Mesolitico - ArcheoServer

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Mesolitico - ArcheoServer
Laura Seragnoli
Corso a.a. 2001-2002
IL MESOLITICO
Origine e significato del termine
Il termine MESOLITICO fu coniato nel 1873 da M. Reboux, ma nel corso
dell’Ottocento fu di uso molto sporadico.
Sino alla prima guerra mondiale si pensava infatti che tra Paleolitico e
Neolitico si fosse frapposto uno iato, spiegato in termini ambientali (la
fine delle glaciazioni avrebbe infatti contribuito a un forte incremento
delle foreste rendendo così inospitale l’Europa occidentale.
Il primo ad attribuire al termine “mesolitico” il significato ancora oggi in
uso (cioè quello di un periodo compreso tra il Maddaleniano e il
Neolitico) fu J. de Morgan nel 1909.
Il concetto di Mesolitico è stato tratteggiato da vari Autori
privilegiando, di volta in volta, diversi parametri:
• Cronologico
- Indica le
olocenica
industrie
dei
cacciatori-raccoglitori
di
età
• Tecnologico
- Introduzione massiccia di armature microlitiche di tipo
geometrico ottenute con la tecnica del microbulino
strategie di caccia più efficaci entro un ambiente più
“difficile” (Rozoy)
• Culturale
- Adattamento delle culture ad ambienti post-pleistocenici
(Braidwood)
• Economico
- Risposta alla crisi alimentare legata alla scomparsa delle
grandi faune dell’era glaciale intensificazione della
raccolta di risorse alimentari alternative (pesca, raccolta di
vegetali e molluschi etc.) (Radmilli)
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IL MESOLITICO
Suddivisioni interne
Già nel 1931 Goury proponeva una divisione bipartita:
• Epipaleolitico (Aziliano e Sauveterriano)
• Preneolitico (Tardenoisiano)
Alcuni Autori (es. Rozoy, Broglio etc.), sottolineando la continuità
rispetto al Paleolitico piuttosto che i caratteri di novità, continuano a
preferire il termine di Epipaleolitico a quello di Mesolitico.
In letteratura la terminologia più utilizzata è quella di:
• Epipaleolitico
pleistocenica
• Mesolitico =
olocenica
=
complessi
complessi
post-maddaleniani
sauveterroidi
e
tardenoidi
di
di
età
età
Alcuni Autori, poi, utilizzano il termine Mesolitico solo per indicare
alcuni gruppi culturali particolarmente innovativi e dinamici, presso i
quali si genera il passaggio da un’economia di tipo predatorio alla
produzione del cibo.
Dal punto di vista della tipologia dei manufatti litici si possono
distinguere:
• Un periodo caratterizzato da strumenti microlitici a forma di
triangolo (in Italia Sauveterriano)
• Un periodo caratterizzato da strumenti microlitici a forma di
trapezio (in Italia Castelnoviano)
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L’OLOCENE
Cronologia
Secondo la cronologia tradizionale l’OLOCENE inizia in
concomitanza con l’inizio del Preboreale, cioè del primo
periodo di riscaldamento successivo all’ultima glaciazione.
= 14C: 10.200÷
÷8700 bp
Durante il Congresso INQUA di Christchurch si è formulata la
proposta di retrodatare l’inizio di tale periodo al primo rialzo
della temperatura durante l’oscillazione di Allerød,
comprendendo dunque anche il successivo periodo freddo
del Dryas recente
= 14C: 11.800÷
÷10.800 bp
NB: per convenzione l’inizio dell’Olocene è fissato a 8050 ±
150 a.C.
= 14C: 10.000 bp
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L’OLOCENE
La periodizzazione di Blytt-Sernander
Il Norvegese A. Blytt, basandosi sullo studio delle torbiere del Nord
Europa, elaborò una periodizzazione che teneva conto dell’alternarsi
di periodi umidi (di accrescimento delle torbe) e aridi (pedogenesi
della torba):
BOREALE
ATLANTICO
SUB-BOREALE
SUB-ATLANTICO
Arido
Umido
Arido
Umido
Lo Svedese R. Sernander, collaborando con il palinologo Van Post,
correlò le fasi di tale sequenza con i mutamenti del livello dei mari o
con mutamenti climatici riscontrabili dallo studio delle stratigrafie.
zona
Periodo
pollinica
IV
PREBOREALE
V-VI
BOREALE
VIIa
ATLANTICO
VIIb
SUB BOREALE
VIII
SUB
ATLANTICO
Epoca (NON calibrata l’età reale è
più alta) cfr rdm (ac)
Freddo/arido 10000-9500 bp
8300-6800 bc
9600-85000 ac
Caldo/arido
9500-7000 bp
6800-5500 bc
8500-6400 ac
Caldo/umido 7000-5000 bp
5500-2700 bc
6400-3350 ac
Caldo/arido
5000-2500 bp
2700-700 bc
3350-800 ac
Freddo/umido 2500- …
IX-VIII sec a.C.
