I Carabidi del Parco naturale regionale di Rocchetta Tanaro (Asti

Transcript

I Carabidi del Parco naturale regionale di Rocchetta Tanaro (Asti
________________________________________________________________________
Boll. Mus. reg. Sci. nat. Torino
Vol. 21 – N. 1
pp. 123-144
30-04-2004
________________________________________________________________________
Gianni ALLEGRO* – Manuela CERSOSIMO
I Carabidi del Parco naturale regionale di
Rocchetta Tanaro (Asti, Piemonte)
(Coleoptera Carabidae)
ABSTRACT
Carabid beetles of the Rocchetta Tanaro natural Park (Asti, Piedmont) (Coleoptera
Carabidae). The survey of the Carabid fauna in the Rocchetta Tanaro natural Park, a
valuable relict forest biotope covering an area of 123 hectares, revealed an assemblage of
95 carabid beetle species, with the significant presence of a taxon at the northern limit of
its distribution area (Carabus problematicus inflatus) and of a very rich psammo-riparian
coenosis at the edges of the inside marshes and streams, due to the sandy soils in the area
(Astian Sands). Moreover, some species which show relict or sporadical distribution in
lowlands of Piedmont were found, such as Trechus fairmairei and Cymindis cingulata.
Key words: Carabidae, fauna, Parco naturale regionale di Rocchetta Tanaro, Piemonte,
Italia.
INTRODUZIONE
Le conoscenze sulla carabidofauna di vasti settori del territorio italiano
possono oggi dirsi soddisfacenti in virtù dei numerosi contributi di
entomologi professionisti ed amatori, affascinati dal grande interesse che la
famiglia dei Coleotteri Carabidi riveste sotto svariati aspetti, da quello
sistematico e filogenetico a quello ecologico, faunistico e biogeografico
(Casale, 1998). Tuttavia, anche se molto è stato pubblicato sulla
distribuzione di questi insetti nel nostro Paese, parecchie lacune rimangono
ancora da colmare, sia nell’ambito del sistema delle aree protette o dei
biotopi di interesse naturalistico sia nelle zone a maggior impatto antropico.
_____________
* Istituto di Sperimentazione per la Pioppicoltura, Casale Monferrato (AL)
124
E’ iniziato soltanto in questi ultimi anni, ad esempio, lo studio dei Coleotteri
Carabidi degli ambienti collinari del Monferrato, con alcuni lavori sulle
cenosi dei boschi del Basso Monferrato (Allegro, 1997), dell’Oasi WWF
‘Verneto di Rocchetta Tanaro’ (Allegro, 2001), dell’Oasi WWF ‘Bosco del
Lago’ di Castello di Annone (Allegro et al., 2002), di alcuni ambienti
naturali e antropizzati della Val Cerrina (Cicottino, 2001) e con le
segnalazioni di alcuni interessanti reperti effettuati in Basso Monferrato
(Allegro, 2003). Come ulteriore contributo alla conoscenza della
carabidofauna del Monferrato, viene ora presentato uno studio relativo ad
una vera e propria gemma tra le aree protette piemontesi, il Parco naturale
regionale di Rocchetta Tanaro, il cui grande interesse naturalistico è già stato
sottolineato da altri recenti lavori di carattere floristico (Picco & Ravetti,
2000) e faunistico (Debernardi & Patriarca, 2000). L’area collinare che
ospita i boschi del parco riveste una importante funzione di raccordo tra le
Langhe da una parte e le colline di Torino e del Basso Monferrato dall’altra,
potenziale punto d’incontro tra gli areali di specie caratterizzate da diverse
distribuzioni ed esigenze ecologiche. Lo studio, che si è sviluppato
continuativamente su un arco temporale di cinque anni, è stato condotto
sotto l’egida dell’Ente Gestione Parchi e Riserve Naturali Astigiani ed ha
visto l’attiva collaborazione del personale dell’area protetta.
NOTIZIE GENERALI
Il Parco naturale regionale di Rocchetta Tanaro venne istituito nel 1980 al
fine di salvaguardare un prezioso biotopo forestale, unico in questa zona a
forte vocazione agricola, conservatosi miracolosamente intatto fino ad oggi
grazie alla sensibilità dei Marchesi Incisa della Rocchetta che, diventati
proprietari di questi boschi nel XVII secolo, prima ne permisero la
conservazione usufruendone come riserva di caccia e poi ne promossero la
tutela come Parco. Ulteriori interessanti dettagli sulla storia di quest’area
sono riportati in Picco & Ravetti (2000).
Il Parco si estende su una superficie di 123 ettari interamente compresi nel
comune di Rocchetta Tanaro (Asti) (fig. 1) ed è geograficamente collocabile
nel settore denominato ‘Alto Monferrato’ nell’accezione di De Biaggi et al.
(1990). Esso occupa i due versanti di una dorsale collinare orientata in
direzione nord-sud ed ha come confini occidentale e orientale
rispettivamente il rio Rabengo e il rio Ronsinaggio, entrambi affluenti del
Tanaro (fig. 2). L’altitudine del Parco è compresa tra 110 e 220 metri s.l.m. e
i versanti sono solcati da dossi e avvallamenti talvolta molto incisi, in
125
seguito ad accentuata erosione del suolo ad opera delle acque superficiali. I
terreni sono infatti costituiti dai tipici litosuoli sabbiosi di natura
sedimentaria che caratterizzano il bacino astiano, formatosi nel Pliocene in
seguito al ritiro delle acque marine dal Golfo Padano. Su una base di
‘Argille di Lugagnano’, che formano il basamento delle colline, affiorano i
terreni noti come ‘Sabbie di Asti’, sciolti e friabili, di colore giallastro e
ricchi di fossili. Questo strato è particolarmente poroso, arido, ed essendo
soggetto a dilavamento ha reazione neutra o sub-acida ed è povero di
sostanza organica (Scurti, 1940). I terreni di fondovalle sono invece di
natura colluviale, formati dal materiale sabbioso e argilloso mobilizzato
dalle pendici dei dossi, e sono più profondi e freschi, con buona ritenzione
idrica. Dal punto di vista geologico, i suoli del Bacino Astiano si
differenziano pertanto in modo netto da quelli del Basso Monferrato, dove
prevalgono marne, argille, arenarie, sabbie e conglomerati miocenici a
reazione sub-alcalina.
