la bici di monna lisa

Transcript

la bici di monna lisa
LA BICI DI MONNA LISA
Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo
Associazione di Enti Locali per l’Educational e la Cultura - Ente Formatore per Docenti
Istituzione Promotrice della Staffetta di Scrittura Bimed/Exposcuola in Italia e all’Estero
Partendo dall’incipit di Pino Pace e con il coordinamento dei propri docenti,
hanno scritto il racconto gli studenti delle scuole e delle classi appresso indicate:
Istituto Comprensivo “Bozzano” di Brindisi - Scuola Secondaria I grado “Caduti Di
Marzabotto” - Classe III E Scuola Secondaria I grado “Ettore Iaccarino” di Ercolano – Classe III H
Istituto Comprensivo “Manzoni” di Torino – Classe II D
“Scuole Pie Napoletane” dei Padri Scolopi di Napoli – Scuola Secondaria I grado
- Classe I I
Istituto Comprensivo “S. Pertini” di Forno Canavese – Classe II B
Istituto Comprensivo II “Dati” di Boscoreale - Istituto Comprensivo - Classi III G/E/H
Istituto Comprensivo “Padre Gemelli” - Scuola Secondaria I grado “Pola” di Torino
- Classi I A/B,III A
Istituto Comprensivo di La Loggia - Scuola Secondaria I grado “Leonardo Da
Vinci” - Classe II B
Istituto Comprensivo di Contursi Terme - Scuola Secondaria I grado - Classi I/II B
Scuola Secondaria I grado “Gozzano” di Rivarolo C.se – Classe III C
Editing a cura di: Cristina Rolle
Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo Associazione di Enti Locali
Ente Formatore per docenti accreditato MIUR
Il racconto è pubblicato in seno alla Collana dei Raccontiadiecimilamani
Staffetta Bimed/Exposcuola 2014
Istituzione Promotrice della Staffetta di Scrittura Bimed/Exposcuola in Italia e all’Estero
Direzione e progetto scientifico
Andrea Iovino
Monitoraggio dell’azione
e ottimizzazione delle procedure
Ermelinda Garofano
Segreteria di Redazione
e responsabili delle procedure
Valentina Landolfi
Margherita Pasquale
Staff di Direzione
e gestione delle procedure
Angelo Di Maso
Adele Spagnuolo
Responsabile per l’impianto editoriale
Marisa Coraggio
Grafica di copertina:
l’Istituto Europeo di Design, Torino
Docente: Sandra Raffini
Impaginazione
Tullio Rinaldi
Ermanno Villari
Relazioni Istituzionali
Nicoletta Antoniello
Piattaforma BIMEDESCRIBA
Gennaro Coppola
Angelo De Martino
Amministrazione
Rosanna Crupi
Annarita Cuozzo
Franco Giugliano
I libretti della Staffetta non possono essere in alcun modo posti in distribuzione Commerciale
RINGRAZIAMENTI
I racconti pubblicati nella Collana della Staffetta di Scrittura Bimed/ExpoScuola 2014 si
realizzano anche grazie al contributo erogato in favore dell’azione dalle istituzioni e dai
Comuni che la finanziano perché ritenuta esercizio di rilevante qualità per la formazione
delle nuove generazioni. Tra gli Enti che contribuiscono alla pubblicazione della Collana
Staffetta 2014 citiamo: Siano, Bellosguardo, Pisciotta, Pinerolo, Moncalieri, Castellamonte,
Torre Pellice, Forno Canavese, Ivrea, Chivasso, Cuorgnè, Santena, Agliè, Favignana, Lanzo
Torinese, Sicignano degli Alburni, Petina, Piaggine, San Giorgio a Cremano, l’Associazione
in Saint Vincent e l’Associazione Turistica Pro Loco di Castelletto Monferrato.
La Staffetta di Scrittura riceve un rilevante contributo per l’organizzazione degli Eventi di
presentazione dei Racconti 2014 dai Comuni di Moncalieri, Salerno, Pinerolo e dal Parco
Nazionale del Gargano/Riserva Naturale Marina Isole Tremiti.
Si coglie l’occasione per ringraziare i tantissimi uomini e donne che hanno operato per il
buon esito della Staffetta 2014 e che nella Scuola, nelle istituzioni e nel mondo delle associazioni promuovono l’interazione con i format che Bimed annualmente pone in essere in
favore delle nuove generazioni. Ringraziamenti e tanta gratitudine per gli scrittori che annualmente redigono il proprio incipit per la Staffetta e lo donano a questa straordinaria
azione qualificando lo start up dell’iniziativa. Un ringraziamento particolare alle Direzioni
Regionali Scolastiche e agli Uffici Scolastici Provinciali che si sono prodigati in favore dell’iniziativa. Infine, ringraziamenti ossequiosi vanno a S. E. l’On. Giorgio Napolitano che ha insignito la Staffetta 2014 con uno dei premi più ambiti per le istituzioni che operano in ambito
alla cultura e al fare cultura, la Medaglia di Rappresentanza della Repubblica Italiana giusto dispositivo SGPR 01/10/2013 0102715P del PROT SCA/GN/1047-1
Partner Tecnico Staffetta 2014
Si ringraziano per l’impagabile apporto
fornito alla Staffetta 2014:
i Partner tecnici
UNISA – Salerno, Dip. di Informatica;
Istituto Europeo di Design - Torino;
Cartesar Spa e Sabox Eco Friendly
Company;
il partner Must
Certipass, Ente Internazionale Erogatore
delle Certificazioni Informatiche EIPASS
By Bimed Edizioni
Dipartimento tematico della Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo
(Associazione di Enti Locali per l’Educational e la Cultura)
Via della Quercia, 64 – 84080 Capezzano (SA), ITALY
Tel. 089/2964302-3 fax 089/2751719 e-mail: [email protected]
La Collana dei Raccontiadiecimilamani 2014 viene stampata in parte su carta
riciclata. È questa una scelta importante cui giungiamo grazie al contributo di
autorevoli partner (Sabox e Cartesar) che con noi condividono il rispetto della
tutela ambientale come vision culturale imprescindibile per chi intende contribuire alla qualificazione e allo sviluppo della società contemporanea anche attraverso la preservazione delle risorse naturali. E gli alberi sono risorse ineludibili per
il futuro di ognuno di noi…
Parte della carta utilizzata per stampare i racconti proviene da station di
recupero e riciclo di materiali di scarto.
La Pubblicazione è inserita nella collana della Staffetta di Scrittura
Bimed/Exposcuola 2013/2014
Riservati tutti i diritti, anche di traduzione, in Italia e all’estero.
Nessuna parte può essere riprodotta (fotocopia, microfilm o altro mezzo)
senza l’autorizzazione scritta dell’Editore.
La pubblicazione non è immessa nei circuiti di distribuzione e commercializzazione e rientra tra i prodotti formativi di Bimed destinati
unicamente alle scuole partecipanti l’annuale Staffetta di Scrittura
Bimed/ExpoScuola.
La Staffetta 2013/14 riceve:
Medaglia di Rappresentanza della Presidenza della Repubblica Italiana
Patrocini:
Senato della Repubblica, Camera dei Deputati, Ministero della Giustizia,
Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Ministero dell’Ambiente
PRESENTAZIONE
Quante attenzioni, quanta positiva tensione e quanto straordinario e felice impegno
nella Staffetta di quest’anno. L’emozione che abbiamo provato quando il Presidente
della Repubblica ha conferito alla Staffetta la Medaglia di Rappresentanza è
stata grande ma ancora e di gran lunga maggiore è stata, l’emozione, nel vedere
gli occhi dei nostri ragazzi in visita al Quirinale. Ho avvertito in quegli occhi
l’orgoglio di chi sentiva di essersi impegnato in un’attività che le istituzioni gli stavano
riconoscendo … È quello che vorrei vedere negli occhi di quei tanti giovani che
dopo la scuola, a conclusione del proprio ciclo d’istruzione, invece, in questo tempo
sentono l’apprensione di un contesto che, probabilmente, dovrebbe sancire la
Staffetta come buona prassi da adottare in funzione del divenire comune. Cos’è, in
fondo la Staffetta? E’ un format educativo, un esercizio imperdibile per l’acquisizione
gli strumenti necessari a affrontare LA VITA sentendo lo straordinario dono della vita.
La Staffetta è una sfida in cui tutti si mettono insieme stando dalla stessa parte,
sentendo anche le entità lontane come i compagni di un cammino comune …
L’altro che diventa te stesso … Questo è la Staffetta un momento che dura un intero
anno e che alla fine ti mette nella condizione di sentirti più forte e orgoglioso per
quello che è stato fatto, insieme a tanti altri che hanno concorso a realizzare un
prodotto che alla fine è la testimonianza di un impegno che ci ha visti UNITI (!)
in funzione di un obiettivo … Si tratta di quello di cui ha bisogno il Paese e di
quello che appare indispensabile per qualificare il tempo e lo spazio che stiamo
attraversando.
Andrea Iovino
L’innovazione e la Staffetta: una opportunità per la Scuola italiana.
Questo è il secondo anno che operiamo in partnership con Bimed per la realizzazione
della “Staffetta di scrittura Creativa e di Legalità”. Siamo orgogliosi di essere
protagonisti di questa importante avventura che, peraltro, ci consente di raggiungere
e sensibilizzare un così grande numero di persone sull’attualissimo, quanto per
molti ancora poco conosciuto, tema che attiene la cultura digitale.
Sentiamo spesso parlare di innovazione, di tecnologia e di internet: tutti elementi
che hanno rivoluzionato il mondo, dalle amicizie, al tempo libero,lo studio, il lavoro
e soprattutto il modo di reperire informazioni. L’innovazione ha travolto il mondo
della produzione, dei servizi e dell’educazione, ma non dobbiamo dimenticare
che “innovare” significa, prima di tutto, porre la dovuta attenzione alla cultura.
Da un punto di vista tecnico, siamo tutti più o meno esperti, ma quanti di noi
comprendono realmente l’essenza, le motivazioni, le opportunità e i rischi che
ne derivano?
La Società è cambiata e la Scuola, che è preposta alla formazione di nuovi
individui e nuove coscienze, non può restare ferma di fronte al cambiamento che
l’introduzione delle nuove tecnologie e internet hanno portato anche nella
didattica: oggi gli studenti apprendono in modo diverso e questo implica
necessariamente un metodo di insegnamento diverso.
Con il concetto di “diffusione della cultura digitale” intendiamo lo sviluppo del
pensiero critico e delle competenze digitali che, insieme all’alfabetizzazione,
aiutano i docenti e i nostri ragazzi a districarsi nella giungla tecnologica che
viviamo quotidianamente.
L’informatica entra a Scuola in modo interdisciplinare e trasversale: entra perché
i ragazzi di oggi sono i “nativi digitali”, sono nati e cresciuti con tecnologie di cui
non è più possibile ignorarne i vantaggi e le opportunità e che porta inevitabilmente
la Scuola a ridisegnare il proprio ruolo nel nostro tempo.
Certipass promuove la diffusione della cultura digitale e opera in linea con le
Raccomandazioni Comunitarie in materia, che indicano nell’innovazione e
nell’acquisizione delle competenze digitali la vera possibilità evolutiva del
contesto sociale contemporaneo. Poter anche soltanto raccontare a una comunità
così vasta com’è quella di Bimed delle grandi opportunità che derivano dalla
cultura digitale e dalla capacità di gestire in sicurezza la relazione con i contesti
informatici, è di per sé una occasione imperdibile. Premesso che vi sono indagini
internazionali da cui si evince l’esigenza di organizzare una forte strategia di
ripresa culturale per il nostro Paese e considerato anche che è acclarato il dato
che vuole l’Italia in una condizione di regressione economica proprio a causa del
basso livello di alfabetizzazione (n.d.r. Attilio Stajano, Research, Quality,
Competitiveness. European Union Technology Policy for Information Society IISpringer 2012) non soltanto di carattere digitale, ci è apparso doveroso
partecipare con slancio a questo format che opera proprio verso la finalità di
determinare una cultura in grado di collegare la creatività e i saperi tradizionali
alle moderne tecnologie e a un’idea di digitale in grado
di determinare confronto, contaminazione, incontro, partecipazione e condivisione.
Promuoviamo, insieme, la cultura digitale e la certificazione delle I-Competence
per garantire competenze indispensabili per acquisire a pieno il ruolo di cittadino
attivo nella società della comunicazione e dell’ informazione.
Partecipiamo attivamente alla diffusione della cultura digitale, perché essa diventi patrimonio di tutti e di ciascuno, accettando la sfida imposta dalle nuove
professioni che nascono e dai vecchi mestieri che si trasformano, in modo profondo
e radicale.
