ANALISI DI SEDICI ANNI DI OMICIDI E SUICIDI COMPIUTI CON

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ANALISI DI SEDICI ANNI DI OMICIDI E SUICIDI COMPIUTI CON
ANALISI DI SEDICI ANNI DI OMICIDI E SUICIDI COMPIUTI CON ARMI NEL
SETTORATO MEDICO-LEGALE DI MILANO
Guendalina Gentile°, B. Sc.
Carlo Alfredo Clerici*, M. D.
Angelo de’ Micheli^, M. D.
Elisa Palazzo°, M. D.
Laura Veneroni*, M. D.
Riccardo Zoja°, M. D. Ph. D.
*Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biomediche, Sezione di Psicologia, Facoltà di Medicina e
Chirurgia, Università degli Studi di Milano
^ Cattedra di Criminologia, Dipartimento di Morfologia Umana e Scienze Biomediche, Facoltà di
Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Milano
° Sezione di Medicina Legale e delle Assicurazioni, Laboratorio di Istopatologia Forense, Dipartimento
di Morfologia Umana e Scienze Biomediche, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di
Milano
For correspondence and reprints:
Prof. Riccardo Zoja
Sezione di Medicina Legale, Università degli Studi, Via Luigi Mangiagalli, 37, 20133 Milano, Italy
Tel: +390250315685
Fax: +390250315724
E-mail address: [email protected]
ABSTRACT
Introduzione
L’utilizzo criminale delle armi costituisce, nei Paesi industrializzati e nel Mondo, un tema di grande
attualità, che richiede una valutazione delle norme che ne regolano la detenzione.
Scopo dello studio
Gli Autori hanno analizzato, retrospettivamente, omicidi e suicidi compiuti con da armi da fuoco e da
punta e/o taglio nel settorato medico-legale di Milano dal 1 gennaio 1993 al 31 dicembre 2008.
Metodi
Nella prima fase dello studio sono stati analizzati i dati anamnestico-circostanziali delle vittime; nella
seconda fase sono stati esaminati i dati relativi alla causa della morte desunti dai verbali di autopsia.
Risultati
I casi utili sono risultati 414 (54,2%) omicidi e 350 (45,8%) suicidi.
Conclusioni
Le armi da fuoco hanno ucciso maggiormente (64%) degli strumenti da punta e/o taglio (36%); tali
mezzi sono risultati legalmente detenuti nel 40% dei casi (suicidi) ed illegali nel 22% (omicidi). I
risultati impongono una rivalutazione dei criteri di concessione del porto d’armi.
INTRODUZIONE
Nel Mondo e nei Paesi più industrializzati1,2 le morti violente causate dall’uso di armi
costituiscono un’importante causa di decesso ed esiste un dibattito sulle misure da adottare per ridurre
la loro incidenza. L’efficacia dei provvedimenti subisce alcune limitazioni3 chiarite nelle statistiche
ufficiali, che non permettono una sicura distinzione tra vittime di azioni criminose e vittime di delitti
perpetrati con armi legalmente detenute4. Non è nemmeno dimostrata l’efficacia di norme che limitino
la disponibilità di armi nella popolazione: alcuni studi suggeriscono la validità di provvedimenti
restrittivi5-7 ed altri non comprovano la loro efficacia8,9 e c’è il dubbio sull’effettiva riduzione degli
eventi violenti complessivi indotti dalla restrizione delle armi da fuoco legalmente detenute 10. Se la
disponibilità delle armi da fuoco è un fattore di rischio nei suicidi, l’intento autolesivo può essere
realizzato con strumenti da punta e/o da taglio di facile disponibilità domestica il cui possesso, in
nessun caso, è soggetto a limitazioni legislative. Tuttavia, conoscere come le armi da fuoco e da
punta/taglio siano utilizzate per omicidi e suicidi costituisce condizione indispensabile allo sviluppo di
azioni preventive più efficaci. Obiettivo del presente studio è l’analisi delle morti provocate dall’uso di
armi da fuoco e da punta e/o taglio dal 1 gennaio 1993 al 31 dicembre 2008 nel territorio di
competenza della Sezione di Medicina Legale dell’Università degli Studi di Milano che comprende la
città e parte della Provincia.
METODI
Lo studio si è articolato in due fasi: nella prima, dalle schede necroscopiche che il perito settore
compila all’atto del riconoscimento della salma da parte dei familiari delle vittime sono state raccolte
tutte le informazioni e le notizie anamnestico-circostanziali utili. Nella seconda fase sono stati
esaminati i verbali di autopsia redatti dai periti settori a seguito dell’avvenuto esame necroscopico nei
quali sono contenuti i dati relativi alla causa del decesso. Nell’intervallo considerato sono stati
effettuati 17591 esami autoptici dai quali sono stati selezionati 764 (4,3%) casi utili allo studio; di
questi ultimi il 54,2% (414 casi) sono omicidi e il 45,8% (350 casi) sono suicidi. Degli omicidi, 222
vittime (53,6%) sono state uccise con armi da fuoco e 192 (46,4%) con strumenti da punta e/o taglio;
dei suicidi, 267 vittime (76,3%) si sono uccise mediante armi da fuoco e 83 vittime (23,7%) con
strumenti da punta e/o taglio. I dati analizzati hanno riguardato vittime ed autori: delle prime sono stati
presi in considerazione sesso, età, anno e mese del decesso, nazionalità, pregressi tentativi e propositi
suicidiari, anamnesi patologica, utilizzo di farmaci e luogo di accadimento. I dati patologico-forensi
hanno compreso sedi lesive, numero di lesioni suddivise per regioni anatomiche, tipo di arma utilizzata
e causa del decesso. I dati analizzati relativi agli autori di reato hanno riguardato età, sesso e nazionalità
e sono stati confrontati con le notizie tratte, ove possibile, dai verbali di Polizia e dalle fonti
giornalistiche d’informazione. Ai fini dell’elaborazione, in quest’ultimo caso, si è fatto riferimento agli
archivi on-line ed ai principali quotidiani italiani a diffusione nazionale (Corriere della Sera, La
Repubblica), di quelli a diffusione locale (Il Giorno ed Il Giornale) ed alla banca dati dei notiziari
nazionali e regionali dell’agenzia di stampa ANSA. Lo studio è stato integrato dalla consultazione di
motori di ricerca generali, di siti Internet, oltre che di repertori e volumi cartacei. Di ogni singolo
evento è stata seguita nel tempo, ove possibile, l’evoluzione fino alla sentenza di condanna dei
responsabili di azioni delittuose o fino all’archiviazione dei casi di suicidio.