Alessandria
Asti
Monfallito
Gerba
Fiume
Tanaro
Azzano
Castello
di Annone
d’Asti
Cerro
Tanaro
Montemarzo
Rocchetta
Tanaro
Parco naturale
di Rocchetta Tanaro
S. Caterina
Montegrosso
d’Asti
Cornalea
0
4
Km
Fig. 1 – L’ubicazione del Parco naturale regionale di Rocchetta Tanaro
126
Fig. 2 – Cartina del Parco naturale regionale di Rocchetta Tanaro (AT) (da Picco &
Ravetti, 2000).
127
Il clima della zona può essere considerato di tipo continentale temperato
nei fondivalle e tendente al sub-mediterraneo sui dossi, dove le escursioni
termiche sono più contenute (per il fenomeno dell’inversione termica
durante i periodi più freddi) e l’aridità estiva è accentuata dalla natura
sabbiosa del terreno. La precipitazione media annua è inferiore ai 700 mm
(la media della Pianura Padana è 760 mm e quella italiana 970 mm), con un
massimo principale in autunno e uno secondario in primavera; il minimo
estivo corrisponde ad un periodo arido per la vegetazione secondo il metodo
di Gaussen. La temperatura media annua si avvicina a quella media della
Pianura Padana, compresa fra 12 e 13 gradi (Mennella, 1967). Una disamina
approfondita del clima della zona, basata sull’analisi dei dati meteorologici
delle stazioni di Asti, Alessandria e Nizza Monferrato, è presente in Picco &
Ravetti (2000).
Gli aspetti pedologici e climatici, considerando anche gli effetti
microclimatici causati dalla morfologia del terreno e dalle esposizioni,
concorrono nel loro insieme a determinare due ben differenziate tipologie di
vegetazione. Sui suoli aridi e sub-acidi degli espluvi, dove predominano
condizioni di mediterraneità, l’essenza forestale dominante è la rovere
(Quercus petraea), mentre negli ambienti freschi e umidi degli impluvi è
dominante la farnia (Quercus robur). Nelle vallette più incise il clima tende
addirittura verso il tipo sub-oceanico, con interessanti esemplari relitti di
faggio (Fagus sylvatica) a quote insolitamente basse per la specie. Lungo i
rii Rabengo e Ronsinaggio sono presenti ambienti umidi paludosi con flora
spiccatamente igrofila (Picco & Ravetti, 2000).
I terreni del Parco sono occupati per circa il 40% da boschi d’alto fusto,
per il 45% da cedui parzialmente in corso di conversione a fustaia e per il
restante 15% da coltivi agrari, impianti di arboricoltura da legno e incolti
(I.P.L.A., 1985).
Le uniche notizie riguardanti i Carabidi del Parco naturale regionale di
Rocchetta Tanaro erano contenute nel Piano Naturalistico dell’area
(I.P.L.A., 1983), dove era presentato un sintetico elenco di 20 specie frutto
di un’indagine superficiale mirata all’identificazione delle sole specie
dominanti.
MATERIALI E METODI
Lo studio della carabidofauna del Parco Naturale Regionale di Rocchetta
Tanaro si è sviluppato in un arco di cinque anni consecutivi dal 1998 al
2002. Sono state esplorate, con diverse tecniche di campionamento, le
differenti tipologie ambientali presenti all’interno del Parco, ognuna
128
candidata ad ospitare una sua peculiare cenosi di specie: i dossi elevati ai lati
della cresta che percorre la dorsale in direzione nord-sud, i bordi dei rii
Rabengo e Ronsinaggio e l’area impaludata (Fonte Canà), i fondivalle
freschi (Val Gisverga, Val d’Nenta e Val du Gè), i sentieri e le radure prive
di alberi (fig. 3). Come già è stato accennato, gli ambienti di dosso
presentano situazioni di accentuata xericità, al contrario dei fondivalle
freschi, dove la disponibilità idrica dei terreni è sempre piuttosto elevata, e
dell’area impaludata e delle sponde dei rii, dove si riscontrano situazioni
tipicamente riparie. I sentieri e le radure sono invece caratterizzati da una più
intensa luminosità e da più accentuate escursioni termiche rispetto al bosco,
mentre l’umidità edafica è molto variabile in funzione della posizione e del
periodo dell’anno, variando da situazioni di elevata xericità ad altre non
dissimili da quelle di un ambiente fresco di fondovalle.
Al fine di ottenere un elenco il più possibile completo delle specie
presenti nel biotopo, si è fatto ricorso a diversi metodi di campionamento,
ciascuno finalizzato a censire particolari componenti della cenosi.
• Catture con trappole a caduta (pitfall trap), costituite da bicchieri di
plastica del diametro di 7 cm interrati fino all’orlo e contenenti una miscela
satura di aceto bianco e sale da cucina, a scopo attrattivo e conservante. Il
rinnovo della miscela e il controllo delle catture sono stati effettuati con
cadenza mensile. Le trappole sono state collocate, a gruppi di tre e
distanziate tra loro di almeno 50 metri, nei diversi ambienti del parco, per un
totale di circa 30 trappole attivate ogni anno. Questo metodo permette di
catturare in modo particolare le specie di dimensioni medio-grandi e quelle
molto attive sul terreno.
