Dossier Speciale 25 anni

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Dossier Speciale 25 anni
primopianospeciale anniversario AIAB
Giubiliamo
AIAB compie 25 anni. Età di piena maturità e sviluppo. Età in cui si ha consapevolezza del mondo
e del proprio ruolo, dei propri limiti e potenzialità. Età in cui è massimo il vigore e più forte
il desiderio di cambiare il pianeta rendendolo migliore e più accogliente.
Età in cui si compie la crescita definitiva.
Nel caso di AIAB è crescita di un corpo collettivo, fatto di donne e uomini, ma in fondo anche di piante
e animali, di lieviti, di idee e progetti.
Nei suoi 25 anni di vita, AIAB ha contribuito al riconoscimento del biologico tra le politiche agricole
e di ricerca. Lo ha tutelato da aggressioni e sofisticazioni, qualificato con criteri più rigorosi di quanto
previsto dalla regolamentazione, riconosciuto come modello di sviluppo e di promozione sociale,
oltre che come metodo colturale.
AIAB ha ora raggiunto il suo primo Giubileo durante il quale ha contribuito al percorso di rigenerazione
dell’agricoltura e – nel suo piccolo – delle coscienze. Ne siamo orgogliosi!
primopianospeciale 25 anni di AIAB
25 anni di coevoluzione con il bio
Quest’anno AIAB compie venticinque anni.
È stata costituita il 17 settembre 1988
a Torino in un’epoca in cui il biologico
muoveva i suoi primi passi in forma
organizzata e si volle dare un respiro
nazionale capace di futuro, trasformandosi
in poco tempo nella protagonista del bio
italiano. La sua storia riassume quella
dell’agricoltura biologica in Italia e i suoi
ideali fondanti sono diventati patrimonio
comune della società
di Cristina Grandi
La storia di AIAB inizia ancora prima dalla sua
costituzione formale. Le sue radici risalgono agli
inizi degli anni Ottanta, quando le aggregazioni
regionali che promuovevano l’agricoltura biologica diedero vita alla commissione “Che Cos’è
Biologico?” con il fine di discutere gli aspetti
tecnici del metodo biologico e arrivare alle prime
norme unitarie che, poi, sarebbero diventate
parte del regolamento europeo.
Dopo cinque anni di proficua discussione della
Commissione, dal 1983 al 1988, nacque AIAB,
con una struttura federativa che raggruppava i
soggetti più strutturati a livello regionale. Fin da
allora, l’associazione ha rappresentato produttori, tecnici e cittadini che volevano un diverso
rapporto tra uomo-terra e tra produttori.
In questi venticinque anni, AIAB è stata il punto
di riferimento per rispondere ai bisogni che man
mano si presentavano nel mondo del biologico
senza smarrire lo spirito e l’originalità dei primi
tempi.
Nei primi anni l’associazione si è concentrata
nella definizione delle norme di produzione dell’agricoltura biologica italiana, scrivendone i diversi disciplinari e organizzando un sistema di
controllo e certificazione. Sistema che diventò il
più grande e prestigioso in Italia ed è rimasto
attivo fino al 2000. Il suo ruolo è stato così importante che, nonostante siano passati tredici
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II
anni, ancora oggi molti credono che AIAB sia
anche un organismo di controllo.
Con il nuovo millennio, AIAB ha sempre più assunto la veste di organizzazione di promozione
sociale, culturale e politica, promuovendo una
robusta rete di alleanze, anticipando e organizzando con le sue campagne nuove tendenze.
L’anno 2000 fu uno spartiacque per l’associazione, poiché smise di fornire i servizi di controllo e certificazione per lanciare la sua prima
e più importante campagna: la BioDomenica,
ricevuta con entusiasmo dai produttori e dai
consumatori. In quel periodo, AIAB intensificò
anche la sua azione per l’introduzione dei cibi
biologici nelle mense, ottenendo una importante
conquista con la Finanziaria del 2000 che impose il loro utilizzo, ma incrementò anche il suo
impegno nella rete degli agriturismi bioecologici,
iniziati qualche anno prima. Poi, fu un susseguirsi di iniziative: la campagna PrimaveraBio,
la rete delle aziende aperte e delle biofattorie
didattiche, il progetto Bio di Qualità che promosse i gruppi d’acquisto, i gruppi d’offerta dei
produttori, i mercati nazionali e internazionali.
Un dinamismo continuo che, negli ultimi anni,
ha aggiunto nuove aree di intervento come
l’agricoltura sociale e i biodistretti. Tutte iniziative
che hanno visto l’associazione ricoprire un ruolo
pionieristico e di avanguardia.
Un impegno costante
al fianco dei suoi soci
L’associazione ha sempre svolto alcune attività
fin dall’inizio, come la partecipazione a fiere nazionali e internazionali del settore, cosi come la
gestione di marchi come il garanziaAIAB, sostenendo i propri soci nella promozione dei suoi
prodotti di alta qualità.
Nel 1990 fonda il periodico BioagriCultura, l’unico
specializzato nel settore che ha resistito nel
corso di tutti questi anni. Una voce autorevole
per la causa del biologico e, allo stesso tempo,
un strumento efficace di diffusione del “saper
fare”, al quale negli ultimi anni si sono affiancati
il sito www.aiab.it, le newsletter Bioagricultura
Notizie e Il MangiaBio e la divulgazione tramite
social network come Facebook e Twitter.
La ricerca applicata, basata sui bisogni degli
agricoltori e sulla loro partecipazione ha giocato
e gioca, tuttora, un ruolo importante in AIAB, introducendo novità tecniche e diversi elementi di
innovazione produttiva, organizzativa e di sistema. Così come è grande e costante l’impegno
dell’associazione nella formazione e in tutti gli
aspetti dell’agricoltura biologica, con docenti di
eccezione come gli stessi agricoltori e allevatori
che praticano il metodo bio abitualmente.
AIAB ha coniugato la sua vocazione locale con
l’impegno internazionale. Dapprima con una
partecipazione intensa nell’IFOAM (la Federazione
Internazionale dei Movimenti che promuovono
l’Agricoltura Biologica) sostenendo le istanze e
collaborando alla redazione degli standard di
base IFOAM. Successivamente, con un impegno
europeo costante in IFOAM EU (la rete europea
di IFOAM) e, più recentemente, ne La Via Campesina.
La rappresentanza politica
In questi venticinque anni AIAB ha mantenuto
costante la rappresentanza nazionale degli interessi dei produttori biologici italiani e dei cittadini
consumatori, pur mantenendo radicata la valenza
locale con ben diciotto associazioni regionali che
assistono gli operatori e promuovono l’agricoltura
biologica presso gli enti pubblici, le mense e i
cittadini. Un impegno politico importante che ha
visto AIAB in prima linea, come nella campagna
contro gli organismi geneticamente modificati,
realizzata insieme ad una miriade di organizzazione della società civile o in quelle a favore dell’affitto delle terre demaniali ai giovani agricoltori
o contro l’uso dei neonicotinoidi in agricoltura,
perché dannosi per le api.
