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chinesiologia n. 2 / 2009 ARTICOLO 3 Applicazione e risultati del metodo FED nella rieducazione della scoliosi SPALVIERI SILVIA* - PROSPERINI VINICIO** - RAIMONDI PAOLO*** * Scienze Motorie e Scienze e Tecniche della Ginnastica Preventiva e Adattata, Italia; ** Facoltà di Scienze Motorie Università degli Studi L’Aquila; ***Facoltà di Scienze Motorie-Dipartimento di Ingegneria Meccanica Energetica e Gestionale Università degli Studi L’Aquila, Italia Riassunto Il Metodo F.E.D. utilizza una struttura che sfrutta forze meccaniche triassiali per tentare di ridurre le alterazioni anatomiche presenti sul rachide scoliotico nei soggetti in fase di accrescimento. I risultati terapeutici ottenuti sulle diverse curve della colonna vertebrale con l’applicazione della metodologia FED, dopo un periodo di applicazione di circa 12 mesi, sono evidenziati in 33 casi statistici di cui si sono riportati i risultati ottenuti. Parole chiave: scoliosi idiopatica, trattamenti conservativi, Metodo FED. Summary Method FED uses a structure that uses mechanical forces to triaxial groped to reduce anatomical changes present in the scoliotic spine in patients undergoing accretion. The therapeutic results obtained on the different curves of the spine with the application of the methodology Fed, after an application period of approximately 12 months, 33 cases are shown in statistics that you are the results obtained. Key word: idiopathic scoliosis, rehabilitation treatment, Method FED. INTRODUZIONE Molti autori hanno già esposto alcuni lavori in cui si osserva che la postura non può far riferimento solo agli aspetti meccanico-gravitazionali (1-7) e che le “sindromi di deficienza posturale” non sono da collegare solo all’aspetto cinesiologico, neurologico, meccanico, viscerale, perché sono in stretto rapporto anche con le disfunzioni delle “attività percettive”, con la scarsa “coordinazione del movimento” e disordini intimistici-comportamentali (8-10). La scoliosi idiopatica è una complessa deformità strutturale della CV che si manifesta sui 3 piani dello spazio: sul piano frontale con un movimento di flessione laterale, sul piano sagittale con un’alterazione delle curve che spesso provocano un raddrizzamento sagittale, sul piano orizzontale con un movimento di rotazione dal quale origina una salienza (gibbo). Per definizione nella scoliosi non si riconosce una causa nota e probabilmente nemmeno unica. Le ipotesi maggiormente accreditate dalla comunità scientifica, che ritiene la scoliosi di origine multifattoriale, sono: fattori genetici (11-19). Carenze di melatonina (20-28). Alterazioni della produzione del collagene e del tessuto connettivo (29-37). Alterazioni della muscolatura scheletrica (38-46). Alterazioni del sistema neuro-fisiologico (47-67). Fattori biomeccanici (68-85). Nel corso degli anni sono state proposte varie metodiche per rallentare il decorso evolutivo della scoliosi 28 e tra le più innovative c’è il Metodo FED ideato dal Prof. Sastre e sperimentato a Barcelona (Spagna) nel suo Istituto di Ricerca. Fondamentali per lo sviluppo del metodo FED sono stati gli accurati studi sulla scoliosi di numerosi ricercatori (86, 87, 88, 89, 93, 94, 95, 96, 98, 99, 100,101). Dopo un lungo periodo di sperimentazione, praticato prima sugli animali, e dopo applicazione sui portatori di scoliosi l’equipe del Prof. Sastre ha messo a disposizione i risultati che si ottengoTab. 1). La ricerca sperino con tale metodologia (T mentale è iniziata studiando le reazioni di 40 conigli della stessa razza ed età, sottoposti ad una resezione di 1 cm. dall’estremo prossimale della sesta, settima, ottava, nona costa. Successivamente alla resezione sono sorte scoliosi post-operatorie omogenee. In un gruppo di 20 conigli le scoliosi sono state lasciate evolvere spontaneamente mentre nel secondo gruppo sono state trattate con specifica fisioterapia giornaliera. Il trattamento giornaliero consisteva in una terapia manuale di 15 minuti per ogni animale, per 90 giorni consecutivi che, aggiunti ai giorni di vita dei conigli e a quelli di recupero post-operatorio, si è protratto per 120 giorni (età questa in cui termina la crescita dell’osso del coniglio e che corrisponde ai 18 anni circa nell’uomo) (90, 92). Al termine dello studio sperimentale iniziale, si è osservato che il valore delle curve scoliotiche negli animali del gruppo non trattato è peggiorato fino a 55,2 gradi Cobb, mentre il gruppo di ani- chinesiologia n. 2 / 2009 mali trattati con fisioterapia si è stabilizzato su un vaFig. 