Prima parte Contact Tracing ITA
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Prima parte Contact Tracing ITA
CONTACT TRACING & PARTNER NOTIFICATION A cura di: ELISABETTA SIMEONI GIOVANNI SERPELLONI 1 CONTACT TRACING & PARTNER NOTIFICATION A cura di: ELISABETTA SIMEONI Sezione di Screening HIV- Sert 1- ULSS 20 Verona GIOVANNI SERPELLONI Sezione di Screening HIV- Sert 1- ULSS 20 Verona Pubblicazione “no profit” Per informazioni, richieste e distribuzione volume: dr. Giovanni Serpelloni Sezione di Screening HIV- Sert 1 ULSS 20- Verona- Italia Tel.045-8622235; fax 045-8622239 La responsabilità dei dati scientifici e del contenuto degli articoli è dei singoli autori. Neither the European Commission nor any person acting on its behalf is liable for any use made of following information “PROGRAMME OF COMMUNITY ACTION OF THE PREVENTION OF AIDS AND CERTAIN OTHER COMMUNICABLE DISEASE” Agreement No. SOC 97 20087705F02 (97CVVF2-024-0) HIV INFECTION, CONTACT TRACING AND PARTNER NOTIFICATION: DEVELOPMENT OF A NEW MODEL WHICH WOULD ADAPT TO THE EUROPEAN REALITY Editing: Filippo Lelli 2 Dubium sapientae initium Cartesio 3 AUTORI Adams Michael American Civil Liberties Union – AIDS Project Carli Lorenza Psicologa- Psicoterapeuta- Vicenza Crestoni Lorenza Sezione di Screening HIV- SerT 1- ULSS 20-Verona Fenton Kevin Department of Sexually Transmitted Disease- Royal Free and University College Medical School, University College London Ferro Nuno Liga Portuoghesa Contra A-Sida- Lisboa Holtgrave David R Division of HIV/AIDS Prevention, Center For Disease Control and Prevention Atlanta Nicolas Marie France Centre d’Etudes Jurisidiques Comparées, Università Paris X- Nanterre Peterman Thomas A. Division of HIV/AIDS Prevention, Center For Disease Control and Prevention Atlanta Rossi Annalisa Sezione di Screening HIV- SerT 1- ULSS 20 Verona Saavedra Barabara American Civil Liberties Union of Northern California Serpelloni Giovanni Sezione di Screening HIV- SerT 1- ULSS 20 Verona Sherr Avrom Institute of Advanced Legal Studies- University of London Sherr Lorraine Royal Free Hospital and University College London Schools of Medicine, London Simeoni Elisabetta Sezione di Screening HIV- Sert 1- ULSS 20-Verona Varghese Beena Division of HIV/AIDS Prevention, Center For Disease Control and Prevention Atlanta COLLABORATORI E REVISORI TECNICI Bergenstrom Anne Bosco Oliviero Cooper Elizabeth Cruciani Mario Lelli Filippo Marina Malena Spiniello Marco Starace Fabrizio UNAIDS – Ginevra Sezione di Screening HIV-Sert 1- ULSS 20- Verona School of Law – Fordham University – New York – USA Divisione Clinicizzata di Malattie infettive- Az. Ospedaliera ULSS 20 Verona Sezione di Screening HIV- Sert 1- ULSS 20-Verona Sezione di Screening HIV- Sert 1- ULSS 20-Verona Centro Operativo AIDS – Ministero della Sanità - Roma Istituto di Psichiatria – Università di Napoli SUN Traduttori Dall’italiano all’inglese: William George Dall’inglese all’italiano: Bonani Cristina RINGRAZIAMENTI Si ringraziano le organizzazioni che hanno acconsentito a pubblicare i loro contributi in questa pubblicazione (Center for Disesase Control,Organizzazione Mondiale Sanità, American Civil Liberties Union). Si inoltre ringraziano Alison Kazka, Michael Adams, Beena Varghese, Dina Zeegest Paget. Un particolare ringraziamento al dott. Sergio Luzi per aver reso possibile e supportato questo progetto. 4 CONTACT TRACING & PARTNER NOTIFICATION Indice Premessa Giovanni Serpelloni 1. PARTE GENERALE : I LAVORI SVOLTI DAL GRUPPO DI STUDIO EUROPEO Linee di indirizzo sulle procedure di Contact Tracing e Partner Notification Giovanni Serpelloni, Lorraine Sherr, Avrom Sherr, Marie France Nicolas, Nuno Ferro, Elisabetta Simeoni • • • • • • • • • • • • • Introduzione Obiettivi del documento Alcune definizioni preliminari Avvertenze e precauzioni Il razionale del Contact Tracing e della Partner Notification Principi di base per l’attivazione del CT-PN Fattibilità e prospettive Vantaggi e svantaggi nell’attivare le procedure di CT-PN Obiettivi di prevenzione e fasi epidemiche La valutazione di qualità Il personale addetto Allegati Bibliografia Analisi delle procedure di Contact Tracing e Partner Notification. Possibili problemi, requisiti di qualità e possibili soluzioni Giovanni Serpelloni, Elisabetta Simeoni, Lorenza Crestoni, in collaborazione con il gruppo di Studio Europeo • • • • • • Introduzione Algoritmo procedurale Fasi principali delle procedure Analisi preliminare per la costruzione del Modello Raccomandazioni finali Allegato 2. PARTE SPECIALE: ALCUNI CONTRIBUTI Contact Tracing e Partner Notification: un’esperienza italiana. Il modello utilizzato dalla Sezione di Screening HIV Giovanni Serpelloni, Elisabetta Simeoni, Lorenza Carli, Annalisa Rossi • • • • • • • • • Introduzione Obiettivi Definizioni di Contact Tracing e Partner Notification Metodologia Metodi di Contact Tracing e Partner Notification Risultati Commenti Conclusioni Bibliografia 5 Partner notification per l'infezione da HIV. Panoramica generale ed esperienze in Inghilterra Kevin Fenton • • • • • • • • • • • • Sommario L’epidemia da HIV nel Regno Unito Partner Notification: il Razionale Quadro legislativo in Inghilterra Struttura: Partner notification per HIV in Inghilterrra Processo: Partner notification per HIV in Inghilterra Modello attuale di PN per HIV in Inghilterra e Galles Risultati: Partner Notification per HIV nel Regno Unito Aspetti Etici Aspetti Pratici Conclusioni Bibliografia Denuncia dei casi, partner notification e comunicazione della sieropositività per HIV e/o AIDS. Implicazioni sulla salute pubblica e sui diritti umani (Giugno 1999. Ginevra) Programma congiunto delle Nazioni Unite sull'AIDS. Organizzazione Mondiale della Sanità. • • • Sezione I: Denuncia dei casi di infezione da HIV e/o di AIDS Sezione II: partner notification e notifica alla famiglia, amici e operatori sanitari Definizioni Costo-Efficacia del counselling associato al test e della Partner Notification: analisi decisionale Beena Varghese, Thomas A. Peterman, David R.Holtgrave • • • • • • • • Sommario Introduzione Metodi Stima delle infezioni evitate Modello di probabilità Risultati Discussione Bibliografia HIV partner notification: Perchè il metodo coercitivo non funziona Report dell’ American Civil Liberties Union • • • • • • • Sommario Introduzione La comparsa di nuove proposte per la partner notification obbligatoria in presenza di HIV La partner notification obbligatoria è un esempio di cattiva politica pubblica L’ACLU difende e promuove la partner notification volontaria Conclusioni Appendice 6 Servizi di Counseling e Referral rivolti ai partner di soggetti sieropositivi. Linee guida CDC: Division of HIV/AIDS Prevention, Center For Disease Control and Prevention Atlanta • • • • • • • • • Prefazione Partner Counseling e Referral Services nella prevenzione dell’HIV: una panoramica L’accessibilita’ del P.C.R.S. Stabilire un piano per il P.C.R.S. e fissare le priorita’ Localizzare e notificare i partner Raccogliere, analizzare ed utilizzare i dati relativi al P.C.R.S. Assicurare la qualità del servizio di P.C.R.S. Appendice A: norme programmatiche del P.C.R.S. Appendice B: glossario dei termini inerenti al P.C.R.S. 7 Premessa Questa pubblicazione, realizzata grazie ad un finanziamento della Commissione Europea, raccoglie un insieme di contributi specifici su un tema molto dibattuto: Contact Tracing e Partner Notification. La prima parte della pubblicazione è dedicata all’esposizione del lavoro messo a punto da un gruppo di esperti europei per la stesura di linee di indirizzo sulle procedure di Contact Tracing e Partner Notification e fa parte integrante del progetto finanziato dal programma comunitario “L’Europa Contra L’AIDS” “HIV Infection, Contact Tracing e Partner Notification: development a new model which would adapt to the European reality”. La seconda parte oltre a presentare alcuni lavori di riferimento risultanti dall’applicazione delle procedure, propone le indicazioni di alcune importanti organizzazioni a livello internazionale. La necessità di trattare questo tema così specifico ricco di problematiche non ancora risolte, nasce dalla esperienza quotidiana degli operatori che quotidianamente sono occupati nell’assistenza a pazienti HIV positivi e che tentano, per quanto possibile, di studiare e di mettere a punto nuove misure di prevenzione per arginare la diffusione della malattia. Esiste la necessità di tutelare i diritti individuali e nel contempo di non assumere sistemi di prevenzione nelle politiche di sanità pubblica che possono in qualche modo aprire la strada allo sviluppo di modelli culturali incentivanti forme di discriminazione o di controllo coatto della situazione virologica delle persone, ma esiste anche la necessità di incentivare forme di prevenzione più efficaci e di assistenza al paziente soprattutto nella fase di comunicazione al partner. Come conseguenza del contemperamento di questi due interessi contrapposti, la difficoltà principale che ne è derivata nella redazione di questo articolato manuale, è stata quella di mettere a punto delle indicazioni efficaci ed efficienti sia per il singolo individuo che per la collettività nel suo insieme. L’indicazione principale che deve essere rivolta al lettore è che il manuale è stato redatto come base di studio e di discussione e non vuole presentare un unico modello od un'unica soluzione a favore o contro le procedure di Contact Tracing e Partner Notification che comunque devono essere adattate ed eventualmente inserite in contesti sociali e culturali del paese dove potrebbero essere inserite . Presentiamo questa pubblicazione alla Unione Europea con un'unica certezza: esistono ancora molti dubbi sulla opportunità di utilizzare tali procedure soprattutto se all’interno del sistema sanitario pubblico, non vi è una contestuale garanzia di professionalità, di riservatezza e di rispetto dei diritti umani Giovanni Serpelloni 8 I PARTE GENERALE I LAVORI SVOLTI DAL GRUPPO DI STUDIO EUROPEO 9 LINEE DI INDIRIZZO SULLE PROCEDURE DI CONTACT TRACING E PARTNER NOTIFICATION Giovanni Serpelloni, Lorraine Sherr, Avrom Sherr, Nuno Ferro, Marie France Nicolas, Elisabetta Simeoni. In Collaborazione con : Lorenza Crestoni, Fabrizio Starace, Marco Spiniello, Elizabeth Cooper, Anne Bergenstrom, Marina Malena, Filippo Lelli, Kevin Fenton, Elizabeth Cooper INTRODUZIONE L’Unione Europea all’interno del programma “l’Europa Contro l’AIDS 1996-2000” ha finanziato un progetto “HIV Infection, Contact Tracing and Partner Notification: 1 Development of a new model which would adapt to the European Reality con durata biennale allo scopo di mettere a punto delle linee di indirizzo europee sulle procedure di Contact Tracing e Partner Notification (CT-PN). La stesura di tali linee guida è stata attuata da un gruppo di esperti con professionalità diverse (medici, psicologi, giuristi), allo scopo di analizzare nello specifico le procedure ed affrontare in maniera multidisciplinare i problemi che la loro applicazione potrebbe comportare. Al fine di non indurre una falsa aspettativa da parte del lettore, relativamente all’efficacia ed all’opportunità di applicazione delle procedure di CT-PN, va ricordato sin d’ora che tali procedure non sono da considerare l’unico strumento di prevenzione dell’infezione da HIV, ma possono e devono essere considerate una delle tante metodologie da utilizzare (counselling, test, promozione della salute sessuale, utilizzo del condom etc.), ricordando che l’approccio alla prevenzione dell’infezione da HIV deve essere globale e strutturato in maniera tale da prevedere l’utilizzazione di più metodi. Pertanto il CT-PN non può essere considerato come unica soluzione di prevenzione perché, in questo caso, sarebbe rischioso e non efficace nel controllo epidemico generale. Pur riconoscendo dei benefici a queste procedure, è utile che l’operatore e le organizzazioni intenzionate alla loro attivazione vengano quindi precocemente rese consapevoli anche dei possibili svantaggi ed effetti negativi, sia sul cliente che sui modelli socioculturali, conseguenti da un uso di queste tecniche non congruo e non controllato. Pertanto, gli stesori di questo documento non auspicano che il CT-PN divenga una prassi obbligatoria negli stati membri né la principale forma di intervento preventivo, ma si augurano invece che, prima di attivare tali procedure, si sviluppi la consapevolezza dei possibili effetti negativi, relativamente alla possibile lesione dei diritti della persona ed all’acquisizione di modelli sociali per il controllo epidemico, non accettabili in quanto particolarmente intrusivi e, se gestiti da persone poco esperte o con interessi tutt’altro che orientati al cliente, potenzialmente dannosi. 