la bici di monna lisa
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LA BICI DI MONNA LISA Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo Associazione di Enti Locali per l’Educational e la Cultura - Ente Formatore per Docenti Istituzione Promotrice della Staffetta di Scrittura Bimed/Exposcuola in Italia e all’Estero Partendo dall’incipit di Pino Pace e con il coordinamento dei propri docenti, hanno scritto il racconto gli studenti delle scuole e delle classi appresso indicate: Istituto Comprensivo “Bozzano” di Brindisi - Scuola Secondaria I grado “Caduti Di Marzabotto” - Classe III E Scuola Secondaria I grado “Ettore Iaccarino” di Ercolano – Classe III H Istituto Comprensivo “Manzoni” di Torino – Classe II D “Scuole Pie Napoletane” dei Padri Scolopi di Napoli – Scuola Secondaria I grado - Classe I I Istituto Comprensivo “S. Pertini” di Forno Canavese – Classe II B Istituto Comprensivo II “Dati” di Boscoreale - Istituto Comprensivo - Classi III G/E/H Istituto Comprensivo “Padre Gemelli” - Scuola Secondaria I grado “Pola” di Torino - Classi I A/B,III A Istituto Comprensivo di La Loggia - Scuola Secondaria I grado “Leonardo Da Vinci” - Classe II B Istituto Comprensivo di Contursi Terme - Scuola Secondaria I grado - Classi I/II B Scuola Secondaria I grado “Gozzano” di Rivarolo C.se – Classe III C Editing a cura di: Cristina Rolle Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo Associazione di Enti Locali Ente Formatore per docenti accreditato MIUR Il racconto è pubblicato in seno alla Collana dei Raccontiadiecimilamani Staffetta Bimed/Exposcuola 2014 Istituzione Promotrice della Staffetta di Scrittura Bimed/Exposcuola in Italia e all’Estero Direzione e progetto scientifico Andrea Iovino Monitoraggio dell’azione e ottimizzazione delle procedure Ermelinda Garofano Segreteria di Redazione e responsabili delle procedure Valentina Landolfi Margherita Pasquale Staff di Direzione e gestione delle procedure Angelo Di Maso Adele Spagnuolo Responsabile per l’impianto editoriale Marisa Coraggio Grafica di copertina: l’Istituto Europeo di Design, Torino Docente: Sandra Raffini Impaginazione Tullio Rinaldi Ermanno Villari Relazioni Istituzionali Nicoletta Antoniello Piattaforma BIMEDESCRIBA Gennaro Coppola Angelo De Martino Amministrazione Rosanna Crupi Annarita Cuozzo Franco Giugliano I libretti della Staffetta non possono essere in alcun modo posti in distribuzione Commerciale RINGRAZIAMENTI I racconti pubblicati nella Collana della Staffetta di Scrittura Bimed/ExpoScuola 2014 si realizzano anche grazie al contributo erogato in favore dell’azione dalle istituzioni e dai Comuni che la finanziano perché ritenuta esercizio di rilevante qualità per la formazione delle nuove generazioni. Tra gli Enti che contribuiscono alla pubblicazione della Collana Staffetta 2014 citiamo: Siano, Bellosguardo, Pisciotta, Pinerolo, Moncalieri, Castellamonte, Torre Pellice, Forno Canavese, Ivrea, Chivasso, Cuorgnè, Santena, Agliè, Favignana, Lanzo Torinese, Sicignano degli Alburni, Petina, Piaggine, San Giorgio a Cremano, l’Associazione in Saint Vincent e l’Associazione Turistica Pro Loco di Castelletto Monferrato. La Staffetta di Scrittura riceve un rilevante contributo per l’organizzazione degli Eventi di presentazione dei Racconti 2014 dai Comuni di Moncalieri, Salerno, Pinerolo e dal Parco Nazionale del Gargano/Riserva Naturale Marina Isole Tremiti. Si coglie l’occasione per ringraziare i tantissimi uomini e donne che hanno operato per il buon esito della Staffetta 2014 e che nella Scuola, nelle istituzioni e nel mondo delle associazioni promuovono l’interazione con i format che Bimed annualmente pone in essere in favore delle nuove generazioni. Ringraziamenti e tanta gratitudine per gli scrittori che annualmente redigono il proprio incipit per la Staffetta e lo donano a questa straordinaria azione qualificando lo start up dell’iniziativa. Un ringraziamento particolare alle Direzioni Regionali Scolastiche e agli Uffici Scolastici Provinciali che si sono prodigati in favore dell’iniziativa. Infine, ringraziamenti ossequiosi vanno a S. E. l’On. Giorgio Napolitano che ha insignito la Staffetta 2014 con uno dei premi più ambiti per le istituzioni che operano in ambito alla cultura e al fare cultura, la Medaglia di Rappresentanza della Repubblica Italiana giusto dispositivo SGPR 01/10/2013 0102715P del PROT SCA/GN/1047-1 Partner Tecnico Staffetta 2014 Si ringraziano per l’impagabile apporto fornito alla Staffetta 2014: i Partner tecnici UNISA – Salerno, Dip. di Informatica; Istituto Europeo di Design - Torino; Cartesar Spa e Sabox Eco Friendly Company; il partner Must Certipass, Ente Internazionale Erogatore delle Certificazioni Informatiche EIPASS By Bimed Edizioni Dipartimento tematico della Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo (Associazione di Enti Locali per l’Educational e la Cultura) Via della Quercia, 64 – 84080 Capezzano (SA), ITALY Tel. 089/2964302-3 fax 089/2751719 e-mail: [email protected] La Collana dei Raccontiadiecimilamani 2014 viene stampata in parte su carta riciclata. È questa una scelta importante cui giungiamo grazie al contributo di autorevoli partner (Sabox e Cartesar) che con noi condividono il rispetto della tutela ambientale come vision culturale imprescindibile per chi intende contribuire alla qualificazione e allo sviluppo della società contemporanea anche attraverso la preservazione delle risorse naturali. E gli alberi sono risorse ineludibili per il futuro di ognuno di noi… Parte della carta utilizzata per stampare i racconti proviene da station di recupero e riciclo di materiali di scarto. La Pubblicazione è inserita nella collana della Staffetta di Scrittura Bimed/Exposcuola 2013/2014 Riservati tutti i diritti, anche di traduzione, in Italia e all’estero. Nessuna parte può essere riprodotta (fotocopia, microfilm o altro mezzo) senza l’autorizzazione scritta dell’Editore. La pubblicazione non è immessa nei circuiti di distribuzione e commercializzazione e rientra tra i prodotti formativi di Bimed destinati unicamente alle scuole partecipanti l’annuale Staffetta di Scrittura Bimed/ExpoScuola. La Staffetta 2013/14 riceve: Medaglia di Rappresentanza della Presidenza della Repubblica Italiana Patrocini: Senato della Repubblica, Camera dei Deputati, Ministero della Giustizia, Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Ministero dell’Ambiente PRESENTAZIONE Quante attenzioni, quanta positiva tensione e quanto straordinario e felice impegno nella Staffetta di quest’anno. L’emozione che abbiamo provato quando il Presidente della Repubblica ha conferito alla Staffetta la Medaglia di Rappresentanza è stata grande ma ancora e di gran lunga maggiore è stata, l’emozione, nel vedere gli occhi dei nostri ragazzi in visita al Quirinale. Ho avvertito in quegli occhi l’orgoglio di chi sentiva di essersi impegnato in un’attività che le istituzioni gli stavano riconoscendo … È quello che vorrei vedere negli occhi di quei tanti giovani che dopo la scuola, a conclusione del proprio ciclo d’istruzione, invece, in questo tempo sentono l’apprensione di un contesto che, probabilmente, dovrebbe sancire la Staffetta come buona prassi da adottare in funzione del divenire comune. Cos’è, in fondo la Staffetta? E’ un format educativo, un esercizio imperdibile per l’acquisizione gli strumenti necessari a affrontare LA VITA sentendo lo straordinario dono della vita. La Staffetta è una sfida in cui tutti si mettono insieme stando dalla stessa parte, sentendo anche le entità lontane come i compagni di un cammino comune … L’altro che diventa te stesso … Questo è la Staffetta un momento che dura un intero anno e che alla fine ti mette nella condizione di sentirti più forte e orgoglioso per quello che è stato fatto, insieme a tanti altri che hanno concorso a realizzare un prodotto che alla fine è la testimonianza di un impegno che ci ha visti UNITI (!) in funzione di un obiettivo … Si tratta di quello di cui ha bisogno il Paese e di quello che appare indispensabile per qualificare il tempo e lo spazio che stiamo attraversando. Andrea Iovino L’innovazione e la Staffetta: una opportunità per la Scuola italiana. Questo è il secondo anno che operiamo in partnership con Bimed per la realizzazione della “Staffetta di scrittura Creativa e di Legalità”. Siamo orgogliosi di essere protagonisti di questa importante avventura che, peraltro, ci consente di raggiungere e sensibilizzare un così grande numero di persone sull’attualissimo, quanto per molti ancora poco conosciuto, tema che attiene la cultura digitale. Sentiamo spesso parlare di innovazione, di tecnologia e di internet: tutti elementi che hanno rivoluzionato il mondo, dalle amicizie, al tempo libero,lo studio, il lavoro e soprattutto il modo di reperire informazioni. L’innovazione ha travolto il mondo della produzione, dei servizi e dell’educazione, ma non dobbiamo dimenticare che “innovare” significa, prima di tutto, porre la dovuta attenzione alla cultura. Da un punto di vista tecnico, siamo tutti più o meno esperti, ma quanti di noi comprendono realmente l’essenza, le motivazioni, le opportunità e i rischi che ne derivano? La Società è cambiata e la Scuola, che è preposta alla formazione di nuovi individui e nuove coscienze, non può restare ferma di fronte al cambiamento che l’introduzione delle nuove tecnologie e internet hanno portato anche nella didattica: oggi gli studenti apprendono in modo diverso e questo implica necessariamente un metodo di insegnamento diverso. Con il concetto di “diffusione della cultura digitale” intendiamo lo sviluppo del pensiero critico e delle competenze digitali che, insieme all’alfabetizzazione, aiutano i docenti e i nostri ragazzi a districarsi nella giungla tecnologica che viviamo quotidianamente. L’informatica entra a Scuola in modo interdisciplinare e trasversale: entra perché i ragazzi di oggi sono i “nativi digitali”, sono nati e cresciuti con tecnologie di cui non è più possibile ignorarne i vantaggi e le opportunità e che porta inevitabilmente la Scuola a ridisegnare il proprio ruolo nel nostro tempo. Certipass promuove la diffusione della cultura digitale e opera in linea con le Raccomandazioni Comunitarie in materia, che indicano nell’innovazione e nell’acquisizione delle competenze digitali la vera possibilità evolutiva del contesto sociale contemporaneo. Poter anche soltanto raccontare a una comunità così vasta com’è quella di Bimed delle grandi opportunità che derivano dalla cultura digitale e dalla capacità di gestire in sicurezza la relazione con i contesti informatici, è di per sé una occasione imperdibile. Premesso che vi sono indagini internazionali da cui si evince l’esigenza di organizzare una forte strategia di ripresa culturale per il nostro Paese e considerato anche che è acclarato il dato che vuole l’Italia in una condizione di regressione economica proprio a causa del basso livello di alfabetizzazione (n.d.r. Attilio Stajano, Research, Quality, Competitiveness. European Union Technology Policy for Information Society IISpringer 2012) non soltanto di carattere digitale, ci è apparso doveroso