I medici israeliani sapevano come curare le

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I medici israeliani sapevano come curare le
I medici israeliani sapevano come curare le ferite
causate dal fosforo bianco, ma hanno taciuto
Francesco Lamendola
È davvero così grande la differenza tra un medico che utilizza degli esser umani
come cavie da laboratorio e un altro che, pur essendo a conoscenza della terapia per un
certo tipo di ferita gravissima, oltretutto causata ad una popolazione civile dall'azione
del proprio esercito, non dice nulla, vanificando le cure prestate a quelle vittime inermi?
I sionisti hanno sempre rifiutato con sdegno ed orrore ogni accostamento fra
l'operato dello Stato di Israele verso i Palestinesi, e quello del Terzo Reich verso gli
Ebrei; ma sono legittimi il loro sdegno e il loro orrore? Possono considerarsi
minimamente giustificati sul piano storico e, più ancora, sul piano etico?
Durante la strage di Gaza del Natale 2008 (nome in codice israeliano: Operazione
Piombo Fuso), atrocità nella più generale atrocità che si è abbattuta su centinaia di
donne e bambini, le forze amate israeliane hanno fatto uso di munizioni al fosforo
bianco, che provocano un particolare tipo di bruciatura resistente alle normali terapie
da ustione, e che divora la carne fino all'osso, anche a distanza di giorni, spesso con
esito letale o rendendo necessaria l'amputazione anche solo per la presenza di schegge
minutissime.
Ebbene, esisteva un dossier riservato israeliano sul tipo di terapia da adottare in
presenza di simili ferite; un dossier che era stato pensato per soccorrere eventuali feriti
tra le forze attaccanti, e di cui era stata distribuita copia ai medici israeliani. Ma essi
non hanno sentito l'imperativo etico di trasmetterlo ai loro colleghi palestinesi, neppure
dopo che si era sparsa la notizia dell'uso di tali armi nella striscia di Gaza, ed era di
pubblico dominio che decine e centinaia di bambini e di ragazzi giacevano negli
ospedali, feriti da proiettili o da schegge di proiettili al fosforo bianco. Semplicemente,
hanno ignorato la cosa, facendo finta di niente.
Eppure, la Convenzione di Ginevra parla chiaro in proposito: le organizzazioni
mediche hanno l'obbligo di scambiarsi ogni genere di informazione che sia suscettibile di
salvare delle vite umane, perché una vita in pericolo - quella dei feriti di guerra - non
può essere oggetto di alcun tipo di discriminazione: politica, religiosa o altro. Tacendo,
quei medici sono venuti meno a un loro preciso e ineludibile dovere, non solo etico, ma
altresì deontologico: non sono più degni di essere considerati medici, come non lo erano
i medici criminali di Auschwitz.
Questo accostamento non piace a qualcuno? Tanto peggio per lui. Davanti
all'evidenza e alla estrema gravità del fatto, le chiacchiere stanno a zero.
Di questa vicenda ha parlato - ed è stata una delle poche voci chiare e coraggiose
in proposito - Elena Bisonti, una giornalista italiana che lavora non per un giornale
politicamente estremista, animato da pregiudizio ideologico contro Israele, ma per una
stimata e assolutamente pacifica rivista cattolica: «Presenza cristiana», periodico dei
sacerdoti del Sacro Cuore, meglio noti al grande pubblico come padri Dehoniani.
E anche questo la dice lunga sul grado di asservimento e di conformismo che
ormai caratterizza la stampa italiana (per non parlare delle televisioni), specialmente
quando l'argomento è il conflitto arabo-israeliano: come se denunciare crimini militari e
violazioni dei tanto sbandierati diritti umani, fosse lecito solo quando si tratta dei
cosiddetti «Stati canaglia»; ma divenisse una intollerabile forma di antisemitismo, se
avviene nei confronti di Israele.
Scriveva, dunque, Elena Bisonti su «Presenza cristiana» n. 4 (aprile-maggio) del
2008, in un articolo intitolato «Munizioni al fosforo bianco»:
«Un dossier che avrebbe potuto salvare molte vite. Un semplice fascicolo, quattro
fogli di direttive tecniche prodotto dai medici militari israeliani, per spiegare come
riconoscere le ferite causate dalle munizioni al fosforo bianco. E soprattutto come
curarle. Compilato da ufficiali medici dell'esercito e della Stella Rossa di Davide, firmato
da Zvi Feinberg, capo del dipartimento di medicina aò Magen David Adon, e Rami Miller,
capo dei paramedici. Il documento contiene informazioni scientifiche e affidabili sul
fosforo bianco, che sarebbero state molto preziose per i medici palestinesi durante
l'offensiva dell'esercito israeliano nella striscia di Gaza.
