Merica - Festival del Verde e del Paesaggio

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Merica - Festival del Verde e del Paesaggio
di Piero Angelo Ottusi
E mi sono alzato presto stamattina.
Stufa ancora spenta.
Al caffelatte ci penso dopo. Ora ci ho da fare.
Intabarrato nel cappotto di babbo, quello bello caldo, di lana dura. Che arriva giù,
alle scarpe rotte che rompono la neve di campo.
Alito caldo nel buio di freddo.
Ginocchia gelate, non importa.
E ti vedo.
E sento la mia voce che non trema. Forte di grido.
“ Olmo! Albero di fosso! Sono venuto a salutarti!
Noi si va in Merica come dice mamma.
Si parte stamane.
E ti lascio qui, s'intende.
Non so neppure dove sia codesto lontano luogo.
Ma io la Merica l'ho vista varie volte, lassù tra i rami tuoi più alti.
Me l'hai immaginata. Assieme alla giungla ed al deserto.
Io e te eravamo circondati da pirati e da banditi.
E dal mare grosso con le onde di vento che facevano frusciare le tue foglie. I miei capelli.
Ed eravamo imbattibili contro le belve feroci
che venivano ad assalire.
E sei stato albero di nave, fortezza di legno duro. Casa e castello. Culla.
Arrampicate folli con piedi di ragno.
Altalena dei miei otto anni.
E nidi da scovare, senza spaventare le ovette al calduccio di primo sole d'aprile.
RACCONTO BREVE SOTTO LE FOGLIE
E forcelle di fionda buona, da te suggerite. Regalate.
Funi rubate a nonno per farmici le liane.
Resta lì, olmo. Amico caro. Non ti spostare.
Io vado in Merica.
Ti lascio le mie fionde, le mie cose, nascoste in quel buchetto di tronco che solamente tu ed io
sappiamo.
Tienimele a dovere.
Poi ci torno, qui.
E con te ci voglio far di gioco ancora.
Quando sarò grande.”
RACCONTO BREVE SOTTO LE FOGLIE