I soci fondatori di AIAB sono stati Agrisalus, AAM Terra Nuova, CLAB (Coordinamento Laziale per l’Agricoltura Biologica), CTPB (Coordinamento Toscano Produttori Biologici), CONFABI (Consorzio Friulano Agricoltori Biologici), CVT
(Coordinamento Veneto Terra Nuova), Coordinamento Siciliano per l’Agricoltura
Biologica, Cooperativa Cultura e Vita (Kultur un Leben) di Bolzano e la Cooperativa
Nuova Terra di Cuneo. Ai quali si aggiungono quasi immediatamente Bioagricoop
di Bologna e l’Associazione La Terra Vivente di Trento. Il suo primo presidente è
stato Armando Mariano.
III
primopianospeciale 25 anni di AIAB
I presidenti raccontano…
25 anni di storia, 5 presidenti, tanti
cambiamenti nel mondo
dell’agricoltura biologica che,
in questi anni, ha assunto sempre
più un’identità riconosciuta
e apprezzata. A raccontarci i punti
salienti che hanno fatto la storia
dell’associazione sono appunto
i primi cinque protagonisti dell’AIAB
che, in queste pagine, ripercorrono
con noi le tappe salienti che hanno
segnato il movimento del biologico,
il loro mandato, lo sfondo politico
e quanto ha mosso tali cambiamenti
di Sabina Galandrini
«Sono tanti i momenti salienti della mia presidenza anche se, a segnare quegli anni è stato
l’arrivo del regolamento comunitario nel 1991,
che ci ha obbligati a cambiare i nostri termini
di riferimento, un evento che, inevitabilmente,
ha dato inizio a tutto». Riprende, così, con le
parole di Franco Zecchinato, il secondo presidente di AIAB, il racconto delle tappe fondamentali della crescita dell’associazione. Un percorso che avevamo iniziato a delineare con
un’intervista al primo presidente, Armando Mariano, nello scorso numero di BioagriCultura.
« In quegli anni, AIAB era una fucina di relazioni
e di collaborazioni – prosegue Zecchinato in
carica dal 1993 al 1999 –. Era il momento dell’esplosione e AIAB era in una fase di entusiasmo e maturazione dei rapporti professionali.
L’esperienza che ricordo maggiormente è
stata quella di applicare il sistema di controllo
al nostro impianto di relazioni. Abbiamo adattato le prerogative di relazione con il territorio
legate al regolamento, in una continua evoluzione le abbiamo incrociate con la nostra idea
di organizzazione delle strutture, dei rapporti
con il mondo dei consumatori. La progressiva
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burocratizzazione obbligata e imposta dal sistema di controllo, poi, è stata deleteria dal
punto di vista relazionale. In quel momento,
eravamo molto proiettati nel futuro, probabilmente, più incisivi a livello sociale e riuscivamo
a catalizzare forze e interessi. Ricordo, ad
esempio, - conclude Zecchinato - il primo approccio con la problematica del transgenico
che, per alcuni di noi, sembrava addirittura
non essere un problema, perché all’epoca alcuni pensavano si potesse fare un buon biologico con i semi OGM. All’inizio, noi esistevamo perché eravamo affiancati da un numero
di soggetti e produttori controllati che diventavano soci automaticamente, poi, dopo il ’99,
ovvero al momento in cui si è separato il sistema di controllo, abbiamo iniziato a capire
che dovevamo recuperare la capacità di fare
associazionismo e politica che, alla fine, ci
eravamo un po’ persi».
A dare voce al terzo mandato presidenziale di
AIAB è Vincenzo Vizioli, in carica dal 1999 al
2005, raccontandoci i suoi anni di impegno politico. «Dall’entrata in vigore del regolamento
europeo c’è stato un altro cambiamento so-
stanziale: il biologico passa da proprietà di una
cerchia ristretta di coraggiosi e lungimiranti
obiettori di coscienza a biologico di massa riconosciuto e ufficialmente certificato. Proprio
in funzione di questo cambiamento, l’avvenimento più importante durante la mia presidenza
è stata la scelta di AIAB di separare l’attività di
controllo, dal ruolo di guida del biologico italiano, diventando associazione di produttori,
tecnici e consumatori. Un passaggio, che ha
comportato la costruzione di un organismo di
controllo al servizio dei produttori: ICEA, a cui
è stato lasciato un patrimonio economico e di
rapporti fantastico, perché le aziende erano
controllate, ma anche parte del percorso di
AIAB, quindi con un forte senso di appartenenza. Un momento necessario per la crescita
e lo sviluppo del biologico dove ognuno doveva
fare molto bene il proprio mestiere. Questo purtroppo gli organismi di controllo, ICEA compresa, non l’hanno capito, gestendo marchi,
organizzando premi e fiere, pretendendo di
avere voce su temi non di loro competenza,
contribuendo così a minare la terzietà e la credibilità del sistema con cui oggi facciamo pesantemente i conti. Il dato nuovo e importante
di questo passaggio è però che, tramite AIAB,
il mondo del biologico ha iniziato a discutere
di politica agricola. Questo è stato, a mio avviso, uno dei cambiamenti fondamentali dell’associazione perché, mentre la discussione
sulla strategia agricola fino a quel momento
era stata sempre delegata, erroneamente, alle
associazioni di categoria, AIAB, da quel momento in poi, è divenuta un soggetto politico
che ha iniziato a discutere di politica agricola e
di biologico come strumento di governo e di
gestione del territorio al pari degli altri soggetti,
sebbene questi continuino a viversi tale aspetto
come una indebita intrusione nel loro orto. La
rilettura dei documenti politici che hanno guidato i nostri percorsi assembleari fa capire su
quali fondamenta si è costruita e si costruisce
l’AIAB che vogliamo. Quei documenti parlano,
con diversi anni di anticipo, anche di temi che
oggi sono la bandiera condivisa e plaudita dello
Slow Food di Carlo Petrini, la base di Campagna Amica e del Km 0 della Coldiretti, nonché
le premesse, poi sempre smentite nella fase
applicativa, di tutti i documenti preparatori di
riforma della PAC e PSR. Forse il 25° deve essere occasione di riflessione di come abbiamo
gestito/regalato, intuizioni che hanno cambiato
non solo il biologico ma una parte dell’agricoltura italiana».
Per proseguire nel racconto della storia dell’associazione ci siamo rivolti ad Andrea Ferrante, presidente dell’AIAB dal 2005 al 2011.