Creste
Dossi
Pendici
Valli
Sentieri
Radure
Rii
Fonte
Fig. 3 – Transetto schematico degli ambienti censiti all’interno del Parco naturale
regionale di Rocchetta Tanaro (AT)
129
• Catture a vista, realizzate anch’esse con periodicità circa mensile
esplorando il terreno e sollevando pietre e tronchi adagiati al suolo, oppure
zappettando le scarpate umide o rovistando all’interno di ceppaie
marcescenti. È stato fatto ricorso a sommersioni artificiali di piccoli tratti di
terreno in prossimità dei rii e sono stati anche esplorati cespi di vegetazione
erbacea durante il periodo invernale. Le ricerche a vista consentono la
cattura di numerose specie di dimensioni medio-piccole, sovente ad attività
diurna, che cacciano nei pressi dell’acqua (Bembidiini, numerosi Harpalini)
o vivono in gallerie nel terreno umido (Clivinini).
• Catture al vaglio, setacciando la lettiera e il terreno alla base degli
alberi. Possono essere in questo modo censite interessanti specie endogee di
piccole dimensioni.
• Catture con bande adesive sui tronchi, allo scopo di catturare le specie
ad abitudini arboricole e corticicole.
Gli esemplari catturati in parte sono stati preparati a secco e sono
attualmente conservati nelle collezioni degli Autori e dell’Ente Parchi
Astigiani, in parte sono stati invece immagazzinati all’interno di capsule
Petri ermeticamente chiuse.
RISULTATI
Nel Parco Naturale Regionale di Rocchetta Tanaro sono state
complessivamente censite 95 specie, di cui 20 già segnalate nel Piano
naturalistico del Parco (I.P.L.A., 1983), tutte ritrovate nella presente
indagine (la citazione di Bembidion nitidulum (=Ocydromus deletus) va
riferita a Ocydromus latinus (Sciaky det.), come è stato possibile appurare
grazie alla cortesia di G. Della Beffa). Nel periodo di studio non è stata
rinvenuta Calosoma sycophantha, sicuramente presente nell’area oggetto di
studio, la cui comparsa è tuttavia occasionale e segue le gradazioni di alcuni
Lepidotteri defogliatori, dei cui bruchi è formidabile predatrice (Casale et
al., 1982). L’elenco delle specie censite è riportato nella tabella 1 secondo
l’ordine della checklist di Vigna Taglianti (1993), mentre la nomenclatura è
stata aggiornata sulla base di alcuni contributi fondamentali pubblicati
successivamente (Fedorenko, 1996; Lorenz, 1998). Nella stessa tabella
vengono anche riportati il corotipo (sensu Vigna Taglianti et al., 1992) e una
indicazione sintetica della frequenza di cattura delle specie nei diversi
ambienti censiti all’interno del Parco. Questo dato non deve essere
considerato un indice della frequenza relativa delle specie, poiché è noto che
queste ultime presentano diversa sensibilità ai differenti metodi di campiona-
130
Tabella 1 – Elenco dei Carabidi rinvenuti nel Parco Naturale Regionale di Rocchetta Tanaro (AT),
con relativa categoria corologica e frequenza di cattura nei diversi ambienti censiti.
N. checklist
Specie
Corotipo
Creste
Dossi
Pendici
Valli
Sentieri
Radure
Rii
Fonte
002.0.001.0
Cicindela campestris campestris Linné, 1758
PAL
014.0.001.0
Carabus granulatus interstitialis Duftschmid, 1812
ASE
017.0.003.0
Carabus monticola Dejean, 1826
01W
+
++
+
++
020.0.003.0
Carabus glabratus Paykull, 1790
EUR
++
+++
+
+++
022.0.001.0
Carabus convexus convexus Fabricius, 1775
SIE
023.0.001.0
Carabus problematicus inflatus Kraatz, 1878
EUR
028.0.002.0
Carabus germarii fiorii Born, 1901
SEU
032.0.005.0
Cychrus italicus Bonelli, 1809
039.0.002.0
Nebria brevicollis (Fabricius, 1792)
TUE
042.0.004.0
Notiophilus palustris (Duftschmid, 1812)
SIE
042.0.005.0
Notiophilus rufipes Curtis, 1829
EUR
042.0.009.0
Notiophilus substriatus Waterhouse, 1833
EUM
043.0.001.0
Omophron limbatus (Fabricius, 1776)
PAL
+
047.0.001.0
Elaphrus aureus P. Müller, 1821
CEU
+
048.0.002.0
Elaphrus uliginosus Fabricius, 1792
ASE
+++
054.0.002.0
Clivina collaris (Herbst, 1784)
TUE
++
060.0.007.0
Dyschiriodes laeviusculus Putzeys, 1846
EUR
+
060.0.022.0
Dyschiriodes aeneus (Dejean, 1825)
SIE
++
060.0.031.0
Dyschiriodes agnatus (Motschulsky, 1844)
TEM
+
060.0.032.0
Dyschiriodes nitidus (Dejean, 1825)
PAL
++
069.0.001.0
Asaphidion caraboides nebulosum (Rossi, 1792)
EUR
++
069.0.008.0
Asaphidion flavipes (Linné, 1761)
SIE
069.0.009.0
Asaphidion stierlini (Heyden, 1880)
EUM
+
+
075.0.001.0
Metallina lampros (Herbst, 1784)
OLA
++
++
077.0.002.0
Notaphus semipunctatus (Donovan, 1806)
PAL
++
077.0.003.0
Notaphus varius (Olivier, 1795)
PAL
+
078.0.001.0
Notaphus dentellus (Thunberg, 1787)
SIE
+
080.0.001.0