1 A e 1B). Quelore medio di 25,6 gradi Cobb (F sta differenza significativa tra i 2 gruppi è stata attribuita all’azione della terapia (100, 102). Tale pratica veniva applicata ponendo l’animale in sospensione ed in fissaggio tridimensionale, tenendolo con entrambe le mani, in maniera tale che i pollici facessero adeguate e bilanciate pressioni sull’apice della curva sco- Fig. 1 A - Rachide in scoliosi del coniglio non trattato Fig. 1 B - Rachide del coniglio trattato liotica dell’animale abbinate ad una dinamica spinta contraria alla curva. Basandosi su questa sperimentazione Sastre ha progettato una struttura composta da un telaio con elementi per la sospensione (gilet e cinghie) e il fissaggio tridimensionale del paziente, e mezzi meccanici di spinta consistenti in un braccio dinamico controllato in maniera informatica, che genera spinte pneumo-meccaniche sull’apice della curva veicolando la forza necessaria per Fig. 2A e 2B). produrre allungamento e derotazione (F MATERIALI E METODI L’apparecchiatura utilizzata è la struttura FED. La durata della spinta pneumatica è di 20 secondi mentre la successiva fase di riposo (quando il braccio meccanico BEPM torna indietro) è di 10 secondi. Nella fase di riposo il paziente volontariamente, attraverso una corretta elaborazione delle informazioni provenienti dal proprio organismo e dall’ambiente esterno riproduce, attraverso la sequenza del lavoro muscolare, la struttura temporale, le forze espresse dai i vari muscoli, l’azione “correttiva” imposta precedentemente dal BEPM, controllando movimento e postura. Le grandezze da applicare sono gestite da un programma informatico che garantisce in massima sicurezza l’azione del BEPM sulle vertebre preventivamente contrassegnate. Il procedimento per la realizzazione e l’applicazione del Metodo FED si basa quindi sull’azione di forze meccaniche che contrastano tridimensionalmente le alterazioni anatomiche presenti sul rachide deviato in accrescimento, agendo sul si- 29 chinesiologia n. 2 / 2009 stema osteo-articolare (osso, scartilagini epifisarie, neurocentrali), sul sistema neuro-muscolare (fusi neuromuscolari, recettori neuro-muscolari sensoriali e sugli organi tendinei del Golgi), sul sistema vascolare e sull’integrazione dell’ortostatica della patologia. L’attività di cinesiterapia completa il trattamento. InfatFig. 2 A - Struttura FED ti, la metodologia applicativa prevede 15’ di chinesiterapia analitica, poi elettrostimolazione e termoterapia prima e dopo il trattamento. Questo protocollo applicativo permette di ottenere la stimolazione della zona allungata (convessa); lo sviluppo di massa muscolare (che consolida la correzione per l’allenamento selettivo dei muscoli); l’incremento di vascolarizzazione delFig. 2 B - Dinamica FED la zona stimolata. Nel metodo FED si distinguono principalmente 3 fasi che agiscono in maniera sinergica: 1. allungamento; 2. fissazione; 3. derotazione ed inversione della curva. Nella fase di allungamento il paziente, in sospensione, all’interno dell’Unità FED è sottoposto all’allungamento della CV: tale allungamento genera: • una separazione e una decompressione dei corpi vertebrali tra loro, equilibrando le differenze tra il lato concavo e quello convesso della curva; • una riduzione delle asimmetrie degli spazi intercostali; • un allungamento dei legamenti e dei muscoli retratti dal lato concavo; • un miglioramento della vascolarizzzazione e della nutrizione sia dei tessuti del lato concavo che convesso della curva. Nella fase di fissaggio si immobilizza la pelvi anteriormente e posteriormente, si fissano le