ANALISI DI SEDICI ANNI DI OMICIDI E SUICIDI COMPIUTI CON
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ANALISI DI SEDICI ANNI DI OMICIDI E SUICIDI COMPIUTI CON
ANALISI DI SEDICI ANNI DI OMICIDI E SUICIDI COMPIUTI CON ARMI NEL SETTORATO MEDICO-LEGALE DI MILANO Guendalina Gentile°, B. Sc. Carlo Alfredo Clerici*, M. D. Angelo de’ Micheli^, M. D. Elisa Palazzo°, M. D. Laura Veneroni*, M. D. Riccardo Zoja°, M. D. Ph. D. *Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biomediche, Sezione di Psicologia, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Milano ^ Cattedra di Criminologia, Dipartimento di Morfologia Umana e Scienze Biomediche, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Milano ° Sezione di Medicina Legale e delle Assicurazioni, Laboratorio di Istopatologia Forense, Dipartimento di Morfologia Umana e Scienze Biomediche, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Milano For correspondence and reprints: Prof. Riccardo Zoja Sezione di Medicina Legale, Università degli Studi, Via Luigi Mangiagalli, 37, 20133 Milano, Italy Tel: +390250315685 Fax: +390250315724 E-mail address: [email protected] ABSTRACT Introduzione L’utilizzo criminale delle armi costituisce, nei Paesi industrializzati e nel Mondo, un tema di grande attualità, che richiede una valutazione delle norme che ne regolano la detenzione. Scopo dello studio Gli Autori hanno analizzato, retrospettivamente, omicidi e suicidi compiuti con da armi da fuoco e da punta e/o taglio nel settorato medico-legale di Milano dal 1 gennaio 1993 al 31 dicembre 2008. Metodi Nella prima fase dello studio sono stati analizzati i dati anamnestico-circostanziali delle vittime; nella seconda fase sono stati esaminati i dati relativi alla causa della morte desunti dai verbali di autopsia. Risultati I casi utili sono risultati 414 (54,2%) omicidi e 350 (45,8%) suicidi. Conclusioni Le armi da fuoco hanno ucciso maggiormente (64%) degli strumenti da punta e/o taglio (36%); tali mezzi sono risultati legalmente detenuti nel 40% dei casi (suicidi) ed illegali nel 22% (omicidi). I risultati impongono una rivalutazione dei criteri di concessione del porto d’armi. INTRODUZIONE Nel Mondo e nei Paesi più industrializzati1,2 le morti violente causate dall’uso di armi costituiscono un’importante causa di decesso ed esiste un dibattito sulle misure da adottare per ridurre la loro incidenza. L’efficacia dei provvedimenti subisce alcune limitazioni3 chiarite nelle statistiche ufficiali, che non permettono una sicura distinzione tra vittime di azioni criminose e vittime di delitti perpetrati con armi legalmente detenute4. Non è nemmeno dimostrata l’efficacia di norme che limitino la disponibilità di armi nella popolazione: alcuni studi suggeriscono la validità di provvedimenti restrittivi5-7 ed altri non comprovano la loro efficacia8,9 e c’è il dubbio sull’effettiva riduzione degli eventi violenti complessivi indotti dalla restrizione delle armi da fuoco legalmente detenute 10. Se la disponibilità delle armi da fuoco è un fattore di rischio nei suicidi, l’intento autolesivo può essere realizzato con strumenti da punta e/o da taglio di facile disponibilità domestica il cui possesso, in nessun caso, è soggetto a limitazioni legislative. Tuttavia, conoscere come le armi da fuoco e da punta/taglio siano utilizzate per omicidi e suicidi costituisce condizione indispensabile allo sviluppo di azioni preventive più efficaci. Obiettivo del presente studio è l’analisi delle morti provocate dall’uso di armi da fuoco e da punta e/o taglio dal 1 gennaio 1993 al 31 dicembre 2008 nel territorio di competenza della Sezione di Medicina Legale dell’Università degli Studi di Milano che comprende la città e parte della Provincia. METODI Lo studio si è articolato in due fasi: nella prima, dalle schede necroscopiche che il perito settore compila all’atto del riconoscimento della salma da parte dei familiari delle vittime sono state raccolte tutte le informazioni e le notizie anamnestico-circostanziali utili. Nella seconda fase sono stati esaminati i verbali di autopsia redatti dai periti settori a seguito dell’avvenuto esame necroscopico nei quali sono contenuti i dati relativi alla causa del decesso. Nell’intervallo considerato sono stati effettuati 17591 esami autoptici dai quali sono stati selezionati 764 (4,3%) casi utili allo studio; di questi ultimi il 54,2% (414 casi) sono omicidi e il 45,8% (350 casi) sono suicidi. Degli omicidi, 222 vittime (53,6%) sono state uccise con armi da fuoco e 192 (46,4%) con strumenti da punta e/o taglio; dei suicidi, 267 vittime (76,3%) si sono uccise mediante armi da fuoco e 83 vittime (23,7%) con strumenti da punta e/o taglio. I dati analizzati hanno riguardato vittime ed autori: delle prime sono stati presi in considerazione sesso, età, anno e mese del decesso, nazionalità, pregressi tentativi e propositi suicidiari, anamnesi patologica, utilizzo di farmaci e luogo di accadimento. I dati patologico-forensi hanno compreso sedi lesive, numero di lesioni suddivise per regioni anatomiche, tipo di arma utilizzata e causa del decesso. I dati analizzati relativi agli autori di reato hanno riguardato età, sesso e nazionalità e sono stati confrontati con le notizie tratte, ove possibile, dai verbali di Polizia e dalle fonti giornalistiche d’informazione. Ai fini dell’elaborazione, in quest’ultimo caso, si è fatto riferimento agli archivi on-line ed ai principali quotidiani italiani a diffusione nazionale (Corriere della Sera, La Repubblica), di quelli a diffusione locale (Il Giorno ed Il Giornale) ed alla banca dati dei notiziari nazionali e regionali dell’agenzia di stampa