«Sicuramente l’avvenimento fondamentale di
quegli anni è stato il nuovo regolamento europeo 834/2007 che ha consacrato il bio come
una delle politiche di qualità dell'agricoltura europea. Anni in cui, a fronte di una avanzata travolgente del mercato dei prodotti bio, grazie
all'apporto di AIAB, si è mantenuto saldissimo
il portato etico-culturale del biologico che, oggi,
rappresenta anche il futuro stesso del bio, che
non può essere ridotto ad un semplice metodo
di produzione. Inoltre, la decisione di AIAB, nel
corso del Congresso di Venezia del 2008, di
aderire a La Via Campesina, il più importante
movimento contadino mondiale, ha riaffermato
la centralità del produttore come elemento essenziale per poter affermare la sovranità alimentare e il biologico come strumento per l’applicazione della sovranità alimentare. Ecco,
questa è probabilmente la più importante sfida
che, durante il mio percorso di presidente, ho
condiviso con l’associazione. All'AIAB, questa
straordinaria comunità di produttori, tecnici e
cittadini che hanno animato questa associazione in questi 25 anni – conclude Ferrante - a
chi se n’è andato e a chi verrà, grazie alla nostra
grande capacità di coinvolgere sempre nuove
persone, rimane la sfida del futuro di rafforzare
il nostro movimento in condivisione, in rete e in
solidarietà». In conclusione Alessandro Triantafyllidis termina la storia di AIAB raccontando
gli ultimi due anni del suo mandato. «Sicuramente gli accadimenti che hanno caratterizzato
maggiormente questi ultimi tempi e, quindi, la
mia presidenza dal 2011 ad oggi sono stati
quelli legati alla frode nota come “Il gatto con
gli stivali”, avvenuta subito dopo il mio insediamento e piuttosto difficile da gestire, e la
discussione sulla riforma PAC. Fino ad ora la
Politica Agricoltura Comune aveva infatti sup-
V
portato in maniera molto blanda lo sviluppo
dell’agricoltura biologica: in tutto il continente
europeo, e in Italia in particolare, il biologico si
è sviluppato soprattutto grazie all’imprenditoria
e grazie alla spinta dal basso da parte dei produttori e da parte dei consumatori. Sicuramente
la PAC ha favorito la classica misura agroambientale che adesso sarà addirittura superata
con una misura ad hoc per l’agricoltura biologica. Questo si può considerare un passo in
avanti, così come lo è stato il riconoscimento
nel primo pilastro e, quindi, nei pagamenti diretti
alle aziende agricole del biologico. Ovviamente
questo non basta: se vogliamo avere una Politica Agricola Comune che sia di reale sostegno
allo sviluppo di tutto il settore, abbiamo bisogno
che si vada ad incidere in tante misure dello
sviluppo rurale. Intendo, soprattutto, nelle misure che riguardano l’associazionismo».
«A livello più associativo invece – riprende Triantafyllidis – quello che sta caratterizzando il mio
mandato politico è sicuramente un ritorno al
dare spazio alle aziende agricole e importanza
ai servizi commerciali svolti da AIAB, come il
marchio per la tutela del biologico italiano e
delle filiere italiane. Quello che auguro all’AIAB
è di festeggiare, pertanto, altri 25 anni con lo
stesso spirito di movimento e non aver perso
quanto ci ha motivato per arrivare fino a qui
per continuare ancora insieme».
Armando Mariano il presidente di AIAB dal 1988 al 1993
racconta i primi passi dell’associazione
(da BioagriCultura 139)
Per ripercorrere la storia dell’associazione, nello scorso numero, avevamo intervistato, il primo presidente di AIAB, Armando Mariano, che
ci aveva raccontato i primi passi compiuti in quegli anni. Ve ne riportiamo un estratto saliente.
Qual è stato il contesto sociale e politico dei primi anni ‘80
che ha portato alla costituzione di AIAB?
«Erano momenti intensi, verso la fine degli anni ‘70, inizio anni ‘80 io
mi ero trasferito in campagna nel ‘77, lasciando il mio lavoro di rappresentante di un’istituto di credito agrario. Come agronomo mi dispiaceva vedere gli agricoltori in balìa dei rappresentanti degli
agro-farmaci, e volevo passare dall’altra parte e provare un modello
produttivo nuovo non dipendente dall’esterno. Mi trasferii con tutta la
famiglia, moglie e quattro figli, a Villafaletto, in provincia di Cuneo.
Non avevo le idee chiare, ma da subito volevo coltivare senza input
chimici. Mi avvicinai al professor Garofano di “Suolo e Salute” (pioniere in Italia e in Europa del metodo organico-minerale) e ai quei
pochi che la pensavano come me. Inizialmente incontrai problemi
enormi nella gestione del mio frutteto, sentii parlare di questo movimento “semiclandestino” del biologico, entrai in contatto con il coordinamento toscano e poi quello veneto. Ci scambiavamo conoscenze
ed esperienze, da questi nostri incontri nacque la Commissione “Che
cos’è biologico”. L’agricoltura biologica è stato il mezzo per esprimere
quello che avevamo dentro: realizzare un modello di vita più semplice,
pulito, umano e produrre cibo sano per la salute dell’uomo e dell’ambiente. C’era un sogno comune, molto forte.
Ci si confrontava in maniera fraterna, anche litigando talvolta. Volevamo tutti un mondo migliore e le nostre differenze si perdevano.
Cercavamo avidamente informazioni tecniche e scientifiche, che ci
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potessero far compiere un salto di qualità, andammo fino in Svizzera ed in Germania per cercare contatti.
La grande spinta è venuta dal coordinamento veneto e da quello
laziale che erano tra i più organizzati, tutti insieme abbiamo iniziato
a lavorare sulla definizione di biologico, le norme di produzione e
controllo. Non la pensavamo tutti nello stesso modo, c’era chi era
più rigido, chi più idealista, chi più pratico, ma si lavorava in maniera molto semplice e “spartana”, sempre in clima di amicizia, incontrandoci a Verona, Roma, Bologna, dormendo negli ostelli o
istituti di vario tipo e mangiando panini».
Una volta creata l’AIAB quali sono stati i primi passi che avete fatto?
«Abbiamo subito preso contatto con le istituzioni ed il Ministero, poi
ci fu da recepire il regolamento bio (1991) offrimmo le norme elaborate dalla nostra Commissione sul biologico alle istituzioni pubbliche.
Abbiamo cercato di coordinarci tra i vari movimenti bio che, nel frattempo, erano nati. C’erano comunque divergenze, tra chi voleva spingere di più sulla produzione, chi porre attenzione sugli aspetti culturali
e del consumo, chi vedeva prioritario rivolgersi al mercato potenziale».
Sono cambiati i tempi, i valori del biologico sono rimasti inalterati rispetto a venticinque anni fa?
«Il concetto del biologico è cambiato molto. Adesso è divenuto molto
più concreto e realistico, più facile da realizzare. Conosco poco l’animo
dell’associazione attuale ma, a livello generale, penso che si sia ampliato molto il lato commerciale, e, forse, si è perso un poco lo spirito
idealistico che portava con sé una visione nuova, la proposta di uno
stile di vita diverso. Il biologico dovrebbe proporre una vita più semplice, legata ai ritmi della natura e delle produzioni, meno rapida».
primopianospeciale 25 anni di AIAB
Dopo 25 anni, uno sguardo al futuro
Un fattivo e laborioso cammino
lungo 25 anni che ha visto l’AIAB
protagonista delle più significative
conquiste raggiunte dal biologico.
Accontentarsi, però, non rientra
nella mentalità dell’associazione che,
attraverso il suo presidente, traccia
le strategie da percorrere per evitare rischi
ed ostacoli, ma soprattutto per migliorare
e potenziare un settore che, oggi
più che mai, necessita di politiche
e regole mirate
di Alessandro
Triantafyllidis
In questi 25 anni se n’è fatta di strada. Dall’epoca
dei pionieri e delle prime associazioni regionali
che si riunivano in nome di una nuova agricoltura,
ad oggi: il biologico rappresenta quasi il 10% di
superficie nazionale convertita, circa il 3% del
fatturato agro-alimentare nazionale e 2 cittadini
su 3 comprano bio, anche se saltuariamente.
Siamo arrivati? È questo il limite che ci eravamo
posti? E cosa sarà del movimento bio tra 25 anni?
