Ingresso In Porto
Transcript
Ingresso In Porto
www.solovela.net Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela Cazza e lasca Secche, pioggia, nebbia, correnti e altro ancora. Tutte le insidie della manovra di ingresso in porto. Che sembra facile (ma non lo è) di Maurizio Anzillotti a che ci vuole, prua verso l’imboccatura e via dentro”. E’ un pensiero che frequentemente fanno i non espertissimi mentre, durante la lezione del corso per conseguire la patente nautica, l’insegnante si dilunga sulle insidie dell’ingresso in porto. Ma quel pensiero è una spavalderia dettata dall’inesperienza. La pratica farà ricredere gli aspiranti skipper, magari dopo sudati ingressi nel nebbione o sotto scrosci di pioggia che rendono incerti i confini dell’imboccatura. Ancor più, dopo gli atterraggi fortunosi con l’onda traditrice. In realtà, il porto deve essere considerato dallo skipper con la massima serietà, come l’aeroporto dal pilota; l’imboccatura è la pista d’atterraggio. Una volta che il riparo è ben conosciuto, entrare e uscire diventa un gioco da ragazzi ma spesso capita che, navigando, ci si trovi ad affrontare porti sconosciuti correndo - più o meno consapevolmente - gravi pericoli. Tali rischi a volte non sono facilmente percepibili e si evidenziano soltanto quando potrebbe essere troppo tardi. “M OCCHIO ALLA SECCA Atterraggi pericolosi Non sempre i porti, opera dell’uomo, riescono ad integrarsi perfettamente nelle dinamiche naturali della zona marina in questione. Anzi, spesso le forze della natura tendono a prevalere sull’ingegneria. Una delle conseguenze di questa imperfetta integrazione è l’accumulo di sabbia sul prolungamento di alcuni antimurali. Altre volte l’acqua, scorrendo lungo l’antimurale, porta con sé della sabbia che deposita non appena l’opera muraria termina, creando così una secca proprio all’imboccatura. Per questo molti porti privati sono attrezzati con draghe che costantemente ristabiliscono il fondale adeguato. Il dragaggio avviene più di rado nei porti pubblici, dove si interviene generalmente con meno regolarità. La secca è uno dei pericoli più insidiosi perché, se non in Febbraio 2003 43 www.solovela.net Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela Cazza e lasca La riga rossa evidenzia la secca all’entrata del Circeo. Le secche all’imboccatura dei porti sono tra i maggiori pericoli che incontra il navigante ALLINEAMENTO AI FANALI VEDERCI CHIARO Con scarsa visibilità è assolutamente necessario allineare, prima di iniziare l’atterraggio, il verde delle luci di via al fanale verde del molo, stesso dicasi per il rosso DISCOSTI DAL MOLO Nella libreria della barca ci deve sempre essere il portolano della zona in cui si naviga alcuni casi (ovvero quando si riesce a distinguere una diversa colorazione dell’acqua o un’anomalia nel moto ondoso), è assolutamente invisibile. Inoltre, quando ci si avvicina a un approdo che presenta questo problema, probabilmente si vedranno delle imbarcazioni a motore entrare e uscire sfiorando l’antimurale e ciò rischia di indurre in errore, facendo pensare che non ci sia nessun tipo di problema. Ma il pescaggio di un veliero è ben diverso da quello di un ferro da stiro. Così come la manovrabilità dei due mezzi. Contro questi possibili errori di valutazione ci sono solo due rimedi: leggere attentamente il portolano e tenere d’occhio il comportamento dell’onda. Il libro riporterà che, davanti l’antimurale di quel porto, c’è la possibilità che si crei una secca; inoltre dirà anche per quanti metri questa si estende oltre la barriera frangiflutti. Si deve sempre tener conto che, per via delle correnti, i fondali sono in continua evoluzione, pertanto le indicazioni del portolano vanno prese col beneficio d’inventario. Quindi, una volta percepita l’esistenza del pericolo bassi fondali: occhi aperti, un uomo a prua a scrutare il fondale e i segni delle sue variazioni sull’acqua, e soprattutto moderare la velocità. La secca non è un pericolo drammatico se si va piano. Colpire un banco di sabbia a unodue nodi non porta nessun problema (se non una fitta al cuore del