1 Agreement N.SOC 97 200877 05F02 (97CVVF2-024-0) Progetto coordinato dal dr. Giovanni Serpelloni, della Sezione di Screening HIV della ULSS 20 di Verona, a cui partecipano: prof. Avrom Sherr docente dell’Institute of Advanced Legal Studies dellíUniversità di Londra, prof.ssa Lorraine Sherr , psicologa e docente al Royal Free Hospital School of Medicine of London., prof.ssa Marie France Nicholas docente Faculté des Droits dell’Université Paris X, Nanterre – France, dr. Nuno Ferro legale della Liga Portuoguesa Contra A Sida e dr.ssa Elisabetta Simeoni Sezione di Screening HIV ULSS 20 Verona. 10 Il gruppo concorda, comunque, che è auspicabile l’introduzione di opportune forme di controllo epidemico mediante CT-PN, con il coinvolgimento volontario e diretto delle persone sieropositive e dei loro partner/contatti, con azioni tendenti all’interruzione precoce delle catene epidemiche mediante ricostruzione “a ritroso” del possibile percorso di contagio. Un’ulteriore premessa è che le procedure di CT-PN sono da considerarsi quindi fattibili ed attivabili solo se esiste alla base la necessità di espletare un forte controllo epidemiologico (alta incidenza dell’infezione in zone a bassa prevalenza) e se vi sono delle condizioni organizzative di politica sanitaria e strutturali in grado di garantire la qualità degli interventi ed il rispetto dei diritti delle persone. OBIETTIVI DEL DOCUMENTO L’obiettivo generale del documento è quello di fornire linee di indirizzo a tutte le organizzazioni che intendono attivare procedure di Contact Tracing e Partner Notification. Nello specifico si è voluto: 1. Chiarire il concetto di CT e PN. 2. Evidenziare le sue opportunità, ma anche le sue limitazioni. 3. Indirizzare ed elencare una serie di principi e di criteri per assicurare una buona pratica clinica ed il rispetto dei diritti individuali. 4. Individuare gli svantaggi ed i vantaggi dei diversi punti di vista (clienti, partner, comunità, operatori sanitari). 5. Fornire una serie di elementi di riflessione e di indirizzo per sviluppare programmi “quality oriented” adatti alle diverse realtà europee. ALCUNE DEFINIZIONI PRELIMINARI Prima di introdurre l’argomento in questione, considerando che talvolta i termini chiave sono stati da più autori considerati in modo differente, è utile dare un elenco delle principali definizioni utilizzate in questo rapporto e inerenti la materia specifica. • Index Person (Persona indice). E’ il soggetto riscontrato HIV positivo al test, dal quale si parte per ricostruire le relazioni a rischio di infezione (possibili catene epidemiche), mediante l’elencazione e l’individuazione dei suoi partner/contatti. • Contact/partner (Contatto/partner). La persona che ha avuto relazioni a rischio (rapporti sessuali penetrativi non protetti, scambi di siringa, scambi di liquidi biologici) con una persona risultata HIV positiva (persona indice). 11 • Partner Notification (PN) (Notificazione al partner). Tale termine viene usato per descrivere l’azione attraverso la quale determinati soggetti (medici, altri operatori sanitari e/o il soggetto sieropositivo) comunicano ai partner/contatti di soggetti risultati HIV positivi, informazioni relative al possibile contagio, alla necessità di sottoporsi al test HIV ed adottare, fin da subito, misure profilattiche adeguate. • Contact Tracing (CT) (Rintracciare i contatti). Il termine indica l’insieme delle azioni che gli operatori sanitari eseguono, per rintracciare e contattare sistematicamente ed attivamente tutti i soggetti (partner/contatti), segnalati dalla persona indice, che hanno avuto con lui relazioni a rischio (rapporti sessuali penetrativi non protetti, scambi di siringa, scambi di liquidi biologici). In altre parole, è quel processo che permette di risalire a ritroso per rintracciare tutte le persone (cd. contatti) con le quali una persona HIV positiva ha avuto contatti a rischio, con possibile trasmissione dell’infezione, al fine di tentare di interrompere precocemente la catena epidemica. • Partner Counselling and Referral Services (PCRS) (Servizi di supporto e counselling per partner di persone HIV positive). E’ una nuova terminologia per definire particolari servizi di Sanità Pubblica all’interno dei quali si utilizzano dei processi di management dei partner per la prevenzione dell’infezione da HIV in maniera globale. Più in particolare, il PCRS può utilizzare diversi approcci per il contatto del partner: la comunicazione di tipo “provider referral” (effettuata dall’operatore sanitario) o la comunicazione “client referral” (effettuata direttamente dal cliente HIV positivo – persona indice). Talvolta si può utilizzare un approccio intermedio come la contract referral (effettuata dall’operatore su mandato del persona indice) o la dual referral (effettuata dall’operatore insieme con il cliente). • Patient Referral (Comunicazione diretta della persona indice al contatto). Modalità di comunicazione al partner/contatto effettuata direttamente dalla persona indice, al fine di avvisare i partner della possibile esposizione all’HIV ed indirizzarli al counselling, al test ed agli altri servizi di sostegno. Questa modalità di comunicazione non è assistita direttamente dall’operatore che opera comunque un supporto esterno alla persona indice, fornendo indirizzi, consigli e la sua disponibilità ad accogliere successivamente il partner. Questa modalità di comunicazione è di solito preferita dalle persone indice per i partner con alto rapporto fiduciario (fissi attuali o passati). • Provider Referral (Comunicazione mediante operatore). La Provider Referral è la modalità di comunicazione con cui la persona indice si avvale di un operatore per la notificazione al partner. Nel caso in cui la persona indice scelga di comunicare con il supporto e la presenza dell’operatore (non conservando quindi l’anonimato) tale comunicazione viene definita Dual Referral o Assistita. Nel caso invece la persona indice non voglia svelare la 12 propria identità ai partner/contatti ma intenda ugualmente informarli del possibile rischio, la persona indice può demandare completamente all’operatore il compito di avvisare i propri partner, consegnando a lui tutti i dati necessari per identificarli e contattarli. Questa modalità viene definita Contracted Referral o Differita. La prima modalità è di solito scelta dalla persona indice per avvisare partner, attuali o passati, con alto rapporto fiduciario o per i quali non sia possibile evitare l’identificazione della persona indice da parte dei partner/contatti nel momento in cui si esegue la comunicazione. Infatti, in questi casi, spesso la persona indice preferisce compiere la comunicazione in presenza e con l’aiuto dell’operatore. La seconda modalità è normalmente scelta dalla persona indice per avvisare partner non attuali o con i quali non vi sia un rapporto fiduciario o vi sia stata un’interruzione conflittuale del rapporto o non vi siano particolari interessi affettivi. • Conditional Referral (Comunicazione con condizioni concordate). Modalità di comunicazione concordata con la persona indice in cui si stabilisce un ragionevole periodo di tempo, di solito 48-72 ore, entro il quale il paziente dovrebbe direttamente provvedere alla comunicazione al partner/contatto. Passato tale termine, l’operatore ha il consenso, e le informazioni necessarie per provvedere direttamente alla comunicazione. Questa modalità comunicativa prevede, quindi, una forma di “contratto” fiduciario tra l’operatore ed la persona indice. AVVERTENZE E PRECAUZIONI Prima di implementare linee di indirizzo per CT-PN ed attivare procedure operative, è utile ricordare e prendere in considerazione i seguenti possibili effetti negativi derivanti da una pratica clinica non consona o anche dalla semplice diffusione impropria ed involontaria di notizie relative allo stato di sieropositività di una persona. In modo sintetico questi effetti negativi potrebbero concretizzarsi in: 1. Reazioni violente da parte dei contatti nei confronti dei pazienti indice, con traumi fisici e psichici. 2. Discriminazioni sociali e stigmatizzazione delle persone sieropositive. 3. Possibile perdita del lavoro o non assunzione al lavoro. 4. Rottura della relazione di coppia con abbandono da parte del partner. 5. Schedatura con possibili discriminazioni sociali. 6. Possibile rischio suicidarlo (anche se molto raro). 7. Denuncia da parte dei contatti per possibili danni subiti (anche involontariamente). 8. Pericolosa introduzione nel costume sociale di procedure che incentivano l’acquisizione di modelli culturali di controllo e repressione nella sfera privata, attraverso una motivazione di tipo sanitario. 13 E’ necessario inoltre ricordare, alla luce di queste sintetiche considerazioni, che l’applicazione di politiche coercitive nei confronti di soggetti sieropositivi si sono dimostrate nel tempo poco efficaci nel contenere la trasmissione dell’infezione nella persona HIV positiva. Tali politiche, al contrario, hanno comportato l’allontanamento dal test di pazienti a rischio, diminuendo, quindi, la loro afferenza ai servizi di prevenzione e monitoraggio, infondendo, nel contempo, un falso senso di sicurezza negli operatori che attuano il controllo epidemico. Pertanto, si deve ribadire il principio, valido per qualsiasi paese, che qualsiasi scelta si faccia, le modalità con cui il CT-PN verrà applicato dovranno essere rispettose dei diritti dell’individuo, fortemente contestualizzate all’assetto culturale, sociale, politico del paese di appartenenza nel quale tale procedura viene adottata. Tali politiche sanitarie possono essere accettate dalla popolazione di paesi diversi in modo diseguale poiché differenti culture e tradizioni possono o meno considerare prioritaria la tutela degli interessi della comunità rispetto a quelli del singolo. Linee di indirizzo o normative? L’orientamento emergente relativamente al CT-PN è quello di strutturare linee di indirizzo di buona pratica clinica, fortemente integrate negli aspetti psicologici, medici e legali, evitando di regolamentare nello specifico le singole fasi operative mediante provvedimenti legislativi che potrebbero risultare troppo rigidi rispetto ai casi di particolare specificità che si devono disciplinare. Tali provvedimenti dovrebbero invece essere utilizzati per garantire il rispetto dei diritti della persona indice, onde evitare che tali procedure possano divenire strumenti “repressivi o di controllo” o possano essere finalizzati esclusivamente a soddisfare gli interessi di “controllo sanitario”, anche a scapito degli interessi del paziente. La legge, quindi, dovrebbe intervenire per garantire un management di qualità, in modo che le procedure vengano eseguite in maniera opportuna, con perizia ed efficienza, a garanzia di una qualità del servizio reso al cliente e controllare, nel contempo, l’idoneità dei mezzi preventivi usati, escludendo l’uso improprio da parte di enti ed organizzazioni non sanitarie e non appositamente addestrate. Vi è, pertanto, la necessità di prevenire possibili abusi od inadempienze da parte di operatori sanitari poco preparati o che agiscono in malafede e da parte di organizzazioni o enti (sanitari e non) che in qualche modo potrebbero avere un interesse a conoscere ed utilizzare le informazioni raccolte in modo confidenziale durante le procedure di CT e PN. Posizione dell’OMS e dell’UNAIDS • La denuncia dei