Dossier Speciale 25 anni
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Dossier Speciale 25 anni
primopianospeciale anniversario AIAB Giubiliamo AIAB compie 25 anni. Età di piena maturità e sviluppo. Età in cui si ha consapevolezza del mondo e del proprio ruolo, dei propri limiti e potenzialità. Età in cui è massimo il vigore e più forte il desiderio di cambiare il pianeta rendendolo migliore e più accogliente. Età in cui si compie la crescita definitiva. Nel caso di AIAB è crescita di un corpo collettivo, fatto di donne e uomini, ma in fondo anche di piante e animali, di lieviti, di idee e progetti. Nei suoi 25 anni di vita, AIAB ha contribuito al riconoscimento del biologico tra le politiche agricole e di ricerca. Lo ha tutelato da aggressioni e sofisticazioni, qualificato con criteri più rigorosi di quanto previsto dalla regolamentazione, riconosciuto come modello di sviluppo e di promozione sociale, oltre che come metodo colturale. AIAB ha ora raggiunto il suo primo Giubileo durante il quale ha contribuito al percorso di rigenerazione dell’agricoltura e – nel suo piccolo – delle coscienze. Ne siamo orgogliosi! primopianospeciale 25 anni di AIAB 25 anni di coevoluzione con il bio Quest’anno AIAB compie venticinque anni. È stata costituita il 17 settembre 1988 a Torino in un’epoca in cui il biologico muoveva i suoi primi passi in forma organizzata e si volle dare un respiro nazionale capace di futuro, trasformandosi in poco tempo nella protagonista del bio italiano. La sua storia riassume quella dell’agricoltura biologica in Italia e i suoi ideali fondanti sono diventati patrimonio comune della società di Cristina Grandi La storia di AIAB inizia ancora prima dalla sua costituzione formale. Le sue radici risalgono agli inizi degli anni Ottanta, quando le aggregazioni regionali che promuovevano l’agricoltura biologica diedero vita alla commissione “Che Cos’è Biologico?” con il fine di discutere gli aspetti tecnici del metodo biologico e arrivare alle prime norme unitarie che, poi, sarebbero diventate parte del regolamento europeo. Dopo cinque anni di proficua discussione della Commissione, dal 1983 al 1988, nacque AIAB, con una struttura federativa che raggruppava i soggetti più strutturati a livello regionale. Fin da allora, l’associazione ha rappresentato produttori, tecnici e cittadini che volevano un diverso rapporto tra uomo-terra e tra produttori. In questi venticinque anni, AIAB è stata il punto di riferimento per rispondere ai bisogni che man mano si presentavano nel mondo del biologico senza smarrire lo spirito e l’originalità dei primi tempi. Nei primi anni l’associazione si è concentrata nella definizione delle norme di produzione dell’agricoltura biologica italiana, scrivendone i diversi disciplinari e organizzando un sistema di controllo e certificazione. Sistema che diventò il più grande e prestigioso in Italia ed è rimasto attivo fino al 2000. Il suo ruolo è stato così importante che, nonostante siano passati tredici numero 140-141 luglio/ottobre 2013 II anni, ancora oggi molti credono che AIAB sia anche un organismo di controllo. Con il nuovo millennio, AIAB ha sempre più assunto la veste di organizzazione di promozione sociale, culturale e politica, promuovendo una robusta rete di alleanze, anticipando e organizzando con le sue campagne nuove tendenze. L’anno 2000 fu uno spartiacque per l’associazione, poiché smise di fornire i servizi di controllo e certificazione per lanciare la sua prima e più importante campagna: la BioDomenica, ricevuta con entusiasmo dai produttori e dai consumatori. In quel periodo, AIAB intensificò anche la sua azione per l’introduzione dei cibi biologici nelle mense, ottenendo una importante conquista con la Finanziaria del 2000 che impose il loro utilizzo, ma incrementò anche il suo impegno nella rete degli agriturismi bioecologici, iniziati qualche anno prima. Poi, fu un susseguirsi di iniziative: la campagna PrimaveraBio, la rete delle aziende aperte e delle biofattorie didattiche, il progetto Bio di Qualità che promosse i gruppi d’acquisto, i gruppi d’offerta dei produttori, i mercati nazionali e internazionali. Un dinamismo continuo che, negli ultimi anni, ha aggiunto nuove aree di intervento come l’agricoltura sociale e i biodistretti. Tutte iniziative che hanno visto l’associazione ricoprire un ruolo pionieristico e di avanguardia. Un impegno costante al fianco dei suoi soci L’associazione ha sempre svolto alcune attività fin dall’inizio, come la partecipazione a fiere nazionali e internazionali del settore, cosi come la gestione di marchi come il garanziaAIAB, sostenendo i propri soci nella promozione dei suoi prodotti di alta qualità. Nel 1990 fonda il periodico BioagriCultura, l’unico specializzato nel settore che ha resistito nel corso di tutti questi anni. Una voce autorevole per la causa del biologico e, allo stesso tempo, un strumento efficace di diffusione del “saper fare”, al quale negli ultimi anni si sono affiancati il sito www.aiab.it, le newsletter Bioagricultura Notizie e Il MangiaBio e la divulgazione tramite social network come Facebook e Twitter. La ricerca applicata, basata sui bisogni degli agricoltori e sulla loro partecipazione ha giocato e gioca, tuttora, un ruolo importante in AIAB, introducendo novità tecniche e diversi elementi di innovazione produttiva, organizzativa e di sistema. Così come è grande e costante l’impegno dell’associazione nella formazione e in tutti gli aspetti dell’agricoltura biologica, con docenti di eccezione come gli stessi agricoltori e allevatori che praticano il metodo bio abitualmente. AIAB ha coniugato la sua vocazione locale con l’impegno internazionale. Dapprima con una partecipazione intensa nell’IFOAM (la Federazione Internazionale dei Movimenti che promuovono l’Agricoltura Biologica) sostenendo le istanze e collaborando alla redazione degli standard di base IFOAM. Successivamente, con un impegno europeo costante in IFOAM EU (la rete europea di IFOAM) e, più recentemente, ne La Via Campesina. La rappresentanza politica In questi venticinque anni AIAB ha mantenuto costante la rappresentanza nazionale degli interessi dei produttori biologici italiani e dei cittadini consumatori, pur mantenendo radicata la valenza locale con ben diciotto associazioni regionali che assistono gli operatori e promuovono l’agricoltura biologica presso gli enti pubblici, le mense e i cittadini. Un impegno politico importante che ha visto AIAB in prima linea, come nella campagna contro gli organismi geneticamente modificati, realizzata insieme ad una miriade di organizzazione della società civile o in quelle a favore dell’affitto delle terre demaniali ai giovani agricoltori o contro l’uso dei neonicotinoidi in agricoltura, perché dannosi per le api. I soci fondatori di AIAB sono stati Agrisalus, AAM Terra Nuova, CLAB (Coordinamento Laziale per l’Agricoltura Biologica), CTPB (Coordinamento Toscano Produttori Biologici), CONFABI (Consorzio Friulano Agricoltori Biologici), CVT (Coordinamento Veneto Terra Nuova), Coordinamento Siciliano per l’Agricoltura Biologica, Cooperativa Cultura e Vita (Kultur un Leben) di Bolzano e la Cooperativa Nuova Terra di Cuneo. Ai quali si aggiungono quasi immediatamente Bioagricoop di Bologna e l’Associazione La Terra Vivente di Trento. Il suo primo presidente è stato Armando Mariano. III primopianospeciale 25 anni di AIAB I presidenti raccontano… 25 anni di storia, 5 presidenti, tanti cambiamenti nel mondo dell’agricoltura biologica che, in questi anni, ha assunto sempre più un’identità riconosciuta e apprezzata. A raccontarci i punti salienti che hanno fatto la storia dell’associazione sono appunto i primi cinque protagonisti dell’AIAB che, in queste pagine, ripercorrono con noi le tappe salienti che hanno segnato il movimento del biologico, il loro mandato, lo sfondo politico e quanto ha mosso tali cambiamenti di Sabina Galandrini «Sono tanti i momenti salienti della mia presidenza anche se, a segnare quegli anni è stato l’arrivo del regolamento comunitario nel 1991, che ci ha obbligati a cambiare i nostri termini di riferimento, un evento che, inevitabilmente, ha dato inizio a tutto». Riprende, così, con le parole di Franco Zecchinato, il secondo presidente di AIAB, il racconto delle tappe fondamentali della crescita dell’associazione. Un percorso che avevamo iniziato a delineare con un’intervista al primo presidente, Armando Mariano, nello scorso numero di BioagriCultura. « In quegli anni, AIAB era una fucina di relazioni e di collaborazioni – prosegue Zecchinato in carica dal 1993 al 1999 –. Era il momento dell’esplosione e AIAB era in una fase di entusiasmo e maturazione dei rapporti professionali. L’esperienza che ricordo maggiormente è stata quella di applicare il sistema di controllo al nostro impianto di relazioni. Abbiamo adattato le prerogative di relazione con il territorio legate al regolamento, in una continua evoluzione le abbiamo incrociate con la nostra idea di organizzazione delle strutture, dei rapporti con il mondo dei consumatori. La progressiva numero 140-141 luglio/ottobre 2013 IV burocratizzazione obbligata e imposta dal sistema di controllo, poi, è stata deleteria dal punto di vista relazionale. In quel momento, eravamo molto proiettati nel futuro, probabilmente, più incisivi a livello sociale e riuscivamo a catalizzare forze e interessi. Ricordo, ad esempio, - conclude Zecchinato - il primo approccio con la problematica del transgenico che, per alcuni di noi, sembrava addirittura non essere un problema, perché all’epoca alcuni pensavano si potesse fare un buon biologico con i semi OGM. All’inizio, noi esistevamo perché eravamo affiancati da un numero di soggetti e produttori controllati che diventavano soci automaticamente, poi, dopo il ’99, ovvero al momento in cui si è separato il sistema di controllo, abbiamo iniziato a capire che dovevamo recuperare la capacità di fare associazionismo e politica che, alla fine, ci eravamo un po’ persi». A dare voce al terzo mandato presidenziale di AIAB è Vincenzo Vizioli, in carica dal 1999 al 2005, raccontandoci i suoi anni di impegno politico. «Dall’entrata in vigore del regolamento europeo c’è stato un altro cambiamento so- stanziale: il biologico passa da proprietà di una cerchia ristretta di coraggiosi e lungimiranti obiettori di coscienza a biologico di massa riconosciuto e ufficialmente certificato. Proprio in funzione di questo cambiamento, l’avvenimento più importante durante la mia presidenza è stata la scelta di AIAB di separare l’attività di controllo, dal ruolo di guida del biologico italiano, diventando associazione di produttori, tecnici e consumatori. Un passaggio, che ha comportato la costruzione di un organismo di controllo al servizio dei produttori: ICEA, a cui è stato lasciato un patrimonio economico e di rapporti fantastico, perché le aziende erano controllate, ma anche parte del percorso di AIAB, quindi con un forte senso di appartenenza. Un momento necessario per la crescita e lo sviluppo del biologico dove ognuno doveva fare molto bene il proprio mestiere. Questo purtroppo gli organismi di controllo, ICEA compresa, non l’hanno capito, gestendo marchi, organizzando premi e fiere, pretendendo di avere voce su temi non di loro competenza, contribuendo così a minare la terzietà e la credibilità del sistema con cui oggi facciamo pesantemente i conti. Il dato nuovo e importante di questo passaggio è però che, tramite AIAB, il mondo del biologico ha iniziato a discutere di politica agricola. Questo è stato, a mio avviso, uno dei cambiamenti fondamentali dell’associazione perché, mentre la discussione sulla strategia agricola fino a quel momento era stata sempre delegata, erroneamente, alle associazioni di categoria, AIAB, da quel momento in poi, è divenuta un soggetto politico che ha iniziato a discutere di politica agricola e di biologico come strumento di governo e di gestione del territorio al pari degli altri soggetti, sebbene questi continuino a viversi tale aspetto come una indebita intrusione nel loro orto. La rilettura dei documenti politici che hanno guidato i nostri percorsi assembleari fa capire su quali fondamenta si è costruita e si costruisce l’AIAB che vogliamo. Quei documenti parlano, con diversi anni di anticipo, anche di temi che oggi sono la bandiera condivisa e plaudita dello Slow Food di Carlo Petrini, la base di Campagna Amica e del Km 0 della Coldiretti, nonché le premesse, poi sempre smentite nella fase applicativa, di tutti i documenti preparatori di riforma della PAC e PSR. Forse il 25° deve essere occasione di riflessione di come abbiamo gestito/regalato, intuizioni che hanno cambiato non solo il biologico ma una parte dell’agricoltura italiana». Per proseguire nel racconto della storia dell’associazione ci siamo rivolti ad Andrea Ferrante, presidente dell’AIAB dal 2005 al 2011. «Sicuramente l’avvenimento fondamentale di quegli anni è stato il nuovo regolamento europeo 834/2007 che ha consacrato il bio come una delle politiche di qualità dell'agricoltura europea. Anni in cui, a fronte di una avanzata travolgente del mercato dei prodotti bio, grazie all'apporto di AIAB, si è mantenuto saldissimo il portato etico-culturale del biologico che, oggi, rappresenta anche il futuro stesso del bio, che non può essere ridotto ad un semplice metodo di produzione. Inoltre, la decisione di AIAB, nel corso del Congresso di Venezia del 2008, di aderire a La Via Campesina, il più importante movimento contadino mondiale, ha riaffermato la centralità del produttore come elemento essenziale per poter affermare la sovranità alimentare e il biologico come strumento per l’applicazione della sovranità alimentare. Ecco, questa è probabilmente la più importante sfida che, durante il mio percorso di presidente, ho