”.
In vista di una corretta progettazione di tale pastorale, finalizzata
sull’Iniziazione Cristiana, vanno
messi a fuoco tutti gli ambiti e sono invitati alla riflessione tutti i protagonisti, a cominciare dai più diretti responsabili: i parroci, i sacerdoti e i religiosi, i diaconi. Quale prima proposta di studio e approfondimento, il Convegno del
Clero di questo anno nei giorni 12
e 13 giugno, è incentrato sul tema
“Per una fede matura. Promuovere un’autentica Iniziazione Cristiana”.
La prima mattina è dedicata alla
lettura della situazione presente, in
Italia e in Sardegna. Il padre Giampaolo Salvini, già direttore di “Civiltà Cattolica”, offre al Convegno
una relazione su “La fede degli
adulti in Italia oggi: il contesto socio-culturale”, cercando di delineare i cambiamenti di contesto
degli ultimi decenni in cui l’adulto
e la famiglia cristiana sono chiamati a vivere il contenuto immutato della fede. Il giornalista Franco
Siddi, Segretario Nazionale della
Federazione della Stampa, presenta un contributo nella sua comunicazione su “Modelli della fede degli adulti, oggi, in Sardegna”.
La seconda mattinata è dedicata
alla parte propositiva, cercando
di individuare i tratti della maturità
della fede cristiana. Don Ubaldo
Montisci, Docente di catechetica
nell’Università Pontificia Salesiana, presenta una relazione sul tema: “L’adulto nella fede: traguardo dell’Iniziazione cristiana”. Conclude i lavori di questo primo Convegno sul tema l’arcivescovo
Mons. Arrigo Miglio, con l’intervento su “Iniziazione Cristiana, al
cuore di un progetto di Chiesa.
Indicazioni per il programma pastorale 2013/14”, che sarà approfondito nel Convegno Pastorale Diocesano previsto per i primi di ottobre 2013.
L’obiettivo è quello di rinnovare la
catechesi nei diversi ambiti già
presenti, soprattutto fanciulli e ragazzi, di individuare delle modalità
concrete per coinvolgere i genitori
e le famiglie nel cammino di Iniziazione Cristiana dei figli, di qualificare meglio il percorso dei ragazzi e dei giovani, rianimando la
pastorale giovanile e la nuova presenza degli oratori nelle parrocchie, in vista di un modello di cristiano adulto che esprime la fede
con convinzione, continuità e con
coerenza, sapendo attingere abitualmente alle fonti della fede cristiana: l’ascolto della Parola e
l’Eucarestia incarnate nella vita.
*Vicario episcopale
per la Pastorale
8
IL PORTICO
Il PortICo
XI DOMENICA DEL T. O. (ANNO C)
dal Vangelo secondo Luca
DON ANDREA BUSIA
I
il portico della fede
I
n quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli
entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo.
Vedendo questo, il fariseo che l'aveva invitato disse tra sé: «Se
costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».
Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di' pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno
gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro
dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui
al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato
bene».
E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati
con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da
quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non
hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di
profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati,
perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco,
ama poco».
Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche
i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va'
in pace!».
In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da
infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.
Lc 7, 36 - 8, 3
l brano di oggi ci presenta principalmente tre personaggi che esprimono implicitamente o esplicitamente giudizi gli uni
sugli altri: Gesù, la Donna e il fariseo Simone.
Il fariseo esprime due giudizi contrastanti su Gesù: il primo, implicito nell'invito a
tavola, è un giudizio di rispetto e di una
certa ammirazione, poi confermato dall'appellativo “maestro” con cui si rivolge a
Gesù quando viene chiamato in causa. A
questo giudizio positivo se ne aggiunge un
altro, negativo, in cui mette in dubbio che
egli sia davvero un profeta.
La donna esprime un giudizio solo su Gesù, ignorando il fariseo, ed è un giudizio di
premura, attenzione alla sua persona e
umilissimo servizio.
Gesù, a sua volta, esprime anch'egli due
giudizi: sulla donna di cui loda l'attenzione che gli ha riservato, e su Simone che invece esce sconfitto dal confronto con la
stessa donna che, nel suo giudizio precedente aveva dichiarato “peccatrice”.
A questo elenco manca un giudizio, me-
Perché ha molto ama
no evidente, ma fondamentale per capire il nostro brano: Gesù riconosce quella
donna come peccatrice, il fariseo ha ragione in questo, semplicemente, però, a
Gesù questo non importa perché non deve fare un confronto tra un giusto e un
peccatore, sia Simone che la donna, sono
entrambi debitori dell'unico creditore,
entrambi sono peccatori, in misura diversa probabilmente, ma pur sempre entrambi debitori. La differenza non sta nell'essere o meno peccatori, salvo grazie
particolarissime lo siamo tutti, la differenza sta nell'atteggiamento, nello sforzo
che compiamo per cambiare vita e soprattutto in quanto lasciamo agire in noi
lo Spirito Santo perché ci guidi alla volontà del Padre. Fatta questa fondamentale premessa possiamo allora capire perché Gesù non rimproveri Simone per aver
affermato che la donna è una peccatrice,
ma anzi lo inviti a una riflessione più
profonda e di gran lunga più utile del semplice giudizio. La differenza tra lui e la
donna non sta nella quantità o nella qualità dei suoi peccati, bensì nell'amore
messo in gioco per andare oltre di essi e
poter cominciare una vita nuova. Il fariseo
non ha visto i suoi peccati e non ha quindi sentito la necessità di fare più del necessario per l'ospite Gesù mentre la donna, che invece aveva ben presente i suoi
tanti peccati, non si può accontentare di
un saluto a Gesù, ha bisogno di testimoniare con maggiore forza il suo pentimento.
Per questa ragione il confronto che Gesù
fa non è tra Simone giusto e la donna peccatrice, ma tra il Simone che non ha mostrato amore e la donna che lo ha sommerso con il suo amore.
Questo insegnamento di Gesù è ripetuto
innumerevoli volte nel vangelo, ad esempio alla fine del brano del cieco nato si
manifesta la stessa difficoltà, sempre da
parte dei farisei, di diventare consapevoli del loro peccato e quindi poter chiedere perdono: “Alcuni dei farisei gli dissero:
«Siamo forse ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane»”(Gv 9,4041). Quando non vediamo il nostro peccato è molto più facile giudicare gli altri e
soprattutto diventa più difficile compiere veri atti di pentimento e conversione.
Tornando alla perplessità del fariseo riguardo il fatto che Gesù fosse o meno un
profeta, essa ci permette di aggiungere
un'altra riflessione: noi siamo normalmente portati a circondarci di persone
brave e fidate, e in questo non c'è ovviamente niente di male a meno di voler
escludere il resto del mondo. Ma Dio non
si comporta così: lui sa che non siamo
persone fidate, lui sa che è possibile che
scappiamo dal gregge che lui guida, lui
sa che talvolta (o spesso) vogliamo fare
di testa nostra e, paradossalmente, proprio per queste ragioni decide di avere
per noi una premura ancore maggiore.
Lui non abbandona una sua creatura
semplicemente perché non si è comportata bene, ma manda il suo Figlio perché
vada a recuperarla, a costo della sua stessa vita, non gliene bastano novantanove
nel gregge se una si sta perdendo, deve
recuperare anche la centesima e deve farlo senza indugio perché il suo amore per
le sue creature è quello di un padre e di
una madre insieme.
ECOLOGIA AMBIENTALE ED ECOLOGIA UMANA
L’ultima Udienza generale è coincisa con la Giornata Mondiale dell’Ambiente e tale circostanza ha offerto l’occasione a Papa Francesco per approfondire il tema del “Coltivare
e custodire il creato”.
La riflessione del Papa prende le mosse dai capitoli iniziali della Genesi dove si afferma che «Dio pose l’uomo e la
donna sulla terra perché la coltivassero e la custodissero»
(cfr 2,15): «coltivare e custodire il creato è un’indicazione di
Dio data non solo all’inizio della storia, ma a ciascuno di noi;
è parte del suo progetto; vuol dire far crescere il mondo con
responsabilità, trasformarlo perché sia un giardino, un luogo abitabile per tutti. Benedetto XVI ha ricordato più volte
che questo compito affidatoci da Dio Creatore richiede di
cogliere il ritmo e la logica della creazione. Noi invece siamo spesso guidati dalla superbia del dominare, del possedere, del manipolare, dello sfruttare; non la "custodiamo",
non la rispettiamo, non la consideriamo come un dono gra-
tuito di cui avere cura. Stiamo perdendo l’atteggiamento
dello stupore, della contemplazione, dell’ascolto della
creazione».
L’ecologia ambientale è strettamente legata anche all’ecologia umana, le due realtà sono chiamate a camminare
insieme: «la persona umana è in pericolo: questo è certo,
la persona umana oggi è in pericolo, ecco l’urgenza dell’ecologia umana! E il pericolo è grave perché la causa del
problema non è superficiale, ma profonda: non è solo una
questione di economia, ma di etica e di antropologia. La
Chiesa lo ha sottolineato più volte; e molti dicono: sì, è giusto, è vero… ma il sistema continua come prima, perché
ciò che domina sono le dinamiche di un’economia e di una
finanza carenti di etica. Quello che comanda oggi non è
l'uomo, è il denaro, il denaro, i soldi comandano. E Dio nostro Padre ha dato il compito di custodire la terra non ai soldi, ma a noi: agli uomini e alle donne. noi abbiamo questo
compito! Invece uomini e donne vengono sacrificati agli
idoli del profitto e del consumo: è la "cultura dello scarto"».