Il dottor Nafiz Abu Shaban, primario del reparto ustionati dell'ospedale di Shifa, il
più grande di Gaza città, ha raccontato che all'inizio dell'offensiva i feriti venivano
trattati come fossero ustionati comuni. Venivano soccorsi e rimandati a casa. Solo che,
pochi giorni dopo, tornavano aggravati, con la carne delle ferite consumata fino all'osso.
Alcuni feriti sono deceduti, nonostante la scarsa superficie di pelle ustionata. Altri,
mostravano una condizione generale aggravata, e alcuni organi interni compromessi.
L'esercito israeliano fino alla fine della guerra non ha ammesso di aver usato il
fosforo.
La mancata ammissione ha complicato la vita ai medici di Gaza. Sapevano di
essere in presenza di bruciature insolite, ma non potevano essere certi che si trattasse
di fosforo e non di qualche altra misteriosa sostanza.
Dopo aver chiesto aiuto ad alcuni medici internazionali presenti nella Striscia
durante l'offensiva, dottori con esperienze in Libano e Iraq, i medici palestinesi hanno
cambiato terapia: portare i pazienti ustionati direttamente in sala operatoria, e
rimuovere chirurgicamente ogni frammento, anche microscopico, della "sostanza". Le
particelle di fosforo bianco, infatti, bruciano a contatto con l'ossigeno finché non sono
completamente consumate. Ora i feriti palestinesi che presentavano le ustioni da fosforo
meno gravi, sono tornati a casa e cercano di ricominciare a vivere nonostante le
amputazioni. I casi più complicati, invece, sono stati evacuati verso cliniche in Egitto e
altri paesi in grado di assisterli. Il otor Nafiz Abu Shaban e gli altri medici della Striscia
che hanno dovuto affrontare durante la guerra un'autentica emergenza sanitaria, non
sapevano dell'esistenza del dossier israeliano con il quale con ogni probabilità,
avrebbero potuto salvare diverse vite. Quel dossier era stato distribuito ad alcuni medici
israeliani, perché fossero pronti nel caso
in cui Hamas cominciasse a lanciare razzi
contenenti fosforo bianco.
"Fino a prima di ricevere il documento della Magen David Adom non sapevamo
come aiutare i medici palestinesi che ci chiedevano aiuto - ha detto a PeaceReporter il
dottor Miri Weieingarten, l'attivista di Physicians for Human Rights che ha tradotto e
divulgato il documento riservato israeliano -. Abbiamo provato a chiedere aiuto a un
importante medico dello Shiba Hospital di Tel Aviv, che durante la guerra in Libano del
2006 aveva curato i soldati feriti dal fosforo. Quando però gli abbiamo chiesto se fosse
disposto a parlare con un medico palestinese ci ha risposto di no. Appena abbiamo
saputo di questo dossier riservato, abbiamo chiamato l'unità di guerra del governo e ne
abbiamo chiesto una copia. "A che vi serve?" ci hanno chiesto dei funzionari, spiegando
che si tratta di un documento per uso interno. Abbiamo risposto che ce lo avevano
chiesto alcuni pazienti israeliani, e così ce l'hanno mandato. Il documento, l'abbiamo
ricevuto il 15 gennaio, ci son voluti tre giorni per tradurlo e divulgarlo. Lo abbiamo
spedito al ministero della Sanità della Striscia di Gaza, e poi, attraverso una mailing list,
alle principali Organizzazioni non governative attive nella Striscia. Verosimilmente è
giunto nelle mani dei medici di Gaza dopo il 18, il giorno in cui è scattata la tregua.
"La convenzione di Ginevra vincola ogni organizzazione medica a prestare tutto il
soccorso possibile, senza discriminazioni, ai feriti d qualunque parte. Essi siano prosegue Weingarten -. Non è forse una violazione dei codici etici il fatto che la Stella
di David Rossa e tutti i medici che hanno ricevuto il documento non abbiano fornito
quelle informazioni ai colleghi palestinesi?" […]
La violazione del soccorso mancato riguarda anche l'esercito, che in innumerevoli
caso, durante questa ogffensiva, ha lasciato feriti sanguinare e morire senza prestare
loro soccorso. Il fosfporo si spara con l'artiglieria, quindi i soldati non vedono dove va a
cadere, ma nel caso dei colpi di cannone e degli spari sì.
Le stesse forze armate ala fine alla ammesso esplicitamente di aver usato quelle
munizioni, ma solo dopo il cessate il fuoco, e comunque senza ammettere di averlo
usato in aree densamente abitate.