partecipare con slancio a questo format che opera proprio verso la finalità di determinare una cultura in grado di collegare la creatività e i saperi tradizionali alle moderne tecnologie e a un’idea di digitale in grado di determinare confronto, contaminazione, incontro, partecipazione e condivisione. Promuoviamo, insieme, la cultura digitale e la certificazione delle I-Competence per garantire competenze indispensabili per acquisire a pieno il ruolo di cittadino attivo nella società della comunicazione e dell’ informazione. Partecipiamo attivamente alla diffusione della cultura digitale, perché essa diventi patrimonio di tutti e di ciascuno, accettando la sfida imposta dalle nuove professioni che nascono e dai vecchi mestieri che si trasformano, in modo profondo e radicale. Tutti noi abbiamo bisogno di rigenerare il pensiero accettando nuove sfide e mettendo in gioco tutto quanto imparato fino adesso, predisponendoci al cambiamento per poter andare sempre più avanti e un po’ oltre. Il libro che hai tra le mani è la prova tangibile di un lavoro unico nel suo genere, dai tantissimi valori aggiunti che racchiude in sé lo slancio nel liberare futuro collegando la nostra storia, le nostre tradizioni e la nostra civiltà all’innovazione tecnologica e alla cultura digitale. Certipass è ben lieta di essere parte integrante di questo percorso, perché l’innovazione è cultura, prima che evoluzione tecnologica! Il presidente Domenico PONTRANDOLFO INCIPIT PINO PACE Se non esistessero i fiori, riusciresti a immaginarli? Bluvertigo La bici di Monna Lisa Leonardo non vuole credermi. «C’arrivi da fori si sente, ma arrivà da’ futuro l’è n’altra questione…» dice. Invece arrivo davvero dal futuro, dall’anno 2014. Mi chiamo Michela Argo e scrivo per il blog Voci&Grida. Sono qui nella Firenze del 1514 per intervistare Leonardo Da Vinci. Da quando i viaggi del tempo sono possibili, ci vuole poco per saltare nel passato, ma visto che il passato è meglio non cambiarlo troppo (e se tutti potessero saltare ci sarebbe molta folla) i viaggi si estraggono con una lotteria. Ho partecipato, vinto ed eccomi qui. «Comunque non ho tempo da perdere ‘on te…» mi dice il genio. «Glielo posso dimostrare!» gli dico. 16 Così gli racconto che nella mia epoca ci sono macchine che volano fin sulla Luna, che vanno sotto l’acqua, che è possibile sapere cosa succede nel mondo, che ci sono apparecchi tascabili capaci di farci parlare con persone lontane migliaia di chilometri… Leonardo sbadiglia: «Pur’io le ho pensate iste cose... ma dove sono? E ora scusa, c’ho daffare». Già, dove sono? Non è colpa mia se nei salti nel passato non si può portare niente... Leonardo va a lavorare con i suoi garzoni, Giangiotto e Laporello. Avranno all’incirca la mia età: 12 anni. Sono capaci a fare di tutto, anche se Giangiotto mi pare più tranquillo e riflessivo e Laporello disordinato e fantasioso. C’è anche una bella signora, tal Lisa Gherardini, Leonardo la chiama Monna Lisa. Ma certo, è proprio lei: la Gioconda! Viene tutti i giorni a farsi fare un ritratto. Non sa ancora che il suo sarà il ritratto. Poi mi viene un’idea. «Sentiamo…» mi fa Leonardo. «La bicicletta!» gli dico io. Mio padre ripara le bici e io ho letto tanti libri e riviste sull’argomento. Oltre ovviamente a saper pedalare. Un po’ mi manca la mia bicicletta, nel 1500 non esiste ancora. 17 «E che dobbiamo fare?» domanda Leonardo. «Costruirla!» dico io. «Così potrò farvi vedere una cosa semplice e geniale del mio tempo». Leonardo ci pensa, scrive qualcosa su un foglio, me lo consegna e dice: «Fatti aiutare da Giangiotto e Laporello, che io devo fa’ i’ ritratto a Monna Lisa». Il biglietto è scritto al contrario, naturalmente. Vado allo specchio e leggo: a che serve una bicicletta? con la bicicletta ci si può fare la guerra? dove si può andare con la bicicletta? dove non si può andare? com’è fatta una bici e di che materiali è fatta? come si fa ad andare in bici? si possono fare delle gare? solo gli uomini possono andare in bicicletta o anche le donne? si possono portare degli oggetti con la bici? Si può fare un trasloco? si può fare il giro del mondo? 18 In dieci giorni, mentre Leonardo contempla e dipinge la signora Lisa, io, Giangiotto e Laporello ci mettiamo al lavoro e la costruiamo. Ma Lisa si annoia a stare in posa e viene spesso a vedere il nostro lavoro; anche Leonardo ogni tanto ci mette becco. E il decimo giorno Monna Lisa in persona potrebbe diventare la prima ciclista della storia… 19 CAPITOLO PRIMO Nel laboratorio di Leonardo Sono rimasta stupita dalle domande di Leonardo, anzi alcune mi hanno fatto un po’ sorridere. Certo, per me la bicicletta è un oggetto scontato e spiegare cos’è a chi non ne sa nulla è veramente difficile. Ho cercato di rispondere direttamente al Maestro, ma è sfuggente e quando provo a parlargli mi liquida con un “dopo, dopo…”, così ho deciso di scrivergli a mia volta una lettera, naturalmente con inchiostro e penna d’oca. “Caro Leonardo, la bici è un mezzo di trasporto e serve a spostarsi rapidamente, a giocare, a fare gare con gli amici, anzi, per qualcuno correre e fare acrobazie con questo veicolo è un vero e proprio mestiere, oltre che uno sport. Tutti possono utilizzarla poiché è veramente unisex e popolare. Non devi, però, pensare che sia così semplice imparare ad andarci. Ora sono un asso, ma quante cadute e quante ginocchia sbucciate i primi tempi! È tutta questione di equilibrio e allenamento, anche perché la bici ha due ruote azionate da pedali che a loro volta sono fatti girare dai piedi del guidatore il quale, co- 20 Nel laboratorio di Leonardo modamente seduto su un sellino, regge il manubrio e, contemporaneamente, si mantiene in bilico. I materiali di cui è fatta la bici… cosa dire, alcuni, come la gomma, non sono ancora conosciuti in Europa nel 1500, ma di solito è di metallo e in particolare di ferro. Mi chiedi se con la bicicletta si può fare la guerra. Tu non sai quante guerre sempre più sanguinose ci saranno nel corso dei secoli, quante morti e distruzioni porteranno, quindi per me è difficile associare ciò che mi dà divertimento a qualcosa di così terribile. Però è vero: la bici sarà usata anche in guerra a fine Ottocento e nei grandi conflitti della prima metà del Novecento, ma non per far del male bensì per portare messaggi importanti. Oggi non è più utilizzata per tale scopo perché non è più necessario spostarsi per comunicare con chi è lontano. Con la bicicletta, insomma, si possono fare moltissime cose, anche trasportare oggetti, ma di piccole dimensioni; un vero e proprio trasloco mi sembra difficile. Si potrebbe anche fare il giro del mondo: ci vorrebbe almeno un anno, però chissà quante persone e quanti luoghi si riuscirebbero a conoscere! Michela” Capitolo primo 21 Leonardo prende distrattamente la mia lettera, la infila in una tasca della sua ampia casacca e scompare. Ne approfitto per dare un’occhiata in giro, guidata da Giangiotto e Laporello. Il laboratorio di Leonardo si trova in campagna, per questioni di comodità, sostiene il Maestro, ma i suoi aiutanti dicono che un tempo era in città, non molto lontano dal Duomo; sono stati costretti a trasferirsi dopo una multa salatissima per disturbo della quiete pubblica! Esternamente il laboratorio è un edificio molto semplice: è un enorme casone a due piani, circondato dalla fantastica campagna toscana e dalle sue dolci colline; poco lontano scorre l’Arno al quale si arriva percorrendo una stradina tutta curve. Mi sembra di aver già visto questo paesaggio… Ma certo: è lo sfondo della Gioconda! L’interno è stupefacente: il piano terra è grande il doppio della mia palestra scolastica e il soffitto è alto almeno cinque metri. Ci sono tavoli lunghissimi, ingombri di pergamene e attrezzi; centinaia di schizzi alle pareti raffigurano particolari anatomici, macchine bizzarre, piante e animali; dappertutto ci sono libroni e rotoli. Alzo gli occhi e a una trave vedo appeso un paracadute. Inizialmente non riesco a capire cosa sia, anche perché ha una forma insolita, piramidale. 22 Nel laboratorio di Leonardo È Giangiotto a rivelarmi la funzione: «Oh grulla, non ‘apisci ‘os’è? Serve a buttarsi dall’alto senza farsi male». Riesco a vedere in fondo allo stanzone una sagoma strana coperta con dei teloni. È sempre Giangiotto a parlare: «Non t’avvicinare, potrebbe essere pericoloso, solo Leonardo sa cos’è!» Intuisco che deve essere un macchinario militare top secret. Magari più in là riuscirò, senza essere vista, a dare una sbirciatina. Interviene Leonardo, un po’ divertito; qualcosa della mia lettera deve averlo colpito perché mi porta subito, insieme a Laporello e Giangiotto, dall’altra parte dello studio, verso uno dei tavoli ed esclama: «’odesta sarà la vostra postazione di lavoro, troverete tutto ciò che vi occorre per progettar la bici. Suvvia al lavoro, bighelloni!» Sul piano c’è l’inchiostro e la piuma d’oca e anche una grande pergamena. Mi siedo, prendo il foglio e l’inizio non è dei migliori: con la mano sporca di inchiostro faccio una bella macchia… Ci riprovo. Prendo la debita distanza tra mano e pergamena e, anche se un po’ storto e sbavato, alla fine riesco a completare un disegno abbastanza verosimile. Lo schizzo è forse troppo schematizzato, ma sono sicura che Giangiotto e Laporello capiranno seguendo le mie spiegazioni: «AlCapitolo primo 23 lora che ve ne pare? Questo è ciò che realizzeremo. Le ruote sono due: quella posteriore è azionata dai pedali, quella anteriore è collegata al manubrio; sopra la ruota posteriore si trova il sellino…» Il più entusiasta è Laporello che esclama: «L’è bellina davvero. Ho un’idea: la ‘ostruiamo in ferro? Il mi babbo è un fabbro straordinario! Ci aiuterà di si‘uro!» Giangiotto ribatte: «Penso che sia preferibile il legno: l’è più leggero e lo possiamo trovare anche nel laboratorio. Ri’orda che Leonardo non vuole che qual’uno metta naso nei suoi progetti!» Come per magia, Leonardo si materializza alle nostre spalle; ce ne accorgiamo perché sentiamo un colpo di tosse che ci fa sobbalzare: «’Osa state ‘ombinando? È dunque ‘odesta la famosa bicicletta? Non male… vedremo, vedremo…» Intanto il sole sta calando, dobbiamo rientrare in città. Con noi c’è anche Lisa; l’abbiamo vista aggirarsi con grazia nel laboratorio durante una pausa. L’ho definita bella, ma ho mentito. Infatti Leonardo con il suo dipinto non solo le ha reso giustizia, ma l’ha addirittura abbellita e non aggiungo altro! Però mi incuriosisce: sembra che nasconda qualche segreto e il suo sguardo misterioso mi intimidisce e affascina allo stesso tempo. 