Un “poco” al mese!

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Un “poco” al mese!
Financial News
Numero 4
Maggio 2012
Noleggio: nuove opportunità
Un “poco” al mese!
Notizie di rilievo:
 Leasing Operativo
 Durate minime
leasing
Il
LEASING
OPERATIVO
(comunemente indicato come noleggio) è un particolare contratto di
leasing strumentale privo della facoltà
di acquisto alla scadenza, che prevede, quindi, a fine contratto, la restituzione del bene al fornitore.
La reazione alla crisi dei Mercati da
parte del LEASING OPERATIVO è stata
molto rapida e positiva e riscontrabile
in diversi Paesi Europei, dove il
LEASING OPERATIVO è molto diffuso e
consolidato. A conferma del positivo
riscontro ottenuto della clientela italiana, nel corso del 2011 il LEASING
OPERATIVO ha consuntivato circa 850
milioni di nuovi contratti, in incremento, rispetto al 2010, del 27% in termini
di numero di operazioni e del 18% in
termini di volumi.
I VANTAGGI DEL LEASING OPERATIVO
Si dispone di un bene senza intaccare la liquidità aziendale e senza utilizzare le linee di
credito bancarie;
Si misurano gli impegni finanziari commisurandoli alle effettive necessità di utilizzo del
bene;
Si individua con facilità e precisione l’intero
costo della gestione del bene, incluso
l’aggiornamento costante dello stesso per
tutto il periodo della locazione;
Si evitano i rischi di obsolescenza del bene,
mantenendo moderni ed efficienti i mezzi
necessari alle attività d’impresa;
Si ottengono vantaggi fiscali conseguenti alla
deducibilità dell’intero canone di leasing operativo, anche per contratti di breve durata.
SCHEDA PRODOTTO DEL LEASING OPERATIVO
Prodotto
A chi è destinato
Per quali prodotti
Sommario:
Noleggio:
1
Un poco al mese!
Derivati “tossici”: 2
che fare?
Distretti industriali:
3
Buone Notizie
dall’estero
Disciplina fiscale:
Durate minime
leasing
Durata del contratto
Acconto a stipula contratto
Convenzioni con il fornitore
Canone
4
eRreBiFINANZA S.r.l.,
g r a z ie
a l le
p r o p r ie
partnership è in grado di
offrire alla propria clientela, oltre al “classico”
LEASING OPERATIVO sopra
evidenziato, destinato per
lo più a macchinari ed
attrezzature
“fungibili”,
anche
un
particolare
LEASING OPERATIVO di
piccolo importo e cioè fino
a 20.000 euro +IVA, desti-
Contratto di leasing strumentale privo di
acquisto finale
Titolari di partita IVA
Beni strumentali in genere, macchinari
movimento terra e attrezzature definiti
“fungibili”
Da 12 a 60 mesi
Generalmente non previsto
Non sempre previsto od obbligatorie
Solitamente fisso e comprensivo di qualsiasi spesa
nato al finanziamento di do di difficoltà.
beni considerati dalle società di leasing di “SCARSA eRreBiFINANZA, è
a vostra disposizione per
FUNGIBILITA’” .
illustrare il prodotto e vaDetta soluzione permette lutarne la congruità e
di finanziare beni che diffi- l’aderenza alle vostre esicilmente troverebbero altre genze di finanziamento.
forme di finanziamento e
possono altresì’ essere Leasing Operativo: la
una grande possibilità per soluzione più semil fornitore per concludere
la vendita in questo perio- plice è arrivata.
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Opportunità che diviene rischio
Derivati finanziari “tossici” che
fare ?
Negli ultimi tempi la parola derivati porta alla mente orribili idee di
perdite di denaro e lunghi contenziosi bancari. In effetti l’uso spropositato che è stato fatto di questi strumenti, spinti principalmente da
esigenze di budget bancari piuttosto che da vere necessità di copertura aziendale, ne ha reso particolarmente critica la gestione
all’interno del bilancio delle PMI.
Oggi il mercato dei tassi d’interesse e quello delle materie prime,
offre opportunità particolarmente economiche e vantaggiose per porre in essere vere strategie di gestione dei rischi su tassi e/o commodities. In questo caso, non si fa riferimento ad operazioni speculative,
ma a veri e propri sistemi di copertura contro il rischio di aumento di
alcuni costi aziendali.
Le coperture dei rischi su tassi.