RISULTATI
Analisi dei dati relativi alle vittime
Vengono riportati i dati relativi a 764 casi di decesso (414 omicidi e 350 suicidi) utili allo studio e
pervenuti presso la Sezione di Medicina Legale nell’intervallo di tempo considerato.
Ripartizione delle vittime in base al sesso
Le vittime di omicidio e suicidio, in entrambe le modalità, sono maschi in 638 casi (83,5%) e femmine
in 126 casi (16,5%); le vittime di omicidio da armi da fuoco sono 190 maschi (85,6%) e 32 femmine
(14,4%) mentre quelle uccise con strumenti da punta e/o taglio sono 137 maschi (71,3%) e 55 femmine
(28,6%). Le vittime di suicidio da armi da fuoco sono 248 maschi (70,8%) e 19 femmine (5,4%),
mentre quelle decedute per uso di strumenti da punta e/o taglio sono 63 maschi (18%) e 20 femmine
(5,7%) (Tabella 1). Pertanto, tra le vittime di omicidi il rapporto maschi/femmine risulta di 4:1, mentre
tra le vittime di suicidi di 8:1.
Tabella 1 Classificazione delle vittime per sesso e tipologia di morte
Vittime
Modalità lesiva
Maschi
Femmine
Armi da fuoco
190 (85.6) 32 (14.4)
Omicidi Armi da punta e/o taglio
137 (71.3) 55 (28.6)
Totale
327 (78.9) 87 (21.1)
Armi da fuoco
248 (70.8)
19 (5.4)
Suicidi
Armi da punta e/o taglio
63 (18.0)
20 (5.7)
Totale
311 (88.8) 39 (11.2)
Totale
638
126
La tabella 1 si riferisce alla ripartizione delle vittime in base al sesso
Ripartizione delle vittime in base all’età
L’età delle vittime è stata ripartita in decadi ed è stata calcolata l’età media per modalità; in 15 casi
(1,9% del totale), le vittime di omicidio e suicidio non sono mai state identificate (soggetti nas). Tali
dati sono riportati in Tabella 2 da cui si vede come negli omicidi siano coinvolte, con maggiore
frequenza, le fasce di età 21-40 aa, in entrambe le modalità, e la fascia 41-60 aa; a seguire, le fasce 1120 aa e 61-70 aa. Nell’omicidio con armi da fuoco 8 soggetti non sono stati identificati e l’età media
delle vittime è risultata di 35,8 aa (range 2-78 aa); nell’omicidio con strumenti da punta e/o taglio 6
soggetti non sono stati identificati e l’età media delle vittime è risultata di 37,9 aa (range: 0-93 aa). Nel
caso dei suicidi il maggior numero di vittime si colloca, viceversa, in una decade di età superiore, ossia
nella fascia 41-60 aa seguita dalle fasce 31-40 aa e 61-70 aa. Nel suicidio con armi da fuoco una
vittima non è stata identificata e l’età media è risultata di 52,1 aa (range: 16 – 89 aa); nel suicidio con
strumenti da punta e/o taglio tutte le vittime sono state identificate e la loro età media è risultata di 51,3
aa (range: 18 – 88 aa).
Tabella 2 Suddivisione delle vittime per decadi di età in relazione alla tipologia di morte
Omicidio
Suicidio
Età vittime per decadi
a
b
CAF
AB
CAF
AB
0-10 anni
1
0
0
0
11-20 anni
18
10
1
1
21-30 anni
62
60
9
10
31-40 anni
69
50
13
15
41-50 anni
37
28
16
16
51-60 anni
18
14
16
16
61-70 anni
6
20
11
12
71-80 anni
4
0
8
7
81-90 anni
0
2
6
6
nas
8
6
1
0
a. Armi da fuoco.
b. Strumenti da punta e/o taglio.
La tabella 2 si riferisce alla ripartizione delle vittime in base all’età
Ripartizione delle vittime in base al tempo di accadimento
Gli eventi sono stati analizzati in relazione al tempo di accadimento, considerando l’anno (Fig. 1-2) ed
il mese (Fig. 3-4) in cui si sono verificati.
25
Armi da fuoco
21
17
Strumenti da punta e/o taglio
26
23
14
18
15
13
18
16 17
8
10
9
8
10
8
4
9
11
10
10
12
15 14
10 11
8
11
7
6
2008
2007
2006
2005
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
1997
1996
1995
1994
1993
La figura 1 si riferisce alla ripartizione delle vittime di omicidio per anno di accadimento.
23
21
23
23
23
21
16
20
10
12
20
13
15
Armi da fuoco
9
11
7
5
8
8
7
4
3
10
14
Strumenti da punta e/o taglio
5
4
3
3
2
1
3
3
2008
2007
2006
2005
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
1997
1996
1995
1994
1993
La figura 2 si riferisce alla ripartizione delle vittime di suicidio per anno di accadimento
Armi da fuoco
Strumenti da punta e/o taglio
28
22
26
20
23
21
14
15
18
12
12
19
17
16
11
20
18
20
16
11
15
16
14
10
Dicembre
Novembre
Ottobre
Settembre
Agosto
Luglio
Giugno
Maggio
Aprile
Marzo
Febbraio
Gennaio
La figura 3 si riferisce alla ripartizione delle vittime di omicidio per mese di accadimento
Armi da fuoco
Strumenti da punta e/o taglio
31
30
30
31
25
26
24
14
15
18
14
9
10
8
7
10
5
9
4
9
6
4
7
4
Dicembre
Novembre
Ottobre
Settembre
Agosto
Luglio
Giugno
Maggio
Aprile
Marzo
Febbraio
Gennaio
La figura 4 si riferisce alla ripartizione delle vittime di suicidio per mese di accadimento
Le figure evidenziano, nel primo caso, un decremento parallelo degli omicidi in entrambe le modalità
analizzate, ad eccezione di un aumento relativo all’anno 2003; l’andamento annuo dei suicidi mostra un
decremento nell’uso delle armi da fuoco ed un aumento in quello degli strumenti da punta e/o taglio.
Dall’anno 2003 le due modalità lesive mostrano un andamento parallelo. L’andamento mensile degli
omicidi presenta un decremento prima della stagione estiva e prima dell’inverno, con una maggiore
costanza nei restanti mesi. L’andamento mensile dei suicidi mostra un netto calo nei mesi invernali ed
estivi con il limite inferiore collocato, rispettivamente, nei mesi di febbraio ed agosto.