Da 800 a oggi
Clima
(da
Van Post)
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L’OLOCENE
dal Preboreale all’Atlantico
Il Mesolitico dell’Europa Nord-orientale si sviluppa in un arco di tempo
compreso tra 10.000 e 6.500 anni dal presente, cioè nei periodi
Preboreale, Boreale e nella prima parte del periodo Atlantico.
Tra Preboreale e Boreale la temperatura aumenta progressivamente,
le grandi calotte glaciali diminuiscono, si alza il livello dei mari (di circa
60 m in 2500 anni) attestandosi a –40/-20m rispetto a oggi.
L’alleggerimento delle masse glaciali provoca un sollevamento dei
continenti (fenomeni isostatici) per cui l’area del Baltico passò da lago
sbarrato dai ghiacci a mare a Yoldia, poi a lago ad Ancylus e infine,
verso 5500, ancora mare a Littorina.
PREBOREALE (8300-5800 bc):
clima freddo e secco con progressivo aumento della
temperatura.
L’Europa settentrionale è caratterizzata da tundra, pino silvestre e
betulla.
BOREALE (6800-5500 bc):
clima arido e caldo (forte continentalità)
Espansione del nocciolo = pianta termofila che migra verso nord
a partire da aree mediterranee.
Probabilmente la Manica era occupata da terre emerse.
ATLANTICO (6500-2700 bc / 6500-3400 bc):
Clima caldo ma anche umido optimum climatico
Si divide in due parti:
- Atlantico antico (5500-4000 bc): oscillazioni fresche o fredde
- Atlantico recente (4000-2700 bc): è il periodo dell’optimum
climatico. Massima trasgressione marina.
Si diffondono boschi di latifoglie, si ha la massima diffusione del
querceto misto (olmo, quercia, tiglio, ontano) e un innalzamento
dei limiti altitudinali del bosco.
Decresce l’importanza del nocciolo e di altre specie pioniere.
Diffusione del vischio, in Danimarca è presente la castagna
d’acqua (Trapa natans).
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L’OLOCENE
dal Preboreale all’Atlantico
Nelle nostre regioni:
PREBOREALE = temperato-arido 10.000 – 9000 bp (NON cal.)
BOREALE = caldo-arido 9000 – 7500 bp
ATLANTICO = caldo-umido 7500 – 4500 bp
In Europa la vegetazione aumenta di pari passo con aumento di
temperatura e di umidità. Occorre comunque ricordare che le
variazioni climatiche e le associazioni floro-faunistiche sono diverse da
regione a regione.
La situazione italiana e, in particolare, quella della Val Padana sono
abbastanza peculiari in quanto aumenta la temperatura ma NON
l’umidità inaridimento generale.
La deglaciazione alpina si realizza durante le oscillazioni temperate
precedenti il Tardiglaciale e durante il tardiglaciale würmiano
Già nel Preboreale le aree alpine a 2000 m ca. mostrano un ambiente
arido steppico (analisi polliniche).
Risalgono le linee di riva dei mari (trasgressione Versiliana o Flandriana)
NB: probabilmente fino alla fine del Preboreale tutta la zona a nord
del delta del Po era ancora emersa ed è stata invasa dal mare
durante il Boreale, quando la linea di riva doveva trovarsi a circa 3-5
km rispetto alla costa attuale.
In età Preboreale e Boreale si affermano boschi di latifoglie (Querceto
misto). La pianura doveva però essere caratterizzata da un paesaggio
di tipo steppico, mentre la foresta si diffonderà solo durante
l’Atlantico.
Se si escludono poche eccezioni (Altino, Covoloni del Broion), gli
insediamenti sono noti solo in zone umide (es. conca di Trento,
occupata da un lago) o su praterie montane a quota 2000 (Dolomiti,
Alpi orientali).
Solo con il periodo di optimum climatico dell’Atlantico si avrà
un’espansione dei siti in zone collinari e in pianura, su alti morfologici,
fino alla costa e al corso del Po.