Per quanto riguarda i tassi tre sono essenzialmente i veri strumenti
di copertura: IRS, CAP, COLLAR.
Si tratta di prodotti semplici, efficienti e poco costosi.
Con l’IRS l’azienda trasforma il proprio mutuo da tasso variabile in
tasso fisso. Questo naturalmente potrebbe comportare maggiori costi per interessi nei periodi di tassi variabili molto bassi come quello
attuale con l’Euribor ai minimi storici. Una variante potrebbe essere
l’IRS cancellabile, attraverso cui l’azienda ha la possibilità di abbandonare in qualsiasi momento lo strumento di copertura senza sostenere
costi, facendo sì che il proprio mutuo
torni nuovamente a tasso variabile.
Il derivato in sé è
un’opportunità ma
occorre che copra solo
i rischi per il quale è
stato acquistato e non
altri.
Inoltre NON deve avere
un costo eccessivo
per l’impresa
Con il CAP invece l’azienda lascia il
mutuo a tasso variabile, ma fissa un
livello di tasso massimo oltre il quale
il debito non potrà produrre mai interessi. L’acquisto di questo strumento, a differenza del precedente, comporta il pagamento di un premio iniziale, al pari di una vera e propria
polizza assicurativa. In questo modo,
in caso di tassi variabili bassi,
l’azienda continua a godere del pagamento di interessi minimi.
Da ultimo il COLLAR può essere
considerata una variante del CAP, in
quanto è composto da un livello
massimo di tasso, ma a differenza
del precedente, l’azienda non paga
un premio per l’acquisto della copertura, ma fissa anche un livello di tasso minimo oltre il quale il mutuo non
potrà mai scendere. In questo modo
si ha sempre un tasso variabile, ma
imbrigliato all’interno di un livello minimo
e massimo (detto appunto collar).
A cosa stare attenti?
Trattandosi di contratti che vengono fatti
direttamente tra la banca e l’azienda cliente e non prevedendo quindi una quotazione su mercati finanziari ufficiali, bisogna fare molta attenzione a strutturare
l’operazione. Il prodotto deve essere efficiente, nel senso di coprire solo il rischio
per il quale è stato acquistato, non deve
aggiungere rischi ulteriori a quelli già esistenti e soprattutto non deve costare
troppo per l’impresa. In questi contratti
non essendo obbligatorio per le banche
dichiarare le commissioni, sarebbe opportuno che l’azienda ne chiedesse
l’esplicitazione e comunque è buona norma farsi fare sempre almeno due o tre
proposte da istituti bancari diversi. In alternativa ci si può rivolgere a studi indipendenti e specializzati in consulenza
finanziaria che affiancano l’imprenditore
nella costruzione del miglior strumento
possibile in termini di costi ed efficienza.
Cosa possiamo fare?
Il primo passo che viene compiuto da
eRreBiFINANZA, è una perizia tecnica di tutti i contratti sottoscritti da Ente,
azienda o investitore privato con la banca (o la compagnia assicurativa) per verificare se tali contratti abbiano caratteristiche di copertura o profili speculativi, oltre
che valutarne il valore delle commissioni
implicite presenti e infine il costo della
mancata copertura. Alla luce di tali elementi, gli investitori vengono affiancati
in una transazione con la banca per
l’uscita definitiva dai contratti derivati
– eliminando dunque un rischio pendente
sui conti degli stessi – alle migliori condizioni.
Consulenza sui derivati finanziari: La soluzione più semplice
è arrivata.
Numero 4
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Distretti industriali
Buone Notizie dall’estero
Occorre puntare sui
paesi che ancora
mostrano tassi di
Nel terzo trimestre 2011 l’export
dei distretti industriali tradizionali ha continuato a crescere a
ritmi sostenuti, registrando un
aumento tendenziale dell’8,2%.
Si è quasi del tutto annullato il
ritardo rispetto ai livelli pre-crisi:
nel terzo trimestre 2011 il livello
delle esportazioni distrettuali è
sotto “solo” del 3,1% rispetto al
corrispondente periodo del
2007.
Bene anche l’export dei poli
tecnologici che, nel periodo
luglio-settembre 2011, ha evidenziato la settima variazione
(tendenziale) consecutiva positiva (+5,2%), consolidando i buoni risultati già osservati nella
prima parte dell’anno. In crescita tutti i settori analizzati: il biomedicale (+13%), l’ICT (+6,4%),
l’aeronautica (+5,5%) e la farmaceutica (+3,6%). Nel confronto con i dati pre-crisi, tutti i
settori, fatta eccezione per il
biomedicale, hanno evidenziato
un recupero del
terreno perso.
