periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni
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ISSN 1720-5638 IL CALITRANO periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% - DCB - Firenze 1 ANNO XXXII - NUMERO 50 (nuova serie) CENTRO STUDI CALITRANI Via Pietro Nenni, 1 - 83045 Calitri (AV) www.ilcalitrano.it MAGGIO-AGOSTO 2012 IN QUESTO NUMERO IL CALITRANO ANNO XXXII - N. 50 n.s. I diritti di cittadinanza 3 di A. Raffaele Salvante La figura dell’On. Salvatore Scoca di Roberto Innocenti Torelli Fondato nel 1981 4 e Claudio Mazzoccoli Michele Cerreta, ingegnere 6 Da “La Nazione” IN COPERTINA: Calitri, fine anni ’70 in contrada Gghisc’ch’. Filomena Martiniello (pescè / 25.08.1907 † 29.11.1992) intenta a Str’zz’lià, ossia staccare le pannocchie dalla canna, mentre la signora Lucia Zarrilli (v’ton’ / 01.11.1926 † 16.05.1996) strappa r’ m’nnagl’ dalla spiga. (Foto Gerardo Melaccio) Personaggi Michele Arcangelo Di Maio del prof. Pietro Cerreta 9 Il riferimento anomalo del dott. Marco Bozza 10 Medicina Ayurvedica del dott. Noris A. Cucciniello RICORDA CHE LA TUA OFFERTA È DECISIVA PER LA PUBBLICAZIONE DI QUESTO GIORNALE 7 Ricordare per chi non sa del prof. Gerardo Melaccio 11 Caro amico ti scrivo del dott. Raffaele Marra 17 Io sono Achille Lycia Santos Do Castilla 18 DIALETTO E CULTURA POPOLARE 19 LA NOSTRA BIBLIOTECA 19 SOLIDARIETÀ COL GIORNALE 21 MOVIMENTO DEMOGRAFICO 22 REQUIESCANT IN PACE 23 LA XXXI FIERA INTERREGIONALE DI CALITRI si svolgerà dal 28 agosto al 2 settembre 2012 Per ulteriori informazioni rivolgersi a: Periodico quadrimestrale di ambiente - dialetto - storia e tradizioni dell’Associazione Culturale “Caletra” Indirizzo: Centro Fieristico - S.S. 399 - 83045 Calitri (Av) Telefono e fax: +39 0827 30001 E-mail: [email protected] Sito Internet: www.ilcalitrano.it E-mail: [email protected] Creato e aggiornato gratuitamente da ITACA www.itacamedia.it Direttore Martina Salvante Direttore Responsabile A. Raffaele Salvante Segreteria Michela Salvante Direzione, Redazione, Amministrazione 83045 Calitri (AV) - Via Pietro Nenni, 1 Tel. 328 1756103 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale 70% DCB Firenze 1 C. C. P. n. 11384500 La collaborazione è aperta a tutti, ma in nessun caso instaura un rapporto di lavoro ed è sempre da intendersi a titolo di volontariato. I lavori pubblicati riflettono il pensiero dei singoli autori, i quali se ne assumono le responsabilità di fronte alla legge. Il giornale viene diffuso gratuitamente. Attività editoriale di natura non commerciale nei sensi previsti dall’art. 4 del DPR 16.10.1972 n. 633 e successive modificazioni. Le spese di stampa e postali sono coperte dalla solidarietà dei lettori. Stampa: Polistampa - Firenze Autorizzazione n. 2912 del 13/2/1981 del Tribunale di Firenze Il Foro competente per ogni controversia è quello di Firenze. 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Le complessità del nuovo quadro socio-culturale e le sue trasformazioni quantitative e qualitative, che con impressionanti accelerazioni investono il mondo, sollevano inquietanti problemi e severe domande, che ci lasciano quanto meno perplessi quando volgiamo lo sguardo, ad oltre un anno dalle elezioni comunali, per constatare le realizzazioni effettuate: a noi pare di vedere un arido deserto. Solo in un campo, poco invidiabile d’altronde, non temiamo concorrenze, e cioè nella insostenibile trafila di reciproche asprezze, con inutili e inqualificabili ripicche, gelosie o durezze: conclusione, ognuno delle due parti (maggioranza e minoranza) è rimasta ossessionata dai suoi crucci, e non considera possibile nessun cambiamento, nessuna rinunzia, nessuna seria trattativa, a discapito dell’intera popolazione. È assolutamente negativo impantanarsi negli inutili odi e nelle contese senza fine mentre il paese va allo sfascio, costringendo i cittadini a vivere in una squallida mediocrità, avulsi e refrattari ad ogni tipo di “fraternità” in chiave civile; perché possiamo costruire case, strade, quartieri, ma non il “paese” se una parte dei cittadini vengono esclusi e sono costretti a vivere gli uni accanto agli altri, allinea- N ti, accontentandosi, senza accorgersene, di non urtarsi reciprocamente. Proviamo almeno ad usare le parole a tempo e a luogo; fermiamo questa orrida frenesia di parole; impariamo ad amare questo nostro paese, a conoscerlo, a cercarne l’anima nascosta, perché coesione, amicizia, accoglienza siano finalmente il nostro segno distintivo. Si nota una estrema confusione nello stabilire le priorità del Paese, e questo porta con se l’opacità degli obiettivi da perseguire e il conseguente operare che deve essere finalizzato per il loro ottenimento. Se il Paese deve scegliere di essere una meta turistica, bisogna darsi da fare, accorciarsi le maniche ed operare affinché questo sia reso possibile, non possiamo drogarci di parole, ma ci vogliono dei progetti che necessariamente avranno la loro attuazione nel corso degli anni, ma intanto, bisogna approntarli; ad esempio perché non pensare a buttare le basi per la costruzione – nel Corso ingombro di ruderi pericolanti – di una passeggiata turistica che vada dalla piazza fino al bar Tiffany con una meravigliosa panoramica che domina l’intera vallata dell’Ofanto? Pochi Paesi nei nostri dintorni hanno la fortuna di avere un panorama così invidiabile. Questa amministrazione ha un incaricato che si interessi “sul serio” del ritorno a Calitri dei reperti archeologici trafugati, dall’Orto della Corte, con i loro preziosi corredi? Si dice che risalgono al nono secolo a.C. quindi all’epoca della fondazione di Roma. Se così fosse non può sfuggire a nessuno l’enorme valore di un simile rinvenimento: perché, dopo anni, nessuno se ne interessa? 3 Come è possibile che l’edificio di fronte alla ex casa dell’ECA è vuoto da circa un anno? È vero che la ASL viene trasferita all’Ospedale di Bisaccia e il Difensore civico a S. Angelo dei Lombardi? È vero che ci sono dei cittadini che vorrebbero costruire delle tombe nel cimitero, e che si vuole impiantare sul terreno civico delle pale eoliche? Il popolo ha il diritto di essere informato dalle autorità competenti e non dal chiacchiericcio di bottega. C’è una mancanza di incisività nel rilancio economico: c’è forse qualcuno dell’Amministrazione comunale che sta progettando un piano per attirare Aziende sul nostro territorio? non ci sembra, mentre la disoccupazione sta strozzando interi nuclei familiari. Per i giovani e la dissacrante disoccupazione abbiamo sentito soltanto parole vuote, senza fatti concreti. Non è legittimabile alcun atteggiamento di rassegnazione, di disimpegno o di chiusura egoistica ma occorre operare con urgenza e responsabilità dentro un contesto preciso di relazioni umane, che si esprimono concretamente tra le persone interessate. Certo non sono problematiche di poco conto e diversi sono i servizi e diverse le competenze, ma la responsabilità è unica e lo stile proprio del servizio è “il dialogo”; il nostro lavoro, l’amore e gli affetti che danno calore e senso alla vita, i molteplici impegni che riempiono l’esistenza quotidiana possono essere trasformati e assumere in significato nuovo per una crescita matura e per una comunità adulta, capace di essere sempre attenta alle esigenze particolari di ciascuno. Raffaele Salvante La figura dell’On. Salvatore Scoca attraverso la lettura degli atti della Assemblea Costituente IL CALITRANO N. 50 n.s. – Maggio-Agosto 2012 di Roberto Innocenti Torelli e Claudio Mazzoccoli La figura dell’On. Salvatore Scoca, anche se ancora non ben conosciuta dalla opinione pubblica, dovrebbe invece, a nostro modo di vedere, meritare una importanza superiore. Non certo per sminiuire il valore di altri Costrituenti, ma perché grazie al suo impegno ed alla sua tenacia, durante i Lavori della seduta del 23 Maggio 1947, Presidente l’On. Terracini, venne approvato l’Articolo 53, che la Costituzione pone a base del Sistema Tributario della Repubblica L’innegabile merito dell’On. Salvatore Scoca, navigato ed esperto personaggio politico (all’epoca aveva 53 anni ed era reduce dalla esperienza di Sottosegretario alle Finanze del Governo De Gasperi dal 17 Luglio 1946 al 18 Ottobre 19461), è quello di aver collaborato in modo deciso a delineare nel modo più ampio, attraverso le relazioni condotte in Assemblea Costituente, come interpretare i bisogni della Nazione, traguardando gli anni a venire. Seguendo uno dei passi della Seduta della Assemblea Costituente del 23/05/1947, leggiamo (On. Scoca. Ass. Costituente, 23/05/1947) “…Non è questo il momento più opportuno per attuarla, ma credo necessario che si inserisca nella nostra Costituzione, in luogo del principio enunciato dall’articolo 25 del vecchio Statuto, un principio informato a un criterio più democratico, più aderente alla coscienza della solidarietà sociale e più conforme alla evoluzione delle legislazioni più progredite…”. L’Italia, in quel 1947 era quella che usciva, da appena due anni, dal dramma della seconda guerra mondiale. Dovunque si voltasse lo sguardo si vedevano macerie. Miseria, fame. analfabetismo determinavano urgenze che i Costituenti ben comprendevano. Quello che i Padri Costituenti descrivevano era il sogno che i posteri avrebbero dovuto realizzare attraverso la passione, l’impegno, la laboriosità, l’onestà. Ben conoscevano i nostri Padri Costuenti i principi di Equità, Solidarietà e Progressività. I primi due elementi emergono come caratterizzanti l’intero disegno costituzionale, mentre il terzo è stato posto a suggello del cuore economico del della “Commissione de Settantacinque”, quella che aveva il compito di redigere effettivamente la Carta Costituzionale, delinea i due fondamentali elementi che dovranno poi entrare a fare parte dell’enunciato finale dell’Articolo 532. 