Ripartizione delle vittime in base alla nazionalità
È stata contemplata, nei dati, anche la nazionalità delle vittime ripartite per continente: si evince come
la nazionalità europea prevalga su quella africana, asiatica ed americana in entrambe le modalità (Fig.
5).
15
38
74
16
621
Africa
America
Asia
Europa
Nas
La figura 5 si riferisce alla ripartizione delle vittime in base alla nazionalità
Le vittime di omicidio sono risultate europee in 285 casi (68,8%), africane in 38 (9,2%), asiatiche in 16
(3,9%) ed americane in 15 (3,6%); tra gli europei, le vittime italiane sono risultate 245 (59,2%); le
restanti etnie, coinvolte in 40 casi (9,7%), sono maggiormente rappresentate da albanesi in 22 casi
(55,0%), rumeni in 6 (15,0%) e serbi in 4 (10,0%). Tra gli africani il maggior numero di vittime è
marocchina in 19 casi (50,0%) e tunisina in 12 (31,6%); tra gli asiatici il maggior numero di vittime è
cinese in 8 casi (50,0%) e filippina in 6 (37,5%); tra gli americani tutte le vittime appartengono alle
regioni meridionali del continente e, tra queste, 5 sono equadoregne (33,3%) e 4 brasiliane (26,6%). In
60 casi (14,5%) l’etnia è rimasta sconosciuta. Nel caso dell’omicidio con armi da fuoco, il maggior
numero di vittime è risultato di nazionalità italiana in 152 casi (68,5%), straniera in 41 (18,4%) mentre
in 29 casi (13,1%) l’informazione non è stata disponibile. Le vittime di omicidio da strumenti da punta
e/o taglio sono risultate italiane in 93 casi (48,4%), straniere in 68 (35,4%), mentre in 31 casi (16,2%)
non è stato possibile determinare l’etnia delle vittime (Tabella 3). Nel caso dei suicidi con armi da
fuoco 263 vittime (98,5%) sono risultate di nazionalità italiana e 4 (1,5%) di nazionalità straniera non
specificata; nel caso dei suicidi con strumenti da punta e/o taglio 73 vittime (87,9%) sono risultate
italiane e 10 (12,1%) di nazionalità straniera non specificata.
Tabella 3 Vittime di omicidio in base alla nazionalità
Omicidio
Nazionalità vittime
CAF
AB
n casi n casi
Algerina
1
Camerunense
1
2
Egiziana
2
Africana
Marocchina
6
13
Nigeriana
1
Tunisina
3
9
Brasiliana
2
2
Colombiana
1
Dominicana
1
Americana
Equadoregna
1
4
Peruviana
2
Portoricana
1
Uruguayana
1
Cinese
3
5
Cingalese
1
Asiatica
Filippina
6
Giordana
1
Albanese
16
6
Bosniaca
2
Croata
1
1
Francese
1
Europea
Italiana
152
93
Rumena
6
Serba
4
Turca
1
Ucraina
2
Nas
29
31
La tabella 3 si riferisce alla ripartizione delle vittime in base alla nazionalità
Pregressi tentativi o propositi di suicidio
Si è ritenuto utile, nell’esame delle schede autoptiche, valutare i pregressi tentativi e propositi di
suicidio delle vittime: nei casi commessi con armi da fuoco, pregressi tentativi sono risultati accertati in
20 casi, esclusi in 171, mentre in 76 casi le informazioni non sono risultate attendibili. Propositi di
suicidio sono stati confermati in 73 casi ed esclusi in 124; il dato non è stato desumibile in 70 casi. Nei
delitti commessi con strumenti da punta e/o taglio, sono stati accertati pregressi tentativi in 13 casi,
mentre i familiari delle vittime lo hanno escluso in 41 casi all’atto del riconoscimento della salma; nei
restanti 29 casi non è stato possibile avere informazioni. I propositi di suicidio sono stati confermati in
22 casi, esclusi in 31, mentre in 30 casi non sono state recuperate informazioni certe.
Analisi dell’anamnesi patologica delle vittime
Le vittime di suicidio, in entrambe le modalità, sono state indagate anche in relazione a pregresse
patologie di cui erano affette. Le singole malattie documentate sono state classificate in generiche e
psichiatriche, attribuendo le prime a 40 soggetti e le seconde a 132 soggetti. In 117 casi i familiari delle
vittime non hanno riferito alcuna patologia a loro carico (Fig. 6). Fra le malattie generiche, prevalgono
le patologie cardiovascolari (4,3%,) seguite da quelle neoplastiche (4,0%), dell’apparato gastro-enterico
(2,0%), da quelle croniche (0,8%) e, in ultima analisi, da quelle infettive (0,3%).
14%
40%
46%
Generiche
Psichiatriche
Nas
La figura 6 si riferisce all’analisi dell’anamnesi patologica delle vittime
Fra le malattie psichiatriche, l’incidenza maggiore spetta alla depressione (34,3%), seguita da sindrome
ansiosa (1,1%), tossicodipendenza (0,8%), epilessia e disturbo bipolare (0,6% per ciascuna) ed infine,
alcolismo (0,3%). La presenza contemporanea di più patologie è stata accertata in 67 vittime delle quali
24 affette da più malattie generiche e 43 da più patologie psichiatriche. Prevalenti, nel primo caso, le
malattie cardiovascolari associate a patologie neoplastiche e neurologiche (5,4%), seguite da tumori
associati a malattie neurologiche, croniche ed infettive (0,8%); fanno seguito, infine, le malattie
croniche associate a patologie respiratorie (0,6%). Tra le malattie psichiatriche in associazione, anche
in questo caso prevale la sindrome depressiva combinata a: cardiopatia (4,8%), patologie croniche
(3,1%), neoplasie (1,7%), patologie da abuso e/o dipendenza da sostanze (1,4%), sindrome ansiosa
(0,8%) ed aborto (0,3%).
Trattamenti farmacologici
Le vittime di suicidio sono state analizzate anche in relazione all’utilizzo, a scopo terapeutico o
voluttuario, di farmaci, classificati in singoli od in associazione, generici o ad uso neuro-psichiatrico.
Le vittime che usavano farmaci sono risultate 167 (47,7%) delle quali 134 (38,3%) facenti uso di un
solo farmaco (35 generici e 99 neuro-psichiatrici) e 33 (9,4%) facenti uso di farmaci in combinazione,
dei quali 27 neuro-psichiatrici (7,7%) e 7 generici (2,0%) (Tabelle 4-5). Le vittime prive di trattamento
farmacologico sono risultate 9 (2,6%) mentre sulle restanti 174 (49,7%) non si sono ottenute
informazioni certe sull’uso di farmaci.