timoniere) e togliersi d’impaccio è semplice: basta un po’ di retromarcia. Lo stesso incidente, a cinque nodi, può invece causare danni seri alla barca. Regola generale: particolare attenzione quando ci si trova a dover atterrare in un riparo che sorge in una zona dal fondale sabbioso. In mare il sommarsi di fattori che presi singolarmente non creano problemi può determinare una situazione critica. Un caso è rappresentato dalla temibile combinazione di elementi meteorologici avversi: oscurità, nebbia e pioggia; quando succede, la visibilità può ridursi pericolosamente. Cercare di entrare in un porto con scarsa visibilità è un’operazione non facile che, consigliano gli esperti, va studiata in anticipo molto bene e, se possibile, evitata. La prima cosa da fare è studiare il portolano per accertarsi che nelle vicinanze e sulla rotta di avvicinamento scelta non ci siano pericoli quali secche, scogli o relitti. Approssimandosi al riparo prescelto è sempre meglio procedere a velocità molto ridotta e a motore. In questi casi, un buon plotter Gps, di quelli da esterno, montato davanti alla ruota del timone, è sicuramente un grande aiuto. Con l’elettronica moderna è possibile fare un atterraggio “cieco”. Ovvero, lo strumento è in grado di portare la barca fin davanti all’imboccatura del porto, proprio come avviene nell’atterraggio strumentale in aeronautica. CON MARE GROSSO Un altro serio pericolo per chi naviga è infilarsi in porto (e specialmente in alcuni porti) con onda. Per quanto le bocche d’entrata sembrino grandi con tempo buono, quando il vento tira forte dalla direzione sbagliata e il mare è mosso, improvvisamente, riuscire a centrarle sembra un vero tiro a segno. Il pericolo maggiore è quello di traversarsi proprio sulla bocca d’entrata. Per questo, è meglio cercare di entrare governando l’onda e non facendosi governare da questa: una volta raggiunto l’allineamento si dà gas al motore ed è meglio mantenere una velocità relativamente sostenuta che consenta sempre di governare agevolmente. Appena passata la linea d’entrata bisognerà decelerare in maniera decisa. Il trucco è entrare sulla cresta dell’onda e mai nel cavo della stessa. Anche qui, il portolano è un amico fedele, che ricorda se quell’imboccatura presen ta pericoli particolari. In un porto che non si conosce anche con buona visibilità non si entra mai passando vicino al molo Febbraio 2003 45 www.solovela.net Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela Cazza e lasca Porto turistico di Roma ad Ostia. Questo marina ha un’entrata pericolosa anche con mare non particolarmente formato APPRODI PERICOLOSI Porto Le Grazie Viareggio Livorno Talamone Riva di Traiano Fiumara Grande Ostia Anzio Circeo Amalfi Reggio Calabria Porto Rosa Monopoli Bari e Brindisi LE INSIDIE DEL CANALE Un caso a parte sono gli ingressi nei porti canali. Qui si possono verificare delle condizioni in cui l’onda che entra collide con la corrente che esce. Le due forze messe insieme fanno sì che si crei un onda molto alta, con un cavo molto profondo e conseguentemente, nel cavo, un pescaggio ridotto. Questi posti vanno evitati. Avventurarsi ad entrare a Fiumara Grande quando il Tevere lotta con il ponente forte, potrebbe essere una missione impossibi46 Febbraio 2003 le. Se la barca scende dalla cresta dell’onda e va nel cavo, la deriva tocca, con la conseguenza che la barca si traversa facendo perno sulla chiglia; l’onda successiva colpisce in pieno e sdraia lo scafo. A volte le conseguenze possono essere molto gravi. I PORTI MALEDETTI Infine ci sono i cosiddetti “porti maledetti”, quelli che apparentemente sembrano luoghi sicuri, ma che in realtà nascondo- Pescara Porto Garibaldi Rimini Tipo di pericolo E’ nel Golfo di La Spezia, vicino all’ingresso del porto militare dove molto spesso transitano motovedette militari a velocità sostenuta. Lunga secca sul prolungamento dell’antimurale e all’entrata. E’ molto grande, capire dove bisogna andare, una volta dentro non è semplice se non lo si conosce. Esiste una vasta zona di bassi fondali all’interno. C’è il rischio, di notte, di arrivare troppo