casi, la partner notification e la rivelazione dello stato di HIV/AIDS sono procedure che vengono intraprese per molteplici motivi. Si tratta di misure non sempre definite con chiarezza e suscettibili di assumere forme diverse. Le modalità con cui esse vengono condotte dipendono dallo scopo, dal contesto sociale, dalle caratteristiche dell'individuo o del gruppo di popolazione interessato, dalle normative in vigore, incluse quelle relative alla tutela dei diritti umani, dall’organizzazione dei servizi sanitari, dalle risorse disponibili e dalla prevalenza 14 dell'HIV. Le raccomandazioni sulle politiche si baseranno sull'attenta analisi di tutti questi fattori. • In quanto organismi delle Nazioni Unite, il ruolo dell'OMS e dell'UNAIDS consiste nel consigliare gli stati in merito a politiche di pubblica sanità, che garantiscano il rispetto dei diritti umani. L'epidemia dell'AIDS ha dimostrato che l'interesse della pubblica sanità e il rispetto della dignità e dei diritti umani sono problematiche fra loro collegate. Fra esse non vi è antagonismo. Politiche e strategie efficaci devono quindi affrontarle in maniera sinergica. • L'OMS e l'UNAIDS riconoscono l'importanza delle problematiche legate alla denuncia dei casi e alla partner notification in presenza di HIV/AIDS e comprendono i timori dei governi al riguardo. A questo proposito essi stanno raccogliendo documentazione sulle leggi, le politiche e sul loro impatto, in ogni parte del mondo, al fine di fornire ai governi una base solida per la formulazione di politiche di denuncia dei casi e di partner notification che soddisfino lo scopo prefissato, possano essere attuate in condizioni di sicurezza ed efficacia e siano conformi alle normative sui diritti umani. • I governi devono innanzitutto considerare lo scopo delle leggi e delle politiche proposte. Essi devono quindi verificarne l'effettivo perseguimento e valutare l’applicabilità delle leggi e delle politiche ed il loro probabile impatto positivo e negativo sui singoli e le società. IL RAZIONALE DEL CONTACT TRACING E DELLA PARTNER NOTIFICATION Finalità ed obiettivi raggiungibili La PN deve essere considerata come una attività di sanità pubblica che ha due obiettivi principali: a) prevenire la trasmissione dell’HIV; b) ridurre la mortalità e la morbilità associate all’infezione da HIV/AIDS ed alle infezioni opportunistiche (tubercolosi, etc). La PN, quindi, mira a fornire precocemente una informazione sulla possibilità di infezione ad individui che hanno avuto contatti a rischio con persone sieropositive ed offrire loro un servizio comprendente testing, counselling ed eventuali terapie. All’interno di questa visione, il CT–PN acquista un valore sia per il singolo individuo (persona indice e/o contatto/partner), sia per la comunità nel suo complesso. Dal punto di vista epidemiologico, l’utilizzo di tali procedure trova giustificazione in quanto è altamente probabile che si possano concretamente raggiungere i seguenti obiettivi generali: 1. Ridurre il numero delle persone infettate da persone HIV positive non a conoscenza del loro stato. 15 2. Ridurre la prevalenza delle persone con infezioni asintomatiche (eleggibili per terapie antiretrovirali), non ancora in terapia per non conoscenza dello stato sierologico-clinico. 3. Ridurre la diffusione anche di altre malattie sessualmente trasmesse. 4. Far aumentare la precocità di accesso alle terapie anti-HIV con: a) aumento della sopravvivenza; b) aumento della qualità di vita; c) diminuzione della carica virale con diminuzione del grado di infettività. 5. Fornire counselling specifico per i pazienti indice ed i loro partner, diminuendo e contenendo il disagio psichico derivante dalla scoperta del loro stato sierologico in forma tardiva. 6. Prevenire il rischio di discriminazioni o di azioni legali, correlato al fatto di scoprire la positività all’HIV in ambienti o situazioni non preparate a questo evento, poco rispettose della privacy o collegate ad attività di selezione del personale per assunzioni in aziende (screening pre-assunzione). 7. Ridurre il peso della malattia, sia come costi diretti ed indiretti che come costi intangibili, nella società. A chi sono rivolte le procedure Le procedure di CT-PN sono rivolte a: 1. Tutte le persone riscontrate sieropositive che abbiano la necessità/desiderio di avvisare i loro partner/contatti della possibilità di trasmissione dell’infezione 2. Tutti i partner/contatti segnalati dalle persone riscontrate sieropositive (persone indice), con i quali vi siano stati rapporti sessuali penetrativi non protetti o scambi di siringhe. Obiettivi specifici Gli obbiettivi specifici per gli operatori che espletano la PN sono: 1. Informare i partner sessuali e di siringa di persone sieropositive, che hanno avuto significativi contatti a rischio della loro esposizione all’HIV. 2. Fornire l’informazione ai partner notificati, che saranno assistiti nella: a. Valutazione del loro rischio di acquisizione dell’HIV. b. Nella decisione informata riguardante il test HIV. c. Nell’ evitare altre esposizioni per se stessi ed i propri partner. d. Nello spiegare ed implementare pratiche di sesso sicuro e di modalità iniettive sicure . e. Nel prevenire lo sviluppo di malattie e favorire il mantenimento dello stato di salute. 3. Indicare ai partner i servizi medici, di testing e di counselling. 4. Allertare i contatti della possibile trasmissione secondaria ai loro partner ed alla loro prole. 16 CT-PN come opzione per il cliente Nel modello raccomandato dal gruppo estensore di questo documento, il CT-PN dovrebbe essere offerto come una “opzione”, messa a disposizione del cliente, che può accettare oppure non accettare. Il cliente viene supportato nell’adesione ma mantiene il potere decisionale se attivare o non attivare le procedure, sulla base della propria discrezionalità. Gli operatori devono assicurarsi che i clienti siano consapevoli del fatto che tutte le informazioni, relative all’identità dei loro partner, rivelate da loro, saranno strettamente confidenziali e conservate presso il servizio solo temporaneamente, fino cioè alla fine del CT, e quindi senza indugio distrutte. Questa modalità operativa sembrerebbe più vantaggiosa sotto quattro punti di vista: 1. Epidemiologico – in quanto, se l’adesione alle procedure di CT-PN viene percepita come una libera scelta da parte dei potenziali clienti con comportamenti a rischio (non ancora esaminati), questo non agisce come deterrente alle politiche di screening. La preoccupazione infatti di dover obbligatoriamente dare i nomi dei propri partner/contatti in caso di riscontro di sieropositività agisce come disincentivante l’afferenza al test. 2. Sociale – non introducendo modelli di controllo e repressione che potrebbero dare lo “start” a spinte emarginanti. 3. Psicologico/individuale – meno invasivo e più accettato, in quanto considerato più come aiuto per la persona che azione di igiene pubblica. 4. Legale – perché evita la promulgazione e l’adozione di norme che potrebbero rendere le procedure molto meno elastiche e quindi meno adattabili alla specificità dei singoli casi. PRINCIPI DI BASE PER L’ATTIVAZIONE DEL CT-PN Il tipo di modello che si è sviluppato segue uno schema cosiddetto “criteriale”, basato, cioè, sull’identificazione ed esplicitazione dei criteri generali di base, da applicare e rispettare al fine di costruire sistemi e procedure adattati alle realtà culturali e legislative di ogni singolo paese che garantiscano una “best practice”. A tal fine, vengono elencati qui di seguito una serie di principi, che sono stati identificati e sviluppati durante i meeting del gruppo europeo, dopo analisi dettagliata delle possibili fasi procedurali del CT-PN elaborate e dopo consultazione di linee guida di altri paesi anche non europei, come ad esempio le linee guida del CDC (HIV Partner Counselling and referral services) del dicembre 1998, le linee guida del WHO del giugno 1999 e del Gruppo di lavoro del Canadian Pubblic Health Association (CPHA), 1997. La finalità di questa sintetica elencazione è di far capire sin d’ora il tipo di modello che s’intende proporre, definendo così i criteri di base cui le singole organizzazioni (che intendono attivare programmi di CT-PN) possano ispirarsi. I successivi criteri rappresentano indicazioni pratiche che dovrebbero essere rispettate al fine di garantire una applicazione delle procedure di CT-PN qualitativamente corretta e rispettosa dei diritti delle persone. 17 1. CT-PN come parte di un più complesso sistema di prevenzione E’ indispensabile considerare fin dall’inizio come il CT-PN sia solo una delle numerose strategie di salute pubblica che si possono attivare per controllare e prevenire la diffusione dell’HIV e delle altre MST. Le altre strategie includono l’outreach e il testing/counselling mirato della popolazione a rischio, gli interventi sui comportamenti, i programmi educativi e l’accesso precoce e facilitato ai trattamenti. 2. La base scientifica (Evidence based) Le attività del CT-PN devono essere scientificamente orientate, costantemente controllate nella loro efficacia e richiedono conoscenze, abilità e preparazione specifica ed accreditata da parte dell’operatore. 3. Compresenza al CT-PN di altri servizi di sostegno e di riferimento Il CT-PN dovrebbe essere offerto all’interno di un complesso di servizi che consenta di indirizzare i partner, sessuali e di siringa, verso il servizio di counselling, di testing e di trattamento per l’HIV, ma anche ad altri servizi, quali il trattamento per le MST, la pianificazione familiare, la prevenzione della violenza, i trattamenti per la dipendenza da sostanze stupefacenti, il sostegno sociale e gli alloggi. 4. Volontarietà L’adesione al CT-PN, sia per la persona indice, sia per i suoi partner/contatti, deve necessariamente fondarsi su base volontaria. Le procedure, quindi, devono essere attivate con il consenso del paziente e con la consapevole condivisione degli obiettivi e delle modalità operative da parte dello stesso. Va prevista inoltre la possibilità, da parte della persona indice, di revocare il consenso all’attivazione del CT–PN. 5. Confidenzialità Ogni singola fase del CT-PN deve essere riservata e tutelata dal segreto professionale. Tutta la documentazione relativa allo svolgimento delle procedure dovrà essere elaborata in modo da non consentire in alcun modo la schedatura o la creazione di archivi nominativi, in grado di permettere l’identificazione del paziente, dando quindi origine a possibili discriminazioni o azioni emarginanti anche nei confronti dei partner/contatti. 6. Anonimato Tutti i soggetti (pazienti indice e contatti/partner), al momento dell’accesso alla struttura e dell’esecuzione del test HIV, hanno il diritto di ottenere l’anonimato, ovvero la possibilità di non rivelare la propria identità. Inoltre, è obbligatorio per l’operatore sanitario cancellare eventuali dati anagrafici dei contatti/partner a lui riferiti durante le azioni preliminari di CT-PN. 18 7. Gratuità Le procedure di CT-PN, l’esecuzione di test HIV ed il servizio di counselling, devono essere facilmente accessibili ed in forma completamente gratuita. 8. Procedure culturalmente adatte Le procedure di CT-PN devono essere offerte senza pregiudizi, in maniera appropriata, sensibile e culturalmente adeguate alla persona cui si rivolgono. La presenza di etnie diverse nei vari paesi (sia autoctone che di immigrazione) dovrà essere attentamente valutata dall’operatore e trattata con soluzioni procedurali rispettose anche delle singole tradizioni e culture originarie. 9. Il counselling centrato sul cliente E’ indispensabile prevedere di fornire un counselling che sia centrato sui soggetti sieropositivi e sui loro partner in quanto questo può ridurre i rischi legati al comportamento nell’acquisizione e nella trasmissione dell’infezione da HIV. 10. L’informativa sul CT-PN eseguita prima del test HIV E’ indispensabile che il cliente, che si appresta ad eseguire un test HIV, venga informato, prima dell’esecuzione, della possibilità di usufruire delle procedure di CT-PN e quindi di poterne fruire in modo libero e volontario. Contestualmente l’operatore dovrà elencare sia i possibili vantaggi sia i possibili effetti negativi derivanti dall’attivazione di tali procedure, in modo da dare un congruo tempo di riflessione al cliente sull’opportunità di richiederle. 