24 Nel laboratorio di Leonardo Il primo giorno di lavoro è concluso; non vedo l’ora che venga domani. Capitolo primo 25 CAPITOLO SECONDO Tutti all’opera Siamo stanchi e io, Giangiotto e Laporello, ci accomodiamo alla meglio su un carretto, trainato da un cavallo marrone, per ritornare in città. Durante il tragitto Giangiotto, il precisino, comincia a sbuffare: «Mamma mia, ‘ome le è brutta ‘odesta strada, ‘on tutte ‘odeste curve non ce la fó proprio più». Laporello lo riprende: «Ma smettila di lamentarti sempre, piuttosto ammira ‘odeste ‘olline che sono ancor più belle al calar del sole!» Giangiotto resta in silenzio per qualche minuto poi mi dice: « Oh Michela, perché non vieni a dormire a ‘asa mia; ti fó ‘onoscere la mi mamma». Ci penso un attimo, poi accetto con piacere. Arrivati in città lasciamo Laporello e ci rechiamo a casa di Giangiotto. Entriamo in un cortile ampio. È molto tardi e non si sente alcun rumore se non lo scroscio dell’acqua che si muove in un pozzo. Saliamo su per delle scale in pietra e sull’uscio ci attende una donna con i capelli raccolti, che indossa una veste lunga e larga e che ci accoglie con un caldo sorriso. 26 Tutti all’opera La casa è immensa, pochi mobili in legno riempiono le pareti e ovunque ci son candele accese e, con stupore, mi accorgo che rendono l’ambiente più luminoso di quanto pensassi. Una lunga tavola di legno imbandita, contornata da panchette, ci aspetta: la cena è pronta! Dopo cena andiamo subito a letto. Il materasso è molto alto e morbidissimo, non ne ho mai provati di così comodi nella mia epoca! Mi guardo intorno e prima di spegnere la candela, noto che le pareti della cameretta di Giangiotto sono tappezzate da numerosi disegni. Cerco di pensare ma la stanchezza prende il sopravvento e crollo in un profondo sonno. La notte è volata, avrei voluto dormire ancora, ma la voce di Giangiotto mi riporta alla realtà: «Su, sveglia che l’è l’ora di andare». Spalanca le finestre e fa entrare un’aria fresca e leggerissima. Mi avvicino alla finestra e mi abbaglia il sole che si riflette nelle acque dell’Arno. In lontananza intravedo le maestose colonne del Duomo: che spettacolo! Mi preparo, ma perdo molto tempo per lavarmi: la tinozza è davvero poco pratica e poi la mamma di Giangiotto insiste affinché raccolga e intrecci i miei lunghi capelli... che impresa! Capitolo secondo 27 Finalmente arriviamo al laboratorio dove Laporello è già alle prese con il suo bozzetto e il Maestro all’opera con Lisa. Giangiotto mi dice: «La tua bici, Michela, l’è bellina ma è troppo ‘omplicata e noi non abbiamo il materiale... ma ‘os’è questa gomma di cui tanto parli? Ora proviamo a realizzarne una noi, io la farò in legno e Laporello la farà in ferro». Intanto ci raggiunge Lisa che è contentissima di vederci ed esclama: «Che noia! Voi ‘osa fate di bello?» Le mostriamo i disegni e lei, guardandoli, ci dice: «L’è più bellina quella in legno, perché non provate a costruire questa?» Indicando lo schizzo di Giangiotto, continua: «C‘è tanta legna nel laboratorio!» Salutandoci esce ma non torna nell’aula del Maestro bensì indossa il soprabito e si dirige verso la porta d’ingresso. Così mi chiedo se il famoso ritratto sia già finito. Intanto Laporello si convince a utilizzare il legno per la costruzione della bici, per cui incominciamo a sbirciare tra la roba del Maestro. Immagino la collera di Leonardo se dovesse scoprire che qualcuno ha toccato le sue cose. È talmente geloso della sua roba! Tra mille rotoli, pergamene e macchinari strani, gli aiutanti trovano le ruote di un vecchio carretto e Giangiotto felice urla: «Bene, useremo ‘odeste!» 28 Tutti all’opera Dall’altro capo del laboratorio, Laporello trova tante assi di legno, chiama Giangiotto e insieme scelgono i pezzi più adatti per costruire la bici. Giangiotto comincia: «Ci serve un’asse centrale lunga, che posizioniamo in senso orizzontale, alle due estremità ‘olleghiamo le due ruote, poi ci serve un’asse più piccola che ‘ollegheremo alla ruota anteriore: servirà da manubrio per direzionare la bici. «Naturalmente dobbiamo tagliare due pezzi di uguale misura che fungono da pedali, poi ‘ome faremo il sellino? Andrà bene un cesto ‘on un ‘uscino? Mamma mia ‘odesta opera è troppo complicata! Vabbè, non perdiamoci d’animo, cerchiamo qualcosa per sagomare tutte queste assi!» Mentre i ragazzi sbirciano fra gli attrezzi del Maestro sento delle urla provenienti dalla stanza accanto: è Leonardo. Cosa sarà successo? Finalmente i due ragazzi riescono ad assemblare la bici ma Giangiotto, con tono desolato, mi dice: «Mi sa che c’è un problema! Le ruote non girano!» Laporello, guardando il bozzetto, risponde: «E certo, manca la ‘atena!» Improvvisamente arriva il Maestro e urla: «Che state facendo? Capitolo secondo 29 Avete toccato tutta la mia roba. ‘ome vi siete permessi? Siete proprio dei bighelloni». Intanto i suoi occhi si soffermano sulla bici, accenna una smorfia compiaciuta: «Comunque l’è proprio bellina. Prima o poi le darò un’occhiatina». Infastidito torna nel laboratorio. La sedia di Lisa è vuota, al suo posto trova una lettera: “Caro Leonardo, sono ‘ontenta di posare per ‘odesto ritratto, oggi però mi annoio di stare in posa immobile e quasi quasi me ne vo’ in città ad ammirare un po’ tra le botteghe le perle che tanto mi piacciono e che mio marito non mi regala! Torno nel pomeriggio. Lisa” . Il Maestro, offeso e adirato, urla il nome di Laporello che si precipita da lui. «Ma che, l’è impazzita? Mica possiamo perdere tempo!» dice il Maestro. Una volta spiegato l’accaduto all’aiutante lo obbliga a prendere il posto di Lisa per continuare il ritratto. 30 Tutti all’opera Sarà per questo che la Gioconda ha le sembianze maschili? Giangiotto è costretto a lavorare da solo, ma non per questo si perde d’animo. Intanto Lisa passeggia spensieratamente per Firenze. Entra ed esce da una bottega all’altra e non si rende conto che il tempo passa. Ormai è sera e di Lisa non si è più vista neanche l’ombra. Anche il Maestro ha perso la speranza di rivederla. Si è fatto tardi anche per noi: salutiamo il Maestro e torniamo in città. Capitolo secondo 31 CAPITOLO TERZO Una giornata complicata Il mattino successivo, appena tornati al laboratorio grazie al solito carrettino, ci avviamo alacremente al tavolo dove ci sono i nostri arnesi, ma ci accorgiamo che manca il progetto. Non facciamo in tempo a chiederci dov’è finito che sentiamo un urlo provenire dallo studio riservato al ritratto di Lisa. «No e poi no! ‘odesta idea non mi garba per niente!» sbraita Leonardo. «Niente bicicletta, niente quadro!» ribatte Lisa. «Calma calma» suggerisco entrando educatamente, seguita dai due ragazzotti «si può sapere cosa sta succedendo? Dov’è il progetto della bicicletta?» «Monna Lisa vuole essere ritratta sopra ‘odesto aggeggio!» risponde il Maestro tirando fuori dalla tasca il nostro disegno. «Niente bicicletta, niente quadro!» ribadisce caparbia la donna. «Ier sera ‘hissà dove t’eri ‘acciata, oggi ‘sto ‘apriccio… e poi si lamentano tutti che non rispetto le consegne. Va bene, va bene, purché finiamo ‘odesto quadro ‘he il tu’ marito poi chi lo sente… santo uomo!» dicendo ciò Leonardo esce e lascia noi quattro sbigottiti. 32 Una giornata complicata Si fa avanti Laporello: «Ma, Monna Lisa, com’è che l’è venuta ‘odesta stramba idea?» «Oh, sapessi… Ier sera passeggiavo per le vie del centro guardando le botteghe qua e là; a un tratto sono entrata in un negozio dove vendevano delle spezie del lontano Oriente: cannella, chiodi di garofano, zafferano, cardamomo… che profumi! «In un’altra bottega c’era tanta gente che non si riusciva a entrare: c’era l’Amerigo che mostrava pitture di animali e uomini strani; non ho capito di quali Indie. Ma era troppo tardi, non potevo fermarmi: non sta bene che una donna si aggiri sola oltre il calar del sole. «Stamani mi son destata con una gran voglia di novità! Voglio un ritratto diverso, nessun’altra avrà un quadro così… con una bicicletta, in mezzo alla natura, con un’aria come dire… gioconda!» Lasciamo Lisa ai suoi sogni e, disegno alla mano, torniamo nel nostro angolino. «Non finiremo mai andando avanti di questo passo» si lamenta Giangiotto «oltretutto tra poco dovremo cedere il nostro veicolo per il ritratto. Almeno proviamola!» Non faccio in tempo ad aprire bocca che i miei compari stanno discutendo su chi debba provare per primo, ma in entrambi i casi il Capitolo terzo 33 risultato è deludente: percorrono alcuni metri barcollando come ubriachi e, non avendo l’equilibrio, cadono a turno rovinosamente a terra. In effetti non è banale saper mantenere l’equilibrio: è frutto di allenamento e possono essere utili… ma certo! «Ragazzi» urlo «mi è venuta un’idea!» Ma Giangiotto e Laporello, ammaccati e delusi, non hanno voglia di ascoltare quest’idea. Decido quindi di prendere l’iniziativa, afferro il cacciavite ma mi cade e rotola fin sotto il telone nell’angolo. Con nonchalance, pur sapendo che Leonardo non è affatto d’accordo che qualcuno guardi le sue invenzioni, mi avvicino al misterioso marchingegno, mi infilo sotto il telo e… mi si presenta un modello di carrarmato di dimensioni ridotte. È identico a quello illustrato sui libri (a parte il fatto che mancano delle assi di legno... ops!). Ha una pianta circolare con una torretta al centro e, fissati a intervalli regolari, delle specie di cannoni. Questa vista mi inquieta, le immagini che mi vengono in mente mi rattristano… ma un rumore di passi sempre più vicini mi riporta alla realtà; agguanto il cacciavite, esco dal nascondiglio e… davanti a me si erge il Maestro. 34 Una giornata complicata Sul volto ha dipinta un’espressione paragonabile a quella di un demonio dantesco o di una belva feroce molto arrabbiata. Decisamente oggi non è giornata… chissà cosa diceva il suo oroscopo. Evito di chiederglielo ma non riesco a sottrarmi alla sfuriata. «Siete dei bischeri, fannulloni, buoni a nulla, approfittate della mia buona fede! Prima prendete e segate le assi ‘he ho preso di persona in Garfagnana… diavolo d’una bicicletta o ‘ome si ‘hiama ‘sto aggeggio. Ora ‘sta pischella la trovo ‘he ‘uriosa tra le mi ‘ose… ‘ol ‘avolo ‘he vi aiuto con la ‘atena! Arrangiatevi e non fatevi più vedere!» Mogi mogi ritorniamo al nostro progetto, riprendiamo la costruzione ma rimane il problema di ieri: la mancanza della catena, i freni ed eventualmente anche l’idea che mi era venuta per aiutare i principianti, le famose rotelle. «Senti, Michela, perché non lasci pensare a me a ‘odesta ‘atena» mi dice Laporello «il mi’ babbo è fabbro e, se glielo ‘hiedo subito, in due o tre giorni ce la ‘ostruisce. Basta ‘he tu mi disegni ‘sta ‘osa, nei minimi particolari». Capitolo terzo 35 Cerco di fare uno schizzo nel migliore dei modi, lo consegno a Laporello che si catapulta fuori verso la bottega del padre. È di ritorno molto presto ma temo, vedendo la sua aria abbattuta, che non ci siano buone notizie. «Sono arrivato alla bottega del ‘mi babbo» racconta «e quando gli ho mostrato il disegno mi ha dato dell’ingenuo e mi’ ha detto che ‘sto Leonardo non è mica un genio ‘ome si dice in città e ‘he forse sto perdendo il mio tempo. Ho dovuto ammettere che il disegno è opera tua e mi ha detto ‘he se non distanziamo la catena dal telaio di legno, l’attrito di questa potrebbe danneggiarlo o addirittura fargli prendere fuoco. «Per fortuna aveva già in bottega una possibile soluzione! Aveva un cerchio di metallo contornato da una dentatura su cui può forse scorrere una catena, l’ha chiamata corona… come quella del re. In poco tempo dovrebbe fabbricare anche la ‘atena». Detto ciò tira fuori dalla tasca, avvolta in un panno, una corona molto simile a quelle che si vedono sulle nostre bici moderne. Potete immaginare il mio stupore. Mentre aspettiamo il fabbro, decidiamo di uscire e rilassarci un po’ sul prato. Chissà dove sarà Lisa. E Leonardo? Si sarà calmato? 