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IL MESOLITICO
Le industrie: caratteri generali
Caratteri generali delle industrie mesolitiche sono:
• Tendenza al microlitismo (ma industrie leptolitiche esistevano già
nel Paleolitico Superiore, per es. le lamelle Dufour)
• Produzione di strumenti di forma geometrica standardizzata,
ottenuti mediante la tecnica del microbulino
• Uso generalizzato del ritocco erto
N
O
P
Q
R
= punte su
scheggia laminare
= punte a dorso
= segmenti
= lamelle a dorso e
troncatura
= Triangoli
S
=
dorsi
T
punte
a
due
= trapezi
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IL MESOLITICO
Le industrie: i microliti geometrici
TRIANGOLI: appaiono già nel corso del Maddaleniano II ma
probabilmente non erano ottenuti con la tecnica del microbulino. A
seconda della loro morfologia si distingono:
- Triangoli isosceli
- Triangoli scaleni, a loro volta distinti in base al numero di lati
ritoccati, alla concavità di uno dei lati etc…
t = troncatura
L = lunghezza
L = larghezza
1 = isoscele
2 = isoscele allungato
3 = scaleno
4 = scaleno allungato
5 = scaleno allungato con
lato breve corto
TRAPEZI: le varietà sono ancora più numerose e comprendono
- Trapezi rettangoli
- Trapezi isosceli
- Trapezi scaleni
etc.
1 = rettangolo
2 = di Vielle
3 = a basi falsate
4 = simmetrico
5 = simmetrico corto
6 = simmetrico lungo
7 = simmetrico a troncature
oblique
8 = simmetrico a troncature
concave
9 = di Montclus
10 = del Martinet
11 = lamelle bitroncate
SEGMENTI (o “Croissants”): si differenziano dalle punte a dorso curvo
perché, essendo ricavati con la tecnica del microbulino, non
conservano più il bulbo.
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IL MESOLITICO
Le industrie: la tecnica del microbulino
(da Broglio)
La tecnica del microbulino è un procedimento rapido mediante il
quale, a partire da una lama o da una lamella sulla quale si è
praticata una intaccatura, si ottiene una troncatura obliqua.
La frattura che si produce con il colpo di bulino ha un andamento
elicoidale caratteristico. Il bulbo resta nel prodotto di scarto (il
microbulino), mentre la lama troncata presenta una punta a sezione
triangolare molto robusta (piquant-trièdre) che può essere
successivamente obliterata da un ritocco erto.
1-2
lamelle troncate con incavo di preparazione (per la produzione
di trapezi)
3
trapezio e microbulino residuo
4-6 trapezi a piquant-trièdre
7-10 trapezi a troncature totalmente ritoccate
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IL MESOLITICO
Le industrie: i microliti geometrici e l’uso dell’arco
(da
Camps)
A: archi in legno di olmo da Holmegaard (Danimarca)
B: freccia di Loshult (Svezia meridionale)
C-D: ricostruzioni
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IL MESOLITICO
Le industrie: i microliti geometrici e l’uso dell’arco
attestazioni iconografiche
Cacciatori
dell’arte
parietale
del
Levante
Spagnolo
1 Cueva del Garroso (da
Almagro)
2 Els Secans (da Vallespi)
3 Cueva Remigia della
Gasulla (da Porcar)
Scena di caccia ai cervi
dal
riparo
dell’Araña
(Spagna) (da Hernandez
Pacheco)
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IL MESOLITICO
Le industrie: i microliti geometrici e l’uso dell’arco
attestazioni iconografiche
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IL MESOLITICO
Le industrie
• SAUVETERRIANO
Termine coniato da L. Coulonges nel 1928 per indicare le industrie
comprese tra il Maddaleniano e il Tardenoisiano.
È caratterizzato da:
- grande diffusione di triangoli, soprattutto scaleni
- Segmenti
- Punte di Sauveterre (armature microlitiche fusiformi,
simmetriche, sottili, con uno o due margini abbattuti da
ritocco erto)
- Lamelle a dorso abbattuto
- Grattatoi su scheggia più o meno circolari
• TARDENOISIANO/CASTELNOVIANO
Il Tardenoisiano è un’industria a trapezi diffusa nel nord della
Francia e nel bacino di Parigi. Il Castelnoviano ha invece uno
sviluppo costiero meridionale.
Si tratta di industrie evolute, già pienamente mesolitiche.