Tabella 4 Farmaci singoli utilizzati dalle vittime di suicidio
Farmaci singoli generici
Farmaci singoli
neuro-psichiatrici
Analgesici
Antiacidi
Antinfiammatori
Interferone
Ormoni
Cardiotonici
Antipertensivi
Anticoagulanti
Insulina
Ipoglicemizzanti orali
Antibiotici
Chemioterapici
Ansiolitici/ipnotici
Antiepilettici
Antidepressivi
Antipsicotici
Narcotici
Psicofarmaci non specificati
a. Armi da fuoco.
b. Strumenti da punta e/o taglio.
CAFa ABb
n casi n casi
3
3
2
1
1
3
4
3
3
2
2
6
2
18
7
3
2
43
15
3
2
1
1
4
Tabella 5 Singoli farmaci neuropsichiatrici utilizzati dai suicidi
Singoli farmaci neuropsichiatrici
CAFa ABb
Casi Casi
Tranquillanti / Sedativo ipnotici
Antiepilettici
Antidepressivi
Antipsicotici
Narcotici
Farmaci psicoattivi non specificati altrimenti
18
3
43
3
7
2
15
2
1
1
4
a. Armi da fuoco
b.Strumenti da punta e/o taglio.
Tabella 6 Combinazioni di farmaci generici utilizzati dai suicidi
Generic drugs in combination
Insulina
Diuretici
Anticoagulanti
Antipertensivi
Chemioterapici
Cardiotonici nopn meglio specificati
Antipertensivi
Insulina
Cortisone
Chemioterapici
CAFa
Casi
Antipertensivi
ABb
Casi
1
1
1
1
1
1
1
a. Armi da fuoco
b. Strumenti da punta e/o taglio.
Table 7 Combinazione di farmaci neuropsichiatrici utilizzati dai suicidi
Neuropsychiatric drugs in combination
Farmaci antinfiammatori
Analgesici
Tranquillanti
Farmaci antipsicotici
Antidepressivi
Chemioterapici
Diuretici
Antiparkinsoniani
Antiaggreganti
Antipertensivi
Tranquillizers-Hypnotic Cortisone
CAFa
Casi
3
ABb
Casi
1
1
5
1
1
1
1
1
1
1
drugs
Diuretici
Antiacidi
Cardiotonici
Anticoagulanti
Farmaci sedativo-ipnotici
Antiinstaminici
Farmaci antinfiammatori
Cortisone
Antiepilettici
Cardiotonici
Analgesici
Neurolettici
Antiepilettici
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
a. Armi da fuoco
b. Strumenti da punta e/o taglio.
Le tabelle 4-7 si riferiscono ai trattamenti farmacologici utilizzati dalle vittime
Analisi del luogo di accadimento
Il luogo di accadimento degli omicidi e dei suicidi in entrambe le modalità, riportato nella Fig. 7, è
stato classificato in 5 ambienti: abitazione, luoghi extra-abitazione, luoghi pubblici, luoghi di lavoro e
luoghi non specificati (nas).
12
22
103
383
244
Abitazione
Extra-abitazione
Luogo di lavoro
Nas
Luogo pubblico
La figura 7 si riferisce all’analisi del luogo di accadimento
Nell’abitazione si è verificato il 50,1% dei casi; nell’extra-abitazione il 31,9%; nei luoghi pubblici il
13,5% e nei luoghi di lavoro il 2,9%. In 12 casi (1,6%) non è stato possibile risalire con certezza al
luogo di accadimento dell’evento letale. Nel dettaglio delle modalità, sono emerse nette differenze,
riportate nella tabella 8: 197 omicidi (47,6%) sono avvenuti in luoghi esterni all’abitazione, 123
(29,7%) nell’abitazione della vittima, 77 (18,6%) in luoghi pubblici, 6 (1,45%) in luoghi di lavoro ed
11 (0,24%) in luoghi non identificati. L’omicidio si verifica, pertanto, prevalentemente al di fuori
dell’abitazione della vittima in una percentuale doppia di casi (291 in luoghi extra-abitazione contro
123 in abitazione). Per ciò che riguarda i suicidi, l’abitazione è risultata coinvolta in 260 casi (74,3%),
l’extra-abitazione in 47 (13,4%), i luoghi pubblici in 26 (7,4%), i luoghi di lavoro in 16 (4,6%) e 1 caso
(0,3%) in luogo non identificato. L’atto autolesivo si verifica, pertanto, prevalentemente nell’abitazione
della vittima coinvolta in una percentuale tripla di casi (260 in abitazione contro 90 in luoghi extraabitazione). In particolare, nell’abitazione la camera da letto ed il bagno, rispettivamente con 90
(23,5%) e 35 (9,1%) vittime, risultano i locali più coinvolti; nell’extra-abitazione, la strada e
l’autoveicolo, rispettivamente con 151 (61,9%) e 45 (18,4%) vittime, risultano gli ambienti più
implicati; nei luoghi pubblici, il bar e l’ospedale, rispettivamente con 24 (23,3%) e 21 (20,4%) vittime,
risultano maggiormente a rischio; infine, tra i luoghi di lavoro, all’ufficio si ascrivono 13 vittime
(59,1%).
Tabella 8 Dettaglio degli ambienti di accadimento di omicidi e suicidi
Omicidi
Suicidi
a
b
Ambiente di accadimento
CAF
AB
CAF
AB
Androne
Bagno
Camera da letto
Cantina
Cortile
Abitazione Cucina
Garage
Non specificata
Scale
Soggiorno
Studio
Autoveicolo
Campo
Canale
Extraabitazione Carcere
Parco
Strada
Albergo
Luoghi pubblici Banca
Bar
n casi
4
n casi
n casi
2
3
6
18
69
7
3
1
3
2
34
1
62
1
19
10
1
4
6
2
1
7
89
2
1
13
10
49
1
9
n casi
1
14
13
5
7
3
86
3
1
3
2
27
1
20
2
10
9
1
1
1
4
3
2
Caserma
Cimitero
Cinema
Distributore benzina
Dormitorio
Farmacia
Negozio
Non specificato
Ospedale
Parcheggio
Ristorante
Scuola
Stazione ferroviaria
Conigliera
Fabbrica
Gioielleria
Luogo di lavoro
Non specificato
Panificio
Ufficio
Nas (Luogo non identificato)
7
2
1
4
1
1
3
6
8
2
1
2
5
1
5
9
2
5
2
2
1
1
1
2
1
1
1
5
3
1
2
6
8
1
2
a. Armi da fuoco.
b. Strumenti da punta e/o taglio.