11. La comunicazione al partner agevolata e su libera scelta La PN può avvenire attraverso diverse modalità, scelte esclusivamente dalla persona indice, al fine di agevolarla ed aiutarla nel difficile compito di informare i partner/contatti. L’operatore offrirà quindi la sua collaborazione sia per comunicare insieme con il paziente al partner/contatto il suo stato sierologico, sia per comunicare direttamente (senza il paziente, ma con il suo consenso) la situazione al partner. Il paziente potrà anche scegliere di provvedere personalmente, senza l’aiuto ed il controllo dell’operatore, ad informare i partner/contatti, o di non informarli, assumendosene in pieno le responsabilità morali e giuridiche. In quest’ultimo caso, l’operatore dovrà prodigarsi con una intensa attività di counselling (non coercitiva), al fine di far riflettere il paziente sulla scelta migliore da farsi. 12. L’offerta permanente e non selettiva di CT-PN Il CT-PN dovrebbe venire sempre offerto indistintamente a tutte le persone HIV positive ed ogni qualvolta si riscontri un nuovo soggetto sieropositivo. Tale servizio deve essere erogato mediante counselling specifico e contemporanea offerta (se 19 necessaria) di terapia. Nel caso in cui nuovi partner vengano esposti in futuro, il CTPN dovrebbe essere riproposto ancora. I soggetti sieropositivi dovrebbero essere messi nella condizione di accedere al CT-PN ogni volta venga a crearsi la necessità. 13. Il counselling ed il sostegno per i soggetti che scelgono di notificare direttamente ai loro partner E’ necessario garantire counselling e sostegno psicologico a tutti i soggetti che scelgono di notificare direttamente ai loro partner il rischio corso. Le procedure di CTPN possono aiutare a raggiungere più partner e le attività di counselling e di sostegno psicologico possono minimizzare le conseguenze non volute della notificazione. L’assistenza ai clienti nel decidere se, come, a chi, dove e quando rivelare il loro stato di infezione, può aiutare tali persone ad evitare casi di stigmatizzazione, discriminazione ed altri potenziali effetti negativi, la cui evenienza è bene tener sempre presente. Lavorare assieme ad un paziente, per riflettere bene sul significato della notifica al partner, e creare un piano specifico, al fine di assicurare il successo della notificazione, è un compito essenziale che spetta all’operatore. 14. La non conservazione dei dati di CT dopo l’effettuazione delle procedure Tutti i dati riferibili all’identità del partner/contatto (riferiti dalla persona indice) e della persona indice stessa, dovranno essere conservati solo temporaneamente e con opportune forme di archiviazione protetta, con possibilità di accesso riservata esclusivamente al medico od all’operatore specializzato che, materialmente, ha ottenuto il mandato dalla persona indice. L’uso di tali dati deve essere tassativamente finalizzato alle azioni di CT-PN. La CT-PN dovrà essere condotta tempestivamente e precocemente. Al termine dell’attività, i dati identificativi dei partner/contatti dovranno essere distrutti. Occorre premettere che la decisione se attivare o meno le procedure di CT–PN, può essere influenzata anche dalla reale possibilità di identificare e raggiungere i partner/contatti. In altre parole, se il contatto/partner é raggiungibile ed informabile si potrà iniziare la procedura con la raccolta dei nominativi ma, se non vi é possibilità di reperimento, non si dovrà neppure iniziare la raccolta dei dati, evitando così stesure di liste nomina tive ed archivi che potrebbero essere utilizzati in modo incongruo. 15. Precocità dell’accesso alla diagnosi ed ai trattamenti per i partner/contatti I partner sessuali e/o di siringa potrebbero essere già sieropositivi, ma potrebbero anche non essere al corrente del rischio corso o negare di averlo corso. A tali soggetti è possibile offrire assistenza attraverso il CT-PN, rendendoli precocemente edotti del loro stato (in caso di non conoscenza dell’infezione) ed ottenendo così una diagnosi precoce e, se necessario, un precoce trattamento per l’infezione da HIV e per le infezioni opportunistiche correlate. Il CT-PN si pone, quindi, anche come intervento di prevenzione primaria nei confronti dei partner non sieropositivi e di prevenzione secondaria per i partner sieropositivi. 20 16. L’aumentata efficacia delle nuove terapie e l’importanza di una diagnosi precoce Con l’avvento delle nuove terapie combinate e della loro buona efficacia, acquista ancora più importanza la precocità della diagnosi, soprattutto delle persone sieropositive non consapevoli del loro stato, in quanto è ormai provato un aumento sia del tempo di sopravvivenza che della qualità della vita se dette terapie vengono utilizzate precocemente. Questa opzione deve quindi poter essere offerta a tutti coloro che ne hanno diritto ( partner/contatti delle persone sieropositive), oltre al fatto che tali persone potrebbero gradire la diagnosi precoce anche per evitare il contagio a loro volta di altre persone. 17. L’accreditamento e la valutazione continua di qualità delle procedure di CT-PN Al fine di garantire una buona qualità delle prestazioni, tutti i servizi eroganti CT e PN dovranno essere accreditati ex-ante da un ente superiore, in grado di selezionare esclusivamente organizzazioni capaci di assicurare permanentemente i principi qui elencati. Inoltre i responsabili dei programmi di CT-PN devono costantemente raccogliere i dati sui servizi erogati ed utilizzarli per valutare e migliorare l’efficienza, l’efficacia, l’economicità e la qualità dei programmi stessi. Nel fare ciò, dovrà essere costantemente valutata anche la soddisfazione del cliente (persona indice e contatti /partner), soprattutto relativamente al grado di mantenimento della privacy e dei trattamenti ricevuti. Il livello di soddisfazione del cliente sarà utilizzato come criterio per la riconferma dell’accreditamento. FATTIBILITÀ E PROSPETTIVE Premesse La prevenzione della trasmissione dell’HIV é un elemento fondamentale per il controllo epidemico, ed assume rilevanza soprattutto per le persone riscontrate HIV positive nei confronti dei loro partner. Come qualsiasi altra malattia infettiva, trasmessa sessualmente, verticalmente ed attraverso liquidi corporei, il problema della comunicazione al partner e della valutazione dl suo stato sierologico risulta centrale. Molto spesso, la discussione con il paziente fa emergere i suoi partner attuali, ma il vero problema della PN é spesso collegato a situazioni di ex partner o partner sconosciuti. Le tematiche coinvolte sono complesse, in quanto riguardano problemi quali il bisogno di riservatezza dei partner, i diritti ed i bisogni di protezione sanitaria dei potenziali pazienti che si sono esposti e la salute pubblica generale. Alcuni centri hanno adottato severi protocolli di PN mentre altri hanno usato un sistema più informale con i partner stabili (dando la notizia del rischio corso solo a partner fissi). All’interno dell’Europa diversi paesi ed all’interno di ciascun paese diversi centri, hanno adottato una varietà di approcci tali da rendere difficoltosa un’analisi comparativa delle singole realtà. 21 Nell’attivare procedure di CT e PN fattibili e congrue, sono da tenere in considerazione alcuni fattori quali: la disponibilità di cure sanitarie in genere, di cure specifiche per l’HIV, di test per il rilevamento dell’HIV, la natura di fondo dell’infezione all’interno della popolazione, i dati epidemiologici relativi ad aree diverse, i fattori di rischio ed i gruppi di soggetti più a rischio cui rivolgersi, la protezione legale, i provvedimenti giuridici ed i collegamenti associati con il sistema sanitario, lo stadio dell’epidemia e la possibilità di aggiornare le cure ed i trattamenti. I tecnici che saranno chiamati a predisporre le linee di indirizzo per ogni singolo paese dovranno, inoltre, considerare che, nel predisporre linee di indirizzo, risulta necessario prevedere che procedure di questo tipo possono risentire molto degli orientamenti politici del Governo che commissiona tali linee e quindi, inevitabilmente, anche del possibile cambio nel tempo di tali orientamenti che potrebbero derivare con l’avvento di un nuovo governo diversamente orientato e di come quindi le procedure di CT-PN da “strumento di prevenzione“ potrebbero essere utilizzate come “strumento di controllo” se non addirittura di discriminazione. Va infatti considerata l’eventualità che, se in un primo momento il Governo poteva essere garantista, potrebbe successivamente cambiare orientamento ed adottare modelli più repressivi e meno tutelanti i diritti delle singole persone. A questo proposito risulta quindi indispensabile considerare questo aspetto di dinamica temporale, nella progettazione di sistemi che garantiscano, anche nel futuro, il rispetto dei diritti del singolo. Nel fare questo è necessario, inoltre, ricordare che sussiste la necessità di prevedere un processo di “normalizzazione” dei percorsi preventivi ed assistenziali per l’infezione da HIV, considerando però che attualmente gli standard di riservatezza e di rispetto dei diritti delle persone con malattie infettive non sono particolarmente elevati e quindi poco adatti per la realtà HIV. Pertanto, se da una parte vi é la necessità di non rendere eccezionale e superspecialistico tutto ciò che è collegato all’HIV, dall’altra vi è, però, la necessità di adottare, per tutte le malattie sessualmente trasmesse, modelli di management più rispettosi dei diritti delle persone e soprattutto della loro privacy. Alla luce di queste considerazioni, risulta evidente come la scelta migliore sia quella di orientarsi ad individuare linee di indirizzo per ogni singolo paese, orientate soprattutto ad una “best practice” nel campo della prevenzione della trasmissione dell’HIV mediante l’utilizzo del CT-PN. I tempi delle procedure di CT-PN Per rendere più efficaci e corrette le azioni, le procedure di CT e PN dovranno prevedere il rispetto di alcuni tempi e passaggi che sinteticamente vengono riportati in seguito. 1. L’offerta di CT e PN deve essere precoce e suggerita prima di eseguire il prelievo. 2. Il paziente deve scegliere il tipo di procedura che intenderà seguire (patient referral, provider referral e conditional referral). 3. Nella comunicazione assistita ed in quella condizionata, la lista dei partner deve essere raccolta il prima possibile, dopo la rilevazione di sieropositività. 22 4. La sequenza dei partner da avvisare deve essere concordata con la persona indice, dando priorità ai partner con comportamenti a più alto rischio e quindi con maggiori possibilità di trasmettere l’infezione a terzi. 5. Una volta in possesso della lista dei partner, l’operatore deve agire tempestivamente, senza ritardi. 6. La conclusione delle procedure di CT-PN deve avvenire nel minor tempo possibile, con stralcio immediato del nominativo di ogni singolo partner che viene avvisato, dalla lista generale. 