Emphanes azurescens (Dalla Torre, 1877)
EUR
+
080.0.002.0
Emphanes latiplaga (Chaudoir, 1850)
TEM
+
083.0.001.0
Leja articulata (Panzer, 1796)
ASE
++
086.0.002.0
Philochthus inoptatus (Schaum, 1857)
EUR
+
086.0.009.0
Philochthus lunulatus (Fourcroy, 1785)
EUM
+++
087.0.002.0
Bembidion quadrimaculatum (Linné, 1761)
OLA
+
088.0.002.0
Pseudolimnaeum inustum (Duval, 1857)
CEU
+
092.0.007.0
Ocydromus italicus (De Monte, 1943)
SEU
02
+
++
++
+++
++
++
+
+
+
++
++
+
+
+
++
+++
++
+++
+
++
++
+++
++
++
+
131
092.0.008.0
Ocydromus latinus (Netolitzky, 1911)
EUR
+++
095.0.001.0
Ocydromus andreae (Fabricius, 1787)
WME
++
095.0.005.0
Ocydromus femoratus (Sturm, 1825)
SIE
+
095.0.012.0
Ocydromus tetracolus (Say, 1823)
OLA
099.0.002.0
Ocydromus tetragrammus illigeri (Netolitzky, 1941)
CEU
+++
100.0.007.0
Synechostictus decoratus (Duftschmid, 1812)
CEU
+
100.0.008.0
Synechostictus elongatus elongatus (Dejean, 1831)
SEU
+
103.0.001.0
Princidium punctulatum (Drapiez, 1820)
CEM
+
108.0.001.0
Paratachys bistriatus (Duftschmid, 1812)
TUE
++
122.0.001.0
Trechoblemus micros (Herbst, 1784)
SIE
+
124.0.002.0
Trechus quadristriatus (Schrank, 1781)
124.0.028.0
+
+++
TEM
+
Trechus fairmairei Pandellé, 1867
02
+
145.0.001.0
Platynus assimilis (Paykull, 1790)
SIE
++
151.0.001.0
Paranchus albipes (Fabricius, 1796)
OLA
+++
152.0.001.0
Oxypselaphus obscurus (Herbst, 1784)
OLA
++
153.0.001.0
Anchomenus dorsalis (Pontoppidan, 1763)
PAL
155.0.005.0
Agonum sexpunctatum (Linné, 1758)
TEM
+
155.0.014.0
Agonum viduum (Panzer, 1797)
SIE
+
155.0.015.0
Agonum afrum (Duftschmid, 1812)
TEM
+++
159.0.001.0
Synuchus vivalis (Illiger, 1798)
ASE
160.0.002.0
Calathus melanocephalus (Linné, 1758)
EUR
160.0.017.0
Calathus fuscipes latus Serville, 1821
EUM
+
170.0.001.0
Platysma nigrum (Schaller, 1783)
ASE
+
+
172.0.002.0
Platysma rhaeticum (Heer, 1837)
PAL
+
+++
188.0.001.0
Stomis pumicatus (Panzer, 1796)
EUR
+
+
191.0.003.0
Phonias strenuus (Panzer, 1797)
ASE
+
++
196.0.001.0
Poecilus cupreus (Linné, 1758)
ASE
207.0.008.0
Abax continuus Baudi, 1876
01
211.0.001.0
Amara aenea (Degeer, 1774)
OLA
++
211.0.008.0
Amara familiaris (Duftschmid, 1812)
SIE
+
211.0.009.0
Amara lucida (Duftschmid, 1812)
TUE
+
211.0.015.0
Amara ovata (Fabricius, 1792)
ASE
+
211.0.018.0
Amara similata (Gyllenhal, 1810)
ASE
+
213.0.001.0
Amara bifrons (Gyllenhal, 1810)
CAE
+
221.0.003.0
Anisodactylus binotatus (Fabricius, 1787)
ASE
+
226.0.001.0
Diachromus germanus (Linné, 1758)
TEM
+
+
237.0.002.0
Parophonus maculicornis (Duftschmid, 1812)
SEU
++
+
239.0.009.0
Ophonus azureus (Fabricius, 1775)
CEM
+
+
+
+++
++
+
++
+
+
+++
+++
+
+
+
+
+
+++
+
132
244.0.001.0
Pseudophonus griseus (Panzer, 1797)
PAL
244.0.002.0
Pseudophonus rufipes (Degeer, 1774)
OLA
++
++
247.0.009.0
Harpalus dimidiatus (Rossi, 1790)
EUR
+
+
247.0.013.0
Harpalus atratus Latreille, 1804
EUR
+
247.0.022.0
Harpalus sulphuripes sulphuripes Germar, 1824
EUM
+
247.0.029.0
Harpalus tardus (Panzer, 1797)
ASE
++
+
252.0.001.0
Stenolophus teutonus (Schrank, 1761)
TEM
++
+
252.0.007.0
Stenolophus mixtus (Herbst, 1784)
PAL
+
256.0.002.0
Bradycellus verbasci (Duftschmid, 1812)
TUE
+
259.0.014.0
Acupalpus flavicollis (Sturm, 1825)
TUE
+
268.0.002.0
Chlaenius velutinus velutinus (Duftschmid, 1812)
EUM
+
271.0.001.0
Chlaeniellus vestitus (Paykull, 1790)
PAL
++
271.0.003.0
Chlaeniellus nitidulus (Schrank, 1781)
CAE
++
274.0.002.0
Oodes helopioides (Fabricius, 1792)
SIE
+
283.0.010.0
Cymindis cingulata Dejean, 1825
CEU
287.0.001.0
Dromius agilis (Fabricius, 1787)
SIE
+
+
287.0.006.0
Dromius quadrimaculatus (Linné, 1758)
EUR
++
++
290.0.005.0
Syntomus obscuroguttatus (Duftschmid, 1812)
EUM
295.0.001.0
Microlestes corticalis (Dufour, 1820)
TEM
295.0.007.0
Microlestes minutulus (Goeze, 1777)
OLA
299.0.001.0
Drypta dentata (Rossi, 1790)
OLA
303.0.006.0
Brachinus sclopeta (Fabricius, 1792)
TEM
N. specie
LEGENDA
Corotipo
95
OLA
PAL
TEM
EUM
SIE
CAE
TUE
ASE
CEM
olartico
paleartico
turanico-europeo-mediterraneo
europeo-mediterraneo
sibirico-europeo
centroasiatico-europeo
turanico-europeo
asiatico-europeo
centroeuropeo-mediterraneo
EUROPEI
EUR
CEU
SEU
europeo
centro-europeo
sud-europeo
MEDITERRANEI
WME
mediterraneo occidentale
ENDEMICI
01
01W
02
endemico alpino
endemico alpino-occidentale
endemico alpino-appenninico
+
++
+++
poco frequente (1-5 ind./anno)
frequente (6-30 ind./anno)
molto frequente (>30 ind./anno)
+
+
+
+
++
+
+
+
+
10
OLARTICI
Frequenza di cattura
+
31
28
75
133
mento, ma può fornire una indicazione delle preferenze ecologiche di
ciascuna specie.