ANSA. Lo studio è stato integrato dalla consultazione di motori di ricerca generali, di siti Internet, oltre che di repertori e volumi cartacei. Di ogni singolo evento è stata seguita nel tempo, ove possibile, l’evoluzione fino alla sentenza di condanna dei responsabili di azioni delittuose o fino all’archiviazione dei casi di suicidio. RISULTATI Analisi dei dati relativi alle vittime Vengono riportati i dati relativi a 764 casi di decesso (414 omicidi e 350 suicidi) utili allo studio e pervenuti presso la Sezione di Medicina Legale nell’intervallo di tempo considerato. Ripartizione delle vittime in base al sesso Le vittime di omicidio e suicidio, in entrambe le modalità, sono maschi in 638 casi (83,5%) e femmine in 126 casi (16,5%); le vittime di omicidio da armi da fuoco sono 190 maschi (85,6%) e 32 femmine (14,4%) mentre quelle uccise con strumenti da punta e/o taglio sono 137 maschi (71,3%) e 55 femmine (28,6%). Le vittime di suicidio da armi da fuoco sono 248 maschi (70,8%) e 19 femmine (5,4%), mentre quelle decedute per uso di strumenti da punta e/o taglio sono 63 maschi (18%) e 20 femmine (5,7%) (Tabella 1). Pertanto, tra le vittime di omicidi il rapporto maschi/femmine risulta di 4:1, mentre tra le vittime di suicidi di 8:1. Tabella 1 Classificazione delle vittime per sesso e tipologia di morte Vittime Modalità lesiva Maschi Femmine Armi da fuoco 190 (85.6) 32 (14.4) Omicidi Armi da punta e/o taglio 137 (71.3) 55 (28.6) Totale 327 (78.9) 87 (21.1) Armi da fuoco 248 (70.8) 19 (5.4) Suicidi Armi da punta e/o taglio 63 (18.0) 20 (5.7) Totale 311 (88.8) 39 (11.2) Totale 638 126 La tabella 1 si riferisce alla ripartizione delle vittime in base al sesso Ripartizione delle vittime in base all’età L’età delle vittime è stata ripartita in decadi ed è stata calcolata l’età media per modalità; in 15 casi (1,9% del totale), le vittime di omicidio e suicidio non sono mai state identificate (soggetti nas). Tali dati sono riportati in Tabella 2 da cui si vede come negli omicidi siano coinvolte, con maggiore frequenza, le fasce di età 21-40 aa, in entrambe le modalità, e la fascia 41-60 aa; a seguire, le fasce 1120 aa e 61-70 aa. Nell’omicidio con armi da fuoco 8 soggetti non sono stati identificati e l’età media delle vittime è risultata di 35,8 aa (range 2-78 aa); nell’omicidio con strumenti da punta e/o taglio 6 soggetti non sono stati identificati e l’età media delle vittime è risultata di 37,9 aa (range: 0-93 aa). Nel caso dei suicidi il maggior numero di vittime si colloca, viceversa, in una decade di età superiore, ossia nella fascia 41-60 aa seguita dalle fasce 31-40 aa e 61-70 aa. Nel suicidio con armi da fuoco una vittima non è stata identificata e l’età media è risultata di 52,1 aa (range: 16 – 89 aa); nel suicidio con strumenti da punta e/o taglio tutte le vittime sono state identificate e la loro età media è risultata di 51,3 aa (range: 18 – 88 aa). Tabella 2 Suddivisione delle vittime per decadi di età in relazione alla tipologia di morte Omicidio Suicidio Età vittime per decadi a b CAF AB CAF AB 0-10 anni 1 0 0 0 11-20 anni 18 10 1 1 21-30 anni 62 60 9 10 31-40 anni 69 50 13 15 41-50 anni 37 28 16 16 51-60 anni 18 14 16 16 61-70 anni 6 20 11 12 71-80 anni 4 0 8 7 81-90 anni 0 2 6 6 nas 8 6 1 0 a. Armi da fuoco. b. Strumenti da punta e/o taglio. La tabella 2 si riferisce alla ripartizione delle vittime in base all’età Ripartizione delle vittime in base al tempo di accadimento Gli eventi sono stati analizzati in relazione al tempo di accadimento, considerando l’anno (Fig. 1-2) ed il mese (Fig. 3-4) in cui si sono verificati. 25 Armi da fuoco 21 17 Strumenti da punta e/o taglio 26 23 14 18 15 13 18 16 17 8 10 9 8 10 8 4 9 11 10 10 12 15 14 10 11 8 11 7 6 2008 2007 2006 2005 2004 2003 2002 2001 2000 1999 1998 1997 1996 1995 1994 1993 La figura 1 si riferisce alla ripartizione delle vittime di omicidio per anno di accadimento. 23 21 23 23 23 21 16 20 10 12 20 13 15 Armi da fuoco 9 11 7 5 8 8 7 4 3 10 14 Strumenti da punta e/o taglio 5 4 3 3 2 1 3 3 2008 2007 2006 2005 2004 2003 2002 2001 2000 1999 1998 1997 1996 1995 1994 1993 La figura 2 si riferisce alla ripartizione delle vittime di suicidio per anno di accadimento Armi da fuoco Strumenti da punta e/o taglio 28 22 26 20 23 21 14 15 18 12 12 19 17 16 11 20 18 20 16 11 15 16 14 10 Dicembre Novembre Ottobre Settembre Agosto Luglio Giugno Maggio Aprile Marzo Febbraio Gennaio La figura 3 si riferisce alla ripartizione delle vittime di omicidio per mese di accadimento Armi da fuoco Strumenti da punta e/o taglio 31 30 30 31 25 26 24 14 15 18 14 9 10 8 7 10 5 9 4 9 6 4 7 4 Dicembre Novembre Ottobre Settembre Agosto Luglio Giugno Maggio Aprile Marzo Febbraio Gennaio La figura 4 si riferisce alla ripartizione delle vittime di suicidio per mese di accadimento Le figure evidenziano, nel primo caso, un decremento parallelo degli omicidi in entrambe le modalità analizzate, ad eccezione di un aumento relativo all’anno 2003; l’andamento annuo dei suicidi mostra un decremento nell’uso delle armi da fuoco ed un aumento in quello degli strumenti da punta e/o taglio. Dall’anno 2003 le due modalità lesive mostrano un andamento parallelo. L’andamento mensile degli omicidi presenta un decremento prima della stagione estiva e prima dell’inverno, con una maggiore costanza nei restanti mesi. L’andamento mensile dei suicidi mostra un netto calo nei mesi invernali ed estivi con il limite inferiore collocato, rispettivamente, nei mesi di febbraio ed agosto. Ripartizione delle vittime in base alla nazionalità È stata contemplata, nei dati, anche la nazionalità delle vittime ripartite per continente: si evince come la nazionalità europea prevalga su quella africana, asiatica ed americana in entrambe le modalità (Fig. 5). 