Sarà ancora un movimento o sarà solamente
un’etichetta buona per il mercato? Avremo cambiato il modello agro-industriale imperante, o saremo solo una delle tante agricolture possibili?
Se il biologico non si evolve, il rischio che correrà
a breve è il sorpasso, o l’equiparazione a metodi
o discipline produttive che puntano a concetti
singoli ben precisi ma di minor portata: dall’agricoltura montana e di fattoria, dal chilometro zero,
all’agricoltura integrata e alla “bufala” dell’agricoltura conservativa al glifosate.
Il bio quindi non deve fermarsi qui.
Queste, secondo noi, le prossime priorità politiche.
VII
Il Regolamento
Innanzitutto, il regolamento che la Commissione
ha annunciato di voler rivedere circa un anno fa
e che dovrebbe trovare compimento nel 2016.
La Commissione propone tre scenari. Primo:
mantenere lo status quo. Secondo: garantire
maggiori e nette aperture al mercato. Terzo: basarsi sui principi fondanti del bio diminuendo le
deroghe, in sintesi: “alzare l’asticella”. Per il secondo scenario la Commissione intravede un
iniziale incremento del mercato che, però, alla
lunga non terrà a causa dell’aumento della disaffezione e mancanza di sicurezza da parte dei
consumatori. Per il terzo scenario ipotizza una
stasi o addirittura una leggera decrescita per poi
ricrescere, con garanzia di maggiore tenuta e
maggiori redditi per gli agricoltori.
Non vi è dubbio che AIAB sostiene con forza la
terza ipotesi: il rafforzamento dei principi all’interno del regolamento. Il principio (che deve diventare pratica) del risparmio idrico, della diminuzione della dipendenza dall’energia fossile,
della mitigazione del cambiamento climatico me-
diante la copertura del suolo e le tecniche agronomiche dovranno far parte del prossimo regolamento.
La Certificazione
Il controllo e la garanzia rappresentano, forse,
l’ambito che più deve evolvere per dare sostegno
alla crescita del settore. Al momento è rigido
(produce una barriera all’entrata delle piccole
aziende) e fallace: vedi frodi su import e mancanza di professionalità di alcuni organismi e,
all’interno degli stessi, delle singole persone.
Noi proponiamo la decisa cessazione del con-
La PAC
L’Europa ha appena deciso di continuare con la
vecchia politica con poco coraggio e pochi cambiamenti. Ancora per i prossimi sette anni lavoreremo per far sì che nel 2020 vi sia veramente
una riforma della PAC con lo Sviluppo Rurale
che diventi il vero strumento della politica agricola europea. Nel frattempo, nei prossimi mesi,
la priorità politica di AIAB sarà individuare nello
Sviluppo Rurale e nei PSR regionali un supporto
adeguato alle misure utili allo sviluppo dell’agricoltura biologica, della filiera corta e dell’approccio allo sviluppo territoriale. Il PSR che verrà
presenta una serie di misure interessanti, a partire da quella sulla cooperazione.
Le Regole
flitto di interessi fra organismi di controllo e
aziende da loro controllate, di alzare il livello di
professionalità degli ispettori garantendo a tutti
la stessa formazione realizzata da un ente diverso dallo stesso OdC e l’istituzione dell’albo
nazionale dei tecnici controllori, con previsione
anche di espulsione per gravi illeciti. Inoltre, il
sistema di certificazione deve garantire maggiore
facilità di accesso alle singole aziende o riunite
in gruppi o in territori omogenei.
Si deve aprire alla certificazione di gruppo, attuabile solo in determinate circostanze produttive e geografiche. Si deve semplificare la burocrazia per le piccole aziende, magari
lasciando agli Ispettorati Agrari Regionali il
compito diretto del controllo delle piccolissime
aziende (al di sotto dei 7.000 € di fatturato che
esonerano la tenuta della contabilità IVA). Iniziare a sperimentare nel prossimo Piano di Sviluppo Rurale i Sistemi di Garanzia Partecipativa
(SPG) che, se ben realizzati, potrebbero essere
un altro strumento di certificazione legale nel
lungo periodo per la certificazione dei DES (Distretti di Economia Solidale), GODO o altri canali organizzati di filiera corta tra cittadini e
produttori.
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VIII
Il futuro che abbiamo davanti si preannuncia
sofferto per quanto riguarda le finanze pubbliche;
in questo contesto diventa ancora più importante
lo sviluppo di politiche e di regole per lo sviluppo
del settore, al di là del mero incentivo. Come
Paese leader della produzione bio europea abbiamo bisogno di una legge nazionale di supporto al settore, che manca da troppo tempo.
Con la PAC sempre avara di incentivi diretti al
bio, bisogna percorrere nuove strade. Ad esempio, con incentivi indiretti tesi a promuovere le
produzioni biologiche attraverso la previsione di
misure e sgravi fiscali mirati. L’agricoltura biologica deve essere un caposaldo nel declinare a
livello agricolo il concetto di Green Economy
che deve, a sua volta, diventare programma di
governo a livello nazionale e globale. In questo
senso AIAB ha già raggiunto l’obiettivo posizionando l’agricoltura bio, insieme allo stop al consumo di suolo e al rilancio dell’occupazione agricola, come obiettivo inderogabile della Green
Economy Italian style.
Modello agricolo
Il biologico è il movimento di punta di un modello
agricolo nazionale basato su tradizione, ecologia
e presidio territoriale che esclude in maniera
chiara gli OGM. L’adozione della clausola di salvaguardia da parte del Governo diventa atto irrinunciabile.
Accesso alla terra
Dopo decenni di declino, oggi verifichiamo una
buona potenzialità di ritorno alla terra. Ma l’accessibilità a questo bene è spesso proibitiva, va
dunque facilitata da un’apposita normativa e favorita la locazione delle terre pubbliche.
Nel 2038, tra ulteriori 25 anni, spero che il bio
avrà raggiunto almeno il 30% della superficie
coltivata europea, un ettaro su tre condotto
senza uso di diserbanti e pesticidi di sorta, ma
con sapienza ecologica e cura agronomica.
primopianospeciale 25 anni di AIAB
Biodomenica, PrimaveraBio e GODO:
come promuovere il buon cibo biologico
Coinvolgere e sensibilizzare i cittadini ad un
consumo consapevole, etico ed ecocompatibile, scegliere l’agricoltura biologica
come principale risposta al benessere umano
e ambientale: questi i temi principali su cui
sono state ideate le campagne di AIAB che,
ormai da anni, con migliaia di iniziative sparse
su tutto il territorio nazionale, avvicinano
cittadini, consumatori, sostenitori e curiosi al
mondo dell’agricoltura biologica…
di Cristina Grandi
e Laura Lincesso
La Biodomenica
Correva l’anno 2000. In Italia dilagava l’allarme
per l’Encefalopatia Spongiforme Bovina (BSE),
meglio conosciuta come morbo della “mucca
pazza”, che provocò una forte sfiducia da parte
dei cittadini e un immediato calo dei consumi.
In quegli anni, le problematiche legate all’allevamento intensivo sono state al centro dell’attenzione dei mezzi di comunicazione, favorendo
una maggiore sensibilità dei consumatori.
