Mamma e papà cosa succede alla nostra famiglia?
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Mamma e papà cosa succede alla nostra famiglia?
“Mamma e papà cosa succede alla nostra famiglia?” Quando due genitori decidono di separarsi, i figli assistono alla trasformazione più o meno improvvisa, più o meno annunciata delle relazioni all’interno della famiglia. Sono spettatori, talvolta attivi, di una scena che li riguarda da vicino e che li coglie del tutto impreparati, tuttavia desiderosi che qualcuno spieghi loro cosa sta accadendo. È sempre molto importante guardare la scena con gli occhi del figlio. Ma è tanto difficile farlo quando si è coinvolti in una delle imprese più difficili della vita: separarsi dalla persona con cui si sono condivisi i sogni più grandi, fra i quali crescere un figlio. Colpe e responsabilità rendono opaco il cielo sopra le teste dei membri della famiglia e spesso i figli si chiedono da cosa sono nati e dove sia finito tutto quel bene che c’era prima. “Prima c’era sempre il sole a casa, ora piove dappertutto, anche in camera mia” (Luca, 7 anni). La separazione definisce un prima e un dopo dentro i quali il prima è vissuto come ‘passato perso’ e mai più recuperabile e il dopo come incertezza, confusione, rabbia e dolore. La famiglia che c’era non c’è più ed è difficile per i suoi membri collocarsi. E’ difficile per mamma e papà e lo è ancor più per i figli. “Oggi la maestra mi ha detto di disegnare la mia famiglia, ma la mamma dice che noi non siamo più una famiglia” (Selly, 8 anni) Il senso di appartenenza spesso se ne va mentre mamma e papà litigano. Se ne va la sicurezza di essere amati e soprattutto di poter amare tutti e due i genitori. Chi ha ragione? Da che parte devo stare? Queste domande agitano la mente dei piccoli che osservano gli adulti fare scelte dolorose. I figli guardano e imparano come si esce dal conflitto: distruggendosi o parlandosi. La tendenza a tacere sulle questioni dolorose e complicate aumenta poi la confusione e l’incertezza. Spesso i genitori credono che i figli siano troppo piccoli per capire, ascoltare, parlare; noi sappiamo invero che sanno capire, ascoltare, parlare. Ne hanno il diritto e ne hanno estremo bisogno. Tutto ciò che ha voce, tutto ciò che è dicibile, assume per chi parla e per chi ascolta un significato diverso, meno pauroso. F. Doltò scrive (1991): ai bambini serve un luogo dove poter mettere parola su un evento assai critico – il conflitto fra mamma e papà – sul quale è difficile esprimersi. Attorno alla separazione la nostra cultura ha creato una sorta di tabù: è innominabile. Così in Canada nascono i gruppi di parola per figli di genitori separati. Uno strumento conosciuto in Italia da pochi, ma ben formati, professionisti. Un luogo dove i figli si confrontano e non si sentono più così soli. Uno spazio in cui il conduttore aiuta a esprimere le tante emozioni che occupano la testa dei figli, fino a determinare difficoltà di apprendimento. “Scrivo sep-parazione così… così una P va di qui e l’altra va di là”. Chi è la P?, chiede il conduttore. “Luca risponde: “La P sono io”. Poter parlare in un luogo sicuro, neutrale, dove nessuno giudica significa per i figli sperimentare che della separazione se ne può parlare, che non è una cosa mostruosa e che mamma e papà non litigano per colpa sua. Un messaggio scritto da un genitore dopo il primo incontro di gruppo: “Marco continua a dire che si è sentito per la prima volta leggero perché anche gli altri bambini avevano i genitori separati. Continua a dire che era inspiegabilmente bello questo gruppo e che vuole tornare. Mi ha raccontato tante domande, ma non mi ha detto le risposte. Era orgoglioso. Grazie” Perché lo scopo ultimo del gruppo è quello di aprire la comunicazione a casa, in modo che i figli possano iniziare a parlare della separazione nel gruppo, continuando a farlo poi in famiglia con i loro genitori. La famiglia rimane, pur quando separata. Dott.ssa Ilaria Marchetti Dott.ssa Carla Simoni