Questa perdita del fondamentale valore dell’umano la si vede molto bene se si guarda allo spreco di cibo che viene fatto per un mero calcolo di profitto mentre si chiudono gli occhi davanti all’indigenza di tanti esseri umani: «il consumismo ci ha indotti ad abituarci al superfluo e allo spreco quotidiano di cibo, al quale talvolta non siamo più in grado di
dare il giusto valore, che va ben al di là dei meri parametri
economici. Ricordiamo bene, però, che il cibo che si butta via è come se venisse rubato dalla mensa di chi è povero,
di chi ha fame! Invito tutti a riflettere sul problema della perdita e dello spreco del cibo per individuare vie e modi che,
affrontando seriamente tale problematica, siano veicolo di
solidarietà e di condivisione con i più bisognosi».
di don Roberto Piredda
DELLA FAMIGLIA
domenICa 16 gIugno 2013
9
Il comunicato del Forum delle Famiglie.
ato...
Finalmente il nuovo Isee,
ma ancora non basta
intensificarsi, negli ultimi
giorni, di comunicati e notizie di stampa sull’imminente approvazione del
nuovo ISEE ci fa sperare che il lungo
e tortuoso iter del decreto giunga finalmente a conclusione, dopo oltre
dieci anni di vigenza del ‘vecchio’
indicatore. Un aggiornamento dei
criteri di calcolo della ricchezza è
ancor più necessario per evitare gli
ormai ben noti abusi ed elusioni,
che penalizzano gli aventi diritto a
prestazioni sociali agevolate e drenano risorse a danno di un welfare
universale ed efficace. A nostro avviso tuttavia, alcuni aspetti andrebbero ulteriormente approfonditi per
evitare che l’auspicata revisione dell’ISEE abbia come conseguenza l’esclusione di fatto di numerose famiglie dall’accesso ai servizi sociali
anche se non certo ‘ricche’.
Elementi positivi della nuova ISEE
Riscontriamo nelle proposte di nuova ISEE alcuni aspetti positivi, tra
cui: la maggior attenzione agli abusi derivanti da genitori non sposati
che indicano diversa residenza, peraltro da sempre segnalato dal Forum come problema di equità; l’introduzione dell’ISEE corrente nel
caso di rilevanti e impreviste variazioni della propria situazione economica nel corso dell’anno, particolarmente significativo in questo
tempo di crisi e di precarietà dei posti di lavoro; il calcolo del reddito figurativo delle attività mobiliari, insieme alla maggiore incidenza dei
patrimoni rispetto ai redditi.
La scala di equivalenza è inadeguata Ci pare tuttora insoddisfacente la
scala di equivalenza soprattutto per
le famiglie con figli, ancor più se in situazioni di particolare disagio (presenza di disabili, di figli minori, famiglie monogenitoriali etc.), che dovrebbero piuttosto godere di uno
speciale favor attraverso adeguate
modulazioni della scala.
È pur vero che l’ISEE non ha la finalità di combattere la povertà, ma già
attraverso le scelte adottate dalle Istituzioni competenti è possibile situare i nuclei più fragili in una situazione di minor rischio, riconoscendone la soggettività e ponendosi
quindi in un’ottica di prevenzione.
La scala di equivalenza tra l’altro
sembra molto simile a quella vigente, che non valuta in modo realistico
l’effettivo impatto del costo dei figli
man mano che il loro numero cre-
L’
RISCRITTURE
QUELLA GIOIA CHE CI FA LIBERI
«Noi cristiani non siamo tanto abituati a parlare di
gioia, di allegria, credo che tante volte ci piacciano
più le lamentele.
È proprio lo Spirito
che ci guida: Lui è
l'autore della gioia, il
Creatore della gioia.
E questa gioia nello
Spirito, ci dà la vera libertà cristiana.
Senza gioia, noi cristiani non possiamo
diventare liberi, diventiamo schiavi delle nostre tristezze. Il grande Paolo VI diceva che non si può
portare avanti il Vangelo con cristiani tristi, sfiduciati,
scoraggiati. Non si può.
Questo atteggiamento un po’ funebre, eh? Tante
volte i cristiani hanno faccia di andare più ad un corteo funebre che di andare a lodare Dio, no? E da
questa gioia viene la lode.
Dio si loda uscendo da se stessi, gratuitamente:
«Se tu non lodi Dio, non sai quella gratuità di perdere il tempo lodando a Dio, è lunga la Messa. L'eternità sarà quello: lodare Dio! E quello non sarà
noioso: sarà bellissimo! Questa gioia ci fa liberi.
Papa Francesco, omelia di Santa Marta,
31 maggio 2013
sce: un’indagine condotta su un
campione di ventimila famiglie su
dati ISTAT evidenzia come il primo
figlio da 0 a 18 anni costa mediamente 0,5 volte il costo di un adulto,
0,62 il secondo, 0,78 il terzo figlio e
così via.
Un’adeguata valutazione del costo
dei figli oltre a rappresentare una
misura di equità e giustizia sociale
costituirebbe anche un segnale forte, politico, alla denatalità che è diventato il problema demografico
più impellente per l’intera società
italiana.
Riteniamo pertanto necessario un
ulteriore sforzo per adeguare verso
l’alto la scala di equivalenza, che potrebbe ricomprendere anche le già
previste maggiorazioni in presenza
di tre o più figli minori.
Altri elementi di particolare rilievo
Come detto, è positivo che nel calcolo del patrimonio sia dato maggior peso alla parte patrimoniale, a
condizione però che non siano penalizzate le famiglie di condizione
medio-bassa: è quanto potrebbe accadere per via dell’inserimento tra il
patrimonio di una parte percentuale del valore della prima casa, anche
se modulato con diverse franchigie.
Anche su questo aspetto riteniamo
possibile un ulteriore sforzo, che necessita per forza di cose di una altrettanto forte volontà politica.
(..) Riteniamo inoltre che sia necessario semplificare il meccanismo
previsto per la determinazione del
valore dei beni mobiliari, proprio
per evitare le citate elusioni: ci pare
molto più semplice richiedere la giacenza media annua dei conti correnti e del monte titoli.
Valutazione di impatto familiare
Infine è opportuno un adeguato ed
efficace sistema di monitoraggio sulla nuova ISEE, eventualmente accompagnato da una sua revisione
qualora si verifichi effettivamente
l’esclusione di larga parte della popolazione dall’accesso al welfare.
Questo potrebbe addirittura essere
il primo esempio in Italia di Valutazione di Impatto Familiare di un
provvedimento, secondo le indicazioni contenute nel Piano Nazionale per la famiglia, approvato dal governo nel 2012. Questa valutazione
andrà peraltro realizzata non solo
negli uffici del ministero, ma condivisa e partecipata con le amministrazioni locali, e soprattutto con
l’associazionismo familiare.
10
IL PORTICO DEI LETTORI
Il PortICo
domenICa 16 gIugno 2013
LETTERE A IL PORTICO
LETTERA DEI DETENUTI AL SANTO PADRE PAPA FRANCESCO
Santità amatissima
siamo i detenuti ristretti in regime di
“Alta Sicurezza” del Carcere di Buoncammino in Cagliari e siamo oggi
voce di quasi 500 detenuti di questa
struttura carceraria. Con viva gioia
abbiamo appreso la notizia della sua
visita in Sardegna, in particolare alla
città di Cagliari, il prossimo 22 Settembre. A questa notizia non possiamo evitare di farle pervenire, attraverso il nostro Cappellano, il nostro invito a visitarci.
In un momento come questo dove
tutto il pianeta terra sembra imprigionato da disvalori e diviso da egoismi a discapito di chi non regge il
passo del più forte; ebbene, noi abbiamo finalmente sentito dalle sue
parole un raggio luminoso di umiltà e
semplicità, e questo ci riempie il cuore di speranza.
Da cagliaritani e non, conosciamo
almeno in parte la storia della Madonna di Bonaria, Patrona della Sardegna, e ci ha commosso quando lei
ha raccontato la sua storia, acco-
standola alla città di Buenos Aires, di
cui lei è stato sino a poco tempo fa
Pastore.
Non intendiamo inseguire affinità improprie, ma è significativo che il Carcere nel quale siamo detenuti stà sul
colle del Buoncammino, dando nome anche alla struttura comunemente chiamata “Carcere di Buoncammino”; inizia con “Buon” e potremo chiamarlo anche “Buenastrada”. Abbiamo ben presente la sua visita al Carcere minorile in occasione
del Giovedì della settimana Santa,
che ci ha profondamente coinvolto e
colpito; nessuno di noi ricorda un
gesto così forte verso gli ultimi, e ci
viene in mente la frase di u pensatore: “la gloria maggiore non è nel non
sbagliare ma nel risollevarsi ogni qual
volta si cade”.
Ci regali, Santo Padre, il dono di una
preghiera con lei, una stretta di mano, una parola che consoli e che
rafforzi e confermi la nostra speranza. La ringraziamo infinitamente!