7. La cessazione definitiva delle procedure, con distruzione delle liste residue, deve avvenire anche se alcuni partner non sono e non potranno mai essere avvisati. Alcune controindicazioni generali all’applicazione delle procedure Le procedure di CT-PN risultano controindicate se il sistema sanitario di base non possiede determinate caratteristiche, che possono garantire la qualità delle prestazioni erogate. I principali criteri che controindicano l’attivazione di un sistema di CT-PN nel contesto socio-sanitario del paese membro possono essere così riassunti: PRINCIPALI CONTROINDICAZIONI 1 Non esistenza di un sistema sanitario pubblico 2 Esistenza di sanzioni legali per la persona indice, che ha aderito volontariamente alle procedure di CT-PN, in caso di riscontro di sieropositività del contatto (anche in caso di trasmissione involontaria) 3 Assenza di condizioni in grado di garantire la privacy e la confidenzialità 4 Assenza di personale opportunamente formato 5 Esecuzione del test e delle procedure in assenza di counselling e non in anonimato 6 Assenza di supporto psicologico per i pazienti indice ed i contatti 7 Assenza di possibilità di accesso alle terapie, in caso di sieropositività 8 Sanzioni generali o coercizione CT e PN e l’accesso alle cure In molti paesi membri dell’Unione Europea, l’accesso alle cure risulta difficoltoso e non sempre possibile per le persone HIV positive. E’ chiaro che, in un contesto di questo tipo, le procedure di CT-PN, che hanno tra gli obbiettivi principali proprio il rendere precoce l’accesso alle cure, perdono molto del loro significato, soprattutto per gli interessi diretti del paziente e della sua salute, mentre resta valido lo scopo preventivo, particolarmente importante dal punto di vista della tutela della salute collettiva. 23 In quest’ottica, ritenendo indispensabile che la persona indice riceva un beneficio diretto dall’attivazione delle procedure di CT-PN, anche in termini di terapia, l’accesso alle cure dovrebbe essere garantito a tutti coloro che vengono coinvolti nel CT-PN. VANTAGGI E SVANTAGGI NELL’ATTIVARE PROCEDURE DI CT – PN Qualsiasi organizzazione, prima di valutare l’opportunità di attivare procedure di CTPN, è indispensabile che prenda in considerazione vari punti di vista, ed in particolare valuti la prospettiva dei soggetti direttamente coinvolti (la persona indice, i partner/contatti) e dei soggetti coinvolti in modo indiretto, quali il personale sanitario e la popolazione generale. Prima di attivare procedure di CT–PN è indispensabile che gli operatori addetti valutino attentamente vantaggi ed effetti positivi, ma anche i possibili svantaggi e gli effetti negativi che l’adozione di tali procedure comporta. Le tabelle successive riportano, in sintesi, vantaggi e svantaggi per i quattro attori coinvolti in questi processi: la persona indice, i suoi contatti/partner, gli operatori e la comunità nel suo complesso. PERSONA INDICE VANTAGGI SVANTAGGI 1. Counselling 1. Abbandono del partner 2. Supporto psicologico per l’informativa 2. Reazioni violente dei contatti ai partner 3. Maggiori risultati nel cambio dei comportamenti 3. Possibile schedatura con discriminazioni sociali 4. Intrusione e perdita della privacy 5. Essere incolpati dell’infezione perchè primi ad essere testati CONTATTI VANTAGGI SVANTAGGI 1. Precocità della diagnosi con 1. Disagio psicologico derivante diminuzione della possibilità di “dall’intrusione” nella vita privata e dalla trasmissione dell’infezione (se comunicazione della possibile infezione presenza di infezione) 2. Precocità della diagnosi con 2. Possibile rischio suicidario come reazione diminuzione della possibilità di alla comunicazione del rischio corso acquisizione dell’infezione (se (estremamente raro) contatto HIV negativo con comportamenti a rischio) 3. Precocità dell’accesso alle cure, con 3. Intrusione nella privacy con possibile aumento della sopravvivenza e della diffusione impropria di notizie riservate qualità di vita (Improved prognosis) 4. Counselling e supporto psicologico 4. Possibile schedatura con discriminazioni sociali 5. Maggiore risultati nel cambio dei comportamenti 5. Violenze domestiche 24 OPERATORI VANTAGGI SVANTAGGI 1. Adempimento ad obblighi di legge (nei paesi dove esistono tali obblighi ed in relazione alla legislazione vigente) 1. Disagio psicologico per l’operatore nel condurre le procedure (soprattutto per quanto riguarda il primo contatto con il partner) 2. Reazioni violente dei contatti 2. Acquisizione di comportamenti standardizzati ed ottimizzati (se esistenza di linee guida), con conseguente miglioramento della condizione lavorativa (riduzione del tasso di errore, di improvvisazione) e miglioramento della qualità del servizio reso 3. Possibile denuncia, da parte dei contatti, per la violazione della privacy. Eventuali conseguenze negative che potrebbero derivare da procedure mal condotte o poco controllate 4. Violazione del rapporto fiduciario con perdita della relazione terapeutica COMUNITA’ VANTAGGI SVANTAGGI 1. Interruzione catene epidemiche 1. Introduzione di procedure che possono incentivare l’acquisizione di modelli culturali di controllo e repressione nella sfera privata 2. Riduzione dei casi di malattia 2. Intrusione dello stato nei diritti individuali 3. Riduzione della diffusione di infezioni 3. Aumento dei costi generali per le procedure di CT e PN e per le terapie opportunistiche (es. tubercolosi) antiretrovirali, dei contatti HIV positivi 4. Aumento del numero di persone che adottano norme preventive 5. Aumento di informazioni preventive 6. Diminuzione dei costi sanitari generali Esaminando tali svantaggi e vantaggi ed applicandoli alle procedure, possiamo inoltre affermare che la PN: • Patient Referral è poco costosa, richiede poco personale, coinvolge la persona indice ed è generalmente la più accettata dai pazienti indice. Tuttavia non permette di monitorare e valutare i risultati, comporta la perdita dell’anonimato e richiede delle capacità interpersonali che molte persone indice non possiedono. 25 • • Provider Referral: mantiene l’anonimato della persona indice ed è facile da monitorare e valutare. D’altro canto è più costosa, richiede più personale e può pregiudicare i rapporti tra l’operatore sanitario e la persona indice. Conditional Referral, in questo contesto, è una via intermedia in termini di costi, personale ed abilità di monitoraggio e valutazione, ma ha successo unicamente con persone indice responsabili e partecipi e può ritardare la notificazione OBIETTIVI DI PREVENZIONE E FASI EPIDEMICHE Gli obiettivi di prevenzione che si vogliono raggiungere mediante il CT e la PN sono di due tipi: I. II. Prevenzione primaria - nel momento in cui ci si propone di evitare soprattutto la comparsa di nuove infezioni di persone ignare di essere ad alto rischio in quanto partner di pazienti risultati HIV positivi; Prevenzione secondaria - nel momento in cui ci si propone di fornire una diagnosi precoce alle persone HIV positive non ancora a conoscenza del proprio stato, fornendo, di conseguenza, anche un precoce accesso alle terapie ed evitando, quindi (per quanto possibile), che il paziente scopra tardivamente di essere sieropositivo, nel momento cioè in cui l’infezione diventa sintomatica. Risulta evidente che, perseguendo questi due obiettivi, è possibile anche tutelare l’interesse della comunità nel suo insieme. Infatti, nell’operare scelte di politica sanitaria come ad esempio la PN “obbligatoria”, bisognerebbe valutare non solo l’impatto emotivo che tale scelta avrebbe nel tranquillizzare le ansie e nel dare un falso senso di sicurezza sul controllo dell’epidemia in chi propone tale politica, ma, soprattutto, quali conseguenze tale scelta potrebbe avere sull’accesso al test HIV. E’ noto, infatti, che le politiche sanitarie che utilizzano l’obbligatorietà o modelli coattivi, hanno come conseguenza l’allontanamento dei pazienti dalle strutture, riducendo quindi l’accesso al test e diminuendo, a conti fatti, la probabilità di un reale e più ampio controllo dell’epidemia. Inoltre il valore delle azioni di CT e PN varia a seconda della fase epidemica. Nella fase di espansione epidemica iniziale, dove normalmente si ritrovano bassa prevalenza ed alta incidenza, la finalità prevalente delle procedure di CT e PN sarà di prevenzione primaria, tesa cioè ad evitare nuove infezioni. Questa situazione risulta importante soprattutto nei paesi dell’est, dove è da prevedere nei prossimi anni un probabile aumento della diffusione dell’infezione da HIV, collegata alla esponenziale diffusione dell’uso di droghe per via endovenosa. Nella fase endemica dell’infezione, dove cioè si ritrovano normalmente alta prevalenza e bassa incidenza, la finalità prevalente sarà invece di prevenzione secondaria, tesa cioè ad assicurare un accesso precoce alle cure ed alle profilassi delle infezioni opportunistiche di pazienti HIV positivi ignari. 26 Nella definizione dei modelli, risulta evidente che essi avranno conformazioni diverse a seconda che vengano costruiti sulla base degli interessi prevalenti del medico, del cliente o addirittura della comunità. Inoltre, sarà compito dell’operatore sanitario quello di dare una descrizione obiettiva al cliente/paziente degli svantaggi e vantaggi collegati alle procedure di CT e PN. LA VALUTAZIONE DI QUALITÀ Un’altra considerazione va fatta sulla necessità di procedere ad una valutazione costante di qualità delle azioni di CT e PN, osservando contemporaneamente quattro principali aspetti per stabilire la validità di una procedura e cioè: 1. 2. 3. 4. L’efficacia in termini di: a) impatto sull’epidemia mediante la capacità di ridurre l’incidenza; b) grado di salute aggiunta e di patologia evitata per singolo individuo, conseguentemente alle azioni di CT e PN ed anche tramite la valutazione comparata con altri metodi preventivi. I costi in relazione ai benefici (diretti, indiretti ed intangibili) e quindi il grado di risparmio economico generabile dall’attivazione delle procedure. L’utilità, per la persona indice ed i contatti, espressa sia in termini di tempo (aumento del tempo di sopravvivenza) che della qualità di vita. La soddisfazione del cliente (customer satisfaction). La valutazione dei “costi”, derivanti dall’attivazione delle procedure di CT e PN, dovrà prevedere non solo i costi finanziari ma anche quelli emotivi (costi intangibili quali il dolore, il disagio, la sofferenza) e quelli derivanti dal fatto di inserire degli elementi deterrenti, in grado di ridurre l’accesso spontaneo al test da parte di persone con comportamento a rischio/ HIV positive. Infatti è noto che attuare politiche di screening e CT–PN su base non volontaria fa diminuire la possibilità di controllo epidemico e quindi, proiettata nel futuro, fa aumentare i costi dell’assistenza derivante da scarso controllo epidemico ed in ultima analisi, l’aumento dell’incidenza dell’infezione. Quality- minimun standards Per l’esecuzione delle procedure di CT e PN sarà necessario assicurare un sistema che fissi i requisiti minimi per il funzionamento (accreditamento), che garantiscano la qualità costante dei processi utilizzati, l’idoneità delle strutture di accoglienza e testing, la qualificazione e la specializzazione del personale, fissando precisi ed espliciti criteri, indicatori e standard a cui gli operatori e le varie strutture si dovranno attenere per poter esercitare le procedure di CT e PN in maniera ottimale. I fondamentali principi, sulla base dei quali dovranno essere identificati dalle varie organizzazioni criteri, indicatori e standard di qualità, che costituiranno i requisiti minimi per il funzionamento e/o per l’accreditamento, sono quelli riportati nella tabella successiva: 27 PRINCIPI PER IL SISTEMA DI ACCREDITAMENTO delle organizzazioni deputate al CT-PN 1 Organizzazione appartenente al Sistema Sanitario Pubblico 2 Adesione volontaria ed assenza di coercizione (anche indiretta) 3 Garanzia di: Confidenzialità – Riservatezza – Anonimato, nelle procedure operative 4 Offerta permanente del CT-PN e come “opzione” per il cliente 5 Contemporanea offerta di Testing e Counselling, supporto psicologico e terapia anti-HIV (se necessaria) 6 Contemporanea tutela dei diritti del persona indice e dei contatti 7 Presenza di un sistema permanente di valutazione dell’outcome*, e di valutazione e controllo dei costi 8 Non conservazione dei dati anagrafici dopo le operazioni di CT 9 Presenza di procedure formali, standardizzate e quality controlled 10 Formazione obbligatoria e permanente per gli operatori * L’outcome viene misurato sia come diminuzione dell’incidenza di nuovi casi di infezione (grado di patologia evitata), sia come diminuzione del ritardo di diagnosi di infezione da HIV, sia come buona soddisfazione del cliente. Altri indicatori che possono essere utilizzati per valutare l’outcome, da un punto di vista epidemiologico, possono essere: INDICATORE CONTACT