condiviso con l’associazione. All'AIAB, questa straordinaria comunità di produttori, tecnici e cittadini che hanno animato questa associazione in questi 25 anni – conclude Ferrante - a chi se n’è andato e a chi verrà, grazie alla nostra grande capacità di coinvolgere sempre nuove persone, rimane la sfida del futuro di rafforzare il nostro movimento in condivisione, in rete e in solidarietà». In conclusione Alessandro Triantafyllidis termina la storia di AIAB raccontando gli ultimi due anni del suo mandato. «Sicuramente gli accadimenti che hanno caratterizzato maggiormente questi ultimi tempi e, quindi, la mia presidenza dal 2011 ad oggi sono stati quelli legati alla frode nota come “Il gatto con gli stivali”, avvenuta subito dopo il mio insediamento e piuttosto difficile da gestire, e la discussione sulla riforma PAC. Fino ad ora la Politica Agricoltura Comune aveva infatti sup- V portato in maniera molto blanda lo sviluppo dell’agricoltura biologica: in tutto il continente europeo, e in Italia in particolare, il biologico si è sviluppato soprattutto grazie all’imprenditoria e grazie alla spinta dal basso da parte dei produttori e da parte dei consumatori. Sicuramente la PAC ha favorito la classica misura agroambientale che adesso sarà addirittura superata con una misura ad hoc per l’agricoltura biologica. Questo si può considerare un passo in avanti, così come lo è stato il riconoscimento nel primo pilastro e, quindi, nei pagamenti diretti alle aziende agricole del biologico. Ovviamente questo non basta: se vogliamo avere una Politica Agricola Comune che sia di reale sostegno allo sviluppo di tutto il settore, abbiamo bisogno che si vada ad incidere in tante misure dello sviluppo rurale. Intendo, soprattutto, nelle misure che riguardano l’associazionismo». «A livello più associativo invece – riprende Triantafyllidis – quello che sta caratterizzando il mio mandato politico è sicuramente un ritorno al dare spazio alle aziende agricole e importanza ai servizi commerciali svolti da AIAB, come il marchio per la tutela del biologico italiano e delle filiere italiane. Quello che auguro all’AIAB è di festeggiare, pertanto, altri 25 anni con lo stesso spirito di movimento e non aver perso quanto ci ha motivato per arrivare fino a qui per continuare ancora insieme». Armando Mariano il presidente di AIAB dal 1988 al 1993 racconta i primi passi dell’associazione (da BioagriCultura 139) Per ripercorrere la storia dell’associazione, nello scorso numero, avevamo intervistato, il primo presidente di AIAB, Armando Mariano, che ci aveva raccontato i primi passi compiuti in quegli anni. Ve ne riportiamo un estratto saliente. Qual è stato il contesto sociale e politico dei primi anni ‘80 che ha portato alla costituzione di AIAB? «Erano momenti intensi, verso la fine degli anni ‘70, inizio anni ‘80 io mi ero trasferito in campagna nel ‘77, lasciando il mio lavoro di rappresentante di un’istituto di credito agrario. Come agronomo mi dispiaceva vedere gli agricoltori in balìa dei rappresentanti degli agro-farmaci, e volevo passare dall’altra parte e provare un modello produttivo nuovo non dipendente dall’esterno. Mi trasferii con tutta la famiglia, moglie e quattro figli, a Villafaletto, in provincia di Cuneo. Non avevo le idee chiare, ma da subito volevo coltivare senza input chimici. Mi avvicinai al professor Garofano di “Suolo e Salute” (pioniere in Italia e in Europa del metodo organico-minerale) e ai quei pochi che la pensavano come me. Inizialmente incontrai problemi enormi nella gestione del mio frutteto, sentii parlare di questo movimento “semiclandestino” del biologico, entrai in contatto con il coordinamento toscano e poi quello veneto. Ci scambiavamo conoscenze ed esperienze, da questi nostri incontri nacque la Commissione “Che cos’è biologico”. L’agricoltura biologica è stato il mezzo per esprimere quello che avevamo dentro: realizzare un modello di vita più semplice, pulito, umano e produrre cibo sano per la salute dell’uomo e dell’ambiente. C’era un sogno comune, molto forte. Ci si confrontava in maniera fraterna, anche litigando talvolta. Volevamo tutti un mondo migliore e le nostre differenze si perdevano. Cercavamo avidamente informazioni tecniche e scientifiche, che ci numero 140-141 luglio/ottobre 2013 VI potessero far compiere un salto di qualità, andammo fino in Svizzera ed in Germania per cercare contatti. La grande spinta è venuta dal coordinamento veneto e da quello laziale che erano tra i più organizzati, tutti insieme abbiamo iniziato a lavorare sulla definizione di biologico, le norme di produzione e controllo. Non la pensavamo tutti nello stesso modo, c’era chi era più rigido, chi più idealista, chi più pratico, ma si lavorava in maniera molto semplice e “spartana”, sempre in clima di amicizia, incontrandoci a Verona, Roma, Bologna, dormendo negli ostelli o istituti di vario tipo e mangiando panini». Una volta creata l’AIAB quali sono stati i primi passi che avete fatto? «Abbiamo subito preso contatto con le istituzioni ed il Ministero, poi ci fu da recepire il regolamento bio (1991) offrimmo le norme elaborate dalla nostra Commissione sul biologico alle istituzioni pubbliche. Abbiamo cercato di coordinarci tra i vari movimenti bio che, nel frattempo, erano nati. C’erano comunque divergenze, tra chi voleva spingere di più sulla produzione, chi porre attenzione sugli aspetti culturali e del consumo, chi vedeva prioritario rivolgersi al mercato potenziale». Sono cambiati i tempi, i valori del biologico sono rimasti inalterati rispetto a venticinque anni fa? «Il concetto del biologico è cambiato molto. Adesso è divenuto molto più concreto e realistico, più facile da realizzare. Conosco poco l’animo dell’associazione attuale ma, a livello generale, penso che si sia ampliato molto il lato commerciale, e, forse, si è perso un poco lo spirito idealistico che portava con sé una visione nuova, la proposta di uno stile di vita diverso. Il biologico dovrebbe proporre una vita più semplice, legata ai ritmi della natura e delle produzioni, meno rapida». primopianospeciale 25 anni di AIAB Dopo 25 anni, uno sguardo al futuro Un fattivo e laborioso cammino lungo 25 anni che ha visto l’AIAB protagonista delle più significative conquiste raggiunte dal biologico. Accontentarsi, però, non rientra nella mentalità dell’associazione che, attraverso il suo presidente, traccia le strategie da percorrere per evitare rischi ed ostacoli, ma soprattutto per migliorare e potenziare un settore che, oggi più che mai, necessita di politiche e regole mirate di Alessandro Triantafyllidis In questi 25 anni se n’è fatta di strada. Dall’epoca dei pionieri e delle prime associazioni regionali che si riunivano in nome di una nuova agricoltura, ad oggi: il biologico rappresenta quasi il 10% di superficie nazionale convertita, circa il 3% del fatturato agro-alimentare nazionale e 2 cittadini