Tutti noi abbiamo bisogno di rigenerare il pensiero accettando nuove sfide e
mettendo in gioco tutto quanto imparato fino adesso, predisponendoci al
cambiamento per poter andare sempre più avanti e un po’ oltre.
Il libro che hai tra le mani è la prova tangibile di un lavoro unico nel suo genere,
dai tantissimi valori aggiunti che racchiude in sé lo slancio nel liberare futuro
collegando la nostra storia, le nostre tradizioni e la nostra civiltà all’innovazione
tecnologica e alla cultura digitale. Certipass è ben lieta di essere parte integrante
di questo percorso, perché l’innovazione è cultura, prima che evoluzione tecnologica!
Il presidente
Domenico PONTRANDOLFO
INCIPIT
PINO PACE
Se non esistessero i fiori, riusciresti a immaginarli?
Bluvertigo
La bici di Monna Lisa
Leonardo non vuole credermi.
«C’arrivi da fori si sente, ma arrivà da’ futuro l’è n’altra questione…» dice.
Invece arrivo davvero dal futuro, dall’anno 2014. Mi chiamo Michela Argo e scrivo per il blog Voci&Grida. Sono qui nella Firenze
del 1514 per intervistare Leonardo Da Vinci. Da quando i viaggi
del tempo sono possibili, ci vuole poco per saltare nel passato, ma
visto che il passato è meglio non cambiarlo troppo (e se tutti potessero saltare ci sarebbe molta folla) i viaggi si estraggono con
una lotteria. Ho partecipato, vinto ed eccomi qui.
«Comunque non ho tempo da perdere ‘on te…» mi dice il genio.
«Glielo posso dimostrare!» gli dico.
16
Così gli racconto che nella mia epoca ci sono macchine che volano fin sulla Luna, che vanno sotto l’acqua, che è possibile sapere
cosa succede nel mondo, che ci sono apparecchi tascabili capaci di farci parlare con persone lontane migliaia di chilometri…
Leonardo sbadiglia: «Pur’io le ho pensate iste cose... ma dove
sono? E ora scusa, c’ho daffare».
Già, dove sono? Non è colpa mia se nei salti nel passato non si
può portare niente...
Leonardo va a lavorare con i suoi garzoni, Giangiotto e Laporello. Avranno all’incirca la mia età: 12 anni. Sono capaci a fare
di tutto, anche se Giangiotto mi pare più tranquillo e riflessivo e Laporello disordinato e fantasioso.
C’è anche una bella signora, tal Lisa Gherardini, Leonardo la
chiama Monna Lisa. Ma certo, è proprio lei: la Gioconda!
Viene tutti i giorni a farsi fare un ritratto. Non sa ancora che il suo
sarà il ritratto.
Poi mi viene un’idea.
«Sentiamo…» mi fa Leonardo.
«La bicicletta!» gli dico io. Mio padre ripara le bici e io ho letto
tanti libri e riviste sull’argomento. Oltre ovviamente a saper pedalare.
Un po’ mi manca la mia bicicletta, nel 1500 non esiste ancora.
17
«E che dobbiamo fare?» domanda Leonardo.
«Costruirla!» dico io.
«Così potrò farvi vedere una cosa semplice e geniale del mio
tempo».
Leonardo ci pensa, scrive qualcosa su un foglio, me lo consegna
e dice: «Fatti aiutare da Giangiotto e Laporello, che io devo fa’
i’ ritratto a Monna Lisa».
Il biglietto è scritto al contrario, naturalmente. Vado allo specchio
e leggo:
a che serve una bicicletta?
con la bicicletta ci si può fare la guerra?
dove si può andare con la bicicletta? dove non si può andare?
com’è fatta una bici e di che materiali è fatta?
come si fa ad andare in bici?
si possono fare delle gare?
solo gli uomini possono andare in bicicletta o anche le donne?
si possono portare degli oggetti con la bici? Si può fare un trasloco?
si può fare il giro del mondo?
18
In dieci giorni, mentre Leonardo contempla e dipinge la signora
Lisa, io, Giangiotto e Laporello ci mettiamo al lavoro e la costruiamo. Ma Lisa si annoia a stare in posa e viene spesso a vedere il nostro lavoro; anche Leonardo ogni tanto ci mette becco.
E il decimo giorno Monna Lisa in persona potrebbe diventare la
prima ciclista della storia…
19
CAPITOLO PRIMO
Nel laboratorio di Leonardo
Sono rimasta stupita dalle domande di Leonardo, anzi alcune mi
hanno fatto un po’ sorridere. Certo, per me la bicicletta è un oggetto scontato e spiegare cos’è a chi non ne sa nulla è veramente
difficile. Ho cercato di rispondere direttamente al Maestro, ma è
sfuggente e quando provo a parlargli mi liquida con un “dopo,
dopo…”, così ho deciso di scrivergli a mia volta una lettera, naturalmente con inchiostro e penna d’oca.
“Caro Leonardo,
la bici è un mezzo di trasporto e serve a spostarsi rapidamente, a
giocare, a fare gare con gli amici, anzi, per qualcuno correre e
fare acrobazie con questo veicolo è un vero e proprio mestiere,
oltre che uno sport. Tutti possono utilizzarla poiché è veramente
unisex e popolare.
Non devi, però, pensare che sia così semplice imparare ad andarci. Ora sono un asso, ma quante cadute e quante ginocchia
sbucciate i primi tempi! È tutta questione di equilibrio e allenamento, anche perché la bici ha due ruote azionate da pedali che
a loro volta sono fatti girare dai piedi del guidatore il quale, co-
20
Nel laboratorio di Leonardo
modamente seduto su un sellino, regge il manubrio e, contemporaneamente, si mantiene in bilico.
I materiali di cui è fatta la bici… cosa dire, alcuni, come la gomma,
non sono ancora conosciuti in Europa nel 1500, ma di solito è di
metallo e in particolare di ferro.
Mi chiedi se con la bicicletta si può fare la guerra.
Tu non sai quante guerre sempre più sanguinose ci saranno nel
corso dei secoli, quante morti e distruzioni porteranno, quindi per
me è difficile associare ciò che mi dà divertimento a qualcosa di
così terribile. Però è vero: la bici sarà usata anche in guerra a fine
Ottocento e nei grandi conflitti della prima metà del Novecento,
ma non per far del male bensì per portare messaggi importanti.
Oggi non è più utilizzata per tale scopo perché non è più necessario spostarsi per comunicare con chi è lontano.
Con la bicicletta, insomma, si possono fare moltissime cose, anche
trasportare oggetti, ma di piccole dimensioni; un vero e proprio
trasloco mi sembra difficile.
Si potrebbe anche fare il giro del mondo: ci vorrebbe almeno un
anno, però chissà quante persone e quanti luoghi si riuscirebbero
a conoscere!
Michela”
Capitolo primo
21
Leonardo prende distrattamente la mia lettera, la infila in una
tasca della sua ampia casacca e scompare. Ne approfitto per
dare un’occhiata in giro, guidata da Giangiotto e Laporello.
Il laboratorio di Leonardo si trova in campagna, per questioni di
comodità, sostiene il Maestro, ma i suoi aiutanti dicono che un
tempo era in città, non molto lontano dal Duomo; sono stati costretti a trasferirsi dopo una multa salatissima per disturbo della
quiete pubblica!
Esternamente il laboratorio è un edificio molto semplice: è un enorme
casone a due piani, circondato dalla fantastica campagna toscana
e dalle sue dolci colline; poco lontano scorre l’Arno al quale si arriva percorrendo una stradina tutta curve. Mi sembra di aver già visto
questo paesaggio… Ma certo: è lo sfondo della Gioconda!
L’interno è stupefacente: il piano terra è grande il doppio della
mia palestra scolastica e il soffitto è alto almeno cinque metri. Ci
sono tavoli lunghissimi, ingombri di pergamene e attrezzi; centinaia
di schizzi alle pareti raffigurano particolari anatomici, macchine
bizzarre, piante e animali; dappertutto ci sono libroni e rotoli.
Alzo gli occhi e a una trave vedo appeso un paracadute. Inizialmente non riesco a capire cosa sia, anche perché ha una
forma insolita, piramidale.
22
Nel laboratorio di Leonardo
È Giangiotto a rivelarmi la funzione: «Oh grulla, non ‘apisci ‘os’è?
Serve a buttarsi dall’alto senza farsi male».
Riesco a vedere in fondo allo stanzone una sagoma strana coperta con dei teloni.
È sempre Giangiotto a parlare: «Non t’avvicinare, potrebbe essere pericoloso, solo Leonardo sa cos’è!»
Intuisco che deve essere un macchinario militare top secret. Magari più in là riuscirò, senza essere vista, a dare una sbirciatina.
Interviene Leonardo, un po’ divertito; qualcosa della mia lettera deve
averlo colpito perché mi porta subito, insieme a Laporello e Giangiotto, dall’altra parte dello studio, verso uno dei tavoli ed esclama:
«’odesta sarà la vostra postazione di lavoro, troverete tutto ciò che
vi occorre per progettar la bici. Suvvia al lavoro, bighelloni!»
Sul piano c’è l’inchiostro e la piuma d’oca e anche una grande
pergamena. Mi siedo, prendo il foglio e l’inizio non è dei migliori:
con la mano sporca di inchiostro faccio una bella macchia…
Ci riprovo. Prendo la debita distanza tra mano e pergamena e,
anche se un po’ storto e sbavato, alla fine riesco a completare
un disegno abbastanza verosimile.
Lo schizzo è forse troppo schematizzato, ma sono sicura che Giangiotto e Laporello capiranno seguendo le mie spiegazioni: «AlCapitolo primo
23
lora che ve ne pare? Questo è ciò che realizzeremo. Le ruote sono
due: quella posteriore è azionata dai pedali, quella anteriore è
collegata al manubrio; sopra la ruota posteriore si trova il sellino…»
Il più entusiasta è Laporello che esclama: «L’è bellina davvero. Ho
un’idea: la ‘ostruiamo in ferro? Il mi babbo è un fabbro straordinario! Ci aiuterà di si‘uro!»
Giangiotto ribatte: «Penso che sia preferibile il legno: l’è più leggero e lo possiamo trovare anche nel laboratorio. Ri’orda che
Leonardo non vuole che qual’uno metta naso nei suoi progetti!»
Come per magia, Leonardo si materializza alle nostre spalle; ce ne
accorgiamo perché sentiamo un colpo di tosse che ci fa sobbalzare: «’Osa state ‘ombinando? È dunque ‘odesta la famosa bicicletta? Non male… vedremo, vedremo…»
Intanto il sole sta calando, dobbiamo rientrare in città. Con noi
c’è anche Lisa; l’abbiamo vista aggirarsi con grazia nel laboratorio durante una pausa. L’ho definita bella, ma ho mentito. Infatti
Leonardo con il suo dipinto non solo le ha reso giustizia, ma l’ha
addirittura abbellita e non aggiungo altro! Però mi incuriosisce:
sembra che nasconda qualche segreto e il suo sguardo misterioso
mi intimidisce e affascina allo stesso tempo.
24
Nel laboratorio di Leonardo
Il primo giorno di lavoro è concluso; non vedo l’ora che venga
domani.
Capitolo primo
25
CAPITOLO SECONDO
Tutti all’opera
Siamo stanchi e io, Giangiotto e Laporello, ci accomodiamo alla
meglio su un carretto, trainato da un cavallo marrone, per ritornare in città.
Durante il tragitto Giangiotto, il precisino, comincia a sbuffare:
«Mamma mia, ‘ome le è brutta ‘odesta strada, ‘on tutte ‘odeste
curve non ce la fó proprio più».
Laporello lo riprende: «Ma smettila di lamentarti sempre, piuttosto
ammira ‘odeste ‘olline che sono ancor più belle al calar del sole!»
Giangiotto resta in silenzio per qualche minuto poi mi dice: « Oh
Michela, perché non vieni a dormire a ‘asa mia; ti fó ‘onoscere la
mi mamma».
Ci penso un attimo, poi accetto con piacere. Arrivati in città lasciamo Laporello e ci rechiamo a casa di Giangiotto.
Entriamo in un cortile ampio. È molto tardi e non si sente alcun rumore se non lo scroscio dell’acqua che si muove in un pozzo. Saliamo su per delle scale in pietra e sull’uscio ci attende una donna
con i capelli raccolti, che indossa una veste lunga e larga e che
ci accoglie con un caldo sorriso.
26
Tutti all’opera
La casa è immensa, pochi mobili in legno riempiono le pareti e
ovunque ci son candele accese e, con stupore, mi accorgo che
rendono l’ambiente più luminoso di quanto pensassi. Una lunga tavola di legno imbandita, contornata da panchette, ci aspetta: la
cena è pronta!