15 38 74 16 621 Africa America Asia Europa Nas La figura 5 si riferisce alla ripartizione delle vittime in base alla nazionalità Le vittime di omicidio sono risultate europee in 285 casi (68,8%), africane in 38 (9,2%), asiatiche in 16 (3,9%) ed americane in 15 (3,6%); tra gli europei, le vittime italiane sono risultate 245 (59,2%); le restanti etnie, coinvolte in 40 casi (9,7%), sono maggiormente rappresentate da albanesi in 22 casi (55,0%), rumeni in 6 (15,0%) e serbi in 4 (10,0%). Tra gli africani il maggior numero di vittime è marocchina in 19 casi (50,0%) e tunisina in 12 (31,6%); tra gli asiatici il maggior numero di vittime è cinese in 8 casi (50,0%) e filippina in 6 (37,5%); tra gli americani tutte le vittime appartengono alle regioni meridionali del continente e, tra queste, 5 sono equadoregne (33,3%) e 4 brasiliane (26,6%). In 60 casi (14,5%) l’etnia è rimasta sconosciuta. Nel caso dell’omicidio con armi da fuoco, il maggior numero di vittime è risultato di nazionalità italiana in 152 casi (68,5%), straniera in 41 (18,4%) mentre in 29 casi (13,1%) l’informazione non è stata disponibile. Le vittime di omicidio da strumenti da punta e/o taglio sono risultate italiane in 93 casi (48,4%), straniere in 68 (35,4%), mentre in 31 casi (16,2%) non è stato possibile determinare l’etnia delle vittime (Tabella 3). Nel caso dei suicidi con armi da fuoco 263 vittime (98,5%) sono risultate di nazionalità italiana e 4 (1,5%) di nazionalità straniera non specificata; nel caso dei suicidi con strumenti da punta e/o taglio 73 vittime (87,9%) sono risultate italiane e 10 (12,1%) di nazionalità straniera non specificata. Tabella 3 Vittime di omicidio in base alla nazionalità Omicidio Nazionalità vittime CAF AB n casi n casi Algerina 1 Camerunense 1 2 Egiziana 2 Africana Marocchina 6 13 Nigeriana 1 Tunisina 3 9 Brasiliana 2 2 Colombiana 1 Dominicana 1 Americana Equadoregna 1 4 Peruviana 2 Portoricana 1 Uruguayana 1 Cinese 3 5 Cingalese 1 Asiatica Filippina 6 Giordana 1 Albanese 16 6 Bosniaca 2 Croata 1 1 Francese 1 Europea Italiana 152 93 Rumena 6 Serba 4 Turca 1 Ucraina 2 Nas 29 31 La tabella 3 si riferisce alla ripartizione delle vittime in base alla nazionalità Pregressi tentativi o propositi di suicidio Si è ritenuto utile, nell’esame delle schede autoptiche, valutare i pregressi tentativi e propositi di suicidio delle vittime: nei casi commessi con armi da fuoco, pregressi tentativi sono risultati accertati in 20 casi, esclusi in 171, mentre in 76 casi le informazioni non sono risultate attendibili. Propositi di suicidio sono stati confermati in 73 casi ed esclusi in 124; il dato non è stato desumibile in 70 casi. Nei delitti commessi con strumenti da punta e/o taglio, sono stati accertati pregressi tentativi in 13 casi, mentre i familiari delle vittime lo hanno escluso in 41 casi all’atto del riconoscimento della salma; nei restanti 29 casi non è stato possibile avere informazioni. I propositi di suicidio sono stati confermati in 22 casi, esclusi in 31, mentre in 30 casi non sono state recuperate informazioni certe. Analisi dell’anamnesi patologica delle vittime Le vittime di suicidio, in entrambe le modalità, sono state indagate anche in relazione a pregresse patologie di cui erano affette. Le singole malattie documentate sono state classificate in generiche e psichiatriche, attribuendo le prime a 40 soggetti e le seconde a 132 soggetti. In 117 casi i familiari delle vittime non hanno riferito alcuna patologia a loro carico (Fig. 6). Fra le malattie generiche, prevalgono le patologie cardiovascolari (4,3%,) seguite da quelle neoplastiche (4,0%), dell’apparato gastro-enterico (2,0%), da quelle croniche (0,8%) e, in ultima analisi, da quelle infettive (0,3%). 14% 40% 46% Generiche Psichiatriche Nas La figura 6 si riferisce all’analisi dell’anamnesi patologica delle vittime Fra le malattie psichiatriche, l’incidenza maggiore spetta alla depressione (34,3%), seguita da sindrome ansiosa (1,1%), tossicodipendenza (0,8%), epilessia e disturbo bipolare (0,6% per ciascuna) ed infine, alcolismo (0,3%). La presenza contemporanea di più patologie è stata accertata in 67 vittime delle quali 24 affette da più malattie generiche e 43 da più patologie psichiatriche. Prevalenti, nel primo caso, le malattie cardiovascolari associate a patologie neoplastiche e neurologiche (5,4%), seguite da tumori associati a malattie neurologiche, croniche ed infettive (0,8%); fanno seguito, infine, le malattie croniche associate a patologie respiratorie (0,6%). Tra le malattie psichiatriche in associazione, anche in questo caso prevale la sindrome depressiva combinata a: cardiopatia (4,8%), patologie croniche (3,1%), neoplasie (1,7%), patologie da abuso e/o dipendenza da sostanze (1,4%), sindrome ansiosa (0,8%) ed aborto (0,3%). Trattamenti farmacologici Le vittime di suicidio sono state analizzate anche in relazione all’utilizzo, a scopo terapeutico o voluttuario, di farmaci, classificati in singoli od in associazione, generici o ad uso neuro-psichiatrico. Le vittime che usavano farmaci sono risultate 167 (47,7%) delle quali 134 (38,3%) facenti uso di un solo farmaco (35 generici e 99 neuro-psichiatrici) e 33 (9,4%) facenti uso di farmaci in combinazione, dei quali 27 neuro-psichiatrici (7,7%) e 7 generici (2,0%) (Tabelle 4-5). Le vittime prive di trattamento farmacologico sono risultate 9 (2,6%) mentre sulle restanti 174 (49,7%) non si sono ottenute informazioni certe sull’uso di farmaci. Tabella 4 Farmaci singoli utilizzati dalle vittime di suicidio