VinoLa Puglia regina della produzione
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VinoLa Puglia regina della produzione
MEZZOGIORNOECONOMIA XI LUNEDÌ 16 DICEMBRE 2013 AGRICOLTURA & PRODOTTI Settore primario La classifica delle bottiglie È quanto emerge dai dati del convegno espositivo Viticoltura Enologia di Padova Il consuntivo Sorpresa: cala l’appeal Svetta al Sud con un valore medio di 6,2 milioni di ettolitri con la provincia di Foggia alla guida del novello dopo il boom Alle spalle la Sicilia con 5,6 milioni, segue la Campania. Numeri meno rilevanti per la Calabria on sarà una crisi nel ve61.000. I vini Doc pesano solo per ro senso del termine, N il 12 per cento della produzione toI numeri enologici perché non è il cuore della a Puglia si conferma sul tale, mentre è notevole quella de- Vino La Puglia regina della produzione DI BEPI CASTELLANETA L podio. Almeno su quello del vino. E brinda legittimamente al primato nella viticoltura del Sud Italia. La regione si è confermata infatti al terzo posto nazionale in termini di produzione grazie a una superficie coltivata pari a 82.760 ettari. Un risultato che la mantiene saldamente nella squadra di testa di uno dei brand portanti del made in Italy. I dati sono stati esaminati nel corso del convegno espositivo Viticoltura Enologia di Padova tenutosi il 12 dicembre, che ha fotografato la situazione di uno dei settori strategici per l’economia del Paese, in grado di traghettare nel mondo anche realtà produttive fino a poco tempo fa poco conosciute. L’ascesa enologica pugliese prosegue comunque già da diversi anni e nel 2013 può vantare un valore medio di 6.230.000 ettolitri, più avanti della quarta regione italiana che è invece la Sicilia con 5.605.000 ettolitri. «Il settore vitinicolo pugliese — spiega il coordinatore tecnico del convegno espositivo, Costanza Fregoni — vive una fase di forte dinamismo con una filiera che sta cambiando, sia in risposta a un contesto normativo sempre più complesso e a un mercato sempre più competitivo, sia in virtù della rapida e continua evoluzione di tecniche e tecnologie applicabili in vigneto e cantina». Insomma, in quelle bottiglie c’è la Puglia più moderna. I vini Doc pesano per il 16 per cento della produzione totale mentre gli Igt sono al 36 per cento. In questo scenario che racconta la scalata dell’enologia di questa fetta di Sud svetta Foggia, che detiene la più ampia superficie coltivata (27.000 ettari) mentre Taranto può essere considerata la patria della produzione Doc (4.800 ettari): non per nulla questa è la terra del Primitivo, al secondo posto per diffusione insieme al salentino Negroamaro mentre il primo vitigno è il Sangiovese. Le aziende sono però in forte calo: dal 2000 al 2010 sono passate da 83.518 a 47.901. Dopo la Puglia nella classifica nazionale c’è la Sicilia, con una superficie coltivata di 107.000 ettari in cui l’area di Trapani può essere considerata la capitale con ben gli Igt con il 22 per cento di quella nazionale. La vera novità siciliana è costituita dal boom dei vini rossi, un fenomeno in controtendenza rispetto al resto d’Italia: solo nell’ultimo anno sono infatti cresciuti del 30 per cento salendo a 2,2 milioni di ettolitri e pareggiando quasi i bianchi (2,3 milioni). Il vitigno più diffuso sull’isola è il Catarratto, che rappresenta il 33 per cento di tutta la regione, mentre al secondo posto c’è il Nero d’Avola. Nella top ten del vino italiano c’è anche la Campania, che si piazza all’ottavo posto nella graduatoria della produzione con una superfice coltivata che raggiunge i 25.871 ettari e 1.747.000 ettolitri (precede il Lazio fermo a 1.423.000). Quella di Benevento è l’area più grande con 10.550 ettari. Il vitigno più diffuso è l’Aglianico nero che raggiungere il 28 per cento della produzione, ma in realtà la Campania svetta per i suoi celebri bianchi. A cominciare dalla Falanghina, secondo vitigno regionale con il 12 per cento, passando per la Malvasia Bianca di Candia e poi ancora al Greco e al Fiano. È più limitata la produzione di vino della Calabria, che è al sedicesimo posto della classifica con una superficie di 11.091 ettari e 372.000 ettolitri (il Molise segue a 296.000 ettolitri). Cosenza è la più grande area coltivata, ma è Crotone la zona in cui è maggiore la col- tivazione di vino di qualità. E proprio sulla qualità sembra aver puntato con decisione l’intera Calabria del vino: basti pensare che la produzione di vini Doc/Docg è passata da 56.000 a 167.258 ettolitri, vale a dire un balzo dal 19 al 41 Dalla Campania al Vulture Degustazione di vino Aglianico per cento. In questo scenario il principale Doc è il Cirò che si attesta al 73 per cento del totale. Due gradini più in basso, al diciottesimo posto, c’è invece la Basilicata: 4.740 ettari di superfice coltivata, 155.800 ettolitri. E anche in questo caso c’è un autentico boom delle Doc, che aumentano da 18.577 a 40.069 ettolitri. Del resto, questa è la terra dell’Aglianico del Vulture, non a caso conosciuto come il «Barolo del Sud». © RIPRODUZIONE RISERVATA Tavoliere Vigneti per la produzione del Nero di Troia nelle campagne del Foggiano produzione vinicola, ma di certo è una tendenza un po’sbiadita, qualcosa che ha indiscutibilmente perso l’appeal di