1. La Capacità Contributiva Effettiva come base della imposizione 2. La Progressività come base del calcolo delle imposte paese (il Sistema Tributario), in modo da assicurare allo Stato i mezzi per fare fronte agli impegni economici derivanti dagli altri articoli, che ne delineano la struttura ed i suoi doveri al servizio della Persona. In questa architrave che vede la Persona al centro e lo Stato al Servizio di questa (e non il contrario come accade purtroppo oggi…) si inquadrano i principi informativi della tassazione. Essi, pertanto, costituiscono i cardini del nostro Sistema Costituzionale, una conquista fondamentale recepita dall’Articolo 53 della nostra Carta, laddove si afferma che “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Tale impostazione, ci piace ricordarlo, andava a mutare profondamente, nella sostanza, il sistema messo in atto dallo Statuto Albertino la cui attuazione aveva dato vita ad un’evidente sperequazione in favore della “tassazione indiretta che colpiva in misura insostenibile le classi più povere…”. Salvatore Scoca, come relatore per gli articoli aggiuntivi in ambito tributario, rispondendo alle obiezioni dei colleghi 44 La prima caratteristica è la Capacità Contributiva Effettiva. Per il primo punto, ecco come si esprime il relatore (On. Scoca. Ass. Costituente, 23/05/1947) “…Non si può negare che il cittadino, prima di essere chiamato a corrispondere una quota parte della sua ricchezza allo Stato, per la soddisfazione dei bisogni pubblici, deve soddisfare i bisogni elementari di vita suoi propri e di coloro ai quali, per obbligo morale e giuridico, deve provvedere”. Riteniamo che questa definizione, ad oggi non rispettata dall’attuale sistema tributario, rappresenti un elemento fondamentale per uno stato il cui compito primario è lo Sviluppo della persone. Dal principio della necessità della deduzione nell’effettivo importo delle spese necessarie alla vita ed al sostegno della Persona e delle persone comunque a suo carico, posto a base della determinazione della Capacità Contributiva Effettiva, vengono poi derivati da Scoca due importanti obblighi per il legislatore, anche questi, evidentemente, disattesi dal sistema tributario attuale. Il primo: “Da ciò discende la necessità della esclusione dei redditi minimi dalla imposizione; minimi che lo Stato ha interesse a tenere sufficientemente elevati, per consentire il miglioramento delle condizioni di vita delle classi meno abbienti, che contribuisce al miglioramento morale e fisico delle stesse ed in definitiva anche all’aumento della loro capacità produttiva”. Il secondo: “Da ciò discende pure che debbono essere tenuti in opportuna considerazione i carichi di famiglia del contribuente”. IL CALITRANO N. 50 n.s. – Maggio-Agosto 2012 La conclusione è poi molto importante: “Sono, questi, aspetti caratteristici di quella capacità contributiva, che la formulazione concordata dell’articolo aggiuntivo pone a base della imposizione…”. La seconda caratteristica è la Progressività. (On. Scoca. Ass. Costituente, 23/05/1947) “… se poi consideriamo che più dei tributi diretti rendono i tributi indiretti e questi attuano una progressione a rovescio, in quanto, essendo stabiliti prevalentemente sui consumi, gravano maggiormente sulle classi meno abbienti, si vede come in effetti la distribuzione del carico tributario avvenga non già in senso progressivo e neppure proporzionale, ma in senso regressivo. Il che costituisce una grave ingiustizia sociale, che va eliminata, con una meditata e seria riforma tributaria.” È francamente difficile non vedere, in queste parole, la realtà dell’Italia dei nostri giorni, che necessita finalmente del rinnovamento del “patto fiscale”, che avvenga stavolta effettivamente nel segno della Costituzione, a differenza di quanto accadde nel 1973, quando un altro patto condusse al sistema attuale. Fondamentale è dunque riscoprire il senso di democrazia, di solidarietà e di equità che vengono ripetuti a più riprese negli atti della Costituente, ma che risuonano nel verbale del 23/05/1947 come i veri principi che devono ispirare il Sistema Tributario. Indubbio è che il disegno della Costituzione Italiana richiedeva siffatte caratteristiche al suo cuore economico. La relazione di Scoca prosegue con altre importantissime considerazioni puntualmente espresse: (On. Scoca. Ass. Costituente, 23/05/1947) “La regola della progressività deve essere effettivamente operante; e perciò nella primitiva formulazione dell’articolo aggiuntivo da me proposto avevo detto che il concorso di tutti alle spese pubbliche deve avvenire in modo che l’onere tributario complessivo gravante su ciascuno risulti informato al criterio della progressività. Ciò significa che la progressione applicata ai tributi sul reddito globale o sul patrimonio dev’esser tale da correggere le iniquità derivanti dagli altri tributi, ed in particolare da quelli sui consumi.” Quello che oggi preoccupa ancor più è vedere che, anziché progredire, lo stato della nazione è andato regredendo. Per capire la gravità della situazione, è sufficiente confrontare la realtà di oggi, in cui lo Stato Sociale e principi come la Solidarietà vengono messi in discussione dai profeti del liberismo più sfrenato, con quanto nel settembre del 1900 Giolitti affermò “…il paese, dice l’On. Sonnino, è ammalato politicamente e moralmente, ed è vero; ma la causa più grave di tale malattia è il fatto che le classi dirigenti spesero enormi somme a beneficio proprio quasi esclusivo e vi fecero fronte con imposte, il peso delle quali cade in gran parte sulle classi più povere; noi abbiamo un gran numero di imposte sulla miseria: il sale, il lotto, la tassa sul grano, sul petrolio, il dazio sul consumo, ecc. … NON NE ABBIAMO UNA SOLA che colpisca esclusivamente la ricchezza vera; perfino le tasse sugli affari e le tasse giudiziarie sono progressive a rovescio; quando nel 1893, per stringenti necessità finanziarie, io dovetti chiedere alle classi più ricche un lieve sacrificio, sorse da una parte delle medesime una ribellione assai più efficace contro il governo che quella dei poveri contadini siciliani, e l’On. Sonnino, andato al governo dopo di me, dovette provvedere alle finanze RIALZANDO ancora il prezzo del sale e il dazio sui cereali. Io deploro quanti altri mai la lotta di classe; ma, siamo giusti: chi l’ha iniziata?” APPENDICI 1. Presentazione della Associazione La Associazione ARTICOLO 53 nasce alcuni anni fa come iniziativa libera e spontanea di personaggi della Società Civile che hanno deciso di dedicare il loro impegno a sostegno della battaglia per un FISCO EQUO, SOLIDALE e COSTITUZIONALE. Non ha pertanto alcun carattere politico e non riceve alcun finanziamento o sovvenzione. Il nostro impegno parte dallo Studio della Costituzione. dalla Analisi dei verbali della Assemblea Costituente e dalla verifica puntuale della mancata attuazione del dettato Costituzionale in tutte le forme nel quale il Sistema Tributario è stato gestito dalla classe politica a partire dal 1973 in poi. Il tavolo di studio, frutto della fattiva collaborazione degli aderenti, ha condotto a documenti, alcuni dei quali in fase di pubblicazione su questo nuovo sito, ha condotto a Libri (FISCO: La Costituzione Tradita, del 2008), a Collaborazioni con altri autori per contributi a Libri, a discussioni con le Forze Politiche e, ultimo in ordine di tempo, ma non certo atto conclusivo, il Convegno FISCO, EVASIONE FISCALE e DEBITO PUBBLICO: Torniamo alla Costituzione, tenutosi a Firenze il 26 Febbraio 2011 e che ha visto riuniti i membri della nostra Associazione e della Associazione ARDep 55 (Associazione per la Riduzione del Debito Pubblico). L’impegno precipuo della Associazione è quello di Difendere la Costituzione attraverso la sua Attuazione. Se infatti il Dettato Costituzionale non viene attuato, come oggi accade per tanti articoli, resta SEME SENZA FRUTTO. Una nazione che si sviluppa senza seguire la propria