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IL MESOLITICO in ITALIA
Caratteri generali
Si dispone di poche sequenze che mettano in luce il passaggio
dall’Epigravettiano finale al Mesolitico antico:
•
•
•
•
Riparo di Biarzo (Udine)
Isola Santa (Lucca)
Grotta della Madonna di Praia a Mare (Cosenza)
Grotta della Serratura (Salerno)
Rispetto all’Epigravettiano si notano:
• Accentuata microlitizzazione
• Comparsa del ritocco bilaterale
• Comparsa della tecnica del microbulino
• Standardizzazione dei tipi e diffusione delle prime armature
• Maggiore differenziazione delle fonti di sussistenza
• Diminuzione nell’uso di grotte e ripari a favore di insediamenti
all’aperto
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IL MESOLITICO in ITALIA
La sequenza culturale dell’Italia settentrionale
La sequenza culturale del Mesolitico dell’Italia settentrionale è stata
ricavata dall’analisi delle stratigrafie di alcuni importanti siti della
conca di Trento: le scoperte si sono susseguite a partire dagli anni
Sessanta, in concomitanza con operazioni di cava del pietrisco dalle
grandi conoidi detritiche lungo il versante destro della valle.
La stratigrafia più importante è quella di Romagnano Loc III.
A questa si sono aggiunte altre scoperte da:
• Valle dell’Adige
o Pradestel
o Vatte di Zambana
• Dolomiti
o Colbricon
o Plan de Frea
o Lago delle Buse
o Mondeval de Sora
• Veneto
o Riparo Soman
o Covoloni del Broion
• Carso triestino
o Grotta Azzurra
o Grotta dell’Edera
o Grotta della Tartaruga
• Friuli
o Riparo di Biarzo
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IL MESOLITICO in ITALIA
La sequenza culturale dell’Italia settentrionale
• SAUVETERRIANO (14C 7950÷
÷5850 a.C.)
- strumenti microlitici a dorso o doppio dorso
- triangoli scaleni o isosceli, anche a tre lati ritoccati
- segmenti
fase antica (14C 9600÷8500 a.C.)
• Romagnano Loc III, liv. AF-AE
• Pradestel, liv. M
Fase media (14C 8500÷7500 a.C.)
• Romagnano Loc III, liv. AC3-AC9
• Pradestel, liv. L1-L14
Fase recente (14C 7500÷7000 a.C.)
• Romagnano Loc III, liv. AC1
• Pradestel, liv. H1-H2
Fase finale (14C 7000÷6500 a.C.)
• Vatte di Zambana
• Pradestel, liv. F
• CASTELNOVIANO (14C 6500 a.C.)
- affermazione delle industrie laminari
- tecnica di scheggiatura più raffinata e prodotti di fattura
più regolare
- diminuzione dei triangoli a favore dei trapezi
- frequente presenza del piquant-trièdre
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IL MESOLITICO in ITALIA
— Romagnano Loc III —
(da Broglio)
Romagnano Loc III si trova all’apice della conoide del rio Bondone,
nella valle dell’Adige. La sequenza stratigrafica (della potenza di oltre
8 m) è stata scavata a partire dagli anni Settanta da R. Perini. Gli strati
mesolitici vanno dal Sauveterriano antico (AF 9830 ± 90 bp) al
Castelnoviano recente (AA 1-2 6480 ± 50 bp).
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IL MESOLITICO in ITALIA
— Romagnano Loc III —
Romagnano Loc III – Sauveterriano antico (AE)
1, 2 grattatoi
3, 4, 7 troncature
5
becco
6
bulino
8, 9 punte microlitiche
10
punta a dorso
11-17 segmenti
18-22 dorsi e troncature
23-41 triangoli
42-47 punte a due dorsi
49-50 nuclei
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(da Broglio)
IL MESOLITICO in ITALIA
— Romagnano Loc III —
Romagnano Loc III – Sauveterriano medio (AC8-AC7)
1-10 grattatoi
11-13 schegge ritoccate
14, 15 bulini
16, 17 becchi
18, 19 coltelli a dorso
20-24 punte microlitiche
25-29 segmenti
30-32 punte a dorso
33-35 segmenti
36
dorso e troncatura
37-41 triangoli
42-47 segmenti
48-59 triangoli
60-72 punte a due dorsi
(da Broglio)
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IL MESOLITICO in ITALIA
— Romagnano Loc III —
Romagnano Loc III – Sauveterriano recente (AC2 – AC1)
1-4 grattatoi
5, 6 schegge ritoccate
7, 8 bulini
9 becco
10 scagliato
11 coltello a dorso
12, 13 punte microlitiche
14-16 punte a dorso
17-21 segmenti
22-24 dorsi e troncature
25-45 triangoli
46-58 punte a due dorsi
(da Broglio)
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IL MESOLITICO in ITALIA
— Romagnano Loc III —
Romagnano Loc III – Castelnoviano (AB2 – AB1)
1, 2, 4, 7
5
3, 6
8
9
10
11-15
16, 17
18-20
21-40
41, 42
grattatoi
scheggia ritoccata
bulini
punta
segmento
dorso e troncatura
triangoli
punte a due dorsi
lame ritoccate
trapezi
trapezi in corso di
fabbricazione
43
trapezio e microbulino
44, 45 residui di fabbricazione
di troncature normali di trapezi
(da Broglio)
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IL MESOLITICO in ITALIA
strutture d’abitato
Plan de Frea (Valgardena, quota 1900-2000 m).