su 3 comprano bio, anche se saltuariamente. Siamo arrivati? È questo il limite che ci eravamo posti? E cosa sarà del movimento bio tra 25 anni? Sarà ancora un movimento o sarà solamente un’etichetta buona per il mercato? Avremo cambiato il modello agro-industriale imperante, o saremo solo una delle tante agricolture possibili? Se il biologico non si evolve, il rischio che correrà a breve è il sorpasso, o l’equiparazione a metodi o discipline produttive che puntano a concetti singoli ben precisi ma di minor portata: dall’agricoltura montana e di fattoria, dal chilometro zero, all’agricoltura integrata e alla “bufala” dell’agricoltura conservativa al glifosate. Il bio quindi non deve fermarsi qui. Queste, secondo noi, le prossime priorità politiche. VII Il Regolamento Innanzitutto, il regolamento che la Commissione ha annunciato di voler rivedere circa un anno fa e che dovrebbe trovare compimento nel 2016. La Commissione propone tre scenari. Primo: mantenere lo status quo. Secondo: garantire maggiori e nette aperture al mercato. Terzo: basarsi sui principi fondanti del bio diminuendo le deroghe, in sintesi: “alzare l’asticella”. Per il secondo scenario la Commissione intravede un iniziale incremento del mercato che, però, alla lunga non terrà a causa dell’aumento della disaffezione e mancanza di sicurezza da parte dei consumatori. Per il terzo scenario ipotizza una stasi o addirittura una leggera decrescita per poi ricrescere, con garanzia di maggiore tenuta e maggiori redditi per gli agricoltori. Non vi è dubbio che AIAB sostiene con forza la terza ipotesi: il rafforzamento dei principi all’interno del regolamento. Il principio (che deve diventare pratica) del risparmio idrico, della diminuzione della dipendenza dall’energia fossile, della mitigazione del cambiamento climatico me- diante la copertura del suolo e le tecniche agronomiche dovranno far parte del prossimo regolamento. La Certificazione Il controllo e la garanzia rappresentano, forse, l’ambito che più deve evolvere per dare sostegno alla crescita del settore. Al momento è rigido (produce una barriera all’entrata delle piccole aziende) e fallace: vedi frodi su import e mancanza di professionalità di alcuni organismi e, all’interno degli stessi, delle singole persone. Noi proponiamo la decisa cessazione del con- La PAC L’Europa ha appena deciso di continuare con la vecchia politica con poco coraggio e pochi cambiamenti. Ancora per i prossimi sette anni lavoreremo per far sì che nel 2020 vi sia veramente una riforma della PAC con lo Sviluppo Rurale che diventi il vero strumento della politica agricola europea. Nel frattempo, nei prossimi mesi, la priorità politica di AIAB sarà individuare nello Sviluppo Rurale e nei PSR regionali un supporto adeguato alle misure utili allo sviluppo dell’agricoltura biologica, della filiera corta e dell’approccio allo sviluppo territoriale. Il PSR che verrà presenta una serie di misure interessanti, a partire da quella sulla cooperazione. Le Regole flitto di interessi fra organismi di controllo e aziende da loro controllate, di alzare il livello di professionalità degli ispettori garantendo a tutti la stessa formazione realizzata da un ente diverso dallo stesso OdC e l’istituzione dell’albo nazionale dei tecnici controllori, con previsione anche di espulsione per gravi illeciti. Inoltre, il sistema di certificazione deve garantire maggiore facilità di accesso alle singole aziende o riunite in gruppi o in territori omogenei. Si deve aprire alla certificazione di gruppo, attuabile solo in determinate circostanze produttive e geografiche. Si deve semplificare la burocrazia per le piccole aziende, magari lasciando agli Ispettorati Agrari Regionali il compito diretto del controllo delle piccolissime aziende (al di sotto dei 7.000 € di fatturato che esonerano la tenuta della contabilità IVA). Iniziare a sperimentare nel prossimo Piano di Sviluppo Rurale i Sistemi di Garanzia Partecipativa (SPG) che, se ben realizzati, potrebbero essere un altro strumento di certificazione legale nel lungo periodo per la certificazione dei DES (Distretti di Economia Solidale), GODO o altri canali organizzati di filiera corta tra cittadini e produttori. numero 140-141 luglio/ottobre 2013 VIII Il futuro che abbiamo davanti si preannuncia sofferto per quanto riguarda le finanze pubbliche; in questo contesto diventa ancora più importante lo sviluppo di politiche e di regole per lo sviluppo del settore, al di là del mero incentivo. Come Paese leader della produzione bio europea abbiamo bisogno di una legge nazionale di supporto al settore, che manca da troppo tempo. Con la PAC sempre avara di incentivi diretti al bio, bisogna percorrere nuove strade. Ad esempio, con incentivi indiretti tesi a promuovere le produzioni biologiche attraverso la previsione di misure e sgravi fiscali mirati. L’agricoltura biologica deve essere un caposaldo nel declinare a livello agricolo il concetto di Green Economy che deve, a sua volta, diventare programma di governo a livello nazionale e globale. In questo senso AIAB ha già raggiunto l’obiettivo posizionando l’agricoltura bio, insieme allo stop al consumo di suolo e al rilancio dell’occupazione agricola, come obiettivo inderogabile della Green Economy Italian style. Modello agricolo Il biologico è il movimento di punta di un modello agricolo nazionale basato su tradizione, ecologia e presidio territoriale che esclude in maniera chiara gli OGM. L’adozione della clausola di salvaguardia da parte del Governo diventa atto irrinunciabile. Accesso alla terra Dopo decenni di declino, oggi verifichiamo una buona potenzialità di ritorno alla terra. Ma l’accessibilità a questo bene è spesso proibitiva, va dunque facilitata da un’apposita normativa e favorita la locazione delle terre pubbliche. Nel 2038, tra ulteriori 25 anni, spero che il bio avrà raggiunto almeno il 30% della superficie coltivata europea, un ettaro su tre condotto senza uso di diserbanti e pesticidi di sorta, ma con sapienza ecologica e cura agronomica. primopianospeciale 25 anni di AIAB Biodomenica, PrimaveraBio e GODO: come promuovere il buon cibo biologico Coinvolgere e sensibilizzare i cittadini ad un consumo consapevole, etico ed ecocompatibile, scegliere l’agricoltura biologica come principale risposta al benessere umano e ambientale: questi i temi principali su cui sono state ideate le campagne di AIAB che, ormai da anni, con migliaia di iniziative sparse su tutto il territorio nazionale, avvicinano cittadini, consumatori, sostenitori e curiosi al mondo dell’agricoltura biologica… di Cristina Grandi e Laura Lincesso La Biodomenica Correva l’anno 2000. In Italia dilagava l’allarme per l’Encefalopatia Spongiforme Bovina (BSE), meglio conosciuta come morbo della “mucca pazza”, che provocò una forte sfiducia da parte dei cittadini e un immediato calo dei consumi. In quegli anni, le problematiche legate