costituzione, finisce per trovarsi nella situazione di trovarsi regolata da una “costituzione materiale” che diverge in tutto o in parte da quella Naturale del 1947, promulgata il 1° gennaio 1948. Produrre la fine della vera ed unica Costituzione Italiana, quella del 1948 (pur senza un atto formale, ma per continuo svuotamento ed allontanamento) è la operazione in cui sembra impegnata la gran parte della classe politica del nostro paese da decenni. La opinione pubblica, distolta dalle ansie legate alla vita di ogni giorno e dai casi che i media propongono, non riesce ancora a distinguere la deriva anticostituzionale in corso, né percepisce il pericolo che incombe sullo stato sociale e sugli equilibri che mantengono unito, solidale e… “Italiano” il nostro paese. La Costituzione della Repubblica Italiana, fondamentale per il mantenimento e lo sviluppo della Unità nazionale ha, sin dalla sua promulgazione, il cuore economico nell’Articolo 53. Rarissimo caso, se non unico al mondo, la Costituzione Italiana, ha dato indicazioni precise su come costruire il Sistema Tributario. Non solo… Nel 1971 una legge Delega, la 825/71 chiarì, ad opera stavolta del Legislatore (composto per buona parte da Padri Costituenti…), il modo in cui costruire un SISTEMA TRIBUTARIO NEL SOLCO DEL DETTATO COSTITUZIONALE. Nel 1973, anziché far seguire i soli decreti attuativi della legge delega 825/71, fu varata la legge 600/73, alla base del fallimentare Sistema Tributario attuale… Dunque, nel 1973, avvenne qualcosa che possiamo oggi politicamente definire un TRADIMENTO DELLA COSTITUZIONE. Nel 2012, a 64 anni dalla promulgazione della Carta Costituzionale, purtroppo siamo costretti a denunziare che l’Articolo 53 non è ancora attuato. Con esso, tutti gli articoli che si ispirano allo sviluppo dell’individuo, alla formazione, alle famiglie, alla maternità, alla tutela dei diritti da parte dello Stato, sono messi in pericolo. Serve un’opera capillare di INFORMAZIONE prima e di FORMAZIONE poi. E questo è l’impegno a cui ci sentiamo chiamati. IL CALITRANO N. 50 n.s. – Maggio-Agosto 2012 2. Dati Storici Conclusioni Confidiamo che questo excursus dell’opera dell’On. Salvatore Scoca, per quanto limitato alla sua partecipazione alla Assemblea Costituente, serva a rendere omaggio ad una figura certamente significativa per il nostro paese e di stimolo per quanti, come noi di Articolo 53, si battono quotidianamente affiché il disegno costituzionale venga attuato concretamente nel nostro Paese. È evidente infatti che, a più di sessanta anni dalla sua promulgazione, la Costituzione è ben lungi dall’essere stata attuata. Ne abbiamo purtroppo costantemente conferma. LAUREA Il 18 aprile 2012 presso la Seconda Università di Napoli Facoltà di medicina e chirurgia - Polo didattico ASL Avellino Grottaminarda, si è felicemente laureata la signorina Enza METALLO Firenze, 29 Maggio 2012 Roberto Innocenti Torelli Responsabile Associazione Articolo 53 Salvatore Scoca - Meuccio Ruini Ing. Claudio Mazzoccoli Membro della Associazione Articolo 53 Salvatore Scoca - Meuccio Ruini Associazione ARTICOLO 53 Il Presidente Roberto Innocenti Torelli discutendo col chiar.mo professore Camillo Vittozzi la tesi “Disprassia congenita: aspetti neurobiologici ed emozionali”. La Redazione è vicina alla felicità dei genitori Franca e Giovanni, dell’amata sorella Rosa, e dei parenti tutti, ed augura alla novella dott.ssa ogni bene per il suo futuro professionale. http://sites.google.com/site/articolo53 [email protected] NOTE 1 2 Si veda nella Appendice: Dati Storici la Figura 1. Si veda nella Appendice: Dati Storici la Figura 2. Ci piace segnalarvi questo giovane ingegnere dott. Michele Cerreta, figlio del nostro concittadino Luigi (benfigliuol’) residenti a Lucca, riportando quanto scriveva “LA NAZIONE” di Lucca del gennaio 2012.Vi invitiamo inoltre a consultare il sito www.pizero.net 6 PERSONAGGI N. 50 n.s. – Maggio-Agosto 2012 IL CALITRANO Il campione calitrano ichele Arcangelo Di Maio, nacque a in alto, il cielo azzurro e terso. Di fronte, sui monti dell’Appennino, i nostri occhi si fermavano progressivamente sulla grande Rosa Cerreta e, come molti altri ragazzi, cupola rotonda dell’Osservatorio Astrotrascorse parte dell’adolescenza nel suo nomico di Castelgrande, poi su Pescopapaese, prima di andar fuori per continuagano e infine su Sant’Andrea di Conza. re gli studi. Dopo aver conseguito il DiIntanto il sole cominciava a nascondersi ploma di Geometra a Salerno, si iscrisse dietro le tre gobbe di Gagliano mettendo all’Istituto Superiore di Educazione Fisiin scena a poco a poco, alla nostra destra, ca della Farnesina di Roma, appena riil rosso bellissimo del tramonto. È stato nato dopo il Fascismo. Tornò, quindi, a allora che Michele sorridendo mi ha detto Calitri come docente di questa materia e all’improvviso: « È questo che mi manprestò servizio presso la Scuola Media e cherà, quando morrò». l’Istituto Tecnico Commerciale. Ricordo sempre questa frase ogni volta Conobbe allora Marisa Franco, originaria che vado a fargli visita al cimitero. E non di Bovino, giunta nell’Istituto Tecnico mi pare vero che ora stia lì, dopo averlo Commerciale in qualità d’insegnante visto all’opera nelle attività più impend’Inglese e con lei si fidanzò. Una cansate: riparare la sua scoppiettante campazone in voga a quel tempo era Love in gnola, caricare la sua barca a vela per porPortofino. Insieme poi decisero di trasfetarla a Campomarino, usare i colori a temrirsi a Napoli e di sposarsi nel 1961. pera per esprimere la sua vena artistica, A Napoli, Michele ebbe la cattedra presso andare a caccia con Diva, il suo cane l’Istituto “Galiani”, che si trova in prosOlimpiadi Invernali di Cortina, 1956. Mifedele, uscire dall’acqua del Lago di simità di Piazza Carlo III. Contemporachele Di Maio con Sophia Loren. Monticchio dopo essersi immerso con un neamente si inserì come istruttore e pregesto da esperto nuotatore. paratore atletico nell’ampio circuito napoletano delle attività sportive, collaborando c’è stato un sincero dispiacere. Nono- Michele era davvero una persona specon l’Associazione Italiana di Cultura e stante la recente malattia, Michele era ciale. Non lo dico perché era mio cugino, Sport. stato visto in macchina poco tempo prima ma per tutto ciò che sapeva fare e che I suoi legami con la famiglia e con l’intera e nulla lasciava immaginare che la sua altri non osavano neppure pensare. E per la simpatia che era capace di catturare comunità di origine, però, si mantennero vita fosse ridotta al lumicino. sempre fortissimi. Tornava frequente- Tempo addietro, quando egli già non dalla gente. Con lui, anche i più timidi si mente a Calitri, dove trascorreva qualche stava più bene, io e lui ci siamo fermati al sentivano invogliati a parlare, qualunque giorno con immenso piacere. Nell’andiri- Belvedere del Corso, poco distanti dal fosse il pretesto occasionale da cui poteva vieni in mezzo alla gente durante le feste grigio torrione emerso dai ruderi del ter- iniziare la conversazione. patronali, cioè nel tradizionale andare su remoto dell’80. Spaziavamo lo sguardo Per queste ragioni, e non solo per la sua e giù tra le bancarelle o appresso alla pro- nella valle dell’Ofanto e ammiravamo le dedizione allo sport, i suoi amici lo chiacessione di San Canio e dell’Immacolata, varie gradazioni di verde davanti a noi e, mavano «il Campione». In un certo senso lo era davvero e, comunque, era difficile fare due passi con egli era stato a stretto contatto lui. Si fermava ad ogni piè sospinto, ora con uno ora con con dei veri campioni. Come studente della Farnesina aveva un altro. A volte solo per un rapido saluto, ma più spesso per anche fatto parte dello staff tecnico delle Olimpiadi Invernali farsi raccontare anche le novità. di Cortina d’Ampezzo nel Rientrava a casa sempre a notte 1956, cioè del gruppo di giofonda, dopo aver partecipato a vani atleti incaricati di curare la infinite chiacchiere con gli tenuta delle piste sulle quali amici ritrovati e ai tanti succesavvenivano le gare di sci. A sivi allegri capannelli formati Cortina trascorreva il tempo intorno alla sua figura aitante, al libero con Lino Lacedelli, uno suo inconfondibile modo di dei conquistatori del K2, ed gesticolare e alla sua schietta altri atleti conosciuti sui campi risata. da sci. Durante la sfilata olimE i calitrani ricambiavano i pica inaugurale fece parte della sentimenti d’affetto per lui. squadra dei portabandiere e, tra Quando è giunta la notizia della sua morte, avvenuta il 12 di- Olimpiadi Invernali di Cortina, 1956. Michele Di Maio e Lino Lace- le sue mansioni, ebbe anche quella di accompagnare le percembre del 2011, qui a Calitri delli, uno dei conquistatori del K2. M Calitri nel 1931 da Benedetto e da 7 IL CALITRANO Roma, Michele Di Maio e Marisa Franco, durante una gita scolastica. N. 50 n.s. – Maggio-Agosto 2012 e tutti i