Farmaci singoli generici Farmaci singoli neuro-psichiatrici Analgesici Antiacidi Antinfiammatori Interferone Ormoni Cardiotonici Antipertensivi Anticoagulanti Insulina Ipoglicemizzanti orali Antibiotici Chemioterapici Ansiolitici/ipnotici Antiepilettici Antidepressivi Antipsicotici Narcotici Psicofarmaci non specificati a. Armi da fuoco. b. Strumenti da punta e/o taglio. CAFa ABb n casi n casi 3 3 2 1 1 3 4 3 3 2 2 6 2 18 7 3 2 43 15 3 2 1 1 4 Tabella 5 Singoli farmaci neuropsichiatrici utilizzati dai suicidi Singoli farmaci neuropsichiatrici CAFa ABb Casi Casi Tranquillanti / Sedativo ipnotici Antiepilettici Antidepressivi Antipsicotici Narcotici Farmaci psicoattivi non specificati altrimenti 18 3 43 3 7 2 15 2 1 1 4 a. Armi da fuoco b.Strumenti da punta e/o taglio. Tabella 6 Combinazioni di farmaci generici utilizzati dai suicidi Generic drugs in combination Insulina Diuretici Anticoagulanti Antipertensivi Chemioterapici Cardiotonici nopn meglio specificati Antipertensivi Insulina Cortisone Chemioterapici CAFa Casi Antipertensivi ABb Casi 1 1 1 1 1 1 1 a. Armi da fuoco b. Strumenti da punta e/o taglio. Table 7 Combinazione di farmaci neuropsichiatrici utilizzati dai suicidi Neuropsychiatric drugs in combination Farmaci antinfiammatori Analgesici Tranquillanti Farmaci antipsicotici Antidepressivi Chemioterapici Diuretici Antiparkinsoniani Antiaggreganti Antipertensivi Tranquillizers-Hypnotic Cortisone CAFa Casi 3 ABb Casi 1 1 5 1 1 1 1 1 1 1 drugs Diuretici Antiacidi Cardiotonici Anticoagulanti Farmaci sedativo-ipnotici Antiinstaminici Farmaci antinfiammatori Cortisone Antiepilettici Cardiotonici Analgesici Neurolettici Antiepilettici 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 a. Armi da fuoco b. Strumenti da punta e/o taglio. Le tabelle 4-7 si riferiscono ai trattamenti farmacologici utilizzati dalle vittime Analisi del luogo di accadimento Il luogo di accadimento degli omicidi e dei suicidi in entrambe le modalità, riportato nella Fig. 7, è stato classificato in 5 ambienti: abitazione, luoghi extra-abitazione, luoghi pubblici, luoghi di lavoro e luoghi non specificati (nas). 12 22 103 383 244 Abitazione Extra-abitazione Luogo di lavoro Nas Luogo pubblico La figura 7 si riferisce all’analisi del luogo di accadimento Nell’abitazione si è verificato il 50,1% dei casi; nell’extra-abitazione il 31,9%; nei luoghi pubblici il 13,5% e nei luoghi di lavoro il 2,9%. In 12 casi (1,6%) non è stato possibile risalire con certezza al luogo di accadimento dell’evento letale. Nel dettaglio delle modalità, sono emerse nette differenze, riportate nella tabella 8: 197 omicidi (47,6%) sono avvenuti in luoghi esterni all’abitazione, 123 (29,7%) nell’abitazione della vittima, 77 (18,6%) in luoghi pubblici, 6 (1,45%) in luoghi di lavoro ed 11 (0,24%) in luoghi non identificati. L’omicidio si verifica, pertanto, prevalentemente al di fuori dell’abitazione della vittima in una percentuale doppia di casi (291 in luoghi extra-abitazione contro 123 in abitazione). Per ciò che riguarda i suicidi, l’abitazione è risultata coinvolta in 260 casi (74,3%), l’extra-abitazione in 47 (13,4%), i luoghi pubblici in 26 (7,4%), i luoghi di lavoro in 16 (4,6%) e 1 caso (0,3%) in luogo non identificato. L’atto autolesivo si verifica, pertanto, prevalentemente nell’abitazione della vittima coinvolta in una percentuale tripla di casi (260 in abitazione contro 90 in luoghi extraabitazione). In particolare, nell’abitazione la camera da letto ed il bagno, rispettivamente con 90 (23,5%) e 35 (9,1%) vittime, risultano i locali più coinvolti; nell’extra-abitazione, la strada e l’autoveicolo, rispettivamente con 151 (61,9%) e 45 (18,4%) vittime, risultano gli ambienti più implicati; nei luoghi pubblici, il bar e l’ospedale, rispettivamente con 24 (23,3%) e 21 (20,4%) vittime, risultano maggiormente a rischio; infine, tra i luoghi di lavoro, all’ufficio si ascrivono 13 vittime (59,1%). Tabella 8 Dettaglio degli ambienti di accadimento di omicidi e suicidi Omicidi Suicidi a b Ambiente di accadimento CAF AB CAF AB Androne Bagno Camera da letto Cantina Cortile Abitazione Cucina Garage Non specificata Scale Soggiorno Studio Autoveicolo Campo Canale Extraabitazione Carcere Parco Strada Albergo Luoghi pubblici Banca Bar n casi 4 n casi n casi 2 3 6 18 69 7 3 1 3 2 34 1 62 1 19 10 1 4 6 2 1 7 89 2 1 13 10 49 1 9 n casi 1 14 13 5 7 3 86 3 1 3 2 27 1 20 2 10 9 1 1 1 4 3 2 Caserma Cimitero Cinema Distributore benzina Dormitorio Farmacia Negozio Non specificato Ospedale Parcheggio Ristorante Scuola Stazione ferroviaria Conigliera Fabbrica Gioielleria Luogo di lavoro Non specificato Panificio Ufficio Nas (Luogo non identificato) 7 2 1 4 1 1 3 6 8 2 1 2 5 1 5 9 2 5 2 2 1 1 1 2 1 1 1 5 3 1 2 6 8 1 2 a. Armi da fuoco. b. Strumenti da punta e/o taglio. La tabella 8 si riferisce all’analisi del luogo di accadimento Dati patologico-forensi Nella seconda fase dello studio, attraverso l’esame retrospettivo dei verbali necroscopici delle vittime di omicidio e suicidio, si sono ricavate informazioni sulle sedi colpite, le cause di morte ed i mezzi lesivi. Sedi lesionali attinte e cause di morte Le regioni colpite da lesioni mortali sono state suddivise in monodistrettuali e pluridistrettuali; quelle monodistrettuali, riportate nella Fig. 8, hanno coinvolto il capo nel 42,3% dei casi e tale regione risulta preponderante rispetto alle altre sedi coinvolte, globalmente, nel 41,7% dei casi(torace nel 21,3%, vasi arteriosi nel 15,4%, addome nel 3,7%, rachide nello 0,9% e collo nello 0,4%). 