In relazione alle accentuate condizioni di xero-termicità che li
caratterizzano, i boschi di rovere sui dossi sono popolati da pochissime
specie, 10 in totale, tutte (con l’esclusione di Metallina lampros che è
largamente euriecia) essenzialmente silvicole, benché Carabus
problematicus e Carabus monticola possano vivere, a quote elevate (oltre i
2000 metri), anche in ambienti denudati (Casale et al., 1982). Carabus
monticola, Carabus glabratus, Cychrus italicus e Abax continuus popolano
anche i boschi più freschi del Parco, mentre C. problematicus inflatus,
probabilmente in relazione alle sue esigenze termofile, vive principalmente
sui dossi e nelle esposizioni più calde, evitando così la competizione con
altri Carabini presenti nel Parco come Carabus convexus, Carabus germari
fioriii e Carabus granulatus interstitialis. Soltanto le due specie arboricole
(Dromius quadrimaculatus e Dromius agilis) ed Asaphidion stierlini
possiedono ali ben sviluppate, mentre le rimanenti specie sono brachittere o
pteripolimorfe. Le catture in questo ambiente sono state sempre
quantitativamente povere durante l’intero arco stagionale, sintomo probabile
di popolazioni molto rarefatte per l’aridità dell’ambiente e la scarsità di
alimento disponibile.
I boschi delle pendici collinari e dei fondivalle ospitano una cenosi più
ricca (31 specie), nella quale fanno la loro comparsa diverse specie igrofile
(Nebria brevicollis, Platynus assimilis, Agonum afrum, Platysma nigrum,
Platysma rhaeticum, Phonias strenuus e Stomis pumicatus), che coesistono
con specie a più ampia valenza ecologica o tendenzialmente termofile
(Poecilus cupreus, Pseudophonus rufipes e Harpalus dimidiatus) e con altre
orofile o, quanto meno, microtermofile (Trechus fairmairei e Cymindis
cingulata). Ai Carabini già presenti sui dossi si aggiunge Carabus convexus.
È interessante la presenza in questo ambiente di Ocydromus italicus,
rinvenuto sovente su scarpate umide o tra residui di legna bruciata. Si
incontra inoltre Harpalus atratus, esempio abbastanza inconsueto di
Harpalus brachittero abitatore dei boschi umidi.
La cenosi più ricca in assoluto si è rivelata quella delle sponde dei rii
Rabengo e Ronsinaggio e dell’acquitrino nelle immediate vicinanze della
Fonte Canà, con 75 specie censite di cui 46 esclusive di tali ambienti. Si
rinvengono qui alcune specie fortemente igrofile come Elaphrus uliginosus
ed Elaphrus aureus (un caso non comune di sintopia tra le due specie),
Oxypselaphus obscurus, Anisodactylus binotatus, Chlaenius velutinus,
Chlaeniellus vestitus, Oodes helopioides e Drypta dentata. È certamente
legata alla natura alluvionale e sabbiosa dei suoli la presenza di una ricca
134
taxocenosi psammofila tipica degli ambienti ripari della pianura piemontese
(Allegro & Sciaky, 2001) ma decisamente inconsueta, quanto meno nella
sua ricchezza, in ambiente collinare (Omophron limbatus, Dyschiriodes spp.,
Asaphidion caraboides, Princidium punctulatum, Notaphus spp., Ocydromus
andreae, Emphanes spp.). È stata inoltre osservata una ricca comunità di
Bembidiini, con 23 specie presenti, alcune delle quali degne di interesse per
la sporadicità delle segnalazioni che le riguardano (Pseudolimnaeum
inustum, Synechostictus elongatus e Synechostictus decoratus).
Sui sentieri del Parco e negli ambienti aperti è stata invece censita una
fauna più marcatamente termofila, costituita da specie in maggioranza
macrottere e opportuniste, tutte o quasi rinvenibili anche negli ambienti
agrari. Presentano queste caratteristiche Brachinus sclopeta, Poecilus
cupreus, Anchomenus dorsalis, diverse specie di Amara e numerosi
Harpalini, tra i quali merita segnalare la presenza di Harpalus sulphuripes,
che in Piemonte presenta distribuzione prevalentemente montana
(Magistretti, 1965). La presenza di Cicindela campestris è parsa occasionale
(un solo individuo osservato), probabilmente in relazione alla preferenza
della specie per terreni più compatti e argillosi.
Alcune specie di particolare interesse meritano un commento più
approfondito, con dati supplementari sulla loro ecologia e distribuzione.
Carabus problematicus inflatus Kraatz, 1878
É presente dalle Alpi Marittime e Liguri a est fino all’Appennino
settentrionale (la forma tipica è invece presente in Italia dalle Valli del
Canavese fino alla Venezia Tridentina). Questa sottospecie penetra in Italia
dalla Provenza con un popolamento in larga parte sovrapponibile a quello di
Carabus solieri: entrambi risalgono verso nord attraverso le Langhe e l’Alto
Monferrato; mentre tuttavia C. solieri non supera la zona di Canelli, C.
problematicus inflatus si spinge fino a Rocchetta Tanaro, che rappresenta la
stazione più settentrionale del suo areale. C. problematicus è specie
tendenzialmente termofila, e come tale presenta sovente fenologia più
tardiva rispetto agli altri Carabus, ma mentre la forma tipica è
prevalentemente montana, la ssp. inflatus scende a quote molto basse (200300 m s.l.m.: Casale et al., 1982). Nel Parco di Rocchetta Tanaro occupa
principalmente i dossi elevati e le aree più xeriche con popolazioni identiche
a quelle delle Langhe e dell’Appennino Ligure, caratterizzate da individui di
dimensioni cospicue e cromatismo dominante blu-viola, con scultura elitrale
molto regolare. È assente nell’oasi WWF ‘Il Verneto’ di Rocchetta Tanaro
(Allegro, 2001), dove l’assenza è facilmente spiegabile con i livelli di
135
umidità edafica troppo elevati in relazione alle esigenze della specie, e nel
‘Bosco del Lago’ di Castello di Annone (Allegro et al., 2002), entrambi i
biotopi distanti solo pochi chilometri dall’area oggetto del presente lavoro.