I Detenuti della Casa Circondariale di Buoncammino in Cagliari
Alla cortese attenzione
del Direttore
Sono Gian Damiano Melis, abito a
Isili svolgo attività di volontariato nella locale Colonia Penale e nell' Ospedale come socio dell'AVO e nella mia
Parrocchia svolgo il ministero di Accolito. Nell' ospedale di Isili da tempo,
ancor prima di far parte dei Volontari Ospedalieri, porto e distribuisco
nei reparti di medicina e chirurgia il
settimanale “L'Arborense” della Diocesi Oristano cui Isili fa parte.
Di tanto in tanto in corsia mi viene rivolta la domanda: “Il Portico non ce
l'ha?, non lo porta?”. Effettivamente
il bacino di utenza dell' ospedale di
Isili ricade più sulla Diocesi di Cagliari che in quella di Oristano.
Se è vostra consuetudine inviare “Il
Portico” negli ospedali di Cagliari e
della Diocesi, sarei disponibile a distribuirlo anche ad Isili insieme all'Arborense. Da Oristano ricevo 15
copie, in genere il giovedì, che distribuisco, gratuitamente, la domenica
all'ora di pranzo e, se avanza qualche
copia, il lunedì mattina nei reparti di
Diabetologia e Dialisi.
L’occasione è per salutare cordialmente
Gian Damiano Melis
La ringrazio molto per la sua mail,
che - come le lettere che continuano
ad arrivare alla nostra redazione - testimonia l’attenzione per il nostro settimanale, dentro e fuori la nostra Diocesi. Daremo volentieri corso alla sua
richiesta (sn).
Caro Direttore,
Ho letto con interesse la sua intervista a Kiko Arguello, e l'impressione
che ricavo da questo uomo di Dio è
grande. Non dice molte cose, non le
argomenta.
Ci ripete il Vangelo, in specie quello
di Giovanni che parla della unità. Dice “se vi amate come Cristo vi ha
amato, e vi ama, i lontani diranno
‘ecco i discepoli di Cristo’. E se sarete perfettamente uno, il mondo
crederá. Quanto è difficile questo
comandamento! Molto poco riusciamo a parlare con "gli altri", con
coloro che non credono, dicendo
Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzate l’indirizzo [email protected], specificando nome e cognome ed una modalità per rintracciarvi. La pubblicazione è a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.
a Chiesa deve essere presente
pubblicamente nella società. Lo
ha affermato più e più volte durante il suo pontificato Benedetto XVI, che nell’enciclica Caritas in veritate
scriveva “La religione cristiana e le altre religioni possono dare il loro apporto allo sviluppo solo se Dio trova un posto nella sfera
pubblica, con specifico riferimento alla dimensione culturale, sociale, economica e,
in particolare, politica”. Lo ha ribadito anche il cardinale Lluis Martinez Sistach, grande studioso di diritto canonico a capo dell’arcidiocesi di Barcellona dal 2004, nel volume “Cristiani nella società del dialogo e
della convivenza” pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana.
Il libro raccoglie una serie di discorsi, tenuti dal porporato tra il 1986 e il 2012, che
toccano temi di carattere universale e altri
più specifici, come i rapporti tra Chiesa e
Stato in Spagna. Tanti i fenomeni analizzati: la povertà, l’immigrazione e la globalizzazione ma soprattutto la laicità dello Stato, le relazioni tra Chiesa e società civile e la
presenza pubblica della religione - e in particolare della Chiesa cattolica - nella società.
Proprio a questo riguardo il porporato spagnolo, riprendendo un concetto del cardinale Narcisio Jubany, parla della funzione
“nutritiva” della Chiesa nella società.
“La Chiesa presta alla società un servizio
molto importante nell’ordine pre-politico
delle idee e dei valori morali, delle immagini
globali dell’uomo e della vita”, sostiene l’arcivescovo di Barcellona, riconoscendo che
“le società democratiche corrono il rischio
di svuotarsi eticamente”.
Da qui la necessità di “gruppi sociali, religiosi e culturali che si occupino di un’irrigazione spirituale ed etica dei cittadini af-
L
Il volume del cardinal lluis martinez Sistach
Cristiani nella società
del dialogo e della convivenza
di ANTONELLA PILIA
finché, nel libero esercizio dei loro diritti e
della loro partecipazione politica, trasmettano allo Stato il riflesso di queste sensibilità morali”. Una questione,
quella della presenza della
Chiesa nella società, che è
strettamente connessa con la
libertà religiosa, come rilevava Benedetto XVI nella Caritas in veritate: “La negazione
del diritto a professare pubblicamente la propria religione e ad operare perché le
verità della fede informino di
sé anche la vita pubblica
comporta conseguenze negative sul vero sviluppo”.
Affrontando il tema della laicità dello Stato, il cardinale
Sistach distingue poi tra “laicità dello Stato”
e “società laica”. Mentre “la laicità dello Stato è al servizio di una società pluralistica nella sfera religiosa, una società laica, invece,
comporterebbe la negazione sociale del fenomeno religioso o, almeno, del diritto di vivere la fede nella sua dimensione pubblica”.
La Chiesa, in definitiva, “non può pretendere di imporre ad altri la propria verità”, esercitando una “pretesa di egemonia culturale”, ma “questo non significa che non debba
offrirla alla società”, realizzando l’annuncio
evangelico.
Il rapporto tra Stato e Chiesa, nella riflessione del cardinale spagnolo, supera i confini nazionali per aprirsi alla dimensione comunitaria, in
relazione alla quale afferma che “l’identità europea
è incomprensibile senza
la fede cristiana”. E le religioni, afferma ancora, “sono chiamate a ricoprire un
ruolo propositivo di mediazione e purificazione”
nella nostra società sempre più plurale e multiculturale, una vera e propria
“civiltà della convivenza”.
Il capitolo conclusivo del libro, il cardinale
lo dedica alla Sagrada Familia, la celebre
basilica opera di Gaudì, che con la sua immagine suggestiva occupa anche la retro
copertina del volume stesso. Il perché di
questa scelta la rivela il cardinale Tarcisio
Bertone nella prefazione: “La Sagrada Familia non è solo un luogo sacro, essa è anche simbolo e segno della presenza pubblica della Chiesa”, un emblema della nuova evangelizzazione.
che i movimenti ecclesiali che definiamo la primavera dello Spirito, sono tutti importanti e utili e fruttuosi alla causa del Regno di Dio. Tante volte ci siamo scoperti a pensare (o a dire) che sì, è vero, l'Opus Dei sembra
una societá occulta (e sappiamo che
è solo riservatezza), che i neocatecumenali mettono al mondo figli con
una media un po' esagerata, che i
Focolarini spingono troppo sull'acceleratore dell'unitá.
Cerchiamo insomma di mettere il silenziatore, di non disturbare troppo il
mondo che ci guarda e ci ascolta,
credendo così di essere meglio accetti, e considerati normali.
Disturbare? Non era certo la preoccupazione di Don Alberione, fondatore della famiglia paolina e delle Edizioni San Paolo. Non era quello lo
stato d'animo di Josemaria Escrivá,
fondatore dell'Opus Dei, che obbedì
ad una visione o illuminazione di Dio,
e fondò l'Opera anche contro la sua
volontá, correggendo poi in corsa alcune cose che inizialmente non capì
a pieno. Poteva forse mettersi il problema di non disturbare Don Oreste
Benzi, il fondatore della Comunità
Papa Giovanni XXIII?
Ho citato solo alcuni dei movimenti
ecclesiali e associazioni nate nel Novecento, i cui frutti si vedono appena
in fiore e si vedranno per secoli.
Lei ha ricordato la Primavera dello
Spirito, e ben ricorderá la definizione data da Jean Guitton, filosofo
cattolico francese, del Concilio Vaticano II: come una Hiroshima, una
esplosione nucleare dello Spirito.
Cosa si può fare? Arrendersi a Dio;
arrendersi a Gesù Cristo, al suo
amore e alle sollecitazioni dello Spirito.
Ognuno di noi, nel suo quotidiano,
parlando con i lontani, dire che ogni
cristiano, movimento gruppo e associazione, serve al bene di tutti (del
corpo di Cristo che è la Chiesa), che
ogni carisma è utile e ammirabile.
Dare "scandalo", almeno in questo!
Scomodare e disturbare almeno in
questo. Dimostrare che è possibile
amare anche il carisma diverso dal
nostro (dentro la Chiesa).
Se gli altri, i lontani, vedranno almeno questo nostro sforzo, capiranno
che è possibile attualizzare la frase
di Gesù: da questo sapranno che
siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri. Poi magari cominciano le persecuzioni...ma questo fa parte del gioco!
Mariano Cuccu
Totalmente d’accordo: la sfida dell’unità è davvero difficile, come fa capire Kiko Arguello. Fuori e dentro la
Chiesa.
Ma vale davvero la pena provarci.
Questo giornale è sempre stato, e
continua ad essere, l’espressione del
tentativo di comunione a cui lei allude nella sua bella lettera: associazioni, parrocchie e movimenti, tutti raccontati su queste pagine, realizzate
insieme da sacerdoti, laici e - me lo lasci dire - anche da qualche “lontano
curioso”. Grazie (sn).
domenICa 16 gIugno 2013
IL PORTICO DI CAGLIARI
Società. Al forum “Il mercato siamo noi” i principali esponenti dell’economia civile.
