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EVENTI E COMMENTI
La Goccia n. 11 del 3 giugno 2006
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Tra teorie confutabili e velleità storiche del Codice che ha scosso il Vaticano
La donna nel cenacolo non è la Maddalena
Che Dan Brown sia un maestro nel far parlare di sé dovrebbe
essere ormai chiaro a tutti, dacché si è fatto processare pur di non
disconoscere la propria “verità” sui priori di Sion. Dovrebbe essere
chiaro anche che qualora trovasse una eco l´ipotesi di vilipendio
al cristianesimo, Dan Brown ci guadagnerebbe infinitamente in
credibilità.
Perché per il “Codice Da Vinci” nel bene e nel male,
l´importante è che se ne parli. E logicamente gli anatemi, le
censure, le scomuniche, lo bruciare in piazza i suoi libri, gli hanno
fatto gioco. In buona fede, s´intende, ma gli hanno fatto gioco. E
non dovremmo avere difficoltà ad ammettere che Dan Brown ci ha
fregato per bene. Ha fatto soldi facili sfruttando l´anticattolicesimo
diffuso negli Usa, con un romanzo peraltro ben strutturato, e un
film avvincente. Ha fregato per bene anche il suo collega Baigent
che ha avviato contro di lui un´azione legale accusandolo di
aver copiato il suo libro; dove già c´erano riferimenti alla chiesa
di Saint Sulpice e l´idea che il Santo Graal fosse il Sang Réal.
Credergli o meno è questione di fede, ma anche di intelligenza.
Perché francamente se le nostre convinzioni barcollano in
ragione di un libro, un giallo, o di un film, allora vuol dire che la
nostra fede è debole. Infondo è dal tempo dei Papiri di Qumarn
che girano voci più o meno incontrollate su Gesu’. Pertanto più
semplicemente tratterei Dan Brown come uno scrittore che lavora
con la fantasia.
Il film prende le mosse dall´omicidio del curatore del
Louvre, che Dan Brawn decide di chiamare Jaques Suniere; nome
non casuale, è un parroco che nell´Ottocento rese celebre Rennes
le Château con alcune rivelazioni sul Graal. Accanto al cadavere,
disposto come l’uomo di Vitruvio di Leonardo, campeggiano i
numeri della serie di Fibonacci. Alcuni elementi destano subito
scetticismo: le letture della Vergine delle Rocce e della Gioconda
appaiono forzate. Però è proprio a partire da queste che verrà via
via svelato il “più grande insabbiamento della storia”: il Santo
Graal sarebbe nientemeno che un discendente diretto di Cristo.
Ciò è bastato, e per svariati motivi, a trasformare Dan Brown in
un profanatore della verità cristiana. Accadde lo stesso al saggio
di Baigent; e che poi Brown avesse già letto quel saggio è cosa
certa, dacché un personaggio del suo romanzo lo chiama Teabing,
anagramma di Baigent. Nelle leggende tradizionali invece il
Graal è la coppa in cui il Cristo si servì nell´ultima cena; coppa
nella quale Giuseppe d´Arimatea avrebbe poi raccolto il sangue
del Redentore sulla croce. Numerosi poemi francesi hanno
raccontato in vario modo la ricerca del Santo Graal, rinchiusa
secondo alcuni ne “la colonna dell´allievo” chiesa Saint Claire,
dove anche i metal detector ne rileverebbero la presenza. Altri
invece lo cercano in Scozia, nella cappella di Rosslyn, edificata
dai templari. Le decorazioni di questa peraltro lascerebbero
supporre che i templari siano sbarcati in America molto prima di
Colombo, dacché sono disegnate piante che all´epoca in Europa
erano sconosciute. Leggende che incuriosiscono e affascinano; e
che hanno finito col portare al cinema anche chi di suo non ci
sarebbe andato. E la polemica si è amplificata. Finché il Codice
Da Vinci era un best seller, infatti, lo sgomento non aveva turbato
le gerarchie, perché un libro di quella mole spesso per pigrizia
lo si conserva e via. L´immagine invece è seducente, come è
seducente l´interpretazione dell´Ultima Cena che testimonierebbe
il segreto della “regina cancellata”. Un segreto che sarebbe stato
noto a Leonardo, come gli altri del Priorato. Senonché il dossier
sui maestri del Priorato di Sion, perno della vicenda, pare sia il
falso dell´esoterista Pierre Plantard, ed è certo che non si tratta di
documenti antichi ma di falsi moderni. Il suo principale autore,
Philippe de Chérisey aveva infatti lamentato di non aver ricevuto
il dovuto compenso per quella falsificazione; il tutto documentato
nelle lettere del suo avvocato. L´idea della Maddalena sposa di Gesù
peraltro troverebbe il suo unico fondamento nel vangelo gnostico di
Filippo, che definisce Maria di Magdala “compagna” del Signore.
Passo che però i medioevisti spiegano in chiave allegorica. Dan
Brawn però segue una sua tesi e prova ad avvalorarla: interpretando
il cenacolo, ad esempio, rintraccia nello spazio che separa il Cristo
dalla Maddalena, il simbolo del femmineo sacro. Vittorio Sgarbi
in una recente apparizione televisiva aveva spiegato innanzitutto
che non si tratta di una donna, ma dell´apostolo Giovanni, in
tutta l´iconografia cristiana presentato con tratti femminei; e che
l´ipotetica “V” tra questi e Gesù è solo la rappresentazione dello
sgomento. Altra e più convincente interpretazione all´affresco di
Santa Maria delle Grazie a Milano è quella secondo cui Leonardo
ha rappresentato l´Ultima Cena fedele al vangelo di Luca 22,3121 “La mano di chi mi tradisce è con me sulla tavola”. Perciò la
mano che impugna il coltello sulla tavola non sarebbe di Pietro
ma di Giuda, nascosto dietro gli altri -anche per la difficoltà
del pittore ad immaginare il viso del traditore. Infatti, sebbene
il gioco di colori lo faccia sembrare effettivamente il braccio di
Pietro, non si spiegherebbe la posizione innaturale e la lunghezza
dell´arto, quasi il doppio del braccio sinistro. Errore che un artista
come Leonardo, che aveva fatto delle proporzioni una ragione
di vita, non si sarebbe mai concesso. A questo punto perciò i
commensali sarebbero quattordici, e alla destra di Gesù ci sarebbe
effettivamente una donna. Non una Maria qualsiasi però. Ma
propriamente la Vergine.
Quel volto infatti, confrontato con altri dipinti in cui
Leonardo raffigura la Madonna, rivelerebbe una corrispondenza
identica. Che poi Dan Brown abbia studiato alcuni passaggi in
maniera magistrale è fuori dubbio. La scelta dell´Opus Dei, per
esempio, non è casuale, dacché il processo di santificazione più
breve ha interessato proprio sant´Escriverrà, fondatore dell´Opera;
il che avvalorerebbe la tesi secondo cui l´Opus Dei eserciti
pressioni sul Vaticano. Un passaggio ben studiato, anche se poco
credibile, al quale però se ne alternano altri approssimativi. E´ un
falso storico grossolano, infatti, che i Merovingi avrebbero fondato
Parigi, quando invece i papi un tempo vivevano ad Avignone. Poi
ovviamente, l´inquisizione e le crociate sono pagine di storia e non
le ha inventate Dan Brown, ma sostenere il rogo di cinque milioni
di streghe è anche quello un errore intenzionale; come affermare
che Cristo non fu considerato divino se non dopo il Consiglio
di Nicea, e solo grazie alla politica di Costantino. A meno che
Dan Brown non consideri anche la Sacra Sindone un dipinto di
Leonardo.
Evidenziate così tutte le inesattezze del Codice Da Vinci,
e stabilito che si tratta di fiction -salvo volersi veramente illudere
di poter incontrare per le vie di Parigi una nipotina di Gesù- resta
innegabile che questo film accompagna senza via di scampo ad
una riflessione. Per questo anch´io una volta uscito dal cinema mi
sono chiesto in cosa cambierebbe la mia fede nell´idea di Gesù
sposato. “Assolutamente in nulla” è l´unica risposta che sono
riuscito a darmi.
Gianvito Volpe
EVENTI E COMMENTI
La Goccia n. 11 del 3 giugno 2006
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South Symphonic Band:
progetto meridionale, cuore ginosino
E’ ormai realtà il progetto dell’Associazione “Pensieri, Autori, Artisti”
Una nuova realtà è nata a Ginosa da pochi mesi e già
lascia intravedere un ambizioso futuro.
Parliamo della South Symphonic Band, l’orchestra di
fiati con sede a Ginosa e formata da musicisti pugliesi.
La band si inserisce nel nuovo corso che le formazioni di
fiati stanno vivendo anche in questa zona d’Italia in cui tanto forte
è il legame con le tradizionali bande liriche.
Esecuzione di repertorio originale (pensato per la
formazione) e non di trascrizioni, utilizzo a 360 gradi delle
potenzialità timbriche, dinamiche e ritmiche degli strumenti
senza il riferimento all’esperienza degli archi, esplorazione di un
repertorio più vicino alle esigenze del pubblico. Sono queste le
caratteristiche principali delle odierne orchestre di fiati.
Non c’è assolutamente contrapposizione tra la gloriosa
tradizione delle bande da giro e la nuova esperienza delle band.
Queste ultime soddisfano le esigenze di una larga fetta di ascoltatori
così come per le bande avveniva sino a qualche anno fa.
Ma la South Symphonic Band, creatura dell’Associazione
“Pensieri, Autori, Artisti” presieduta dal M° Giuseppe Scarati, ha
una particolarità. Essa si pone come un vero e proprio laboratorio
nel quale i musicisti si incontrano, affrontano insieme un percorso
e, soprattutto, si aprono continuamente alla cittadinanza. Le prove
sono infatti aperte al pubblico e innanzitutto agli studenti del
Conservatorio e dell’Istituto ad indirizzo musicale “G.Carducci”.
Questo consente alla popolazione e ai più piccoli cultori della
musica di vedere nascere e crescere di settimana in settimana gli
spettacoli che il gruppo propone nelle sue esibizioni.
Ma da chi è formata la Band? Al suo interno docenti di
conservatorio, orchestrali, musicisti professionisti, solisti di chiara
fama, ma anche giovani e giovanissimi musicisti che si affacciano
per la prima volta ai palcoscenici. Tutti insieme per produrre
musica e cultura.
Per questa ragione, per questa capacità di fondere esigenze
e potenzialità, la South Symphonic Band
si pone al tempo stesso come una risorsa
e come una possibilità. In essa troveranno
sfogo diverse competenze del territorio e
attraverso essa una sempre più consistente
parte della cittadinanza si trasformerà in
costante fruitrice del messaggio musicale.
La band piace, lo dimostra il successo
delle sue esibizioni.
Il 26 dicembre in una chiesa di S.Martino
gremita di gente, il pubblico presente è planato
dalle sonorità ora evocative ora trascinanti
dei concerti per solista e banda eseguiti da
Giuseppe Scarati (Tuba) e Domenico Zicari
(Trombone) e diretti da Alfredo Cornacchia
all’entusiasmo delle pagine più significative
della musica per jazz band e per orchestra di
fiati dirette da Alessandro Muolo.
Successo bissato presso la chiesa di S.
Lorenzo a Laterza.
Ma la prova del fuoco la Band l’ha
affrontata (e brillantemente superata) in
occasione dell’evento ginosino dell’1 maggio.