comfort moderni. Questo edificio fu realizzato con i risparmi dell’intera famiglia, a poco a poco, a cominciare dagli anni settanta. A farla sorgere e a completarla è stato il suo carissimo amico Michele Del Re, un artigiano poliedrico che definire semplicemente muratore è troppo riduttivo e che invece bisognerebbe considerare un «tesoro vivente» per tutto il pregio che sa conferire alle cose che fa. Nelle ampie stanze di questa residenza, dunque, egli aveva il piacere di ricevere i suoi amici, con la complice collaborazione delle sorelle Maria e Teresa, le quali non si sottraevano alla fatica di preparare per essi lauti pranzi. Spesso gli invitati erano i membri dell’Associazione Amici dell’Irpinia che venivano da Napoli o anche da più lontano. E a volte, per evitar loro la fatica di guidare per chilometri fino a Calitri, Michele noleggiava addirittura un autobus che li accompagnasse da lui. Alla fine della giornata trascorsa nell’aria pura di Gagliano e prima di tornare a casa essi ricevevano in regalo i frutti degli alberi di quei campi, nonché barattoli del suo miele. Tuttavia, egli, nonostante i suoi multiformi interessi, non perse mai di vista l’educazione dei figli. Ho diversi debiti di riconoscenza nei riguardi di Michele. Ne vorrei citare solo due. Il primo è che fin da tenera età ho imparato da lui a guardare fuori dal piccolo nido di casa mia, trasportato in giro per il paese sulla canna della sua bicicletta, poi lungo le strade dei paesi vicini sul sedile posteriore della sua vespa e, infine, all’interno della sua seicento nuova fiammante. E da grande, quando Calitri, Michele Di Maio e Marisa Franco, con alcuni professori dell’Istituto Tecnico Commerciale e della Scuola Media. Alle loro spalle l’edificio scolastico recentemente demolito. sonalità e i giornalisti accreditati alla manifestazione. Nel suo album ho trovato molte foto di quell’evento, tra cui una in cui è ritratto con una giovanissima Sophia Loren. mi trasferii a Napoli per studiare al Michele tornò a Calitri da Cortina porl’Università, fu proprio lui ad offrirmi tando con sé un paio di sci. Noialtri bamle occasioni più propizie per allargare le bini, che non li avevamo mai visti, mie limitate conoscenze. seguimmo con curiosità festosa le sue Il secondo è per l’incoraggiamento da evoluzioni sulla neve, che quell’anno fu lui ricevuto ogni volta che ho intrapreso abbondante. un lavoro impegnativo. Michele mi sproPoi vennero le Olimpiadi del 1960. Gli nava ad andare sempre avanti, anche organizzatori scelsero la via Appia come quando non sapeva bene di che natura percorso lungo il quale la fiaccola olimfosse lo scoglio che dovevo superare. In pica, accesa in Grecia e portata per mare particolare, devo a lui il sostegno morale a Siracusa, doveva salire verso nord per e materiale nella costruzione dei primi giungere a Roma. Il tracciato di questa exhibit scientifici interattivi per la maniantica arteria romana, come si sa, passa festazione napoletana «Futuro Remoto» per Pescopagano e Sant’Andrea di e per tutto ciò che concerne le iniziative Conza. In qualità di allenatore degli di divulgazione scientifica che successialunni che partecipavano alle gare provamente ho proposto qui a vinciali di atletica, Michele fu Calitri. chiamato a far parte della Michele ha avuto anche i suoi commissione che selezionò difetti, come d’altra parte tutti due tedofori di Calitri: Ettore noi. Ma certamente non gli si Cicoria e Peppino Galgano. può imputare quello dell’inCome geometra, Michele progettò alcune abitazioni. Tra differenza verso coloro che attraversavano vicende deliqueste è da ricordare proprio la sua casa di campagna, a cate. Per queste persone si è sempre adoperato, molto Gagliano. Essa, immersa nei discretamente, affinché trocampi, è circondata da un vassero la strada giusta, sugvigneto e da alberi da frutta, gerendo a loro concrete opnonché da numerosi alveari. portunità di soluzione dei proAl suo interno contiene inolblemi. Egli si fidava della tre un laboratorio per la promassima che gli aveva inseduzione di miele, che insieme gnato sua madre: «Il Signore allo sport è stata la sua grande chiude una porta e ne apre passione. Ma più che di casa un’altra». Frase che esprime di campagna andrebbe bene il fondamentale atto di speil termine di magione, dal ranza che ha accompagnato momento che questa costruOlimpiadi di Roma, 1960. Passaggio della fiaccola olimpica per l’intera sua vita. zione fu da lui progettata perSant’Andrea di Conza. Michele Di Maio con il tedoforo Ettore Ciché fosse ospitale, con un bel coria e con Alfonso Acocella. Pietro Cerreta porticato, una grande veranda 8 RICORDARE PER CHI NON SA - PARTE X IL CALITRANO N. 50 n.s. – Maggio-Agosto 2012 di Gerardo Melaccio Fanciulli che crescono con occhi profondi, Di nulla sanno, crescono e muoiono E tutti gli uomini vanno per la loro strada. Dolci frutti che nascono dagli acerbi E cadono già di notte come uccellini morti, Giacciono pochi giorni e marciscono. Tutto ciò, e questi giochi, a noi che giovano? A noi che pure siamo adulti ed eternamente soli, Che vagando non cerchiamo mai una meta? Che gioia, di queste cose averne viste tante? E tuttavia, dice molto che dice «Sera», Una parola da cui scorre profondità e tristezza Come greve miele dagli incavati favi. «Ballata della vita esteriore» (di Hugo Von Hafmannsthal) esse da parte le ultime, isolate testi- M monianze che ancora sopravvivono alle sofferenze della vecchiaia, a Calitri è scomparso pure il vasto mondo degli artigiani. Insieme a quello dei contadini, poco più di mezzo secolo fa, esso rappresentava il secondi pilastro dell’attività economica e produttiva della popolazione. La parte antica delle case, quella che in anni non lontani riecheggiava di voci e di rumori dentro le botteghe di artigiani intenti al lavoro dalla mattina alla sera dopo che l’abituale gruppo di amici aveva consumato il caffè al solito bar e soddisfatto i bisogni del corpo nel “Pascone” che lambiva la periferia del centro abitativo, oggi è ridotta a un camminare monotono e occasionale per stradine e vicoli avvolti dal silenzio di una realtà diventata da molti anni testimonianza muta di un’epoca scomparsa per sempre. Allora non c’era angolo del caseggiato che al passante non offriva la presenza di una bottega spalancata, magari poco spaziosa perché adattata ad una funzione di emergenza, con dentro il “Mastro” al lavoro insieme a qualche discepolo-apprendista. Ricordare oggi com’era Calitri ieri, quando il popolo che ci viveva era quasi un affresco di famiglie numerose con una storia insignificante fatta di vite semplici, spesso umili e difficili, tormentate da stenti e confortate da speranze ed attese, significa raccontare la storia di vite vissute nella maniera più comune e naturale. Più di mezzo secolo fa il nostro Paese si presentava sotto un aspetto diverso da quello odierno. Gli abitanti erano tanti e le risorse per vivere piuttosto ristrette. Si coltivava la terra in ogni maniera, con le braccia e con gli animali; si seminava e si aspettava il raccolto. Si allevavano animali domestici e animali da fatica; galline, conigli e tacchini; pecore, capre, buoi e maiali per la famiglia. Bastava percorrere le campagne e frequentare le strade che tagliavano l’abitato per averne le prove concrete. Nel periodo adatto i campi erano popolati di contadini al lavoro che rallegravano lo spirito coi canti completando le colorature naturali. Il centro abitativo e le stradine periferiche riecheggiavano di rumori che animavano le botteghe degli artigiani intenti al compimento del proprio dovere. Ce n’erano di tutti i tipi e di ogni condizione: anziani e giovani, sposati con moglie e figli, scapoli di una certa età per scelta personale. L’estrazione sociale era più o meno la stessa per la maggior parte di essi: figli di artigiani che continuavano il mestiere paterno; “Mastri” fatti da poco o per scelta propria o per decisione presa in famiglia. Appena trovata la strada, i giovani che si avviavano al mondo del lavoro artigianale, venivano affidati al maestro che dava maggiore affidamento e già il giorno dopo cominciavano a prendere dimestichezza con la bottega e con l’attrezzatura. Ricevevano un po’ alla volta i primi rudimenti di formazione. Imparavano a familiarizzare con gli attrezzi più semplici prima di prendere contatto con quelli più complicati. Imparavano a distinguere la materia prima. Osservavano e ascoltavano con attenzione i suggerimenti del maestro che era competente, intransigente e di poche parole. I segreti del mestiere più che essere svelati con l’insegnamento, spesso bisognava scoprirli con prontezza di riflessi, comprenderli e rubarli furtivamente con l’intelligenza. Nella bottega c’era sempre da fare qualcosa, anche quando tardavano le ordinazioni private. Nella circostanza il “Mastro” concedeva ampia facoltà di suoi apprendisti di attendere alla realizzazione