“Per uscire dalla crisi servono occhi
nuovi e un salto di responsabilità”
Per Stefano Zamagni
“è necessario rompere
il duopolio stato-mercato.
La società civile deve
assumere i connotati
di imprenditori sociali”.
La cronaca dell’incontro
SERGIO NUVOLI
S
I CHIAMA “NONSIPUOTISMO”,
ed è stato individuato da
Antonio Genovesi già nel
1700: è quella strana sindrome per cui si dice sempre di no all’iniziativa dell’altro. Vittorio Pelligra
l’ha evocata sabato scorso, durante il
Forum “Il mercato siamo noi” all’interno di LeggendoMetropolitano.
L’Italia di oggi ne è preda, visto il disastro economico e sociale. A ribaltare le cose ci prova anche la Scuola
di economia civile, fondata nelle ultime settimane da un gruppo di economisti, come Pelligra, del calibro di
Stefano Zamagni, Luigino Bruni,
Leonardo Becchetti e suor Alessandra Smerilli. Il primo ha evocato la
sussidiarietà circolare, “che passa
dall’interazione tra il vertice dell’en-
Vittorio Pelligra, Leonardo Becchetti e Tiziano Treu.
te pubblico, il vertice della comunità
degli affari e quello della comunità
civile organizzata. Bisogna rompere
il duopolio stato-mercato”. Perchè ha proseguito l’economista bolognese - “per troppo tempo si è fatto
credere al cosiddetto terzo settore di
essere semplicemente fornitore di
‘operatori sociali’, e non ‘imprenditori sociali’. Con leggi perverse si è
impedito a questi soggetti di crescere come settore produttivo: oggi non
basta più un terzo settore redistri-
butivo, che finora ha supplito alle carenze dello Stato”. Quindi un avviso:
“Il gioco sterile di chiedere tutto alla
politica ci porta alla disperazione:
mettiamoci in gioco, in certi territori ci sono già tentativi ben riusciti”.
La strada passa dalla lotta alle rendite, “senza farisaismi e sentimentalismi”. E mentre poco prima Zamagni aveva invocato “innovazioni di
rottura” (le uniche capaci di far ripartire lo sviluppo), poche ore prima all’ex ministro Tiziano Treu che
parlava di “generale disorientamento”, Leonardo Becchetti rispondeva
chiedendo “un salto di responsabilità: abbiamo bisogno di aziende socialmente responsabili e di cittadini
che votino con il portafoglio. Non bisogna aspettarsi il cambiamento da
un sovrano illuminato o da un cambiamento delle regole”.
D’accordo Nando Boero, che ha aggiunto che “se la gente non ha la cultura per capire, non si va da nessuna
parte”. In ballo anche la citazione di
Papa Francesco: “Se la Borsa perde
10 punti è una tragedia - ha detto
Becchetti citando il Pontefice - Ma
se una persona muore di fame non
se ne accorge nessuno”. E Boero ha
rincarato la dose: “Giovanni Paolo II
aveva previsto che la natura si sarebbe ribellata per come la stiamo
trattando. Benedetto XVI ha detto
che chi distrugge la natura è il peggior terrorista, e che l’ecologia andrebbe insegnata nelle scuole”.
Il punto, per suor Alessandra Smerilli, è “la necessità di un principio
carismatico per vedere le cose con
occhi nuovi, che hanno visto il bisogno e si sono messi in moto”.
“Non occhi per forza religiosi - ha
chiarito - ma comunque capaci di
vedere cose belle anche dove gli altri
vedono soltanto problemi”.
Il PortICo
11
brevi
IL 14 GIUGNO IN CATTEDRALE
Pace in Medio Oriente,
messa in Cattedrale
L’Ordine Patriarcale della Santa
Croce di Gerusalemme invita tutti alla Santa Messa che sarà presieduta da mons. Arrigo Miglio,
Arcivescovo di Cagliari, per la
Pace in Medio Oriente, in Siria e
per i due vescovi rapiti.
L’appuntamento è nella Cattedrale di Cagliari, venerdì 14 giugno alle ore 19.
La Sede del gruppo sardo è in
Via Sant’Alfonso 1, a San Sperate (CA). Il riferimento è P. Fadi
Rahi, C.Ss.R., cell. 3207724653
IL 14 GIUGNO IN VIA OSPEDALE
Apostolato della
preghiera a convegno
Venerdì 14 giugno, nel Teatro della
Chiesa di San Michele, in via Ospedale, si terrà un convegno diocesano dell’Apostolato della Preghiera. Dopo gli arrivi alle 9 ed un
momento di preghiera alle 9.30, seguirà la relazione di padre Giuseppe Marrocu, gesuita e promotore
regionale AdP.
Il tema è “L’Apostolato della Preghiera via del cuore”. Alle 12 la
messa presieduta da mons. Miglio.
Dopo il pranzo, è prevista - alle
15.30 - l’ora solenne di adorazione
eucaristica.
IL 16 GIUGNO A MONTECLARO
“La storia non si ferma,
tutto ha una continuità”
Il quartiere della Marina da don Mario a don Marco
DON MARCO LAI
ei giorni scorsi un gruppo di
consiglieri comunali ha consegnato a don Mario Cugusi una targa, quale riconoscimento
dei trent’anni di attività svolta nel
quartiere Marina di Cagliari. Erano presenti in un’aula
consiliare affollata, i consiglieri comunali Enrico Lobina, Guido Portoghese, Davide Carta, Matteo Lecis
Cocco Ortu, Filippo Petrucci, Giovanni Dore, Francesca Ghirra, Sergio Mascia,
Tanino Marongiu, Raimondo Perra, Ferdinando Secchi. Riproponiamo un passaggio dell’intervento di don Marco Lai alla cerimonia nell’Aula di via Roma.
N
Ringrazio il Consiglio comunale per
questa iniziativa, e l’amico Gianfranco Murtas per avermi invitato, e
porto il saluto dell’Arcivescovo. Con
don Mario c’è sempre stato un legame forte, ha tenuto lui l’omelia
per i miei 25 anni di messa. Sono in
sintonia con molti degli interventi
che sono stati svolti, d’altra parte da
parte di amici conosciuti: questa è
l’occasione per sciogliere un po’ di
gelo. Certamente il cambio con don
Mario non è stato deciso da me: forse potevamo gestirla in modo diverso, almeno tra di noi. Quella che mi
ha passato è certamente un’eredità
impegnativa, in riferimento ai 30 anni trascorsi da lui alla Marina, un
quartiere che conta 3800
abitanti con 800 stranieri
residenti. Quando ci si
mette in gioco – come ho
fatto io – l’importante è
sempre l’approccio, nella
piena considerazione e nel
rispetto dell’altro. Mi sento piccolino rispetto ai suoi
30 anni alla Marina, dove
sono stato accolto da lui in momenti difficili della mia vita: questa forse
può essere la chiave del passaggio
di testimone tra noi. Gli impegni culturali sono una bella sfida, ma per
fortuna c’erano persone impegnate
e formate, con cui si è potuto continuare sulla strada dell’ideale culturale di rendere la città aperta, renderla di tutti. C’è un ideale di continuità, un legame, un’amicizia che
non poteva venire meno. I miei piccoli contributi ci sono, e cercherò di
dirli perché forse può far piacere conoscerli. La storia non si ferma, tutto può avere continuità.
Il direttore Sergio Nuvoli e tutti i collaboratori sono affettuosamente vicini al professor Franco Camba, nostro collaboratore, per la scomparsa della cara mamma Lucia, esprimono le più sentite condoglianze a lui e alla famiglia e assicurano preghiere di suffragio.
INDUSTRIA GRAFICA
Giocamercato,
festa dei popoli
La Cooperativa Sociale “Il sicomoro onlus” organizza per il 16 giugno al Parco di Monteclaro l’evento per i bambini “Giocamercato.
Festa dei popoli”, il mercato dei
bambini per i bambini.
L'evento comincerà alle 16 per terminare alle ore 19.30. Protagonisti
del GiocaMercato saranno i bambini: la gestione dello spazio espositivo e le operazioni di vendita (approcci, contrattazioni, ecc.) dovranno essere interamente eseguite dai bambini; i genitori potranno intervenire solo quando sarà
strettamente necessario, mantenendo un ruolo marginale e di controllo.
IL 22 GIUGNO A MANDAS
GRAFICHE
GHIANI
dal 1981
stampatori in Sardegna
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[email protected] U 070 9165222 (r.a.)
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Incontro per i politici
e gli amministratori
Sabato 22 giugno si celebrerà la
festa di San Tommaso Moro, patrono dei politici e degli amministratori.
Alle ore 17, negli spazi dell’ex
Convento francescano in via Canonico Dessì a Mandas, si terrà
un momento di riflessione sui temi della prossima Settimana sociale (in programma dal 12 al 15
settembre a Torino). Alle 19
mons. Miglio presiederà la messa solenne per invocare il Santo
patrono di coloro che si pongono
a servizio del bene comune.