Dopo cena andiamo subito a letto. Il materasso è molto alto e
morbidissimo, non ne ho mai provati di così comodi nella mia
epoca! Mi guardo intorno e prima di spegnere la candela, noto
che le pareti della cameretta di Giangiotto sono tappezzate da
numerosi disegni. Cerco di pensare ma la stanchezza prende il sopravvento e crollo in un profondo sonno.
La notte è volata, avrei voluto dormire ancora, ma la voce di
Giangiotto mi riporta alla realtà: «Su, sveglia che l’è l’ora di andare».
Spalanca le finestre e fa entrare un’aria fresca e leggerissima. Mi
avvicino alla finestra e mi abbaglia il sole che si riflette nelle
acque dell’Arno. In lontananza intravedo le maestose colonne del
Duomo: che spettacolo!
Mi preparo, ma perdo molto tempo per lavarmi: la tinozza è davvero poco pratica e poi la mamma di Giangiotto insiste affinché
raccolga e intrecci i miei lunghi capelli... che impresa!
Capitolo secondo
27
Finalmente arriviamo al laboratorio dove Laporello è già alle
prese con il suo bozzetto e il Maestro all’opera con Lisa.
Giangiotto mi dice: «La tua bici, Michela, l’è bellina ma è troppo
‘omplicata e noi non abbiamo il materiale... ma ‘os’è questa
gomma di cui tanto parli? Ora proviamo a realizzarne una noi, io
la farò in legno e Laporello la farà in ferro».
Intanto ci raggiunge Lisa che è contentissima di vederci ed
esclama: «Che noia! Voi ‘osa fate di bello?»
Le mostriamo i disegni e lei, guardandoli, ci dice: «L’è più bellina
quella in legno, perché non provate a costruire questa?» Indicando
lo schizzo di Giangiotto, continua: «C‘è tanta legna nel laboratorio!»
Salutandoci esce ma non torna nell’aula del Maestro bensì indossa
il soprabito e si dirige verso la porta d’ingresso.
Così mi chiedo se il famoso ritratto sia già finito.
Intanto Laporello si convince a utilizzare il legno per la costruzione della bici, per cui incominciamo a sbirciare tra la roba del
Maestro. Immagino la collera di Leonardo se dovesse scoprire che
qualcuno ha toccato le sue cose. È talmente geloso della sua
roba! Tra mille rotoli, pergamene e macchinari strani, gli aiutanti
trovano le ruote di un vecchio carretto e Giangiotto felice urla:
«Bene, useremo ‘odeste!»
28
Tutti all’opera
Dall’altro capo del laboratorio, Laporello trova tante assi di
legno, chiama Giangiotto e insieme scelgono i pezzi più adatti
per costruire la bici.
Giangiotto comincia: «Ci serve un’asse centrale lunga, che posizioniamo in senso orizzontale, alle due estremità ‘olleghiamo le
due ruote, poi ci serve un’asse più piccola che ‘ollegheremo alla
ruota anteriore: servirà da manubrio per direzionare la bici.
«Naturalmente dobbiamo tagliare due pezzi di uguale misura che
fungono da pedali, poi ‘ome faremo il sellino? Andrà bene un
cesto ‘on un ‘uscino? Mamma mia ‘odesta opera è troppo complicata! Vabbè, non perdiamoci d’animo, cerchiamo qualcosa
per sagomare tutte queste assi!»
Mentre i ragazzi sbirciano fra gli attrezzi del Maestro sento delle
urla provenienti dalla stanza accanto: è Leonardo. Cosa sarà
successo?
Finalmente i due ragazzi riescono ad assemblare la bici ma Giangiotto, con tono desolato, mi dice: «Mi sa che c’è un problema!
Le ruote non girano!»
Laporello, guardando il bozzetto, risponde: «E certo, manca la
‘atena!»
Improvvisamente arriva il Maestro e urla: «Che state facendo?
Capitolo secondo
29
Avete toccato tutta la mia roba. ‘ome vi siete permessi? Siete proprio dei bighelloni».
Intanto i suoi occhi si soffermano sulla bici, accenna una smorfia
compiaciuta: «Comunque l’è proprio bellina. Prima o poi le darò
un’occhiatina».
Infastidito torna nel laboratorio. La sedia di Lisa è vuota, al suo
posto trova una lettera:
“Caro Leonardo,
sono ‘ontenta di posare per ‘odesto ritratto, oggi però mi annoio
di stare in posa immobile e quasi quasi me ne vo’ in città ad ammirare un po’ tra le botteghe le perle che tanto mi piacciono e
che mio marito non mi regala! Torno nel pomeriggio.
Lisa” .
Il Maestro, offeso e adirato, urla il nome di Laporello che si precipita da lui.
«Ma che, l’è impazzita? Mica possiamo perdere tempo!» dice il
Maestro.
Una volta spiegato l’accaduto all’aiutante lo obbliga a prendere
il posto di Lisa per continuare il ritratto.
30
Tutti all’opera
Sarà per questo che la Gioconda ha le sembianze maschili?
Giangiotto è costretto a lavorare da solo, ma non per questo si
perde d’animo.
Intanto Lisa passeggia spensieratamente per Firenze. Entra ed
esce da una bottega all’altra e non si rende conto che il tempo
passa.
Ormai è sera e di Lisa non si è più vista neanche l’ombra. Anche il
Maestro ha perso la speranza di rivederla. Si è fatto tardi anche
per noi: salutiamo il Maestro e torniamo in città.
Capitolo secondo
31
CAPITOLO TERZO
Una giornata complicata
Il mattino successivo, appena tornati al laboratorio grazie al solito carrettino, ci avviamo alacremente al tavolo dove ci sono i
nostri arnesi, ma ci accorgiamo che manca il progetto. Non facciamo in tempo a chiederci dov’è finito che sentiamo un urlo provenire dallo studio riservato al ritratto di Lisa.
«No e poi no! ‘odesta idea non mi garba per niente!» sbraita Leonardo.
«Niente bicicletta, niente quadro!» ribatte Lisa.
«Calma calma» suggerisco entrando educatamente, seguita dai
due ragazzotti «si può sapere cosa sta succedendo? Dov’è il progetto della bicicletta?»
«Monna Lisa vuole essere ritratta sopra ‘odesto aggeggio!» risponde il Maestro tirando fuori dalla tasca il nostro disegno.
«Niente bicicletta, niente quadro!» ribadisce caparbia la donna.
«Ier sera ‘hissà dove t’eri ‘acciata, oggi ‘sto ‘apriccio… e poi si lamentano tutti che non rispetto le consegne. Va bene, va bene, purché finiamo ‘odesto quadro ‘he il tu’ marito poi chi lo sente… santo
uomo!» dicendo ciò Leonardo esce e lascia noi quattro sbigottiti.
32
Una giornata complicata
Si fa avanti Laporello: «Ma, Monna Lisa, com’è che l’è venuta
‘odesta stramba idea?»
«Oh, sapessi… Ier sera passeggiavo per le vie del centro guardando le botteghe qua e là; a un tratto sono entrata in un negozio dove vendevano delle spezie del lontano Oriente: cannella,
chiodi di garofano, zafferano, cardamomo… che profumi!
«In un’altra bottega c’era tanta gente che non si riusciva a entrare: c’era l’Amerigo che mostrava pitture di animali e uomini strani;
non ho capito di quali Indie. Ma era troppo tardi, non potevo fermarmi: non sta bene che una donna si aggiri sola oltre il calar del
sole.
«Stamani mi son destata con una gran voglia di novità! Voglio un
ritratto diverso, nessun’altra avrà un quadro così… con una bicicletta, in mezzo alla natura, con un’aria come dire… gioconda!»
Lasciamo Lisa ai suoi sogni e, disegno alla mano, torniamo nel nostro angolino.
«Non finiremo mai andando avanti di questo passo» si lamenta
Giangiotto «oltretutto tra poco dovremo cedere il nostro veicolo
per il ritratto. Almeno proviamola!»
Non faccio in tempo ad aprire bocca che i miei compari stanno discutendo su chi debba provare per primo, ma in entrambi i casi il
Capitolo terzo
33
risultato è deludente: percorrono alcuni metri barcollando come
ubriachi e, non avendo l’equilibrio, cadono a turno rovinosamente
a terra. In effetti non è banale saper mantenere l’equilibrio: è frutto
di allenamento e possono essere utili… ma certo!
«Ragazzi» urlo «mi è venuta un’idea!»
Ma Giangiotto e Laporello, ammaccati e delusi, non hanno voglia
di ascoltare quest’idea.
Decido quindi di prendere l’iniziativa, afferro il cacciavite ma mi
cade e rotola fin sotto il telone nell’angolo. Con nonchalance, pur
sapendo che Leonardo non è affatto d’accordo che qualcuno
guardi le sue invenzioni, mi avvicino al misterioso marchingegno, mi
infilo sotto il telo e… mi si presenta un modello di carrarmato di dimensioni ridotte.
È identico a quello illustrato sui libri (a parte il fatto che mancano
delle assi di legno... ops!). Ha una pianta circolare con una torretta al centro e, fissati a intervalli regolari, delle specie di cannoni.
Questa vista mi inquieta, le immagini che mi vengono in mente mi
rattristano… ma un rumore di passi sempre più vicini mi riporta alla
realtà; agguanto il cacciavite, esco dal nascondiglio e… davanti
a me si erge il Maestro.
34
Una giornata complicata
Sul volto ha dipinta un’espressione paragonabile a quella di un
demonio dantesco o di una belva feroce molto arrabbiata. Decisamente oggi non è giornata… chissà cosa diceva il suo oroscopo. Evito di chiederglielo ma non riesco a sottrarmi alla
sfuriata.
«Siete dei bischeri, fannulloni, buoni a nulla, approfittate della
mia buona fede! Prima prendete e segate le assi ‘he ho preso di
persona in Garfagnana… diavolo d’una bicicletta o ‘ome si
‘hiama ‘sto aggeggio. Ora ‘sta pischella la trovo ‘he ‘uriosa tra le
mi ‘ose… ‘ol ‘avolo ‘he vi aiuto con la ‘atena! Arrangiatevi e non
fatevi più vedere!»
Mogi mogi ritorniamo al nostro progetto, riprendiamo la costruzione ma rimane il problema di ieri: la mancanza della catena, i
freni ed eventualmente anche l’idea che mi era venuta per aiutare i principianti, le famose rotelle.
«Senti, Michela, perché non lasci pensare a me a ‘odesta ‘atena»
mi dice Laporello «il mi’ babbo è fabbro e, se glielo ‘hiedo subito, in due o tre giorni ce la ‘ostruisce. Basta ‘he tu mi disegni ‘sta
‘osa, nei minimi particolari».
Capitolo terzo
35
Cerco di fare uno schizzo nel migliore dei modi, lo consegno a
Laporello che si catapulta fuori verso la bottega del padre. È di
ritorno molto presto ma temo, vedendo la sua aria abbattuta,
che non ci siano buone notizie.
«Sono arrivato alla bottega del ‘mi babbo» racconta «e quando
gli ho mostrato il disegno mi ha dato dell’ingenuo e mi’ ha detto
che ‘sto Leonardo non è mica un genio ‘ome si dice in città e ‘he
forse sto perdendo il mio tempo. Ho dovuto ammettere che il disegno è opera tua e mi ha detto ‘he se non distanziamo la catena dal telaio di legno, l’attrito di questa potrebbe
danneggiarlo o addirittura fargli prendere fuoco.
«Per fortuna aveva già in bottega una possibile soluzione! Aveva
un cerchio di metallo contornato da una dentatura su cui può forse
scorrere una catena, l’ha chiamata corona… come quella del re.
In poco tempo dovrebbe fabbricare anche la ‘atena».
Detto ciò tira fuori dalla tasca, avvolta in un panno, una corona
molto simile a quelle che si vedono sulle nostre bici moderne. Potete immaginare il mio stupore.
Mentre aspettiamo il fabbro, decidiamo di uscire e rilassarci un
po’ sul prato. Chissà dove sarà Lisa. E Leonardo? Si sarà calmato?
36
Una giornata complicata
Non abbiamo tempo di appisolarci che fa capolino in laboratorio un uomo con ampie spalle, occhi azzurri e una folta barba nera
molto curata; anche il suo aspetto è molto curato nonostante gli
abiti da lavoro… mi ricorda qualcuno…
Con un ampio sorriso mi consegna un fagottino, lo apro e dentro
c’è l’agognata catena.
Il nostro lavoro può procedere.