La tabella 8 si riferisce all’analisi del luogo di accadimento
Dati patologico-forensi
Nella seconda fase dello studio, attraverso l’esame retrospettivo dei verbali necroscopici delle vittime
di omicidio e suicidio, si sono ricavate informazioni sulle sedi colpite, le cause di morte ed i mezzi
lesivi.
Sedi lesionali attinte e cause di morte
Le regioni colpite da lesioni mortali sono state suddivise in monodistrettuali e pluridistrettuali; quelle
monodistrettuali, riportate nella Fig. 8, hanno coinvolto il capo nel 42,3% dei casi e tale regione risulta
preponderante rispetto alle altre sedi coinvolte, globalmente, nel 41,7% dei casi(torace nel 21,3%, vasi
arteriosi nel 15,4%, addome nel 3,7%, rachide nello 0,9% e collo nello 0,4%).
7
163
3
323
28
118
Rachide
Torace
Collo
Addome
Vasi arteriosi
Capo
Fig. 8 Sedi lesive mortali a localizzazione monodistrettuale
Le cause di morte derivate da lesioni monodistrettuali, riportate in Tabella 9, sono state riscontrate in
642 decessi (84,0%) che hanno riguardato 149 casi (36,0%) di omicidio da colpo d’arma da fuoco e
158 casi (38,2%) di omicidio da strumenti da punta e/o taglio. L’interessamento monodistrettuale è
stato riscontrato in 256 casi (73,1%) nei suicidi da colpo d’arma da fuoco ed in 79 casi (22,6%) nei
suicidi da strumenti da punta e/o taglio. Il numero di omicidi da armi da fuoco eguaglia,
sostanzialmente, quello degli omicidi da strumenti da punta e/o taglio (36,0% di armi da fuoco contro
38,0% di strumenti da punta e/o taglio), mentre il numero di suicidi da colpo d’arma da fuoco supera di
tre volte quello dei suicidi con strumenti da punta e/o taglio (73,0% di armi da fuoco contro 22,0% di
strumenti da punta e/o taglio).
Tabella 9 Cause di morte indotte da lesioni mortali ad una sola parte del corpo
Homicides
Lesioni monodistrettuali
Capo
Collo
Torace
Addome
cause di morte
Lesioni cranio encefaliche
Lesioni craniomeningo encefaliche
Sfacelo cranico
Lesioni cervicali
Lesioni cardiache
Lesioni cardiopolmonari
Lesioni polmonari
Lesioni viscerali
a
CAF
Cases
44
29
Suicides
b
AB
Cases
13
3
CAF
Cases
156
61
15
AB
Cases
2
19
2
29
3
45
13
24
9
37
10
Complicanze settiche
Anemia acuta metaemorragica
Lesioni del midollo spinale
Arterie e vasi
Midollo
10
5
2
60
1
2
1
47
a. Armi da fuoco
b. Strumenti da punta e/o taglio.
La tabella 9 si riferisce alle cause di morte indotte da una lesione ad un singolo distretto organico
Le regioni colpite da lesioni mortali pluridistrettuali, riportate nella Fig. 9, sono il torace e l’addome nel
52,0% dei casi e tali regioni risultano preponderanti rispetto alle altri sedi coinvolte, globalmente, nel
48,3% dei casi (capo ed altri distretti nel 33,0%, altre regioni nel 12,0% e collo ed altri distretti nel
3,0%).
15
40
4
63
Capo + Altro
Torace + Addome
Collo + Altro
Altri distretti
Fig. 9 Sedi lesive mortali a localizzazione pluridistrettuale
Le cause di morte derivate da lesioni pluridistrettuali, riportate in Tabella 10, sono state riscontrate in
122 decessi (16,0%) che hanno riguardato 77 casi (63,1%) di omicidio da colpo d’arma da fuoco e 30
casi (24,6%) di omicidio da strumenti da punta e/o taglio. L’interessamento pluridistrettuale è stato
riscontrato in 11 casi (9,0%) nei suicidi da arma da fuoco ed in 4 casi (3,3%) nei suicidi da strumenti da
punta e/o taglio. Il numero di omicidi da armi da fuoco supera di due volte e mezzo quello degli
omicidi da strumenti da punta e/o taglio (18,6% di armi da fuoco contro 7,2% di strumenti da punta e/o
taglio), mentre il numero di suicidi da colpo d’arma da fuoco supera di tre volte quello dei suicidi con
strumenti da punta e/o taglio (3,1% di armi da fuoco contro 1,1% di strumenti da punta e/o taglio).
Tabella 10 Cause di morte indotte da lesioni mortali in più distretti corporei
Omicidi
Siti di lesione mortale
Cause della morte
CELc + lesioni al midollo spinale
d
Testa e collo
a
CAF
Casi
Suicidi
b
AB
Casi
1
Testa, torace e addome
Collo e torace
Collo e addome
1
10
1
4
1
15
2
1
1
Collo, torace e addome
Lesioni spinali +Lesioni toraco addominali
1
Collo, addome ed arti
Torace e addome
Lesioni spinali + lesioni addominali ed artuali
Lesioni toraco addominali
1
25
29
3
1
Testa e addome
e
SVL
f
Testa, collo, torace, addome e arti MSVL
AB
Casi
4
CMEL + Lesioni cervicali
CEL + Lesioni toraciche
CMEL + Lesioni toraciche
CEL + Lesioni addominali
CMEL + Lesioni addominali
CEL + lesioni toraco addominali
CMEL + Lesioni toraco addominali
Lesioni spinali + Lesioni toraciche
Lesioni spinali + Lesioni addominali
Testa e torace
CAF
Casi
1
6
10
a. Armi dafuoco
b.Strumenti da punta e/o taglio.