12
IL PORTICO DEI PAESI TUOI
Il PortICo
brevi
N. S. DELLE GRAZIE (SESTU)
Una crociera speciale
sui luoghi della fede
“Un viaggio “molto” particolare nell'Anno della Fede. Trascorreremo
insieme una vacanza «speciale» insieme a tanti amici e credenti, con
momenti di sano divertimento e di
vita religiosa. Visiteremo luoghi
straordinari nei quali la fede dei cristiani ha lasciato segni indelebili”.
Si apre con queste parole il sito
web www.lafedeinonda.it, che con
un quanto mai indovinato gioco di
parole propone un pellegrinaggio in
crociera con un fine davvero nobile: contribuire - con una parte della quota di adesione - al completamento dei lavori in corso dell’ampliamento della chiesa della comunità parrocchiale guidata da
mons. Franco Puddu.
“Avremo la possibilità di personalizzare il viaggio e trascorrere 10
giorni lontano dalla sede parrocchiale, ma con amici della nostra
comunità - continua il sito nell’homepage - Parteciperà al viaggio il
parroco di N.S. delle Grazie, mons.
Franco Puddu”, che ha ideato il
programma in collaborazione con
CostaCrociere.
La proposta è di “una rotta speciale verso importanti destinazioni di
fede con alcune particolari iniziative di natura religiosa: escursioni,
celebrazioni, incontri”.
Si parte il 6 novembre da Cagliari
diretti a Roma, per partecipare all’udienza generale di Papa Francesco. Alle 19 si salpa alla volta di
Savona, per la visita al Santuario
di Nostra Signora della Misericordia. Due giorni dopo la nave prende il mare diretta in Grecia, con
sbarco a Katakolon. Lunedì 11 novembre si fa tappa a Haifa in Israele con escursione a Gerusalemme
con le sue testimonianze di fede e
arte: la spianata del Tempio e il muro del pianto, la moschea di Omar
e la moschea El-Aqsa, la Via Dolorosa, la Basilica del Santo Sepolcro.
Da qui il viaggio prosegue a Nazareth, dove si potrà assistere alla
messa nella Basilica dell’Annunciazione, la casa di Maria. Giovedì
si arriva in Turchia a Smirne. Il giorno successivo si tocca Atene per la
visita dell'Acropoli. Il viaggio si conclude il 17 novembre a Roma per
assistere alla messa della domenica in piazza San Pietro e all'Angelus del Papa.
“L’occasione - si legge sul sito della parrocchia - è stata quella di mettere insieme la disponibilità di una
particolare crociera che va a toccare alcuni porti significativi: Civitavecchia, Savona, Haifa, Smirne e
Corinto, dai quali è possibile progettare delle escursioni di gruppo
verso mete religiose uniche: Gerusalemme, Nazaret, Efeso, Roma!
Il tutto a prezzi competitivi e con la
possibilità di contribuire alle opere
della nostra parrocchia. La competitività infatti sta proprio in questo: l’agenzia intermediaria, che ha
messo insieme il progetto, rinuncia
a nostro favore buona parte del suo
guadagno! È una delle tante iniziative che intendono contribuire ai lavori in corso per il completamento
della nostra chiesa parrocchiale”.
Maggiori informazioni sui siti web e
in parrocchia.
DOMENICA 16 gIugno 2013
Paesi. L’intesa tra parrocchia e comune ha permesso di realizzare una gran bella festa.
Mantenere il sorriso in tempi di crisi:
la piccola rivoluzione di Villanovatulo
Per la festa di San Giuliano
il paese è stato invaso
da persone provenienti
da varie parti dell’Isola:
così la fede di un popolo
si sposa con la tradizione
e con l’economia locale
iniziative, ha attirato tantissime persone. Sono stati allestiti diversi stand
in vari punti del paese al fine di
esporre prodotti agroalimentari e
artigianali. Per andare incontro alle
esigenze di coloro che venivano da
fuori, quest’anno abbiamo deciso
di far degustare le nostre ciliegie in
tre fasi della giornata. Abbiamo pensato di investire un po’ di più nella
sponsorizzazione della festa, il nostro obiettivo è stato quello di rilanciare, anche se si è trattato di soli tre
giorni, l’economia locale”. Per i villanovatulesi l’attesa della festa di San
Giuliano è colma di emozioni, perché oltre ad essere un momento di
ritrovo spirituale e goliardico, è un
modo per mantenere viva la tradizione. Un modo per confrontarsi
con persone diverse, uno svago ma
soprattutto un momento di alta spiritualità e raccoglimento dei fedeli
per onorare San Giuliano che ha
sempre protetto il paese.
La quiete diVillanovatulo è stata piacevolmente interrotta da una fiumana di persone che ha riempito la
chiesa, gli agriturismi e le strade. “Per
quanto riguarda gli intrattenimenti
– conclude il sindaco - abbiamo cercato di accontentare grandi e piccini. Ci sono state le ragazze dell’Associazione Quisqueya che hanno
preparato in piazza il famoso cocktail Mojito, c’è stato il fisarmonicista, il pranzo della Proloco a prezzi
modici, la dimostrazione della lavorazione della ceramica, lo spettacolo musicale con i Ballos, l’esibizione
canora dei bambini e dei ragazzi e le
cover di Battisti. In tempi di crisi
mantenere il sorriso è un atto rivoluzionario, diceva qualcuno. Quindi
posso dire che nel nostro piccolo abbiamo fatto una rivoluzione”.
tanti mesi di lavori”. Ci sono altri lavori di ristrutturazione da realizzare:
si tratta del vecchio oratorio accanto alla parrocchiale, fatiscente e a rischio crollo, mentre quello nuovo ha
necessità di interventi, dopo quelli
già realizzati, perché le infiltrazioni
di acqua lo stanno danneggiando.
La comunità ha la fortuna di avere
molte chiese, per le quali i fedeli nutrono un particolare affetto. Questo
spinge il parroco a celebrare le messe nel corso della settimana in diversi rioni del paese. “Da Santa Maria, come detto custode della devozione mariana dei sanvitesi - dice
don Roberto - a San Lussorio, un
gioiello, situato nella parte alta del
paese nella zona di Orria, spesso richiesta dagli sposi per la celebrazione delle nozze, fino a Santa Barbara,
di recente costruzione, che anche
in occasione dei lavori di ristrutturazione nella parrocchiale ha offerto una valida alternativa. Nel corso
dell'inverno ad ogni celebrazione
c'è sempre stata una buona partecipazione. Ora, con la stagione estiva,
molti sono impegnati nel lavoro sulla costa, anche se tra turisti di passaggio e sanvitesi di rientro per le ferie estive un certo movimento si registra nelle celebrazioni del fine settimana”.
Resta però il problema dello spopolamento. “Anche San Vito sta vedendo decrescere il numero di residenti con tanti giovani, anche laureati,
che hanno lasciato il paese sia verso
l'estero - Germania, Francia e Svizzera - sia nel resto d'Italia. Un discorso a parte è quello degli universitari: sono tanti, e solo nel fine settimana ritornano, e non sempre”.
VERONICA PIRAS
URANTE LA SANTA processione, torreggia sopra le
teste dei fedeli, dei cavalieri e dei gruppi folk, una
statua che rappresenta un giovane
con la palma del suo martirio: è San
Giuliano, patrono di Villanovatulo.
Per i villanovatulesi è un grande momento. Sono devoti al loro santo patrono e gli rendono grazie attraverso
la cosiddetta tre giorni di San Giuliano, la festa a lui dedicata. Dal 7 al
9 giugno il paese è stato invaso da
persone provenienti da diverse parti della Sardegna. Che significato riveste una festa patronale per una
piccola comunità di fedeli come
quella di Villanovatulo? Lo abbiamo
chiesto a don Angelo Cardia, il parroco del paese, e al sindaco Giuseppe Loddo.
“Penso che la festa del Patrono rivesta un grande importanza per il paese - afferma Don Angelo Cardia non soltanto perché San Giuliano ci
protegge, ma soprattutto perché richiama alle realtà del Cielo che troppo spesso dimentichiamo. I santi ci
dicono una cosa fondamentale e
cioè che è possibile vivere il Vangelo,
è possibile diventare santi. Penso sia
D
Il parroco, don Angelo Cardia, dietro il cocchio con la statua del santo.
la cosa più importante. Per quanto
riguarda i festeggiamenti, sono molto soddisfatto di quello che siamo
riusciti a organizzare con amore e
impegno. A partire dai tre giorni di
preparazione prima della festa,
apertasi con il Triduo in onore del
nostro patrono, poi la chiesa colma
di fedeli, tra cui anche pellegrini e
ospiti, la processione in forma solenne con la partecipazione orante
di vari gruppi folkloristici, launeddas, tantissime persone e i carabinieri con la speciale alta uniforme. È
stato accolto con molta emozione
il passaggio del Simulacro per le vie
del paese e la successiva benedizione eucaristica”. “Anche quest’anno la
festa è stata organizzata in pompa
magna- aggiunge il sindaco Giuseppe Loddo - e siamo molto orgogliosi della sua buona riuscita. Nel
corso dei festeggiamenti per il santo
patrono si è svolta la famosa sagra
delle ciliegie che, insieme alle altre
E San Vito si prepara
alla festa del suo patrono
Il parroco: “Dopo nove mesi la parrocchiale è pronta”
R. C.
ON È QUELLA maggiormente
sentita ma la festa del patrono di San Vito registra una
grande partecipazione di fedeli.