Piazza IV novembre è divenuta cornice per
l’esecuzione di due brani per solista e banda, eseguiti da Giuseppe
Carrozzoli (Clarinetto) e Giuseppe Lapiscopia (Sassofono) e
diretti da Alfredo Cornacchia, e ancora di una carrellata tra il
jazz,la musica leggera d’autore sino ad una simpatica rivisitazione
de “Lo Schiaccianoci” di Ciakovkij diretta da Alessandro Muolo.
Il pubblico che a Ginosa per la prima volta (è importante
sottolinearlo) assisteva ad uno spettacolo simile con una tale
formazione, ha reagito con un entusiasmo che ha colto di sorpresa
gli stessi musicisti. Importante la presenza della più alta carica
musicale della nostra zona, il Direttore del Conservatorio di
Matera, Prof.ssa Cancellaro.
L’ambizione dell’associazione e della band è confermata
dalla rete di rapporti che sin dal nascere si va tessendo. E’ già
realtà la collaborazione con la “Società dei Concerti del Teatro
Petruzzelli” per la quale la South Symphonic Band si è esibitacon
grande successo a Pisticci lo scorso 23 maggio. In cantiere, inoltre,
un’altra grande collaborazione: quella con la nota cantate Linda.
Chissà che non si possa esordire proprio nel corso delle prossime
Feste Patronali di ottobre!
Segno che si sta percorrendo la strada giusta. Ma anche
che questo progetto merita l’attenzione di tutti. La volontà, la
professionalità e la qualità dell’operato di tanti musicisti, coordinati
dall’Associazione presieduta dal M° Scarati, da sole possono non
bastare. Occorre il sostegno di tutti, ciascuno secondo le proprie
possibilità.
L’Addetto Stampa S.S.B.
Davide Giove
La Goccia n. 11 del 3 giugno 2006
D – DOCUMENTARSI
30
Rubrica
a cura di
don Franco
Conte
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Il
Vocabolario
di
Dio
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EVENTI E COMMENTI
Giuda: un nome che suscita ancora
interesse, forse per la particolare carica di
mistero che ad esso è connessa.
Ma se questo nome viene
associato ad uno scritto apocrifo e all’idea
di un Vangelo che presenta i fatti secondo
la versione dell’Apostolo che tradì Gesù,
allora non può che destare curiosità e
provocare un fenomeno di massa, che da
alcuni è stato paragonato a quello causato
da “Il Codice Da Vinci”.
In verità, la notizia è vecchia di decenni:
trattasi del ritrovamento in un deserto
egiziano (e precisamente nel 1970) di un
papiro che risale al IV secolo dopo Cristo
e già abbastanza noto agli studiosi della
materia. Questo scritto copto, dal sapore
tipicamente gnostico, sviluppa il pensiero
di una particolare setta dei primi secoli,
quella dei Cainiti, già attestata da Ireneo
da Lione (“Contro gli eretici”, XXXI,
1, c.180), la quale considerava un bene
l’azione di Giuda perché necessaria alla
storia della salvezza.
In realtà, ciò che occorre mettere
in risalto è la visione differente che
questa setta aveva della persona di Gesù
Cristo. Secondo loro, la vera divinità era
nascosta in Gesù e poteva manifestarsi
solo spogliandosi (nel senso di sbarazzarsi)
dell’inutile corpo che lo rivestiva; in
questa missione, Giuda non fa altro
che obbedire al comando del Maestro,
divenendo egli stesso “vittima sacrificale”.
Una teoria, perciò, basata su una visione
profondamente dualistica, dove la materia
è intrinsecamente negativa.
Ma non voglio annoiare il mio
unico lettore circa la questione dell’eresia
gnostica che impermea lo scritto attribuito
a Giuda. Ciò che invece penso che gli
possa interessare è un punto specifico, che
si trova nel famoso articolo che il National
Geographic ha dedicato alla “sensazionale
scoperta”.
In un box di pagina 13
(dell’edizione italiana), dal titolo “Le altre
facce del Cristianesimo”, si legge: “Dopo
la morte di Gesù, circolarono tra i primi
cristiani i racconti della sua vita e dei suoi
insegnamenti. Ne furono scritte decine di
versioni, ma per il Nuovo Testamento i
Padri della Chiesa ne scelsero quattro.
Nel ‘900 molti testi scartati sono stati
riscoperti. Alcuni, come quello di Pietro,
sono simili ai quattro prescelti. Altri, come
il Vangelo di Giuda, sono diversi, dando
rilevanza alla gnosi, la conoscenza diretta
di Dio tramite la coscienza della scintilla
divina interiore”.
Aparte la generale approssimazione
di tutto l’enunciato, è l’idea sottesa secondo
cui i quattro Vangeli canonici sarebbero
stati scelti tra le “decine di versioni” sulla
vita di Gesù, circolanti nei primi tempi
cristiani, a suonarmi alquanto azzardata,
oltre che estremamente imprecisa e per
nulla documentata. Soprattutto perché da
una simile formulazione parrebbe che i
Vangeli apocrifi, tra cui quello di Giuda,
siano coevi a quelli ritenuti canonici; e
la differenza starebbe solo nel fatto della
“scelta” compiuta da parte di qualcuno in
una stagione successiva (di cui, tuttavia,
non si danno i termini temporali esatti).
Anche in questo caso, il sacro diritto alla
documentazione va a farsi benedire.
Invece, da studiosi (incontestabili
per serietà e vita spesa su questi argomenti)
è stato dimostrato che i Vangeli canonici
sono in realtà più antichi (addirittura di
secoli) rispetto agli apocrifi, compreso
quello di Pietro e di Giuda; risulta che
nessuna traccia di testi antecedenti i
Vangeli canonici sia mai stata trovata; è
documentato che il frammento più antico
di Vangelo (il 7Q5 di Qumram), attribuito
a Marco, sia stato scritto verso il 40 (sette
anni dopo la crocifissione!) e che gli altri tre
siano stati scritti fra il 60 e il 90: vicinanza
temporale (e dunque fedeltà) rispetto agli
avvenimenti narrati che agli occhi dello
storico serio fa accertare di considerare i
Vangeli canonici degni di fede.
Ma ignorando seraficamente
tutta questa documentazione, facilmente
rintracciabile in una marea di testi, il
nostro Corrado Augias di recente è
ritornato sull’argomento in ben due
articoli su Repubblica (Sabato 29 Aprile
e Venerdì 5 Maggio), riprendendo le tesi
del National Geographic: “Nei primi anni
del cristianesimo i resoconti sulla vita di
Gesù e sulle sue opere erano innumerevoli.
Poi la corrente di maggioranza del
cristianesimo (mitica questa definizione,
dal sapore tipicamente politico!?, n.d.r.)
riuscì ad emarginarli tutti con l’eccezione
dei 27 testi che compongono il Nuovo
Testamento, tra questi i quattro vangeli”.
Ciò stabilito, Augias si pone il tremebondo
interrogativo: “Quali versioni dei fatti
raccontavano i testi che sono stati così
duramente condannati all’oblio?”.
A parte il feroce dubbio che mi
martella la mente circa la poca dimestichezza
di Augias (absit injuria verbis) su queste
tematiche, come si può evincere dal suo
pur interessante curriculum professionale,
e mentre rimango in frenetica attesa che
dagli archivi di Repubblica salti fuori
qualche più attendibile documentazione,
forse al mio unico lettore potrebbe bastare
quanto, invece, scrive John P. Meier nella
sua opera Un ebreo marginale. Ripensare
il Gesù storico (vol. 1, Ed. Queriniana,
2002), dove, a conclusione dell’analisi
degli apocrifi, viene detto che tutto quanto
si trova in quei vangeli “è piuttosto la
reazione a scritti del Nuovo Testamento o
la loro rielaborazione da parte di cristiani
fantasiosi che rispecchiavano la pietà e le
leggende popolari o da parte di cristiani
gnostici che sviluppavano un sistema
mistico speculativo”.
Altro ci sarebbe da dire. Ma mi
fermo qui.
Il National Geographic, che
ha così investito in questa operazione
da allestire addirittura la copertina del
numero citato prima e da allegare al
numero di questa settimana (insieme
al nostro settimanale L’Espresso) un
voluminoso libro sull’argomento, è senza
dubbio una bellissima rivista. Tuttavia la
preferisco quando, con maggiore serietà
di documentazione, tratta di geografia,
etnologia, esplorazioni. Lasci stare
argomenti per lei troppo complicati, come
quelli dei papiri e dei testi apocrifi.
don Franco Conte
P.S.: In merito a quanto scrivevo la volta
scorsa su “IL CODICE DA VINCI”,
vorrei segnalare al mio unico lettore una
notizia di questi giorni. Allorché da parte
cattolica fu chiesto ai produttori della Sony
di far precedere il film in questione da una
scritta che spiegasse che i fatti raccontati
erano inventati, la multinazionale e il
regista dell’opera si erano quasi offesi.
“Sarebbe come negare l’intelligenza degli
spettatori”, risposero. Ciò che in Occidente
li offende, va bene però per sfondare sui
mercati orientali. Le autorità indiane hanno,
infatti, ottenuto che il film esca nei cinema
di quel Paese con una scritta, all’inizio e
alla fine, che avvisa gli spettatori che il film
è frutto di pura finzione e “che la pellicola
non ha alcuna pretesa di verità storica”.
Un bel cambio di rotta. “Se non facevamo
così – hanno ammesso i produttori – il film
non sarebbe uscito”. Così i “coraggiosi
produttori” del film si sono piegati alle
ragioni…del business.
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Rendiamo
Windws sicuro...
Continua
La disattivazione delle porte è consigliabile solo se si è sicuri che i servizi che
si vanno a disattivare non siano necessari al
vostro pc.
Infine, una delle cose più importanti
ed ereditata dai sistemi *nix: la creazione
di un account utente limitato. Una volta
finita tutta la procedura di installazione dei
vari software per la sicurezza del nostro pc
- alla fine di questo articolo - sarà possibile
passare all’utilizzo del pc con utente limitato
al successivo riavvio del computer.
Molte sono le informazioni a favore
dell’uso dell’account limitato: l’utilizzo
continuo del pc in modalità amministratore
permette a qualunque software lanciato
dall’utente di avere accesso a qualunque
locazione del sistema operativo, potendo
fare danni anche gravi.
Nei sistemi *nix, infatti, una volta
creato l’utente root viene fatto creare un
account utente limitato, non permettendo ad
un utente di far danni al sistema. Eventuali
malware sono così tagliati fuori, non possono
installarsi sul sistema ma potranno esclusivamente far danni - se sono progettati per
farli - dove l’utente può fare modifiche.
Ci sono vantaggi e svantaggi nell’utilizzo di un account limitato. Ovviamente,
come già detto, un malware avrebbe molte
più difficoltà nell’attaccare la macchina,
non potendo compiere la propria routine di
installazione nelle parti vitali del sistema per
la mancanza dei diritti di amministratore.
E’ chiaro che, usando l’account
limitato, ogni volta si desideri installare sof-
tware che abbia bisogno di particolari settaggi
si avrà bisogno dei diritti di amministratore.
Per ovviare a questo problema, quando si
vuole installare un programma del genere
basta cliccare con il tasto destro del mouse
sull’icona del setup, lanciare il software
con la voce “Esegui come” e selezionare
l’account amministratore. Verrà chiesta la
password e l’installazione avrà luogo.