sotto costa e andare a finire sugli scogli che, comunque, sono segnalati. Si tratta dell’entrata del Tevere, è uno dei porti più grandi d’Europa, ma se c’è vento forte da mare non si entra e non si esce. Per problemi di realizzazione l’entrata è pericolosa e va evitata quando c’è mare. Venendo da nord, ci sono degli scogli a 500 metri da terra sulla rotta per il porto, una lunga secca sull’antimurale e una meda verde sull’imboccatura da lasciare a dritta. C’è una lunga secca sul prolungamento dell’antimurale che si estende verso la costa. Soffre di una forte risacca che a volte rende impossibile la permanenza. Risacca forte e mulinelli all’entrata. Difficile da individuare dal mare. Entrata difficoltosa. Difficile capire, una volta dentro, dove bisogna andare. Difficile l’entrata con Scirocco forte; si è obbligati a passare molto vicino alla spiaggia. Difficile l’entrata con bora e mare. Difficile l’entrata al canale che introduce al marina quando c’è mare. I moli d’attracco isolati portano un fanale rosso no trappole insidiose. Un esempio per tutti è Porto Vecchio in Corsica. Qui il pericolo non è nel porto, ma nel tratto di mare antistante, pieno di secche e relitti. Avvicinarsi a posti del genere senza un portolano aggiornato significa cercare guai. IN BANCHINA SOTTO VELA Sarà successo a molti di avere un problema al motore in fase di avvicinamento e di dover procedere a vela, cosa del tutto naturale con la benevolenza di Eolo, ma quantomeno Febbraio 2003 47 www.solovela.net Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela Cazza e lasca Nei porti italiani, nella foto quello di Portoferraio all’Isola d’Elba, si può entrare solo a motore. Nel caso in cui questo non funzioni, bisogna avvertire la capitaneria e farsi rimorchiare scocciante se il dio dalle guance paffute è distratto. Comunque sia, dopo qualche ora di navigazione verso l’approdo arriva il momento di entrare e non avendo il motore, l’unico mezzo di propulsione disponibile sono le vele. L’ingresso in queste condizioni è una cosa piuttosto complicata e pericolosa. Richiede un buon allenamento di timoniere ed equipaggio, oltre ad una conoscenza perfetta dei capricciosi venti prossimi alla terra. Per di più, in Italia, l’entrata a vela è vietata e chi ci prova rischia una multa, neanche tanto leggera. Cosa fare se il motore tradisce? Mano al Vhf. Va avvertita la Capitaneria la quale provvederà ad inviare qualcuno per il rimorchio. 48 Febbraio 2003 ONDA ALLA FOCE Alla foce dei fiumi quando c’è mare che contrasta la corrente si forma un’onda pericolosa. E’ fortemente sconsigliato tentare di entrare o uscire dal canale REGOLE DI ATTERRAGGIO 1) Leggere attentamente il portolano che andrà sempre tenuto a portata di mano. 2) Avvertire la torre di controllo della vostra intenzione di entrare. 3) Non entrare mai in diagonale, ma sempre seguendo l’allineamento. 4) Tranne che in casi particolari, mantenere la velocità ridotta. 5) Scrutare sempre l’onda. Quella che frange segnala la secca. 6) Si entra esclusivamente quando il verde della vostra dritta è allineato al verde del porto e così per il rosso (“verde al verde, rosso al rosso”). Un allineamento diverso porterà dritti contro il muro. DOVE ORMEGGIARE Una volta dentro, il problema è dove ormeggiare. Sembra semplice dire: “Entra e ormeggiati”. Chiedetelo a chi ha fatto l’esperienza dell’ingresso notturno, ad esempio, nel porto di Livorno: un canale pieno di navi niente affatto piccole che escono ed entrano. E di certo non si può ormeggiare alla banchina del traghetto per la Corsica. Quindi, anche in queste evenienze, mano al portolano, dove c’è scritto dove sono le banchine riservate ai diportisti. Alternativa classica è il distributore di carburante il quale ha però la pessima abitudine di aprire la mattina alle 7:30. A volte il molo dei pescherecci è libero e tentatore. Ma meglio tenersi alla larga: con tutta probabilità sono fuori a pesca e rientrano intorno alle quattro della mattina. E se trovano uno yacht ormeggiato al loro posto, giustamente non useranno le buone maniere per mandarlo via. Febbraio 2003 49