INDEX EFFECTIVE CONTACT INDEX EPIDEMIOLOGICAL INDEX COSTUMER SATISFACTION DEFINIZIONE Numero di partner/contatti segnalati dalla persona indice Numero di partner/contatti realmente contattati e notificati per persona indice Numero di nuove diagnosi di persone HIV positive per persona indice Accettabilità e soddisfazione delle procedure da parte dei clienti (persona indice e contatti) 28 N.ptn segnalati / persona indice N.ptn contattati / persona indice N. min. pos. / persona indice La Customer Satisfaction Le procedure di CT e PN devono essere sottoposte a valutazione costante del controllo di qualità, al fine di assicurare un servizio con buoni livelli prestazionali e soddisfacente per il cliente. Quest’ultimo può avere due connotazioni: la persona indice e il contatto. Entrambi possono essere considerati clienti del sistema sanitario, anche se il primo lo è per scelta mentre il secondo lo è in conseguenza di una ricerca attiva da parte degli operatori del SSN sanitari. Con il termine customer satisfaction si deve intendere la soddisfazione del cliente (ed in quanto tale soggettiva), derivante dal trattamento avuto. In altre parole, possiamo definirla come il grado di soddisfazione derivante dal confronto tra i risultati attesi (aspettative) e i risultati osservati (percepiti). Una vecchia esplicativa definizione del Pendleton del 1983, definiva la soddisfazione del cliente come una reazione dell’utente al contesto, al processo ed al risultato della sua esperienza con l’organizzazione (nel suo complesso) erogante il servizio. Si evince quindi che la soddisfazione come tale è una percezione soggettiva e scaturisce dalla comparazione del cliente con propri valori (ciò che il cliente ritiene importante ricevere – LinderPalz 1982) e le proprie aspettative (ciò che il cliente immaginava e desiderava ricevere). La soddisfazione del cliente è da ritenere quindi un indicatore di qualità ed il suo rilevamento costante deve ritenersi un prerequisito fondamentale per l’attivazione di eventuali interventi. 29 Le aree più importanti su cui rilevare la soddisfazione del cliente (persona indice) sono: Persona Indice 1. L’ambiente ed i luoghi di accoglienza (riservatezza, comfort, adeguatezza alla situazione) 2. Gradimento delle modalità attraverso le quali sono state proposte dallo staff le procedure di CT e PN 3. Informazioni ricevute (comprensibilità, utilità, completezza) prima dell’attivazione del CT-PN su: 4. 5. q Modalità di conduzione delle procedure q Possibili effetti negativi q Possibili effetti positivi Grado di coerenza percepito tra le dichiarazioni verbali dello staff sulle modalità di svolgimento delle procedure e sulle garanzie di riservatezza, prima dell’applicazione delle procedure di CT e PN, ed il comportamento reale mantenuto durante la conduzione delle procedure. (Coerenza tra la dichiarazione ex-ante degli intenti dallo staff e quanto poi invece realmente Completezza e chiarezza delle risposte ricevute dagli operatori alle sue domande 6. Reale soddisfazione dei bisogni individuali esplicitati dalla persona indice tramite il trattamento ricevuto 7. Presenza ed utilità percepita del supporto psicologico ricevuto, prima e durante le procedure 8. Modalità di contatto e comunicazione utilizzate dallo staff nei confronti dei partner/contatti 9. Comportamento degli operatori: q Cortesia q Riservatezza 10. Efficacia finale percepita dal paziente dell’intervento, relativamente al numero di partner avvisati (bilancio personale “costi/benefici”) 11. Soddisfazione globale: q Punteggio globale sul trattamento ricevuto q Possibilità di raccomandare a terzi di usufruire del servizio di CT e PN ricevuto (amici nelle stesse condizioni) q Suggerimenti per migliorare il servizio NOTA 1 I questionari con cui vengono raccolte queste informazioni devono essere anonimi e non permettere l’identificazione del cliente. Al fine di garantire l’oggettività del giudizio risulta importante anche che chi valuta le procedure non sia lo stesso personale che le applica. NOTA 2 Al fine di valutare la soddisfazione del cliente nel breve termine (effetti immediati del CT-PN) e nel lungo termine (effetti tardivi derivanti soprattutto dalle possibili reazioni dei contatti), dovrà essere valutata in due tempi successivi: • nel breve termine cioè subito dopo avere eseguito tali procedure (valutazione dell’operatività) • nel medio termine cioè a distanza di tempo (valutazione della ricaduta e dell’impatto successivo sulla vita relazionale del paziente e sul suo stato psicologico e sociale). 30 Le aree più importanti su cui rilevare la soddisfazione del cliente (Contatto/Partner) sono: Contatto/Partner 1. L’ambiente ed i luoghi di accoglienza (riservatezza, comfort, adeguatezza alla situazione) 2. Gradimento delle modalità attraverso le quali è avvenuto il contatto 3. Informazioni ricevute (comprensibilità, utilità, completezza) al primo contatto con l’operatore (informazione di primo livello - informazione generica sulla necessità di contattare la struttura sanitaria per comunicazione personali) 4. Accettabilità della procedura di primo contatto da un punto di vista di: q Impatto psicologico personale q Rispetto della privacy q Reale utilità per il soggetto (contatto) q Rispetto del principio del “non voler sapere” 5. Informazioni ricevute (comprensibilità, utilità, completezza) al secondo contatto ( informazione di secondo livello - informazione specifica sul rischio infettivo corso e necessità di eseguire il test) 6. Completezza e chiarezza delle risposte ricevute dagli operatori alle sue domande 7. Reale soddisfazione dei bisogni individuali esplicitati dal partner contatto tramite il trattamento ricevuto 8. Presenza ed utilità percepita del supporto psicologico durante la comunicazione di primo e secondo livello 9. Comportamento degli operatori q Cortesia q Riservatezza 10. Efficacia finale percepita dell’intervento relativamente ai propri interessi (stato di salute, benessere psichico, relazioni sociali, etc.) 11. Soddisfazione globale: q Punteggio globale sul trattamento ricevuto q Auspicabilità che le procedure di CT e PN vengano utilizzate anche per altre persone nelle sue stesse condizioni, al fine di poter trasmettere precocemente un informativa del rischio infettivo corso e/o proporre un test HIV e/o eventuale terapia IL PERSONALE ADDETTO La formazione specifica Al fine di assicurare la qualità, risulterebbe importante eseguire una divisione preliminare delle funzioni del personale che a vario titolo ed in vari tempi può essere coinvolto nelle procedure di CT e PN. La funzione di controllo e mantenimento della sanità pubblica rispetto alla funzione diagnostica e terapeutica centrata sul paziente andrebbero ben distinte. Nel primo caso si tratta di una funzione di controllo e prevenzione nell’area dell’igiene ed epidemiologia; nel secondo caso si tratta di una funzione diagnostica e terapeutica 31 inscrivibile nell’area dell’assistenza sanitaria e psicologica, strettamente collegata alla cura. Le procedure di CT e PN potrebbero trovare una migliore collocazione all’interno della prima area operativa, con personale specializzato a tale fine e non necessariamente medico. Queste procedure, per la loro complessità, per le difficili situazioni cui ci si può trovare di fronte e per i gravi danni che potrebbero generare nei pazienti indice e nei loro contatti, per essere correttamente applicate, necessitano di personale qualificato. Con questo termine si deve intendere che detto personale dovrà essere stato precedentemente e specificatamente addestrato ad utilizzare tecniche di counselling, di CT e PN, ed inoltre a far riferimento alle specifiche linee di indirizzo di CT e PN. Esso inoltre dovrà essere scevro da atteggiamenti moralistici e di giudizio nei confronti delle persone con comportamenti a rischio ed essere necessariamente abilitato, secondo il ruolo e la mansione specialistica richiesta in questo caso. Risulta evidente che la caratteristica di base, per assicurare una corretta ed efficiente conduzione di procedure cosi particolari, dovrà essere l’esistenza di una onesta e forte motivazione professionale dell’operatore a svolgere tali mansioni, contestualmente alla convinzione dell’utilità di tali metodi. • • • • • • • • • Il Ruolo dell’operatore sanitario (principali indicazioni pratiche) Spiega alla persona indice l’importanza di informare i partner a rischio, sessuale o di altro genere. Inoltre fornisce un’altra serie di informazioni su come evitare ulteriori infezioni, provvede all’accesso nelle strutture di afferenza per i partner riscontrati sieropositivi e, se si tratta di una donna in gravidanza, offre il trattamento antiretrovirale, al fine di diminuire il rischio di trasmissione al neonato. Determina la probabile durata dell’infezione, basandosi sulla storia dei rapporti a rischio corsi, sui precedenti test sierologici, sulla possibile sindrome retrovirale, sulla conta dei CD4 e sulla valutazione della fase epidemiologica locale. Identifica i partner a rischio basandosi sui criteri di tempestività, di durata del contatto sessuale, delle pratiche sessuali utilizzate, dell’uso del profilattico e dello scambio di materiale iniettivo. Concorda con la persona indice quali partner debbano essere avvisati Determina, in collaborazione con la persona indice, chi informerà i partner. Per quelli che devono essere informati dalla persona indice, discuterà il come avvisare i partner. Per i partner che devono essere informati dall’operatore sanitario, determina le informazioni necessarie al rintracciarli e definisce il metodo che utilizzerà l’operatore nell’agire la comunicazione. Discute il possibile coinvolgimento e supporto dell’assistenza sanitaria pubblica. Si assicura, durante le visite di ritorno, che i partner siano stati avvisati e, qualora ciò non fosse, offre il supporto della sanità pubblica per completare il processo. Educa la persona indice sulla storia naturale e sulle modalità di trasmissione dell’infezione da HIV, come pure esegue un (programma di) counselling per assicurare che le nuove persone sieropositive comprendano ed applichino le pratiche di sesso sicuro e non scambio di materiale iniettivo. Determina se la persona indice è stata, durante il periodo di infettività, un donatore di sangue, di tessuti o di organi. Valuta inoltre se l’infezione iniziale può essere stata causata da sangue contaminato, da emoderivati o trapianti 32 ALLEGATI Il possibile conflitto nella tutela contemporanea degli interessi (diritti) della persona indice La dimensione del problema Un caso che ha fatto e farà molto discutere gli esperti di CT-PN è quello in cui l’operatore si trovi di fronte ad una persona rilevata sieropositiva che oppone un netto rifiuto di avvisare i propri partner del rischio corso e/o che continui ad avere rapporti sessuali con loro senza protezione. Così facen do la persona espone i propri partner ad un ritardo di diagnosi, compromettendo anche un eventuale accesso precoce alle cure e causando, inoltre, un potenziale incremento delle catene epidemiche attivabili. Questo evento, in termini di frequenza, in realtà è risultato molto raro e non va quindi enfatizzato nella reale potenzialità di attivazione ed espansione epidemica; ma va comunque considerato più per gli aspetti negativi sul singolo individuo (partner) e soprattutto sugli aspetti sociali che comporterebbero la varie “drastiche“ soluzioni che, sulla scorta di una reazione emotiva più che razionale, spesso vengono impulsivamente proposte. In termini strettamente epidemiologici, infatti, l’esiguità dei casi di questo tipo a cui ci si potrebbe trovare di fronte, non sarebbe in grado di sostenere o modificare sostanzialmente l’espansione dell’epidemia. Tuttavia, casi di questo genere sarebbero comunque in grado di generare nuove persone HIV positive, anche se in basso numero, con conseguenze individuali estremamente pesanti e non accettabili. Un aspetto da valutare contemporaneamente è anche quello che il tentativo di creare regolamentazioni generali per tentare di dare una risposta a queste