Per creare un account limitato basta
accedere al pannello di controllo di sistema
di Windows XP, andare su Account utente
- Crea nuovo account. Verrà successivamente
chiesto di inserire il nome utente, poi di scegliere la categoria di appartenenza - utente
limitato in questo caso - e poi la password.
Seguiti i passi precedenti, è possibile passare all’installazione dei software di
sicurezza fondamentali: antivirus e firewall.
Un software antivirus è essenziale in un sistema operativo Windows. Il funzionamento
di un software antivirus e l’importanza degli
aggiornamenti è di vitale importanza.
Microsoft Windows si sa, è il sistema operativo più utilizzato al mondo e
come tale è spesso e malvolentieri vittima
della maggior parte degli attacchi sferrati
da chi tenta di utilizzare il computer per
scopi maligni. É chiaro, se si vuole fare il
peggior/maggior danno ad un folto gruppo,
bisogna colpire ciò che è maggiormente
e più comunemente sfruttato. Proprio per
questo motivo possiamo contare ad oggi
più di 150.000 virus informatici, la piaga
informatica per eccellenza. Dagli anni ’80 a
seguire, con maggior picco proprio in questi
ultimi anni, i virus informatici si stanno
espandendo oltre ogni previsione, sfruttando
soprattutto Internet, la rete globale.
Il cyberspazio è diventato infatti uno
strumento fondamentale sia nel lavoro sia in
un ambiente domestico, dove spesso la fanno
da padrone i più giovani. Per utilizzare un
computer ed avere accesso ad Internet oggi
come oggi non vi è necessità di una preparazione culturale particolarmente elevata:
bastano infatti alcuni semplici passaggi per
entrare a far parte del mondo digitale.
Il problema è che spesso questa
facilità permette di gustare solamente i lati
positivi del web, lasciando all’oscuro gli
ignari navigatori di quali siano i rischi che si
possono correre e che si potrebbero evitare
con un po’ di conoscenza e di buonsenso.
In alcuni casi infatti basterebbe un software
antivirus aggiornato a proteggere il proprio
pc dalla maggior parte dei rischi. Ma spesso
molte persone neanche sanno cosa sia un
antivirus, né capiscono perché debba essere
aggiornato. Quali sono i meccanismi? Perché
va aggiornato?
Per garantire una buona protezione
del sistema, la mia scelta è caduta su Antivir
Personal Edition 7, che tra i software free è
risultato essere nei test il più performante in
La Goccia n. 11 del 3 giugno 2006
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termini di individuazione virus e tecnologia
euristica.
Dal sito della società H+BDEV
è possibile scaricare il HYPERLINK
“http://www.free-av.com/down/windows/
antivir_workstation_win7u_en_h.exe”
\t “_blank” setup dal sito: HYPERLINK
“http://www.free-av.com/down/windows/
antivir_workstation_win7u_en_h.exe”
www.free-av.com/down/windows/antivir_workstation_win7u_en_h.exe per i
sistemi NT/2000/XP - che si aggira sui 10MB
- per poi così procedere all’installazione;
questa fase risulta semplice e veloce. Finita
la procedura di installazione il programma
chiederà di effettuare un aggiornamento delle
firme virali. Questo update è indispensabile
per garantire la giusta efficacia del software.
É possibile ora aprire il programma
e, sebbene le configurazioni standard siano
già efficaci, è preferibile effettuare alcune
modifiche.
Dal menu principale bisogna
selezionare la voce “Scheduler” e successivamente andare a modificare la voce Daily
Update con il tasto destro cliccando su “Edit
Job”. Nella nuova finestra che si aprirà bisogna lasciare invariati il nome del compito e
successivamente il tipo di lavoro - che rimarrà
Update job - per arrivare all’intervallo in
minuti di ogni aggiornamento.
Da qui si può scegliere se far fare
gli aggiornamenti ad intervalli di tempo, uno
solo al giorno, uno a settimana. Il consiglio,
se si ha una connessione ad internet a banda
larga, è quello di fare almeno un aggiornamento al giorno, se non ogni 6/12 ore, vista
la frequenza con cui escono nuovi malware.
Infine si deve spuntare la voce “Repeat job
if time has expired”, in modo tale da poter
effettuare l’aggiornamento appena si accende
il pc se l’ultimo aggiornamento programmato
non è stato effettuato.
La modalità di visualizzazione
rimarrà su “minimized” in modo tale da
occupare meno spazio possibile sul desktop durante l’aggiornamento. É necessario
assicurarsi, tornati al menu principale, che
la voce “Daily Update” abbia la casella
“Activated” spuntata.
É possibile ora spostarsi nel menu
“Extra” e poi “Configuration”. Si può spuntare la casella “Expert Mode”, in modo da
visualizzare maggiori impostazioni da poter
configurare. Sfogliando il menù ad albero su
Scanner - Scan - Heuristic l’utente dovrà la
casella “Win32 file heuristic”. Lo stesso si
deve fare, sempre nel menu ad albero, su
Guard - Scan - Heuristic. In questo modo
è stata attivata la tecnologia di scansione
euristica anche sui files esegubili, altrimenti
disattivata di default per il rischio di possibili
“falsi positivi”.
continua
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La Goccia n. 11 del 3 giugno 2006
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I cimeli delle
elezioni comunali
2006 a Ginosa!
Il dopo campagna elettorale: un mare di
dépliant, bigliettini e manifesti
Queste elezioni amministrative 2006 mi ricordano molto
una canzone del 1989 di Raf dal titolo “Cosa Resterà Degli Anni
‘80”. Il testo di questa canzone riporta delle frasi molto attinenti
alla nostra, appena terminata, campagna elettorale. Per esempio,
se io vi dicessi “Cosa resterà di questi Anni Ottanta, afferrati già
scivolati via..., e la radio canta una verità dentro una bugia.” o
ancora “Anni veri di pubblicità, ma che cosa resterà, anni allegri
e depressi di follia e lucidità, sembran già degli Anni Ottanta, per
noi quasi ottanta anni fa... “.
La domanda è doverosa alla fine di una intensa campagna
elettorale tra vinti e sconfitti, chi spazzerà? Osservo l’operatore
ecologico (ex spazzino) rimuovere dalle strade e dalle vie del
nostro paese volti, nomi, amici che magari giacciono in balia del
vento fresco alle prime luci dell’alba.
Cosa dire e pensare del candidato che si è visto calpestare
da un anziano a passeggio durante il giorno, della massaia che
tornando a casa, dopo aver fatto la spesa, ha dovuto tenere in tasca
un dépliant, non potendolo gettare via, per non essere ripresa da
un candidato.
Era bello girare per il mercato il giovedì e vedere i
sostenitori dei partiti litigare tra loro per accaparrarsi un potenziale
voto, rendevano meno grigia la ormai sgomitata per conquistare
un chilo di patate e di pomodori.
Che fine faranno quei dépliant? Andranno bene per
sostituire la paletta in casa? I cittadini restano un po’ carnefici,
in grado di dare o togliere la vittoria ad un potenziale sindaco, e
vittime, coccolati e riveriti con fobia dai loro candidati.
L’altro giorno un amico mi ha fermata per strada dicendomi
“ho fatto una bella collezione di figurine”, ed io “Panini?” e lui
“elettorale!”. Che nostalgia non vedere più aggirarsi di notte
i nostri candidati, armati di colla e nastro adesivo, tra i muri, i
cassonetti della spazzatura e qualsiasi cosa in senso verticale,
mentre cercavano di coprire con i loro volti i partiti avversari.
Come riconoscerli?, sono quelli che al mattino sono davanti ad
una tazza di caffè con gli occhi stanchi, lo sguardo perso nel
vuoto, con ancora la forza di dare un volantino a chiunque si
avvicini per chiedere una sigaretta. Ormai più nessuno ci offrirà
da bere al bar, ci saluterà da lontano con un sorriso, ci chiederà
come sta la famiglia. Abbiamo già fatto il nostro dovere, abbiamo
scelto, barrato una piccola casella, scritto il nome di preferenza,
adesso non serviamo più, siamo diventati come quei volantini
lasciati per le vie del nostro paese. Che nostalgia, che rimpianto,
che malinconia ... un sospiro e poi ci si riprende, si va avanti.
Pensiamo al lato positivo, pensiamo al dopo, magari
tra 5 anni saremo noi a candidarci e a infilare nella busta della
spesa, alla cassa in un supermercato, il nostro bigliettino, chissà?!
Non importa da che parte stiamo, alla fine di una campagna
elettorale comunque restiamo tutti stanchi e sfatti ... chi di dare
e chi di ricevere. Scusatemi ma adesso devo andare, un mio
amico ha il doppione di una figurina da scambiare ... della Panini
naturalmente!, quelle delle elezioni amministrative le lascio
all’operatore ecologico.
Mariacarmela Ribecco
pubblicità metronotte
EVENTI E COMMENTI
La Goccia n. 11 del 3 giugno 2006
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Valerio Massimo Manfredi
incontra gli studenti del liceo Vico di Laterza
Affollatissimo l’auditorium “Giovanni Paolo II” del liceo
scientifico G.B.Vico di Laterza.
Giovedì 25 Maggio, Valerio Massimo Manfredi, scrittore
di chiara fama internazionale, è stato ospite della scuola nell’ambito
del progetto “Incontro con l’autore”.
La Dirigente scolastica, prof.ssa Maria Alfonso, nel
presentare l’incontro, ha manifestato soddisfazione per una
presenza così gradita ed ha affidato alla studentessa Anna Carbotti
il compito di tracciare il profilo biografico dell’autore. Difficile
definire Valerio Massimo Manfredi perché i suoi interessi spaziano
in diversi campi. E’ docente di archeologia all’Università Bocconi
di Milano; è archeologo con la specializzazione in topografia del
mondo antico; è conduttore di programmi televisivi; è persino
collaboratore di sceneggiature di films tratti dai suoi libri, ma è,
soprattutto, un grande romanziere. Impossibile elencare tutti i
titoli pubblicati, si citano solo alcuni come Palladion, Lo scudo
di Talos, La trilogia di Alèxandros, L’ultima legione, e l’ultima
pubblicazione, appunto, L’impero dei draghi, presentato durante
l’incontro.
Tutti romanzi di successo le cui storie s’intrecciano tra passato e
presente, tra antico e moderno, dando origine a storie fantastiche
romanzate che prendono il lettore coinvolgendolo in una lettura
tutta d’un fiato.
L’impero dei draghi ha riscosso molto successo tra gli studenti;
infatti, Domenico Ricciardi, alunno di III, ha definito la storia “un
Nunzio Santantonio
triller storico che avvince ed appassiona perché nei personaggi
l’autore riesce a coniugare con un linguaggio moderno l’ethos
delle azioni con il pathos dei sentimenti del mondo antico”.
L’intreccio narrativo del libro è molto articolato ed
è costruito sulle vicende del protagonista. Siamo in Anatolia
nell’anno 260 d.C. La storia parte dall’assedio dei persiani alla
città romana di Edessa. Il comandante della II Legione romana,
Marco Metello Aquila, nonché leggenda vivente per i soldati, per
una serie di vicende subisce lo scacco crudele dei persiani che
incidono la vergogna della cattura sulle rupi del luogo. Ma il
coraggio e la fierezza dei soldati riscattano l’umiliazione subita
dimostrando tutta la fierezza e la “virtus” del popolo romano
quando in Cina “incontrano una civiltà straordinaria, una cultura
meravigliosa, uomini intelligenti e tolleranti, donne bellissime ed
appassionanti”.