Ogni anno, il 15 giugno, i sanvitesi
non mancano alle celebrazioni per
il loro patrono. “Quest'anno però afferma il parroco, don Roberto
Maccioni - ha una particolarità. Finalmente dopo nove mesi potremo
rientrare nella chiesa parrocchiale,
in seguito ai lavori di ristrutturazione del piazzale esterno, un’opera avviata dal mio predecessore, don Elvio Puddu, insieme ai tecnici del Comune e all'amministrazione precedente, guidata dal sindaco Patrizio
Buccelli, e portata a termine dall'attuale amministrazione, guidata da
Maria Gabriella Meloni. Per l'occasione don Elvio sarà presente alla
festa con il compito, tra l'altro, di da-
N
re la benedizione alla quale seguirà
l'ingresso in chiesa”.
In questi mesi, grazie alla disponibilità della capiente chiesa di Santa
Barbara e al suo cortile, è stato possibile portare avanti le attività e gli
appuntamenti previsti dal calendario liturgico, anche se qualche disagio c'è stato, ma i sanvitesi lo hanno
sopportato, consci che ne avrebbero avuto comunque un beneficio.
“La celebrazione del patrono - aggiunge il parroco - è preceduta da
una giornata di spiritualità, con le
confessioni e S'Intregudel Comitato,
formato dai cavalieri, con la benedizione e la vestizione del Santo. La
celebrazione di sabato si svolgerà
nella chiesa di Santa Barbara, predicata da don Roberto Lai della diocesi di Ales-Terralba, e in processione si arriverà in parrocchia dove è
prevista la benedizione del nuovo
piazzale e l'ingresso in chiesa dopo
domenICa 16 gIugno 2013
IL PORTICO DELLA DIOCESI
Iniziative. Maria Stella Leone, medico e presidente del Movimento per la Vita di Cagliari.
“Difendiamo la vita di ogni persona,
dal concepimento alla morte naturale”
La priorità è la raccolta
di firme per la petizione
europea “Uno di noi”,
ma procede instancabile
l’opera a sostegno delle
donne che rinunciano alla
interruzione di gravidanza
FRANCESCO FURCAS
P
ROMOZIONE E DIFESA della di-
gnità di ogni uomo dal
concepimento alla morte
naturale. Questo il fine dichiarato del “Movimento per la vita”,
federazione degli oltre 600 movimenti locali, centri e servizi di aiuto
alla vita e case di accoglienza attualmente esistenti in Italia, che nei giorni scorsi, in collaborazione con la
Provincia di Cagliari, ha organizzato
nella sala polifunzionale del parco di
Monte Claro un incontro formativo
per illustrare le proprie iniziative e
presentare testimonianze personali. I numeri parlano di 125 mila bambini aiutati a nascere in oltre 30 anni di attività in tutta Italia, e di centinaia di migliaia di donne accolte, assistite, ascoltate e aiutate.
A Cagliari sarebbero (il condizionale è d’obbligo, con questi dati) circa
500 i bambini salvati da aborto in 32
anni di attività del Movimento, una
cifra considerevole in rapporto alla
popolazione.
L’incontro organizzato dal Movimento per la Vita.
Maria Stella Leone, medico, guida il
Movimento per la vita di Cagliari insieme a una giunta di 5 membri e 30
soci. A Il Portico illustra struttura e
attività dell’associazione.
Com’è organizzato il Movimento
sul territorio regionale?
Il Movimento opera in sinergia con
i Centri di aiuto alla vita (CAV), strutture dove operano volontari che assistono e ascoltano le donne intenzionate a interrompere la gravidanza. Si tratta di due associazioni diverse, che possono avere statuti e
soci diversi, ma una svolge la funzione di "testa" e l'altra è il "braccio". Insieme lavorano certamente
meglio: MPV magari fa raccolta fondi che il CAV impiega per le donne da
assistere.
Come si rivolgono a voi le donne in
difficoltà?
Arrivano al CAV o per passaparola
delle altre assistite o tramite il consultorio diocesano o un altro consultorio che a Cagliari collabora con
noi in base all'attuazione della legge
194/78, articolo 2. Io e una mia collega, socie del CAV, stiamo facendo
colloqui CAV in un ospedale della
città, ma la cosa non ha ancora tutte le autorizzazioni firmate per cui è
in via "sperimentale". In questa
struttura non abbiamo locali e ci viene prestata la sala ecografia per fare
i colloqui, ma questa situazione potrebbe essere la "scusa" per non farci continuare. In questi due mesi di
sperimentazione è già successo che
una donna, che doveva fare l'interruzione volontaria di gravidanza il
giorno stesso, ha accettato il proget-
to che abbiamo proposto, personalizzato in base alle sue difficoltà, e
sta felicemente portando avanti la
sua gravidanza.
Quali, al momento, le priorità?
Certamente la petizione europea
“Uno di noi”, che intende estendere
la protezione giuridica della dignità,
del diritto alla vita e dell'integrità di
ogni essere umano fin dal concepimento in tutte le aree di competenza dell’Unione Europea. C’è tempo
fino al prossimo ottobre.
Prossime iniziative?
Il Movimento è stato invitato a un
convegno che si terrà a Oristano nei
prossimi giorni dove i medici relatori
e i presenti potranno ribadire le teorie scientifiche in base alle quali
l'embrione dovrebbe ottenere dignità giuridica a livello europeo. Auspichiamo di replicare incontri simili in altre città sarde.
Come sono i rapporti con le istituzioni?
Diciamo che sono solo "al bisogno", ma buoni, come con la Provincia di Cagliari, che ringraziamo
per averci concesso uno spazio. Il
CAV, invece, ha interessanti rapporti con il consultorio Asl, con
l’assessorato ai servizi sociali del
Comune di Cagliari e il Tribunale
per i minorenni, dato che il Centro può dare alloggio in due case
famiglia – si tratta di strutture protette – alle madri minorenni con i
loro figli oppure può fungere semplicemente da casa famiglia per
minori in stato di abbandono.
Il PortICo
13
curiosità
SETTIMANALE DIOCESANO
DI CAGLIARI
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n. 13 del 13 aprile 2004
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Stampa
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Hanno collaborato a questo numero:
Gabriele Colombini, Nicoletta Giorgetti, Massimo Lavena, Isabella Floris, Umberto Oppus, Roberto Piredda, Carla Etzo, Roberto Comparetti, Matteo Meloni, Franco Puddu, Maria Grazia Pau, Andrea Busia, Antonella Pilia, Marco Lai, Veronica Piras, Francesco Furcas, Rosalba Crobu, Bruna Desogus, Veronica Atzori, Franco Camba, Pietro
Meloni.
L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati
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Abbònati a Il Portico
San Benedetto
si consacra alla Vergine
L’atto solenne vissuto sabato scorso con commozione
ROSALBA CROBU
PARROCCHIA DI SAN Benedetto in Cagliari, in questo
Anno della Fede, si è ispirata alla figura di Maria quale autentica donna di fede. I parrocchiani manifestano una autentica
devozione mariana, che il parroco
don Massimo Noli ha curato con
particolare cura, trovando già terreno fertile coltivato dai parroci
predecessori mons. Antonino
Orrù e mons. Pietro Meledina, sacerdoti mariani particolarmente
devoti. Questa speciale devozione mariana è culminata nella consacrazione dei parrocchiani alla
Santa Vergine, sabato scorso durante la messa vespertina, in cui si
è vissuta un’esperienza di fede veramente viva e toccante.
In questi tempi difficili è necessario prendere forza, coraggio ed
un sano ottimismo perché il cristiano è chiamato “profeta di speranza” e in Maria trova pieno so-
L
A
stegno. La comunità, sotto la guida spirituale di don Massimo, si è
preparata con i pellegrinaggi a
Medjugorje e a Fatima, con la catechesi del mercoledì che verteva
sui documenti conciliari e sul Catechismo della Chiesa Cattolica;
con la pia pratica del primo sabato del mese e con l’Adorazione Eucaristica del martedì sera, momento forte di preghiera e formazione spirituale attraverso la preghiera di lode, intercessione e riparazione; e con la meditazione
intensiva del “Trattato della Vera
Devozione a Maria” di San Luigi
Maria da Montfort che invitava ed
invita a liberarci dallo spirito del
mondo, a conoscere se stessi, a
conoscere la Santa Vergine e a conoscere Gesù Cristo, così i cuori
dei parrocchiani, sono stati preparati a questo atto di affidamento, che come ha ricordato don
Massimo “non è un atto fine a se
stesso, ma va vissuto ogni giorno”.
Ancora, nella toccante omelia, ha
ricordato che Dio “affidando suo
Figlio a Maria, Le ha affidato anche tutti gli uomini e perciò consacrarsi a Lei significa che dobbiamo imitare Gesù, vivendo in
pienezza i voti battesimali. Consacrarsi a Maria significa, seguendo il suo esempio e con la sua intercessione, trovare il vero senso
della vita cristiana determinata
dal Battesimo” ed ancora “Maria
non è solo Mamma, ma anche discepola del Figlio e perciò dobbiamo combattere contro il nostro orgoglio ed accogliere Maria
nella nostra vita”.