36 Una giornata complicata Non abbiamo tempo di appisolarci che fa capolino in laboratorio un uomo con ampie spalle, occhi azzurri e una folta barba nera molto curata; anche il suo aspetto è molto curato nonostante gli abiti da lavoro… mi ricorda qualcuno… Con un ampio sorriso mi consegna un fagottino, lo apro e dentro c’è l’agognata catena. Il nostro lavoro può procedere. Capitolo terzo 37 CAPITOLO QUARTO Missione (quasi) compiuta La catena, tutta bella luccicante, con i suoi anelli quadrettati è pronta per essere incastrata nella famosa corona dentellata. Provo a ingranare l’aggeggio e mi accorgo che aderisce perfettamente alla corona. Deve essere un gran genio quel tizio che ha pensato di costruire una catena così! Adesso tutto sta a trovare la giusta distanza ove allocare un’altra corona dentata per mantenere tesa la catena e permettere alle due corone di poter ruotare, l’una sollecitata dall’altra. Visiono il disegno e mi accorgo che la prima corona è attaccata a una ruota posteriore, mentre la seconda è fissata a una specie di manovella nel telaio di legno. «E come farò a far girare la catena e tutto il marchingegno?» dico a voce alta. E prontamente Laporello, figlio di abile artigiano, manifesta il suo lampo di genio: «Facciamo un bel foro nel telaio e incastriamo la manovella attaccandoci dal lato della ‘atena la seconda ‘orona». «Ottima idea, non c’è alcun dubbio, l’importante è che calcoliamo bene la distanza precisa tra le due corone». 38 Missione (quasi) compiuta Una volta eseguito il fissaggio, con i piedi faccio ruotare la manovella e ho una bella sorpresa: la ruota gira e lo strano strumento si muove, seppure con grande difficoltà. «Ma manca la ruota anteriore, non vedi ‘ome è situata nello schizzo?» interviene Giangiotto. Allora controllo lo schizzo iniziale e mi rendo conto che per il telaio di legno è stata prevista anche una ruota anteriore, una ruota simile alla posteriore, libera però di poter girare da sola, senza alcuna catena. «Ma a ‘osa serve ‘odesta ruota anteriore a Monna Lisa se dovrà solo posare per un ritratto? Basterà che l’aggeggio stia in piedi, non è necessario che si muova!» commenta Laporello. Vista la piega che si sta prendendo, cerco in tutti i modi di fissare questa ruota anteriore nelle due forcelle preparate e con grande gioia mi accorgo che funziona. Giangiotto si lancia sull’aggeggio e «Pistaaaaaaaaaaaaaaaaa!» Si va a scontrare con il tronco di un pino poco fuori dal laboratorio: lui rimane indenne ma la bicicletta è distrutta! «Oh bischero! ‘Ome pretendi di fermarti se non ci sono i freni?» incalza Laporello divertito. Capitolo quarto 39 Altro problema questo dei freni, ma quale migliore soluzione se non quella di mettere i piedi sulla strada e frenare? Naturalmente con un paio di scarponi con una suola così doppia da fare invidia a una bistecca fiorentina! A questo punto Leonardo, esausto, incomincia a richiamare Laporello e Giangiotto: «Ehi, voi! Dovete andare a cercare Lisa, perché prima che ci ripensi dobbiamo finire ‘odesto quadro, e precisatele che lo ‘ontinuerò solo per far vedere al marito ‘osa sono ‘apace di fare con una moglie ‘ome quella!» Senza dire più niente tutti e tre andiamo subito alla ricerca di Lisa. La cerchiamo dovunque, ma di lei nessuna traccia. Mi sforzo di pensare dove possa essere, mentre Giangiotto cerca per le vie della città e Laporello nelle locande. «Ma dove si sarà ‘acciata?» esclama Laporello. «Forse io so dov’è andata! Seguitemi…» continua Giangiotto. Mentre camminiamo per il centro, Laporello si ferma a osservare una vetrina dove ci sono due signori che insegnano alle donne come si cuce ma, consapevole che Lisa non si interesserebbe mai a questo genere di cose, riprende a seguire Giangiotto il quale, in realtà, va a tentoni, come noi. Decido allora di tornare da Leonardo per aggiornarlo sulle nostre ricerche. 40 Missione (quasi) compiuta Nel frattempo questi si sta interrogando: «Ove sta ‘odesta donna sconsiderata! Che venga assolutamente da me altrimenti…» Io con timore lo interrompo: «Altrimenti? No Leonardo, non vorrai dire che…» «La voglio cacciare, non ritrarrò una donna che si sottrae al mio volere; la prossima volta cercherò una donna meno capricciosa e più affascinante!» Faccio di tutto per fargli cambiare idea, ma forse è troppo tardi. Preoccupata, mi affretto a tornare dai miei compagni e a un tratto mi ricordo di quando Lisa spiegò a Laporello come le era nata l’intenzione di farsi ritrarre sopra la bicicletta: aveva detto che era entrata in un negozio dove c’era l’Amerigo, così mi viene in mente che dopo il litigio con Leonardo possa essere scappata lì. Penso che sia un ragionamento sensato e accelero il passo per condividerlo subito con Laporello e Giangiotto. Finalmente, dopo una lunga corsa, ritrovo Giangiotto e gli comunico la mia idea su dove Lisa possa essere. «Brava!» Giangiotto urla a squarciagola. «Hai avuto un’ottima intuizione, quanto sono felice! Ora informo Laporello, che ne sarà sicuramente entusiasta, ma ricordiamoci che ci serve un’altra bici per poter compiere la nostra missione». Capitolo quarto 41 CAPITOLO QUINTO Una bici per un ritratto Certo la bici. Ce n’eravamo dimenticati con la confusione creata da Lisa. Decidiamo a questo punto di provare subito a ricostruirla, penseremo dopo a cercare Lisa. Mentre torniamo al laboratorio Laporello commenta: «Se la bici fosse stata in metallo ‘un si sarebbe rotta». Laporello è pensieroso, poi propone: «E se andassimo da mio padre, a chiedere se ha qualche materiale leggero ma resistente? Che ne dite?» «Nel laboratorio del Maestro ho trovato dei tubi con le stesse caratteristiche, mi sembra glieli avesse regalati proprio tuo padre» ribatte Giangiotto. «Ma Leonardo è troppo geloso della propria roba!» ricordo «Andiamo dal fabbro!» «Ora è tardi, sta facendo buio, dobbiamo dormire. Venite tutti da me?» chiede Laporello. «Certamente!» rispondiamo felici io e Giangiotto. 42 Una bici per un ritratto La mattina seguente andiamo dal fabbro: «Buongiorno babbo, ti ricordi quei tubi che avevi dato a Leonardo? Ci servono per costruire la bici!» esordisce Laporello. Il papà di Laporello rovista nella sua officina e ne tira fuori due della stessa misura: «’Odesto metallo ha le ‘aratteristiche che volete, l’ho ottenuto grazie ai miei esperimenti». «Grazie! Torniamo subito al laboratorio!» esclamo. Ci mettiamo subito a lavorare. «Dobbiamo trovare un modo per attaccarli l’uno con l’altro» propongo. Giangiotto aggiunge: «I tubi sono troppo lunghi: dobbiamo tagliarli in tre parti e poi incastrarli tra di loro». «Ottima intuizione, bravo Giangiotto!» approva Laporello e li taglia con molta attenzione creando degli incastri perfetti. Attacchiamo insieme i pezzi e il telaio è completo. Andiamo a recuperare le corone di metallo della bici distrutta, le fissiamo al telaio della nuova bici e riusciamo con successo a montare la catena. Leonardo arriva in laboratorio arrabbiato come al solito, visto che Monna Lisa ancora non si trova. Ci vede felici per la riuscita del nuovo prototipo di bici e incuriosito ci segue. Decidiamo di provare la bici sulla strada che parte dal laboratorio e scende Capitolo quinto 43 per la collina. Siamo tutti impazienti di provarla per primi e cominciamo a litigare. Poi Laporello ha la meglio: ci monta su ma cade immediatamente. Giangiotto esclama: «Oh grullo, tu ‘un sai fare nulla! Neanche pedalare! Ora ti fo vedereeee!» e anche lui, dopo aver inforcato la bici cade rovinosamente. Leonardo si accorge che manca qualcosa: «L’è proprio bellina codesta bici però ‘un ci sono i freni. Non vorrete distruggerla come l’altra, vero? E poi manca anche un comodo sellino!» Così rientriamo nel laboratorio e ci rimettiamo al lavoro. Disegniamo dei bozzetti per il freno posteriore, successivamente facciamo perforare il tubo del sellino dal padre di Laporello, saldiamo due barre di ferro e le fissiamo al tubo; quando verrà azionato farà attrito sulla ruota posteriore, frenandola. Per costruire quello anteriore perforiamo di nuovo il tubo del sellino, montandoci una leva che, azionata, sfregherà sulla ruota anteriore riducendone piano piano la velocità. Il fabbro suggerisce: «E se rivestissimo di ferro ‘odeste ruote di legno? Sarebbero più resistenti». Approviamo in coro l’idea, così il padre di Laporello fa fondere una barra di ferro, raccoglie il metallo fuso in un recipiente e poi 44 Una bici per un ritratto lo cola sulle ruote di legno. Dobbiamo solo aspettare che si solidifichi. Mancano ancora i raggi: prendiamo dei tubicini di ferro nella bottega del fabbro, li infiggiamo in un cerchio di legno e poi nelle ruote. Otteniamo così delle ruote solide e perfette. Per il sellino, andiamo nel pollaio di Giangiotto dove ci sono anche delle oche, ne scegliamo una che Giangiotto tiene ferma mentre Laporello e io strappiamo le piume: non è stato semplice… Riempiamo con le piume un sacco di tela e lo fissiamo a due tavole di legno che vengono poi collocate sulla bici, utilizzando dei chiodi: ora c’è anche il sellino. Dovrebbe essere pronta! Leonardo vuole provarla per primo questa volta: dopo un po’ trova l’equilibrio e riesce a fare qualche metro, mentre noi lo seguiamo preoccupati che possa cadere e farsi male. Sembra tutto a posto, anche i freni funzionano. La felicità dura poco, perché il Maestro, sceso dalla bici, ripensa al ritratto e al fatto che Lisa non sia ancora tornata. Visto che la bici è pronta, noi tre gli proponiamo di rimetterci a cercarla, magari dall’Amerigo, a Firenze. Giangiotto chiede: «Ma sei si’ura di trovare Lisa dall’Amerigo?» Capitolo quinto 45 «Sicura no, ma non ti ricordi che ci aveva raccontato che le interessava una collana d’oro e di piume colorate che aveva visto da lui? Proviamo». Arrivati a casa dell’Amerigo ci troviamo di fronte a un palazzo formidabile: i piani alti sono dipinti da affreschi con lo sfondo color crema e hanno balconi in marmo nero scolpito. Al primo piano, alla balconata, sono appese collane di pietre dure, tessuti dai colori sgargianti e oggetti di grande valore. Al pianoterra, invece, è allestita una bottega e, sulla soglia, una colonna di pietra reca incisa la scritta: Le Americhe di Vespucci. Entriamo. In una stanza sono ammassate decine di persone in cerca di qualcosa da comprare. Tra la moltitudine distinguiamo una donna velata, che sembra voler nascondere la propria identità. Cerchiamo di avvicinarci senza farci notare. Ha un lungo mantello e profuma di rose. È proprio Lisa! Mi fa un po’ pena: è una giovane signora vivace, non bellissima e anche un po’ capricciosa, ma è simpatica. E poi, come darle torto: a differenza delle sue amiche che si sono fatte fare il ritratto tutte ingioiellate, lei non possiede neanche un gioiello: né collane, né orecchini. NIENTE! Suo marito è proprio un vecchio tirchio. 