7 163 3 323 28 118 Rachide Torace Collo Addome Vasi arteriosi Capo Fig. 8 Sedi lesive mortali a localizzazione monodistrettuale Le cause di morte derivate da lesioni monodistrettuali, riportate in Tabella 9, sono state riscontrate in 642 decessi (84,0%) che hanno riguardato 149 casi (36,0%) di omicidio da colpo d’arma da fuoco e 158 casi (38,2%) di omicidio da strumenti da punta e/o taglio. L’interessamento monodistrettuale è stato riscontrato in 256 casi (73,1%) nei suicidi da colpo d’arma da fuoco ed in 79 casi (22,6%) nei suicidi da strumenti da punta e/o taglio. Il numero di omicidi da armi da fuoco eguaglia, sostanzialmente, quello degli omicidi da strumenti da punta e/o taglio (36,0% di armi da fuoco contro 38,0% di strumenti da punta e/o taglio), mentre il numero di suicidi da colpo d’arma da fuoco supera di tre volte quello dei suicidi con strumenti da punta e/o taglio (73,0% di armi da fuoco contro 22,0% di strumenti da punta e/o taglio). Tabella 9 Cause di morte indotte da lesioni mortali ad una sola parte del corpo Homicides Lesioni monodistrettuali Capo Collo Torace Addome cause di morte Lesioni cranio encefaliche Lesioni craniomeningo encefaliche Sfacelo cranico Lesioni cervicali Lesioni cardiache Lesioni cardiopolmonari Lesioni polmonari Lesioni viscerali a CAF Cases 44 29 Suicides b AB Cases 13 3 CAF Cases 156 61 15 AB Cases 2 19 2 29 3 45 13 24 9 37 10 Complicanze settiche Anemia acuta metaemorragica Lesioni del midollo spinale Arterie e vasi Midollo 10 5 2 60 1 2 1 47 a. Armi da fuoco b. Strumenti da punta e/o taglio. La tabella 9 si riferisce alle cause di morte indotte da una lesione ad un singolo distretto organico Le regioni colpite da lesioni mortali pluridistrettuali, riportate nella Fig. 9, sono il torace e l’addome nel 52,0% dei casi e tali regioni risultano preponderanti rispetto alle altri sedi coinvolte, globalmente, nel 48,3% dei casi (capo ed altri distretti nel 33,0%, altre regioni nel 12,0% e collo ed altri distretti nel 3,0%). 15 40 4 63 Capo + Altro Torace + Addome Collo + Altro Altri distretti Fig. 9 Sedi lesive mortali a localizzazione pluridistrettuale Le cause di morte derivate da lesioni pluridistrettuali, riportate in Tabella 10, sono state riscontrate in 122 decessi (16,0%) che hanno riguardato 77 casi (63,1%) di omicidio da colpo d’arma da fuoco e 30 casi (24,6%) di omicidio da strumenti da punta e/o taglio. L’interessamento pluridistrettuale è stato riscontrato in 11 casi (9,0%) nei suicidi da arma da fuoco ed in 4 casi (3,3%) nei suicidi da strumenti da punta e/o taglio. Il numero di omicidi da armi da fuoco supera di due volte e mezzo quello degli omicidi da strumenti da punta e/o taglio (18,6% di armi da fuoco contro 7,2% di strumenti da punta e/o taglio), mentre il numero di suicidi da colpo d’arma da fuoco supera di tre volte quello dei suicidi con strumenti da punta e/o taglio (3,1% di armi da fuoco contro 1,1% di strumenti da punta e/o taglio). Tabella 10 Cause di morte indotte da lesioni mortali in più distretti corporei Omicidi Siti di lesione mortale Cause della morte CELc + lesioni al midollo spinale d Testa e collo a CAF Casi Suicidi b AB Casi 1 Testa, torace e addome Collo e torace Collo e addome 1 10 1 4 1 15 2 1 1 Collo, torace e addome Lesioni spinali +Lesioni toraco addominali 1 Collo, addome ed arti Torace e addome Lesioni spinali + lesioni addominali ed artuali Lesioni toraco addominali 1 25 29 3 1 Testa e addome e SVL f Testa, collo, torace, addome e arti MSVL AB Casi 4 CMEL + Lesioni cervicali CEL + Lesioni toraciche CMEL + Lesioni toraciche CEL + Lesioni addominali CMEL + Lesioni addominali CEL + lesioni toraco addominali CMEL + Lesioni toraco addominali Lesioni spinali + Lesioni toraciche Lesioni spinali + Lesioni addominali Testa e torace CAF Casi 1 6 10 a. Armi dafuoco b.Strumenti da punta e/o taglio. c. Lesioni cranio encefaliche (CEL) d. Lesioni dranio meningo encefaliche (CMEL) e. Lesioni scheletriche e viscerali (SVL) f. Lesioni scheletriche e viscerali multiple (MSVL) La tabella 10 si riferisce alle cause di morte da lesioni pluridistrettuali Tipi e caratteristiche degli strumenti lesivi E’ stata indagata la natura legale/illegale delle armi da fuoco con cui sono state perpetrate azioni letali, definendo “legali” quelle la cui detenzione risultava regolarmente registrata presso le Autorità di Pubblica Sicurezza ed “illegali” quelle in cui l’arma risultava illecitamente detenuta. La legislazione italiana distingue le armi da taglio in “proprie ed improprie” intendendo, nel caso di queste ultime, strumenti utili all’offesa alla persona di cui è proibito il porto senza giustificato motivo (art. 4/2 Lg.110/75). Nel nostro caso si evidenzia come 489 casi (64,0%) di omicidi e suicidi siano stati realizzati con armi da fuoco; negli omicidi la maggior parte delle armi è risultata di provenienza 3 1 criminale, essendo emersa detenzione illegale in 169 casi (76,1%), detenzione legale in 40 casi (18,0%), mentre in 13 casi (5,8%) non è stato possibile ottenere dati certi. L’arma corta (pistola semiautomatica o revolver) è risultata il mezzo di maggiore impiego, adoperata in 437 delitti (57,2%); a seguire il fucile a canna liscia o rigata in 47 casi (6,1%), armi da guerra di tipo automatico in 4 casi (0,5%) e pistola sparachiodi in 1 caso (0,1%). Nei 222 omicidi (38,9%) da arma da fuoco sono state più frequentemente utilizzate armi corte, delle quali 205 pistole semiautomatiche o revolver (92,3%), 13 fucili da caccia (5,8%) e 4 armi automatiche militari (1,8%). Sebbene raramente impiegati, questi ultimi mezzi hanno compreso 2 pistole mitragliatrici, 1 fucile d’assalto ed 1 mitragliatrice utilizzata all’estero in zone di operazioni belliche (in quest’ultimo caso, la vittima, trasportata