di lavoretti in proprio. Le circostanze per imparare in fretta non mancavano e i ragazzi che avevano voglia di farlo potevano sfruttare l’occasione specialmente se avevano la fortuna di venire affidati ad una guida di mente elastica, di discreto livello di cono9 scenze scolastiche e di stima per i suoi allievi. Quasi tutti i maestri di bottega non trascuravano l’informazione, la lettura del giornale e l’occasione di innalzare la loro coscienza civile, sociale e politica. Sapevano essere pratici e teorici al tempo stesso. Sapevano badare a sé stessi e amavano discutere dei problemi che li toccavano da vicino. Sapevano fare i padri di famiglia e sapevano svolgere con coscienza il loro ruolo di cittadini consapevoli e responsabili. Magari avendo poca scuola, ma pure tanta esperienza vissuta e praticata. Per gli apprendisti il tempo per imparare il mestiere e mettersi in proprio era piuttosto lungo. Le ragioni c’erano ed erano tante. La scarsezza delle risorse economiche in famiglia rendeva difficile mettere su un piccolo laboratorio e adeguatamente attrezzato; il tempo per farsi un nome comportava esperienza e lungaggini; conquistare la fiducia della clientela esigenza e contesa dalla concorrenza; la mancanza di capitale per l’approvvigionamento della materia prima; le difficoltà di eseguire e consegnare ordinazioni a credito ai clienti che si trovavano in difficoltà economiche. Di solito l’età di che veniva destinato all’apprendistato di un mestiere coincideva più o meno con quella della conclusione della frequenza della Scuola Elementare. In casi eccezionali, con il conseguimento della Licenza Media o di Avviamento Professionale. In realtà, più che la scuola, le prospettive per il futuro dei figli delle famiglie calitrane di allora erano pochissime e quasi obbligate: l’attività agricola, quella artigianale e quella dell’operaio: unici sbocchi facilmente reperibili e la possibilità immediata di dare una mano ai genitori in difficoltà per mandare avanti la casa. In quegli anni il lavoro era alla base di tutto, ma poterlo svolgere in proprio senza dover rinunciare alla libertà e all’autonomia di sé stessi, era, a dir poco, un privilegio. Importava l’utile che si ricavava, ma contava molto di più il rispetto e la stima, la possibilità di percorrere la propria strada con la mente e con le forze personali. Tra le molteplici categorie artigianali correvano sentimenti contrapposti: amicizia, rispetto e solidarietà da una parte; gelosia, invidia e discredito dall’altra. Naturalmente l’effetto di tale atteggiamento si ripercuoteva sul comportamento delle persone che ricorrevano al loro lavoro. Una delle abitudini che praticava buona parte degli artigiani calitrani era quella di IL CALITRANO svolgere delle attività collaterali. Quella della coltivazione di un pezzo di terra ereditato che veniva adibito a seminativo, a vigneto, a uliveto, a orto e a frutteto, a seconda del sito e della contrada del territorio costituiva quasi un luogo comune per molti di loro. Sicché, nei periodi stagionali si improvvisavano agricoltori, vignaioli, ortolani e ortofrutticoltori. Sospendevano per quanto era necessario gli impegni del mestiere e sbrigavano i lavori campestri facendosi aiutare anche dai discepoli. Per costoro era una vera festa, non tanto perché sospendevano gli impegni interni, quanto perché potevano stare all’aperto, erano meno controllati e potevano gustare l’ottima cucina della padrona. Peccato che tali occasioni capitavano pochissime volte all’anno! A parte questi rari casi di vero gradimento, la quotidianità delle botteghe dove si lavorava scorreva senza novità e con estre- N. 50 n.s. – Maggio-Agosto 2012 ma regolarità. Salvo i casi di qualche sconcezza e di qualche intemperanza di comportamento, di insofferenza o di malumore, tutto rientrava nella norma. E la norma consisteva nel ritagliare e cucire pezzi di stoffa, informare tomaie di capretto e di vitello, suolare un plantare; spingere avanti e indietro in ferro da stiro arroventato e fumante; piallare tavole e incastonare traversini di legno stagionato; stagnare una caldaia; manipolare l’argilla; impastare sabbia e cemento; sovrapporre e appiccicare mattoni; squadrare e mettere a piombo pietre per murature; ferrare asini e muli svolgendo il proprio mestiere con orgoglio e dignità, competenza e attaccamento. Si badava alle novità dei gusti e della tecnologia cercando di soddisfare l’esigenza dei clienti. Non ci si risparmiava pur di guadagnarsi l’apprezzamento professionale. Si cercava di migliorare il frutto del lavoro sotto il profilo qualitativo prima ancora che sotto quello economico. Si teneva molto alla decenza del tenore di vita di ciascuno e di tutti. Educati alla pratica dell’onestà, gli artigiani di Calitri si tenevano lontani dalla spregiudicatezza del profitto e dall’avidità, dal parassitismo che viveva di imbrogli e di falsificazioni. Le botteghe dei barbieri in particolare, dei sarti, calzolai e falegnami erano luoghi molto frequentati dove si tenevano accese discussioni di notizie, di opinioni e di fatti di cronaca. Quando il tempo lo permetteva, diventavano luoghi di ritrovo dove circolavano notizie fresche fresche sui fatti che accadevano in paese; sedi di incontro-scontro tra opinionisti e chiacchieroni di mestiere; tra allegroni e fanfaroni, persone serie e persone ingenue e bonaccione. Si trattava di un modo di essere paesano che dura ancora e che si va arricchendo e trasformando sempre di più. IL RIFERIMENTO ANOMALO di Marco Bozza ultimo decennio della nostra storia, non solo politica ma anche culturale, L’ ha subito un abbassamento di spessore in termini di punti di riferimento a cui guardare con costanza e ammirazione. Lo sviluppo dell’apparire forzato; del volo senz’ali; del respiro senza polmoni; del trucco amplificato dall’immagine; della capacità di essere tutti santi senza mai essersi confessati, ci ha condotti ciecamente in un cono d’ombra. Siamo stati tutti bravi a mettere nel cassetto l’idea dell’uomo savio, preparato, intelligente, lungimirante per rispolverare la strada a condottieri senza briglie, che hanno avuto la persuasione di spacciarsi per grandi combattenti. La tv spazzatura ci ha regalato ministri, sottosegretari, funzionari di partito, consiglieri regionali, il tutto sotto la sapiente regia di semplici venditori di tappeti a cui abbiamo regalato spazi istituzionali che mai dovevano essere concessi, visto il danno di credibilità ancora vivo sotto gli occhi di tutti. È come se la società avesse smesso di pensare; avesse parcheggiato il proprio pensiero sotto la suola delle scarpe, ponendosi come spettatrice passiva di uno spettacolo a cui tutti avrebbero voluto partecipare nonostante lati opachi ed eticamente impuri. Mentre questo film è andato in onda per anni interi, oltreconfine regnava stupore e sbigottimento sulla narcotizzazione degli italiani, genuflessi ad omuncoli senza ritegno, senza la giusta maturità meritocra- tica e tecnica per guidare le sorti di un paese. Se guardiamo in casa nostra, nella nostra piccola comunità calitrana, l’oasi del mito eterno vive con disinvoltura, dando al mito stesso un’importanza che non merita in quanto nella maggior parte dei casi andrebbe bistrattato. Da cantanti famosi a politici vecchi e prostatici, quando qualcuno di questi soggetti cavalca il suolo domestico è come se fosse in odore di santità. Si affollano sale, si ascoltano canzoni, s’imbastiscono appuntamenti folcloristici ove l’attrazione diventa il personaggio che si ammira in tutte le sue forme senza un perché, senza un vero e proprio motivo. Se a qualcuno chiedi perché quel cantante piace o cosa impersoni di straordinario quel politico, gli occhi dell’intervistato iniziano a ruotare nel vuoto, in cerca di una risposta che eviti l’assenza di suoni vocali, ma dopo un po’ ti senti dire: perché è di Calitri, oppure, ha fatto tanto per le nostre zone, senza sapere decifrare, in termini concreti, il tanto. Se nel piccolo, il bagliore dell’effimero scalda i cuori, a livello nazionale, l’italiano medio ha spinto così forte la corrente del futile che oggi si trova a dover fare un impegnativo mea culpa, a fronte di un commissariamento totale della società, i cui effetti negativi sembrano inarrestabili. La crisi economica, la disoccupazione, l’assenza di merito, la difficoltà di sapere convivere nel rispetto delle regole, sono 10 tutti casi legati a congiunture internazionali, o all’incapacità dei falsi miti di progresso che abbiamo osannato? Il vero problema sta nella complicità della società italiana alla determinazione di questo appiattimento. La grande Italia dei grandi italiani che con la loro brillantezza intellettuale e materiale ancora oggi ci permettono di essere ricordati nel mondo, ha ceduto il posto a manutengoli di borgata, che senza né arte e né parte si sono azzerati in un sistema marcio, tanto da generare, elettoralmente