all’allevamento intensivo sono state al centro dell’attenzione dei mezzi di comunicazione, favorendo una maggiore sensibilità dei consumatori. L’attenzione alta creò un terreno fertile per dare risalto all’approccio dell’agricoltura biologica come metodo più salubre e rispettoso per la produzione del cibo. Fu proprio in questo contesto che venne realizzata la prima manifestazione rivolta ai cittadini di promozione e sensibilizzazione all’agricoltura biologica: la Biodomenica, giornata nazionale del biologico. L’evento domenicale nelle principali piazze italiane è stato ideato per avvicinare i produttori biologici ai cittadini, la campagna alla città. Erano anni in cui i concetti come filiera corta, chilometro zero e gruppi di acquisto avevano ancora caratteristiche marginali. Per questo, la Biodomenica, organizzata da AIAB, fu la prima di una lunga serie di eventi che lenta- IX mente iniziarono ad “attecchire” nelle piccole e grandi realtà urbane della Penisola. Nella prima edizione, realizzata con il supporto di Legambiente e Coldiretti in cento piazze italiane, vennero coinvolte le aziende biologiche presenti in ogni regione, con l’obiettivo di avvicinare i cittadini ai prodotti biologici. La risonanza mediatica della Biodomenica fu fortissima e i principali quotidiani nazionali diedero risalto all’iniziativa che venne valorizzata proprio per la sua portata innovativa. «Per la prima volta il mondo agricolo usciva dall’anonimato – afferma Enrico Erba, ideatore della campagna –. Fummo i primi a dar vita ad un filone che, da lì a poco, avrebbe preso piede in Italia, quello del contatto diretto con i produttori e, quindi, con del cibo buono, sano e fresco». La Biodomenica, giunta alla XIV° edizione, non è un semplice mercatino domenicale, ma un luogo d’incontri, dibattiti, mostre e workshop. La piazza diventa la possibilità d’interscambio per due mondi che s’incontrano: campagna e città. Gli agricoltori e gli allevatori raccontano ai cittadini le loro esperienze, promuovendo stili di vita più corretti, a partire dalla tavola. I consumatori acquisiscono un ruolo più consapevole e critico, attento alla salute personale, dell’ambiente e al benessere animale. La PrimaveraBio La stagione del rinnovamento e della fertilità diventa l’occasione migliore per vivere il risveglio della natura dopo il lungo inverno. La PrimaveraBio di AIAB nacque nel 2001 come campagna di educazione agroambientale dei consumatori. L’obiettivo era mostrare concretamente i metodi e i principi dell’agricoltura biologica a un mondo fisicamente lontano dalla terra e dalle sue dinamiche. Per avvicinare la città alla campagna, accorciando le distanze tra tessuto urbano e rurale, e promuovere un rapporto più stretto e diretto tra consumatori e produttori, le aziende biologiche del territorio nazionale aprono le porte a cittadini, studenti, insegnanti e a quanti stanno avviando orti e giardini urbani alla ricerca di suggerimenti e ispirazioni. Un approccio esperienziale per far conoscere il metodo biologico e la sua capacità di produrre cibi di alta qualità nella salvaguardia dell’ambiente e dei beni comuni. «Le persone vogliono vedere per credere - sostiene Cristina Grandi, promotrice della PrimaveraBio di AIAB. - Questo è uno dei motivi per i quali organizziamo questa campagna. L’intenzione è far conoscere quei miracoli della natura e dell’intelligenza umana che sono le fattorie biologiche, dimostrando a tutti che è possibile produrre alimenti senza inquinare l’ambiente, salvaguardando la salute degli agricoltori e dei consumatori». Sono passati tredici anni dalla prima edizione della campagna, e ogni primavera, da Nord a Sud, le aziende bio accolgono gli amanti del cibo naturale e del gusto, organizzando visite guidate, visite dinumero 140-141 luglio/ottobre 2013 X dattiche, degustazioni, dimostrazioni pratiche sulla produzione, laboratori di trasformazione e incontri tra produttori e consumatori. Gli agricoltori riacquisiscono un ruolo sociale, oltre che economico, diventando così i protagonisti di un percorso d’apprendimento da parte del consumatore che conferma l’agricoltura biologica come il metodo ecosostenibile per la produzione di cibo di qualità. GODO - Gruppi Organizzati di Domanda e Offerta Da diversi anni uno dei principali servizi che AIAB offre ai soci sostenitori è la campagna GODO, i Gruppi Organizzati di Domanda e Offerta, un gruppo organizzato di produttori e consumatori associati ad AIAB, costituito allo scopo di promuovere l’incontro fra la domanda e l’offerta di prodotti biologici del territorio. La creazione di gruppi d’acquisto nasce dalla consapevolezza dei produttori e dei consumatori di avere obiettivi comuni e di trovare nuove forme di incontro, scambio e collaborazione. L’acronimo GODO è stato scelto per sottolineare l’aspetto edonistico che deve essere il primo motivo di scelta dei prodotti bio rafforzato dalla consapevolezza di fare la cosa giusta, non solo per il proprio palato e per la propria salute, ma anche per l’ambiente e per il territorio. L’esperienza dei GODO nacque nel 2004 a Roma, all’interno di un progetto di promozione del biologico. Per la prima volta, infatti, sorgeva l’esigenza di raccogliere e organizzare da una parte l’offerta degli agricoltori, dall’altra la domanda dei consumatori di prodotti bio. La novità del GODO rispetto al Gruppo di Acquisto Solidale (GAS) è che l’AIAB al suo interno svolgeva il ruolo di intermediario culturale, creando un circuito che racchiudeva domanda e offerta. Le aziende biologiche del Lazio vennero organizzate in un consorzio e i prodotti disposti, a seconda delle richieste, nei cosiddetti “cassettoni bio” e distribuiti direttamente ai consumatori. La positiva esperienza del Lazio venne poi replicata ad Ascoli Piceno, con l’aiuto della Provincia, e in Umbria, dove il personale dell’AIAB Umbria ha creato, fino ad oggi, sei punti di distribuzione coinvolgendo oltre 250 famiglie. I Gruppi Organizzati di Domanda e Offerta sono poi stati creati in numerose regioni italiane. La principale attività dei GODO è l’acquisto collettivo di prodotti direttamente da aziende agricole biologiche certificate che si trovano nell’ambito territoriale di riferimento del gruppo o nelle zone vocate più vicine per quei prodotti non coltivati in regione. Proprio perché scegliere dei prodotti biologici vuol dire anche rispettare i cicli stagionali, consumare prodotti locali e freschi, riducendo così anche l’impatto ambientale ed economico del trasporto. primopianospeciale 25 anni di AIAB Le azioni di promozione ed i servizi ai soci Per la promozione dell’agricoltura biologica AIAB ha favorito la garanzia di processi di tracciabilità della produzione e della distribuzione, compiendo azioni strategiche come la realizzazione di disciplinari privati, attuabili in differenti settori di produzione: dal comparto alimentare a quello dei mezzi tecnici