c. Lesioni cranio encefaliche (CEL)
d. Lesioni dranio meningo encefaliche (CMEL)
e. Lesioni scheletriche e viscerali (SVL)
f. Lesioni scheletriche e viscerali multiple (MSVL)
La tabella 10 si riferisce alle cause di morte da lesioni pluridistrettuali
Tipi e caratteristiche degli strumenti lesivi
E’ stata indagata la natura legale/illegale delle armi da fuoco con cui sono state perpetrate azioni letali,
definendo “legali” quelle la cui detenzione risultava regolarmente registrata presso le Autorità di
Pubblica Sicurezza ed “illegali” quelle in cui l’arma risultava illecitamente detenuta. La legislazione
italiana distingue le armi da taglio in “proprie ed improprie” intendendo, nel caso di queste ultime,
strumenti utili all’offesa alla persona di cui è proibito il porto senza giustificato motivo (art. 4/2
Lg.110/75). Nel nostro caso si evidenzia come 489 casi (64,0%) di omicidi e suicidi siano stati
realizzati con armi da fuoco; negli omicidi la maggior parte delle armi è risultata di provenienza
3
1
criminale, essendo emersa detenzione illegale in 169 casi (76,1%), detenzione legale in 40 casi
(18,0%), mentre in 13 casi (5,8%) non è stato possibile ottenere dati certi. L’arma corta (pistola
semiautomatica o revolver) è risultata il mezzo di maggiore impiego, adoperata in 437 delitti (57,2%);
a seguire il fucile a canna liscia o rigata in 47 casi (6,1%), armi da guerra di tipo automatico in 4 casi
(0,5%) e pistola sparachiodi in 1 caso (0,1%). Nei 222 omicidi (38,9%) da arma da fuoco sono state più
frequentemente utilizzate armi corte, delle quali 205 pistole semiautomatiche o revolver (92,3%), 13
fucili da caccia (5,8%) e 4 armi automatiche militari (1,8%). Sebbene raramente impiegati, questi
ultimi mezzi hanno compreso 2 pistole mitragliatrici, 1 fucile d’assalto ed 1 mitragliatrice utilizzata
all’estero in zone di operazioni belliche (in quest’ultimo caso, la vittima, trasportata in Italia è stata
sottoposta ad indagine necroscopica presso il settorato di Milano). Gli strumenti da punta e/o da taglio
sono stati utilizzati in 192 omicidi (33,6%) secondo la seguente frequenza di impiego: coltello in 175
casi (42,3%), frammenti di bottiglia in 4 casi (1,0%), punteruolo e forbici in 3 casi per ciascuno (0,7%),
roncola e mannaia in 2 casi per ciascuno (0,5%), cacciavite, taglierino e balestra in 1 caso per ciascuno
(0,2%). Come si nota, trattasi di strumenti atti ad offendere la cui detenzione risulta liberamente
consentita dalla legislazione italiana. Nei 267 suicidi (9,3%) da colpo d’arma da fuoco sono state più
frequentemente utilizzate armi corte, delle quali 232 pistole semiautomatiche o revolver (86,9%), 34
fucili da caccia (12,7%) ed 1 pistola sparachiodi (0,4%). In 228 casi (85,4%) l’arma da fuoco utilizzata
per il suicidio è riportata dalle fonti disponibili come legalmente detenuta (203 armi corte pari
all’89,0% dei casi, 25 fucili pari all’11,0% dei casi); in un solo caso (0,4%) l’arma corta è stata
classificata come “non denunciata”. Non è stato possibile ottenere dati completi certi sulla legalità delle
restanti 38 armi utilizzate nel caso dei suicidi. Gli strumenti da punta e/o da taglio sono stati utilizzati
in 83 suicidi (30,2%) secondo la seguente frequenza di impiego: coltello in 60 casi (17,1%), lamette in
8 casi (2,3%), taglierino e forbici in 5 casi ciascuno (1,4%), bottiglia di vetro e bisturi in 2 casi
ciascuno (0,6%) e balestra in 1 caso (0,3%). Come si osserva, si tratta anche in questo caso, di
strumenti atti ad offendere la cui detenzione risulta liberamente consentita dalla legislazione italiana.
Analisi dei dati relativi agli autori
Così come avvenuto per le vittime, anche per gli autori dei reati sono stati analizzati i dati relativi a
sesso, età e nazionalità.
Ripartizione degli autori in base al sesso
Relativamente al sesso degli autori di omicidio, in entrambe le modalità, i maschi sono risultati 226
(43,0%) e le femmine 7 (1,3%); in 192 casi (46,4%) l’autore del reato è rimasto sconosciuto.
Rapportando questi dati ai mezzi lesivi, si vede, come, 115 maschi (97,4%) e 3 femmine (2,6%) siano
stati autori di omicidio compiuto con armi da fuoco, mentre 111 maschi (96,5%) e 4 femmine (3,5%)
siano stati autori di omicidio compiuto con strumenti da punta e/o taglio. Pertanto, tra gli autori di
omicidi il rapporto maschi/femmine è pari a 32:1 ed il sesso maschile risulta percentualmente coinvolto
nel 97,0% dei casi, mentre il sesso femminile solo nel 3,0%.
Ripartizione degli autori in base all’età
L’età degli autori è stata ripartita in decadi (Tabella 11) ed è stata calcolata l’età media per modalità;
risultano coinvolte con maggiore frequenza le fasce di età 21-40 aa e le fasce 41-60 aa in entrambe le
modalità. Nell’omicidio con armi da fuoco, l’età media degli autori è risultata di 38,8 aa (range: 18 –
78 aa); nell’omicidio con strumenti da punta e/o taglio l’età media degli autori è risultata di 35,2 aa
(range: 15 – 80 aa). In 200 casi (38,1%) gli autori di omicidio non sono mai stati identificati (soggetti
nas).
Tabella 11 Suddivisione degli autori di omicidi per
decadi di età in relazione alla modalità
Età autori per decadi
0-10 anni
11-20 anni
21-30 anni
31-40 anni
41-50 anni
51-60 anni
61-70 anni
71-80 anni
Nas
Omicidio
CAFa
ABb
n casi
0
1
38
28
18
13
8
5
121
n casi
0
9
47
24
18
10
4
1
79
a. Armi da fuoco.
b. Strumenti da punta e/o taglio.
La tabella 11 si riferisce alla distribuzione in fasce di età degli autori
Ripartizione degli autori in base alla nazionalità
Nell’analisi dei dati relativi agli autori è stata contemplata, così come per le vittime, anche la
nazionalità ripartita per continente (Fig. 10): si evince come la nazionalità europea prevalga su quella
africana, asiatica ed americana in entrambe le modalità.