parlando, profonda venerazione per la comicità. Diventa quindi difficile capire come cambiare rotta, ammesso che si voglia cambiare. Passare dal complesso al semplice, dall’opaco alla trasparenza, dall’omuncolo all’uomo vero, significa proiettare mentalmente una rivoluzione copernicana che durerà negli anni e a cui credono in pochi. Una famosa canzone recitava: “finché la barca va, lasciala andare”. Non dimentichiamo però cosa succede ai naviganti quando la nave su cui bivaccano la si affidi nelle mani di un comandante alticcio preso da lussuria momentanea: il ballo finisce, si spengono le luci e i giubbotti di salvataggio non bastano. Se quindi la società italiana continuerà ad ispirarsi a profeti di sventura, si troverà in una posizione in cui riportare la nave in asse non vi riuscirà più nessuno. Marco Bozza http://marcobozza.blogspot.com/ Medicina ayurvedica e… non solo IL CALITRANO N. 50 n.s. – Maggio-Agosto 2012 LE NUOVE FRONTIERE DELLA MEDICINA arlando di medicina ayurvedica non si può Pnon parlare della Withamnia Somnifera o Ashwaganda, pianta delle Solanacee di cui si utilizza la radice. I suoi principali principi attivi sono dei lattoni steroidei come i withanolidi e la withaferina e alcaloidi come la withasomnina e la withanina, ecc. Alle ben conosciute proprietà ansiolitiche, si associano potenti effetti antistress e nootropi con accrescimento della memoria: viene, infatti, utilizzata dalla medicina ayurvedica come agente che promuove l’apprendimento e il recupero della memoria in caso di demenza senile moderata ma non in quella grave. Azione immuno-modulante: i glicosidi withanolidi IX e X hanno azione immuno-stimolamnte e determinano aumento della cellularità a livello del midollo osseo e la withaferina produce immunosoppressione come è stato testato nelle infiammazioni da carragenina nei ratti. I withanolidi riducono il livello delle proteine della fase acuta e in tal senso sembra che mimano l’effetto degli antinfiammatori glicocorticoidi ( efficaci come sappiamo nel modulare la sintesi delle proteine interessate nell’infiammazione a differenza dei FANS che non hanno effetto sulle proteine). Quindi la W.S. è adattogena e immunomodulante. Ha inoltre interessanti azioni anticonvulsivanti in particolare nei bambini. Fatta questa premessa si potrebbe ipotizzare un ruolo dei principi attivi della W.S. nello stabilizzare i livelli di ossido nitrico (NO) a livello centrale e periferico. L’ossido nitrico è un gas della durata di sei secondi con proprietà vaso dilatanti, importanti azioni antipertrofiche al livello del miocardio, antiproliferative, antiaggreganti e miorilassanti oltre alle ben note azioni pro infiammatorie come è stato ampiamente documentato dagli studi della dottoressa Bucci dell’Istituto di Farmacologia Clinica dell’Università “Federico II” di Napoli proprio in infiammazioni indotte dalla carragenina in ratti. L’NO in eccesso indurrebbe, invece, aumento della tossicità del glutammato sui recettori NDMA a livello centrale e questo spiegherebbe l’utilità della withaferina nella profilassi delle convulsioni febbrili del bambino. Inoltre, l’NO è neurotrasmettitore importante per alcuni processi di apprendimento ed è comprovato che verrebbe prodotto dai macrofagi nelle risposte infiammatorie in risposte a stimoli specifici a partire da NOsintetasi inducibili andando poi a legare il Fe EME degli enzimi bersaglio. Ciò significa sul piano micromolecolare che l’NO in eccesso potrebbe interferire con alcune funzioni vitali delle cellule a sede mitocondriale. Di qui l’importanza di mantenere in equilibrio i suoi livelli iuxtacellulare. Abbiamo due enzimi a livello endoteliale e sono le NOsintetasi Gi (non sensibile alla tossina della pertosse) e Gs (sensibile alla tossina della pertosse) e questo potrebbe far pensare che il vaccino acellulare antipertosse potrebbe a lungo andare essere responsabile delle sempre più frequenti ipertensioni nei giovani. Infatti, il S.I. è in equilibrio dinamico secondo la teoria del NETWORK idiotipico di Yern e anticorpi bloccanti l’NOsintetasi si potrebbero produrre in risposta al vaccino inducendo la sintesi d i caveolina1 e di sfingolisina1 inibendo la NOsintetasi endoteliale proprio come fa la tossina della pertosse in vivo. La disfunzione endoteriale inoltre, riduce la biodisponibilità di NO con conseguente aumento delle specie reattive dell’ossigeno (anione superossido, perossinitrito, ecc.) e dello stress ossidativo. Il perossinitrito (ONOO) è responsabile di numerosi effetti dannosi a livello cardiovascolare fra cui la liperossidazione, la apoptosi dei miociti e l’inattivazione di enzimi necessari alla funzione contrattile. Un ottimo rimedio per l’ipertensione giovanile potrebbe essere l’iperico, pianta nota come pianta di giugno o scaccia diavoli o erba di San Giovanni, nota per le proprietà antidepressive per il suo contenuto in ipericina che inibirebbe le monoaminossodasi con relativo aumento dei neurotrasmettitori a livello centrale. L’iperico è noto come induttore enzimatico del citocromo P450 che è uno dei tre sistemi enzimatici dipendenti dalla fosfolipasi A2 con la cilcossogenasi e la lipossigenasi. Noto è anche il ruolo delle fosfolipasi A2 nell’angiogenesi tumorale oltre che in alcune malattie infiammatorie croniche e nell’asma. La fosfolipasi A2 porterebbe alla sintesi tra l’altro di ossido nitrico. È ipotizzabile pertanto, che la sintesi di derivati dell’acido arachidonico a partire dal citocromo P450 come il 19-20 idrossi acido arachidonico libererebbe dei mediatori chimici intracellulari fino alla disinibizione delle NOsintetasi da parte del sistema caveolina1- stingolisina1. Quindi, un’aumentata biodisponibilità di arginina precursore dell’ossido nitrico associata a iperico potrebbe avere un’efficacia terapeutica nell’ipertensioni giovanili e nel controllo delle crisi ipertensive in menopausa dove viene meno l’effetto protettivo degli estrogeni. Naturalmente è da ricordare che l’induzione del citocromo P450 inficerebbe la terapia con farmaci anti-ipertensivi visto che ne aumenterebbe il metabolismo e infatti sappiamo che la biodisponibilità orale di taluni farmaci anti-ipertensivi viene meno proprio poter l’azione del CYTP450 a livello gastrointestinale; ciò giustificherebbe l’inefficacia di taluni farmaci nel controllo delle ipertensioni in terapia di lunga data. C’è da aggiungere anche, che gli americani classificano in POOR Metabolizers ed Estensive Metabolizers i 11 pazienti con diversa compliance dei farmaci per l’esistenza di diverse isoforme enzimatiche del CYT P450 geneticamente indotte. Ritornando poi alle fosfolipasi A2 sappiamo che potenti inibitori sono l’actinomicina D, il deflazacort (Deflan nome commerciale) e il DHEA e questo potrebbe suggerire nuove strategie terapeutiche soprattutto nel microcitoma polmonare. Questo vale anche nell’infiammazioni legate alle protesi d’anca, dove la fosfolipasi A2 gioca un ruolo diretto nell’insorgenza dei disturbi di attecchimento della stessa protesi. Il Deflan associato alla propoli EVSP può essere un ottimo rimedio. La propoli EVSP è un prodotto a base di propoli, astragalus membranacaeus e uncaria. L’astragalus è noto per le sue proprietà antinfiammatorie in quanto è un ehnancer diretto del ‘IL2 che è una citochina che stimola le cellule T-Helper1 deputate alle reazioni cellulo-mediate contro antigeni esterni. Questo è stato dimostrato dalla medicina ayurvedica in una “long-term immonorestorative therapy nell’AIDS”. Astragalus, curcuma longa e Withamnia Somnifera sono state ampiamente testate nella sindrome da immuno-deficienza acquisita; in particolare la curcuma oltre ad aumentare i livelli di IL2 induce la sintesi di IL10 che ha azione stabilizzante i livelli di NO e attività anti-interferonica testimoniata dal fatto che il gene de IL10 è similare a quello del virus di Epstein-Bar BCRF1 che servirebbe al virus per penetrare le membrane cellulari. La curcuma sarebbe quindi utile nella Leaky Gutsyndrome, cioè la sindrome da alterata porosità intestinale legata proprio a un eccesso di interferone GAMMA e che è alla base dei problemi di intolleranze alimentari e di malattie allergiche. Inoltre, l’associazione iperico che è un ottimo anti retro virale e queste erbe della medicina ayurvedica potrebbe aprire nuovi spiragli nella lotta all’AIDS e forse anche nel trattamento di alcune leucemie legate al ‘HTLV I° di supporto ovviamente ai chemioterapici tradizionali. Lo stesso vale anche per alcuni tumori come il carcinoma del colon e quello della mammella. Ciò è stato ampiamente dimostrato da studi recenti pubblicati sull’ European Journal of Cancer di maggio effettuati da un team di ricercatori guidato dalla dottoressa Adriana Albini; l’iperforina principio attivo contenuto nell’iperico combatte la neovascolarizzazione tumorale. Come la curcumina contenuta nella curcuma longa bloccherebbe