Capitolo terzo
37
CAPITOLO QUARTO
Missione (quasi) compiuta
La catena, tutta bella luccicante, con i suoi anelli quadrettati è
pronta per essere incastrata nella famosa corona dentellata.
Provo a ingranare l’aggeggio e mi accorgo che aderisce perfettamente alla corona. Deve essere un gran genio quel tizio che ha
pensato di costruire una catena così! Adesso tutto sta a trovare
la giusta distanza ove allocare un’altra corona dentata per mantenere tesa la catena e permettere alle due corone di poter ruotare, l’una sollecitata dall’altra. Visiono il disegno e mi accorgo
che la prima corona è attaccata a una ruota posteriore, mentre
la seconda è fissata a una specie di manovella nel telaio di legno.
«E come farò a far girare la catena e tutto il marchingegno?» dico
a voce alta.
E prontamente Laporello, figlio di abile artigiano, manifesta il suo
lampo di genio: «Facciamo un bel foro nel telaio e incastriamo la
manovella attaccandoci dal lato della ‘atena la seconda
‘orona».
«Ottima idea, non c’è alcun dubbio, l’importante è che calcoliamo bene la distanza precisa tra le due corone».
38
Missione (quasi) compiuta
Una volta eseguito il fissaggio, con i piedi faccio ruotare la manovella e ho una bella sorpresa: la ruota gira e lo strano strumento si muove, seppure con grande difficoltà.
«Ma manca la ruota anteriore, non vedi ‘ome è situata nello
schizzo?» interviene Giangiotto.
Allora controllo lo schizzo iniziale e mi rendo conto che per il telaio di legno è stata prevista anche una ruota anteriore, una
ruota simile alla posteriore, libera però di poter girare da sola,
senza alcuna catena.
«Ma a ‘osa serve ‘odesta ruota anteriore a Monna Lisa se dovrà
solo posare per un ritratto? Basterà che l’aggeggio stia in piedi,
non è necessario che si muova!» commenta Laporello.
Vista la piega che si sta prendendo, cerco in tutti i modi di fissare questa ruota anteriore nelle due forcelle preparate e con
grande gioia mi accorgo che funziona.
Giangiotto si lancia sull’aggeggio e «Pistaaaaaaaaaaaaaaaaa!» Si va a scontrare con il tronco di un pino poco fuori dal
laboratorio: lui rimane indenne ma la bicicletta è distrutta!
«Oh bischero! ‘Ome pretendi di fermarti se non ci sono i freni?» incalza Laporello divertito.
Capitolo quarto
39
Altro problema questo dei freni, ma quale migliore soluzione se non
quella di mettere i piedi sulla strada e frenare? Naturalmente con
un paio di scarponi con una suola così doppia da fare invidia a
una bistecca fiorentina!
A questo punto Leonardo, esausto, incomincia a richiamare Laporello e Giangiotto: «Ehi, voi! Dovete andare a cercare Lisa, perché prima che ci ripensi dobbiamo finire ‘odesto quadro, e
precisatele che lo ‘ontinuerò solo per far vedere al marito ‘osa
sono ‘apace di fare con una moglie ‘ome quella!»
Senza dire più niente tutti e tre andiamo subito alla ricerca di Lisa.
La cerchiamo dovunque, ma di lei nessuna traccia. Mi sforzo di
pensare dove possa essere, mentre Giangiotto cerca per le vie
della città e Laporello nelle locande.
«Ma dove si sarà ‘acciata?» esclama Laporello.
«Forse io so dov’è andata! Seguitemi…» continua Giangiotto.
Mentre camminiamo per il centro, Laporello si ferma a osservare
una vetrina dove ci sono due signori che insegnano alle donne
come si cuce ma, consapevole che Lisa non si interesserebbe mai
a questo genere di cose, riprende a seguire Giangiotto il quale,
in realtà, va a tentoni, come noi.
Decido allora di tornare da Leonardo per aggiornarlo sulle nostre ricerche.
40
Missione (quasi) compiuta
Nel frattempo questi si sta interrogando: «Ove sta ‘odesta donna
sconsiderata! Che venga assolutamente da me altrimenti…»
Io con timore lo interrompo: «Altrimenti? No Leonardo, non vorrai
dire che…»
«La voglio cacciare, non ritrarrò una donna che si sottrae al mio
volere; la prossima volta cercherò una donna meno capricciosa e
più affascinante!»
Faccio di tutto per fargli cambiare idea, ma forse è troppo tardi.
Preoccupata, mi affretto a tornare dai miei compagni e a un tratto
mi ricordo di quando Lisa spiegò a Laporello come le era nata
l’intenzione di farsi ritrarre sopra la bicicletta: aveva detto che era
entrata in un negozio dove c’era l’Amerigo, così mi viene in mente
che dopo il litigio con Leonardo possa essere scappata lì.
Penso che sia un ragionamento sensato e accelero il passo per
condividerlo subito con Laporello e Giangiotto.
Finalmente, dopo una lunga corsa, ritrovo Giangiotto e gli comunico la mia idea su dove Lisa possa essere.
«Brava!» Giangiotto urla a squarciagola.
«Hai avuto un’ottima intuizione, quanto sono felice! Ora informo
Laporello, che ne sarà sicuramente entusiasta, ma ricordiamoci
che ci serve un’altra bici per poter compiere la nostra missione».
Capitolo quarto
41
CAPITOLO QUINTO
Una bici per un ritratto
Certo la bici. Ce n’eravamo dimenticati con la confusione creata
da Lisa. Decidiamo a questo punto di provare subito a ricostruirla,
penseremo dopo a cercare Lisa.
Mentre torniamo al laboratorio Laporello commenta: «Se la bici
fosse stata in metallo ‘un si sarebbe rotta».
Laporello è pensieroso, poi propone: «E se andassimo da mio
padre, a chiedere se ha qualche materiale leggero ma resistente?
Che ne dite?»
«Nel laboratorio del Maestro ho trovato dei tubi con le stesse caratteristiche, mi sembra glieli avesse regalati proprio tuo padre» ribatte Giangiotto.
«Ma Leonardo è troppo geloso della propria roba!» ricordo «Andiamo dal fabbro!»
«Ora è tardi, sta facendo buio, dobbiamo dormire. Venite tutti da
me?» chiede Laporello.
«Certamente!» rispondiamo felici io e Giangiotto.
42
Una bici per un ritratto
La mattina seguente andiamo dal fabbro: «Buongiorno babbo, ti
ricordi quei tubi che avevi dato a Leonardo? Ci servono per costruire la bici!» esordisce Laporello.
Il papà di Laporello rovista nella sua officina e ne tira fuori due
della stessa misura: «’Odesto metallo ha le ‘aratteristiche che volete, l’ho ottenuto grazie ai miei esperimenti».
«Grazie! Torniamo subito al laboratorio!» esclamo.
Ci mettiamo subito a lavorare.
«Dobbiamo trovare un modo per attaccarli l’uno con l’altro» propongo.
Giangiotto aggiunge: «I tubi sono troppo lunghi: dobbiamo tagliarli in tre parti e poi incastrarli tra di loro».
«Ottima intuizione, bravo Giangiotto!» approva Laporello e li taglia con molta attenzione creando degli incastri perfetti. Attacchiamo insieme i pezzi e il telaio è completo. Andiamo a recuperare
le corone di metallo della bici distrutta, le fissiamo al telaio della
nuova bici e riusciamo con successo a montare la catena.
Leonardo arriva in laboratorio arrabbiato come al solito, visto
che Monna Lisa ancora non si trova. Ci vede felici per la riuscita
del nuovo prototipo di bici e incuriosito ci segue. Decidiamo di
provare la bici sulla strada che parte dal laboratorio e scende
Capitolo quinto
43
per la collina. Siamo tutti impazienti di provarla per primi e cominciamo a litigare.
Poi Laporello ha la meglio: ci monta su ma cade immediatamente.
Giangiotto esclama: «Oh grullo, tu ‘un sai fare nulla! Neanche pedalare! Ora ti fo vedereeee!» e anche lui, dopo aver inforcato la
bici cade rovinosamente.
Leonardo si accorge che manca qualcosa: «L’è proprio bellina
codesta bici però ‘un ci sono i freni. Non vorrete distruggerla come
l’altra, vero? E poi manca anche un comodo sellino!»
Così rientriamo nel laboratorio e ci rimettiamo al lavoro.
Disegniamo dei bozzetti per il freno posteriore, successivamente
facciamo perforare il tubo del sellino dal padre di Laporello, saldiamo due barre di ferro e le fissiamo al tubo; quando verrà azionato farà attrito sulla ruota posteriore, frenandola. Per costruire
quello anteriore perforiamo di nuovo il tubo del sellino, montandoci una leva che, azionata, sfregherà sulla ruota anteriore riducendone piano piano la velocità.
Il fabbro suggerisce: «E se rivestissimo di ferro ‘odeste ruote di
legno? Sarebbero più resistenti».
Approviamo in coro l’idea, così il padre di Laporello fa fondere
una barra di ferro, raccoglie il metallo fuso in un recipiente e poi
44
Una bici per un ritratto
lo cola sulle ruote di legno. Dobbiamo solo aspettare che si solidifichi.
Mancano ancora i raggi: prendiamo dei tubicini di ferro nella
bottega del fabbro, li infiggiamo in un cerchio di legno e poi
nelle ruote. Otteniamo così delle ruote solide e perfette.
Per il sellino, andiamo nel pollaio di Giangiotto dove ci sono
anche delle oche, ne scegliamo una che Giangiotto tiene ferma
mentre Laporello e io strappiamo le piume: non è stato semplice…
Riempiamo con le piume un sacco di tela e lo fissiamo a due tavole di legno che vengono poi collocate sulla bici, utilizzando
dei chiodi: ora c’è anche il sellino. Dovrebbe essere pronta!
Leonardo vuole provarla per primo questa volta: dopo un po’
trova l’equilibrio e riesce a fare qualche metro, mentre noi lo seguiamo preoccupati che possa cadere e farsi male. Sembra tutto
a posto, anche i freni funzionano.
La felicità dura poco, perché il Maestro, sceso dalla bici, ripensa
al ritratto e al fatto che Lisa non sia ancora tornata.
Visto che la bici è pronta, noi tre gli proponiamo di rimetterci a
cercarla, magari dall’Amerigo, a Firenze.
Giangiotto chiede: «Ma sei si’ura di trovare Lisa dall’Amerigo?»
Capitolo quinto
45
«Sicura no, ma non ti ricordi che ci aveva raccontato che le interessava una collana d’oro e di piume colorate che aveva visto
da lui? Proviamo».
Arrivati a casa dell’Amerigo ci troviamo di fronte a un palazzo
formidabile: i piani alti sono dipinti da affreschi con lo sfondo
color crema e hanno balconi in marmo nero scolpito. Al primo
piano, alla balconata, sono appese collane di pietre dure, tessuti dai colori sgargianti e oggetti di grande valore.
Al pianoterra, invece, è allestita una bottega e, sulla soglia, una
colonna di pietra reca incisa la scritta: Le Americhe di Vespucci.
Entriamo. In una stanza sono ammassate decine di persone in
cerca di qualcosa da comprare. Tra la moltitudine distinguiamo
una donna velata, che sembra voler nascondere la propria identità. Cerchiamo di avvicinarci senza farci notare. Ha un lungo
mantello e profuma di rose. È proprio Lisa!
Mi fa un po’ pena: è una giovane signora vivace, non bellissima
e anche un po’ capricciosa, ma è simpatica. E poi, come darle
torto: a differenza delle sue amiche che si sono fatte fare il ritratto tutte ingioiellate, lei non possiede neanche un gioiello: né
collane, né orecchini. NIENTE! Suo marito è proprio un vecchio tirchio.
46
Una bici per un ritratto
Lisa, sentendosi osservata, decide di abbandonare il negozio facendo finta di nulla. La raggiungiamo e cerchiamo di convincerla
a tornare da Leonardo; ma non ne vuole sapere.
Allora noi tre ci scambiamo uno sguardo d’intesa e le proponiamo:
«Se torni, siamo disposti a regalarti il prototipo della bicicletta
che abbiamo appena costruito».
Lisa ci pensa un po’ e, con uno sguardo simile a quello dipinto
sulla Gioconda, risponde:«Va bene, mi avete ‘onvinto».
Felici di aver trovato un compromesso ci avviamo per tornare dal
Maestro.
Capitolo quinto
47
CAPITOLO SESTO
La bottega di Amerigo
Prima di raggiungere il Maestro, con Lisa, Giangiotto e Laporello,
ci rechiamo alla bottega del padre di quest’ultimo.