estremità superiore e inferiore della curva maggiore sul suo lato concavo con i bracci fissatori ed infine si posiziona il braccio elettro-pneumatico all’altezza dell’apice della curva maggiore della scoliosi. La fase di derotazione ed inflessione della curva è la 30 fase dinamica del trattamento. È generata dalla spinta dei BEPM che simultaneamente provocano l’inflessione e la derotazione della curva dando inizio al processo restauratore attraverso un graduale rimodellamento dei tessuti (103). Nella metodologia la classificazione delle scoliosi cui si fa riferimento è quella di King-Moe (104): Tipo I: curva principale lombare con curva toracica compensatrice. Tipo II: curva principale toracica con curva lombare compensatrice. Tipo III: curva toracica pura corta. Tipo IV: curva toraco-lombare lunga. Tipo V: curva toracica doppia con estensione al rachide cervicale e curva lombare. Per i 12 mesi di applicazione sono stati trattati 33 pazienti, con età comprese dai 6 ai 46 anni, affetti da scoliosi idiopatica progressiva. L’età media del gruppo all’inizio era 17,6 anni, il Risser medio iniziale di 2,6 ed alla fine (trascorsi i 12 mesi di trattamento) di 3,8. L’85% dei pazienti era di sesso femminile, il Tabella 1). I casi, per tutto il perio15% maschile. (T do di trattamento, sono stati sottoposti, ad un’esplorazione fisica e funzionale ogni tre mesi, con misurazione delle variazioni del rachide mediante radiografia antero-posteriore. RISULTATI Il controllo radiologico iniziale delle curve ha evidenziato valori da 15 a 65 gradi Cobb con una media iniziale dell’angolo Cobb di 31° e finale di 15,2°. La rotazione vertebrale iniziale ha evidenziato valori da 3 a 36 gradi Raimondi con una media iniziale di roTabelle 2 tazione Raimondi di 17,7° e finale di 6,8° (T e 3). La valutazione finale, dopo 12 mesi di trattamento ha evidenziato un’elevata efficacia del trattamento con il Metodo FED in tutte le tipologie scoliotiche, classificate King-Moe, I, II, III, IV, V. Nei pazienti con scoliosi a curva doppia o tripla, si è tenuto conto solo della curva maggiore. Nel caso di curve di eguale entità si è tenuto conto della curva dorsale che è quella che tende a recuperare relativamenFig. 3). te meno (F Casi pratici: Il 1° caso mette in evidenza la RX di una bambina di 13 anni con scoliosi idiopatica progressiva di tipo King-Moe IV estesa da T7-L3, destro convessa, con 20° Cobb, 6° di rotazione Raimondi, Risser 0,5, vertebra apicale T10. La fanciulla è stata sottoposta al Metodo FED per 2 sedute settimanali e a cinesiterapia specifica domiciliare per i restanti 5 giorni della settimana. Alla fine del trattamento i risultati sono stati: 0° Cobb, RisFig. 4 A e B). ser 3, rotazione Raimondi 0° (F Il 2° caso mostra la RX di una fanciulla di 14 anni con scoliosi idiopatica progressiva di tipo KingMoe V con curva maggiore T7-T12 destro convessa, chinesiologia n. 1 / 2009 31 chinesiologia n. 2 / 2009 Fig. 4 A - Radiografia del soggetto rilevata ad inizio trattamento Fig. 4 B - Radiografia dello stesso soggetto rilevata a fine trattamento 54° Cobb, Risser 2,5, vertebra apicale L2, gradi di rotazione Raimondi 24°. Sottoposta a sessioni riabilitative per 5 giorni settimanali con il Metodo FED e due di cinesiterapia specifica domiciliare, alla fine del trattamento i risultati sono stati: 23° Cobb, 12° di rotazione Raimondi delFig. 5 A e B). la vertebra apicale L2, Risser 4, (F Fig. 5 A - Radiografia del soggetto rilevata ad inizio trattamento Fig. 5 B - Radiografia dello stesso soggetto rilevata a fine trattamento DISCUSSIONE Nel 1991 dopo esserci recati in Spagna per prendere visione del metodo FED e dei risultati della ricerca del Prof. Sastre e riportare la tecnica non invasiva da lui ideata per la riduzione delle curve scoliotiche (106), presentammo una casistica e ci impegnammo a rivalutare il metodo a distanza di quindici anni. Ebbene, è quello che abbiamo fatto e dopo un ulteriore “sopralluogo”compiuto nel mese di Maggio 2009, dopo aver preso visione dei dati raccolti e aver studiato i risultati ottenuti con il metodo FED, siamo in grado