46 Una bici per un ritratto Lisa, sentendosi osservata, decide di abbandonare il negozio facendo finta di nulla. La raggiungiamo e cerchiamo di convincerla a tornare da Leonardo; ma non ne vuole sapere. Allora noi tre ci scambiamo uno sguardo d’intesa e le proponiamo: «Se torni, siamo disposti a regalarti il prototipo della bicicletta che abbiamo appena costruito». Lisa ci pensa un po’ e, con uno sguardo simile a quello dipinto sulla Gioconda, risponde:«Va bene, mi avete ‘onvinto». Felici di aver trovato un compromesso ci avviamo per tornare dal Maestro. Capitolo quinto 47 CAPITOLO SESTO La bottega di Amerigo Prima di raggiungere il Maestro, con Lisa, Giangiotto e Laporello, ci rechiamo alla bottega del padre di quest’ultimo. «Buongiorno Babbo, ci servirebbero altri tubi in ferro. Lo so che ti sembrerà strano, ma dobbiamo provare a ‘ostruire un’altra bici» esordisce Laporello. Il padre, però, non ascolta la sua richiesta poiché è impegnato in un colloquio con l’Amerigo: un uomo con ampie spalle, occhi neri, una folta barba curata, un aspetto severo e alquanto serio, che incute rispetto e una certa soggezione. L’Amerigo è il nipote del grande esploratore Amerigo Vespucci, uno tra i primi e più importanti esploratori del Nuovo Mondo. Assomiglia molto a suo zio, dal quale ha ereditato la curiosità e il desiderio di ricercare nuove cose. Incuriosito dalla nostra richiesta, ci chiede: «Di ‘osa parlate citti? ‘Os’è ‘odesta bici? Da dove viene?» Giangiotto si avvicina all’Amerigo ed esclama: «Salve signore, sono Giangiotto, garzone della bottega del gran maestro Leonardo Da Vinci. Lei ha sentito bene, parlavamo di una bici; lei sa che ‘os’è una bici?» 48 La bottega di Amerigo «Una bici? È forse una nuova imbarcazione? Un carro? Non ne ho la più pallida idea!» risponde l’Amerigo, poi, continua con una serie infinita di domande: non faccio in tempo a rispondere che ne ha già pronte altre. «Serve a trasportare le merci? Attraverso ‘osa viene azionata? È facile farla funzionare? Con quale velocità si muove? Per quanto tempo può essere usata? A chi può essere utile? Vorrei proprio vederla ‘odesta bici, sono proprio ‘urioso e se è in vendita mi piacerebbe averne una nella mia bottega» conclude l’Amerigo. Cerco di rispondergli, come avevo fatto con Leonardo: «La bicicletta è una grande invenzione e sarà molto utilizzata nel futuro. Essa è un mezzo di trasporto e serve a spostarsi rapidamente, giocare, fare gare con gli amici, divertirsi. Non ha bisogno di carburante per essere azionata, ma solo della forza di chi la guida». Mentre parlo, Amerigo mi interrompe: «Una bici! Che fantastica invenzione! Che ne dite di passare per la mia bottega?» Giangiotto, esitante e un po’ preoccupato, risponde: «Veramente... il maestro… ci aspetta impaziente ‘on la Lisa… lo sapete a lui non piace aspettare… però sarebbe interessante dare un’altra occhiata alla bottega, magari solo per un momentino...» Laporello, curioso, aggiunge: «Dai sì, si può fare, ‘orreremo ‘odesto rischio, tanto portiamo ‘on noi la Lisa». Capitolo sesto 49 Ci avviamo verso la bottega di Amerigo che non è molto distante. A Firenze c’è gran confusione, le strade sono affollate di gente che si reca al Duomo. Papa Leone X, appartenente alla famiglia più importante di Firenze, è in visita al Duomo di Santa Maria del Fiore. Una lunga processione percorre le strade. A fatica ci facciamo largo tra la folla, tra gomitate e spintoni, e raggiungiamo finalmente la bottega di Amerigo. Questi ci introduce al suo interno, poi comincia a parlare delle grandi esplorazioni compiute dallo zio e ci mostra con fierezza il suo angolo preferito, allestito con oggetti e arredi provenienti dalle navi degli esploratori del Nuovo Mondo. Oggetti preziosi, rotoli, mappe e arredi arricchiscono questo spazio. Cattura la nostra attenzione un baule chiuso con cinghie di cuoio, posto in una nicchia in alto. E prima che io possa porre una domanda, Laporello chiede curioso: «‘Osa ‘ontiene ‘odesto baule? Perché si trova ‘osì in alto? Da dove viene?» Amerigo senza lasciarsi supplicare due volte, sale su uno sgabello di legno, afferra con forza il baule e lo appoggia su una panca. Poi, come se aprisse qualcosa di molto prezioso, con delicatezza lo apre ed estrae chicchi di mais, mescolati a patate disidratate. 50 La bottega di Amerigo Laporello curioso domanda: «‘Osa sono ‘odesti sassi? Provengono dal Nuovo Mondo?» Amerigo racconta: «È il cibo dei morti, me lo ha regalato mio zio tornando dal Nuovo Mondo, lo ha trovato in una tomba. Ma torniamo al vostro modellino di bici, sono interessato a ‘omprarlo. Fra quanto pensate di finirlo? Quando potrò vederlo?» Giangiotto replica: «Se ‘ontinuiamo a perder tempo in ‘odesta bottega, la nostra bici non sarà mai pronta! Cerchiamo di tornare in fretta al laboratorio!» Prima di andare, invito l’Amerigo ad assistere alla costruzione del nuovo prototipo di bici. Lisa, che intanto si trova al piano di sopra a cercare la collana giusta per lei, interviene dicendo: «Nella bottega del Maestro? Ma siete sicuri? Quell’uomo è ‘osì geloso delle sue ‘ose che non entra neanche un topo, tanto è scorbutico e antipatico. Penso che non sia una buona idea portare ‘ostui!» Dobbiamo ammettere che forse ha ragione, così promettiamo all’Amerigo che lo informeremo appena terminata la bici. Ci affrettiamo a tornare, un po’ preoccupati per come ci accoglierà Leonardo, visto che siamo in ritardo. Almeno Lisa è con noi e si è convinta a posare per lui, questo dovrebbe ammansirlo. Capitolo sesto 51 Giunti al laboratorio, il Maestro sbraita per il nostro ritardo, ma vedendo che abbiamo riportato Lisa esclama: «Finalmente siete arrivati e... per vostra fortuna, c’è la Lisa!» Poi estrae, dal gruppo dei rotoli, un bozzetto di freni che potrebbero essere usati per il futuro modellino. Siamo veramente entusiasti e orgogliosi per questa geniale intuizione del Maestro. La sua partecipazione ci commuove e ci sprona a continuare. «Coraggio, adesso siamo al completo, tutti all’opera!» incito. Giangiotto, Laporello e io ci mettiamo subito al lavoro per completare il prototipo della bici, intanto il Maestro cerca di terminare il famoso ritratto di Monna Lisa. A sera, dopo tanto lavorare, siamo stanchi morti e Giangiotto, gentile come sempre, ci invita a passare la notte da lui. Sono passati già quattro giorni e penso alla missione per la quale mi trovo nel passato. Ho scoperto molte cose su Leonardo ma mi manca ancora l’intervista per il mio blog Voci&Grida: devo darmi da fare! 52 La bottega di Amerigo CAPITOLO SETTIMO Lo Scambio È mattina: Laporello e Giangiotto dormono ancora. Strano, di solito sono loro a svegliare me, ma neanche il tempo di pensarlo che un Laporello felice sbuca da sotto le coperte e mi fa spaventare! «Laporello, mi hai fatto prendere un colpo!» «Scusa Mi‘hela, non l’ho fatto apposta» risponde ridacchiando. «Dai, sveglia quel pigrone di Giangiotto e prepariamoci. Oggi dobbiamo sistemare i freni». «Oh certo, son ‘osì ‘ontento!» grida Laporello. Dopo esserci preparati, usciamo e ci dirigiamo verso la bottega di Leonardo. Una volta arrivati, osserviamo la bici e notiamo che i freni si sono rotti. Decidiamo di andare dal papà di Laporello per farceli riparare e portiamo con noi il bozzetto di Leonardo. Il fabbro ci accoglie con calore: «Buongiorno ragazzi! Avete bisogno di qual‘osa?» «Sì babbo, dovresti accomodarci questi freni, seguendo le indicazioni del bozzetto del Maestro. Quanto tempo ci vorrà?» «Fammi dare un’occhiata figliolo. Beh… forse qualche ora. Ve li riporto appena son pronti». 54 Lo Scambio Dopo aver preso dell’altro ferro usciamo e, diretti verso il laboratorio, notiamo lo stemma sul palazzo dei Medici, i signori di Firenze: un giglio rosso su fondo bianco. Incuriosita, chiedo: «Perché lo stemma della città è rappresentato da un giglio?» «Qui a Firenze crescono molti gigli. Per questo motivo il fiore l’è diventato il simbolo della città». Poi Giangiotto prosegue: «I ‘olori d’oggi risalgono al 1251 quando i Ghibellini, in esilio da Firenze, ostentavano il simbolo del giglio bianco su fondo rosso come proprio; allora i Guelfi si distinsero dagli avversari invertendo i ‘olori. Da allora lo stemma di Firenze è il giglio rosso su fondo bianco». Parlando, arriviamo al laboratorio, dove troviamo il Maestro già all’opera per continuare il suo ritratto con Lisa. La nobildonna sta raccontando a Leonardo della visita alla bottega dell’Amerigo e del suo interesse per la bicicletta. È allora che sentiamo Leonardo dire: «Oh sì, l’Amerigo… ho ‘onosciuto suo zio, il grande navigatore e ‘artografo. Beh… sarei disposto a regalargli la bicicletta, in ‘ambio di una mappa con la “quarta parte del globo” o di alcuni strumenti sofisti‘ati, come l’astrolabio o il quadrante». Capitolo settimo 55 Mentre Leonardo pensa ad alta voce, ecco arrivare il fabbro con i freni riparati: «‘Ome promesso… i vostri freni a tampone». «Grazie babbo, hai fatto presto!» lo ringrazia Laporello. Interviene la Lisa: «Ma che ‘osa sono ‘odesti freni a tampone?» Leonardo, sentitosi chiamato in causa, risponde: «I freni a tampone prevedono un sistema che manda a ‘omprimere il tampone sulla ruota; l’unico problema l’è che non si può modulare la frenata e si rischia il ribaltamento». «Sì, nel mio tempo ce ne sono molte di biciclette con questo tipo di freni» aggiungo io. «E tu, ‘ome fai saperlo?» chiede Lisa stupita. «Il mio papà aggiusta bici e io a volte gli do una mano» spiego. «Oh bischeri, basta parlare, l’è l’ora di terminare ‘odesta bicicletta! Io vado a trovare l’Amerigo per l’affare» dice euforico Leonardo. Noi tre ci rimettiamo all’opera, mentre Lisa ci osserva curiosa. Fissiamo i freni alla bici. «Ecco fatto. La bici l’è pronta!» dice soddisfatto Giangiotto. «Siete sicuri che non manchi niente?» si permette di chiedere Lisa. «Che cosa dovrebbe mancare?» interviene Laporello. «Non so… qual‘osa in cui riporre degli oggetti» aggiunge Lisa. «Ma sì, un cestino!» concludo io. 56 Lo Scambio E Laporello: «Un cestino??? Dove lo andiamo a prendere?» «Ci penso io. Intreccerò tra loro dei rami giovani e teneri, ‘osì avremo anche il cestino» dice prontamente Giangiotto. Poi Lisa consiglia di dipingere la bici. Dopo qualche scambio di battute, propongo: «Potremmo usare il rosso e il bianco. Sono i colori di Firenze! Magari la dipingiamo di bianco, poi qua e là riportiamo il simbolo della città, il giglio rosso! Che ne dite?» «Sì, sì, ‘odesta bici diventerà bellissima!» conclude la Lisa. Intanto torna Leonardo, soddisfatto per l’incontro. «Bene… ci sarà uno scambio: io darò la bici all’Amerigo e lui mi regalerà una delle sue mappe! L’è pronta ‘odesta bicicletta?» «Sì, va solo dipinta» diciamo. Gli spieghiamo la nostra idea e Leonardo acconsente, dicendo: «‘Odesto l’è lavoro per me. Fate largo!» In un attimo dipinge e impreziosisce il prototipo con i gigli rossi di Firenze. Infine pone la sua firma sul telaio. Mentre nel laboratorio si perfeziona la bici, Amerigo cammina verso la bottega di Leonardo, osservando l’incantevole crepuscolo. Il sole sembra un’immensa rosa rossa e calda che si scioglie nel fiume, come se si fosse stancato dopo una lunga giornata. Capitolo settimo 57 Il suo calore pare abbracciare affettuosamente Firenze. I suoi raggi risplendono calmi sui ponti dell’Arno e lungo le vie del centro. Amerigo è pensieroso. Inavvertitamente si sfiora le tasche e si accorge di avere ancora la lettera con sé, la lettera che aveva tanto atteso. Ripensa alla sera precedente: era ormai quasi notte, al chiarore della luna era arrivato un piccione viaggiatore, che aveva attaccata a una zampina una piccola pergamena. La legge ancora e prova di nuovo quella sensazione di sconforto: “Mio amato Amerigo Vi scrivo per dirVi che mio padre mi ha obbligato a tornare con lui in Francia; pertanto, a malincuore, dovrò partire per Parigi e non potrò rimanere a Firenze. Domani lascerò la nostra amata città. Con dispiacere Vi devo dire addio”. Amerigo, rileggendo quelle parole, sente dentro di sé un vuoto incolmabile. È immerso nei suoi pensieri, quando arriva alla bottega di Leonardo. Bussa. Leonardo apre lentamente la porta e Amerigo vede la bicicletta. In un attimo la sua tristezza svanisce, perché quell’oggetto così particolare lo colpisce e incuriosisce. Leonardo e Amerigo parlano per un po’; poi il Maestro si decide e sceglie una delle carte geografiche, quella con la quarta parte del globo appena scoperta e poi dà la bicicletta ad Amerigo. 