Sperimentazione animale, etica e qualità della conoscenza nel

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Sperimentazione animale, etica e qualità della conoscenza nel
Sperimentazione animale, etica e qualità della conoscenza nel rapporto tra scienza
e società
Mariachiara Tallacchini
Rispetto ad altri settori dove scienza e tecnologia hanno prodotto un forte impatto sociale, il
dibattito sulla sperimentazione animale è poco affrontato nella prospettiva del rapporto tra
scienza e società. Anche se, a partire dagli scorsi anni ottanta, l’utilizzo di animali per finalità
scientifiche è stato rivoluzionato da interventi normativi che sono prevalentemente scaturiti da
un’aumentata sensibilità sociale nei confronti degli animali non-umani, tali trasformazioni sono
state promosse soprattutto come l’affermazione di nuovi principi etici più che come un aspetto
importante della revisione del contratto tra scienza e società.
Tale contratto, infatti, è passato da una visione epistemicamente e normativamente
autoreferenziale della comunità scientifica ad una concezione in cui la scienza è e deve essere
con e per la società.
L’immagine originaria e tradizionale che la comunità scientifica ha trasmesso di sé, e che ancora
talora emerge, è l’ideale della “repubblica della scienza”: un ideale che, a partire da Bacone,
giunge intatto alle descrizioni di Michael Polanyi e Robert Merton. 1 Gli scienziati compongono
una perfetta comunità di pari grado (peers), che si autoregola attraverso conoscenze condivise e
liberamente discusse, in assenza di meccanismi coercitivi e di forme di autorità diversi dalla
conoscenza stessa. Tale comunità naturalmente si impone alla società civile sia per
l’autorevolezza del proprio sapere sia per la connaturata eticità generata dal lavoro e dai metodi
scientifici.
Nell’idealizzazione della scienza proposta da Polanyi e Merton nel secondo dopoguerra – per
riaffermarne il valore proprio quando la fiducia del pubblico cominciava a incrinarsi – validità ed
eticità della conoscenza rappresentavano un binomio indissolubile. La validità della scienza è
parte di un ethos che, nel dare corpo al metodo scientifico, forgia anche l’integrità morale degli
scienziati. Ne consegue che il metodo scientifico al tempo stesso si poneva come ispiratore dei
sistemi liberal-democratici e come motivazione per esimere la comunità scientifica,
autoreferenzialmente governata, dalle regole valide per tutti i cittadini.
Le 3R di Russell e Burch sono storicamente ispirate a questa visione, pur con l’intento
riformatore che le caratterizzò al loro apparire. Russell e Burch si rivolgevano alla comunità
scientifica per suggerire dall’interno, attraverso la riflessività epistemica e morale degli scienziati
stessi, che la buona scienza doveva allinearsi all’etica nell’esigere rigorose pratiche di
refinement, reduction e replacement per la sperimentazione animale.
La visione dell’etica e della sound science che Russell e Burch proponevano alla fine degli anni
Cinquanta alla comunità scientifica sono ciò che l’Unione Europea (peraltro come numerosi altri
ordinamenti) ha reso giuridicamente vincolante a partire dalla Direttiva 86/609/CEE fino alla
Direttiva 63/2010/UE sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici.
Ma l’implementazione legislativa di comportamenti prima affidati alla libera e responsabile
coscienza degli scienziati non esprime soltanto la necessità di rendere le condotte connesse al
benessere animale definite, vincolanti ed esigibili, ma è anche il segno di un differente rapporto
tra scienza e società. Le norme che hanno progressivamente governato la sperimentazione
animale sono anche il riflesso di un cambiamento nella gestione della scienza nelle knowledge 1
M. Polanyi, The Republic of Science, in Minerva, 1962, I, 54-73; R. Merton, Science and Democratic Social
Structure, in Social Theory and Social Structure, New York, Free Press, 1968, 604-615. based societies dove, mentre la conoscenza scientifica sempre più legittima le decisioni
pubbliche, il “giusto posto” della scienza nella società è anche un problema di ripensamento
della democrazia. 2 I nuovi ruoli e poteri degli esperti, i problemi connessi all’incertezza e alle
implicazioni dell’innovazione e i mutamenti nelle modalità di produzione della conoscenza (la
scienza post-accademica) stanno forgiando nuovi modi di relazione tra esperti e non-esperti.