«Buongiorno Babbo, ci servirebbero altri tubi in ferro. Lo so che ti
sembrerà strano, ma dobbiamo provare a ‘ostruire un’altra bici»
esordisce Laporello.
Il padre, però, non ascolta la sua richiesta poiché è impegnato in
un colloquio con l’Amerigo: un uomo con ampie spalle, occhi neri,
una folta barba curata, un aspetto severo e alquanto serio, che
incute rispetto e una certa soggezione.
L’Amerigo è il nipote del grande esploratore Amerigo Vespucci,
uno tra i primi e più importanti esploratori del Nuovo Mondo.
Assomiglia molto a suo zio, dal quale ha ereditato la curiosità e il
desiderio di ricercare nuove cose.
Incuriosito dalla nostra richiesta, ci chiede: «Di ‘osa parlate citti?
‘Os’è ‘odesta bici? Da dove viene?»
Giangiotto si avvicina all’Amerigo ed esclama: «Salve signore,
sono Giangiotto, garzone della bottega del gran maestro Leonardo Da Vinci. Lei ha sentito bene, parlavamo di una bici; lei sa
che ‘os’è una bici?»
48
La bottega di Amerigo
«Una bici? È forse una nuova imbarcazione? Un carro? Non ne ho
la più pallida idea!» risponde l’Amerigo, poi, continua con una
serie infinita di domande: non faccio in tempo a rispondere che
ne ha già pronte altre.
«Serve a trasportare le merci? Attraverso ‘osa viene azionata? È
facile farla funzionare? Con quale velocità si muove? Per quanto
tempo può essere usata? A chi può essere utile? Vorrei proprio vederla ‘odesta bici, sono proprio ‘urioso e se è in vendita mi piacerebbe averne una nella mia bottega» conclude l’Amerigo.
Cerco di rispondergli, come avevo fatto con Leonardo: «La bicicletta è una grande invenzione e sarà molto utilizzata nel futuro.
Essa è un mezzo di trasporto e serve a spostarsi rapidamente, giocare, fare gare con gli amici, divertirsi. Non ha bisogno di carburante per essere azionata, ma solo della forza di chi la guida».
Mentre parlo, Amerigo mi interrompe: «Una bici! Che fantastica invenzione! Che ne dite di passare per la mia bottega?»
Giangiotto, esitante e un po’ preoccupato, risponde: «Veramente...
il maestro… ci aspetta impaziente ‘on la Lisa… lo sapete a lui non
piace aspettare… però sarebbe interessante dare un’altra occhiata alla bottega, magari solo per un momentino...»
Laporello, curioso, aggiunge: «Dai sì, si può fare, ‘orreremo ‘odesto rischio, tanto portiamo ‘on noi la Lisa».
Capitolo sesto
49
Ci avviamo verso la bottega di Amerigo che non è molto distante.
A Firenze c’è gran confusione, le strade sono affollate di gente
che si reca al Duomo. Papa Leone X, appartenente alla famiglia
più importante di Firenze, è in visita al Duomo di Santa Maria del
Fiore. Una lunga processione percorre le strade.
A fatica ci facciamo largo tra la folla, tra gomitate e spintoni, e
raggiungiamo finalmente la bottega di Amerigo.
Questi ci introduce al suo interno, poi comincia a parlare delle
grandi esplorazioni compiute dallo zio e ci mostra con fierezza il
suo angolo preferito, allestito con oggetti e arredi provenienti
dalle navi degli esploratori del Nuovo Mondo. Oggetti preziosi,
rotoli, mappe e arredi arricchiscono questo spazio. Cattura la nostra attenzione un baule chiuso con cinghie di cuoio, posto in una
nicchia in alto.
E prima che io possa porre una domanda, Laporello chiede curioso: «‘Osa ‘ontiene ‘odesto baule? Perché si trova ‘osì in alto?
Da dove viene?»
Amerigo senza lasciarsi supplicare due volte, sale su uno sgabello
di legno, afferra con forza il baule e lo appoggia su una panca.
Poi, come se aprisse qualcosa di molto prezioso, con delicatezza
lo apre ed estrae chicchi di mais, mescolati a patate disidratate.
50
La bottega di Amerigo
Laporello curioso domanda: «‘Osa sono ‘odesti sassi? Provengono
dal Nuovo Mondo?»
Amerigo racconta: «È il cibo dei morti, me lo ha regalato mio zio
tornando dal Nuovo Mondo, lo ha trovato in una tomba. Ma torniamo al vostro modellino di bici, sono interessato a ‘omprarlo. Fra
quanto pensate di finirlo? Quando potrò vederlo?»
Giangiotto replica: «Se ‘ontinuiamo a perder tempo in ‘odesta bottega, la nostra bici non sarà mai pronta! Cerchiamo di tornare in
fretta al laboratorio!»
Prima di andare, invito l’Amerigo ad assistere alla costruzione del
nuovo prototipo di bici.
Lisa, che intanto si trova al piano di sopra a cercare la collana
giusta per lei, interviene dicendo: «Nella bottega del Maestro?
Ma siete sicuri? Quell’uomo è ‘osì geloso delle sue ‘ose che non
entra neanche un topo, tanto è scorbutico e antipatico. Penso
che non sia una buona idea portare ‘ostui!»
Dobbiamo ammettere che forse ha ragione, così promettiamo all’Amerigo che lo informeremo appena terminata la bici.
Ci affrettiamo a tornare, un po’ preoccupati per come ci accoglierà Leonardo, visto che siamo in ritardo. Almeno Lisa è con noi
e si è convinta a posare per lui, questo dovrebbe ammansirlo.
Capitolo sesto
51
Giunti al laboratorio, il Maestro sbraita per il nostro ritardo, ma vedendo che abbiamo riportato Lisa esclama: «Finalmente siete arrivati e... per vostra fortuna, c’è la Lisa!»
Poi estrae, dal gruppo dei rotoli, un bozzetto di freni che potrebbero essere usati per il futuro modellino.
Siamo veramente entusiasti e orgogliosi per questa geniale intuizione del Maestro. La sua partecipazione ci commuove e ci
sprona a continuare.
«Coraggio, adesso siamo al completo, tutti all’opera!» incito.
Giangiotto, Laporello e io ci mettiamo subito al lavoro per completare il prototipo della bici, intanto il Maestro cerca di terminare il famoso ritratto di Monna Lisa.
A sera, dopo tanto lavorare, siamo stanchi morti e Giangiotto,
gentile come sempre, ci invita a passare la notte da lui.
Sono passati già quattro giorni e penso alla missione per la quale
mi trovo nel passato. Ho scoperto molte cose su Leonardo ma mi
manca ancora l’intervista per il mio blog Voci&Grida: devo darmi
da fare!
52
La bottega di Amerigo
CAPITOLO SETTIMO
Lo Scambio
È mattina: Laporello e Giangiotto dormono ancora.
Strano, di solito sono loro a svegliare me, ma neanche il tempo di
pensarlo che un Laporello felice sbuca da sotto le coperte e mi
fa spaventare!
«Laporello, mi hai fatto prendere un colpo!»
«Scusa Mi‘hela, non l’ho fatto apposta» risponde ridacchiando.
«Dai, sveglia quel pigrone di Giangiotto e prepariamoci. Oggi
dobbiamo sistemare i freni».
«Oh certo, son ‘osì ‘ontento!» grida Laporello.
Dopo esserci preparati, usciamo e ci dirigiamo verso la bottega
di Leonardo. Una volta arrivati, osserviamo la bici e notiamo che
i freni si sono rotti. Decidiamo di andare dal papà di Laporello
per farceli riparare e portiamo con noi il bozzetto di Leonardo.
Il fabbro ci accoglie con calore: «Buongiorno ragazzi! Avete bisogno di qual‘osa?»
«Sì babbo, dovresti accomodarci questi freni, seguendo le indicazioni del bozzetto del Maestro. Quanto tempo ci vorrà?»
«Fammi dare un’occhiata figliolo. Beh… forse qualche ora. Ve li riporto appena son pronti».
54
Lo Scambio
Dopo aver preso dell’altro ferro usciamo e, diretti verso il laboratorio, notiamo lo stemma sul palazzo dei Medici, i signori di Firenze:
un giglio rosso su fondo bianco.
Incuriosita, chiedo: «Perché lo stemma della città è rappresentato
da un giglio?»
«Qui a Firenze crescono molti gigli. Per questo motivo il fiore l’è diventato il simbolo della città».
Poi Giangiotto prosegue: «I ‘olori d’oggi risalgono al 1251 quando
i Ghibellini, in esilio da Firenze, ostentavano il simbolo del giglio
bianco su fondo rosso come proprio; allora i Guelfi si distinsero
dagli avversari invertendo i ‘olori. Da allora lo stemma di Firenze è
il giglio rosso su fondo bianco».
Parlando, arriviamo al laboratorio, dove troviamo il Maestro già
all’opera per continuare il suo ritratto con Lisa. La nobildonna sta
raccontando a Leonardo della visita alla bottega dell’Amerigo e
del suo interesse per la bicicletta.
È allora che sentiamo Leonardo dire: «Oh sì, l’Amerigo… ho ‘onosciuto suo zio, il grande navigatore e ‘artografo. Beh… sarei disposto a regalargli la bicicletta, in ‘ambio di una mappa con la
“quarta parte del globo” o di alcuni strumenti sofisti‘ati, come
l’astrolabio o il quadrante».
Capitolo settimo
55
Mentre Leonardo pensa ad alta voce, ecco arrivare il fabbro con
i freni riparati: «‘Ome promesso… i vostri freni a tampone».
«Grazie babbo, hai fatto presto!» lo ringrazia Laporello.
Interviene la Lisa: «Ma che ‘osa sono ‘odesti freni a tampone?»
Leonardo, sentitosi chiamato in causa, risponde: «I freni a tampone
prevedono un sistema che manda a ‘omprimere il tampone sulla
ruota; l’unico problema l’è che non si può modulare la frenata e si
rischia il ribaltamento».
«Sì, nel mio tempo ce ne sono molte di biciclette con questo tipo
di freni» aggiungo io.
«E tu, ‘ome fai saperlo?» chiede Lisa stupita.
«Il mio papà aggiusta bici e io a volte gli do una mano» spiego.
«Oh bischeri, basta parlare, l’è l’ora di terminare ‘odesta bicicletta!
Io vado a trovare l’Amerigo per l’affare» dice euforico Leonardo.
Noi tre ci rimettiamo all’opera, mentre Lisa ci osserva curiosa. Fissiamo i freni alla bici.
«Ecco fatto. La bici l’è pronta!» dice soddisfatto Giangiotto.
«Siete sicuri che non manchi niente?» si permette di chiedere Lisa.
«Che cosa dovrebbe mancare?» interviene Laporello.
«Non so… qual‘osa in cui riporre degli oggetti» aggiunge Lisa.
«Ma sì, un cestino!» concludo io.
56
Lo Scambio
E Laporello: «Un cestino??? Dove lo andiamo a prendere?»
«Ci penso io. Intreccerò tra loro dei rami giovani e teneri, ‘osì
avremo anche il cestino» dice prontamente Giangiotto.
Poi Lisa consiglia di dipingere la bici.
Dopo qualche scambio di battute, propongo: «Potremmo usare il
rosso e il bianco. Sono i colori di Firenze! Magari la dipingiamo di
bianco, poi qua e là riportiamo il simbolo della città, il giglio rosso!
Che ne dite?»
«Sì, sì, ‘odesta bici diventerà bellissima!» conclude la Lisa.
Intanto torna Leonardo, soddisfatto per l’incontro.
«Bene… ci sarà uno scambio: io darò la bici all’Amerigo e lui mi regalerà una delle sue mappe! L’è pronta ‘odesta bicicletta?»
«Sì, va solo dipinta» diciamo.
Gli spieghiamo la nostra idea e Leonardo acconsente, dicendo:
«‘Odesto l’è lavoro per me. Fate largo!»
In un attimo dipinge e impreziosisce il prototipo con i gigli rossi di
Firenze. Infine pone la sua firma sul telaio.
Mentre nel laboratorio si perfeziona la bici, Amerigo cammina
verso la bottega di Leonardo, osservando l’incantevole crepuscolo. Il sole sembra un’immensa rosa rossa e calda che si scioglie
nel fiume, come se si fosse stancato dopo una lunga giornata.
Capitolo settimo
57
Il suo calore pare abbracciare affettuosamente Firenze. I suoi raggi
risplendono calmi sui ponti dell’Arno e lungo le vie del centro.
Amerigo è pensieroso. Inavvertitamente si sfiora le tasche e si accorge di avere ancora la lettera con sé, la lettera che aveva
tanto atteso. Ripensa alla sera precedente: era ormai quasi notte,
al chiarore della luna era arrivato un piccione viaggiatore, che
aveva attaccata a una zampina una piccola pergamena.