24
14
13
183
175
Africa
America
Asia
Europa
Nas
La figura 10 si riferisce alla ripartizione degli autori in base alla nazionalità
Gli autori di omicidio sono risultati europei in 175 casi (33,4%), africani in 24 (4,6%), americani in 14
(2,7%) ed asiatici in 13 (2,5%); tra gli europei, gli autori italiani sono risultati 142 (27,0%), mentre le
restanti etnie, coinvolte in 33 casi (6,3%), sono maggiormente rappresentate da albanesi in 17 casi
(3,2%) e rumeni in 6 casi (1,1%). Tra gli africani il maggior numero di autori è di etnia algerina,
marocchina e tunisina in 6 casi per ciascuna (1,1%); tra gli americani tutti gli autori di reato
appartengono, così come le vittime, alle regioni meridionali del continente e comprendono etnie
brasiliana, equadoregna, peruviana ed uruguayana in 3 casi per ciascuna (0,6%); tra gli asiatici il
maggior numero di autori, anche in questo caso, è di etnia cinese in 7 casi (1,3%), seguita da quella
filippina in 6 casi (1,1%). L’etnia dei 183 autori (34,8%) restanti è rimasta sconosciuta. Negli omicidi
con armi da fuoco il maggior numero di autori è risultato italiano in 82 casi (15,6%), straniero in 25
(4,7%), mentre in 115 casi (22,0%) non è stato identificato. Gli autori di omicidio da strumenti da
punta e/o taglio sono risultati italiani e stranieri in 60 casi per ciascuno (11,4%), mentre in 68 casi
(12,9%) non è stato possibile risalire alla loro etnia (Tabella 12).
Tabella 12 Autori di omicidio in base alla nazionalità
CAFa
ABb
Nazionalità autori omicidio
n casi n casi
Algerina
6
Capoverdiana
1
Africana
Egiziana
1
3
Marocchina
6
Somala
1
Americana
Asiatica
Europea
Tunisina
Brasiliana
Cilena
Colombiana
Equadoregna
Peruviana
Uruguayana
Cinese
Filippina
Albanese
Austriaca
Bosniaca
Francese
Italiana
Montenegrina
Olandese
Rumena
Serba
Tedesca
Ucraina
Nas
1
3
3
11
1
6
2
1
1
3
3
4
6
6
1
2
82
60
1
1
6
2
1
115
1
68
a. Armi da fuoco.
b. Strumenti da punta e/o taglio.
La tabella 12 si riferisce alla ripartizione degli autori in base alla nazionalità
Moventi e contesti degli omicidi
Facendo riferimento alle categorie utilizzate dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), è stato
possibile individuare i moventi, riportati in Tabella 13, di 128 omicidi (27,2%) classificandoli in delitti
accaduti per litigi e dissapori, interesse di denaro, futili motivi, malattie psichiche, motivi passionali,
difesa da rapina, disagio della vittima, presenza casuale e raptus. In 273 casi (47,8%) non è stato
possibile ottenere dati certi sulle circostanze dell’omicidio. Principalmente, gli omicidi si verificano per
litigi e dissapori in 42 casi (10,5%), interesse di denaro in 23 casi (5,0%), futili motivi in 19 casi
(4,7%), malattie psichiche in 17 casi (4,2%) e cause passionali in 16 casi (4,0%); a seguire le altre
motivazioni citate in tabella.
Tabella 13 Classificazione degli omicidi in base ai moventi
Omicidi
Motivazioni
CAFa
ABb
Litigi e dissapori
n casi
12
n casi
30
Interesse di denaro
Futili motivi
Malattie psichiche
Motivi passionali
Difesa da rapina
Disagio della vittima
Presenza casuale
Raptus
Nas
4
6
7
4
4
3
2
180
19
13
10
12
1
93
a. Armi da fuoco.
b. Strumenti da punta e/o taglio.
La tabella 13 si riferisce ai moventi degli omicidi
L’86,2% dei delitti compiuti è stato classificato in base al contesto in (Tabella 14): criminale, familiare,
tra sconosciuti, tra conoscenti, rapporti abitazione/vicinato, coinvolgimento delle forze dell’ordine,
lavoro/rapporti economici e fini terroristici. Quest’ultimo caso riguarda una vittima italiana di evento
terroristico avvenuto in Somalia, sottoposta ad esame autoptico presso il settorato medico-legale di
Milano. 57 omicidi (13,8%) non sono stati attribuiti ad alcun contesto per carenza di informazioni.
Tabella 14 Classificazione degli omicidi in base al contesto
Omicidi
Contesto omicidio
CAFa ABb
Criminale
Familiare
Tra sconosciuti
Tra conoscenti
Rapporti abitazione/vicinato
Coinvolgimento Forze dell'Ordine
Lavoro/rapporti economici
Fini terroristici
Nas
n casi n casi
160
47
28
32
6
12
15
46
3
3
2
1
1
1
7
50
a. Armi da fuoco.
b. Strumenti da punta e/o taglio.
La tabella 14 si riferisce ai contesti degli omicidi
La maggior parte dei reati si colloca nel contesto “criminale” con 207 casi (50,0%) seguito da
quello“tra conoscenti” in 61 casi (14,7%) e da quello “familiare” in 60 casi (14,5%); degno di
menzione è il dato relativo agli omicidi avvenuti “tra sconosciuti” a cui si riferiscono 18 casi (4,3%) e
quelli relativi ai “rapporti abitazione/vicinato” a cui appartengono 6 casi (1,4%). Nel dettaglio, i
contesti più rappresentati, in entrambe le modalità, risultano quello “criminale”, “familiare”, “tra
conoscenti” e “tra sconosciuti”, sebbene emergano delle differenze numeriche significative.
Considerando le armi da fuoco, il contesto “criminale”, con 160 casi (38,6%), prevale in assoluto su
tutte le altre categorie, mentre nelle armi da punta e/o taglio il loro numero si riduce a 47 casi (11,3%),
con un rapporto pari a 3:1. Il contesto “familiare”, rispettivamente con 28 (6,8%) e 32 casi (7,7%) di
omicidio da colpo da arma da fuoco e da strumenti da punta e/o taglio, mostra un rapporto pari a 1:1,3.
Il contesto degli omicidi “tra conoscenti” riguarda 15 casi (3,6%) di omicidio da arma da fuoco che
aumentano a 46 (11,1%) nell’omicidio da strumenti da punta e/o taglio, con un rapporto pari a 1:3,6.
Da notare l’incidenza degli omicidi occorsi “tra sconosciuti” pari a 18 casi (4,3%) che mostrano, in
relazione alle due modalità, una percentuale doppia nel caso degli omicidi con strumenti da punta e/o
taglio, e quelli relativi ai “rapporti abitazione/vicinato” con 6 casi (1,4%) equamente distribuiti nei due
ambiti (3 per ciascuno).