sporadiche quanto impattanti eccezioni negative potrebbe indurre chi si occupa della programmazione e della politica sanitaria del paese ad adottare modelli generali di controllo orientati alla coercizione e fortemente interferenti con i diritti delle persone. Tutto questo potrebbe essere, in termini emotivi, fortemente “rassicurante” per alcuni ma, alla fine dei giochi, di poca utilità (se non addirittura dannoso) per il contenimento ed il controllo dell’epidemia. Adottare politiche coercitive e fortemente orientate al controllo potrebbe infatti generare indirettamente effetti che potrebbero portare a ridurre l’afferenza al test delle persone con comportamenti a rischio o ad incentivare atteggiamenti discriminatori ed emarginanti nei confronti delle persone HIV positive in generale, con conseguenze non accettabili sia da un punto di vista etico che strettamente epidemiologico. E’ noto, infatti, come le reazioni emarginanti e discriminanti siano dei potenti acceleratori epidemici, essendo in grado di condizionare negativamente i comportamenti delle persone HIV positive. I diversi interessi Avendo ben chiara l’esiguità, in termini di frequenza, dei casi,si può comunque affermare che, da un punto di vista strettamente giuridico, il CT-PN può essere inteso anche come una misura sanitaria pubblica, il cui obiettivo principale è quello di proteggere la salute pubblica e quindi si rivela come misura “restrittiva” nei confronti 33 dei soggetti che sono stati già infettati dal virus HIV e nei confronti dei soggetti a rischio. Tranne alcuni casi particolari (per esempio la Svezia), le legislazioni, in generale, si sono dimostrate abbastanza riluttanti nell’adottare un modello precostituito che, a priori, metta a disposizione uno strumento che faccia prevalere necessariamente i diritti della collettività (diritto della collettività dall’essere difesa dalla diffusione di eventuali malattie) o dei contatti sui diritti del singolo individuo (diritto alla riservatezza, diritto a non subire alcun tipo di intromissioni nella vita privata). Si può dedurre che, allo stato attuale, le giurisdizioni che non hanno normativa specifica lasciano all’individuo l’iniziativa di informare o meno i partner/contatti. Il medico, o l’operatore di CT-PN, potrebbe trovarsi nella situazione in cui, pur essendo in grado di contattare ed avvisare i partner, si trovi in disaccordo con il volere della persona indice. In questo caso, per l’operatore, si va a configurare una situazione di conflitto nella tutela dei diversi diritti in gioco: da una parte il diritto alla riservatezza della persona indice (ed il relativo dovere del medico al segreto professionale) e dall’altra il diritto del partner ignaro, di essere precocemente informato del rischio corso e di poter accedere alla diagnosi, ed all’eventuale terapia, il prima possibile (ed il relativo dovere del medico di fare tutto ciò che è in suo potere per evitare la diffusione dell’epidemia ed il contagio di altre persone). Il medico, infatti, dovrà valutare se avvisare contro il volere del paziente i partner o se non avvisarli del rischio corso, tutelando esclusivamente i diritti alla riservatezza della persona indice. Tale conflitto troverà soluzione solo con una scelta del medico che, in ogni caso, farà prevalere il diritto di uno sull’altro, sulla base delle proprie convinzioni, maturate alla luce di criteri etici, deontologici e normativi. I criteri che definiscono il conflitto Per configurarsi quindi un conflitto degli interessi nella tutela contemporanea dei diritti del partner e della persona indice da parte del medico, è necessario che vi siano determinate situazioni: 1. Rifiuto da parte della persona indice di avvisare il proprio partner. 2. Partner conosciuto, contattabile ed ignaro della situazione di rischio. 3. Partner nell’impossibilità di avere informazioni sul rischio corso passato o presente (e quindi di attivare le opportune forme di controllo e di prevenzione), in altro modo se non tramite la violazione del segreto professionale del medico nei confronti della persona indice. Nel caso egli “interessi in conflitto”, il gruppo europeo ha più volte evidenziato come a priori non sia possibile definire una regola fissa per la soluzione del problema, quale interesse debba soccombere e quale interesse debba prevalere. Solo l’analisi del caso specifico e l’applicazione della legislazione esistente nel paese in questione potranno definire la soluzione da adottare al problema specifico. A questo proposito molti sono i problemi che restano ancora aperti e probabilmente alcuni sono irrisolvibili. 34 Alcuni interrogativi di base L’interrogativo sul conflitto della tutela degli interessi, cui l’operatore di sanità pubblica si potrebbe trovare di fronte nell’attivare procedure di CT e PN, deriva quindi dalla riflessione se il diritto da tutelare della persona indice, in questo caso la privacy, può essere esercitato a scapito del diritto del contatto, di venire cioè a conoscenza il più precocemente possibile del suo stato di infezione/malattia al fine di poter accedere in modo precoce alle cure ed evitare anche il contagio inconsapevole di altre persone. A questo proposito, come operatori di sanità pubblica, risulterebbe logico porci queste domande: 1. Quale diritto dobbiamo tutelare in via prioritaria, avendo comunque l’obbligo, come operatori di sanità pubblica, di lavorare al meglio per tutelare, preservare e garantire a tutti i cittadini in maniera equanime l’accesso precoce alle diagnosi e alle cure? 2. Come garantire contemporaneamente equità di trattamento e rispetto dei loro diritti: a. alla persona indice che rifiuta l’informativa al partner (consapevole dello stato di sieropositività e quindi in grado di operare scelte di tutela della propria ed altrui salute) b. al contatto ignaro (e quindi non in grado di tutelare al meglio la sua ed altri salute in quanto non informato) 3. Che cosa perde e che cosa rischia la persona indice in caso di violazione del segreto professionale da parte dell’operatore che avvisa, contrariamente al suo parere, il contatto del rischio infettivo? 4. E che cosa perde e che cosa rischia il contatto, in caso si scelga di non avvisarlo del rischio infettivo? L’individuazione di modelli di soluzione Le risposte ai quesiti sopra esposti potrebbero essere che nel primo caso può venire fortemente compromessa la qualità di vita della persona indice; nel secondo caso, però, può venire messa a rischio la vita stessa del contatto e di altre persone a lui legate. Ora la domanda finale (in termini estremizzati) é la seguente: é più importante la qualità di vita del persona indice o la vita del contatto? L’operatore, nel compiere tali scelte, si deve mettere in una posizione equidistante tra la persona indice ed il contatto o dovrà sempre e comunque privilegiare la persona indice? I criteri, quindi, che secondo noi dovrebbero essere applicati per operare tale importante scelta dall’operatore di sanità pubblica (e da cui dipende e può venir condizionata tutta l’impostazione del presente documento) sono: 1. L’operatore dovrà mantenere l’equidistanza (e quindi l’equità di offerta di trattamento) tra la persona indice che rifiuta la PN ed il contatto ignaro, garantendo a tutti e due la cosa più importante e basilare per assicurare prima 35 di tutto la loro integrità fisica (e quindi la loro salute): l’accesso precoce alla diagnosi e alle eventuali terapie. 2. La possibile compromissione della qualità di vita della persona indice, relativamente alla decisione da prendere, ha un peso inferiore rispetto ai problemi derivanti al contatto in caso di mancata o ritardata informativa e cioè il rischio di morte e di infezione di terze persone. Come si può intuire questi concetti sono ancora tutti da discutere e la soluzione non potrà essere univoca per tutte le realtà, sia che si scelga il modello “garantista” della privacy della persona indice, sia che si scelga il modello di “equità di accesso alla diagnosi precoce e alle cure” per la persona indice ed il contatto. Inoltre, nell’analisi del modello vi sono da considerare anche altri aspetti importanti: 1. L’impatto che la scelta di tali politiche sanitarie avrà sull’afferenza al test e sul contatto delle persone con comportamenti a rischio con le strutture di diagnosi e cura. 2. L’effetto dell’introduzione di tali modelli (“garantista della privacy” o di “equità di accesso alle cure”) sulle politiche sanitarie future e sulla cultura sociale di fondo, relative alla tutela, più in generale, dei diritti umani. 3. I costi diretti ed indiretti, generabili nel lungo termine. Nell’uno o nell’altro caso si ritiene indispensabile, comunque, che la scelta rispetti alcuni criteri di base, alcuni dei quali già riportati precedentemente nel documento, al fine di garantire una “best practice” di sanità pubblica ed un equilibrio generale tra le scelte di politica sanitaria, le strategie epidemiologiche ed i modelli culturali adottati per il contenimento dell’epidemia da HIV. In sintesi, ad oggi, si ritiene che i criteri di cui tenere conto nell’adottare soluzioni finalizzate ad individuare modelli atti a risolvere il problema del possibile conflitto nella tutela degli interessi che potrebbe in determinate situazioni di CT e PN crearsi, possano essere così riassunti: PRINCIPALI CRITERI 1 Non esiste un modello “unico” per tutte le situazioni e tutti i paesi; quindi non risulta perseguibile la ricerca di una soluzione univoca e standardizzata 2 I modelli proposti dovranno prevedere la valutazione delle situazioni (e quindi le relative decisioni) “caso per caso” 3 I modelli dovranno essere in sintonia con la cultura, le consuetudini, i modelli sociali e le politiche sanitarie del paese 4 Dovrà comunque essere garantito il rispetto dei diritti umani 5 Le soluzioni adottate non dovranno produrre una riduzione dell’afferenza al test e/o un allontanamento dalle strutture di cura 6 Le soluzioni adottate non dovranno incentivare l’adozione di modelli culturali che supportano o promuovano politiche di controllo in ambito sanitario o non rispettose dei diritti delle persone 7 Le soluzioni da adottare non dovranno produrre un aumento dei costi diretti ed indiretti in assenza di benefici 36 Panoramica sintetica della legislazione esistente 2 Il contact-tracing fu introdotto nei primi anni ‘30 per prevenire la diffusione di malattie trasmissibili sessualmente. Lo scopo del contact-tracing è quello di interrompere la catena della diffusione della malattia, attraverso una identificazione degli individui capaci di una trasmissione ulteriore. I contatti identificati possono essere sottoposti al test e poi, se necessario e possibile, trattati o isolati. Fin dagli anni ‘30, i programmi di contact-tracing sono stati ampiamente usati e solitamente giustificati come azioni in grado di proteggere la salute pubblica. Come anticipato nelle definizioni riportate generalmente si possono distinguere due approcci procedurali del CT e PN: il provider-referral (comunicazione differita) in cui il medico o l’ufficiale sanitario responsabile prende l’iniziativa per effettuare il contact-tracing; ed il patient-referral (comunicazione diretta) in cui il soggetto sieropositivo, con o senza l’aiuto del medico curante, informa i suoi partner (di solito questo approccio viene chiamato partner notification). Provider-referral, ovvero la comunicazione differita Nel caso del provider-referral, le autorità sanitarie/medici sono responsabili del contact-tracing. Il tracing (la mappatura dei partner/contatti) può essere condotto sia nei confronti di tutti i contatti dell’individuo sieropositivo, sia per una certa categoria di contatti, sia per i contatti di certi gruppi di persone sieropositive. Il fondamento giuridico, per questo tipo di contact-tracing, di solito si trova nelle norme per la corretta gestione delle malattie contagiose (obbligatorietà di denuncia, isolamento etc) o in regolamenti che controllano la diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili (trattamento dei partner), fra cui si può includere l’HIV/AIDS. Il vantaggio del providerreferral è che, teoricamente, a tutti i contatti può essere garantito un counselling individuale su come prevenire l’ulteriore trasmissione dell’AIDS. Gli svantaggi del provider-referral sono i suoi costi ed il fatto che rappresenta una intrusione nel diritto di privacy ed una violazione del segreto medico. Complessivamente sono 8 le Giurisdizioni che hanno adottato un programma di contact-tracing basato sul providerreferral. Cuba, Cile, Guatemala e Ucraina hanno adottato il contact-tracing cd. provider-referral nei confronti di tutti i contatti sessuali. A Cuba, il Procedimiente general de pesquisa de seropositivos al VIH, adottato nel luglio del 1988 dalla Direzione Nazionale di Epidemiologia, prevede che il contact-tracing possa essere ordinato dagli ufficiali sanitari. In Cile, tutti i contatti di un caso indice dovrebbero essere informati dei loro potenziali rischi di infezione da parte di un medico, senza rivelare l’identità del soggetto indice (Normas Tecnicas del Ministerio de Salud, datate 11 agosto 1987). Nel 1986 il Guatemala ha emanato un Government Order, in cui il contact-tracing viene indicato come parte di un metodo da usare per la rivelazione di casi. Secondo la sezione 11, tutti i contatti di tutte le malattie veneree (compreso l’AIDS) devono essere contattati al fine di rompere la catena di trasmissione. In Ungheria, un ufficiale sanitario può ordinare la sorveglianza clinica di tutti i contatti 2 Tratto da “Contact Tracing and Partner Notification: Una panoramica globale delle attività legislative nel periodo dal 1983 al 1995” di Dina Zeegest Paget; in “HIV/AIDS diritti e responsabilità ” a cura di E. Simeoni e G. Serpelloni. Edas Edizioni, maggio 1998. 