L’impero dei draghi è una summa di valori profondi
ed universali, un valido sussidio dal punto di vista educativo e
formativo, meritevole di attenzione nella scuola. L’amicizia,
l’amore, la forza del gruppo, il senso della patria, la fedeltà ai
propri ideali, il rispetto di quelli altrui, la tolleranza sono temi
trattati nel romanzo non solo in linea di principio, ma affermati
e validati dalle condotte degli uomini. Modelli da proporre ai
giovani di oggi che, trascinati dalla frenesia e dall’indifferenza,
vanno perdendo il giusto senso delle cose ed il rispetto reciproco.
Nel vivace e pressante dibattito che ne è seguito, gli
studenti del Vico si sono confrontati con l’autore anche su altri
temi quali la globalizzazione, l’invasione del mercato cinese,
il possibile dialogo tra culture diverse. Valerio Massimo
Manfredi, controbattendo, ha invitato gli studenti del Vico a
scoprire il lato positivo dei rapporti umani, a demolire le forme
di corruzione, a dimostrare la laboriosità e soprattutto l’ingegno
degli italiani, unica arma vincente della nostra economia.
Insomma una piacevole conversazione rotta a tratti dagli
applausi degli studenti che hanno gradito ed apprezzato
l’autore.
Palma Martino
EVENTI E COMMENTI
La Goccia n. 11 del 3 giugno 2006
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“Una scelta motivata”
Un grande evento è stato celebrato martedì 23 maggio 2006, presso la sede staccata dell’Istituto Giosuè
Carducci, evento atteso da tempo e che finalmente ha trovato attuazione. Il nuovo edificio, inaugurato
all’inizio del mese di settembre, divenuto dimora, oramai, di numerosi alunni di scuola dell’infanzia e
primaria, da oggi , gode di un nome: Giovanni Paolo II.
Cosa possiamo, dunque, desiderare noi genitori
ed educatori, se non una umanità votata al rispetto, alla
responsabilità, alla tolleranza, alla ricerca del senso della vita?
Abbiamo bisogno di modelli significativi ed autorevoli
ed è per tale ragione che ci sta a cuore affidare i nostri piccoli
uomini alla protezione di Papa Giovanni Paolo II che sempre
è riuscito a dialogare con i giovani e sempre ha pregato per
loro.
Vogliamo ricordare infine la figura di questo Santo Padre
con le parole del prof. Mario Agnes, direttore dell’Osservatore
Romano, che lo definisce “Bambino di Dio che nel tempo è
divenuto il gigante della storia”.
Noi tutti siamo chiamati a prolungare questa storia, la
grandezza di questi giganti è a portata di ognuno, basta essere
così bambini.
Buon cammino, ai nostri piccoli uomini, nella lunga
Giovanni Paolo II: un uomo, un nome, una storia.
Si, un nome che non ha bisogno di commenti perché
tutto il mondo dall’Oriente all’Occidente ha potuto conoscere
ed apprezzare la sua umanità. E’ stato l’uomo del terzo mondo
che ha dato voce ai poveri della terra, è stato l’uomo della pace
e della guerra che ha condannato gli interventi americani in
Kuwait e in Iraq ed è insorto a difesa delle vittime dei massacri
in Bosnia. E’ stato l’uomo che ha tuonato contro la mafia in
Sicilia. E’ stato indubbiamente l’uomo che ha contribuito più
di tutti a cambiare la storia del mondo a cavallo tra il XX e
il XXI secolo. Per questo non lo ricordiamo solo come uomo
di Chiesa, ma come educatore, filosofo, poeta, antropologo,
difensore inestimabile della dignità umana.
Sicuramente però, chi ha seguito il suo lungo
Pontificato lo ricorda anche come uomo ardito, uomo della
montagna, uomo della parola immediata e della battuta facile,
uomo capace di abbracciare tutto e tutti attraverso un dialogo
aperto e tollerante.
Lo ricordiamo come l’ uomo dei giovani, capace di
radunare attorno a sé numerose folle, sapendo trasmettere loro la
positività della vita.
strada della vita.
pubblicità OMNIA
Dott. Caruso Leonardo
Prof.ssa Mele Damiana
EVENTI E COMMENTI
Piacevole omaggio
alle mamme
“carducciane”
Venerdì 12 maggio sembrava una giornata come tutte le
altre, anche se, verso l’Istituto Carducci alle ore 8,00, affluiva un
ridotto numero di studenti per dare regolarmente inizio alla giornata
scolastica. La parziale tranquillità era dovuta alla ciclopasseggiata
organizzata dal nostro Istituto per le ore 10,00 con raduno in Piazza
Orologio alle ore 9,30. Infatti, verso l’ora prevista, un cospicuo
numero di ragazzi, accompagnato dalle mamme e in bicicletta, ha
popolato la Piazza e le strade circostanti . Uno spettacolo davvero
insolito per i residenti del quartiere, ma anche per noi docenti che
da anni percorriamo lo stesso tratto di strada, sempre, alla stessa
ora. Curiosità, allegria e sorpresa sono state suscitate, soprattutto,
dall’arrivo in triciclo e in mini bici dei piccoli “carducciani” della
scuola dell’infanzia e primaria, accompagnati dalle loro mamme
che si affannavano per seguirli anche a piedi. Lentamente, il
silenzio, che incombeva sulla Piazza, ha lasciato il posto al brusio,
agli schiamazzi e alle risate dei piccoli e dei grandi. Per dare, poi,
inizio alla tanto attesa ciclopasseggiata, ecco che è intervenuto il
gruppo della fanfara dell’Istituto, di cui la Dirigente, le famiglie
e tutto il personale scolastico ne sono sempre molto fieri.
Terminato il consueto saluto musicale e consegnati i palloncini
colorati a tutti i partecipanti, la Dirigente Scolastica ha dato il via
alla ciclopasseggita e tutti cautamente ci siamo avviati verso il
percorso stabilito.
La finalità della ciclopasseggiata non era semplicemente
omaggiare le mamme per la loro festa, che ricorreva la domenica
successiva, bensì cogliere l’occasione di applicare le norme
stradali acquisite. I nostri alunni, infatti, di tutti e tre gli ordini
di scuola seguono delle lezioni di educazione stradale in aula;
gli alunni della scuola sec. di 2° grado, invece, svolgono anche
La Goccia n. 11 del 3 giugno 2006
37
attività pratica all’esterno, in piccoli gruppi.
Alla conclusione della ciclopasseggiata il corpo dei
vigili urbani ha organizzato, per i più piccoli, una simulata,
predisponendo sulla villa un percorso da seguire a piedi e in
bicicletta .
Il tutto è risultato abbastanza piacevole e festoso,
considerando che i piccoli della scuola dell’infanzia e primaria
hanno animato la festa con canzoni dedicate alle mamme.
Insomma, il pretesto è stata la festa della mamma, ma in
realtà, si è cercato di fare “scuola attiva”, mediante un sodalizio
tra apprendimento e divertimento.
Ci auguriamo che sia stato realmente così!
Grazie alunni, grazie famiglie.
Prof.ssa Damiana Mele
Profondamente grazie!
L’Istituto Comprensivo G.Carducci, con profonda gratitudine,
ringrazia tutti coloro che con diversa modalità di partecipazione,
hanno consentito la realizzazione della 1° ciclopasseggiata “In
bici con mamma” il giorno venerdì 12 maggio. Siamo grati per
la sinergica collaborazione che si è instaurata tra gli insegnanti
e le famiglie, ma anche tra il territorio e l’istituzione scolastica.
Abbiamo sempre apprezzato la generosa disponibilità con cui gli
sponsor invitati hanno risposto alla nostra richiesta di sostenere
le iniziative pubbliche organizzate, ma ancor più, in questa
circostanza, la varietà degli omaggi ha reso la manifestazione
vivace e nel contempo piacevole.
Ringraziamo, l’Assessore alla Cultura, Sig. Bradascio Antonio e
l’Assessore all’Ambiente Dott. Sozio Franco per aver collaborato
alla organizzazione logistica e strumentale della manifestazione, il
supermercato Catucci di Via Martiri D’Ungheria per le rose offerte
a tutte le mamme, l’ottica Pastore per i palloncini colorati che
hanno vivacizzato la festa, il salottificio Natuzzi per il contributo
economico, i Sig. ri De Palma che con l’allestimento del simpatico
gazebo di ristorazione hanno generosamente offerto caffè, bibite e
snack a tutti i partecipanti.
Visto il buon esito della giornata e la briosità che aleggiava nella
piazza non ci resta che dire… grazie a tutti.
Istituto Comp. Giosuè Carducci
AVIS SER
EVENTI E COMMENTI
La Goccia n. 11 del 3 giugno 2006
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Vito Biancofiore
ancora una volta maestro
Presentato il libro Lero - Una storia dimenticata
“Assisti mio Dio la Patria nostra
e chi per essa dona la vita. Benedici le
nostre famiglie lontane e proteggile.
Infondi nei nostri cuori forza, virtù, valore,
rassegnazione”.
E’ questa la riflessione intima che
Vito Biancofiore pensò la mattina del 10
Gennaio 1943, giorno del suo giuramento
di soldato nella caserma della Marina
Ginosa. Precisamente è la trascrizione di un
quadernone scritto dal maestro durante la
sua permanenza a Lero e di foglietti sparsi
raccattati e scritti durante la prigionia,
come sostiene Giovanni Avarello nella
prefazione.
Lero è un’isola nel mar Egeo.
Su quest’isola Vito Biancofiore vi giunse
l’8 Aprile del ’43, appena ventenne, per
Militare di Brindisi.
In questa frase vi è il senso
profondo del soldato Biancofiore al
servizio della Patria, col pensiero della
famiglia, sostenuto dalla Fede.
Valori profondi, forti, consapevoli
che, a distanza di oltre sessant’anni, sono
stati confermati con la stessa tenacia,
mercoledì 24 Maggio, nella Sala delle
Conferenze del Palazzo della Cultura,
quando, alla presenza del sindaco, Gino
Montanaro, del delegato alla cultura,
Antonio Bradascio, del consigliere
provinciale, Augusto Pardo, del consigliere
regionale, Pietro Lospinuso, nonché di
molti insegnanti ed amici, il maestro
Biancofiore, così è da tutti riconosciuto,
ha presentato il libro di memorie della sua
esperienza di guerra “Lero - Una storia
dimenticata”.
Pubblicato dall’Assessorato alla
Cultura del Comune di Ginosa, il libro è
il IV della collana “Vestigia Temporis”
dei Quaderni della Biblioteca Civica di
adempiere al suo dovere di soldato come
migliaia di altri giovani.
Il valore della Patria è riconosciuto
seriamente dal giovane soldato; infatti,
a pagina 21 leggiamo: presi in mano
seriamente la mia vita e mi misi da solo di
fronte alle mie responsabilità: la divisa, il
mio servizio, il mio dovere di combattente
per la Patria. La Patria non è soltanto un
territorio, è il pensiero d’amore, il senso
di comunione che stringe in uno tutto
gli individui che abitano quel territorio.
La Patria è come la mamma con le sue
attenzioni e il suo gran cuore, e come tale
bisogna amarla, rispettarla, difenderla.
Occorre comprenderla, darle prosperità
nel campo del lavoro, delle scienze delle
arti, delle lettere, fama di onestà e di
rettitudine e di sacrificio in particolare sul
campo di battaglia, ma anche per il bene
collettivo e il trionfo degli ideali sacri”.