DISCUSSIONE
Nell’ampia casistica analizzata nell’intervallo di tempo preso in esame, il maggior numero di decessi è
stato attribuito ad azioni violente compiute con armi da fuoco (2,8%) rispetto a delitti perpetrati con
strumenti da punta e/o taglio (1,5%). Questo dato risulta simile a quanto emerso in analoghi studi
italiani10 riferiti alla capitale in cui l’incidenza è risultata del 3,0% nell’intervallo compreso tra il 1990
ed il 200012 e ad altri grandi e medi nuclei urbani quali Brescia con il 2,8% di incidenza nell’intervallo
1994-200613, Genova, con l’1,6% di incidenza nell’intervallo compreso tra il 1991 ed il 2000 14, mentre
si discosta dallo studio condotto a Bari dal 1988 al 200315 in cui si è registrato il 27,7% dei decessi
dovuti ad uso di armi da fuoco. Nonostante i media riportino nelle cronache quotidiane un allarme per
il rischio sociale legato alla criminalità, nel campione considerato le armi da fuoco hanno ucciso
maggiormente nei suicidi (267 casi, pari al 76,3%) che non negli omicidi (222 casi, pari a 53,6%) con
un rapporto, rispettivamente, di 1,2:1. Questi risultati permettono di trarre utili informazioni sulla
pericolosità delle armi da fuoco e sulla prevenzione del rischio ad esse collegato; è stato, infatti,
documentato maggiore impiego di armi da fuoco a scopo autolesionista rispetto al loro utilizzo per
scopi omicidi ed una prevalenza di armi da fuoco rispetto a quelle da punta e/o taglio per compiere
azioni letali auto ed eterodirette. Inoltre, è emerso un ruolo prevalente delle armi illecite negli omicidi e
di quelle lecitamente detenute nei suicidi. Tutto ciò non è sufficiente a sostenere, in assoluto, la tesi
secondo cui i regolari detentori sono i soggetti a maggior rischio di violenza armata, ma impone la
necessità di una riflessione sull’efficacia e sull’appropriatezza delle valutazioni psicofisiche che
precedono la concessione delle licenze di porto d’armi16. Ciò è anche dettato dal numero di suicidi
commessi con armi da fuoco legali da parte di soggetti con precedenti tentativi (128 casi pari al
36,6%), terapie psicofarmacologiche (120 casi pari al 34,3%) e patologie psichiatriche (126 casi pari al
47,2%)17,18. Nella
lesività da strumenti da punta e/o taglio, il numero di decessi ha mostrato
un’incidenza pari all’1,6% di tutti i casi sottoposti ad indagine autoptica presso la Sezione medicolegale dell’Università degli Studi di Milano nell’intervallo preso in esame. In tale contesto il numero di
suicidi osservati potrebbe, però, essere sottostimato rispetto alla reale incidenza del fenomeno, non
essendo stato disposto dall’Autorità Giudiziaria, per tutti i casi, l’esame autoptico. Non va dimenticato,
inoltre, che in alcune regioni italiane, come Campania, Sicilia e Sardegna è tradizione, da secoli,
disporre di armi da taglio per uso personale il cui impiego trovava giustificazione nell’attività
lavorativa. Queste consuetudini oggi dovrebbero essere superate, ma nella realtà l’uso delle armi da
taglio sopravvive ed i fenomeni di migrazione hanno esteso un loro impiego improprio a tutte le
regioni, compresa la Lombardia, in cui il dato dimostra avere una certa consistenza. Il fenomeno della
migrazione straniera da Paesi nordafricani e dall’Est europeo (Serbia, Croazia ed Albania), ha portato
in circolazione un maggior numero di armi da taglio, che trova espansione nella criminalità giovanile
come mezzo per gestire conflitti legati alla spartizione del territorio, ad esempio, nello spaccio di droga.
E’ da tali premesse che si giustifica l’aumento dei reati perpetrati con armi da taglio anche in queste
specifiche etnie in cui sono stati documentati il maggior numero di casi di delitti. In linea con le
casistiche nazionali ed internazionali, anche nel nostro studio è riportata una scarsa percentuale di
azioni autolesive ed eterolesive commesse da donne mediante armi; il sesso femminile è stato coinvolto
in 46 casi (7,9%) e, in tal senso, risulta meritevole di approfondimento la maggiore propensione dei
maschi all’utilizzo di armi da fuoco e da punta e/o taglio per compiere azioni auto ed etero lesive, di cui
la tradizione psicodinamica fornisce alcune interpretazioni19. Sul fenomeno dei suicidi e degli omicidi
esistono diverse fonti d’informazione istituzionale, ma raramente sono disponibili dati utili ad una più
approfondita conoscenza di un fenomeno multifattoriale e non riconducibile a sole cause
psicopatologiche. È ancora scarsa una reale conoscenza dell’abuso di armi rispetto alla popolazione
italiana che possa fornire indicatori di rischio ed elementi su cui fondare attività preventive.
L’incremento dell’utilizzo delle armi da fuoco legali rispetto a quelle illegali, emerso nello studio, pur
avendo mostrato una flessione in anni recenti, non è con certezza riconducibile (per l’esiguo numero di
casi osservati) alla revisione straordinaria delle licenze di porto d’armi disposta dal Ministero
dell’Interno nel 2003 a seguito di alcuni clamorosi episodi di omicidio – suicidio condotti da soggetti
autorizzati a detenere armi da fuoco. La scelta estrema di limitare la detenzione legale di armi in Italia
così come avvenuto, ad esempio, in Gran Bretagna, è gravata da incertezze sull’efficacia: la crescente
richiesta di sicurezza motiva alcuni cittadini a disporre di armi da fuoco, il gran numero di persone che
pratica legittimamente attività sportive e ricreative che prevedono l’uso di armi, quali la caccia ed il tiro
sportivo, sono fattori che rendono poco probabile, nel nostro Paese, l’attuazione di modifiche
legislative in senso restrittivo. Il miglioramento della ricerca in tale ambito rappresenta, tuttavia, una
priorità affinchè i metodi di prevenzione attuati in futuro risultino efficaci senza comportare
penalizzazioni al settore delle armi ed inutili aggravi al Sistema Sanitario Nazionale ed ai cittadini. Il
fenomeno dell’abuso delle armi legali necessita, ai fini di una migliore programmazione degli
interventi, di una rivalutazione multidisciplinare psichiatrica, psicologica clinica e psicoterapeutica con
riscontri su una popolazione più ampia, per quanto in lavori condotti in Italia e nelle statistiche ISTAT
non sia indagata la natura legale o illegale delle armi da fuoco utilizzate per compiere omicidi e suicidi
a cui si aggiunge la mancanza di un dato di fondamentale importanza quale il numero totale di armi
legalmente detenute nella popolazione per anno. La valutazione psichica in materia di armi continua a
rappresentare un problema di grande spessore e di ampio respiro destinato a rimanere rilevante anche
nei prossimi anni ed è, pertanto, necessario che eventuali misure legislative siano fondate su evidenze e
dati scientifici.
BIBLIOGRAFIA
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