utilizzabili in agricoltura biologica, fino al crescente mondo della cosmesi e detergenza bio di Fabio Ferraldeschi Negli anni AIAB si è posta come soggetto di promozione dell’agricoltura biologica, consapevole della necessità di garantire processi di tracciabilità della produzione e distribuzione che vedono protagonisti gli operatori biologici. Un lavoro reso possibile attraverso la ricerca di una sostenibilità economica, sociale ed ambientale. Per la realizzazione di tale scopo e al fine di facilitare l’accesso al mercato degli operatori bio, AIAB ha compiuto, nel corso della sua storia, diverse azioni strategiche tra cui la realizzazione di disciplinari privati attuabili in differenti settori di produzione, dal comparto alimentare a quello dei mezzi tecnici utilizzabili in agricoltura biologica, passando per il crescente mondo della cosmesi e detergenza bio: garanziaAIAB Italia è tutt’ora in Italia il marchio privato che garantisce maggiormente il concetto di italianità in un prodotto bio. Un alimento garanziaAIAB Italia può essere realizzato esclusivamente da aziende italiane e la sua materia prima deve provenire da operatori agricoli totalmente bio, ecco perché alcune delle più grandi realtà del settore hanno deciso di aderire allo standard e di inserire nelle etichette dei propri prodotti il logo garanziaAIAB Italia; garanziaAIAB di Filiera è la rete di operatori che usufruiscono dei servizi di promozione che AIAB svolge al fine di agevolare l’incremento della materia prima biologica di origine italiana. Tale traguardo è reso possibile grazie all’individuazione di filiere di prodotto biologico e di servizi realizzati per aiutare la nascita di reti aziendali che garantiscono processi di giusta retribuzione per tutti gli attori della filiera. Ne è un esempio la filiera garanziaAIAB dei cereali e proteici bio che coinvolge operatori di molte regioni italiane; Qualità Lavoro è lo standard realizzato in collaborazione con UILA, Unione Italiana dei Lavoratori Agroalimentari, dedicato esclusivamente agli operatori bio. Il disciplinare che regolamenta il marchio impone ai responsabili XI aziendali un percorso formativo per ottimizzare eventuali criticità in materia di organizzazione e sicurezza sul lavoro e gli operatori aderenti devono dimostrare la regolarità dei versamenti contributivi ai propri dipendenti; Agriturismi Bio-Ecologici è il logo disciplinato dal regolamento dedicato agli operatori biologici con attività agrituristica. Le aziende che aderiscono sono oggetto di un’attenta valutazione da parte di un tecnico AIAB in base alla quale vengono attribuite da una a cinque “margherite” che rappresentano il livello di qualità ambientale e dei servizi offerti dall’agriturismo. Alcune caratteristiche fondamentali che un Agriturismo Bio-Ecologico AIAB deve avere sono relative alla ristorazione bio, con pasti che devono contenere almeno l’80% di materia prima bio, oltre al cospicuo uso di energia da fonte rinnovabile; consigliatoAIAB è il marchio riservato ai mezzi tecnici utilizzabili in agricoltura biologica con cui AIAB consiglia l’impiego di prodotti compatibili con l’ambiente e rispondenti a requisiti etici, ambientali e tecnici. L’origine della materia prima di tali prodotti e l’intero processo di produzione devono essere accertati tramite controlli aziendali curati dall’associazione. Bio Eco Cosmesi – Detergenza Pulita – Tessuto Biologico sono i marchi nati dalla necessità di rispondere alla crescente domanda dei consumatori verso quei prodotti non disciplinati dal regolamento europeo sul metodo di produzione biologico, ossia i cosmetici, i detergenti per la pulizia ed i tessuti. Nel corso della sua storia AIAB è stata presente nelle più importanti fiere di settore sia in Italia che all’estero, organizzando aree collettive che hanno ospitato operatori bio italiani d’eccellenza: un’opera di promozione territoriale che, negli anni, si è sempre più rafforzata ed è in continua crescita a completamento del lavoro di divulgazione del metodo di produzione bio e dei servizi offerti agli operatori biologici italiani. primopianospeciale 25 anni di AIAB Gli interlocutori di AIAB In questi ultimi anni di attività l’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica ha avuto modo di confrontarsi e combattere al fianco di diversi interlocutori con i quali ha condiviso battaglie e ideali. La causa per l’accesso alla terra con La Via Campesina, la sovranità e sicurezza alimentare con il CISA e la campagna contro gli OGM con la Task Force italiana: sono gli esempi più rappresentativi della strada compiuta da AIAB al fianco di altre organizzazioni a cura di Andrea Ferrante e Luca Colombo La Via Campesina La Via Campesina è un movimento giovane (nel 2013 festeggia i suoi vent’anni) che ha avuto la capacità di ridare voce a tutti i contadini del mondo. Un nuovo protagonismo contadino che ha fatto uscire dal cono d’ombra la più importante attività economica e sociale che si svolge nel mondo. Nessuno come La Via Campesina ha lanciato nel 1996 la sovranità alimentare come cornice di riferimento di nuove politiche che devono fondarsi sui diritti fondamentali (diritto al cibo, all'accesso alla terra, all'acqua, alle sementi...). I diritti fondamentali ed il cambio dei modelli di produzione basati sull’agroecologia, la lotta allo sfruttamento economico ed ambientale da parte delle multinazionali, alle ingiuste regole nazionali ed internazionali, a partire degli Accordi commerciali sull’agricoltura promossi dall’Organizzazione Mondiale del Commercio, sono l’azione quotidiana de La Via Campesina. AIAB vi aderisce dal 2008. Comitato Italiano per la Sovranità Alimentare AIAB è parte integrante del Comitato Italiano per la Sovranità Alimentare (CISA) che raccoglie 270 organizzazioni aderenti, aggregando associazioni di categoria, organizzazioni non governative, sindacati, movimenti sociali e ambientalisti che hanno deciso di unirsi in una piattaforma nazionale. Il CISA segue con attenzione i grandi appuntamenti internazionali su agricoltura e sicurezza alimentare, elaborando analisi e proposte basate sull’esperienza e su una stretta collaborazione con le associazioni di piccoli produttori sparse in tutto il mondo. È anche in virtù di questi presupposti che, nel quadro delle attività di sostegno che CISA offre alla comunità internazionale delle organizzazioni sociali, AIAB ha giocato un ruolo di primo piano nella preparazione e animazione degli incontri mondiali per la sovranità alimentare che si sono tenuti a Roma in parallelo ai vertici FAO. numero 140-141 luglio/ottobre 2013 XII Task Force italiana contro gli OGM AIAB è parte attiva della Task Force italiana contro gli OGM, rete che raggruppa le più rappresentative associazioni agricole, ambientaliste, di consumatori e cittadinanza attiva con lo scopo di tutelare l’ambiente, il sistema agricolo e il cibo dalla contaminazione