una volta: si tratta del novello, quasi un rito di stagione, vino dalla facile degustazione da assaporare quando non è più estate e non è ancora inverno. Ebbene, dopo il boom degli anni scorsi, quando il novello era quasi diventato un fatto di costume, è giunta l’ora del calo. E non di poco conto. Basti pensare che se nel 2006 in Italia venivano sfornate 18 milioni di bottiglie, quest’anno il numero è sceso a quattro milioni nonostante il governo abbia anticipato l’immissione sul mercato al 30 ottobre. E il Sud non fa certo eccezione. In Puglia - secondo i dati di Coldiretti - sono state prodotte 156mila bottiglie contro le 720 mila del 2007. E in Calabria i numeri sono ancora più bassi: 40 mila bottiglie, praticamente la metà. Eppure il novello mantiene il suo bouquet aromatico, la leggerezza dal gusto fresco, un prezzo accessibile che oscilla tra i quattro e i sei euro. «Il problema - dice Gianni Cantele, presidente di Coldiretti Puglia nonché titolare dell’omonima azienda vitinicola di Guagnano, provincia di Lecce - è che durante il periodo del boom c’è stato anche chi si è lanciato su questo business in modo un po’ piratesco, mettendo da parte la tecnica che deve essere utilizzata per poter considerare un vino come novello». Si tratta di regole ben precise. A cominciare dall’utilizzo obbligatorio del 30 per cento dell’uva (da poco la percentuale è salita al 40) a macerazione carbonica mentre il resto può essere lavorato con il metodo tradizionale. Insomma, alla perdita di appeal avrebbe contribuito anche il fattore qualità. Del resto in Francia, patria del Beaujolas che ha ispirato il novello italiano, il prodotto tiene ancora. B. CAS. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il viaggio Sulle strade della California per conoscere il marketing enologico statunitense: ecco il resoconto del viaggio tra le cantine Fare sistema è il segreto della Napa Valley Giorleo svela il successo delle bottiglie californiane: «Qualità e capacità di business» DI GABRIELE BOJANO S ulle strade della California a visitare cantine e degustare vini. Per due mesi Chiara Giorleo, giornalista enogastronomica salernitana, è andata alla scoperta dell’America per rubare i segreti del marketing a un’industria di successo. La sua missione l’aveva anticipata a Mezzogiorno Economia, una sola domanda sul taccuino, rivolta a diversi interlocutori (cantine, associazioni, università): cosa la California può insegnare all’Europa? Appena rientrata, è pronta a trasferire il suo know-how alle aziende italiane del settore. «Sono stata in una delle regioni vitivinicole più piccole del mondo, la popolare Napa Valley — racconta — circa un ottavo dell’area francese di Bordeaux ma con una sorprendente varietà di microclimi e terreni. Nonostante rappresenti solo il 4% dell’intera produzione, conta 400 cantine e l’industria locale, compreso l’indotto (l’ospitalità grazie al turismo del vino), produce circa 13 miliardi di dollari nonchè 46 mila posti di lavoro per l’intera valle». L’uva più importante è il Cabernet Sauvignon e, tra i bianchi, Chardonnay e Sauvignon Blanc, meno utilizzate le italiane tra le quali Pinot Grigio, Barbera e Sangiovese. «La prima enorme differenza tra California e Europa — riprende Giorleo — è la capacità di fare sistema. Su questo punto hanno concordato il pr director della celebre Opus One, mister Barefoot e il general manager di Michael Mondavi. D’altronde, è stato questo lo spirito del fautore del successo di Napa, Robert Mon- In cantina Chiara Giorleo negli Usa davi, quando fonda l’omonima cantina e inizia a promuovere la valle in tutto il mondo (fino alla fatidica competizione di Parigi del ’76 dove i vini californiani battono i francesi in una degustazione alla cieca)». Insomma non si tratta solo di qualità del vino ma di capacità di fare business e buona promozione di un territorio che in pochi decenni è diventato una delle aree di maggiore interesse nel mondo. «Paul Wagner, professore di marketing e vendite del Napa College, mi ha detto: "alla California mancano storia e tradizione di cui gode l’Europa che però non ascolta abbastanza il mercato e non comunica quello che il pubblico vuole sentire"». I turisti vogliono vivere un’esperienza ed è questa che rimarrà impressa nella loro mente, vo- gliono sentirsi raccontare delle storie da riportare agli amici quando si mette un vino a tavola, invece che la quantità di minerali presenti in quel terreno. «Prima di arrivare a Napa, dove non a caso ha deciso di investire un imprenditore lungimirante come Antinori — conclude la giornalista — puoi prenotare in rete un appuntamento con un consulente che potrà costruirti un piano e così potrai scegliere tra un autista che guida la tua auto oppure tour giornalieri in limousine, bici, bus. E alla fine del tour avrai solo l’imbarazzo della scelta tra originalissimi gadget. Lo ha capito bene Boisset, guru che sta rivoluzionando il marketing del vino californiano: "se smettiamo di apprendere smettiamo di esistere ma serve andare oltre quello che esiste già, serve innovare"». Altri dettagli di quello che per Chiara Giorleo è stato «un viaggio per definire la potenza dei blasonati vini californiani» sul suo blog chiarasfoodandwineguide.com. © RIPRODUZIONE RISERVATA