Vito Biancofiore la guerra l’ha
realmente vissuta e combattuta. Ha
conosciuto il pericolo, la fame, la paura,
l’eroismo dei suoi compagni e superiori,
la crudeltà e l’odio antisemitico dei soldati
tedeschi che lasciarono morire una famiglia
ebrea in mezzo al mare. Ha visto lo strazio
dei corpi dilaniati dalle armi, sentito le urla
di disperazione. Ha vissuto la prigionia,
la dura condizione dei lavori forzati e la
paura del condannato a morte. Ha provato
l’impotenza di non poter fare nulla se non
affidarsi alla preghiera e misericordia di
Dio. Ma ha dato anche prova di umanità e
di bontà nell’assistere chi era in condizioni
peggiori delle sue e, soprattutto, ha
dimostrato un eroico coraggio
nella difesa di Lero meritando
la Croce di guerra, un Encomio
solenne e il Riconoscimento
delle Campagne di Guerra,
1940-43.
Dalle pagine del diario
si evince che Vito Biancofiore
è stato un riferimento per tanti
soldati non solo perché persona
istruita ma perché era un amico
sempre pronto e con la parola
di conforto e fiducia. Ma quello
che più colpisce del giovane
soldato è il senso profondo
della Fede che anche nei
momenti più disperati è stata
una ragione di vita. Così, il mese mariano,
le celebrazioni Eucaristiche, le preghiere,
e persino l’altarino alla Madonna nel mese
di Maggio, hanno trovato un momento di
pace nel tempo della guerra, coinvolgendo
anche gli aguzzini.
Fanno riflettere,
inoltre, le annotazioni del 18 Gennaio
1943, quando la Fede e le invocazioni a
Maria, lo guidarono l’evasione verso la
libertà.
Vito
Biancofiore
durante
la presentazione ha coinvolto tutti
raccontando con dovizia di particolari tutti
gli episodi più importanti come se fossero
accaduti solo ieri. Profondo è il segno
lasciato dall’esperienza di guerra che toccò
tutti i giovani di allora, tantissimi dei quali
non fecero più ritorno a casa.
Per il loro sacrificio, per dire agli
uomini di oggi che la guerra è sempre
dolorosa, per insegnare ai giovani che il
valore della Patria ha richiesto un prezzo
altissimo, il maestro ha deciso di pubblicare
gli appunti custoditi gelosamente per
tanti anni e che ora sono patrimonio della
Storia.
Palma Martino
EVENTI E COMMENTI
I GINOSINI
Larga la bocca, rezzi i capelli. Correvano felici gli ultimi
anni cinquanta e la spiaggia di Ginosa Marina diventava più moderna
anche se i pagliai e le baracche erano ancora in prima fila di qua e di
là dell’unico vero stabilimento balneare esistente, il Miramare. C’era
un’area centrale cosparsa di moderni ombrelloni multicolori frammisti
ai neri ombrelli parapioggia che supplivano. Nella parte alta della
spiaggia allineati decine di loculi di sabbia con dentro i bisognosi
di cure paratermali antireumatiche, coperti di sabbia bollente che li
cuoceva. I loculi preparati e non ancora utilizzati rimanevano segnalati
con un paio di scarpe piantate a capitale, in attesa che la sabbia si
asciugasse e raggiungesse la temperatura di cottura ideale sotto il
sole incandescente. Lo struscio sul bagnasciuga era molto praticato
per farsi vedere e per vedere. Ogni tanto un capannello richiamava
l’attenzione dei curiosi, come quella volta che un pescatore dormendo
in mutande sotto un telo mostrava i suoi zebedei, che le signorine
tonde e baffute andavano a spiare ridacchiando.
O quella volta che decine di persone guardavano incuriosite
e sorprese (chi l’aveva mai visti prima?) due uomini di pelle nera. Li
guardavano e ci giravano intorno come fossero allo zoo. Che strani
personaggi: alti e neri, neri da capo a piedi, e le palme delle mani e
dei piedi così bianche! E gli occhi grandi e bianchi, e quei denti come
splendevano! I due si guardavano intorno, sorpresi e divertiti anche
loro da questi indigeni bianchi bassi e rotondetti che non avevano mai
visto un nero in vita loro. Ma dove erano mai capitati?
La curiosità, che, come dice Mariolina, è un difetto femminile
che tutti gli uomini hanno, portò a tentare un colloquio, ma i due non
parlavano italiano. Si fece avanti Nicola Sannelli che essendo stato
prigioniero dei francesi parlava quella lingua, fece da interprete per
l’intervista che seguì.
Perché avete i capelli così rezzi? chiese una. Perché avete le labbra
così grosse? disse un’altra. E poi perché avete la pelle così nera?
Santa ingenuità. Chi se l’immaginava che qualche decennio dopo ci
sarebbero stati neri che avrebbero parlato il dialetto ginosino!
Toh! Chi si risente: Oh Biancofiore!.
Le capriole politiche degli ultimi anni ci avevano fatto credere
passato il tempo dei partiti e delle campagne elettorali cantate e suonate
ad alto volume. Gli inni di partito sembravano messi un po’ in disparte,
non più trendy mentre il trend tendeva all’unificazione, di qua e di là,
di partiti disomogenei. Cacciato dalla porta di tangentopoli è rientrato
dalla finestra di questa campagna elettorale l’inno democristiano
che grazie alla lista che sosteneva la candidata Benintendi è tornato
al svettare sul palco comiziale (inteso come luogo dei comizi e non
nel senso della malattia comiziale come pure certi comizi potevano
far credere). Oh biancofiore, simbolo d’amore…. Ci siamo trovati
indietro nel tempo di decenni, quando la piazza era
percorsa contemporaneamente dagli inni di tutti i partiti
che col volume al massimo cercavano di zittire gli altri.
Di qua il biancofiore, di là l’internazionale socialista,
mentre bandiera rossa ossessiva si ficcava martellante
nel cervello; ...si scopron le tombe , si levano i morti…
minacciava l’inno di Garibaldi e l’inno nazionale faceva
da comune denominatore alternandosi con la marcia
reale dei monarchici residui. La politica era passione
verace e spettacolo sanguigno. Dai paesi vicini si davano
la parola: andiamo a Ginosa che ci sono i comizi! E ce
n’era di che! Tra i comizianti c’era chi scambiando il
palco col ring, gridava : …da questo ringo!..., mentre altri
si paragonavano ai laboriosi insetti: …noi siamo come le
lape!..., e chi guardava: …attraverso le spaccazze! Altri
tempi, stessa cultura. Oggi come allora niente discorsi,
solo comizi.
Michele Galante (2006)
[email protected]
La Goccia n. 11 del 3 giugno 2006
Noi e il fisco
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Unico 2006:
nuove deduzioni -novità
Debutta con l’Unico 2006 la nuova deduzione per
carichi di famiglia, la cosiddetta “family area” che sostituisce
le vecchie detrazioni d’imposta.
Alla “no tax area” già in vigore negli anni precedenti va
aggiunta la nuova deduzione, che si riflette anche sul calcolo
delle addizionali regionali e comunali.
Quindi, per l’anno 2005, si hanno due imponibili ai fini delle
addizionali e dell’Irpef:
- l’imponibile ai fini Irpef va determinato al netto della “no tax
area” e della nuova family area;
- l’imponibile, ai fini della addizionali regionali e comunali,
va determinato al netto della nuova family area e al lordo
della no tax area.
Entrambe le deduzioni sono vincolate al tipo e all’importo del
reddito personale.
Partono, inoltre dal 2005 e, quindi con l’Unico/2006, altre
novità importanti:
• gli acconti saranno vincolati alla scelta di aderire alla
programmazione fiscale relativa al triennio 2006/2008;
• il limite minimo di versamento di ciascuna imposta passa da
10,33 euro a 12,00 euro;
• è possibile destinare una quote del 5 per mille dell’Irpef a
enti o associazioni di ricerca, assistenza e volontariato;
• occorre esercitare la scelta se le eventuali comunicazioni
dell’Agenzia delle Entrate, relative al controllo della
dichiarazione, devono essere inviate direttamente al
contribuente o telematicamente al professionista abilitato
(quest’ultima soluzione consente di utilizzare un termine
di 60 giorni in più per la risposta).
Non vanno, inoltre, dimenticate le deduzioni dal
reddito complessivo delle spese sostenute per gli addetti
all’assistenza personale e la detrazione dall’imposta per le
spese effettivamente pagate per la frequenza degli asili nido.
Infine va ricordato che debutta quest’anno il
nuovo modello “F24net” che consente di pagare le imposte
direttamente da casa.
Dott. Mario D’Alconzo
EVENTI E COMMENTI
La Goccia n. 11 del 3 giugno 2006
Il parere del tecnico
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rubrica a cura di Raffaele Fanelli
E’ NATA LA BORSA
MERCI TELEMATICA
DELL’AGROALIMENTARE
Con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale n.110
del 13 maggio 2006 del decreto del Ministro delle Politiche
Agricole e Forestali del 6 aprile 2006, n. 174 “Regolamento
per il funzionamento del sistema
telematico delle Borse merci
italiane, con riferimento ai prodotti
agricoli, agroalimentari ed ittici”
è nata la “Borsa merci telematica
italiana dell’agroalimentare”. Si
tratta di un mercato telematico,
analogo alla Borsa Valori,
grazie al quale si effettueranno
le contrattazioni dei prodotti
agricoli, agroalimentari e ittici.
La Borsa è dotata di un organo di
vigilanza e di controllo con compiti
simili a quelli della CONSOB, e
di un elenco di soggetti abilitati
all’intermediazione, paragonabili
alle SIM, a tutto vantaggio dell’efficienza e della trasparenza delle
transazioni. Il funzionamento di tale entità sarà effettuato dalla
società Meteora Spa, facente parte del sistema delle Camere di
Commercio costituita all’unico scopo di organizzare e gestire la
contrattazione via internet, senza alcuna commissione, dei prodotti
agricoli, agroalimentari e ittici. Il meccanismo promette di essere
estremamente semplice, essendo simile a quello di una bacheca
dove il venditore specifica le caratteristiche di quanto offre, la
quantità e il prezzo. Con un clik l’acquirente potrà acquistare la
merce, perfezionando così la negoziazione. Una copia del contratto
così stipulato verrà trasmesso a entrambe le parti. Per prendere
parte, nella qualità di acquirente o venditore, è necessario essere
un produttore agricolo, un agente d’intermediazione o d’affari,
un commerciante, un utilizzatore, una cooperativa, un operatore
della pesca o della grande distribuzione. E’ necessario inoltre, a
norma del comma 2 dell’art 8 del Regolamento Generale essere
in possesso di determinati requisiti: capacità giuridica, capacità
tecnico-professionale, capacità economica-finanziaria, onorabilità.