in Italia è stata sottoposta ad indagine necroscopica presso il settorato di Milano). Gli strumenti da punta e/o da taglio sono stati utilizzati in 192 omicidi (33,6%) secondo la seguente frequenza di impiego: coltello in 175 casi (42,3%), frammenti di bottiglia in 4 casi (1,0%), punteruolo e forbici in 3 casi per ciascuno (0,7%), roncola e mannaia in 2 casi per ciascuno (0,5%), cacciavite, taglierino e balestra in 1 caso per ciascuno (0,2%). Come si nota, trattasi di strumenti atti ad offendere la cui detenzione risulta liberamente consentita dalla legislazione italiana. Nei 267 suicidi (9,3%) da colpo d’arma da fuoco sono state più frequentemente utilizzate armi corte, delle quali 232 pistole semiautomatiche o revolver (86,9%), 34 fucili da caccia (12,7%) ed 1 pistola sparachiodi (0,4%). In 228 casi (85,4%) l’arma da fuoco utilizzata per il suicidio è riportata dalle fonti disponibili come legalmente detenuta (203 armi corte pari all’89,0% dei casi, 25 fucili pari all’11,0% dei casi); in un solo caso (0,4%) l’arma corta è stata classificata come “non denunciata”. Non è stato possibile ottenere dati completi certi sulla legalità delle restanti 38 armi utilizzate nel caso dei suicidi. Gli strumenti da punta e/o da taglio sono stati utilizzati in 83 suicidi (30,2%) secondo la seguente frequenza di impiego: coltello in 60 casi (17,1%), lamette in 8 casi (2,3%), taglierino e forbici in 5 casi ciascuno (1,4%), bottiglia di vetro e bisturi in 2 casi ciascuno (0,6%) e balestra in 1 caso (0,3%). Come si osserva, si tratta anche in questo caso, di strumenti atti ad offendere la cui detenzione risulta liberamente consentita dalla legislazione italiana. Analisi dei dati relativi agli autori Così come avvenuto per le vittime, anche per gli autori dei reati sono stati analizzati i dati relativi a sesso, età e nazionalità. Ripartizione degli autori in base al sesso Relativamente al sesso degli autori di omicidio, in entrambe le modalità, i maschi sono risultati 226 (43,0%) e le femmine 7 (1,3%); in 192 casi (46,4%) l’autore del reato è rimasto sconosciuto. Rapportando questi dati ai mezzi lesivi, si vede, come, 115 maschi (97,4%) e 3 femmine (2,6%) siano stati autori di omicidio compiuto con armi da fuoco, mentre 111 maschi (96,5%) e 4 femmine (3,5%) siano stati autori di omicidio compiuto con strumenti da punta e/o taglio. Pertanto, tra gli autori di omicidi il rapporto maschi/femmine è pari a 32:1 ed il sesso maschile risulta percentualmente coinvolto nel 97,0% dei casi, mentre il sesso femminile solo nel 3,0%. Ripartizione degli autori in base all’età L’età degli autori è stata ripartita in decadi (Tabella 11) ed è stata calcolata l’età media per modalità; risultano coinvolte con maggiore frequenza le fasce di età 21-40 aa e le fasce 41-60 aa in entrambe le modalità. Nell’omicidio con armi da fuoco, l’età media degli autori è risultata di 38,8 aa (range: 18 – 78 aa); nell’omicidio con strumenti da punta e/o taglio l’età media degli autori è risultata di 35,2 aa (range: 15 – 80 aa). In 200 casi (38,1%) gli autori di omicidio non sono mai stati identificati (soggetti nas). Tabella 11 Suddivisione degli autori di omicidi per decadi di età in relazione alla modalità Età autori per decadi 0-10 anni 11-20 anni 21-30 anni 31-40 anni 41-50 anni 51-60 anni 61-70 anni 71-80 anni Nas Omicidio CAFa ABb n casi 0 1 38 28 18 13 8 5 121 n casi 0 9 47 24 18 10 4 1 79 a. Armi da fuoco. b. Strumenti da punta e/o taglio. La tabella 11 si riferisce alla distribuzione in fasce di età degli autori Ripartizione degli autori in base alla nazionalità Nell’analisi dei dati relativi agli autori è stata contemplata, così come per le vittime, anche la nazionalità ripartita per continente (Fig. 10): si evince come la nazionalità europea prevalga su quella africana, asiatica ed americana in entrambe le modalità. 24 14 13 183 175 Africa America Asia Europa Nas La figura 10 si riferisce alla ripartizione degli autori in base alla nazionalità Gli autori di omicidio sono risultati europei in 175 casi (33,4%), africani in 24 (4,6%), americani in 14 (2,7%) ed asiatici in 13 (2,5%); tra gli europei, gli autori italiani sono risultati 142 (27,0%), mentre le restanti etnie, coinvolte in 33 casi (6,3%), sono maggiormente rappresentate da albanesi in 17 casi (3,2%) e rumeni in 6 casi (1,1%). Tra gli africani il maggior numero di autori è di etnia algerina, marocchina e tunisina in 6 casi per ciascuna (1,1%); tra gli americani tutti gli autori di reato appartengono, così come le vittime, alle regioni meridionali del continente e comprendono etnie brasiliana, equadoregna, peruviana ed uruguayana in 3 casi per ciascuna (0,6%); tra gli asiatici il maggior numero di autori, anche in questo caso, è di etnia cinese in 7 casi (1,3%), seguita da quella filippina in 6 casi (1,1%). L’etnia dei 183 autori (34,8%) restanti è rimasta sconosciuta. Negli omicidi con armi da fuoco il maggior numero di autori è risultato italiano in 82 casi (15,6%), straniero in 25 (4,7%), mentre in 115 casi (22,0%) non è stato identificato. Gli autori di omicidio da strumenti da punta e/o taglio sono risultati italiani e stranieri in 60 casi per ciascuno (11,4%), mentre in 68 casi (12,9%) non è stato possibile risalire alla loro etnia (Tabella 12). Tabella 12 Autori di omicidio in base alla nazionalità CAFa ABb Nazionalità autori omicidio n casi n casi Algerina 6 Capoverdiana 1 Africana Egiziana 1 3 Marocchina 6 Somala 1 Americana Asiatica Europea Tunisina Brasiliana Cilena Colombiana Equadoregna Peruviana Uruguayana Cinese Filippina Albanese Austriaca Bosniaca Francese Italiana Montenegrina Olandese Rumena Serba