58 Lo Scambio A un tratto un rumore improvviso riempie l’aria: sono i cavalli di una carrozza. Amerigo si volta e vede una donna. Quei capelli color della sabbia, ondulati in fondo, come mossi dalla brezza del fiume, gli son familiari. In quella figura esile e sottile come un giunco riconosce la sua amata. «Sta lasciando Firenze!» mormora. Senza pensarci, inforca la bici e parte, barcollando, all’inseguimento. Capitolo settimo 59 CAPITOLO OTTAVO Quanti Intoppi! Il giorno seguente, ci alziamo tutti all’alba, per essere di buon’ora nel laboratorio di Leonardo. Amerigo se n’è scappato con la nostra bicicletta, frutto di così lungo e sofferto lavoro, e ora il Maestro pretende che, entro questa sera, Laporello, Giangiotto e io ne costruiamo una nuova per Lisa. Questa volta, avendo fatto tesoro di tutti gli errori precedenti, siamo molto più veloci e sicuri di quello che facciamo. Alle cinque del pomeriggio, Leonardo entra nel laboratorio e, alla vista del nostro capolavoro, domanda: «Che ‘os’è ‘odesto aggeggio?» indicando il cestino. «L’è un semplice portaoggetti fatto di rami di vimini intrecciati, in cui Lisa potrà riporre le provviste quando andrà al mercato a fare la spesa» risponde Giangiotto. Lisa interviene subito: «Che bella ‘odesta bici e ‘ome le son belline ‘odeste piume ‘olor rosa ch’avete messo tutt’intorno al cesto. Le son proprio ‘ome quelle ch’avevo visto nella bottega dell’Amerigo. L’è proprio un’opera d’arte: la voglio provare subito!» 60 Quanti Intoppi! Detto questo e senza darci il tempo di fermarla, Lisa monta un po’ goffamente sul sellino e inizia a pedalare. Uscita dalla porta del laboratorio, percorre una ventina di metri, barcollante e incerta, ma riuscendo comunque a mantenere l’equilibrio. Mi ricorda molto me stessa da piccola, quando iniziavo a fare i miei primi esperimenti in sella alla bici senza l’aiuto, discreto ma sicuro, delle rotelle laterali. All’improvviso, Lisa si ferma (incredibile! I freni funzionano alla perfezione, stavolta siamo stati bravissimi) ed esclama: «L’è un’emozione fantastica, sembra di andare veloce come il vento e... oh nooo!!! Troppo veloce… ho perso i miei ‘apelli!!!» aggiunge, disperata e imbarazzata, portandosi le mani alla testa. Infatti, Lisa ci appare ora, con nostra estrema meraviglia, con una testa quasi rasata, mentre i suoi capelli (un bellissimo e raffinato modello di extension color castano con riflessi ramati), giacciono mestamente sull’erba della campagna fiorentina. Laporello, sbalordito, esclama: «Un sapevo ch’avessi la parrucca!» «Gliel’avevo data io, per rendere il ritratto più attraente. La sua pettinatura ‘un era proprio... ‘ome dire… un’opera d’arte. Siete i soliti bischeri!» urla Leonardo, sopraggiunto di corsa, arrabbiatissimo. Capitolo ottavo 61 Mi precipito a raccogliere i capelli della povera Lisa e mi accorgo che sono sporchi e un po’ strappati nella parte superiore. «Oh no!» grida lei appena li vede «E ora ‘ome farò?» «Non preoccuparti» la rassicuro decisa «te li aggiusteremo noi. Basterà lavarli, pettinarli con cura e saranno come prima. E ti metteremo un velo per coprire e tener ferme le ciocche rovinate». Nonostante le mie parole, Lisa sembra sul punto di scoppiare in lacrime; Leonardo, allora, le chiede: «Ma ‘os’hai? Piangi per i ‘apelli?» «No» risponde con voce piagnucolante «mi fanno male i piedi: ‘odesti pedali sono duri ‘ome pietre!» Giangiotto ci pensa su un po’ e dice: «Ho un’idea: prendiamo un paio di ciabatte e le imbottiamo ’on delle piume rosa, uguali a quelle ch’abbiamo messo nel cestino. ‘osì avrai una bici molto elegante, femminile e più ‘omoda. Che ne dici?» Lisa si rassicura e ci ringrazia: «Va bene, tornate al laboratorio per sistemare la bici. Nel frattempo, io inizierò a preparare la tavola qui fuori. L’è una bella serata, possiamo fare un allegro banchetto all’aria aperta». «Ottima idea. Voi tre finite la bicicletta, mentre io torno al mio lavoro. Oggi mi avete fatto perdere fin troppo tempo» taglia corto il Maestro, visibilmente contrariato. 62 Quanti Intoppi! Dopo circa mezz’ora, mentre siamo intenti ad attaccare le piume alle ciabatte, all’improvviso sentiamo un urlo provenire dall’esterno. Accidenti! È la voce di Lisa! Cos’altro le sarà successo? Corriamo fuori e la troviamo avvolta da una nube di fumo. Quando arriviamo vicino, ci accorgiamo che… orrore! Non ha più le sopracciglia! «Ma ‘osa è successo?» chiede Laporello. «Stavo accendendo la brace con un mantice ch’ho trovato tra gli attrezzi di Leonardo. Ma, a un certo punto, la fiamma si è alzata troppo, io ero vicina e mi sono bruciata le sopracciglia!» Giangiotto, sorridendo, replica: «Guarda il lato positivo: se avessi avuto ancora la parrucca, avresti preso fuo‘o!» A questa battuta scoppiamo a ridere tutti, anche Lisa. Dunque, stemperata la tensione, ci mettiamo insieme a preparare la cena. Dopo un po’, arriva Leonardo. Temiamo tutti la sua reazione al nuovo inconveniente e invece, tutto sommato, la prende con filosofia: «Anche le sopracciglia adesso! Basta! Mi sono stancato! Le ‘ancellerò dal ritratto. Stiamo perdendo troppo tempo!» Tranquillizzati dalla contenuta reazione del Maestro, iniziamo a mangiare. Devo riconoscere che Lisa è veramente un’ottima Capitolo ottavo 63 cuoca. Certo che è stata proprio una giornataccia per lei! Almeno siamo riusciti a rimettere in sesto la parrucca. Quando il sole sta tramontando e, finalmente, pensiamo di poter andare a riposarci, vediamo arrivare un piccione viaggiatore. Si poggia delicatamente sul mio braccio. Con cautela, prendo la lettera che porta legata ad una zampetta. La apro e inizio a leggerla ad alta voce: è di Amerigo! 64 Quanti Intoppi! CAPITOLO NONO La lettera di Amerigo «Cari amici, vi scrivo questa lettera per darvi un profondo e sincero ringraziamento per lo splendido regalo che mi avete fatto. La mia felicità è immensa. Lo scambio tra la vostra bici e le mie carte geografiche è stato molto proficuo per me, in quanto mi ha consentito di andare in luoghi diversi, senza spendere troppe energie e mi ha permesso di poter analizzare un nuovo mezzo di trasporto. Scusate se sono scappato così di corsa, ma ho tentato, ahimè invano, di raggiungere una persona a me molto cara. Ma come potete notare, ho ritrovato presto il buon umore, grazie anche al vostro prezioso strumento che mi ha permesso di passare delle ore spensierate. Grazie di tutto, Amerigo» 66 Al termine della lettura, ci guardiamo l’un l’altro, felici che i nostri sforzi abbiano reso felice l’Amerigo. La lettera di Amerigo Ci salutiamo e ci diamo appuntamento per il giorno seguente al laboratorio. La mattina dopo, quando arriviamo, notiamo che Leonardo è già nel laboratorio per completare il quadro. Lisa come al solito fa i capricci e si lamenta continuamente: «Oh! ‘Odesta ‘osa non mi piace! Non parliamo di quest’altra! Seduta in questo modo mi stanco troppo, mi fanno male i piedi…» Leonardo inizia a perdere la pazienza e, a un certo punto, pensa addirittura di abbandonare il ritratto di Lisa. Infine il Maestro cede e dice a Lisa: «Scegli tu la posa, la più semplice che ti viene in mente, basta che non mi assilli più!» Lisa decide di non posare in modo altezzoso, come tutte le dame che ha visto nei vari ritratti che ha potuto osservare. Sceglie perciò di stare semplicemente seduta con le mani giunte. Per far passare più velocemente il tempo della posa (che fatica stare immobili!) decide di pensare a come usare la sua nuova bicicletta, in quali posti andare e a quale delle sue amiche farla vedere per prima. Chissà come saranno invidiose. Sarà forse per questo che lo sguardo della Gioconda appare misterioso, metà triste e metà felice allo stesso tempo? Finalmente Leonardo riesce a lavorare con calma e concentrazione e in brevissimo tempo riesce a finire il ritratto. Capitolo nono 67 68 Verso sera, giunto al termine dell’opera, ci chiama a gran voce. Appena siamo tutti nella stanza, mentre osserva la sua opera compiaciuto ci dice: «Sono veramente soddisfatto: il mio quadro ha qual‘osa di speciale, sono proprio orgoglioso di me stesso. Sono riuscito a dipingere un’opera d’arte che ha qual‘osa di unico: una donna triste e allo stesso tempo felice! Voi ‘osa ne pensate?» Tutti e quattro, Giangiotto, Laporello, Lisa e io, non possiamo che esprimere la nostra sorpresa: il dipinto è veramente bello, e il Maestro è riuscito veramente a rendere enigmatico il sorriso di Lisa. Tiriamo anche tutti un sospiro di sollievo: finalmente il ritratto è finito e Lisa non dovrebbe più aver motivo di lamentarsi. Il giorno seguente, appena arrivata al laboratorio, Leonardo mi prende da parte e mi dice: «La bi‘icletta che hai ‘ostruito è veramente un bel mezzo di lo‘omozione. Sono d’accordo ‘on l’Amerigo: non mi era venuto in mente che con due ruote si potesse andar ‘osì lontano con poca fatica. Forse devo crederti, forse vieni proprio dal futuro. Non ci sono altre invenzioni del tuo tempo che potresti spiegarmi?» Sono interdetta: non vorrei che, svelando troppe cose a Leonardo, il corso della storia cambiasse. La lettera di Amerigo Avevo deciso di costruire la bicicletta affinché Leonardo mi credesse, ma la situazione mi è sfuggita di mano: chissà dove sarà finito l’Amerigo con la prima bicicletta e ora anche Lisa chissà che uso farà della sua… Alla fine decido di parlargli dell’elettricità, senza la quale nulla nel nostro tempo sarebbe uguale. Inizio con raccontargli che l’energia si può immagazzinare per essere poi utilizzata in seguito. Ma ci sono molte lacune nel mio racconto: come vorrei essere stata più attenta alle lezioni di scienze e di tecnologia! Proseguo dicendo che, grazie all’elettricità, le nostre case sono piene di elettrodomestici che aiutano l’uomo a fare meno fatica (gli parlo delle lavatrici, delle lavastoviglie, dell’aspirapolvere). Leonardo rimane a bocca spalancata e capisco che sta cercando di pensare come attuare nel suo tempo alcune delle invenzioni di cui gli ho parlato. Le cose che lo hanno colpito di più sono il computer e i cellulari: poter comunicare con persone che si trovano dall’altra parte del mondo (perfino nelle Americhe scoperte dallo zio dell’Amerigo) gli sembra strabiliante. Bofonchia qualcosa e si allontana verso il laboratorio. Chissà quali pensieri gli frullano per la testa! Capitolo nono 69 Nel frattempo io capisco, con rammarico, che ho perso una buona occasione per realizzare la famosa intervista per la quale ho fatto questo viaggio nel tempo. Devo darmi da fare. 70 La lettera di Amerigo CAPITOLO DECIMO Ogni cosa al suo posto Leonardo trascorre tutta la mattinata nel laboratorio, tutti ci chiediamo cosa stia facendo. Giangiotto, Laporello e io decidiamo di rilassarci sul prato per godere del meraviglioso sole che rende magico il paesaggio della campagna fiorentina. Con gli occhi chiusi ci perdiamo nel cinguettio degli uccellini e nel lontano scorrere dell’Arno. Un fragoroso tonfo e un urlo interrompono la nostra pace. Corro verso il laboratorio, entro. Trovo la stanza tutta bagnata e disseminata di tavolette di legno, particolari meccanici che formano una manovella e sul tavolo tantissimi schizzi. Il Maestro è seduto a terra, affranto. «Cos’è successo?» chiedo preoccupata. Lui mi risponde arrabbiato: «M’hai parlato d’oggetti troppo ‘omplicati! Ho provato a ‘ostruire quella che tu chiami lavatrice e tutto si è distrutto». «Ma Leonardo! Sono oggetti troppo complessi. Non sei a conoscenza di tutte le scoperte tecnologiche che l’uomo, dal Cinquecento alla nostra era, ha realizzato!» 