Per poter accedere al servizio è necessario inoltre versare una quota
di iscrizione di 138,00 euro + Iva e un canone annuale di 87 euro +
Iva. Talune Camere di Commercio prevedono delle agevolazioni,
anche economiche, per le aziende che intendono utilizzare tale
innovativo servizio. La Borsa merci telematica rappresenta
quindi un sistema potenzialmente
innovativo per favorire lo sviluppo del
mercato agricolo, agroalimentare e
ittico. Svincolandosi dai mercati locali e
dall’influenza delle “leadership”, legali
o illegali, di intermediari e commercianti
è favorita sicuramente la trasparenza dei
prezzi e una dinamica della domanda
e dell’offerta più corrispondente alle
regole del libero mercato. Tutto questo,
naturalmente, in potenza. Alcune
incognite infatti gravano sulla riuscita
del progetto. Le adesioni, che ci si augura
massicce, favoriranno indubbiamente la
creazione di un largo ed ampio mercato
nazionale, consentendo rilevazioni sui
prezzi reali che diventerebbero quindi un punto di riferimento
insostituibile. In caso contrario, scarsi scambi e contrattazioni non
consentiranno alla Borsa merci telematica di essere il fulcro e il
cuore del mercato agricolo/agroalimetare/ittico italiano.
Sarà inoltre determinante un accorto e accurato controllo
perché eventuali cartelli, azioni speculative inficino la fiducia in
questo nuovo strumento. Nessuno degli operatori, tanto che si
tratti di agricoltori quanto di commercianti, deve prevalere, in
nessuna misura, sulla controparte. I punti di forza della Borsa
merci telematica, spazio al libero mercato e alla trasparenza,
rischiano quindi di diventare i principali nodi e spine del sistema.
Un’opportunità che speriamo non vada sprecata.
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EVENTI E COMMENTI
Civiltà Pugliese
rubrica di cultura, storia,
ambiente e tradizioni
a cura di Adele Carrera
La CGIL compie 100 anni (5)
La rivendicazione del controllo del processo lavorativo e
della sicurezza. Dal 1970 i rapporti di forza, all’interno dell’Italsider divennero chiari. Il sindacato con l’elezione dei Consigli
di fabbrica e la formazione dei quadri sindacali si appropriò del
ruolo di controparte attiva nella gestione del lavoro. Fu quello il
periodo in cui FIM, FIOM e UILM, elaborarono unitariamente una
piattaforma rivendicativa che investiva sicurezza, organizzazione
del lavoro e gestione degli appalti. La discussione di tale piattaforma sarebbe stato il momento decisivo della legittimazione del
ruolo del sindacato all’interno della fabbrica. Gli operai che fino
a qualche mese prima avevano paura di lottare, in quel momento
mostrarono tutta la loro decisione. Il padronato (e alcuni rami della
dirigenza sindacale) non era convinto della determinazione e del
seguito che avrebbe avuto la rappresentanza sindacale di fabbrica,
nell’eventuale sciopero paventato a sostegno della trattativa. Ma
dovette ricredersi allorquando il 31 Agosto del 1971 un dipendente
della Obf morì schiacciato dal braccio di una gru semovente, abbattutosi al suolo e il comitato interaziendale, il giorno successivo,
proclamò lo sciopero delle imprese appaltatrici. La sua riuscita
sancì la sconfitta di quanti avevano espresso dubbi sulla capacità
di mobilitazione degli operai.
Lo sciopero del 1 settembre 1971, può essere considerato
il primo atto della vertenza che vide il sindacato impegnato sulla
regolamentazione del lavoro in appalto.
Ma la morte del 31 agosto fu soltanto la prima di altre
undici morti bianche che si verificarono nel solo arco di un anno
(31 agosto 1971 - 25 gennaio 1972).
In quel periodo, però, altre rivendicazioni affioravano.
«Cominciava a delinearsi anche il destino di migliaia di lavoratori che avevano realizzato il raddoppio del IV centro siderurgico
Italsider, in particolare quello degli edili: oltre a far scendere
in campo, fianco a fianco, dipendenti dell’appalto e dipendenti
Italsider diventò indispensabile coordinare e pensare le lotte di
categorie (edili e metalmeccanici) differenti, in funzione di specifici problemi nel rapporto di lavoro e di adeguate prospettive
occupazionali. (...) Sotto la spinta dei delegati, le manifestazioni
sindacali, via via più serrate e incisive, sfociarono nell’importante
sciopero del 19 novembre 1971, relativo all’ambiente di lavoro che
riguardava l’Italsider. Successivamente, il 29 novembre, il primo
sciopero del settore degli appalti realizzato a Taranto.» (Il caso
Taranto - Consiglio/Lacava)
Le rivendicazioni esposte durante quel periodo di lotta
trovarono in alcuni casi, soddisfazione da parte del padronato:
regolamentazione dell’affidamento del lavoro in appalto; assorbimento da parte dell’Italsider di lavori fin a quel momento affidati
in appalto; norme riguardanti l’ambiente di lavoro. E «se l’accordo
del 29 novembre 1971 poteva lasciare sperare la Italsider in un
periodo di relativa “pace sociale”, il verificarsi di nuovi infortuni
mortali, ripropose drammaticamente il problema della sicurezza e
della organizzazione del lavoro negli appalti, ponendo sempre più
sotto accusa l’azienda pubblica. L’incidente del 5 gennaio 1972
- in un cunicolo nei pressi dell’altoforno 3, persero la vita due
La Goccia n. 11 del 3 giugno 2006
41
dipendenti della Italstrade e altre 2 persone rimasero intossicate;
anche i soccorritori rischiarono la vita. In seguito all’incidente
l’Italsider bloccò immediatamente i lavori affidati all’Italstrade; i
suoi dipendenti furono messi in cassa integrazione. - rese evidente
l’impossibilità di concedersi pause, sul problema della sicurezza
in fabbrica; immediata fu la reazione di tutta l’area industriale;
blocco della strada per Bari (per sensibilizzare gli automobilisti e
i cittadini), sciopero nazionale di metalmeccanici contro le morti
bianche, per il giorno seguente.
In questa occasione, anche gli Enti Locali furono costretti
a prendere posizione; tra l’altro fu dichiarato il lutto cittadino e
l’amministrazione provinciale inviò un contributo in denaro alle
famiglie dei due operai rimasti uccisi; furono nominate commissioni
comunali d’inchiesta. Contemporaneamente il ministro del Lavoro
fu sollecitato ad avviare un’inchiesta nazionale sulle condizioni di
lavoro in tutto il settore siderurgico.
Solo in seguito al verificarsi, pochi giorni dopo, di un
altro incidente mortale, questa volta nello stabilimento di Genova,
la segreteria nazionale Fim, Fiom e Uilm, insieme al coordinamento nazionale Italsider, denunciando la responsabilità diretta
dell’azienda e respingendo la “speciosa distinzione fra infortuni
che investono i lavoratori direttamente dipendenti dall’Italsider
e quelli che colpiscono lavoratori di imprese in appalto”, aprì
l’11 gennaio 1972, una vertenza nazionale sui temi dell’ambiente,
sicurezza e appalti.
Lo sdegno e il clamore suscitato da questi fatti in tutta
l’opinione pubblica fu enorme - la Rai realizzò per la rubrica Cronache Italiane, nel mese di febbraio, un processo pubblico sulle
morti bianche, alla inchiesta-dibattito non ritenne di partecipare
alcun imprenditore -.
Era ancora vivo il ricordo delle due vittime della
Italstrade, quando il 25 gennaio (20 giorni dopo), un altro operaio
perse la vita nello stabilimento di Taranto: da quel momento, per
un lungo periodo, la mobilitazione unitaria dei lavoratori dell’area
industriale non conobbe più soste: ogni giorno si realizzavano
scioperi e manifestazioni; fu indetto un nuovo sciopero nazionale
per il 27 gennaio. La volontà di cambiare era tale che le agitazioni
cessarono solo quando all’Italsider, siglando un nuovo accordo il
19 febbraio 1972, dimostrò di accogliere integralmente le richieste
formulate dalle organizzazioni sindacali.
Recepito a livello di stabilimento il 29 successivo, di contenuto estremamente importante e complesso, l’accordo sancì la
nascita, seppure informale, del comitato interaziendale di sicurezza
e modificò a tal punto la situazione esistente (o, almeno, costituì
una premessa concreta al cambiamento), da suscitare immediate
reazioni da parte della imprenditoria locale.
I punti salienti dell’accordo possono essere così sintetizzati:
- impegno della Italsider di assorbire, direttamente o presso altre
aziende a partecipazione statale, progressivamente, tutte le attività
in appalto, riguardanti lavorazioni strettamente collegate al ciclo
produttivo, in applicazione della legge 1369 del 1960 (l’accordo
del 29 settembre ne prevedeva soltanto alcune);
- l’assegnazione ai lavoratori delle aziende appaltatrici di un monte
ore di permessi (15.000) da utilizzare nelle attività di formazione
dei delegati sindacali sull’antinfortunistica;
- impegno della Italsider, sotto il controllo del sindacato, a non
concedere appalti alle aziende che non garantiscono l’applicazione
delle normative, contrattuali e legislative, in materia di diritti dei
lavoratori;
segue a pag. 43
EVENTI E COMMENTI
La Goccia n. 11 del 3 giugno 2006
43
ESISTE L’INVESTIMENTO PERFETTO?
Sabato 4 marzo a Cagliari, nel corso del suo primo
intervento pubblico, il nuovo governatore della Banca d’Italia,
Mario Draghi ha – tra le altre cose – compiuto un’analisi della
situazione del sistema finanziario nazionale rivolgendo precise
raccomandazioni alle banche.
Nell’ambito del suo intervento, il neo governatore ha
dedicato un passaggio significativo al ruolo delle banche locali.
“Le banche di minore dimensione – ha affermato – hanno
consolidato le proprie posizioni nei mercati locali, sfruttando i
vantaggi comparati nell’offerta di credito alle piccole e medie
imprese”. Si tratta di un riconoscimento significativo che si pone
in continuità con le ultime Relazioni della Banca d’Italia.
Nel suo intervento il governatore ha anche invitato tutta
l’industria bancaria italiana, quindi anche la componente delle
Banche di Credito Cooperativo, a raggiungere un livello di maggiore
efficienza, produttività e competitività. Obiettivi già perseguiti dal
sistema del Credito Cooperativo che, peraltro, vede crescere le
proprie quote di mercato e la propria reputazione, senza trascurare
la coerenza con la propria missione specifica e la peculiare identità,
scegliendo una linea strategica chiara e netta che non predilige a
priori le operazioni di fusione tra Banche di Credito Cooperativo,
ma investe, comunque in maniera convinta e determinata, sullo
sviluppo del sistema “a rete” e sull’incremento del grado di
coesione tra tutte le componenti del Credito Cooperativo. Tutto
ciò diventa una forma di garanzia incrociata a protezione della
clientela che rimane il primo punto di riferimento.
Le affermazioni del governatore Mario Draghi sembrano
pertanto costituire un ulteriore ed autorevole impulso, seppure
indiretto, a lavorare celermente nei progetti già intrapresi e
condivisi dalle Banche di credito Cooperativo in generale e da
quella di Marina di Ginosa in particolare.
BCC MARINA DI GINOSA
Uff. Finanziario
Civiltà Pugliese
giustificava gli imprenditori impossibilitati a realizzare iniziative destinate in partenza a diventare luoghi di scontri e
di lotta con i dipendenti, che “fatalmente porta alla chiusura
delle aziende”, ammettendo, così, implicitamente, la vocazione
clientelare e speculativa della gran parte dei suoi associati.
Con questa classe imprenditoriale, che in realtà
chiudeva tutti i canali di dialogo con il sindacato, si dovrà
condurre la battaglia per al soluzione dei problemi imposti
dalla disoccupazione di ritorno nell’area industriale; con essa
e, a volte, suo malgrado, le forze più vitali, sindacali, economiche e politiche, saranno impegnate a stimolare e valorizzare
iniziative industriali operativamente autonome dall’azienda
siderurgica e a favorire la creazione di un tessuto produttivo
diversificato nell’area tarantina.