Carabus monticola Dejean, 1826
É un elemento endemico di Alpi occidentali, colline del Po e Appennino
Ligure. Nell’ambito del sistema collinare pedemontano era noto delle
Colline di Torino (Della Beffa, 1911; Magistretti, 1965) e del Basso
Monferrato (Allegro, 1997; Cicottino, 2001). La segnalazione di Rocchetta
Tanaro estende pertanto il suo areale all’Alto Monferrato.
Pseudolimnaeum inustum (Duval, 1857)
Interessante Bembidiino, generalmente sporadico, conosciuto in Piemonte
soltanto per un’antica segnalazione di Della Beffa (1911) e per quelle più
recenti della Valle dell’Orco, della Collina di Torino e del ‘Bosco del Lago’
di Castello di Annone (Allegro et al., 2002). In alcuni casi rinvenuto nelle
cantine e talvolta attratto dalle luci (Magistretti, 1965). Nel Parco di
Rocchetta Tanaro ne è stato catturato un solo individuo in un’area
impaludata ai bordi del rio Ronsinaggio.
Synechostictus decoratus (Duftschmid, 1812)
Elemento ripicolo a distribuzione preferenzialmente montana, noto
soltanto di poche località piemontesi (Magistretti, 1965). In ambito
planiziale è stato recentemente segnalato anche alla confluenza Po-Tanaro
(Allegro & Sciaky, 2001).
Synechostictus elongatus (Dejean, 1831)
Ripicolo come il precedente, è presente con la sottospecie nominale
nell’Italia continentale (tranne le regioni nord-orientali) e in Sardegna. In
Piemonte era tuttavia noto soltanto di poche località (Magistretti, 1965;
Allegro et al., in pubbl.).
Trechoblemus micros (Herbst, 1784)
Raro trechino noto di pochissime località piemontesi e recentemente
segnalato per il Po piemontese (Allegro & Sciaky, 2001). Generalmente
136
legato ai detriti di inondazione, è stato anche in questo caso rinvenuto sotto
un ammasso di ramoscelli e materiale organico in occasione di una
esondazione del rio Rabengo.
Trechus fairmairei Pandellé, 1867
Specie della Provenza e dell’Italia continentale, presente in pianura come
in montagna, eutroglofila. Già segnalata delle Langhe (Casale & Cavallo,
1985), è stata catturata nelle vallecole umide del Parco (Val Gisverga, Val
d’Nenta). La specie non è stata rinvenuta nei boschi del Basso Monferrato
(Allegro, 1997) e nel ‘Bosco del Lago’ (Allegro et al., 2002), dove è invece
molto comune Trechus quadristriatus.
Harpalus sulphuripes sulphuripes Germar, 1824
Specie xerotermofila, nota soltanto di poche stazioni piemontesi
(Magistretti, 1965; Pescarolo, 1990) in gran parte concentrate sull’arco
alpino e prealpino.
Cymindis cingulata Dejean, 1825
Considerata anch’essa specie preferenzialmente montana, era già nota in
ambito planiziale della Baraggia di Piano Rosa (Pescarolo, 1993), della
Valle del Ticino (Pescarolo, 1990) e del ‘Bosco del Lago’ di Castello di
Annone (Allegro et al., 2002). Questo reperto conferma la presenza di
popolazioni relitte della specie, un tempo probabilmente ben più diffusa nei
boschi planiziali (Giachino, com. pers.), nell’ambito del sistema collinare
monferrino.
DISCUSSIONE
La ricchezza specifica del popolamento (95 specie) è molto elevata e
addirittura superiore a quella registrata nei boschi del Basso Monferrato (77
specie), nel Bosco della Partecipanza (68 specie) e nel ‘Bosco del Lago’ (78
specie), tutti caratterizzati dalla presenza di un gradiente ambientale che va
da condizioni di xerotermicità accentuata fino a situazioni di freschezza e
umidità elevate (Allegro, 1997; Casale, 1983; I.P.L.A., 1999; Allegro et al.,
2002). Questa condizione sembra essenziale per garantire una buona
diversificazione degli habitat e la presenza di numerosi micro-ambienti, che
possono ospitare comunità di specie ad attitudini ecologiche diverse. Dove il
137
bosco o la morfologia del terreno si presentano più omogenei, come nel caso
del Bosco di Stupinigi (54 specie) o del Verneto di Rocchetta Tanaro (49
specie), la ricchezza specifica risulta infatti considerevolmente inferiore
(Casale et al., 1993; Allegro, 2001).
Il popolamento carabidico del Parco di Rocchetta Tanaro presenta uno
spettro corologico (fig. 4) in cui predominano largamente le specie a vasta
geonemia (corotipi olartici ed europei costituiscono insieme il 95%).