L’attenzione alta creò un terreno fertile per
dare risalto all’approccio dell’agricoltura biologica come metodo più salubre e rispettoso
per la produzione del cibo. Fu proprio in questo contesto che venne realizzata la prima manifestazione rivolta ai cittadini di promozione
e sensibilizzazione all’agricoltura biologica: la
Biodomenica, giornata nazionale del biologico.
L’evento domenicale nelle principali piazze italiane è stato ideato per avvicinare i produttori
biologici ai cittadini, la campagna alla città.
Erano anni in cui i concetti come filiera corta,
chilometro zero e gruppi di acquisto avevano
ancora caratteristiche marginali. Per questo,
la Biodomenica, organizzata da AIAB, fu la
prima di una lunga serie di eventi che lenta-
IX
mente iniziarono ad “attecchire” nelle piccole
e grandi realtà urbane della Penisola.
Nella prima edizione, realizzata con il supporto
di Legambiente e Coldiretti in cento piazze italiane, vennero coinvolte le aziende biologiche
presenti in ogni regione, con l’obiettivo di avvicinare i cittadini ai prodotti biologici. La risonanza
mediatica della Biodomenica fu fortissima e i
principali quotidiani nazionali diedero risalto all’iniziativa che venne valorizzata proprio per la
sua portata innovativa.
«Per la prima volta il mondo agricolo usciva dall’anonimato – afferma Enrico Erba, ideatore della
campagna –. Fummo i primi a dar vita ad un filone che, da lì a poco, avrebbe preso piede in
Italia, quello del contatto diretto con i produttori
e, quindi, con del cibo buono, sano e fresco».
La Biodomenica, giunta alla XIV° edizione, non
è un semplice mercatino domenicale, ma un
luogo d’incontri, dibattiti, mostre e workshop.
La piazza diventa la possibilità d’interscambio
per due mondi che s’incontrano: campagna e
città. Gli agricoltori e gli allevatori raccontano ai
cittadini le loro esperienze, promuovendo stili di
vita più corretti, a partire dalla tavola. I consumatori acquisiscono un ruolo più consapevole e
critico, attento alla salute personale, dell’ambiente e al benessere animale.
La PrimaveraBio
La stagione del rinnovamento e della fertilità diventa l’occasione migliore per vivere il risveglio
della natura dopo il lungo inverno. La PrimaveraBio di AIAB nacque nel 2001 come campagna
di educazione agroambientale dei consumatori.
L’obiettivo era mostrare concretamente i metodi
e i principi dell’agricoltura biologica a un mondo
fisicamente lontano dalla terra e dalle sue dinamiche.
Per avvicinare la città alla campagna, accorciando le distanze tra tessuto urbano e rurale, e
promuovere un rapporto più stretto e diretto tra
consumatori e produttori, le aziende biologiche
del territorio nazionale aprono le porte a cittadini,
studenti, insegnanti e a quanti stanno avviando
orti e giardini urbani alla ricerca di suggerimenti
e ispirazioni. Un approccio esperienziale per far
conoscere il metodo biologico e la sua capacità
di produrre cibi di alta qualità nella salvaguardia
dell’ambiente e dei beni comuni.
«Le persone vogliono vedere per credere - sostiene Cristina Grandi, promotrice della PrimaveraBio di AIAB. - Questo è uno dei motivi per i quali
organizziamo questa campagna. L’intenzione è
far conoscere quei miracoli della natura e dell’intelligenza umana che sono le fattorie biologiche,
dimostrando a tutti che è possibile produrre alimenti senza inquinare l’ambiente, salvaguardando
la salute degli agricoltori e dei consumatori».
Sono passati tredici anni dalla prima edizione della
campagna, e ogni primavera, da Nord a Sud, le
aziende bio accolgono gli amanti del cibo naturale
e del gusto, organizzando visite guidate, visite dinumero 140-141 luglio/ottobre 2013
X
dattiche, degustazioni, dimostrazioni pratiche sulla
produzione, laboratori di trasformazione e incontri
tra produttori e consumatori. Gli agricoltori riacquisiscono un ruolo sociale, oltre che economico,
diventando così i protagonisti di un percorso d’apprendimento da parte del consumatore che conferma l’agricoltura biologica come il metodo ecosostenibile per la produzione di cibo di qualità.
GODO - Gruppi Organizzati di
Domanda e Offerta
Da diversi anni uno dei principali servizi che AIAB
offre ai soci sostenitori è la campagna GODO, i
Gruppi Organizzati di Domanda e Offerta, un
gruppo organizzato di produttori e consumatori
associati ad AIAB, costituito allo scopo di promuovere l’incontro fra la domanda e l’offerta di
prodotti biologici del territorio. La creazione di
gruppi d’acquisto nasce dalla consapevolezza
dei produttori e dei consumatori di avere obiettivi
comuni e di trovare nuove forme di incontro,
scambio e collaborazione. L’acronimo GODO è
stato scelto per sottolineare l’aspetto edonistico
che deve essere il primo motivo di scelta dei
prodotti bio rafforzato dalla consapevolezza di
fare la cosa giusta, non solo per il proprio palato
e per la propria salute, ma anche per l’ambiente
e per il territorio.
L’esperienza dei GODO nacque nel 2004 a
Roma, all’interno di un progetto di promozione
del biologico. Per la prima volta, infatti, sorgeva
l’esigenza di raccogliere e organizzare da una
parte l’offerta degli agricoltori, dall’altra la domanda dei consumatori di prodotti bio. La novità
del GODO rispetto al Gruppo di Acquisto Solidale (GAS) è che l’AIAB al suo interno svolgeva
il ruolo di intermediario culturale, creando un circuito che racchiudeva domanda e offerta. Le
aziende biologiche del Lazio vennero organizzate
in un consorzio e i prodotti disposti, a seconda
delle richieste, nei cosiddetti “cassettoni bio” e
distribuiti direttamente ai consumatori.
La positiva esperienza del Lazio venne poi replicata ad Ascoli Piceno, con l’aiuto della Provincia,
e in Umbria, dove il personale dell’AIAB Umbria
ha creato, fino ad oggi, sei punti di distribuzione
coinvolgendo oltre 250 famiglie. I Gruppi Organizzati di Domanda e Offerta sono poi stati creati
in numerose regioni italiane. La principale attività
dei GODO è l’acquisto collettivo di prodotti direttamente da aziende agricole biologiche certificate che si trovano nell’ambito territoriale di riferimento del gruppo o nelle zone vocate più
vicine per quei prodotti non coltivati in regione.
Proprio perché scegliere dei prodotti biologici
vuol dire anche rispettare i cicli stagionali, consumare prodotti locali e freschi, riducendo così
anche l’impatto ambientale ed economico del
trasporto.
primopianospeciale 25 anni di AIAB
Le azioni di promozione ed i servizi ai soci
Per la promozione
dell’agricoltura
biologica AIAB
ha favorito
la garanzia
di processi
di tracciabilità
della produzione e
della distribuzione,
compiendo azioni
strategiche come
la realizzazione di
disciplinari privati,
attuabili
in differenti settori
di produzione:
dal comparto
alimentare a quello
dei mezzi tecnici
utilizzabili
in agricoltura
biologica, fino al
crescente mondo
della cosmesi
e detergenza bio
di Fabio
Ferraldeschi
Negli anni AIAB si è posta come soggetto di
promozione dell’agricoltura biologica, consapevole della necessità di garantire processi di tracciabilità della produzione e distribuzione che vedono protagonisti gli operatori biologici. Un
lavoro reso possibile attraverso la ricerca di una
sostenibilità economica, sociale ed ambientale.