Tedesca Ucraina Nas 1 3 3 11 1 6 2 1 1 3 3 4 6 6 1 2 82 60 1 1 6 2 1 115 1 68 a. Armi da fuoco. b. Strumenti da punta e/o taglio. La tabella 12 si riferisce alla ripartizione degli autori in base alla nazionalità Moventi e contesti degli omicidi Facendo riferimento alle categorie utilizzate dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), è stato possibile individuare i moventi, riportati in Tabella 13, di 128 omicidi (27,2%) classificandoli in delitti accaduti per litigi e dissapori, interesse di denaro, futili motivi, malattie psichiche, motivi passionali, difesa da rapina, disagio della vittima, presenza casuale e raptus. In 273 casi (47,8%) non è stato possibile ottenere dati certi sulle circostanze dell’omicidio. Principalmente, gli omicidi si verificano per litigi e dissapori in 42 casi (10,5%), interesse di denaro in 23 casi (5,0%), futili motivi in 19 casi (4,7%), malattie psichiche in 17 casi (4,2%) e cause passionali in 16 casi (4,0%); a seguire le altre motivazioni citate in tabella. Tabella 13 Classificazione degli omicidi in base ai moventi Omicidi Motivazioni CAFa ABb Litigi e dissapori n casi 12 n casi 30 Interesse di denaro Futili motivi Malattie psichiche Motivi passionali Difesa da rapina Disagio della vittima Presenza casuale Raptus Nas 4 6 7 4 4 3 2 180 19 13 10 12 1 93 a. Armi da fuoco. b. Strumenti da punta e/o taglio. La tabella 13 si riferisce ai moventi degli omicidi L’86,2% dei delitti compiuti è stato classificato in base al contesto in (Tabella 14): criminale, familiare, tra sconosciuti, tra conoscenti, rapporti abitazione/vicinato, coinvolgimento delle forze dell’ordine, lavoro/rapporti economici e fini terroristici. Quest’ultimo caso riguarda una vittima italiana di evento terroristico avvenuto in Somalia, sottoposta ad esame autoptico presso il settorato medico-legale di Milano. 57 omicidi (13,8%) non sono stati attribuiti ad alcun contesto per carenza di informazioni. Tabella 14 Classificazione degli omicidi in base al contesto Omicidi Contesto omicidio CAFa ABb Criminale Familiare Tra sconosciuti Tra conoscenti Rapporti abitazione/vicinato Coinvolgimento Forze dell'Ordine Lavoro/rapporti economici Fini terroristici Nas n casi n casi 160 47 28 32 6 12 15 46 3 3 2 1 1 1 7 50 a. Armi da fuoco. b. Strumenti da punta e/o taglio. La tabella 14 si riferisce ai contesti degli omicidi La maggior parte dei reati si colloca nel contesto “criminale” con 207 casi (50,0%) seguito da quello“tra conoscenti” in 61 casi (14,7%) e da quello “familiare” in 60 casi (14,5%); degno di menzione è il dato relativo agli omicidi avvenuti “tra sconosciuti” a cui si riferiscono 18 casi (4,3%) e quelli relativi ai “rapporti abitazione/vicinato” a cui appartengono 6 casi (1,4%). Nel dettaglio, i contesti più rappresentati, in entrambe le modalità, risultano quello “criminale”, “familiare”, “tra conoscenti” e “tra sconosciuti”, sebbene emergano delle differenze numeriche significative. Considerando le armi da fuoco, il contesto “criminale”, con 160 casi (38,6%), prevale in assoluto su tutte le altre categorie, mentre nelle armi da punta e/o taglio il loro numero si riduce a 47 casi (11,3%), con un rapporto pari a 3:1. Il contesto “familiare”, rispettivamente con 28 (6,8%) e 32 casi (7,7%) di omicidio da colpo da arma da fuoco e da strumenti da punta e/o taglio, mostra un rapporto pari a 1:1,3. Il contesto degli omicidi “tra conoscenti” riguarda 15 casi (3,6%) di omicidio da arma da fuoco che aumentano a 46 (11,1%) nell’omicidio da strumenti da punta e/o taglio, con un rapporto pari a 1:3,6. Da notare l’incidenza degli omicidi occorsi “tra sconosciuti” pari a 18 casi (4,3%) che mostrano, in relazione alle due modalità, una percentuale doppia nel caso degli omicidi con strumenti da punta e/o taglio, e quelli relativi ai “rapporti abitazione/vicinato” con 6 casi (1,4%) equamente distribuiti nei due ambiti (3 per ciascuno). DISCUSSIONE Nell’ampia casistica analizzata nell’intervallo di tempo preso in esame, il maggior numero di decessi è stato attribuito ad azioni violente compiute con armi da fuoco (2,8%) rispetto a delitti perpetrati con strumenti da punta e/o taglio (1,5%). Questo dato risulta simile a quanto emerso in analoghi studi italiani10 riferiti alla capitale in cui l’incidenza è risultata del 3,0% nell’intervallo compreso tra il 1990 ed il 200012 e ad altri grandi e medi nuclei urbani quali Brescia con il 2,8% di incidenza nell’intervallo 1994-200613, Genova, con l’1,6% di incidenza nell’intervallo compreso tra il 1991 ed il 2000 14, mentre si discosta dallo studio condotto a Bari dal 1988 al 200315 in cui si è registrato il 27,7% dei decessi dovuti ad uso di armi da fuoco. Nonostante i media riportino nelle cronache quotidiane un allarme per il rischio sociale legato alla criminalità, nel campione considerato le armi da fuoco hanno ucciso maggiormente nei suicidi (267 casi, pari al 76,3%) che non negli omicidi (222 casi, pari a 53,6%) con un rapporto, rispettivamente, di 1,2:1. Questi risultati permettono di trarre utili informazioni sulla pericolosità delle armi da fuoco e sulla prevenzione del rischio ad esse collegato; è stato, infatti, documentato maggiore impiego di armi da fuoco a scopo autolesionista rispetto al loro utilizzo per scopi omicidi ed una prevalenza di armi da fuoco rispetto a quelle da punta e/o taglio per compiere azioni letali auto ed eterodirette. Inoltre, è emerso un ruolo prevalente delle armi illecite negli omicidi e di quelle lecitamente detenute nei suicidi. Tutto ciò non è sufficiente a sostenere, in assoluto, la tesi secondo cui i regolari detentori sono i soggetti a maggior rischio di