Prevalgono le specie a gravitazione centro-settentrionale, ma non è
trascurabile la presenza di elementi infiltrati fino all’area mediterranea
(20%), con caratteristiche quindi di più o meno marcata termofilia. Sono
presenti quattro endemiti alpini e alpino-appenninici, uno dei quali (Trechus
fairmairei) sconfina, nell’ambito delle Alpi Marittime, in territorio
politicamente francese. Alcuni elementi possono essere considerati indicatori
storici del manto boschivo padano formatosi dopo le ultime glaciazioni ed
ora ridotto a pochi frammenti isolati nel mare dei coltivi agrari: tali possono
essere considerati Cychrus italicus, Carabus glabratus, Carabus convexus e
Abax continuus, ancora comuni nei boschi collinari ma ormai poco
frequenti, almeno i primi tre, in pianura, forse a causa dell’eccessiva
frammentazione delle superfici boscate relitte. Un’analisi delle percentuali
dei tipi di sviluppo alare rivela una schiacciante maggioranza di forme
macrottere (77%); se a questo dato si aggiunge un’altrettanto larga
preponderanza delle specie che presentano un ritmo riproduttivo primaverile
(75%), si ottiene l’immagine di una taxocenosi adattata a condizioni
ambientali instabili, soggette a improvvise variazioni (Den Boer, 1970),
diretta conseguenza della netta preponderanza quantitativa, nel bosco, delle
specie igrofile e riparie rinvenute ai margini dei rii e nell’area impaludata.
Il confronto qualitativo mediante Indice di similarità di Sörensen (IS =
2c/(a+b), dove c è il numero di specie comuni, mentre a e b sono il numero
totale delle specie rispettivamente presenti nei due biotopi che si intende
confrontare) tra la carabidofauna del Parco regionale di Rocchetta Tanaro e
quelle di altri boschi collinari e planiziali del Piemonte (fig. 5) mette in
evidenza l’elevata similarità (IS=67,1%) tra le carabidofaune del Parco
regionale e del ‘Bosco del Lago’ di Castello di Annone. A questa similarità
concorrono l’omogeneità strutturale dei due biotopi (querco-carpineti
mesofili di collina con presenza di aree umide interne) e la loro contiguità
spaziale, data la distanza relativamente breve (pochi chilometri) che li
separa; anche i suoli possono dirsi piuttosto omogenei, in entrambi i casi
riconducibili alle Sabbie di Asti. Sono state rinvenute in entrambi i biotopi
specie rare o relitte in ambiente planiziale come Pseudolimnaeum inustum e
Cymindis cingulata, e vengono condivise numerose specie igrofile e ripicole.
138
COROTIPI
Mediterranei
1%
Europei
23%
Endemici
4%
Olartici
72%
FORME DI SVILUPPO ALARE
Brachitteri
12%
Pteripolimorfi
11%
Macrotteri
77%
TIPI RIPRODUTTIVI
Poliennali
1%
Autunnali
15%
Bivoltini
1%
Non noti
8%
Primaverili
75%
Fig. 4 – Distribuzione percentuale dei corotipi, delle forme di sviluppo alare e dei tipi
riproduttivi della carabidocenosi del Parco naturale regionale di Rocchetta Tanaro (AT).
139
20
30
40
50
60
70
SIMILARITA' %
Parco regionale di Rocchetta Tanaro
Bosco del Lago di Castello di Annone
Boschi del Basso Monferrato
Bosco della Partecipanza
Verneto di Rocchetta Tanaro
Anfiteatro Morenico di Ivrea
Parco regionale di Stupinigi
Brughiera di Rovasenda
Baraggia di Piano Rosa
Garzaia di Valenza
Fig. 5 –Dendrogramma mediante Indice di similarità di Sörensen (%) relativo alla
carabidofauna di alcuni boschi planiziali del Piemonte.
Carabus problematicus
ssp. inflatus Kraatz, 1878
140
La differenza principale risiede nel notevole impoverimento della cenosi
silvicola nel ‘Bosco del Lago’, dove mancano alcuni Carabus normalmente
presenti negli ambienti boscati di collina.
Una similarità ancora notevolmente elevata (IS=58,9%) si registra tra il
cluster precedente e i boschi del Basso Monferrato. Rispetto a questi ultimi,
tuttavia, il Parco regionale di Rocchetta Tanaro si differenzia per l’assenza di
Carabus intricatus e Carabus rossii, segnalati invece come relativamente
comuni nei castagneti e nei querco-carpineti della Valle Cerrina (Allegro,
1997; Cicottino, 2001). La loro assenza nel Parco regionale non è facilmente
spiegabile considerando il fatto che esse ricompaiono poco più a sud nelle
Langhe (Casale & Cavallo, 1985), anche se qui distribuite in modo
sporadico e localizzato (Casale et al., 1982). Gli stessi Autori sottolineano
tuttavia ‘lacune distributive interessanti’ a proposito di C. intricatus,
probabilmente legate a fattori ecologici oltre che biogeografici. Altre assenze
sono invece più facilmente riferibili alle caratteristiche ambientali: per
esempio numerosi elementi termofili a gravitazione euro-mediterranea come
Poecilus koyi viaticus, Acinopus picipes e Scybalicus oblongiusculus non
trovano nel Parco regionale di Rocchetta Tanaro l’ideale habitat costituito
dalle praterie asciutte e soleggiate presenti invece negli ambienti censiti del
Basso Monferrato. Non bisogna dimenticare inoltre la sostanziale diversità
dei suoli delle due aree, prevalentemente calcareo-marnosi e argillosi quelli
del Basso Monferrato e sabbiosi quelli dell’Astigiano: ciò ha permesso la
conservazione negli ambienti umidi del Parco regionale di Rocchetta Tanaro
di una carabidofauna ripicola tendenzialmente psammofila, con numerose
specie tipiche dei greti sabbiosi dei grandi fiumi piemontesi, del tutto assente
invece sulle colline del Basso Monferrato.
Le differenze si fanno ancora più evidenti nei confronti di altri ambienti
boscati planiziali come ad esempio il Bosco della Partecipanza di Trino
Vercellese (VC), un bosco relitto della superficie di circa 600 ettari quasi
interamente circondato da risaie. Anche in questo caso si può parlare di
un’isola ecologica estremamente interessante per quanto riguarda i
popolamenti floristici e faunistici. Esso ospita diversi elementi legati,
almeno in Piemonte, alle brughiere o ai boschi meso-igrofili delle baragge
(Casale, 1983; I.P.L.A., 1999), che mancano invece nel Parco regionale di
Rocchetta Tanaro.