Per la realizzazione di tale scopo e al fine di facilitare l’accesso al mercato degli operatori bio,
AIAB ha compiuto, nel corso della sua storia,
diverse azioni strategiche tra cui la realizzazione
di disciplinari privati attuabili in differenti settori
di produzione, dal comparto alimentare a quello
dei mezzi tecnici utilizzabili in agricoltura biologica, passando per il crescente mondo della cosmesi e detergenza bio:
garanziaAIAB Italia è tutt’ora in Italia il marchio
privato che garantisce maggiormente il concetto di italianità in un prodotto bio. Un alimento garanziaAIAB Italia può essere realizzato esclusivamente da aziende italiane e la
sua materia prima deve provenire da operatori
agricoli totalmente bio, ecco perché alcune
delle più grandi realtà del settore hanno deciso di aderire allo standard e di inserire nelle
etichette dei propri prodotti il logo garanziaAIAB Italia;
garanziaAIAB di Filiera è la rete di operatori
che usufruiscono dei servizi di promozione
che AIAB svolge al fine di agevolare l’incremento della materia prima biologica di origine
italiana. Tale traguardo è reso possibile grazie
all’individuazione di filiere di prodotto biologico e di servizi realizzati per aiutare la nascita
di reti aziendali che garantiscono processi di
giusta retribuzione per tutti gli attori della filiera. Ne è un esempio la filiera garanziaAIAB
dei cereali e proteici bio che coinvolge operatori di molte regioni italiane;
Qualità Lavoro è lo standard realizzato in collaborazione con UILA, Unione Italiana dei Lavoratori Agroalimentari, dedicato esclusivamente agli operatori bio. Il disciplinare che
regolamenta il marchio impone ai responsabili
XI
aziendali un percorso formativo per ottimizzare eventuali criticità in materia di organizzazione e sicurezza sul lavoro e gli operatori
aderenti devono dimostrare la regolarità dei
versamenti contributivi ai propri dipendenti;
Agriturismi Bio-Ecologici è il logo disciplinato
dal regolamento dedicato agli operatori biologici con attività agrituristica. Le aziende che
aderiscono sono oggetto di un’attenta valutazione da parte di un tecnico AIAB in base
alla quale vengono attribuite da una a cinque
“margherite” che rappresentano il livello di
qualità ambientale e dei servizi offerti dall’agriturismo. Alcune caratteristiche fondamentali che un Agriturismo Bio-Ecologico
AIAB deve avere sono relative alla ristorazione
bio, con pasti che devono contenere almeno
l’80% di materia prima bio, oltre al cospicuo
uso di energia da fonte rinnovabile;
consigliatoAIAB è il marchio riservato ai mezzi
tecnici utilizzabili in agricoltura biologica con
cui AIAB consiglia l’impiego di prodotti compatibili con l’ambiente e rispondenti a requisiti
etici, ambientali e tecnici. L’origine della materia prima di tali prodotti e l’intero processo
di produzione devono essere accertati tramite
controlli aziendali curati dall’associazione.
Bio Eco Cosmesi – Detergenza Pulita – Tessuto Biologico sono i marchi nati dalla necessità di rispondere alla crescente domanda
dei consumatori verso quei prodotti non disciplinati dal regolamento europeo sul metodo di produzione biologico, ossia i cosmetici, i detergenti per la pulizia ed i tessuti.
Nel corso della sua storia AIAB è stata presente
nelle più importanti fiere di settore sia in Italia
che all’estero, organizzando aree collettive che
hanno ospitato operatori bio italiani d’eccellenza:
un’opera di promozione territoriale che, negli
anni, si è sempre più rafforzata ed è in continua
crescita a completamento del lavoro di divulgazione del metodo di produzione bio e dei servizi
offerti agli operatori biologici italiani.
primopianospeciale 25 anni di AIAB
Gli interlocutori di AIAB
In questi ultimi
anni di attività
l’Associazione
Italiana
per l’Agricoltura
Biologica ha avuto
modo
di confrontarsi
e combattere
al fianco di diversi
interlocutori con i
quali ha condiviso
battaglie e ideali.
La causa per
l’accesso alla terra
con La Via
Campesina,
la sovranità
e sicurezza
alimentare con
il CISA e la
campagna contro
gli OGM con
la Task Force
italiana: sono
gli esempi più
rappresentativi
della strada
compiuta da AIAB
al fianco di altre
organizzazioni
a cura di
Andrea Ferrante
e Luca Colombo
La Via Campesina
La Via Campesina è un movimento giovane (nel
2013 festeggia i suoi vent’anni) che ha avuto la
capacità di ridare voce a tutti i contadini del
mondo. Un nuovo protagonismo contadino che
ha fatto uscire dal cono d’ombra la più importante attività economica e sociale che si svolge
nel mondo. Nessuno come La Via Campesina
ha lanciato nel 1996 la sovranità alimentare
come cornice di riferimento di nuove politiche
che devono fondarsi sui diritti fondamentali (diritto al cibo, all'accesso alla terra, all'acqua, alle
sementi...). I diritti fondamentali ed il cambio dei
modelli di produzione basati sull’agroecologia,
la lotta allo sfruttamento economico ed ambientale da parte delle multinazionali, alle ingiuste
regole nazionali ed internazionali, a partire degli
Accordi commerciali sull’agricoltura promossi
dall’Organizzazione Mondiale del Commercio,
sono l’azione quotidiana de La Via Campesina.
AIAB vi aderisce dal 2008.
Comitato Italiano
per la Sovranità Alimentare
AIAB è parte integrante del Comitato Italiano
per la Sovranità Alimentare (CISA) che raccoglie 270 organizzazioni aderenti, aggregando
associazioni di categoria, organizzazioni non
governative, sindacati, movimenti sociali e ambientalisti che hanno deciso di unirsi in una piattaforma nazionale.
Il CISA segue con attenzione i grandi appuntamenti internazionali su agricoltura e sicurezza
alimentare, elaborando analisi e proposte basate
sull’esperienza e su una stretta collaborazione
con le associazioni di piccoli produttori sparse
in tutto il mondo.
È anche in virtù di questi presupposti che, nel
quadro delle attività di sostegno che CISA offre
alla comunità internazionale delle organizzazioni
sociali, AIAB ha giocato un ruolo di primo piano
nella preparazione e animazione degli incontri
mondiali per la sovranità alimentare che si sono
tenuti a Roma in parallelo ai vertici FAO.
numero 140-141 luglio/ottobre 2013
XII
Task Force italiana
contro gli OGM
AIAB è parte attiva della Task Force italiana
contro gli OGM, rete che raggruppa le più
rappresentative associazioni agricole, ambientaliste, di consumatori e cittadinanza attiva
con lo scopo di tutelare l’ambiente, il sistema
agricolo e il cibo dalla contaminazione transgenica.
AIAB ha, pertanto, sempre militato tra le realtà
che si battono per un sistema di norme precauzionali in materia di OGM e per un sistema
pubblico di vigilanza e controllo efficace, fino a
prendere parte attiva nei presidi di legalità e
antitransgenici, come avvenuto in Friuli nel
2010. La forte identità di salubrità che il biologico esprime e verso la quale i cittadini ripongono fiducia rappresenta un ulteriore elemento
di vulnerabilità di fronte alle contaminazioni
transgeniche.