Un unico masso formava tre ripari che sono stati occupati in momenti
diversi (Sauveterriano medio). A ridosso del masso si è trovato un fondo
di capanna a pianta piriforme poco infossato, un focolare e alcune
pietre lungo il perimetro esterno, probabilmente impiegate per
bloccare una copertura in materiale organico.
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IL MESOLITICO in ITALIA
uso del territorio
L’area di Colbricon si trova nel Trentino orientale, a circa 2000 m di
altitudine. Tra gli anni Settanta e Ottanta si sono susseguite campagne
di scavo (Bagolini e Dalmeri) in 9 siti che presentavano tracce di una
occupazione durante il Mesolitico.
In seguito allo scavo e allo studio dei reperti si è affrontata l’analisi
spaziale finalizzata all’individuazione delle modalità di utilizzo del
territorio. Si è potuto osservare che, dei 9 siti, quelli di sussistenza
(denominati 1, 3 e 7) erano collocati lungo la sponda del piccolo
bacino lacustre, mentre i siti 6, 8 e 9, in posizione panoramica erano
probabilmente bivacchi occupati per l’avvistamento della selvaggina.
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le sepolture
A Vatte di Zambana, in un contesto Sauveterriano, è stata rinvenuta
una sepoltura femminile. La donna, di corporatura minuta e dell’età di
circa 50 anni, era stata adagiata in una fossa poco profonda, con il
viso rivolto a sinistra e le mani unite all’altezza del pube e risultava
coperta da un tumulo di pietre. All’interno della tomba non si è trovato
corredo, ma era presente ocra nella zona circostante il cranio.
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IL MESOLITICO in ITALIA
le sepolture
A Mondeval de Sora, in
Cadore (2150 m), nel 1985,
sotto l’aggetto di un masso
erratico, si è rinvenuto un
paleosuolo
sauveterriano
(9000 BP). A due anni di
distanza si è scoperta una
sepoltura castelnoviana.
Il defunto, di corporatura
robusta e dell’età di circa 40
anni, era stato deposto in
posizione allungata in una
fossa scavata nello sterile.
Tra gli elementi di corredo
erano presenti ocra rossa, manufatti litici, oggetti in osso/corno, ciottoli
di calcare e due agglomerati resinosi. Presso le spalle e sotto il cranio,
insieme a canini atrofici di cervo, erano state deposte delle lame in
selce, mentre sullo sterno e in prossimità delle ginocchia si sono trovati
punteruoli d’osso che forse avevano la funzione di tenere chiuso un
sudario. (da Guerreschi)
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IL MESOLITICO in ITALIA
le sepolture
Recentemente (1995) è
stata portata alla luce una
sepoltura mesolitica nel
sito di Borgonuovo, ai piedi
della parete rocciosa del
monte di Mezzocorona
(TN), nella Valle dell’Adige.
In prossimità della roccia si
è
evidenziato
un
accumulo di pietre che
costituiva il tumulo di una
sepoltura
del
Sauveterriano recente.
La fossa, proco profonda,
era
orientata
EW
e
tagliava un piano ricco di
manufatti.
L’individuo che vi era stato
deposto
era
probabilmente di sesso
femminile
e
di
età
superiore ai 30 anni. Lo
sguardo era rivolto a
mezzogiorno,
le
mani
erano unite sul ventre e i piedi erano leggermente sovrapposti.
All’interno di questa sepoltura non si è trovato corredo, ma vi sono
tracce di ocra rossa. Anche all’esterno della struttura si sono trovati
resti faunistici (corno e mandibole di cervo) con tracce di ocra rossa
che sembrano indiziare la presenza di un particolare rituale funerario.
Il livello mesolitico a cui la sepoltura è collegata è risalente a 6500-6000
a.C. (non cal.).
(da Nicolis e Dalmeri)
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le sepolture
(da Piperno)
Nella Grotta dell’Uzzo (TP) si sono scoperte diverse sepolture, risalenti a
momenti diversi. È attestata la pratica dell’inumazione all’interno di
fosse con corredo scarso, che solitamente non contiene oggetti di
prestigio.
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