delle proteine transattivanti note come NFKB interruttori principali dei circuiti di infiammazione e angiogenesi infiammatoria. Dott. Noris Antonio Cucciniello Ventesimo anno di fondazione dell’Associazione Romana dei calitrani IL CALITRANO N. 50 n.s. – Maggio-Agosto 2012 alitri, sabato 9 giugno 2012 presso i C locali della ex casa dell’ECA si è svolta, nella solita appassionata cornice la celebrazione del 20° anniversario di fondazione dell’Associazione Romana dei Calitrani, sotto la sempre accorta ed attenta regia del presidente dott. Antonio Cicoira. Dopo i rituali e consueti saluti si è proceduto alla consegna di una pergamena alla donna e all’uomo più anziani di Calitri, è seguita una breve e sostanziosa relazione sulla terza età tenuta dalla dott.ssa Olga Cucciniello; i ragazzi della scuola media hanno intrattenuto gli astanti con alcune scene di vita calitrana recitate in dialetto. La manifestazione si è conclusa con una serata danzante, con declamazioni di versi, brani ed aneddoti sempre in dialetto. Rinfresco ed ospitalità offerti dall’Associazione. Due alunni con l’insegnante Enza Pagliarulo mentre recitano un brano in dialetto. L’Istituto Comprensivo Statale di Calitri nella giornata del 24 maggio 2012, con gli scolari della 1a e della 2a classe della Scuola Primaria e della Scuola dell’Infanzia, ha organizzato nei propri locali una magnifica, grande festa “Un tuffo nel passato” che ha visto una straordinaria partecipazione di popolo, entusiasta per l’eccellente rappresentazione teatrale dialettale “All’America non si va” a cura dei bambini della classe 2a primaria, preparata da un’ottima equipe di volenterose insegnanti, unitamente al preside Granese. È seguita una classica “quadriglia” a cura dei bambini dell’ultimo anno dell’Infanzia accompagnati da musicisti e cantori locali, e si è conclusa con un ricco e variegato itinerario gastronomico. 12 IL CALITRANO N. 50 n.s. – Maggio-Agosto 2012 Castel San Pietro Terme (BO), 04.02.2012. 69°Compleanno di Raffaele Di Milia (cuzzett’) con il figlio Antonio (26.02.1975 residente ad Imola), e il piccolo Raffaele Di Milia (nato ad Imola il 06.01.2011), la figlia Angela (31.07.1982 residente a Castel San Pietro Terme) e il piccolo Gabriele Forgione (nato a Bologna il 24.11.2011), manca l’altro figlio Giovanni residente a Boston USA. Auguri dalla Redazione. Gilly (Belgio), 25.02.2012. 60° Anniversario di matrimonio di Teresa Senerchia (m’l’mar’) e Donato Rubino (lu ccianà). Qui con tutta la famiglia: figli Vincenzo e Michele, le nuore, i nipoti e i pronipoti. Auguri dalla Redazione e da tutti i parenti. Bergamo 03/02/2012. Nozze d’oro di Lorenzo Cubelli ed Angela Matarazzo con i figli Vincenzo e Fabio ed i nipoti Davide, Andrea e Lorenzo. Auguri dalla Redazione. Calitri, 22.01.2012. Nozze d’oro di Rosa Zarrilli (sciampagniegghij) e Vito Russo (bella scrima). Prima fila da sinistra in piedi: Elena La Penna la nuora, il festeggiato, Angelo Russo il figlio, la festeggiata,Vito Russo nipote, Angela Gautieri la nuora, Pietro Russo il figlio. Seduti da sinistra: Roberta Russo nipote, Enzo Russo nipote, Marirosa Russo nipote e Catia Russo altra nipote. Auguri da tutti i parenti, amici e dalla Redazione. Fiuggi, ottobre 2011. Concorso Nazionale per Bande. Michele Acocella (r’ mecca), il 30.03.2012 compie 65 anni. Auguri dalla moglie, dai figli, dal genero, dai nipoti e dalla Redazione. Calitri, 25.12.2011. La piccola Ginevra Capossela festeggia il suo primo Natale con i nonni Michele Capossela e Rosa Scoca. 13 IL CALITRANO Amalfi (SA), 25.04.2012. Una gita tra amici. Da sinistra in fondo: Canio Codella e Pasquale Margotta. Avanti da sinistra:Valeria Capossela, Chiara Rainone col marito Salvatore Caruso, Danilo Caputo e Antonio Maffucci. Tre dei quattro fratelli Paolantonio emigrati negli USA, da sinistra: Angelo (19.09.1882 † NY settembre 1963), Canio Vincenzo (01.04.1887 - † NY luglio 1967) e Nicola (12.11.1890 - † NY 08.01.1959). Nella foto manca Francesco (18.06.1879). N. 50 n.s. – Maggio-Agosto 2012 Calitri, 27.05.2011. Festa del Milan Club Calitri in occasione dello scudetto. In piedi prima fila da sinistra: Fabrizio Lampariello, Antonello Rabasca, Remo Scoca, Canio Toglia, Giuseppe Toglia, Pietro Zarrilli (pr’fssor’), Roberto Salvante, Angelo Maffucci, Giovanni Buldo (bù bù); Antonio Di Luzio. Accovacciati da sinistra: Angelo Galgano tifoso del Napoli (brattiell’), Demetrio Nicolais, Giuseppe Cicoira (mastron’),Vito Nicolais (mò mor’), Francesco Codella (bedin’), Angelo Margotta (f’lec’) e Emilio Creddo (milio). Seduti da sinistra in prima fila: Canio Scoca (piscia p’r’tiegghij),Vincenzo Cubelli (cuviell’), Giovanni Cerreta (ricca recca), dietro Pasquale Lucrezia (borbon’), e infine Raffaele Tuozzolo (tozzolin’). Marcinelle (Belgio) 22.08.2011, 60°Anniversario di matrimonio di Giuseppina Mignone (piatt’ piatt’) e Vincenzo Catano (can’sin’), da sinistra: Antonio Catano, nipote,dott. prof. Antonio Catano, figlio, Anna Segeri, nuora, Massimo Catano, nipote si vede appena – i festeggiati – la piccola Nina Cormans, pronipote, Stefania Ciardiello, nipote, Raffaele Catano (can’sin’), Giacinta Tuozzolo (patessa), Filomena Catano figlia dei festeggiati, dott. J. Marie Jacquelin, genero, dietro : la piccola Penelope Cormans in braccio al padre Akel Cormans, nipote. Torino, 31.08.1974. Matrimonio di Salvatore Lantella (salva salva / 22.01.1952) e Elena Barillà. Da sinistra: Giovanni Lantella (02.10.1948 - † 10.11.2003) fratello dello sposo, Rosa Di Guglielmo (carm’niell’) madre dello sposo, gli sposi, e il padre dello sposo Vito Lantella (salva salva). Poggibonsi (SI), 13.06.2010. Battesimo della piccola Greta Gelli; da sinistra: Teresa Leone, Naomi Gautieri, Mirco Gautieri, la festeggiata Greta Gelli, Antonio Leone, Angela Zarrilli. 14 IL CALITRANO N. 50 n.s. – Maggio-Agosto 2012 Calitri, 02.06.2012 Matrimonio di Angela Toglia e Antonio Fonso. Auguri dalla Redazione. Calitri, 19.05.2012. Matrimonio di Chiara Rainone e Salvatore Caruso. Da sinistra: i testimoni Luca Russo, Lucia Rainone – gli sposi – Michele Di Carlo e Nicola Acocella. Auguri dalla Redazione. Salerno, 03.06.2011. Matrimonio di Nilde Del Cogliano e Alessandro Lamberti. Auguri dalla Redazione. Calitri, 16.06.2012. Matrimonio di Angela Lopriore e Gennaro Leo di Corato (BA). Auguri dalla Redazione. Quaglietta (AV), 26.05.2012. Matrimonio di Rosa Perna e Lorenzo Russo (cascina) nella Chiesa Santa Maria del Carmine. Auguri dalla Redazione. Il piccolo Manuel Del Cogliano nato il 16.03.2012 da Angela Landolfi e Antonio Marco. Caserta, 07.09.2011. Matrimonio di Angela Landolfi e A. Marco Del Cogliano. Auguri dalla Redazione. 15 Calitri, aprile 1953. Matrimonio di Maria Antonia Giuliano (14.01.1929) e Armando De Nicola (21.08.1928 - † 23.10.2010). IL CALITRANO N. 50 n.s. – Maggio-Agosto 2012 Calitri Scalo, 04.03.2012. Michele Acocella (r’mecca) durante la manifestazione per il ripristino della linea ferroviaria Avellino-Rocchetta. Visita il sito de IL CALITRANO www.ilcalitrano.it vi troverai tutti i numeri arretrati del giornale, scaricabili www.ilcalitrano.it Per conoscere i libri della Biblioteca del Centro Studi Calitrani. “IRPINIA LASER” di Briuolo Giovanni. È un’azienda giovane che si sta affermando nella produzione diretta di cartucce rigenerate per stampanti laser e ink jet. 16 Calitri, 04.05.2012. presso la Scola Media di Calitri si è tenuta l’elezione del baby sindaco con la vittoria di Benedetto Cestone. Il giovane “primo cittadino” ha proposto di organizzare una raccolta fondi da destinare a bambini che vivono in condizioni svantaggiate. Auguriamo un buon e proficuo lavoro! www.ilcalitrano.it Alle scadenze ormai fisse di Pasqua, Ferragosto e Natale ti porta in casa il giornale appena stampato Mariano C.se, 15.06.2012. Donato Maffucci detto “genio” nel giorno del suo 13°compleanno. Auguri. CARO AMICO TI SCRIVO IL CALITRANO N. 50 n.s. – Maggio-Agosto 2012 aro amico ti scrivo, così iniziava una C canzone di Lucio Dalla. Come lui al suo, io a te, caro amico, scrivo qualcosa. Diversamente da lui che metteva al corrente, io scrivo per ricordarti di me, essendoti allontanato. La vita è così. A volte allontana. Sono il luogo, il paese dove sei nato. Ti scrivo per farti sapere che la tua partenza mi afflisse e lasciò un ’amaro che sento ancora. Ricordo quando scolaro correvi verso la piazza, con il vestito che qualcuno ti aveva cucito con stoffe di altri vestiti, perché le condizioni della famiglia non permettevano altro. E quando lì, nello spazio dov’era la fontana, tutti belli allineati, il sabato svolgevate i saggi ginnici previsti per quelli della tua classe. Ricordo la gioia di vedervi vigorosi. Vi sentivo promessa, seme di una leggenda. Ho conservato per voi queste immagini, ed oggi ve le rendo perché ricordo che nessuno ve le ha fissate in una foto. E se ritratti in posa circolano di allora sono solo di capi