IFOAM
e IFOAM EU
IFOAM è la Federazione Internazionale dei Movimenti di Agricoltura biologica. Fin dal 1972
rappresenta a livello mondiale gli interessi dei
movimenti di agricoltura biologica con associati
in più di 100 Paesi del mondo. IFOAM EU è il
gruppo di lavoro europeo che associa più di
160 organizzazioni, associazioni ed imprese
dei 27 Stati dell’EU. L’obiettivo di IFAOM è
l’adozione mondiale di pratiche ecologiche, sociali ed economicamente valide basate sui principi dell’agricoltura biologica.
L'AIAB ne è socia dalla sua fondazione e la cita
nel suo stesso statuto. AIAB è, da sempre, il
volto più conosciuto del biologico italiano all'estero, prima come garante del biologico italiano e, poi, come rappresentante attivo, attento
ed innovativo del movimento italiano in tutte le
sedi internazionali. I soci di AIAB hanno, lungo
tutta la nostra storia, fatto parte attiva di tutti
gli organi dirigenti di IFOAM sia a livello mondiale che europeo.
primopianospeciale 25 anni di AIAB
Innovazione:
Ricerca, FIRAB e Agricoltura Sociale
AIAB facilita
lo sviluppo
dell’innovazione
attraverso
la partecipazione
a programmi
pubblici di ricerca
fin dagli anni ‘90,
quando ben poco
spazio era
dedicato al settore
biologico e,
più in generale,
all’approccio agro
ecologico nella
ricerca agricola. Il
ruolo di AIAB parte
dalla divulgazione
e si sposta verso
la promozione di
un vero e proprio
modello
di gestione della
conoscenza che
vede agricoltori,
tecnici
e ricercatori
in un rapporto
di collaborazione
continuo.
La costituzione
della FIRAB
e lo sviluppo
del settore
dell’Agricoltura
Sociale
rappresentano
azioni concrete
in questo senso…
a cura di
Luca Colombo,
Cristina Micheloni
e Anna Ciaperoni
Nell’ambito tecnico-scientifico, negli anni ‘80 e
‘90, gli agricoltori biologici potevano trovare
ben poco sostegno presso università ed istituti
di ricerca italiani, molte esperienze venivano
condotte a proprie spese e con rischi direttamente per l’azienda. Si poteva trovare qualche
supporto presso enti stranieri come il GRAB
francese, il FIBL svizzero, il Rodale Institute in
Pennsylvania o l’Università di Witzenhousen in
Germania. AIAB ha saputo raccogliere le diverse
esperienze, contestualizzarle rispetto alle circostanze produttive nazionali e divulgarle in
modo utile. In questa fase “empirica” rientrano
tante giornate di studio sul campo, nelle località
più disperse del sud della Francia o sulle montagne svizzere, ma anche tante discussioni con
contadini, nostri soci e incontri di formazione
davvero appassionanti.
Da metà anni ‘90 anche in Italia aumentano le
possibilità di effettuare ricerca in bio e alcuni ricercatori iniziano a cimentarsi, cambiando e
ampliando il ruolo di AIAB: aggregazione della
domanda di ricerca, pressione sugli enti finanziatori e sui ricercatori. Dal 1996 in poi, AIAB
inizia ad effettuare ricerca applicata insieme ad
istituti nazionali ed europei, introducendo concetti
allora piuttosto innovativi: ricerca “in azienda” e
non solo su parcelle sperimentali, partecipazione
degli agricoltori alle osservazioni, alle metodologie
e alla valutazione dei risultati, ricerca come base
dell’evoluzione normativa.
Un’ulteriore tappa è stata la costituzione, insieme
ad Associazione Agricoltura Biodinamica, Legambiente e UILA, della Fondazione Italiana per
la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica
(FIRAB) quale realtà che faciliti il dialogo sui
temi della sperimentazione e dell’innovazione in
agricoltura biologica e biodinamica e che allarghi
il campo di attività delle singole associazioni. La
missione di FIRAB è volta a dare sostegno e
spunti a una ricerca di base e applicata che si
traduce in soluzioni concrete, nell’intento di raccordare operatori biologici e biodinamici, ricercatori e istituzioni. FIRAB, ormai giunta al quinto
XIII
anno di attività, opera in stretto raccordo con
AIAB e con la sua “area ricerca” in particolare,
in forma complementare o condividendo operativamente taluni progetti di produzione e socializzazione dell’innovazione tecnica e sociale,
oltre a concorrere al ragionamento sulle politiche
di ricerca sia a livello italiano che europeo.
L’agricoltura sociale è un’ulteriore innovazione
cui AIAB ha profondamente contribuito. Qualcuno
la chiama retro-innovazione, ovvero innovazione
che si ricollega, con nuove modalità e in contesti
diversi, a pratiche agricole antiche, quando
l’agricoltura contadina si faceva carico anche
delle persone con disabilità psico-fisica e a
rischio di marginalità sociale. Nel 2005 AIAB diventa “associazione di Promozione Sociale” allo
scopo di esplicitare la funzione sociale dell’agricoltura biologica facendo, altresì, emergere la
forte incidenza di aziende biologiche tra gli operatori agri-sociali. Nello stesso periodo AIAB
avvia la costruzione di una rete di fattorie sociali
biologiche e dà vita ad un’intensa attività di ricerca, informazione, formazione, promozione e
disseminazione sul territorio delle pratiche di
agricoltura sociale biologica. AIAB dà inoltre
inizio a numerosi progetti pilota sull’inserimento
lavorativo e l’inclusione sociale per persone
“svantaggiate”, sulla sostenibilità economica
delle aziende agri-sociali sull’agricoltura biologica
nel sistema carcerario e l’inserimento lavorativo
in aziende agricole di detenuti ed ex detenuti,
sulla formazione in orticoltura biologica per
minori sottoposti a misure penali. Insieme ad
altre associazioni, nel 2010, ha promosso il
Forum Nazionale dell’Agricoltura Sociale che ha
elaborato una Carta dei Principi e le Linee Guida
per una legge sull’agricoltura sociale.
primopianospeciale 25 anni di AIAB
Vocabolario:
le parole chiave dalle Aiab regionali
Tre aggettivi per dire BIO
È durato
venticinque anni
e proseguirà
ancora il lavoro
in sostegno
dell’agricoltura
biologica, anche
grazie all’impegno
assiduo delle
associazioni
regionali di AIAB.
Ecco perché
ci siamo fatti
raccontare la loro
opinione sulla
visione
del biologico
attraverso parole
chiavi e slogan
specifici sul tema
Basilicata
Sano, buono, naturale
Calabria
Naturale, affidabile, salutare
Campania
Innovativo, buono, sociale
Emilia Romagna
Autentico, tradizionale, sicuro
Friuli Venezia Giulia
Onesto, autentico, buono
Lazio
Ecologico, sociale, innovativo
Liguria
Sostenibile, buono, giusto
Lombardia
Consapevole, sostenibile, pulito
Marche
Partecipativo, impegnativo, multiforme
Molise
Autentico, fantasioso, sostenibile
Piemonte
Giusto, buono, vitale
Puglia
Giusto, etico, pulito
Sardegna
Etico, ecosistemico, operoso
Sicilia
Etico, sostenibile, rispettoso
Umbria
Complesso, sostenibile
Veneto
Fecondo, locale, sociale
a cura della
redazione
Il concetto di bio sul territorio
Basilicata: La scelta di vita di chi ama la vita.