In taluni settori tecnoscientifici (dalla genomica all’epidemiologia alla biologia sintetica), per
esempio, stanno emergendo forme di aperta collaborazione tra scienziati e cittadini, che
interagiscono in una pari produzione di conoscenza (peer-production of knowledge). 3 Ma,
soprattutto, elemento costitutivo della trasformazione in atto è l’esigenza che la scienza si
proponga pubblicamente in modo trasparente e credibile, accreditandosi nei confronti della
società, guadagnandone la fiducia e restando aperta a forme estese di valutazione. Queste idee,
peraltro, non sono nuove e datano dalle origini (alla fine della Seconda guerra mondiale) della
science policy statunitense, quando si cominciò ad osservare che la scienza rappresenta un potere
e che tutti i poteri devono essere soggetti a limitazioni negli ordinamenti democratici. 4
L’attuale programma di ricerca europeo, Horizon 2020, ha reso centrale la nozione di “Scienza
con e per la società”, definendo e prescrivendo ricerca e innovazione responsabili (Responsible
Research and Innovation, RRI) come gli atteggiamenti “che rispondono ai dubbi e alle
aspettative dei cittadini e della società civile”. 5
Ma tutto ciò, come osservato all’inizio, non sembra aver toccato in modo significativo il dibattito
pubblico sulla sperimentazione animale. Benché il benessere animale rappresenti un obbligo di
legge, tale obbligo non è ancora culturalmente avvertito come un allineamento tra scienza e
società e una legittima esigenza di trasparenza, ma come l’indebita colonizzazione giuridica
dell’etica della comunità scientifica. Ne è prova il dibattito pubblico sulla sperimentazione, dove
le tendenze più diffuse restano quelle della contrapposizione frontale e dell’ideologia non
dialogante. Argomenti obsoleti sulla natura etica-o-scientifica delle critiche alla sperimentazione,
l’elenco delle scoperte rese possibili dall’uso di animali e le polemiche sui test che non
impiegano animali occupano ancora una larga parte dello spazio di discussione pubblica, in modi
che sovente finiscono per non essere rispettosi né del destino concreto di milioni di animali né
delle capacità di riflessione critica dei cittadini.
Solo un dialogo improntato ad un’analisi più fine e circonstanziata sull’intero ventaglio dei
metodi sperimentali disponibili, dei settori dove gli animali appaiono sostituibili o
imprescindibili, dell’attendibilità dei modelli proposti, della validità dei campioni statistici, della
problematicità dei risultati inutilmente duplicati e di quelli non riproducibili può
progressivamente contribuire a un rapporto tra scienza e società sulla sperimentazione animale
non solo più in linea con la migliore epistemologia ed etica della scienza, ma anche con una più
efficace protezione degli animali non-umani. 2
S. Jasanoff, The Essential Parallel Between Science and Democracy, Seed Magazine, February 17, 2009,
http://seedmagazine.com/content/article/the_essential_parallel_between_science_and_democracy (ultimo accesso 6
aprile 2015): “Nel rigettare il ‘carattere speciale della scienza’ e nell’accettare il parallelismo essenziale tra
apprendimento della scienza e della democrazia, la scienza (...) troverà il giusto posto” (trad. mia). 3
M. Tallacchini, A Biggeri, Citizens' veillance on environmental health through ICT and Genomics, Epidemiologia
& Prevenzione 2014, Sep-Oct, 38(5):292-301. 4
J. Steelman, Science and Public Policy,Washington, DC, Government Printing Office, August 1947. Reprinted by
the Arno Press, New York, NY, 1980. 5
Regolamento (UE) n. 1291/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio dell'11 dicembre 2013 che istituisce il
programma quadro di ricerca e innovazione (2014-2020), Considerando 22 e Art.5.