37 sessuali di un paziente sieropositivo (Istruzioni n. 10 del 1985 del Ministero della Sanità che emendano le Istruzioni n. 19 del 1966 del Ministero della Sanità che promulgano i Regolamenti concernenti la notificazione e la registrazione di malattie contagiose) e può ordinare che tali soggetti siano addirittura sottoposti obbligatoriamente al test (Circolare n. 53636 del 28 dicembre 1986 del Ministero della Sanità sulla procedura standardizzata per la rivelazione dell’HIV. In Slovacchia, qualsiasi persona abbia una probabilità di essere stata infettata viene contattata ed informata del rischio corso dal Consiglio Nazionale della Repubblica Slovacca sulle cure sanitarie). Il Patient-Referral, ovvero la comunicazione diretta Nel contact-tracing cd. patient-referral, l’iniziativa spetta al soggetto sieropositivo. Il medico responsabile può informare l’individuo infetto dei vantaggi che si possono avere nell’informare i partner sessuali od i soggetti con cui si sono condivise siringhe, ma la decisione definitiva di informare questi partner spetta al soggetto. All’interno di un programma di contact-tracing cd. patient-referral, il medico può avere il potere, in situazioni eccezionali, di informare il partner dello stato di sieropositività del suo paziente. Queste eccezioni possono basarsi sia su provvedimenti giuridici nuovi, sia sull’interpretazione di provvedimenti giuridici già esistenti. In quest’ultimo caso, esiste una controversia sulla finalità esatta di questa eccezione. La comunicazione per iniziativa del medico è stata giustificata per proteggere la vita di un’altra persona. Considerato il tipo di patologia qual è l’AIDS, questo intervento può essere considerato accettabile. La giurisprudenza americana suggerisce che tali eccezioni vengano limitate ai casi in cui siano a rischio soggetti specifici ed identificabili. Prima di agire il medico deve essere in grado di poter effettuare un bilanciamento degli interessi (vantaggi e svantaggi); quindi deve decidere se far soccombere o meno la volontà del paziente. In questo capitolo, comunque, si discuteranno solo le eccezioni previste legalmente. Enti internazionali e di governo hanno discusso le eccezioni alla patientreferral. Nel 1988, la Presidential Commission on the Human Immunodeficiency Virus Epidemic degli Stati Uniti adottò un report che raccomandava: “(...) di proteggere la riservatezza, ma di tenere conto della partner-notification senza informare il partner contattato dell’identità della persona infetta.” In Svizzera, l’Ufficio Federale Di Sanità Pubblica ha formulato una eccezione limitata per la comunicazione diretta. La comunicazione diretta, basata sulla collaborazione tra paziente e medico, dovrebbe essere la regola. Solo in quei rari casi in cui il paziente rifiuti di collaborare o si comporti in maniera completamente irresponsabile, il medico può intervenire, secondo i principi etici e morali che regolano questa materia. Nel 1989, l’Organizzazione Mondiale della Sanità adottò, all’unanimità, una dichiarazione che afferma che: “La comunicazione diretta rappresenta il punto di partenza naturale per la partnernotification; comunque questo approccio può risultare non attuabile per soggetti indice selezionati e partner.” Il Concilio d’Europa fece presente quanto segue, al riguardo di provvedimenti per la comunicazione diretta nelle politiche nazionali di sanità pubblica: “In relazione alla partner-notification: 38 - bisogna assicurarsi che, come regola generale, non ci sia partner-notification senza il consenso del paziente, e bisogna controllare che le procedure di consultazione siano rispettose dei codici nazionali di etica medica ed è necessario prevedere delle soluzioni per i casi estremi in cui un paziente si rifiuti di cooperare nella notificazione di un terzo non sospetto conosciuto dal operatore sanitario.” Delle 217 Giurisdizioni esaminate, 15 hanno adottato uno strumento legale che prevede una eccezione al contact-tracing cd. patient-referral volontario. Sono stati osservati quattro modi differenti di applicazione di questa eccezione. Il primo metodo prevede degli strumenti legali che, in un certo modo, incoraggiano i medici a tentare di contattare i partner in collaborazione con il paziente. Nell’Alberta (Canada), il Communicable Diseases Regulation n. 238/35 del 31 luglio 1985 afferma: “Ricerca dei contatti e fonte dell’infezione: 2. L’ufficiale sanitario tenterà di identificare i contatti sessuali del paziente.” Nel Minnesota (USA), il Capitolo 209, con riguardo al Communicable Diseases Control, adottato il 26 maggio 1987, usa il termine “incoraggiare”: “Sezione 5: sottotitolo 4 “Programma di contact notification” significa un programma in via di sviluppo stabilito dal commissario per incoraggiare i portatori di malattie contagiose (...) ad identificare altri individui che possono essere a rischio dal virtuale contatto con il portatore.” Nel Gabon la lettera circolare del 28 giugno 1989 consiglia i soggetti sieropositivi di informare i loro partner e, nel caso non lo vogliano fare direttamente, permette al medico di farlo, sempre con il consenso del paziente. Il Testing Confidentiality Act del 1988 di New York (USA) dà diritto agli operatori sanitari ed agli ufficiali sanitari di avvisare i partner sessuali ed i soggetti che hanno condiviso la stessa siringa con gli individui infetti, ma questo comportamento non é richiesto dalla legge in maniera obbligatoria. Il secondo metodo consiste nel creare un obbligo a carico dei soggetti infetti di modo che partecipino al processo di contact-tracing. La Svezia, per esempio, richiede agli individui infetti, di collaborare con i medici e con le autorità sanitarie. Sebbene i Regolamenti e le Raccomandazioni del 2 giugno 1989 non prevedono un programma obbligatorio di contact-tracing, questi atti prevedono una lista di obblighi per i soggetti infetti; tra i quali è compreso il dovere di fornire informazioni necessarie per il contacttracing. L’unica eccezione a questo programma di contact-tracing basato sul patientreferral si ha nel caso di donne incinte. Le General Recommendations n. 22 del 9 ottobre del 1987 emanate dal National Board of Health and Welfare sullo screening per l’HIV delle donne incinte afferma che: “(...) 8. Se è certo che una donna incinta è sieropositiva, dovrà essere effettuato il contact-tracing, i suoi partner ed i suoi eventuali figli precedenti dovranno sottoporsi ad uno screening e dovranno essere prese tutta una serie di decisioni per seguire le tracce dell’infezione secondo i provvedimenti della Communicable Diseases Law.” La Bavaria (Germania) ha imposto l’obbligo di collaborazione alle persone infette. La sezione 1(C) del Notice adottato il 25 febbraio 1987 afferma che: “I soggetti infetti ed i pazienti sono obbligati ad avvisare i medici che si occupano del loro caso ed i partner più intimi della loro infezione o malattia.” Nella Polinesia francese, la Deliberazione n. 8680 AT del 13 novembre 1986 rendendo obbligatori l’avviso e la visita medica di controllo dei sieropositivi e dei malati di AIDS, 39 prevede quanto segue: “1. Qualsiasi medico che faccia una diagnosi di sieropositività, dovrà: (...) (d) informare il paziente dei suoi doveri sociali, in particolare della sua obbligazione di informare i suoi partner sessuali del rischio che corrono(...).” Il terzo metodo usato consiste nel creare una eccezione legale al dovere di segretezza, specialmente per i medici professionisti (così come stabilito dal Giuramento di Ippocrate). L’Indiana ed il Colorado (entrambi USA) rappresentano due buoni esempi di queste giurisdizioni. La sezione 4 dell’IC 16-8-7-5, aggiunta all’Indian Code, afferma che: “(a) (...) Questa informazione può non essere rivelata (...), tranne quando ci sono le seguenti circostanze: (...) (3) La rivelazione dell’informazione può essere fatta allo scopo di applicare le leggi di sanità pubblica o per proteggere la salute o la vita di una persona specifica.” A Panama ed in Austria, l’unico soggetto che deve essere avvertito è il coniuge. La Panama Law n. 26 del 17 dicembre 1992 nello stabilire misure idonee per la profilassi e per il controllo dell’AIDS e per la diffusione dell’HIV, afferma: “Un professionista sanitario può dare informazioni al coniuge della persona infetta senza per questo violare l’obbligazione professionale di mantenimento della riservatezza (...)” In California (USA), l’eccezione al segreto è formulata in un modo tale da permettere al soggetto infetto di dire il nome dei suoi partner sessuali. Il Capitolo 663 adottato il 15 settembre 1987 permette a qualsiasi persona che abbia avuto un esito negativo del test, di rivelare l’identità di ogni partner sessuale o di qualsiasi altro soggetto con cui abbia condiviso siringhe ipodermiche, all’ufficiale sanitario della divisione amministrativa, dopo che il soggetto ha firmato un modulo sul consenso, fornito dal medico del soggetto stesso o dall’individuo che ha effettuato il test, che riconosca che il soggetto sta rivelando i nomi volontariamente. L’Ufficiale Sanitario della Divisione Amministrativa, quando informerà i contatti, dovrà mantenere l’identità dei pazienti del tutto anonima. Il quarto metodo è stato riscontrato solamente in una giurisdizione, vale a dire nell’Illinois (USA), laddove l’AIDS Confidentiality Act, adottato il 21 settembre 1987, rispetta in maniera rigida la riservatezza medica. L’unica eccezione ammessa si ha nel caso in cui un soggetto con un bisogno impellente ottenga un ordine dalla corte per conoscere i risultati del test. 40 BIBLIOGRAFIA 1. Adler M., Johnson A: Contact tracing for HIV infection, BMJ 1988, 296: 1420-1421 2. AIDS Alert, CDC defines Good Partner Notification, Vol. 12, No. 1 (Jan. 1, 1997) 3. AIDS Alert, Partner Notification Practices Found ‘Appalling’ in Some Clinics, Vol. 9, No. 2 (Feb. 1, 1994) 4. AIDS Policy and Law, Notification Scrapped, Vol. 12, No. 11 (June 13, 1997) 5. Alary M, Joly JR, Poulin C: Gonorrhoea and chlamydia infection: comparison of contact tracing performed by physicians or by a specialised service. Can J Public Health 1991, 82: 132-134 6. Allen S, Tice J, Van-de-Perre P, et al.: Effect of serotesting with counselling on condom use and seroconversion among HIV discordant couples in Africa. BMJ 1992, 304: 1605-1609 7. 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