Don Massimo, rifacendosi a San
Luigi Maria da Montfort, ha sottolineato che prima ancora di essere un impegno di vita, la consacrazione è una chiamata, una grazia. San Luigi Maria si fece promotore del culto mariano e Giovanni Paolo II - che gli era particolarmente devoto - è stato colui
che ne ha maggiormente promosso la spiritualità: anche il suo
moto “Totus tuus” deriva dal “Trattato”, infatti è l’abbreviazione della forma completa dell’affidamento a Maria “Totus Tuus ego
sum et omnia mea Tua sunt. Accipio Te in mea omnia. Praebe mihi
cor Tuum, Maria”, “Sono tutto tuo,
e tutto ciò che è mio è tuo. Ti accolgo in tutto me stesso. Offrimi
il cuore tuo, Maria”.
Don Massimo, infine, ha ricordato che “la consacrazione alla Vergine Maria scaturisce direttamente da Gesù Cristo che dalla
croce affidò a Giovanni la Madre
dicendo “Donna ecco il tuo figlio!
Figlio, ecco tua madre !" (Gv 19,2627 ). Quindi è importante che ci
consacriamo a Lei perché Gesù
l’ha lasciata a noi come Madre e
l'accogliamo insieme agli altri doni che ci ha lasciato: la Parola, l'Eucarestia, lo Spirito Santo, la Grazia e le chiediamo di accompagnarci nel cammino della vita per
essere veri testimoni del Vangelo”.
48 numeri a soli 30 euro
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FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI
14
IL PORTICO DEI PAESI TUOI
Il PortICo
brevi
domenICa 16 gIugno 2013
L’iniziativa. all’arena grandi eventi il 29 giugno incontro su “non desiderare la roba d’altri”.
“Quando l’amore dà senso alla tua vita”:
nelle piazze il Rinnovamento nello Spirito
UNIONE GIURISTI CATTOLICI
Restorative justice,
se ne parla in Seminario
Il 14 giugno alle 17 nella Sala
Stampa del Seminario Arcivescovile si terrà una conferenza
di Federico Reggio, assegnista
di ricerca al Dipartimento di Storia e Filosofia del Diritto dell'Università di Padova sul tema “La
‘Restorative Justice’: nuovi orientamenti legislativi in Europa”. L’iniziativa è dell’Unione Giuristi
Cattolici di Cagliari.
Per restorative justice (in italiano
“giustizia riparativa o rigenerativa”) si intende una modalità di
intendere il diritto penale che valorizza il ruolo attivo della vittima, del colpevole e della società,
spingendo in particolare l’autore
del delitto ad attivarsi per una
concreta e fattiva riparazione del
torto inflitto.
Anche a Cagliari l’evento
del movimento fondato
da Salvatore Martinez,
“Dieci piazze per dieci
comandamenti”:
un format unitario tra Stato
Chiesa e società civile
BRUNA DESOGUS
OPO IL SUCCESSO AVUTO a
Roma, Napoli e Verona,
lo scorso anno, l’8 giugno
riparte da Milano per
toccare poi le piazze di Bari, Genova e la nostra città di Cagliari la singolare iniziativa promossa dal Rinnovamento nello Spirito, in collaborazione con il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova
Evangelizzazione e con la Conferenza Episcopale Italiana.
Dieci Piazze per Dieci Comanda-
D
CENTRO MISSIONARIO
Serata di spiritualità
missionaria
Il Centro missionario diocesano ha
organizzato una serata di spiritualità per domenica 16 a partire dalle
16 e fino alle 19.30 nei locali del
Seminario Arcivescovile. L’iniziativa è rivolta in maniera particolare
agli operatori di pastorale missionaria ma è aperta a tutti coloro che
vogliono sapere di più sul mondo
della missione. Sarà don Carlo Rotondo (in foto), sacerdote fidei donum per un decennio, ad animare
la serata. Per informazioni il Centro
Missionario tel. 07052843211.
menti è un evento mai realizzato in
precedenza. Si tratta di un’iniziativa
nazionale, dal format unitario che
vede insieme la partecipazione della Chiesa, dello Stato e della società
civile che dialogano pubblicamente, nelle Piazze della nostra Italia.
Arcivescovi e Sindaci, giornalisti e
filosofi, economisti e letterati, poeti
e musicisti, scienziati e sportivi sa-
ranno protagonisti di una singolare
rilettura positiva dei Comandamenti. Anche Papa Francesco si
renderà presente con uno speciale
videomessaggio sul tema generale
del Progetto: "Quando l'Amore dà
senso alla Tua vita..."
E’ un momento gioioso da vivere insieme che si sviluppa in una cornice
di grande festa, di musica e canti e di
A Capoterra la festa dei popoli
IL 13 GIUGNO AL SAN MARTINO
Uno di noi,
se ne parla ad Oristano
Si terrà ad Oristano all’ospedale
San Martino il 13 giugno alle 18 l’incontro “Uno di noi”.
Partecipano Salvatore Pisu, medico esperto di bioetica, Giuseppe
Castello, andrologo e Maria Stella
Leone, presidente Movimento per
la Vita di Cagliari.
Per l’Anno della Fede
ai luoghi della Bibbia
Pellegrinaggio Diocesano
in Terra Santa e Giordania
17-24 Ottobre 2013
Presieduto da
S. Ecc. Rev.ma
Mons. Arrigo Miglio
Programma dettagliato sul sito della Diocesi
Per informazioni ed iscrizioni:
Don Walter Onano: tel. 3403587054
oppure email: [email protected]
Sardivet Viaggi: tel. 070.288978 - 070.280279
partecipazione di noti personaggi
del mondo dello spettacolo.Invitiamo a partecipare e a fare festa con
noi tutti i giovani, tutte le parrocchie, tutti i movimenti e associazioni ecclesiali , tutti i cittadini credenti e non.
L’appuntamento è all’ Arena Grandi
Eventi di Cagliari per sabato 29 Giugno a partire dalle ore 20.30 con la rilettura del comandamento "Non
desiderare la roba d’altri". Il programma generale prevede l’accoglienza con musiche e danze, la lettura di brani celebri ispirati al tema
del comandamento, il messaggio
dell’arcivescovo mons. Arrigo Miglio, testimonial dei vari mondi della cultura, della scienza, dell’economia,dello spettacolo e dello sport,
testimonianze di vita, brani musicali e creatività.
Una spettacolare fiaccolata concluderà la festa con l’accensione delle
candele da parte di tutto il pubblico
presente e l’affidamento della città
alla Madonna di Bonaria.
“Scuole in Mostra” è stato il risultato di un importante momento di
collaborazione, incontro, riflessione e condivisione tra gli alunni
delle scuole dell’Infanzia, di primo e secondo grado di Capoterra.
Allestita nei locali della Casa Melis, la mostra, dedicata all’esposizione dei lavori realizzati dai bambini e i ragazzi delle scuole, ha
avuto un ruolo principale nella settimana della manifestazione
“Festa dei Popoli”. Riflessione, confronto, condivisione e divertimento sono le parole chiave che hanno accompagnato più di 400
bambini e le loro insegnanti alla scoperta dei temi della Mondialità,
dell'integrazione, del rispetto delle persone e delle cose attraverso
attività ludiche e laboratori creativi. Durante il Convegno “…E Se
DoMani”, sono intervenuti i rappresentanti delle scuole che hanno
aderito al progetto, come testimonianza di una collaborazione
sempre più attiva e solidale. La serata conclusiva della Festa dei
Popoli è il momento forse più aspettato dalla popolazione locale e
dell'hinterland Capoterrese. Colori, sapori, profumi e musiche tipiche da tutto il mondo diventano protagoniste della giornata, ma ciò
che più ci preme sottolineare è che tutti, in questa occasione, ci
sentiamo, indistintamente, parte della stessa comunità.
Veronica Atzori
domenICa 16 gIugno 2013
IL PORTICO DELL’ANIMA
Seminario regionale. Intervista con mons. Gian Franco Saba, rettore da tre anni.
Una comunità sempre in cammino
che guarda a Cristo Pastore e Maestro
Un laboratorio pedagogico
e formativo, uno spazio
di umanizzazione della
persona, un luogo di aiuto
all’elaborazione di una
personale regola di vita.
I contenuti e le attività
zione della proposta comunitaria
nella sfera soggettiva di ciascun
seminarista. Si tratta in concreto
di un articolato accompagnamento verso la maturità della persona e che si sviluppa nel mistero
della libertà individuale”.
Sfogliando l’Instrumentum Laboris, si evince che la struttura dei
gruppi e dei nuclei educativi intende favorire l’incontro tra persone dialoganti che si esercitano
quotidianamente nell’ascolto dell’altro, di se stessi, di Dio. “Si tratta di una comunità che tende a costituirsi quale laboratorio pedagogico-formativo e spazio di umanizzazione della persona, luogo
privilegiato di aiuto alla elaborazione di una regola personale di
vita che coniughi l’homo cogitans
e l’homo credens, l’homo amans
in vista della formazione sacerdotale”, aggiunge monsignor Saba.
Per questo, lo studio accademico
dei seminaristi, svolto presso la
Facoltà Teologica, è accompagnato dalla partecipazione alle attività dei nuclei d’interesse e dei diversi laboratori attivati nel corso di
questi ultimi anni in seminario.