La legge ancora e prova di nuovo quella sensazione di sconforto:
“Mio amato Amerigo Vi scrivo per dirVi che mio padre mi ha obbligato a tornare con lui in Francia; pertanto, a malincuore, dovrò
partire per Parigi e non potrò rimanere a Firenze. Domani lascerò
la nostra amata città. Con dispiacere Vi devo dire addio”.
Amerigo, rileggendo quelle parole, sente dentro di sé un vuoto incolmabile.
È immerso nei suoi pensieri, quando arriva alla bottega di Leonardo. Bussa. Leonardo apre lentamente la porta e Amerigo vede
la bicicletta. In un attimo la sua tristezza svanisce, perché quell’oggetto così particolare lo colpisce e incuriosisce. Leonardo e
Amerigo parlano per un po’; poi il Maestro si decide e sceglie una
delle carte geografiche, quella con la quarta parte del globo appena scoperta e poi dà la bicicletta ad Amerigo.
58
Lo Scambio
A un tratto un rumore improvviso riempie l’aria: sono i cavalli di una
carrozza. Amerigo si volta e vede una donna. Quei capelli color
della sabbia, ondulati in fondo, come mossi dalla brezza del fiume,
gli son familiari.
In quella figura esile e sottile come un giunco riconosce la sua
amata.
«Sta lasciando Firenze!» mormora.
Senza pensarci, inforca la bici e parte, barcollando, all’inseguimento.
Capitolo settimo
59
CAPITOLO OTTAVO
Quanti Intoppi!
Il giorno seguente, ci alziamo tutti all’alba, per essere di buon’ora
nel laboratorio di Leonardo.
Amerigo se n’è scappato con la nostra bicicletta, frutto di così
lungo e sofferto lavoro, e ora il Maestro pretende che, entro questa sera, Laporello, Giangiotto e io ne costruiamo una nuova per
Lisa.
Questa volta, avendo fatto tesoro di tutti gli errori precedenti,
siamo molto più veloci e sicuri di quello che facciamo.
Alle cinque del pomeriggio, Leonardo entra nel laboratorio e, alla
vista del nostro capolavoro, domanda: «Che ‘os’è ‘odesto aggeggio?» indicando il cestino.
«L’è un semplice portaoggetti fatto di rami di vimini intrecciati, in cui
Lisa potrà riporre le provviste quando andrà al mercato a fare la
spesa» risponde Giangiotto.
Lisa interviene subito: «Che bella ‘odesta bici e ‘ome le son belline
‘odeste piume ‘olor rosa ch’avete messo tutt’intorno al cesto. Le
son proprio ‘ome quelle ch’avevo visto nella bottega dell’Amerigo. L’è proprio un’opera d’arte: la voglio provare subito!»
60
Quanti Intoppi!
Detto questo e senza darci il tempo di fermarla, Lisa monta un po’
goffamente sul sellino e inizia a pedalare.
Uscita dalla porta del laboratorio, percorre una ventina di metri,
barcollante e incerta, ma riuscendo comunque a mantenere l’equilibrio. Mi ricorda molto me stessa da piccola, quando iniziavo a
fare i miei primi esperimenti in sella alla bici senza l’aiuto, discreto
ma sicuro, delle rotelle laterali.
All’improvviso, Lisa si ferma (incredibile! I freni funzionano alla perfezione, stavolta siamo stati bravissimi) ed esclama: «L’è un’emozione fantastica, sembra di andare veloce come il vento e... oh
nooo!!! Troppo veloce… ho perso i miei ‘apelli!!!» aggiunge, disperata e imbarazzata, portandosi le mani alla testa.
Infatti, Lisa ci appare ora, con nostra estrema meraviglia, con una
testa quasi rasata, mentre i suoi capelli (un bellissimo e raffinato
modello di extension color castano con riflessi ramati), giacciono
mestamente sull’erba della campagna fiorentina.
Laporello, sbalordito, esclama: «Un sapevo ch’avessi la parrucca!»
«Gliel’avevo data io, per rendere il ritratto più attraente. La sua
pettinatura ‘un era proprio... ‘ome dire… un’opera d’arte. Siete i
soliti bischeri!» urla Leonardo, sopraggiunto di corsa, arrabbiatissimo.
Capitolo ottavo
61
Mi precipito a raccogliere i capelli della povera Lisa e mi accorgo
che sono sporchi e un po’ strappati nella parte superiore.
«Oh no!» grida lei appena li vede «E ora ‘ome farò?»
«Non preoccuparti» la rassicuro decisa «te li aggiusteremo noi. Basterà lavarli, pettinarli con cura e saranno come prima. E ti metteremo
un velo per coprire e tener ferme le ciocche rovinate».
Nonostante le mie parole, Lisa sembra sul punto di scoppiare in lacrime; Leonardo, allora, le chiede: «Ma ‘os’hai? Piangi per i ‘apelli?»
«No» risponde con voce piagnucolante «mi fanno male i piedi:
‘odesti pedali sono duri ‘ome pietre!»
Giangiotto ci pensa su un po’ e dice: «Ho un’idea: prendiamo un
paio di ciabatte e le imbottiamo ’on delle piume rosa, uguali a
quelle ch’abbiamo messo nel cestino. ‘osì avrai una bici molto elegante, femminile e più ‘omoda. Che ne dici?»
Lisa si rassicura e ci ringrazia: «Va bene, tornate al laboratorio per
sistemare la bici. Nel frattempo, io inizierò a preparare la tavola
qui fuori. L’è una bella serata, possiamo fare un allegro banchetto
all’aria aperta».
«Ottima idea. Voi tre finite la bicicletta, mentre io torno al mio lavoro. Oggi mi avete fatto perdere fin troppo tempo» taglia corto
il Maestro, visibilmente contrariato.
62
Quanti Intoppi!
Dopo circa mezz’ora, mentre siamo intenti ad attaccare le piume
alle ciabatte, all’improvviso sentiamo un urlo provenire dall’esterno. Accidenti! È la voce di Lisa! Cos’altro le sarà successo?
Corriamo fuori e la troviamo avvolta da una nube di fumo. Quando
arriviamo vicino, ci accorgiamo che… orrore! Non ha più le sopracciglia!
«Ma ‘osa è successo?» chiede Laporello.
«Stavo accendendo la brace con un mantice ch’ho trovato tra
gli attrezzi di Leonardo. Ma, a un certo punto, la fiamma si è alzata
troppo, io ero vicina e mi sono bruciata le sopracciglia!»
Giangiotto, sorridendo, replica: «Guarda il lato positivo: se avessi
avuto ancora la parrucca, avresti preso fuo‘o!»
A questa battuta scoppiamo a ridere tutti, anche Lisa.
Dunque, stemperata la tensione, ci mettiamo insieme a preparare
la cena.
Dopo un po’, arriva Leonardo. Temiamo tutti la sua reazione al
nuovo inconveniente e invece, tutto sommato, la prende con filosofia: «Anche le sopracciglia adesso! Basta! Mi sono stancato! Le
‘ancellerò dal ritratto. Stiamo perdendo troppo tempo!»
Tranquillizzati dalla contenuta reazione del Maestro, iniziamo a
mangiare. Devo riconoscere che Lisa è veramente un’ottima
Capitolo ottavo
63
cuoca. Certo che è stata proprio una giornataccia per lei! Almeno
siamo riusciti a rimettere in sesto la parrucca.
Quando il sole sta tramontando e, finalmente, pensiamo di poter
andare a riposarci, vediamo arrivare un piccione viaggiatore.
Si poggia delicatamente sul mio braccio. Con cautela, prendo la
lettera che porta legata ad una zampetta. La apro e inizio a leggerla ad alta voce: è di Amerigo!
64
Quanti Intoppi!
CAPITOLO NONO
La lettera di Amerigo
«Cari amici,
vi scrivo questa lettera per darvi un profondo e sincero ringraziamento per lo splendido regalo che mi avete fatto. La mia felicità è immensa. Lo scambio tra la vostra bici e le mie carte
geografiche è stato molto proficuo per me, in quanto mi ha consentito di andare in luoghi diversi, senza spendere troppe energie e mi ha permesso di poter analizzare un nuovo mezzo di
trasporto.
Scusate se sono scappato così di corsa, ma ho tentato, ahimè
invano, di raggiungere una persona a me molto cara.
Ma come potete notare, ho ritrovato presto il buon umore, grazie anche al vostro prezioso strumento che mi ha permesso di
passare delle ore spensierate.
Grazie di tutto,
Amerigo»
66
Al termine della lettura, ci guardiamo l’un l’altro, felici che i nostri
sforzi abbiano reso felice l’Amerigo.
La lettera di Amerigo
Ci salutiamo e ci diamo appuntamento per il giorno seguente al
laboratorio.
La mattina dopo, quando arriviamo, notiamo che Leonardo è
già nel laboratorio per completare il quadro.
Lisa come al solito fa i capricci e si lamenta continuamente: «Oh!
‘Odesta ‘osa non mi piace! Non parliamo di quest’altra! Seduta
in questo modo mi stanco troppo, mi fanno male i piedi…»
Leonardo inizia a perdere la pazienza e, a un certo punto,
pensa addirittura di abbandonare il ritratto di Lisa.
Infine il Maestro cede e dice a Lisa: «Scegli tu la posa, la più
semplice che ti viene in mente, basta che non mi assilli più!»
Lisa decide di non posare in modo altezzoso, come tutte le dame
che ha visto nei vari ritratti che ha potuto osservare. Sceglie perciò di stare semplicemente seduta con le mani giunte.
Per far passare più velocemente il tempo della posa (che fatica
stare immobili!) decide di pensare a come usare la sua nuova
bicicletta, in quali posti andare e a quale delle sue amiche farla
vedere per prima. Chissà come saranno invidiose.
Sarà forse per questo che lo sguardo della Gioconda appare
misterioso, metà triste e metà felice allo stesso tempo?
Finalmente Leonardo riesce a lavorare con calma e concentrazione e in brevissimo tempo riesce a finire il ritratto.
Capitolo nono
67
68
Verso sera, giunto al termine dell’opera, ci chiama a gran voce.
Appena siamo tutti nella stanza, mentre osserva la sua opera
compiaciuto ci dice: «Sono veramente soddisfatto: il mio quadro ha qual‘osa di speciale, sono proprio orgoglioso di me
stesso. Sono riuscito a dipingere un’opera d’arte che ha qual‘osa
di unico: una donna triste e allo stesso tempo felice! Voi ‘osa ne
pensate?»
Tutti e quattro, Giangiotto, Laporello, Lisa e io, non possiamo che
esprimere la nostra sorpresa: il dipinto è veramente bello, e il Maestro è riuscito veramente a rendere enigmatico il sorriso di Lisa.
Tiriamo anche tutti un sospiro di sollievo: finalmente il ritratto è finito e Lisa non dovrebbe più aver motivo di lamentarsi.
Il giorno seguente, appena arrivata al laboratorio, Leonardo mi
prende da parte e mi dice: «La bi‘icletta che hai ‘ostruito è veramente un bel mezzo di lo‘omozione. Sono d’accordo ‘on l’Amerigo: non mi era venuto in mente che con due ruote si potesse
andar ‘osì lontano con poca fatica. Forse devo crederti, forse
vieni proprio dal futuro. Non ci sono altre invenzioni del tuo
tempo che potresti spiegarmi?»
Sono interdetta: non vorrei che, svelando troppe cose a Leonardo, il corso della storia cambiasse.
La lettera di Amerigo
Avevo deciso di costruire la bicicletta affinché Leonardo mi credesse, ma la situazione mi è sfuggita di mano: chissà dove sarà
finito l’Amerigo con la prima bicicletta e ora anche Lisa chissà
che uso farà della sua…
Alla fine decido di parlargli dell’elettricità, senza la quale nulla
nel nostro tempo sarebbe uguale.
Inizio con raccontargli che l’energia si può immagazzinare per
essere poi utilizzata in seguito. Ma ci sono molte lacune nel mio
racconto: come vorrei essere stata più attenta alle lezioni di
scienze e di tecnologia!
Proseguo dicendo che, grazie all’elettricità, le nostre case sono
piene di elettrodomestici che aiutano l’uomo a fare meno fatica
(gli parlo delle lavatrici, delle lavastoviglie, dell’aspirapolvere).
Leonardo rimane a bocca spalancata e capisco che sta cercando di pensare come attuare nel suo tempo alcune delle invenzioni di cui gli ho parlato. Le cose che lo hanno colpito di più
sono il computer e i cellulari: poter comunicare con persone che
si trovano dall’altra parte del mondo (perfino nelle Americhe scoperte dallo zio dell’Amerigo) gli sembra strabiliante.