transgenica. AIAB ha, pertanto, sempre militato tra le realtà che si battono per un sistema di norme precauzionali in materia di OGM e per un sistema pubblico di vigilanza e controllo efficace, fino a prendere parte attiva nei presidi di legalità e antitransgenici, come avvenuto in Friuli nel 2010. La forte identità di salubrità che il biologico esprime e verso la quale i cittadini ripongono fiducia rappresenta un ulteriore elemento di vulnerabilità di fronte alle contaminazioni transgeniche. IFOAM e IFOAM EU IFOAM è la Federazione Internazionale dei Movimenti di Agricoltura biologica. Fin dal 1972 rappresenta a livello mondiale gli interessi dei movimenti di agricoltura biologica con associati in più di 100 Paesi del mondo. IFOAM EU è il gruppo di lavoro europeo che associa più di 160 organizzazioni, associazioni ed imprese dei 27 Stati dell’EU. L’obiettivo di IFAOM è l’adozione mondiale di pratiche ecologiche, sociali ed economicamente valide basate sui principi dell’agricoltura biologica. L'AIAB ne è socia dalla sua fondazione e la cita nel suo stesso statuto. AIAB è, da sempre, il volto più conosciuto del biologico italiano all'estero, prima come garante del biologico italiano e, poi, come rappresentante attivo, attento ed innovativo del movimento italiano in tutte le sedi internazionali. I soci di AIAB hanno, lungo tutta la nostra storia, fatto parte attiva di tutti gli organi dirigenti di IFOAM sia a livello mondiale che europeo. primopianospeciale 25 anni di AIAB Innovazione: Ricerca, FIRAB e Agricoltura Sociale AIAB facilita lo sviluppo dell’innovazione attraverso la partecipazione a programmi pubblici di ricerca fin dagli anni ‘90, quando ben poco spazio era dedicato al settore biologico e, più in generale, all’approccio agro ecologico nella ricerca agricola. Il ruolo di AIAB parte dalla divulgazione e si sposta verso la promozione di un vero e proprio modello di gestione della conoscenza che vede agricoltori, tecnici e ricercatori in un rapporto di collaborazione continuo. La costituzione della FIRAB e lo sviluppo del settore dell’Agricoltura Sociale rappresentano azioni concrete in questo senso… a cura di Luca Colombo, Cristina Micheloni e Anna Ciaperoni Nell’ambito tecnico-scientifico, negli anni ‘80 e ‘90, gli agricoltori biologici potevano trovare ben poco sostegno presso università ed istituti di ricerca italiani, molte esperienze venivano condotte a proprie spese e con rischi direttamente per l’azienda. Si poteva trovare qualche supporto presso enti stranieri come il GRAB francese, il FIBL svizzero, il Rodale Institute in Pennsylvania o l’Università di Witzenhousen in Germania. AIAB ha saputo raccogliere le diverse esperienze, contestualizzarle rispetto alle circostanze produttive nazionali e divulgarle in modo utile. In questa fase “empirica” rientrano tante giornate di studio sul campo, nelle località più disperse del sud della Francia o sulle montagne svizzere, ma anche tante discussioni con contadini, nostri soci e incontri di formazione davvero appassionanti. Da metà anni ‘90 anche in Italia aumentano le possibilità di effettuare ricerca in bio e alcuni ricercatori iniziano a cimentarsi, cambiando e ampliando il ruolo di AIAB: aggregazione della domanda di ricerca, pressione sugli enti finanziatori e sui ricercatori. Dal 1996 in poi, AIAB inizia ad effettuare ricerca applicata insieme ad istituti nazionali ed europei, introducendo concetti allora piuttosto innovativi: ricerca “in azienda” e non solo su parcelle sperimentali, partecipazione degli agricoltori alle osservazioni, alle metodologie e alla valutazione dei risultati, ricerca come base dell’evoluzione normativa. Un’ulteriore tappa è stata la costituzione, insieme ad Associazione Agricoltura Biodinamica, Legambiente e UILA, della Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica (FIRAB) quale realtà che faciliti il dialogo sui temi della sperimentazione e dell’innovazione in agricoltura biologica e biodinamica e che allarghi il campo di attività delle singole associazioni. La missione di FIRAB è volta a dare sostegno e spunti a una ricerca di base e applicata che si traduce in soluzioni concrete, nell’intento di raccordare operatori biologici e biodinamici, ricercatori e istituzioni. FIRAB, ormai giunta al quinto XIII anno di attività, opera in stretto raccordo con AIAB e con la sua “area ricerca” in particolare, in forma complementare o condividendo operativamente taluni progetti di produzione e socializzazione dell’innovazione tecnica e sociale, oltre a concorrere al ragionamento sulle politiche di ricerca sia a livello italiano che europeo. L’agricoltura sociale è un’ulteriore innovazione cui AIAB ha profondamente contribuito. Qualcuno la chiama retro-innovazione, ovvero innovazione che si ricollega, con nuove modalità e in contesti diversi, a pratiche agricole antiche, quando l’agricoltura contadina si faceva carico anche delle persone con disabilità psico-fisica e a rischio di marginalità sociale. Nel 2005 AIAB diventa “associazione di Promozione Sociale” allo scopo di esplicitare la funzione sociale dell’agricoltura biologica facendo, altresì, emergere la forte incidenza di aziende biologiche tra gli operatori agri-sociali. Nello stesso periodo AIAB avvia la costruzione di una rete di fattorie sociali biologiche e dà vita ad un’intensa attività di ricerca, informazione, formazione, promozione e disseminazione sul territorio delle pratiche di agricoltura sociale biologica. AIAB dà inoltre inizio a numerosi progetti pilota sull’inserimento lavorativo e l’inclusione sociale per persone “svantaggiate”, sulla sostenibilità economica delle aziende agri-sociali sull’agricoltura biologica nel sistema carcerario e l’inserimento lavorativo in aziende agricole di detenuti ed ex detenuti, sulla formazione in orticoltura biologica per minori sottoposti a misure penali. Insieme ad altre associazioni, nel 2010, ha promosso il Forum Nazionale dell’Agricoltura Sociale che ha elaborato una Carta dei Principi e le Linee Guida per una legge sull’agricoltura sociale. primopianospeciale 25 anni di AIAB Vocabolario: le parole chiave dalle Aiab regionali Tre aggettivi per dire BIO È durato venticinque anni e proseguirà ancora il lavoro in sostegno dell’agricoltura biologica, anche grazie all’impegno assiduo delle associazioni regionali di AIAB. Ecco perché ci siamo fatti raccontare la loro opinione sulla visione del biologico attraverso parole chiavi e slogan specifici sul tema Basilicata Sano, buono, naturale Calabria Naturale, affidabile, salutare Campania Innovativo, buono, sociale Emilia Romagna Autentico, tradizionale, sicuro Friuli Venezia Giulia Onesto, autentico, buono Lazio Ecologico, sociale, innovativo Liguria Sostenibile, buono, giusto Lombardia Consapevole, sostenibile, pulito Marche Partecipativo, impegnativo, multiforme Molise Autentico, fantasioso, sostenibile Piemonte