Calabria: Il modello di sviluppo del territorio adatto ad affrontare la crisi economica con risposte sostenibili e concrete.
Campania: Il bio deve rappresentare la differenza, ovviamente positiva, rispetto ad un sistema di produzione convenzionale.
Emilia Romagna: Agricoltura etica che si occupa del presidio del territorio, del rispetto di chi lavora la terra, dei luoghi degli animali e
della sicurezza dei consumatori.
Friuli Venezia Giulia: Agricoltura che sta in piedi senza bisogno di bluff, contributi e altre stampelle.
Lazio: Modello di sviluppo del territorio che valorizza non solo le produzioni agricole, ma anche le persone che le producono.
Liguria: Riscoperta dell’agronomia rispetto all’agrochimica. Dimensione sociale e ambientale del bio.
Lombardia: Metodo di produzione agricola attento alla tutela del terreno, dei cicli naturali, dell’ambiente, delle produzioni agricole e dei
lavoratori.
Marche: Il biologico, ben definito nei principi del Reg. Eu 834/2007 è non solo un metodo di coltivazione, ma anche un esempio di
impegno civile nei confronti delle generazioni future, sia con interventi di valorizzazione dell’ambiente che per l’approccio onesto e
virtuoso alle attività più umili e più faticose, ma fondamentali.
Molise: Il “biologico” deve essere soprattutto “biodiverso” con regole semplici e forti allo stesso tempo, basate sull’agroecologia e
sull’ecologia dei rapporti tra persone.
Piemonte: Un rapporto rispettoso con la Terra, madre di tutti gli esseri umani, che crea relazioni significative basate tra le persone.
Puglia: Biologico è un modo di operare e comportarsi secondo natura, rispettando l’ambiente, il territorio, chi consuma e chi produce.
Sardegna: Approccio ecosistemico all’agricoltura che pone al centro dell’attenzione l’uomo, il lavoro ed i loro rapporti con l’ambiente e
le generazioni future.
Sicilia: Il modello eccellente della sovranità alimentare.
Umbria: Modello agricolo sostenibile.
Veneto: L’agricoltura bio ci aiuta a riprendere in mano il nostro destino. L’agricoltura bio è cultura di convivenza coltivata.
numero 140-141 luglio/ottobre 2013
XIV
primopianospeciale 25 anni di AIAB
La voce di AIAB
Un’efficace attività
di informazione
costituisce uno
dei pilastri di AIAB
che, alla sua
operatività, unisce
un serio lavoro
di comunicazione
rivolto sia ai soci,
che a coloro che
sono interessati
all’agricoltura
biologica.
Un’attenta
e puntuale azione
di ufficio stampa,
due differenti
newsletter,
social network,
un qualificato
sito web
e un periodico
bimestrale sono
i canali tramite cui
l’associazione
comunica le sue
attività e quanto
accade nel mondo
del bio
di Sabina Galandrini
e Giuliana Sesto
Un’efficace attività di informazione costituisce
uno dei pilastri di AIAB che, alla sua operatività,
sul territorio, affianca un serio lavoro di comunicazione sia rivolto ai suoi soci, che tiene aggiornati su quanto accade nel mondo agricolo, sia al
mondo esterno per far conoscere e divulgare il
biologico e l’identità dell’associazione. È per questa ragione che AIAB ha strutturato un apparato
editoriale diversificato che si articola in differenti
strumenti informativi di vario livello. È rivolta ad
un pubblico tecnico di lettori, agronomi, esperti
ma anche appassionati e sostenitori dell’agricoltura biologica la sua newsletter Bio@gricultura
notizie “Dal campo alla tavola, salute e gusto dei
prodotti biologici”. L’appuntamento informativo
settimanale, dal 2002, raggiunge puntualmente
12.000 iscritti, dei quali oltre il 50% opera nel
mondo del biologico, fornendo loro un sintetico,
quanto approfondito, quadro aggiornato sul
mondo dell’agricoltura (biologica e non), la ricerca
e la sperimentazione tecnica, l’aggiornamento
normativo, la formazione e gli appuntamenti di rilievo. Un commento editoriale di spessore, solitamente redatto da uno dei membri politici
dell’associazione, completa il bollettino settimanale che gode dei numerosi contributi di tutte le
AIAB regionali. Un appuntamento analogo è
quello riservato ai lettori di MangiaBio, la newsletter mensile dedicata a quegli utenti che, con un
profilo meno tecnico, desiderano essere informati
sui temi della qualità alimentare e del benessere,
aggiornandosi sul mondo bio, ricette, appuntamenti, gruppi d’acquisto, opportunità e incontri.
A completare il quadro della produzione editoriale di AIAB, l’informazione fornita ai suoi soci e
a tutti coloro interessati al mondo dell’agricoltura
biologica tramite il periodico bimestrale, edito
dall’associazione BioagriCultura - Il bimestrale
per chi coltiva, trasforma e vende i prodotti dell’agricoltura biologica. Ricerca, sperimentazione
sul campo e in laboratorio, ma anche un aggiornamento costante sulle pratiche agronomiche e
zootecniche che migliorano le capacità produttive in termini di resa e di qualità, sono solo al-
XV
cuni dei temi che riempiono le pagine di BioagriCultura. Con una tiratura di 13.000 copie, il periodico ospita interventi di ricercatori, agronomi
e professionisti di livello con servizi, inchieste, interviste su agricoltura biologica e non, alimentazione e salute, forme di distribuzione e vendita,
analisi economiche e di mercato, movimenti sociali, benessere animale e allevamento, ma
anche fertilità del terreno e biodiversità.
Un’informazione a 360° che, in forma ridotta,
viene ripresa anche dal sito www.aiab.it, la diretta
dell’associazione con il mondo esterno che aggiorna quotidianamente sulle attività federali e regionali, ospitando anche notizie di commento,
appuntamenti, servizi, formazione, attività, ricerca
ed eventi. Il sito, tra i più qualificati dell’agricoltura
biologica (circa 4000 visitatori e 20.000 pagine
sfogliate al giorno), gestisce, inoltre, siti internet
specifici delle campagne di promozione del bio e
di diversi progetti di ricerca e comunicazione.
Tutte le attività informative dell’associazione
sono frutto di un monitoraggio informativo, svolto
quotidianamente dall’ufficio stampa, che permette all’associazione di intervenire puntualmente sulle tematiche d’interesse politico e
d’attualità, accreditandosi così come interlocutore attento in difesa del biologico. A completare
questo tipo di azione, la sua presenza costante
sui principali social network, facebook e twitter,
ultimo step comunicativo che permette di relazionarsi e dialogare con i web addicted e rendere
note le sue iniziative e azioni politiche, coinvolgendo un pubblico differenziato.
Sponsor per la festa dei 25 anni di AIAB
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Sponsor Bronzo
Media Partner
Per aderire alla campagna 25 anni di buon biologico italiano: [email protected]