Sono questi, in estrema sintesi,
i principali risultati che emergono dal 36° numero del Monitor
dei Distretti curato dal Servizio
Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo.
Anche nel terzo trimestre i distretti tradizionali hanno
“battuto” la concorrenza tedesca: l’export distrettuale, infatti,
per il secondo trimestre consecutivo ha registrato una crescita
tendenziale superiore alle esportazioni tedesche di manufatti (8,2% vs. 7,5%).
Trainanti i distretti della
metalmeccanica. Bene anche i distretti specializzati in
beni di consumo del sistema moda, che hanno complessivamente messo a
segno una crescita tendenziale delle vendite estere
del 9,9%. Pur se su tassi di
crescita più contenuti, è
rimasto
positivo
l’andamento dei distretti
agro-alimentari (+5,8%).
Le criticità del mercato immobiliare presenti in molti
sbocchi commerciali hanno,
invece, continuato a penalizzare l’evoluzione dei distretti del sistema casa, per
lo più fermi sui bassi livelli
di export del 2010.
E’ ulteriormente cresciuta la
propensione a esportare
nei “nuovi”mercati ad alto
potenziale, dove i distretti
tradizionali, pur rallentando,
hanno registrato un aumento dell’export del 9,3% tendenziale. In particolare,
hanno mantenuto un buon
ritmo di crescita le esportazioni distrettuali dirette in
Russia (+14,8%), Romania
(+21,4%), Corea del Sud
(+33,8%), Brasile(+29,7%),
Arabia Saudita (23,2%),
Algeria (+41,6%).
Al contrario, ha mostrato un
brusco rallentamento la
Cina, che, insieme alla Germania, è stato uno dei più
importanti motori della crescita dei distretti negli ultimi
anni.
Il contributo maggiore alla
crescita dei distretti (quasi
i due terzi) è comunque
venuto dai tradizionali
sbocchi commerciali, guidati da Germania (+11%),
Francia (+10,9%), Svizzera
(+14,5%) e Stati Uniti
(+10,9%).Nei primi nove
mesi del 2011, pertanto, è
proseguita la fase di recupero dei distretti tradizionali
italiani, che si sono dimostrati altamente competitivi
sui mercati internazionali.
Le esportazioni di molti
distretti del sistema moda
(pelletteria e calzature di
Firenze, orafo di Valenza,
occhialeria di Belluno in
primis), della meccanica
(macchine per l’imballaggio
di Bologna, macchine tessili
e per materie plastiche di
Brescia) e agro-alimentari
(vini di Langhe, Roero e
Monferrato, mele dell’Alto
Adige, salumi del modenese, vini del veronese,..)
sono già oltre i livelli precrisi.
La fase di emergenza, tuttavia, non si è chiusa. Sono
ancora molte le imprese e i
distretti lontani dai livelli di
export pre-crisi. Tra questi
alcune aree interessate da
profondi processi di ristrutturazione e internazionalizzazione, nonché da importanti chiusure aziendali. Il
ritardo rispetto ai livelli precrisi è pronunciato ancheper molti primari distretti
crescita del Pil
italiani, con in testa le aree
specializzate nel sistema casa.
La crisi dei debiti sovrani scoppiata in Italia e in Europa e il
conseguente deterioramento
delle condizioni di domanda va
quasi certamente a interrompere la fase positiva iniziata nel
secondo trimestre 2010 e proseguita fino al terzo trimestre
2011.
Nel corso del 2012 si dovrebbe, pertanto, intensificare ulteriormente il processo di selezione presente nel tessuto
produttivo italiano che porterà
all’uscita dal mercato delle
imprese più in ritardo rispetto
ai livelli pre-crisi e, quindi, più
in difficoltà nel mantenere in
equilibrio la loro situazione
economico-finanziaria.
Conferme in tal senso provengono dai dati sugli ammortizzatori sociali: nei distretti, infatti,
tra gennaio e novembre del
2011 le ore autorizzate di Cassa Integrazione Straordinaria,
che sottendono situazioni di
crisi strutturale delle imprese,
hanno raggiunto il 50% del
monte ore complessivo.
In questo contesto nuovamente sfavorevole, saranno meno
in difficoltà le imprese italiane
con una propensione a esportare più elevata, soprattutto nei
nuovi mercati ad alto potenziale.