72 Ogni cosa al suo posto «Allora descrivimi qualche ‘osa di più semplice!» Approfitto della splendida occasione che mi si presenta e ribatto: «Ho una proposta da farti». Leonardo risponde entusiasta: «‘Os’è ‘odesta proposta?» «Io ti parlerò di altre invenzioni del mio tempo e in cambio tu mi concederai un’intervista». «E ‘osa sarebbe ‘odesta intervista?» «È un gioco che facciamo nel nostro tempo per conoscerci meglio». È perplesso ma la curiosità vince: «Parti con ‘odesta intervista!» «Iniziamo! Cosa ti ha spinto a fare l’inventore?» «Già da giovane avevo interesse nel disegnare e nell’inventare ‘ose». «Ci sono dei simboli nascosti nel dipinto della Lisa?» «L’è ovvio che le mie opere non siano ‘osì semplici! Ma una bischera ‘ome te non potrebbe ‘omprenderli. L’ho realizzata impiegando aritmetica, formule matematiche e geometria assai ‘omplessa! Neanche puoi immaginare quanto lavoro ci sia dietro ‘odesto dipinto!» «Sembri conoscere molto bene l’anatomia umana… Qual è il tuo segreto?» «Non è mica un segreto. Ho passato molto tempo negli obitori per studiare, di nascosto, le parti interne del corpo umano». Capitolo decimo 73 «Ti è mai capitato di essere privo di idee al punto da rubarle a qualcuno?» «A volte sì, ad esempio una volta ho rubato agli uccelli l’idea di volare ‘opiandone le ali». «Con cosa hai dipinto il Cenacolo?» «A tempera grassa, grulla! Vuoi dirmi che ‘on le invenzioni del tuo tempo non riuscite neanche a ‘omprendere quale tecnica ho usato?» «No, il fatto è che col tempo l’opera perderà colore e ci saranno molte discussioni su come restaurarla». «L’importante è che resti almeno l’impronta della sua bellezza e che io sia riuscito a rappresentare i sentimenti degli Apostoli. Sono felice che le mie opere siano giunte fino a voi! Speravo tanto di essere ricordato nel tempo!» Per evitare che si dia ancora più arie di quanto già non faccia, non gli dico che è ricordato universalmente come uno dei più importanti inventori e pittori di tutti i tempi. Finita l’intervista, racconto a Leonardo di alianti, elicotteri, sottomarini e automobili. All’improvviso mi caccia dal laboratorio per rimettersi al lavoro… Raggiungo Giangiotto e Laporello che chiacchierano tranquilli e mi siedo accanto a loro. 74 Ogni cosa al suo posto «Domani sarà l’ultimo giorno che trascorreremo assieme, mi piacerebbe fare una passeggiata per Firenze» dico un po’ triste. «Andiamoci tutti, domattina: c’è anche il mercato» dice Laporello. Il sole ormai volge al tramonto e torniamo a casa per riposarci. La mattina seguente ci alziamo presto e corriamo in laboratorio per chiedere a Leonardo di venire con noi, ma lui urla: «Secondo voi non ho niente di meglio da fare che andare a bighellonare ‘on voi?! Ho una bottega da portare avanti!» Lisa, che casualmente si trova lì, accetta volentieri il nostro invito. Entriamo a Firenze e raggiungiamo Ponte Vecchio. È tutto molto diverso da com’è ora, nel 2014: il ponte è occupato completamente dalle botteghe dei macellai. Arriviamo nei pressi di Palazzo Vecchio e ci soffermiamo ad ammirare la statua del David che, maestosa e splendente, sembra animarsi ai raggi del sole. Sentiamo sopraggiungere alle nostre spalle una carrozza. «Ma è l’Amerigo!» esclama Giangiotto. «Salve ragazzi!» ci saluta allegro. «Come mai sei tornato?» gli chiedo sorpresa. «Durante il viaggio mi s’è rotta la bici! Son tornato per chiedervi se me ne potete ‘ostruire un’altra». Tutti insieme ci incamminiamo verso il laboratorio del Maestro e noto che Lisa e Amerigo ridono e scherzano amichevolmente. Capitolo decimo 75 76 Entrando nel laboratorio vedo i genitori di Laporello e Giangiotto che hanno preparato una tavolata piena di leccornie: panata, maccheroni, pollo, sanguinaccio al vino e zuppa di cipolla… «Abbiamo preparato ‘odesta festa d’addio per te Michela!» dice Laporello, felice del mio sguardo sorpreso. Sono al settimo cielo, sediamo tutti a tavola e mangiando scherziamo allegramente… c’è persino Leonardo! Ci sono anche altri garzoni della sua bottega e vedo uno di loro copiare la bici di Lisa su di un foglietto. Sorridendo penso: “Sarà quello lo schizzo della bicicletta nel Codice Atlantico?!” Finito l’abbondante pranzo, Amerigo si rivolge a Lisa: «Facciamo un giro in bici?» Leonardo grida arrabbiato: «Ancora alle prese con la bici?! Vuoi rompere anche questa?! Mah! Fate come volete!» Intanto i due rapidamente si alzano ed escono dal laboratorio. Mi accorgo che c’è un biglietto sulla sedia di Amerigo, lo prendo ed esco per portarglielo, ma ormai la bici scompare dietro la collina. Mi raggiunge Giangiotto e insieme leggiamo il biglietto: «Cari ragazzi, io e Lisa vogliamo andare in America per una vita felice insieme. Lisa non sopporta più suo marito e io sono innamorato di lei. Sono tornato a Firenze per i suoi occhi misteriosi. Ogni cosa al suo posto Grazie di tutto, addio. Lisa e Amerigo» Giangiotto e io ci guardiamo e scoppiamo a ridere. Quando finalmente riusciamo a smettere Giangiotto mi porge un braccialetto bianco con un ciondolo che raffigura un giglio rosso. Lo bacio sulla guancia e lo ringrazio commossa. Entro nel laboratorio, saluto tutti e, così com’ero arrivata, torno nel presente. È stata un’esperienza davvero emozionante, ma sono felice di essere tornata a casa. Posto subito la mia intervista. Dopo poco ecco il primo messaggio su FB: «Brava Michela! È il racconto più avvincente che tu abbia pubblicato finora sul tuo blog». Nel digitare la risposta, risuona il tintinnio del braccialetto con il giglio. Capitolo decimo 77 APPENDICE 1. Nel laboratorio di Leonardo Istituto Comprensivo “Bozzano” di Brindisi - Scuola Secondaria I grado “Caduti Di Marzabotto” - Classe III E Dirigente Scolastico Girolamo Cosimo D’Errico Docente referente della Staffetta Antonia Gentile Docente responsabile dell’Azione Formativa Antonia Gentile Gli studenti/scrittori della classe III E Chiara Buzzurro, Naomi Camon, Francesco Cohen, Andrea De Martino, Axel Di Paola, Antonio Di Santantonio, Roberta Federico, Ilaria Greco, Andrea Manca, Davide Margarito, Francesca Martina, Francesca Micelli, Monica Muccio, Teodoro Nani, Simona Pallara, Giada Perrucci, Marika Perugino, Angela Petracca, Andrea Picoco, Antonio Pinto, Marco Quaranta, Lorenzo Rinelli, Melania Sardano, Ilenia Simmini, Giordana Spina, Giulia Tundo, Carlotta Vantaggiato Il disegno è di Davide Margarito (Il laboratorio di Leonardo),Giada Perrucci (Lo schizzo della bicicletta realizzato da Michela) Hanno scritto dell’esperienza: “… Partecipare alla Staffetta Creativa è stato impegnativo ma al tempo stesso esaltante. Infatti ognuno di noi, nessuno escluso, ha contribuito alla stesura del capitolo che ci era stato assegnato ed è stato bello esprimere le proprie idee e confrontarsi per creare pian piano insieme il nostro testo. Ci siamo divertiti e appassionati nel lavoro di classe e il pensiero che partecipavamo a un progetto che coinvolgeva alunni e docenti di tutta Italia ci ha ancor più stimolato nella lettura e nella scrittura”. 78 APPENDICE 2. Tutti all’opera Scuola Secondaria I grado “Ettore Iaccarino” di Ercolano – Classe III H Dirigente Scolastico Letizia Spagnuolo Docente referente della Staffetta Santa Sannolo Docente responsabile dell’Azione Formativa Maria Teresa Pelella Gli studenti/scrittori della classe III H Ivan Casaburi, Ciro Cioffi, Giovanni Cozzolino, Cira Curtino, Gaetano Cuciniello, Gennaro D’antonio, Rosanna De Mai, Giovanni Di Martino, Alberto Fiengo, Maria Teresa Labriola, Giuliano Martello, Chiara Meo, Francesca Naldi, Simone Pasquinucci, Sabrina Ruggiero, Vincenzo Starace, Gabriella Zolfo Il disegno è di Giuliano Martello Hanno scritto dell’esperienza: “… La Staffetta Creativa è stata un’occasione per fare avvicinare maggiormente gli alunni alla lettura e alla scrittura in maniera non usuale favorendo lo sviluppo della creatività che, spesso a scuola viene trascurata. Come docente sono molto soddisfatta di come i miei alunni hanno intrapreso tale esperienza, tutti hanno mostrato un’attenta partecipazione ed hanno approfondito, anche autonomamente, gli argomenti che la stesura del capitolo richiedeva. Grazie all’approfondimento interdisciplinare sulla figura di Leonardo Da Vinci, i ragazzi hanno potuto cogliere le più piccole sfumature di questo importante personaggio di cui ancora oggi discutiamo. L’occasione è servita per approfondire anche gli usi e i costumi dell’epoca di Leonardo. Grazie alla Bimed che ci ha dato questa splendida occasione per arricchire le nostre conoscenze”. 79 APPENDICE 3. Una giornata complicata Istituto Comprensivo “Manzoni” di Torino – Classe II D Dirigente Scolastico Margherita Rescigno Docente referente della Staffetta Maria Gabriella Belmondo Gli studenti/scrittori della classe II D Youssef Beladri, Dimitri Borri, Andrea Carriere, Nicolae Chelba, Diana De Luca, Gianmaria Filoni, Sabina Finiguerra, Mamhud Ewin Gamel, Giorgio Gavioli, Abbygaile Gongarini, Massimo Huang, Jule Landicho, Silvio Locantore, Francesco Lolli, January Lorenzo, Alessandro Macri’, Mahad Mohamed, Pietro Pinsone, Verenice Ramirez, Katlyn Santosmelos, Elisa Wang, Ghada Younes Il disegno è di Andrea Carriere Hanno scritto dell’esperienza: “… L’esperienza è stata valutata positivamente dagli alunni e vissuta con serietà ed impegno. Hanno apprezzato molto il lavorare insieme in gruppo, trovano la vicenda coinvolgente e attendono con ansia la pubblicazione dei capitoli. Un aspetto che li stimola molto è la partecipazione ad un lavoro collettivo che coinvolge molte scuole e sono affascinati dal fatto che questo lavoro diventerà un vero libro”. 