Bofonchia qualcosa e si allontana verso il laboratorio. Chissà
quali pensieri gli frullano per la testa!
Capitolo nono
69
Nel frattempo io capisco, con rammarico, che ho perso una
buona occasione per realizzare la famosa intervista per la quale
ho fatto questo viaggio nel tempo. Devo darmi da fare.
70
La lettera di Amerigo
CAPITOLO DECIMO
Ogni cosa al suo posto
Leonardo trascorre tutta la mattinata nel laboratorio, tutti ci chiediamo cosa stia facendo.
Giangiotto, Laporello e io decidiamo di rilassarci sul prato per godere del meraviglioso sole che rende magico il paesaggio della
campagna fiorentina. Con gli occhi chiusi ci perdiamo nel cinguettio degli uccellini e nel lontano scorrere dell’Arno.
Un fragoroso tonfo e un urlo interrompono la nostra pace. Corro
verso il laboratorio, entro. Trovo la stanza tutta bagnata e disseminata di tavolette di legno, particolari meccanici che formano una
manovella e sul tavolo tantissimi schizzi. Il Maestro è seduto a terra,
affranto.
«Cos’è successo?» chiedo preoccupata.
Lui mi risponde arrabbiato: «M’hai parlato d’oggetti troppo ‘omplicati! Ho provato a ‘ostruire quella che tu chiami lavatrice e tutto si
è distrutto».
«Ma Leonardo! Sono oggetti troppo complessi. Non sei a conoscenza di tutte le scoperte tecnologiche che l’uomo, dal Cinquecento alla nostra era, ha realizzato!»
72
Ogni cosa al suo posto
«Allora descrivimi qualche ‘osa di più semplice!»
Approfitto della splendida occasione che mi si presenta e ribatto:
«Ho una proposta da farti».
Leonardo risponde entusiasta: «‘Os’è ‘odesta proposta?»
«Io ti parlerò di altre invenzioni del mio tempo e in cambio tu mi concederai un’intervista».
«E ‘osa sarebbe ‘odesta intervista?»
«È un gioco che facciamo nel nostro tempo per conoscerci meglio».
È perplesso ma la curiosità vince: «Parti con ‘odesta intervista!»
«Iniziamo! Cosa ti ha spinto a fare l’inventore?»
«Già da giovane avevo interesse nel disegnare e nell’inventare
‘ose».
«Ci sono dei simboli nascosti nel dipinto della Lisa?»
«L’è ovvio che le mie opere non siano ‘osì semplici! Ma una bischera
‘ome te non potrebbe ‘omprenderli. L’ho realizzata impiegando aritmetica, formule matematiche e geometria assai ‘omplessa! Neanche
puoi immaginare quanto lavoro ci sia dietro ‘odesto dipinto!»
«Sembri conoscere molto bene l’anatomia umana… Qual è il tuo
segreto?»
«Non è mica un segreto. Ho passato molto tempo negli obitori per
studiare, di nascosto, le parti interne del corpo umano».
Capitolo decimo
73
«Ti è mai capitato di essere privo di idee al punto da rubarle a qualcuno?»
«A volte sì, ad esempio una volta ho rubato agli uccelli l’idea di volare ‘opiandone le ali».
«Con cosa hai dipinto il Cenacolo?»
«A tempera grassa, grulla! Vuoi dirmi che ‘on le invenzioni del tuo
tempo non riuscite neanche a ‘omprendere quale tecnica ho
usato?»
«No, il fatto è che col tempo l’opera perderà colore e ci saranno
molte discussioni su come restaurarla».
«L’importante è che resti almeno l’impronta della sua bellezza e che
io sia riuscito a rappresentare i sentimenti degli Apostoli. Sono felice
che le mie opere siano giunte fino a voi! Speravo tanto di essere ricordato nel tempo!»
Per evitare che si dia ancora più arie di quanto già non faccia, non
gli dico che è ricordato universalmente come uno dei più importanti
inventori e pittori di tutti i tempi.
Finita l’intervista, racconto a Leonardo di alianti, elicotteri, sottomarini e automobili.
All’improvviso mi caccia dal laboratorio per rimettersi al lavoro…
Raggiungo Giangiotto e Laporello che chiacchierano tranquilli e mi
siedo accanto a loro.
74
Ogni cosa al suo posto
«Domani sarà l’ultimo giorno che trascorreremo assieme, mi piacerebbe fare una passeggiata per Firenze» dico un po’ triste.
«Andiamoci tutti, domattina: c’è anche il mercato» dice Laporello.
Il sole ormai volge al tramonto e torniamo a casa per riposarci.
La mattina seguente ci alziamo presto e corriamo in laboratorio per
chiedere a Leonardo di venire con noi, ma lui urla: «Secondo voi
non ho niente di meglio da fare che andare a bighellonare ‘on voi?!
Ho una bottega da portare avanti!»
Lisa, che casualmente si trova lì, accetta volentieri il nostro invito.
Entriamo a Firenze e raggiungiamo Ponte Vecchio. È tutto molto diverso da com’è ora, nel 2014: il ponte è occupato completamente
dalle botteghe dei macellai. Arriviamo nei pressi di Palazzo Vecchio e ci soffermiamo ad ammirare la statua del David che, maestosa e splendente, sembra animarsi ai raggi del sole.
Sentiamo sopraggiungere alle nostre spalle una carrozza.
«Ma è l’Amerigo!» esclama Giangiotto.
«Salve ragazzi!» ci saluta allegro.
«Come mai sei tornato?» gli chiedo sorpresa.
«Durante il viaggio mi s’è rotta la bici! Son tornato per chiedervi se
me ne potete ‘ostruire un’altra».
Tutti insieme ci incamminiamo verso il laboratorio del Maestro e noto
che Lisa e Amerigo ridono e scherzano amichevolmente.
Capitolo decimo
75
76
Entrando nel laboratorio vedo i genitori di Laporello e Giangiotto
che hanno preparato una tavolata piena di leccornie: panata,
maccheroni, pollo, sanguinaccio al vino e zuppa di cipolla…
«Abbiamo preparato ‘odesta festa d’addio per te Michela!» dice
Laporello, felice del mio sguardo sorpreso.
Sono al settimo cielo, sediamo tutti a tavola e mangiando scherziamo allegramente… c’è persino Leonardo! Ci sono anche altri
garzoni della sua bottega e vedo uno di loro copiare la bici di Lisa
su di un foglietto.
Sorridendo penso: “Sarà quello lo schizzo della bicicletta nel Codice Atlantico?!”
Finito l’abbondante pranzo, Amerigo si rivolge a Lisa: «Facciamo un
giro in bici?»
Leonardo grida arrabbiato: «Ancora alle prese con la bici?! Vuoi
rompere anche questa?! Mah! Fate come volete!»
Intanto i due rapidamente si alzano ed escono dal laboratorio. Mi
accorgo che c’è un biglietto sulla sedia di Amerigo, lo prendo ed
esco per portarglielo, ma ormai la bici scompare dietro la collina.
Mi raggiunge Giangiotto e insieme leggiamo il biglietto:
«Cari ragazzi, io e Lisa vogliamo andare in America per una vita felice insieme. Lisa non sopporta più suo marito e io sono innamorato
di lei. Sono tornato a Firenze per i suoi occhi misteriosi.
Ogni cosa al suo posto
Grazie di tutto, addio.
Lisa e Amerigo»
Giangiotto e io ci guardiamo e scoppiamo a ridere. Quando finalmente riusciamo a smettere Giangiotto mi porge un braccialetto
bianco con un ciondolo che raffigura un giglio rosso. Lo bacio sulla
guancia e lo ringrazio commossa.
Entro nel laboratorio, saluto tutti e, così com’ero arrivata, torno nel
presente.
È stata un’esperienza davvero emozionante, ma sono felice di essere tornata a casa.
Posto subito la mia intervista.
Dopo poco ecco il primo messaggio su FB: «Brava Michela! È il racconto più avvincente che tu abbia pubblicato finora sul tuo blog».
Nel digitare la risposta, risuona il tintinnio del braccialetto con il giglio.
Capitolo decimo
77
APPENDICE
1. Nel laboratorio di Leonardo
Istituto Comprensivo “Bozzano” di Brindisi - Scuola Secondaria I grado “Caduti Di
Marzabotto” - Classe III E
Dirigente Scolastico
Girolamo Cosimo D’Errico
Docente referente della Staffetta
Antonia Gentile
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Antonia Gentile
Gli studenti/scrittori della classe III E
Chiara Buzzurro, Naomi Camon, Francesco Cohen, Andrea De Martino, Axel Di Paola,
Antonio Di Santantonio, Roberta Federico, Ilaria Greco, Andrea Manca, Davide Margarito, Francesca Martina, Francesca Micelli, Monica Muccio, Teodoro Nani, Simona
Pallara, Giada Perrucci, Marika Perugino, Angela Petracca, Andrea Picoco, Antonio
Pinto, Marco Quaranta, Lorenzo Rinelli, Melania Sardano, Ilenia Simmini, Giordana
Spina, Giulia Tundo, Carlotta Vantaggiato
Il disegno è di Davide Margarito (Il laboratorio di Leonardo),Giada Perrucci (Lo
schizzo della bicicletta realizzato da Michela)
Hanno scritto dell’esperienza:
“… Partecipare alla Staffetta Creativa è stato impegnativo ma al tempo stesso esaltante. Infatti ognuno di noi, nessuno escluso, ha contribuito alla stesura del capitolo
che ci era stato assegnato ed è stato bello esprimere le proprie idee e confrontarsi
per creare pian piano insieme il nostro testo. Ci siamo divertiti e appassionati nel lavoro di classe e il pensiero che partecipavamo a un progetto che coinvolgeva alunni
e docenti di tutta Italia ci ha ancor più stimolato nella lettura e nella scrittura”.
78
APPENDICE
2. Tutti all’opera
Scuola Secondaria I grado “Ettore Iaccarino” di Ercolano – Classe III H
Dirigente Scolastico
Letizia Spagnuolo
Docente referente della Staffetta
Santa Sannolo
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Maria Teresa Pelella
Gli studenti/scrittori della classe III H
Ivan Casaburi, Ciro Cioffi, Giovanni Cozzolino, Cira Curtino, Gaetano Cuciniello, Gennaro D’antonio, Rosanna De Mai, Giovanni Di Martino, Alberto Fiengo,
Maria Teresa Labriola, Giuliano Martello, Chiara Meo, Francesca Naldi, Simone
Pasquinucci, Sabrina Ruggiero, Vincenzo Starace, Gabriella Zolfo
Il disegno è di Giuliano Martello
Hanno scritto dell’esperienza:
“… La Staffetta Creativa è stata un’occasione per fare avvicinare maggiormente gli alunni alla lettura e alla scrittura in maniera non usuale favorendo lo
sviluppo della creatività che, spesso a scuola viene trascurata. Come docente
sono molto soddisfatta di come i miei alunni hanno intrapreso tale esperienza, tutti
hanno mostrato un’attenta partecipazione ed hanno approfondito, anche autonomamente, gli argomenti che la stesura del capitolo richiedeva. Grazie all’approfondimento interdisciplinare sulla figura di Leonardo Da Vinci, i ragazzi
hanno potuto cogliere le più piccole sfumature di questo importante personaggio di cui ancora oggi discutiamo. L’occasione è servita per approfondire anche
gli usi e i costumi dell’epoca di Leonardo.
Grazie alla Bimed che ci ha dato questa splendida occasione per arricchire le
nostre conoscenze”.
79
APPENDICE
3. Una giornata complicata
Istituto Comprensivo “Manzoni” di Torino – Classe II D
Dirigente Scolastico
Margherita Rescigno
Docente referente della Staffetta
Maria Gabriella Belmondo
Gli studenti/scrittori della classe II D
Youssef Beladri, Dimitri Borri, Andrea Carriere, Nicolae Chelba, Diana De Luca, Gianmaria Filoni, Sabina Finiguerra, Mamhud Ewin Gamel, Giorgio Gavioli, Abbygaile
Gongarini, Massimo Huang, Jule Landicho, Silvio Locantore, Francesco Lolli, January
Lorenzo, Alessandro Macri’, Mahad Mohamed, Pietro Pinsone, Verenice Ramirez, Katlyn Santosmelos, Elisa Wang, Ghada Younes
Il disegno è di Andrea Carriere
Hanno scritto dell’esperienza:
“… L’esperienza è stata valutata positivamente dagli alunni e vissuta con serietà ed
impegno. Hanno apprezzato molto il lavorare insieme in gruppo, trovano la vicenda
coinvolgente e attendono con ansia la pubblicazione dei capitoli.