Nel 2012, ancor più che negli
anni passati, sarà cruciale riuscire a sfruttare le occasioni di
crescita che verranno dai nuovi
mercati, dove, secondo le ultime previsioni disponibili, il PIL
subirà un rallentamento, ma
continuerà a crescere a tassi
sostenuti. Il prossimo anno,
infatti, la domanda proveniente
da due dei principali motori del
manifatturiero italiano e, in
particolare, dei distretti (la
Francia e la Germania) dovrebbe subire un brusco arresto,
costringendo le nostre imprese
a cercare altrove occasioni di
crescita.
eRreBiFINANZA Srl
Via Masone, 5
24121 Bergamo
La nostra struttura rimane a
completa disposizione della
clientela per ogni esigenza.
Tel. +39 035 428.428.2
Fax +39 035 23.45.79
Cap. Soc. € 100.000,00 i.v.
Iscrizione Albo Med. Cred.n. 97749
Iscrizione Albo Agenti in Attività
Finanziarie n. A63410
Ci scusiamo per il ritardo
nell’invio di questo numero
della newsletter.
Gli argomenti da trattare
sono ora molti e non
escludiamo un nuovo
numero a breve.
La soluzione più semplice è
arrivata.
www.errebifinanza.it
[email protected]
La divisione Leasing si compone ad oggi di:
Roberto Bartoli
Steven Pellicioli
Gabriele Turati
La divisione Factoring è curata dal Dott. Alberto Foglia
con la collaborazione del
Sig. Santo Pascuzzi
Leasing
Auto—Leasing
Strumentale—Leasing
Immobiliare—Leasing
Nautico—Leasing Operativo—Leasing Energetico—Leasing Pubblico—
Noleggio auto a mlt—Factoring—Consulenze Finanziarie— Mutui a privati—
Novità Disciplina Fiscale Leasing
Durata minima dei contratti di
locazione finanziaria
Il Decreto Legge 16/2012 del 2 marzo 2012 “Disposizioni urgenti in materia di semplificazioni tributarie, di efficientamento
e potenziamento delle procedure di accertamento” (GU n.52
del 2-3-2012), convertito con modificazioni dalla L. 26 aprile
2012, riscrive le regole fiscali della locazione finanziaria,
eliminando la correlazione tra la durata contrattuale e la
deducibilità dei canoni di leasing.
Le nuove disposizioni consentono quindi di stipulare contratti di leasing con durate brevi, inferiori a
quelle minime fiscali, senza che ciò limiti per
l’utilizzatore (lavoratore autonomo o impresa), la
deducibilità dei canoni.
Va però precisato che la deducibilità dei canoni resta ancorata ai tempi fissati dalla legge e pertanto, a titolo di esempio, una società che lavora materie plastiche, potrà stipulare
un contratto di leasing immobiliare con una durata di 10 anni,
oppure di 12 anni, mentre i canoni saranno sempre dedotti
(dall’imponibile fiscale) in 18 anni.
Per gli utilizzatori dei contratti di leasing, la deduzione dei
canoni si continuerà quindi ad operare nel minimo temporale
oggi previsto. Ciò significa che, se il contratto ha una durata
superiore a tale soglia, la deduzione seguirà il contratto, mentre
se la durata è inferiore al minimo, occorrerà attivare un doppio
binario recuperando a tassazione le quote dei canoni eccedenti,
deducendole poi in via extracontabile a contratto terminato.
Il minor termine contrattuale consentirà alle società di leasing
non solo di ridurre la rischiosità dell’affidamento e di allineare la
scadenza degli impieghi a quella della raccolta, ma anche di
usufruire di un più rapido ammortamento fiscale dei beni, basato
sul piano finanziario del contratto.
La società (od il professionista) richiedente il leasing, invece, stipulando un contratto di locazione finanziaria con una
durata inferiore al minimo, potrà limitare gli interessi da riconoscere alla società di leasing proprio in conseguenza
del minor periodo del piano finanziario.
In riferimento a questo ultimo aspetto, va anche evidenziato che
la nuova disposizione trascura l'Irap delle società di capitali, il cui
imponibile segue le risultanze contabili. In assenza di deroghe
previste dalla norma, l'intero importo del canone imputato al conto economico secondo la durata del leasing (anche se inferiore
ai minimi fiscali: si pensi a un leasing immobiliare di 10 anni)
risulterà deducibile dal tributo regionale senza necessità di variazioni.