Il fosforo secondo la convenzione internazionale per l'abolizione delle armi
incendiarie non è illegale, a meno che non sia impiegato come arma anti-uomo in aree
abitate da civili. L'uso che ne è stato fatto durante Piombo Fuso potrebbe essere oggetto
di una causa per crimini di guerra alla Corte Criminale Internazionale dell'Aja, la cui
giurisdizione non è però accettata da Israele. Il processo potrebbe tenersi lo stesso se la
causa fosse proposta dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.»
Già; ma sappiamo molto bene come si comporterebbero gli Stati Uniti d'America,
in una simile - e peraltro assai remota - eventualità. Porrebbero il loro veto, come
sempre hanno fatto, per «coprire» le malefatte del loro insostituibile alleato nel Medio
Oriente.
Quanto alla Stella Rossa di Davide, autrice del dossier criminosamente tenuto
nascosto all'epoca della strage di Gaza, è una organizzazione medica equivalente alla
nostra Croce Rossa o alla islamica Mezzaluna Rossa. In teoria, queste organizzazioni non
dovrebbero fare alcuna discriminazione nel prestare la propria opera di soccorso a degli
esseri umani feriti, perché, secondo le convenzioni internazionali, un soldato ferito, e a
maggior ragione un civile ferito, magari un bambino (come è stato nel caso di Gaza),
deve godere di tutta l'assistenza sanitaria possibile, da parte di chiunque sia in gradi di
prestargliela.
E allora, ecco la domanda: quale tipo di filosofia anima i membri della Stella
Rossa? Forse che solo ai figli della Stella di Davide spettano le cure mediche necessarie a
salvare delle vite, mentre la sorte dei bambini palestinesi è loro indifferente, o peggio?
Che razza di medico è quello che, in possesso delle conoscenze atte a curare un
particolarissimo tipo di ferita da arma da fuoco, non si affretta a trasmetterle ai suoi
colleghi di altra nazionalità, che si trovano alle prese con centinaia e centinaia di ferite
di quel tipo, spaventosamente aperte sul corpo di bambini e bambine, oltre che di
adulti?
Che razza di medico è quell'importante personaggio dello Shiba Hospital di Tel
Aviv, che ha rifiutato esplicitamente di comunicare le sue conoscenze sulla terapia per il
fosforo bianco ad un medico palestinese?
Merita ancora l'appellativo di medico, pur avendo così palesemente calpestato il
sacro giuramento di Ippocrate, e ciò per ragioni di pregiudizio razziale o religioso?
O non gli spetta invece la qualifica di criminale, totalmente indegno di essere
qualificato come un medico?
E che razza di uomini sono quei funzionari del governo israeliano, i quali hanno
trasmesso il dossier solo dopo essere stati rassicurati circa il fatto che esso era destinato
alle cure mediche di feriti israeliani, e non già di palestinesi?
Certo, si può immaginare che essi abbiano subìto pressioni da parte delle autorità
superiori, interessate a non lasciar trapelare la notizia che le forze armate israeliane
avevano impiegato proiettili al fosforo bianco, cosa che la comunità internazionale non
avrebbe sicuramente apprezzato; ma ciò non li giustifica in alcun modo.
Le bombe al fosforo liquido sono quelle stesse che, nel febbraio del 1945,
ridussero Dresda a un immenso rogo e bruciarono vivi decine di migliaia di civili
tedeschi, in gran parte vecchi, donne e bambini, profughi dalle province della Germania
orientale, ormai invase dall'Armata Rossa di Stalin.
Questa tecnica di omicidio di massa era stata collaudata, se così possiamo dire,
con l'apocalittico bombardamento di Amburgo, nel corso del quale si videro poliziotti
abbattere a colpi di pistola i disgraziati cittadini che, trasformati dagli spezzoni in
autentiche torce umane, non riuscivano a spegnere le fiamme dal proprio corpo,
neppure gettandosi in acqua, nei canali della città (cfr. il nostro precedente articolo
«Come i Liberatori "salvarono" l'Europa da Hitler: la distruzione di Amburgo (24 luglio -3
agosto 1943)».
Ora l'hanno brillantemente adoperata i soldati con la Stella di Davide, durante la
«gloriosa» Operazione Piombo Fuso, costata la vita a un numero altissimo, ma
imprecisato, di civili, in gran parte minorenni.
Ma solo per difendersi, si capisce…
Fonte originale : http://www.ariannaeditrice.it/
Composizione PDF a cura di : www.TerraSantaLibera.org