violenza armata, ma impone la necessità di una riflessione sull’efficacia e sull’appropriatezza delle valutazioni psicofisiche che precedono la concessione delle licenze di porto d’armi16. Ciò è anche dettato dal numero di suicidi commessi con armi da fuoco legali da parte di soggetti con precedenti tentativi (128 casi pari al 36,6%), terapie psicofarmacologiche (120 casi pari al 34,3%) e patologie psichiatriche (126 casi pari al 47,2%)17,18. Nella lesività da strumenti da punta e/o taglio, il numero di decessi ha mostrato un’incidenza pari all’1,6% di tutti i casi sottoposti ad indagine autoptica presso la Sezione medicolegale dell’Università degli Studi di Milano nell’intervallo preso in esame. In tale contesto il numero di suicidi osservati potrebbe, però, essere sottostimato rispetto alla reale incidenza del fenomeno, non essendo stato disposto dall’Autorità Giudiziaria, per tutti i casi, l’esame autoptico. Non va dimenticato, inoltre, che in alcune regioni italiane, come Campania, Sicilia e Sardegna è tradizione, da secoli, disporre di armi da taglio per uso personale il cui impiego trovava giustificazione nell’attività lavorativa. Queste consuetudini oggi dovrebbero essere superate, ma nella realtà l’uso delle armi da taglio sopravvive ed i fenomeni di migrazione hanno esteso un loro impiego improprio a tutte le regioni, compresa la Lombardia, in cui il dato dimostra avere una certa consistenza. Il fenomeno della migrazione straniera da Paesi nordafricani e dall’Est europeo (Serbia, Croazia ed Albania), ha portato in circolazione un maggior numero di armi da taglio, che trova espansione nella criminalità giovanile come mezzo per gestire conflitti legati alla spartizione del territorio, ad esempio, nello spaccio di droga. E’ da tali premesse che si giustifica l’aumento dei reati perpetrati con armi da taglio anche in queste specifiche etnie in cui sono stati documentati il maggior numero di casi di delitti. In linea con le casistiche nazionali ed internazionali, anche nel nostro studio è riportata una scarsa percentuale di azioni autolesive ed eterolesive commesse da donne mediante armi; il sesso femminile è stato coinvolto in 46 casi (7,9%) e, in tal senso, risulta meritevole di approfondimento la maggiore propensione dei maschi all’utilizzo di armi da fuoco e da punta e/o taglio per compiere azioni auto ed etero lesive, di cui la tradizione psicodinamica fornisce alcune interpretazioni19. Sul fenomeno dei suicidi e degli omicidi esistono diverse fonti d’informazione istituzionale, ma raramente sono disponibili dati utili ad una più approfondita conoscenza di un fenomeno multifattoriale e non riconducibile a sole cause psicopatologiche. È ancora scarsa una reale conoscenza dell’abuso di armi rispetto alla popolazione italiana che possa fornire indicatori di rischio ed elementi su cui fondare attività preventive. L’incremento dell’utilizzo delle armi da fuoco legali rispetto a quelle illegali, emerso nello studio, pur avendo mostrato una flessione in anni recenti, non è con certezza riconducibile (per l’esiguo numero di casi osservati) alla revisione straordinaria delle licenze di porto d’armi disposta dal Ministero dell’Interno nel 2003 a seguito di alcuni clamorosi episodi di omicidio – suicidio condotti da soggetti autorizzati a detenere armi da fuoco. La scelta estrema di limitare la detenzione legale di armi in Italia così come avvenuto, ad esempio, in Gran Bretagna, è gravata da incertezze sull’efficacia: la crescente richiesta di sicurezza motiva alcuni cittadini a disporre di armi da fuoco, il gran numero di persone che pratica legittimamente attività sportive e ricreative che prevedono l’uso di armi, quali la caccia ed il tiro sportivo, sono fattori che rendono poco probabile, nel nostro Paese, l’attuazione di modifiche legislative in senso restrittivo. Il miglioramento della ricerca in tale ambito rappresenta, tuttavia, una priorità affinchè i metodi di prevenzione attuati in futuro risultino efficaci senza comportare penalizzazioni al settore delle armi ed inutili aggravi al Sistema Sanitario Nazionale ed ai cittadini. Il fenomeno dell’abuso delle armi legali necessita, ai fini di una migliore programmazione degli interventi, di una rivalutazione multidisciplinare psichiatrica, psicologica clinica e psicoterapeutica con riscontri su una popolazione più ampia, per quanto in lavori condotti in Italia e nelle statistiche ISTAT non sia indagata la natura legale o illegale delle armi da fuoco utilizzate per compiere omicidi e suicidi a cui si aggiunge la mancanza di un dato di fondamentale importanza quale il numero totale di armi legalmente detenute nella popolazione per anno. La valutazione psichica in materia di armi continua a rappresentare un problema di grande spessore e di ampio respiro destinato a rimanere rilevante anche nei prossimi anni ed è, pertanto, necessario che eventuali misure legislative siano fondate su evidenze e dati scientifici. BIBLIOGRAFIA 1 Krug EG, Mercy JA, Dahlberg LL, Zwi AB. The world report on violence and health. Lancet 2002; 5: 1083-8. 2 Richmond TS, Cheney R, Schwab CW. The global burden of non-conflict related firearm mortality. Inj Prev 2005; 11: 348-52. 3 Weiner J, Wiebe DJ, Richmond TS, Beam K, Berman AL, Branas CC, et al. Reducing firearm violence: a research agenda. Inj Prev 2007; 13: 80-4. 4 Ajdacic-Gross V, Killias M, Hepp U, Gadola E, Bopp M, Lauber C, et al. Changing times: a longitudinal analysis of international firearm suicide data. Am J Public Health 2006; 96: 1752-5. 5 Kapusta N.D., Etzersdorfer E., Krall C., Sonnek G. 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