Tra questi, oltre a quello liturgicoiconologico, c’è quello musicale,
quello teatrale e quello linguistico.
Diverse sono poi le altre attività
che vedono i seminaristi protagonisti nella redazione del periodico
e del sito internet del Seminario
nonché delle altre iniziative ricomprese nel progetto culturale
“Agorà” che quest’anno ha curato
l’approfondimento dei documenti del Concilio Vaticano II.
Mentre illustra le diverse attività
svolte in seminario dai quarantotto giovani provenienti dalle dieci diocesi sarde, monsignor Saba si
dice convinto che “il Seminario
regionale non è riconducibile a
stereotipi prefabbricati e standardizzati ma che, piuttosto, rappresenta una comunità con una propria peculiarità correlata con la
storia del seminario stesso nel
contesto ecclesiale e socio-antropologico della Sardegna, a partire
dalla storia delle persone con le
quali si realizza l’evento comunitario della formazione. Una comunità in cammino nelle vicende della storia, che guarda a Cristo
Pastore e Maestro”.
una grande schiera di volontari,
che nel sacrificio hanno scoperto
la gioia del servizio ai deboli e agli
abbandonati. Per loro ha fondato
il “Centro Volontari della Sofferenza” e l’Associazione dei “Silenziosi Operai della Croce”.
“La missione sacerdotale alla quale è stato chiamato da Dio è stata
quella di affrontare la domanda
angosciosa del mondo sul perché
della malattia e della sofferenza
… facendo leva sui valori dello spirito della persona sofferente”, ha
scritto il Card. Tarcisio Bertone
presentando il libro di Mauro Anselmo, il quale ricorda che “per
tutta la vita Don Luigi ha avuto a
che fare con la sofferenza. Prima
come ragazzo colpito da una gravissima tubercolosi ossea … poi,
dopo la guarigione definita inspiegabile dai medici, dedicando
la propria esistenza agli infermi…
È stato il medico della guarigione
interiore. Un esploratore delle risorse dello spirito nei limiti del
corpo sofferente” (Luigi Novarese. Lo spirito che cura il corpo, Roma 2011, Ed. Centro Volontari della Sofferenza).
I santi sono il faro della luce di Dio
che illumina tutti gli uomini affinché - come dice il decreto sul
servo di Dio Luigi Novarese - possano irradiare sui fratelli, e in modo speciale sui sofferenti, lo spirito dell’amore con “quel silenzio
interiore che dà tutto lo spazio del
cuore all’Amore Trinitario e al servizio del prossimo”.
*vescovo emerito di Nuoro
FRANCO CAMBA
ALL’ILLUSIONE DI UNA comunità come prefabbricato… all’esperienza di una comunità in
cammino”. Queste parole, poste
nella presentazione dell’annuario
del Pontificio Seminario Regionale Sardo dell’anno formativo che
orami volge verso la conclusione,
racchiudono in sintesi la chiave
di lettura del Progetto educativo
elaborato dall’èquipe degli educatori del Regionale che ha sede
a Cagliari in via monsignor Parraguez.
Per conoscere più da vicino quest’importante realtà della Chiesa
sarda, abbiamo chiesto a monsignor Gian Franco Saba, sacerdote
della diocesi di Tempio-Ampurias
e docente della Facoltà Teologica
della Sardegna, rettore da tre anni
del Seminario Regionale, di presentare i contenuti e le attività del
Progetto educativo.
“La comunità del Regionale, af-
D
Il Rettore del Seminario regionale sardo, mons. Gian Franco Saba.
ferma monsignor Saba, nell’anno
formativo che volge al termine, è
stata impegnata a raccogliere la
sintesi di un itinerario tracciato
nell’Instrumentum Laboris e sviluppato attorno al tema «Comunità, Scuola e Casa di Comunione». Si tratta di un percorso realizzato con il profondo convincimento che, in un momento come
quello attuale nel quale la società
attraversa una fase di trasformazione ed emergono l’individualismo e l’insicurezza, si rende necessario offrire una risposta adeguata in termini formativi ai seminaristi”.
“Il Progetto educativo, ormai in
fase di definizione, prosegue
monsignor Saba, delinea gli obiettivi, i percorsi e i mezzi educativi
orientati a favorire l’interiorizza-
Testimone dell’amore
di Gesù per gli ammalati
Il profilo del nuovo beato nelle parole di mons. Meloni
+ PIETRO MELONI*
POSTOLO DEGLI ammalati” è
stato definito dal Papa Giovanni Paolo II il santo sacerdote Mons. Luigi Novarese. Ed
ora il Papa Francesco ha stabilito
che fosse proclamato “beato” il
giorno 11 maggio 2013 nella Basilica di San Paolo fuori le Mura:
“Mi unisco al rendimento di grazie
per questo prete esemplare, che
ha saputo rinnovare la pastorale
dei malati rendendoli soggetti attivi nella Chiesa”.
Questo “buon Samaritano” del
nostro tempo ha mostrato che “lo
spirito può diventare cura per il
corpo”, ha affermato il Card. Tarcisio Bertone, che ha presieduto
la cerimonia di beatificazione.
Don Luigi ha amato i sofferenti
con il cuore di Cristo e spesso ha
visto avverarsi il miracolo della loro guarigione, nel corpo e nello
spirito. Per questo può essere additato alla imitazione di tutti gli
A
“angeli custodi” degli ammalati,
tra i quali i primi dovrebbero essere i medici e gli operatori sanitari.
Le persone sofferenti invocano la
salute e il sollievo della serenità.
Gli uomini si accorgono che la sofferenza può far perdere la fede,
ma può anche farla crescere. La
generosità di Don Luigi ha fatto
scoprire a molti ammalati il volto
di Dio, perché lui ha lasciato sempre trasparire nei suoi gesti d’amore la bontà di Dio.
Le persone di fede debbono mostrare agli uomini la “tenerezza di
Dio”, ci dice il Papa Francesco, che
con il suo sorriso invita noi tutti
alla “tenerezza”.
Don Luigi, nato a Casale Monferrato il 29 luglio 1914, ordinato sacerdote il 17 dicembre 1938, è
morto a Rocca Priora il 20 luglio
1984. È stato un autentico innovatore nell’accoglienza ospedaliera e ha contagiato la sua affettuosa premura per gli ammalati a
Il PortICo
15
detto tra noi
Le Confraternite
a Sanluri
di D. TORE RUGGIU
Giovedì 30 maggio, vigilia della solennità di N. S. delle Grazie, Patrona
di Sanluri, si è svolta una solenne e
suggestiva celebrazione, nella chiesa parrocchiale, presieduta dal parroco, di investitura delle 4 Confraternite della parrocchia. Si tratta della Confraternita del Carmine, di Nostra Signora d'Itria, si San Pietro e
del Santissimo Sacramento. Per un
totale di quasi 40 componenti. A
questo importante appuntamento,
i confratelli e le consorelle, si sono
preparati con una catechesi settimanale, per circa 4 mesi, tenuta dal
parroco, che ha trattato i seguenti
argomenti: il Credo, i Sacramenti e
i 10 Comandamenti, con opportuni
riferimenti alla Scrittura e al Catechismo della Chiesa Cattolica. Tutti hanno partecipato assiduamente,
con interesse e attenzione. Tanto
che sono stati d'accordo nell'accettare la proposta di periodici incontri di aggiornamento. Dopo aver
ottenuto dalla Curia Arcivescovile
di Cagliari lo statuto, che tutti i confratelli e le consorelle hanno firmato
per l'accettazione, autenticata dal
parroco, si è deciso di celebrare
pubblicamente l'istituzione. Dopo
l'omelia, i 4 priori hanno chiamato
per nome i componenti la confraternita, che hanno risposto: “eccomi”. Quindi, tutti insieme, hanno
rinnovato la professione di fede e si
sono assunti pubblicamente l'impegno di vivere e testimoniare la vita cristiana con l'assidua partecipazione alla S. Messa e alle processioni. Il parroco, dopo avere accolto l'adesione manifestata pubblicamente, ha benedetto gli abiti
che, poi, i confratelli e le consorelle
hanno indossato. È seguita una affettuosa processione offertoriale,
segno di gratitudine a Dio e alla
Chiesa del dono ricevuto. La Messa è proseguita normalmente fino all'abbraccio di pace, quando i priori
l'hanno scambiata con il parroco, a
nome di tutti i presenti. La liturgia è
stata seguita con attenzione e viva
partecipazione. Dal 30 maggio i
confratelli e le consorelle sono entrati a pieno titolo nelle confraternite, con onori e oneri. Soprattutto
con il desiderio di servire il Signore
nella Chiesa, mettendo il carisma
proprio di ogni confraternita a disposizione di tutti. I fedeli presenti
hanno apprezzato la celebrazione e
hanno capito che nella Chiesa le
cose si fanno seriamente, per la gloria di Dio e per la edificazione del
Suo Regno, con un segno distintivo
che non è l'abito, ma l'amore fraterno come Gesù ha comandato:
“amatevi gli uni gli altri. Da questo vi
riconosceranno che siete miei discepoli”. Grazie e auguri ai confratelli e consorelle, da parte di tutta la
comunità.
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€ 364.000.000
€ 479.000.000
€ 255.000.000