Giusto, buono, vitale Puglia Giusto, etico, pulito Sardegna Etico, ecosistemico, operoso Sicilia Etico, sostenibile, rispettoso Umbria Complesso, sostenibile Veneto Fecondo, locale, sociale a cura della redazione Il concetto di bio sul territorio Basilicata: La scelta di vita di chi ama la vita. Calabria: Il modello di sviluppo del territorio adatto ad affrontare la crisi economica con risposte sostenibili e concrete. Campania: Il bio deve rappresentare la differenza, ovviamente positiva, rispetto ad un sistema di produzione convenzionale. Emilia Romagna: Agricoltura etica che si occupa del presidio del territorio, del rispetto di chi lavora la terra, dei luoghi degli animali e della sicurezza dei consumatori. Friuli Venezia Giulia: Agricoltura che sta in piedi senza bisogno di bluff, contributi e altre stampelle. Lazio: Modello di sviluppo del territorio che valorizza non solo le produzioni agricole, ma anche le persone che le producono. Liguria: Riscoperta dell’agronomia rispetto all’agrochimica. Dimensione sociale e ambientale del bio. Lombardia: Metodo di produzione agricola attento alla tutela del terreno, dei cicli naturali, dell’ambiente, delle produzioni agricole e dei lavoratori. Marche: Il biologico, ben definito nei principi del Reg. Eu 834/2007 è non solo un metodo di coltivazione, ma anche un esempio di impegno civile nei confronti delle generazioni future, sia con interventi di valorizzazione dell’ambiente che per l’approccio onesto e virtuoso alle attività più umili e più faticose, ma fondamentali. Molise: Il “biologico” deve essere soprattutto “biodiverso” con regole semplici e forti allo stesso tempo, basate sull’agroecologia e sull’ecologia dei rapporti tra persone. Piemonte: Un rapporto rispettoso con la Terra, madre di tutti gli esseri umani, che crea relazioni significative basate tra le persone. Puglia: Biologico è un modo di operare e comportarsi secondo natura, rispettando l’ambiente, il territorio, chi consuma e chi produce. Sardegna: Approccio ecosistemico all’agricoltura che pone al centro dell’attenzione l’uomo, il lavoro ed i loro rapporti con l’ambiente e le generazioni future. Sicilia: Il modello eccellente della sovranità alimentare. Umbria: Modello agricolo sostenibile. Veneto: L’agricoltura bio ci aiuta a riprendere in mano il nostro destino. L’agricoltura bio è cultura di convivenza coltivata. numero 140-141 luglio/ottobre 2013 XIV primopianospeciale 25 anni di AIAB La voce di AIAB Un’efficace attività di informazione costituisce uno dei pilastri di AIAB che, alla sua operatività, unisce un serio lavoro di comunicazione rivolto sia ai soci, che a coloro che sono interessati all’agricoltura biologica. Un’attenta e puntuale azione di ufficio stampa, due differenti newsletter, social network, un qualificato sito web e un periodico bimestrale sono i canali tramite cui l’associazione comunica le sue attività e quanto accade nel mondo del bio di Sabina Galandrini e Giuliana Sesto Un’efficace attività di informazione costituisce uno dei pilastri di AIAB che, alla sua operatività, sul territorio, affianca un serio lavoro di comunicazione sia rivolto ai suoi soci, che tiene aggiornati su quanto accade nel mondo agricolo, sia al mondo esterno per far conoscere e divulgare il biologico e l’identità dell’associazione. È per questa ragione che AIAB ha strutturato un apparato editoriale diversificato che si articola in differenti strumenti informativi di vario livello. È rivolta ad un pubblico tecnico di lettori, agronomi, esperti ma anche appassionati e sostenitori dell’agricoltura biologica la sua newsletter Bio@gricultura notizie “Dal campo alla tavola, salute e gusto dei prodotti biologici”. L’appuntamento informativo settimanale, dal 2002, raggiunge puntualmente 12.000 iscritti, dei quali oltre il 50% opera nel mondo del biologico, fornendo loro un sintetico, quanto approfondito, quadro aggiornato sul mondo dell’agricoltura (biologica e non), la ricerca e la sperimentazione tecnica, l’aggiornamento normativo, la formazione e gli appuntamenti di rilievo. Un commento editoriale di spessore, solitamente redatto da uno dei membri politici dell’associazione, completa il bollettino settimanale che gode dei numerosi contributi di tutte le AIAB regionali. Un appuntamento analogo è quello riservato ai lettori di MangiaBio, la newsletter mensile dedicata a quegli utenti che, con un profilo meno tecnico, desiderano essere informati sui temi della qualità alimentare e del benessere, aggiornandosi sul mondo bio, ricette, appuntamenti, gruppi d’acquisto, opportunità e incontri. A completare il quadro della produzione editoriale di AIAB, l’informazione fornita ai suoi soci e a tutti coloro interessati al mondo dell’agricoltura biologica tramite il periodico bimestrale, edito dall’associazione BioagriCultura - Il bimestrale per chi coltiva, trasforma e vende i prodotti dell’agricoltura biologica. Ricerca, sperimentazione sul campo e in laboratorio, ma anche un aggiornamento costante sulle pratiche agronomiche e zootecniche che migliorano le capacità produttive in termini di resa e di qualità, sono solo al- XV cuni dei temi che riempiono le pagine di BioagriCultura. Con una tiratura di 13.000 copie, il periodico ospita interventi di ricercatori, agronomi e professionisti di livello con servizi, inchieste, interviste su agricoltura biologica e non, alimentazione e salute, forme di distribuzione e vendita, analisi economiche e di mercato, movimenti sociali, benessere animale e allevamento, ma anche fertilità del terreno e biodiversità. Un’informazione a 360° che, in forma ridotta, viene ripresa anche dal sito www.aiab.it, la diretta dell’associazione con il mondo esterno che aggiorna quotidianamente sulle attività federali e regionali, ospitando anche notizie di commento, appuntamenti, servizi, formazione, attività, ricerca ed eventi. Il sito, tra i più qualificati dell’agricoltura biologica (circa 4000 visitatori e 20.000 pagine sfogliate al giorno), gestisce, inoltre, siti internet specifici delle campagne di promozione del bio e di diversi progetti di ricerca e comunicazione. Tutte le attività informative dell’associazione sono frutto di un monitoraggio informativo, svolto quotidianamente dall’ufficio stampa, che permette all’associazione di intervenire puntualmente sulle tematiche d’interesse politico e d’attualità, accreditandosi così come interlocutore attento in difesa del biologico. A completare questo tipo di azione, la sua presenza costante sui principali social network, facebook e twitter, ultimo step comunicativo che permette di relazionarsi e dialogare con i web addicted e rendere note le sue iniziative e azioni politiche, coinvolgendo un pubblico differenziato. Sponsor per la festa dei 25 anni di AIAB Sponsor Oro Sponsor Argento Sponsor Bronzo Media Partner Per aderire alla campagna 25 anni di buon biologico italiano: [email protected]