Nonostante la breve distanza che li separa, anche i boschi del ‘Verneto’ di
Rocchetta Tanaro ospitano una fauna sensibilmente differente da quella del
Parco regionale. Ciò è spiegabile con le diverse caratteristiche dei due
ambienti, essendo il ‘Verneto’ un ambiente impaludato all’interno del quale
è stata selezionata una cenosi quasi esclusivamente composta da elementi
141
fortemente igrofili o paludicoli (Allegro, 2001). Diversità ancor più marcate
si notano con i popolamenti degli ambienti lacustri dell’Anfiteatro Morenico
di Ivrea (Casale & Giachino, 1994), della Brughiera di Rovasenda (Casale,
1980) e della Baraggia di Piano Rosa (Pescarolo, 1993), caratterizzati da una
genesi post-glaciale recente, e con quelli del Parco regionale di Stupinigi
(Casale et al., 1993) e della Garzaia di Valenza (Allegro & Sciaky, 2001), di
genesi alluvionale ancor più recente.
Infine, un confronto puramente indicativo con le specie di Carabidi
raccolte nelle Langhe, e conservate nel Museo F. Eusebio di Alba (Casale &
Cavallo, 1985), mette in luce l’assenza nel Parco regionale di Rocchetta
Tanaro delle già citate specie termofile che ricompaiono nel Basso
Monferrato e soprattutto di alcuni elementi di chiara penetrazione alpinoappenninica che nelle Langhe trovano l’estremo limite settentrionale del loro
areale: tra questi Carabus solieri, la cui distribuzione a Nord si arresta nella
zona di Alba-Canelli, nonché Laemostenus obtusus e Molops medius, che
popolano i boschi preappenninici della Bassa Langa. Non è stato ritrovato
neppure Binaghites affinis, che con la sottospecie nominale è presente nelle
Langhe in alcune faggete e ricompare poi nella Collina Torinese e nel
Canavese con la sottospecie ovalipennis. La specie è considerata ad areale
disgiunto di tipo transpadano (Giachino, 1992) e lo iato distributivo, che
riguarda l’intero settore collinare dell’Alto e del Basso Monferrato, potrebbe
essere reale e dovuto a fattori ecologici connessi al degrado della copertura
boschiva. Non è tuttavia escluso che più approfondite ricerche possano
portare alla scoperta di popolazioni relitte di questo interessante Bembidiino.
CONCLUSIONI
Come altri lembi relitti di bosco planiziale padano, anche il Parco
regionale di Rocchetta Tanaro può essere considerato un’isola di limitate
dimensioni all’interno di un contesto territoriale profondamente modificato
da una tradizione agricola plurisecolare. Questa condizione rende
particolarmente fragile l’equilibrio del biotopo e ne rende auspicabile
un’attenta opera di tutela allo scopo di conservare integre le preziosità
botaniche e faunistiche in esso contenute. Questa indagine, pur mirata alla
conoscenza dei soli Coleotteri Carabidi, ha messo in luce la presenza di
numerosi elementi interessanti e relitti che meriterebbero l’inserimento in
una “Lista rossa” regionale mirata a favorire le specie più minacciate in
ambito planiziale. Tra queste ricordiamo Carabus problematicus inflatus,
non raro all’interno del Parco ma qui all’estremo limite settentrionale del suo
areale, ed inoltre Pseudolimnaem inustum, Synechostictus elongatus,
142
Synechostictus decoratus e Trechoblemus micros, specie ripicole la cui
sopravvivenza è legata alla salvaguardia di una rete di aree umide integre, ed
infine Trechus fairmairei e Cymindis cingulata, elementi a distribuzione
relitta e puntiforme in ambito planiziale.
Da un punto di vista conservazionistico, la marcata condizione di
insularità che contraddistingue i boschi del Parco naturale di Rocchetta
Tanaro rende auspicabile la creazione di corridoi boscati che ne riducano
l’isolamento e soprattutto possano ripristinare quell’unicum di copertura
forestale che prima del XVII secolo doveva ancora collegare l’attuale Parco
con i boschi ripari del Tanaro (tra i quali il relitto ‘Verneto’). Inoltre la
creazione di ambienti aperti, privi di copertura arborea, nelle zone più
periferiche e degradate, offrirebbe la possibilità di incrementare la
biodiversità con l’insediamento di specie a gravitazione mediterranea, di cui
Harpalus sulphuripes è un interessante esempio. È essenziale infine la tutela
dei boschi e delle acque dei rii Rabengo e Ronsinaggio, dove è ancora
possibile trovare il Gambero di fiume, eccellente bioindicatore di qualità
ambientale.
RINGRAZIAMENTI
Si ringrazia tutto il Personale del Parco naturale regionale di Rocchetta Tanaro per
avere in vario modo agevolato le ricerche e in particolare il guardiaparco Francesco
Ravetti per l’attiva partecipazione all’indagine; il Prof. Achille Casale e il Dr. Riccardo
Sciaky per le note e i suggerimenti al manoscritto originale; il sig. Massimiliano Rasero
per l’aiuto al secondo autore nelle ricerche in campo.
RIASSUNTO
Lo studio della carabidofauna del Parco naturale regionale di Rocchetta Tanaro, un
prezioso biotopo forestale relitto della superficie di 123 ettari, ha messo in luce una
comunità di 95 specie di Carabidi, con la significativa presenza di un’entità all’estremo
limite settentrionale del suo areale (Carabus problematicus inflatus) e di una ricchissima
cenosi psammo-ripicola ai margini delle aree umide interne, giustificata dalla natura
sabbiosa dei suoli (Sabbie di Asti). Sono state inoltre rinvenute specie a distribuzione
relitta e puntiforme in ambienti planiziali del Piemonte, come Trechus fairmairei e
Cymindis cingulata.
Gianni ALLEGRO
Istituto di Sperimentazione per la Pioppicoltura,
C.P. 116, I-15033 Casale Monferrato (AL), Italia
e-mail: [email protected]
Manuela CERSOSIMO
via Cornapò 147, I-14037 Portacomaro (AT), Italia
e-mail: [email protected]
143
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