Le grandi lotte della fine del 1971 e dei primi mesi
del 1972, e il conseguente accordo di febbraio 1972, non
bastarono a ad interrompere la catena degli omicidi bianchi
nel centro siderurgico. Se era giusta la strategia della razionalizzazione e del controllo degli appalti, i risultati tardavano
ad arrivare. Ci sarebbero voluti ancora degli anni perché il
movimento sindacale potesse raggiungere gli obiettivi che si
era prefissati; l’impegno e gli interventi dovevano colpire più
in profondità; in particolare, era necessario aggredire con
forza e convinzione l’organizzazione del lavoro nella grande
fabbrica. Cosa che, però, richiedeva esperienza e conoscenza
approfondita del ciclo di produzione e dei metodi di lavoro,
oltre a una costante mobilitazione.» (op. cit) - continua -
segue da pag. 41
- impegno dell’Italsider, per i lavoratori non compresi tra
le attività di costruzioni dei nuovi impianti, a un’azione di
coordinamento sotto il profilo antinfortunistico.
Esclusi dalle trattative, gli imprenditori tarantini
rivolsero alla Italsider e alle organizzazioni sindacali, una
pesante accusa di discriminazione nei loro confronti e, per
non essere da meno, gli industriali dell’appalto formularono
una richiesta di incontro immediato sul problema al ministro
delle partecipazioni statali, dando implicitamente a intendere
che, pur di non correre il rischio di essere espulsi dall’area
industriale, sarebbero stati disponibili a confrontarsi con il
sindacato e a rispettare i contratti e le norme vigenti in materia
di lavoro.
Rispetto alla polemica, sollevata dalla associazione
industriali tarantini, l’allora ministro delle partecipazioni
statali, Falminio Piccoli, in un primo momento fornì assicurazioni agli imprenditori, ma successivamente fu costretto a
limitare il suo intervento a un invito all’Italsider e agli stessi
imprenditori per l’avvio di un “dialogo tecnico”, che avesse
anche lo scopo di concordare strumenti atti ad evitare la disoccupazione di ritorno nell’area industriale.
Agli imprenditori, il sindacato rimproverò di avere
“solo verbalmente rivendicato un ruolo di iniziativa privata,
mentre nella realtà si adagiavano in atteggiamenti volti unicamente ad utilizzare le possibilità momentanee create dai
lavoratori di raddoppio”; invitandoli, però, a “... una diversa
politica economica che punti alla creazione di aziende capaci
di trasformare le ricchezze che si producono”.
Nonostante le sollecitazioni delle parti e le dichiarazioni di intento, però, il livello di credibilità degli industriali
jonici non accennò ad elevarsi, anzi, in questo stesso periodo,
fallirono nell’indifferenza le uniche iniziative di investimento
promosse (Camel, Cement Jonio, Tribuzio, Omi), mentre la
stessa Associazione industriali, per bocca del suo presidente,
Il nostro indirizzo di posta
elettronica è:
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EVENTI E COMMENTI
La Goccia n. 11 del 3 giugno 2006
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TERZA CATEGORIA / La “ics” predomina nelle ultime quattro gare
Il Ginosa conclude il torneo al sesto posto
I biancazzurri non vanno oltre il pari (1-1 con Maruggio e Real
Statte) negli ultimi due incontri della stagione e chiudono il torneo
al sesto posto. Unica squadra, quella ginosina, ad aver conservato
l’imbattibilità interna.
Il mese di maggio consegna al Ginosa quattro pareggi che
consentono di occupare il sesto posto in classifica, con il vanto di
aver concluso il torneo mantenendo inviolato il “Miani”. Purtroppo
i troppi pareggi (ben 13) hanno impedito ai biancazzurri di poter
occupare una posizione di classifica migliore. Nella penultima
giornata, i biancazzurri si congedano al “Miani” impattando per
1-1 contro un modesto Maruggio.
Prima frazione equilibrata con i ginosini poco incisivi.
Dopo un paio di conclusioni fuori misura, al 28’ il Ginosa passa
grazie ad un destro preciso ed angolato di Francesco Bozza
che non lascia scampo al portiere avversario. A quel punto i
biancazzurri tirano il fiato e la reazione ospite non si fa attendere.
Dopo un salvataggio sulla linea di Tarantini (34’), il Maruggio al
38’ perviene al pareggio grazie al suo centravanti che approfitta
di un’indecisione difensiva locale ed infila l’estremo difensore
ginosino.
La ripresa vede un Ginosa arrembante alla ricerca
del successo ma la scarsa lucidità sottoporta non permette ai
biancazzurri di centrare la vittoria. Stesso risultato (1-1) nell’ultima
giornata che ha visto il Ginosa impegnato sul non facile campo del
Real Statte.
I padroni di casa, forti del terzo posto in classifica,
premono sin dalle prime battute per chiudere in gloria il proprio
campionato.
Nei primi venti minuti si registra un netto dominio dei
locali che prima sfiorano il vantaggio cogliendo una traversa e poi
lo concretizzano andando in rete verso il 20’. Verso la mezzora esce
dal guscio il Ginosa che rende la gara più equilibrata. Nella ripresa
i biancazzurri entrano sul terreno di gioco più determinati e si
ARA
affacciano più volte nell’area avversaria. Al 15’ giunge il meritato
pari grazie a Ferrara che, sugli sviluppi di un corner, sbroglia
una mischia in area insaccando la sfera alle spalle dell’estremo
difensore.
Da qui alla fine non accade quasi più nulla se non nel
finale quando, su azione di rimessa, i biancazzurri non riescono
a finalizzare un contropiede che avrebbe consentito di portare a
casa il bottino pieno. Comunque il pari alla fine sembra il risultato
più giusto per quanto visto sul campo. Il campionato giunge così
all’epilogo ma avrà una coda per la disputa dello spareggio tra
Ponzetta e Paolo VI che l’11 giugno si contenderanno il primato e
la conseguente promozione in Seconda Categoria.
29a giornata (21/05/06): Ginosa-Aldo Demitri Maruggio 1-1.
Risultati 30ª ed ultima giornata (28/05/06): Ponzetta-Ausonia
9-0; Paolo VI-Faggiano 3-0 a tavolino; Real Statte-Ginosa 1-1;
Anspi-Olimpia Lizzano 3-0 a tavolino; Sporting Mottola-Olimpia
Crispiano 3-1; Gioventù Lizzano-Scintille Grottaglie 4-7. Hanno
riposato: Centro Jonico e Aldo Demitri Maruggio.
Classifica finale: Ponzetta 68; Paolo VI 68; Real Statte 60;
Sporting Mottola 58; Scintille Grottaglie 56; Anspi 55; Ginosa 52;
Olimpia Crispiano 32; Centro Jonico 32; Gioventù Lizzano 29*;
Ausonia 27; Aldo Demitri Maruggio 27; Faggiano 11**; Olimpia
Lizzano 7*; Vittoria Grottaglie 0 (escluso dal campionato). (*) 2
punti di penalizzazione – (**) 3 punti di penalizzazione.
Spareggio promozione (11/06/06 ore 16,00 – Stadio “Italia” di
Massafra): Ponzetta-Paolo VI.
Domenico Ranaldo
EVENTI E COMMENTI
Io credo…in Gesù
Cristo, nostro
Signore
a cura di Giuseppe Pizzulli
Che cosa implica il fatto di credere
in Gesù Cristo? Vuol dire che il credente
che dichiara la fede nel Dio Padre, crede ed
accetta Gesù quale Salvatore del mondo, che
per la fede diviene il proprio Salvatore. Infatti
il nome di Gesù = Jehoshua in Ebraico, vuol
dire proprio: Dio salva, l’Eterno salva. Gesù
è tale qual è il Suo nome. Così diceva la voce
profetica d’Isaia:”Dite a quelli che hanno il
cuore smarrito: Siate forti, non temete! Ecco
il vostro Dio…verrà Egli stesso a salvarvi”
(Is.35,4).
Tutta la Potenza di Dio sta nel
NOME di Gesù e nella Sua Persona.
L’appellativo “Cristo”, gli è stato attribuito,
in quanto Egli è l’Inviato per eccellenza,
l’Unto di Dio, il Cristo, il Messia. Il credente
cristiano non ha difficoltà a credere che Gesù
è Dio e uomo nello stesso tempo; nato dal
Padre prima di tutti i secoli, Verbo creatore
(Gv.1,1-3), Dio vero dal Dio vero, generato
e non creato (Sal.2,7), della stessa sostanza
del Padre. Per mezzo di Lui sono state
create tutte le cose, il quale è l’immagine
dell’Invisibile Iddio… ed Egli è avanti ogni
cosa (Col.1,15-17; Gv.8,56-58).
Questa
dichiarazione
del
credente non è, dunque, basata su una fede
puramente intellettuale, ma è l’accettazione
del cuore mediante la conoscenza pratica e
sperimentale nella propria vita, cambiata e
trasformata dalla Potenza dell’Evangelo di
Cristo. E’ una dichiarazione di fede basata
sulla rivelazione delle parole di Gesù
(Gv.14,1-11; Mt.11,25-27), che c’induce
alla fede e alla conoscenza del Padre e del
Figliuolo. Credere in Gesù Cristo vuol
dire ascoltare la Sua Parola, come il Padre
stesso ha raccomandato (Mt.17,5); per
avere Vita Eterna (Gv.5,24), per vivere e
camminare nella Luce, nella Verità, nella
giustizia e nella santità. Credere in Gesù
Cristo vuol dire considerarlo come l’Unico
Mediatore fra l’uomo e Dio (1°Tm.2,5;
Gv.14,6), senza bisogno di altri intercessori,
mediatori o mediatrici, essendo Egli l’Unico
che intercede per noi presso il Padre
(Rm.8,33,34). Le parole di Gesù sono chiare
e inequivocabili: “Io sono la Via, la Verità
e la Vita, nessuno viene al Padre se non
per mezzo di me”. Gesù Cristo è l’Unico
Salvatore accreditato da Dio Padre per cui
ottenere Salvezza (At.4,12), per la fede
nel Suo eccellente Sacrificio sostitutivo,
Unico e irripetibile, offerto sulla Croce
per i nostri peccati, per porre fine a tutti
Sacrifici di tori, di becchi e di agnelli, offerti
nel Vecchio Patto (Eb.9,11-15). Solo Gesù
Cristo ha potuto compiere, “una volta per
sempre”(Eb.10,12-14), l’Opera di Salvezza,
di Riscatto e di Redenzione, perché era
senza peccato, Santo, innocente, separato
dai peccatori (Eb.7,26,27); Egli giusto per
gl’ingiusti, per condurci a Dio (1° Pt.3,18).