di poter dibattere in maniera esaustiva su 32 questa metodologia. Il principio ispiratore del metodo si basa sulla seguente osservazione: se forze dinamiche e/o asimmetriche sono capaci di dare origine ed aggravare una deformazione ossea durante il periodo di sviluppo dell’osso, forze applicate in senso opposto dovrebbero arrestare gli effetti deformanti e normalizzare tale processo. Dal punto di vista meccanico con il F.E.D. oltre alla decompressione della cartilagine neurocentrale, si ottiene la modifica dell’orientamento patologico delle fibre dell’anello fibroso del disco intervertebrale, la correzione delle deformazioni degli elementi di collegamento (capsule, legamenti), l’aumento della mobilità intervertebrale ed intercostale. Come si può facilmente intuire il principio è quello di un corsetto. Però, al contrario del corsetto, le spinte e le controspinte non sono statiche ma dinamiche ed esattamente localizzate sulle vertebre che effettivamente richiedono tali spinte. Con opportuni calcoli informatici le forze vengono dosate in rapporto alla tipologia scoliotica, l’età, il sesso, il risser. L’osservazione delle applicazioni e dei risultati ci ha evidenziato: 1. che la chiave di volta di tutto il processo riabilitativo è il perfetto fissaggio tridimensionale e il giusto dosaggio delle spinte dinamiche di correzione che riescono ad invertire la situazione patologica; 2. la modifica strutturale dei tessuti nel periodo di crescita della persona e la riduzione delle alterazioni vertebro-costali, discali, cartilaginee, muscolari, vascolari, propriocettive, con normalizzazione del controllo posturale; 3. la capacità di monitorare una forza correttrice in senso opposto e superiore alla forza deformante sul rachide disallineato della persona, con un ottimale livello d’efficacia; 4. la riduzione dell’eventuale dolore, della rigidità e dell’instabilità; 5. il rallentamento dell’evoluzione scoliotica e il netto miglioramento della curva e della rotazione; 6. l’esclusione della dipendenza terapista-paziente e la possibilità dello stesso ad auto correggersi; 7. la facilità di applicazione; 8. la capacità, nelle circostanze peggiori, di facilitare l’intervento chirurgico; 9. l’economicità del trattamento per l’individuo e per la società; 10. la possibilità di aumentare il potenziale vitale, la longevità e, significativamente, la qualità della vita di relazione (107). CONCLUSIONI I risultati espongono i positivi effetti terapeutici del metodo FED che in base ai principi esposti hanno una spiegazione scientifica. Nella fase sperimentale (applicazione su conigli), esistevano concrete diffi- chinesiologia n. 2 / 2009 coltà tecniche che portavano a pensare che non si potessero conseguire risultati sugli esseri umani (108, 109). Al contrario, dopo l’applicazione sperimentale su vari soggetti, i risultati hanno contraddetto i timori iniziali e lo scetticismo che molti specialisti avevano sull’efficacia della fisioterapia e del trattamento biomeccanico per ridurre la curva e la rotazione della scoliosi (97, 98, 110, 111). Il Metodo FED è un trattamento globale, che corregge principalmente le curve patologiche del rachide nel periodo di crescita, riduce o elimina completamente la sintomatologia dolorosa in bambini o adulti (91) mostrando un indice di effettività (IE) (97, 105) significativo e superiore a tutti i trattamenti conservatori esistenti (112, 113, 112). L’Unità FED è un sistema molto versatile che si può applicare in qualsiasi tipo di disallineamento vertebrale del rachide, sia esso scoliosi, cifosi o lordosi ed è utilizzata in Spagna, Germania, Argentina, Romania, Libano, Siria, Emirati Arabi, Perù e Polonia. Bibliografia 1. Raimondi, P. (1982) La postura come linguaggio e meccanismi di percezione. Problemi d’Oggi; 3: pp.38-43. 2. Raimondi, P. (1984) “Postura seduta e cenni ergonomici nelle attività lavorative ” Chinesiologia Kinésithérapie Scientifique; 3: pp.21-26. 3. Raimondi, P. (1986) “La postura eretta” Chinesiologia Scientifica; 2: pp.54-57. 4. Raimondi, P. 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