80 APPENDICE 4. Missione (quasi) compiuta Scuole Pie Napoletane dei Padri Scolopi di Napoli – Scuola Secondaria I grado - Classe II Dirigente Scolastico Padre Roberto Innamorati Docente referente della Staffetta Francesco Martini Docente responsabile dell’Azione Formativa Ornella Faticato Gli studenti/scrittori della classe II Diletta Amirante, Iuri Chiurazzo, Josè Cuomo, Gianfranco D’Ercole, Laura Dell’Annunziata, Diletta Di Perna, Eleonora Giordano, Matteo Liccardo, Lucrezia Lombardi, Stefano Losco De Cusatis, Sonya Luongo, Camilla Mariano, Anna Vergara, Francesco Vese Hanno scritto dell’esperienza: “… Scrivere è comunicare, immaginare, creare, vivere…vivere per sempre, in un pensiero, in un’idea, in un racconto! Non sempre è semplice stimolare gli alunni alla meravigliosa pratica della scrittura e proprio per questa ragione l’esperienza della staffetta creativa è risultata un’occasione eccezionale: gli allievi hanno dapprima letto i capitoli prodotti dagli studenti delle altre scuole, seguendo, con interesse e curiosità, l’evolversi della narrazione e la crescita dei personaggi; poi, con passione e vivacità, si sono calati nel ruolo di protagonisti, hanno dato espressione alla loro fantasia, intrecciando e fondendo intuizioni, riflessioni, idee e immagini, e hanno dato forma, bozza dopo bozza, al loro pezzetto di storia…e di vita!”. 81 APPENDICE 5. Una bici per un ritratto Istituto Comprensivo “S. Pertini” di Forno Canavese – Classe II B Dirigente Scolastico Daniele Vallino Docente referente della Staffetta Carla Grosso Docente responsabile dell’Azione Formativa Elisa Mossini Gli studenti/scrittori della classe II B Andrea Battaglin, Samuel Bosco, Carlo Bruna, Kevin Delishaj, Lorenzo Fenoglio, Gioele Ferrando Battistà, Jenny Grosso, Matteo Gulino, Daniele Ibba, Lobe Leye, Francesco Pretari, Ludovica Rolle, Alice Servedio, Hamed Seydou, Elisa Sgovio, Nicolas Tapparo, Valerio Vizzarro, Karmen Sharis Zaccaro Il disegno è di Andrea Battaglin, Lorenzo Fenoglio, Hamed Seydou Hanno scritto dell’esperienza: “… E’ stata un’esperienza decisamente positiva e interessante. Gli alunni hanno lavorato insieme confrontando e sviluppando in maniera autonoma diverse idee per la stesura del capitolo. Si tratta sicuramente di un approccio piacevole, diverso e utile, per avvicinare i ragazzi al mestiere di scrivere”. 82 APPENDICE 6. La bottega di Amerigo Istituto Comprensivo II “Dati” di Boscoreale - Scuola Secondaria di I grado Classi III G/E/H Dirigente Scolastico Pasqualina Del Sorbo Docente referente della Staffetta Rosa Romano Docente responsabile dell’Azione Formativa Rosa Romano Gli studenti/scrittori delle classi III G/E/H Scuola Secondaria di Primo Grado Alessia Auricchio, Ciro Brigante, Gaetano Cesarano, Luigi Ciano, Giuseppe D’Ambrosio, Elisabetta De Fazio, Fabiana Di Martino, Antonio Cesare Drago, Antonio Pio Errico, Donato Guida, Mara Rosaria Nastri, Francesco Palmieri, Giuseppe Pernice, Donata Piccolo, Antonietta Russo, Domenico Scognamiglio, Carmine Zavota, Antonio Albino, Amalia Balzano, Anna Cavallaro, Antonio Cavallaro, Chiara Cirillo, Mariarosaria Collaro, Gianluigi D’aquino, Fulgo De Caro, Rebecca Federica, Mariam Gentile, Ivan Logvynenko, Antonio Nasta, Domenico Noto, Sara Pascale, Valentina Russo, Antonio Vangone, Roberta Vangone Il disegno è di Domenico Scognamiglio, Miriam Gentile Hanno scritto dell’esperienza: “… L’esperienza è stata molto positiva e gratificante. I ragazzi hanno affinato la capacità critica nei confronti del testo. Essi hanno avuto la percezione di essere protagonisti attivi di questa meravigliosa avventura. Hanno imparato vari stili di scrittura, hanno ricercato notizie storiche e hanno soprattutto imparato a rispettare il punto di vista degli altri anche se settimanalmente hanno formulato ipotesi entusiastiche sulla composizione dei vari capitoli. Il momento più entusiasmante è stato quello in cui hanno scritto il loro capitolo: c’era un grande senso di responsabilità, un clima collaborativo e un’entusiastica partecipazione. In bocca al lupo per la prossima avventura e buon lavoro a tutti!”. 83 APPENDICE 7. Lo scambio Istituto Comprensivo “Padre Gemelli” di Torino - Scuola Secondaria di I grado “Pola” - Classi I A/B, III A Dirigente Scolastico Ketty Krassevez Docente referente della Staffetta Marina Liboà Docenti responsabili dell’Azione Formativa Maria Tarantino, Claudia Vaccari Gli studenti/scrittori delle classi III A - Alessandro Bonizio, Auton Clipa, Giorgia Luisi, Samuele Paparella, Karima Samoh I A - Alberto Aiosa, Maurizio D’Anna, Soufiane Dahani, Annarita Fanuli, Denise Ferrara, Claudia Hotca, Fabian Hoxha, Desy Macrì, Akram Ofkir, Sonia Paterna, Mattia Scarpulla, Cristian Sciuto,Norhen Zagnoun, Nilo Zanfagna I B - Andrea Avetta, Lorenzo Bejolli, Alice Brunazzo, Stefano Castellano, Matteo Ceccanello, Michael Consaga, Michele De Dominicis, Luca Finizio, Angela Frandina, Adrian Ivascu, Luca Lospinoso, Roberta Manissero, Elisa Marvelli, Gaia Molino, Federica Pasello, Karim Qabbou, Davide Varano Hanno scritto dell’esperienza: “… Inizialmente l’iniziativa non è stata accolta con entusiasmo dagli allievi perché era un’attività nuova per molti e non la capivano. Con il passare del tempo, leggendo i vari capitoli, analizzandoli e cercando di immaginare come potesse procedere la storia, i ragazzi si sono appassionati e hanno imparato a mettersi alla prova. Hanno imparato molto anche dal punto di vista lessicale e storico (soprattutto quelli della classe prima). Sicuramente un’esperienza da ripetere!”. 84 APPENDICE 8. Quanti Intoppi! Istituto Comprensivo di La Loggia - Scuola Secondaria di I grado “Leonardo Da Vinci” - Classe II B Dirigente Scolastico Marina Sibona Docente referente della Staffetta Gaetanina Carmen Caputo Docente responsabile dell’azione Formativa Valeria Tortorella Gli studenti/scrittori della classe II B Edoardo Angieri, Najlaa Arroub, Giulia Baietto, Riccardo Calzolai, Giorgia Camerlengo, Andrea Deflorian, Luca Dettori, Ambra Digiovanni, Sara Evtimova, Davide Fava, Michela Filardo, Samuel Guarino, Alessandro Jarre, Simona Mingozzi, Matteo Pagano, Luca Pertile, Alessia Postiglione, Martina Pugno, Ilenia Rizzo, Enedio Shaqollari, Matteo Sinis, Clelia Valsania, Carola Vasca Il disegno è di Luca Dettori, Alessandro Jarre Hanno scritto dell’esperienza: “… Se leggere i capitoli precedenti era stata un’esperienza interessante, scrivere il nostro capitolo è stato davvero entusiasmante. La difficoltà maggiore è stata quella di metterci d’accordo e mediare tra le tante proposte che venivano fuori. E, mentre scrivevamo, continuavano a fioccare sempre nuove idee. Tante, perciò, le abbiamo dovute tralasciare, concentrandoci su quelle che ci sono sembrate più divertenti e originali. Tra gli aspetti che abbiamo deciso di accantonare, c’è la vicenda di Amerigo (per la quale, per altro, avevamo ipotizzato svariati sviluppi): lasciamo ai compagni che ci seguiranno il compito di costruirne il seguito”. 85 APPENDICE 9. La lettera di Amerigo Istituto Comprensivo di Contursi Terme - Scuola Secondaria di I grado - Classi I/II B Dirigente Scolastico Italo Cernera Docente referente della Staffetta Maria Rosa Altilio Docente responsabile dell’Azione Formativa Maria Rosa Altilio Gli studenti/scrittori delle classi I/II B Anna Maria Lenza, Chiara Mazzeo, Maria Giannini, Cristian Russo, Licia Maienza, Emilia De Simone, Gianvito Scaglione, Filippo Brogna, Pierluigi Cernera, Pietro Parisi, Maria Carmela Giordano, Noemi Altilio, Doriana Esposito, Alessandra Forlenza, Gerardo Brogna, Lorenzo Chiariello, Pio Francesco Ricca, Francesca Viola, Carmen Garippa, Giovanni La Manna, Agostino Parisi, Antonio Rufolo, Gaia Torsiello, Giulia Matarazzo, Marianna Conte, Alessandro Lista, Cristian Panza Il disegno è di Alessandra Forlenza Hanno scritto dell’esperienza: “… L’esperienza della staffetta, come ogni anno, ha suscitato entusiasmo ed interesse nei ragazzi che hanno collaborato attivamente nella stesura del capitolo, dando, ciascuno secondo le proprie possibilità, il proprio contributo”. 86 APPENDICE 10. Ogni cosa al suo posto Scuola Secondaria di I grado “Gozzano” di Rivarolo C.se – Classe III C Dirigente Scolastico Maria Assunta Gruosso Docente referente della Staffetta Lia Marano Docente responsabile dell’Azione Formativa Lia Marano Gli studenti/scrittori della classe III C Matteo Avenatti, Gaia Battisti, Francesco Brisci, Julio Chiarella, Cristina Ciampolillo, Jacopo Franzino, Chiara Gallo Balma, Christian Gioia, Lakhrouti Amin, Walter Lanzillo, Danielle Macrì, Alice Musto, Martina Pizzato, Alice Roggero, Emma Rossato, Riccardo Tarizzo, Samuel Troja, Valeria Zappardino, Alessandro Scalone Il disegno è di Martina Pizzato, Alice Roggero Hanno scritto dell’esperienza: “… Lavorare a questo progetto per noi è stato entusiasmante ed impegnativo. Abbiamo letto con attenzione i nove capitoli già scritti e svolto lavori di ricerca su vari argomenti per immaginare l’opportuna conclusione a tutti gli aspetti lasciati in sospeso nel corso della narrazione. Abbiamo lavorato molto in classe, divisi in gruppi, e anche a casa. Condividere l’impegno ci ha consentito di superare le difficoltà che di volta in volta si presentavano e proprio durante le nostre pause sono nate le idee migliori per portare avanti il racconto. Noi ci siamo divertiti. Speriamo che apprezziate il nostro capitolo e che il tutor lo consideri il miglior capitolo del libro”. 87 INDICE Incipit di PINO PACE ........................................................................................pag 16 Cap. 1 Nel laboratorio di Leonardo ..................................................................» 20 Cap. 2 Tutti all’opera ..............................................................................................» 26 Cap. 3 Una giornata complicata ......................................................................» 32 Cap. 4 Missione (quasi) compiuta ......................................................................» 38 Cap. 5 Una bici per un ritratto..............................................................................» 42 Cap. 6 La bottega di Amerigo..............................................................................» 48 Cap. 7 Lo Scambio ..................................................................................................» 54 Cap. 8 Quanti Intoppi! ............................................................................................» 60 Cap. 9 La lettera di Amerigo ................................................................................» 66 Cap. 10 Ogni cosa al suo posto ........................................................................» 72 Appendici ..................................................................................................................» 78 Finito di stampare nel mese di aprile 2014 Nel laboratorio di Leonardo Tutti all’opera Una giornata complicata Missione (quasi) compiuta Una bici per un ritratto La bottega di Amerigo Lo Scambio Quanti Intoppi! La lettera di Amerigo Ogni cosa al suo posto