“Perciò il Padre lo ha sovranamente
innalzato, e gli ha dato un NOME al di sopra
di ogni nome; affinché nel nome di Gesù si
pieghi ogni ginocchio nei Cieli, sulla Terra
e ovunque, e ogni lingua confessi che Gesù
Cristo è il SIGNORE alla gloria di Dio
Padre”(Filip.2,5-11). Caro amico cristiano,
credi tu in Gesù Cristo in tal senso? Puoi tu
affermare in piena convinzione le ragioni
della tua fede sulla base di questo CREDO?
beghelli
La Goccia n. 11 del 3 giugno 2006
47
Hai tu fatto di Gesù Cristo il Maestro,
Salvatore e SIGNORE della tua Vita? Sei tu
nato di nuovo secondo che Gesù richiede da
ogni credente (Gv.3,3-5), per avere l’accesso
nel Regno di Dio? Hai esperimentato il
perdono dei tuoi peccati e la certezza della
salvezza, per fede nell’Opera di Gesù alla
Croce? Se non puoi rispondere in modo
positivo a questi interrogativi, allora sei
ancora un peccatore perduto. Forse sei anche
religioso, ma ricordati che la tua religione
non può salvarti. Rivolgiti a Gesù così come
tu sei, digli pure dei tuoi problemi, esprimigli
le tue perplessità, le tue delusioni, dei legami
che non riesci a slegarti, dei peccati che non
riesci a liberarti o quella strana inquietudine
che attanaglia il tuo cuore. Parla a Gesù in
preghiera come ad un amico, confessagli le
tue debolezze, i tuoi peccati, il fallimento di
una vita sbagliata; Dio ti ama, ti comprende e
ti vuole perdonare, salvare, liberare, guarire
le tue complessità o anche la tua malattia.
Stai forse vivendo una situazione difficile?
Un matrimonio in crisi? Qualunque sia il
tuo disagio, Dio ti può aiutare. Invocalo con
tutto il tuo cuore e l’Eterno interverrà in tuo
favore. Ricorda, solo Gesù può darti Pace,
Salvezza, Conforto e vita nuova. Coloro
che volessero mettersi in contatto con noi,
il nostro indirizzo è il seguente: Chiesa
Cristiana Evangelica A.D.I. Via Verbena
7, GINOSA – TA. Le nostre riunioni si
tengono: Martedì e Giovedì alle ore 19, la
Domenica alle ore 17.
A LATERZA in Via P. Amedeo 45, Lunedì e
Giovedì alle ore 18, la Domenica alle 10,15.
Inoltre, Radio Evangelo trasmette su 102,300
Mhz, ogni giorno dalle 7 del mattino alle 23.
Dio vi benedica e buon ascolto.
L’Iddio della Pace, della Grazia e
della Consolazione sia con tutti voi.
EVENTI E COMMENTI
La Goccia n. 11 del 3 giugno 2006
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Pallamano: Il Presidente Peppino Tortorella centra uno storico traguardo.
L’Handball Sport Club Ginosa
conquista la Serie B
La pallamano ginosina vince il campionato di serie C maschile, e
approda in serie B, disputando una grande stagione.
Nella gara spareggio, strapazzato il Conversano per 34-19.
La pallamano ginosina è
nella storia. Domenica scorsa, sul
parquet del Palazzetto dello Sport
di c.da Cavese, la formazione del
presidentissimo Peppino Tortorella,
ha battuto con un perentorio 34-19,
il Conversano, aggiudicandosi lo
spareggio per approdare in serie B.
Partita vibrante, e sempre in mano alla
formazione di casa, che ha giocato
una gara davvero impeccabile.
Il vero mattatore della
giornata, è stato Vincenzo Caporusso,
autore di ben 17 reti, la metà di quelle
realizzate dal Ginosa. Da ricordare
anche la prestazione del portiere
Blasi, autore di ottimi interventi.
Ma la vera carta vincente di
questa promozione, è stato soprattutto
il gruppo, che ha dominato alla
grande questa stagione. Da
Facilla Giuseppe, ad Orfino
Angelo, e come non citare anche
gli altri protagonisti di questa
cavalcata, che rimarrà nella storia
della pallamano ginosina. Vito
Masciulli, Giuseppe Caporusso,
Vincenzo Caporusso, Masella
Giuseppe, Annichiarico Daniele,
Blasi Cosimo, Mario Ratti,
Bitella Nicolangelo, Giovanni
Losito, Pasquale Gasbarro,
Flavio Magazzino, Michelangelo
Pacente e Luciano De Marco.
E poi l’artefice di questa
promozione: l’allenatore, Angelo
Bianchi, un vero trainer, che
ha saputo dare la carica giusta
nei momenti particolari della
stagione.
Un vero maestro per
questa squadra. Da sottolineare
anche la collaborazione del Dott.
Leccese, medico sociale della
società, e del professor Giovanni
Materano. E poi l’artefice di questo
successo.
Il presidentissimo, Peppino
Tortorella, che non ha bisogno di
presentazione, perché l’amore che ha
per questo sport da tantissimi anni,
va al di sopra di ogni commento.
La pallamano per Peppino è tutto.
Nel suo Dna, cè solo l’Handball. La
promozione in serie B, va dedicata
soprattutto a lui, un grande uomo
di sport. Per quanto riguarda lo
spareggio, ricordiamo, che la F.I.G.H.
ha dovuto far effetture i playoff per
decretare la squadra vincitrice del
girone.
I playoff, sono stati disputati
con il Conversano. Nella prima gara
la formazione ginosina, ha vinto con
il punteggio di 30-24. nella gara di
ritorno in terra barese, il Ginosa, è
stato sconfitto col risultato di 26-25.
Poi la bella, disputatosi a Ginosa,
dove la formazione di casa, ha
strapazzato il Club 2000 Conversano
con il punteggio di 34-19.
Al fischio finale degli arbitri,
l’apoteosi da parte dei tifosi ginosini
e dei giocatori che hanno portato
in trionfo il presidente Peppino
Tortorella, che con grossi sacrifici
economici, ha visto coronare questo
grande successo. La prossima stagione
il Ginosa di pallamano giocherà in
Serie B, un sogno che diventa realtà.
(Gianluca Catucci)
EVENTI E COMMENTI
La Goccia n. 11 del 3 giugno 2006
Questa la Rosa vincente che ha
conquistato la storica Serie B:
49
Giuseppe Caporusso; Vito Masciulli; Giuseppe Facilla;
Giuseppe Masella; Vincenzo Caporusso; Daniele
Annichiarico; Cosimo Blasi; Mario Ratti; Angelo Orfino;
Nicolangelo Bitella; Giovanni Losito; Pasquale Gasbarro;
Flavio Magazzino; Michelangelo Pacente; Luciano De Marco;
Allenatore: Angelo Bianchi.
EVENTI E COMMENTI
MARIA LUISA AVELLIS
Finalmente chiarezza sul
potere di grazia
Commento alla sentenza n. 200 del 2006 della
Corte Costituzionale
La Corte Costituzionale, il 3 maggio, si è
pronunciata, con anticipo rispetto alle previsioni, sul conflitto
di attribuzioni tra poteri dello Stato sollevato con ricorso del
Presidente della Repubblica del 10 giugno 2005, nei confronti del
Ministro della Giustizia e con ad oggetto l’esercizio del potere di
grazia.
Il conflitto è sorto in seguito ad una nota del
24 novembre 2004 con la quale il Ministro della Giustizia ha
dichiarato di non dar corso alla determinazione del Capo dello
Stato relativa alla concessione della grazia ad Ovidio Bompressi,
ex esponente di Lotta Continua condannato con Adriano Sofri a
22 anni di carcere per l’omicidio del commissario di polizia Luigi
Calabresi.
La nostra Costituzione conferisce il potere
di grazia al Presidente della Repubblica (art. 87, undicesimo
comma Cost.) in quanto rappresentante super partes dell’unità
nazionale e come tale estraneo al circuito dell’indirizzo politicogovernativo.
In concreto, però, l’adozione di tale
provvedimento è il risultato di un complesso procedimento, che
si snoda in tre fasi: quella dell’iniziativa, che può venire dal
condannato o da un suo prossimo congiunto, ma che può essere
assunta anche direttamente dal Presidente della Repubblica, segue
poi la fase dell’istruttoria, di competenza del Guardasigilli, che,
ove ritenga sussistenti i presupposti di merito e di legittimità,
predisporrà lo schema del provvedimento, poi formalmente
adottato con Decreto del Presidente della Repubblica.
La legge nulla disciplina circa l’eventualità che
il Ministro della Giustizia decida di negare la clemenza pur in
presenza di esplicita volontà in senso affermativo del Capo dello
Stato. Non solo: il Ministro avrebbe potuto insabbiare la richiesta
di clemenza semplicemente non dando corso all’istruttoria, come
nel caso di specie.
È bene precisare che il conflitto di attribuzioni
non ha avuto ad oggetto la titolarità del potere di grazia, chiaramente
attribuito dall’art. 87 Cost. al Presidente della Repubblica, ma il suo
concreto esercizio. Si è trattato, cioè, di un conflitto di attribuzioni
per menomazione (come lo definiscono i costituzionalisti) che si
infoteca
La Goccia n. 11 del 3 giugno 2006
50
ha allorquando l’esercizio scorretto o il mancato esercizio da parte
di un “potere” dello Stato delle proprie competenze, impedisce ad
altri organi di esercitare le proprie.
È così sorta l’occasione per interrogare la
Consulta su di un tema già oggetto di accesi dibattiti nel mondo
accademico. La dottrina giuridica si era, infatti, espressa con
posizioni contrastati, definendo il decreto di grazia a volte come
atto sostanzialmente ministeriale e formalmente presidenziale, a
volte come totalmente presidenziale, altre volte ancora come atto
complesso, a partecipazione uguale.
Le tesi che sostengono un coinvolgimento
sostanziale del Guardasigilli hanno come fondamentale argomento
la necessità dell’apposizione della controfirma ministeriale,
a norma dell’art. 89 Cost, che comporta l’assunzione della
responsabilità di quel provvedimento da parte del Ministro e che,
pertanto, non potrebbe considerarsi come un “atto dovuto”.
Non può dimenticarsi, d’altro canto, che l’attribuzione al
Governo di un potere che incide sull’efficacia dei provvedimenti
giurisdizionali intaccherebbe l’indipendenza costituzionalmente
garantita all’ordine giudiziario e che, dunque, l’unico modo per
scongiurare questo rischio è affidare sì delicato compito ad un
organo che possa, ragionevolmente, ritenersi imparziale.
La Corte, risolvendo il conflitto in senso
pienamente favorevole al Presidente della Repubblica, ha chiarito
che la controfirma ministeriale ha il significato di attestazione
della effettiva paternità dell’atto (con correlativa assunzione
di responsabilità da parte del Ministro) solo in relazione agli
atti formalmente presidenziali ma sostanzialmente governativi.
Le posizioni dei due organi costituzionali si presentano,
invece, invertite riguardo agli atti attribuibili formalmente e
sostanzialmente al Capo dello Stato, tra i quali rientra, oramai
pacificamente, la concessione della grazia. In tali casi, la
controfirma ministeriale ha una funzione che si potrebbe definire
“notarile”: attesta la provenienza dell’atto dal Presidente e ne
garantisce la regolarità formale. Si presenta, in altri termini, come
atto dovuto, espressione della leale collaborazione tra i poteri
perseguita dalla Costituzione.
Indubbiamente il Ministro ha l’importate
compito di condurre l’istruttoria e può ben disporre l’archiviazione
laddove manchino i requisiti per il provvedimento di clemenza,
ma permettergli di impedire la prosecuzione del procedimento
anche nel caso in cui il Capo dello Stato, venuto a conoscenza
delle risultanze dell’istruttoria, persiste nella sua determinazione
equivarrebbe ad attribuirgli un inammissibile potere inibitorio su
di un atto proprio del Presidente, cui partecipa solo quale garante
della regolarità formale.
Maria Luisa Avellis