Un aspetto che li stimola molto è la partecipazione ad un lavoro collettivo che coinvolge molte scuole e sono affascinati dal fatto che questo lavoro diventerà un vero
libro”.
80
APPENDICE
4. Missione (quasi) compiuta
Scuole Pie Napoletane dei Padri Scolopi di Napoli – Scuola Secondaria I grado
- Classe II
Dirigente Scolastico
Padre Roberto Innamorati
Docente referente della Staffetta
Francesco Martini
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Ornella Faticato
Gli studenti/scrittori della classe II
Diletta Amirante, Iuri Chiurazzo, Josè Cuomo, Gianfranco D’Ercole, Laura Dell’Annunziata, Diletta Di Perna, Eleonora Giordano, Matteo Liccardo, Lucrezia
Lombardi, Stefano Losco De Cusatis, Sonya Luongo, Camilla Mariano, Anna
Vergara, Francesco Vese
Hanno scritto dell’esperienza:
“… Scrivere è comunicare, immaginare, creare, vivere…vivere per sempre, in un
pensiero, in un’idea, in un racconto! Non sempre è semplice stimolare gli alunni alla
meravigliosa pratica della scrittura e proprio per questa ragione l’esperienza
della staffetta creativa è risultata un’occasione eccezionale: gli allievi hanno
dapprima letto i capitoli prodotti dagli studenti delle altre scuole, seguendo,
con interesse e curiosità, l’evolversi della narrazione e la crescita dei personaggi;
poi, con passione e vivacità, si sono calati nel ruolo di protagonisti, hanno dato
espressione alla loro fantasia, intrecciando e fondendo intuizioni, riflessioni, idee
e immagini, e hanno dato forma, bozza dopo bozza, al loro pezzetto di storia…e di vita!”.
81
APPENDICE
5. Una bici per un ritratto
Istituto Comprensivo “S. Pertini” di Forno Canavese – Classe II B
Dirigente Scolastico
Daniele Vallino
Docente referente della Staffetta
Carla Grosso
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Elisa Mossini
Gli studenti/scrittori della classe II B
Andrea Battaglin, Samuel Bosco, Carlo Bruna, Kevin Delishaj, Lorenzo Fenoglio,
Gioele Ferrando Battistà, Jenny Grosso, Matteo Gulino, Daniele Ibba, Lobe Leye,
Francesco Pretari, Ludovica Rolle, Alice Servedio, Hamed Seydou, Elisa Sgovio,
Nicolas Tapparo, Valerio Vizzarro, Karmen Sharis Zaccaro
Il disegno è di Andrea Battaglin, Lorenzo Fenoglio, Hamed Seydou
Hanno scritto dell’esperienza:
“… E’ stata un’esperienza decisamente positiva e interessante. Gli alunni hanno
lavorato insieme confrontando e sviluppando in maniera autonoma diverse idee
per la stesura del capitolo. Si tratta sicuramente di un approccio piacevole, diverso e utile, per avvicinare i ragazzi al mestiere di scrivere”.
82
APPENDICE
6. La bottega di Amerigo
Istituto Comprensivo II “Dati” di Boscoreale - Scuola Secondaria di I grado Classi III G/E/H
Dirigente Scolastico
Pasqualina Del Sorbo
Docente referente della Staffetta
Rosa Romano
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Rosa Romano
Gli studenti/scrittori delle classi III G/E/H Scuola Secondaria di Primo Grado
Alessia Auricchio, Ciro Brigante, Gaetano Cesarano, Luigi Ciano, Giuseppe D’Ambrosio, Elisabetta De Fazio, Fabiana Di Martino, Antonio Cesare Drago, Antonio
Pio Errico, Donato Guida, Mara Rosaria Nastri, Francesco Palmieri, Giuseppe Pernice, Donata Piccolo, Antonietta Russo, Domenico Scognamiglio, Carmine Zavota, Antonio Albino, Amalia Balzano, Anna Cavallaro, Antonio Cavallaro,
Chiara Cirillo, Mariarosaria Collaro, Gianluigi D’aquino, Fulgo De Caro, Rebecca
Federica, Mariam Gentile, Ivan Logvynenko, Antonio Nasta, Domenico Noto, Sara
Pascale, Valentina Russo, Antonio Vangone, Roberta Vangone
Il disegno è di Domenico Scognamiglio, Miriam Gentile
Hanno scritto dell’esperienza:
“… L’esperienza è stata molto positiva e gratificante.
I ragazzi hanno affinato la capacità critica nei confronti del testo. Essi hanno avuto
la percezione di essere protagonisti attivi di questa meravigliosa avventura. Hanno
imparato vari stili di scrittura, hanno ricercato notizie storiche e hanno soprattutto imparato a rispettare il punto di vista degli altri anche se settimanalmente hanno formulato ipotesi entusiastiche sulla composizione dei vari capitoli.
Il momento più entusiasmante è stato quello in cui hanno scritto il loro capitolo: c’era
un grande senso di responsabilità, un clima collaborativo e un’entusiastica partecipazione. In bocca al lupo per la prossima avventura e buon lavoro a tutti!”.
83
APPENDICE
7. Lo scambio
Istituto Comprensivo “Padre Gemelli” di Torino - Scuola Secondaria di I grado
“Pola” - Classi I A/B, III A
Dirigente Scolastico
Ketty Krassevez
Docente referente della Staffetta
Marina Liboà
Docenti responsabili dell’Azione Formativa
Maria Tarantino, Claudia Vaccari
Gli studenti/scrittori delle classi
III A - Alessandro Bonizio, Auton Clipa, Giorgia Luisi, Samuele Paparella, Karima
Samoh
I A - Alberto Aiosa, Maurizio D’Anna, Soufiane Dahani, Annarita Fanuli, Denise
Ferrara, Claudia Hotca, Fabian Hoxha, Desy Macrì, Akram Ofkir, Sonia Paterna,
Mattia Scarpulla, Cristian Sciuto,Norhen Zagnoun, Nilo Zanfagna
I B - Andrea Avetta, Lorenzo Bejolli, Alice Brunazzo, Stefano Castellano, Matteo
Ceccanello, Michael Consaga, Michele De Dominicis, Luca Finizio, Angela Frandina, Adrian Ivascu, Luca Lospinoso, Roberta Manissero, Elisa Marvelli, Gaia Molino, Federica Pasello, Karim Qabbou, Davide Varano
Hanno scritto dell’esperienza:
“… Inizialmente l’iniziativa non è stata accolta con entusiasmo dagli allievi perché era un’attività nuova per molti e non la capivano. Con il passare del tempo,
leggendo i vari capitoli, analizzandoli e cercando di immaginare come potesse
procedere la storia, i ragazzi si sono appassionati e hanno imparato a mettersi
alla prova. Hanno imparato molto anche dal punto di vista lessicale e storico
(soprattutto quelli della classe prima). Sicuramente un’esperienza da ripetere!”.
84
APPENDICE
8. Quanti Intoppi!
Istituto Comprensivo di La Loggia - Scuola Secondaria di I grado “Leonardo Da
Vinci” - Classe II B
Dirigente Scolastico
Marina Sibona
Docente referente della Staffetta
Gaetanina Carmen Caputo
Docente responsabile dell’azione Formativa
Valeria Tortorella
Gli studenti/scrittori della classe II B
Edoardo Angieri, Najlaa Arroub, Giulia Baietto, Riccardo Calzolai, Giorgia Camerlengo, Andrea Deflorian, Luca Dettori, Ambra Digiovanni, Sara Evtimova, Davide Fava, Michela Filardo, Samuel Guarino, Alessandro Jarre, Simona Mingozzi,
Matteo Pagano, Luca Pertile, Alessia Postiglione, Martina Pugno, Ilenia Rizzo,
Enedio Shaqollari, Matteo Sinis, Clelia Valsania, Carola Vasca
Il disegno è di Luca Dettori, Alessandro Jarre
Hanno scritto dell’esperienza:
“… Se leggere i capitoli precedenti era stata un’esperienza interessante, scrivere
il nostro capitolo è stato davvero entusiasmante. La difficoltà maggiore è stata
quella di metterci d’accordo e mediare tra le tante proposte che venivano fuori.
E, mentre scrivevamo, continuavano a fioccare sempre nuove idee. Tante, perciò, le abbiamo dovute tralasciare, concentrandoci su quelle che ci sono sembrate più divertenti e originali. Tra gli aspetti che abbiamo deciso di
accantonare, c’è la vicenda di Amerigo (per la quale, per altro, avevamo ipotizzato svariati sviluppi): lasciamo ai compagni che ci seguiranno il compito di
costruirne il seguito”.
85
APPENDICE
9. La lettera di Amerigo
Istituto Comprensivo di Contursi Terme - Scuola Secondaria di I grado - Classi I/II B
Dirigente Scolastico
Italo Cernera
Docente referente della Staffetta
Maria Rosa Altilio
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Maria Rosa Altilio
Gli studenti/scrittori delle classi I/II B
Anna Maria Lenza, Chiara Mazzeo, Maria Giannini, Cristian Russo, Licia Maienza,
Emilia De Simone, Gianvito Scaglione, Filippo Brogna, Pierluigi Cernera, Pietro
Parisi, Maria Carmela Giordano, Noemi Altilio, Doriana Esposito, Alessandra Forlenza, Gerardo Brogna, Lorenzo Chiariello, Pio Francesco Ricca, Francesca
Viola, Carmen Garippa, Giovanni La Manna, Agostino Parisi, Antonio Rufolo, Gaia
Torsiello, Giulia Matarazzo, Marianna Conte, Alessandro Lista, Cristian Panza
Il disegno è di Alessandra Forlenza
Hanno scritto dell’esperienza:
“… L’esperienza della staffetta, come ogni anno, ha suscitato entusiasmo ed interesse nei ragazzi che hanno collaborato attivamente nella stesura del capitolo,
dando, ciascuno secondo le proprie possibilità, il proprio contributo”.
86
APPENDICE
10. Ogni cosa al suo posto
Scuola Secondaria di I grado “Gozzano” di Rivarolo C.se – Classe III C
Dirigente Scolastico
Maria Assunta Gruosso
Docente referente della Staffetta
Lia Marano
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Lia Marano
Gli studenti/scrittori della classe III C
Matteo Avenatti, Gaia Battisti, Francesco Brisci, Julio Chiarella, Cristina Ciampolillo,
Jacopo Franzino, Chiara Gallo Balma, Christian Gioia, Lakhrouti Amin, Walter Lanzillo, Danielle Macrì, Alice Musto, Martina Pizzato, Alice Roggero, Emma Rossato,
Riccardo Tarizzo, Samuel Troja, Valeria Zappardino, Alessandro Scalone
Il disegno è di Martina Pizzato, Alice Roggero
Hanno scritto dell’esperienza:
“… Lavorare a questo progetto per noi è stato entusiasmante ed impegnativo.
Abbiamo letto con attenzione i nove capitoli già scritti e svolto lavori di ricerca su
vari argomenti per immaginare l’opportuna conclusione a tutti gli aspetti lasciati in
sospeso nel corso della narrazione.
Abbiamo lavorato molto in classe, divisi in gruppi, e anche a casa. Condividere l’impegno ci ha consentito di superare le difficoltà che di volta in volta si presentavano e proprio durante le nostre pause sono nate le idee migliori per portare avanti
il racconto. Noi ci siamo divertiti. Speriamo che apprezziate il nostro capitolo e
che il tutor lo consideri il miglior capitolo del libro”.
87
INDICE
Incipit di PINO PACE ........................................................................................pag
16
Cap. 1 Nel laboratorio di Leonardo ..................................................................»
20
Cap. 2 Tutti all’opera ..............................................................................................»
26
Cap. 3 Una giornata complicata ......................................................................»
32
Cap. 4 Missione (quasi) compiuta ......................................................................»
38
Cap. 5 Una bici per un ritratto..............................................................................»
42
Cap. 6 La bottega di Amerigo..............................................................................»
48
Cap. 7 Lo Scambio ..................................................................................................»
54
Cap. 8 Quanti Intoppi! ............................................................................................»
60
Cap. 9 La lettera di Amerigo ................................................................................»
66
Cap. 10 Ogni cosa al suo posto ........................................................................»
72
Appendici ..................................................................................................................»
78
Finito di stampare nel mese di aprile 2014
Nel laboratorio di Leonardo
Tutti all’opera
Una giornata complicata
Missione (quasi) compiuta
Una bici per un ritratto
La bottega di Amerigo
Lo Scambio
Quanti Intoppi!
La lettera di Amerigo
Ogni cosa al suo posto