e funzionari, di qualcuno che chiamavate “superiore”. L’amaro che sento della tua partenza è quella della mia terra lasciata senza corse, e risa. Lo so che nessuno di chi è andato, m’ha davvero rifiutato, ma lo stesso mi sento come derelitto. Voglio ricordarti come sono fatto. Una rotabile veloce mi attraversa, da cima a fondovalle, dove scorre l’Ofanto. Il fiume ti fu caro da bambino, da quando scendesti con la tua famiglia ad abitare alla stazione. Qui ci sono ancora binari, caselli, ponti e ferrovia, ma tutto è fermo, chiuso. Le porte e le finestre sono murate, e tutto da tempo è smesso e in disuso. Del resto anche in paese le strade sono più vuote. E non ci sono più bambini che correvano e giocavano, come facevate voi, a rincorrersi, a nascondersi, a tana oppure a s’tt’mana. Di quando stavi alla stazione ricordo il fischio del treno, che tu e i tuoi amici, chiamavate mostro nero. Quel fischio lo ricordo, t’era così intimo e caro, tanto che lo imitavi ritornando di corsa dal paese allo scalo. Ricordo pure di allora che quando qui nevicava ti facevi gli sci con delle pale per spalare la neve. Le fissavi ai piedi e, per la discesa del Ficocchia, imitavi sciatori famosi di cui avevi sentito soltanto parlare. Ricordo, di allora, il macchinista, qualche volta, farti salire sulla locomotiva mentre manovrava per portarla sul binario morto. E tu, col volto brillante come il sole, gioivi come solo gioisce un dio. Poi un giorno quello stesso treno ti portò via. Per sempre, però, non lo posso pensare e non lo voglio dire. Così io resto qui, ancora ad aspettarti. Non io soltanto. Forse non sai che da quando andasti il tempo perfino s’è rattristato. E non nevica più come nevicava allora. Ma qualcuno di qui si è accorto che il nostro umore è cambiato, e per favorirti il ritorno, la strada, che tu sapevi sterrata e Per ricordare Lucio Dalla Come volano le rondinelle sei volato nel cielo infinito, sei per tutti il ricordo più bello, sei accanto al Signor della Vita. Questa partenza così anticipata tutta la gente è rimasta scioccata, ma tu non sarai dimenticato per la cultura che ci hai regalato. Per gli italiani tu eri il sole, eri l’artista di grande valore, la tua poesia piena di melodia portava nei cuori tanta armonia. La tua fede era così profonda nei confronti del Padrone del Mondo. pietrosa, l’ha asfaltata, e in tanti punti allargata. I paesaggi sono rimasti indenni, anche se qualche trasformazione è avvenuta. Nonostante questo, nonostante il tempo e i terremoti, che mi hanno a loro modo scrollato, mi riconosceresti in ogni luogo, e quasi in ogni casa. A Salita ospedale è vietato l’accesso per pericolo crolli, così dice un cartellone. Al di là di Vico Castello l’accesso è vietato per un cantiere aperto (la Soprintendenza sta riportando alla luce le strutture più antiche dell’abitato). In Corso Matteotti, cadute le case, c’è uno spiazzo con i loro resti. C’è anche una torre di un muro di cinta, che tu non sai. Per compensare le perdite, mi hanno allungato un po’ da una parte, un altro poco dall’altra. Ma più verso il piano, nella direzione che porta a Bisaccia. Sono il tuo paese in cima a una collina, sopra la sua valle. Se non ci hai fatto caso, sono come il grafico un poco della vita. Con picchi di successo e crisi. Io so che quando stavi a valle, la tua vita era gioia, amori di collina. Caro amico, non so dove ti trovi, se in un basso delle cose o ospite di loro in qualche bel palazzo. Ma vorrei che dentro tu abbia ancora lo spirito aperto, che è in questo paesaggio, e il fresco, come è ancora l’aria, qui sempre ogni mattina. Dott. Raffaele Marra Caserta Tu amavi Dio con generoso cuore dando ai poveri l’aiuto e l’amore Davi a tutti tanta felicità che mai nessuno scordare potrà. La tua musica è la cosa più bella per la pace e l’amore sulla terra. L’immortale donna è giovane e strana, lei ti porta nel cielo infinito, per la mano ti porta lontano, ti accompagna dal Signor della Vita. Pietro Lattarulo da Bisaccia (detto il Lupo Poeta) 17 Antonio Leone 11.06.1940 - † 09.06.2011 “Ci sono giorni pieni di vento, ci sono giorni pieni di rabbia, ci sono giorni pieni di lacrime, e poi ci sono giorni pieni di amore che ti danno il coraggio di andare avanti per tutti gli altri giorni”. La famiglia ringrazia di cuore tutti coloro che le sono stati vicino. IO SONO ACHILLE: VI RACCONTO LA MIA STORIA IL CALITRANO N. 50 n.s. – Maggio-Agosto 2012 di Lycia Santos Do Castilla ella scrittura di V. Rossi siamo abituati a Nvedere descritte e vissute la natura, la vita, l’Amore; ma soprattutto la poesia che in ognuna di queste cose è la componente più importante. Tutto nella natura appare a Rossi carico di significati espressivi come fonte di emozione, ma contemporaneamente anche come stimolo di significati intellettuali; e queste riflessioni ricollegano ad eventi che in qualche modo possono vedersi fuori dal “tempo” e dalle consuetudini. Ho appena finito di leggere il suo ultimo lavoro: « Io sono Achille: Vi racconto la mia storia.» Achille non è altro che un gatto che dopo il latte materno e l’abbandono della madre spalanca gli occhi su un mondo ostile che apparentemente non lo vuole, e lui, con una sorta di disperazione, parte alla conquista della vita. In questo pellegrinaggio trova poche carezze, la fame, la solitudine e la fatica di vivere. Fortunosamente poi viene portato dal “Filosofo poeta” e finalmente trova la sicurezza di un rifugio e ciò che serve per vivere… Al momento, crede quasi di essere approdato in paradiso, ma poi si accorge che questo non basta; per essere felice ha bisogno dell’amore e di un amico e istintivamente si accorge che deve conquistarseli. Dopo una serie di peripezie, riesce a farsi notare e a farsi accettare come compagno di viaggio nelle lunghe passeggiate con il “Poeta filosofo” fino ad arrivare all’amicizia che conta, al dialogo. In Achille l’amicizia e l’amore nascono quasi come un miracolo. Vincenzo Rossi li ha dati ad Achille umanizzandolo; rimane quasi fulminato da una luce calda ed improvvisa svelandogli sensazioni sconosciute che aprono la magica chiave attraverso la quale si dischiudono i valori dell’anima. Credo quindi che l’apparente semplicità di questo scritto, venga da profonde meditazioni del suo universo interiore, depositarie di un’antica unitarietà di fede, come trovo ci sia quel flusso di comunicazione essenziale, di fronte all’immanenza delle universali sofferenze. Una scrittura poetica che trasmette immagini che hanno, in un certo qual modo, l’indicazione per quel “cammino” evolutivo che ogni essere umano dovrebbe compiere, avvalendosi di volta in volta, di una creatività sempre nuova, suggestiva, affascinante. Trovo in questo scritto che l’idea per diventare visione necessiti di grande e approfondita riflessione, per comprendere nella sua interezza il significato nascosto, è necessario che il lettore non si fer- mi alle apparenze… Un racconto quindi che è semplice del testo, troveremo un richiamo silenzioso, una sorta di ultrasuono che solo la parte più nascosta di noi può sentire… Un racconto quindi che è semplice e complesso, come complessa è la vita; credo che il viaggio di Achille dentro la favola nasconda la grande verità delle “Valigie di cartone”. L’abbandono, il viaggio per terre lontane e sconosciute, la fatica di farsi accettare, le nostalgie, il bisogno d’affetto, la fatica di vivere… Il racconto che prima era favola, diventa metafora… Discorso questo di Vincenzo Rossi dove la tecnica scrittoria, in un certo senso, gareggi con la pittura, in quanto legata alle leggi di energia spirituale che opera come mezzo di rivelazione, poiché le immagini che vivono nella realtà del suo animo immaginifico hanno la forza di divenire quasi reali nello scritto. Si ha così la netta impressione che Vincenzo Rossi, guardando la natura, possa sempre vedere o ritrovare il lampo del lume primordiale; nella descrizione poetica può dare colore all’aria, come in questo scritto ha saputo dare umanità ad Achille. Il racconto si snoda tra la linea sottile che passa nella realtà, nel sogno e nelle intermittenze della memoria, scendendo con precisione estetica un tempo fuori dal tempo, in un narrato che passa attraverso la morbidezza delle trame narrative arriva alla profondità dei contenuti. Una storia scandita da un largo respiro compositivo, che dà spazio all’attualità della vita, fatta di pieni illusori e vuoti reali: il nitore incisivo dello stile ce ne offre un’immagine lucida, ma anche melanconica per la solitudi- ne dell’uomo, che si ha anche in mezzo alla folla… Una scrittura che ha pause e ritmo, entro il quale si inserisce e ci viene incontro il maestoso silenzio della natura. Nei suoi testi di scrittura ho rilevato spesso un’energia primaria, legata ai significati e ai ritmi poetici che ne rilevano la più intima essenza… Così troviamo che il discorso con Achille si amplia sino a toccare “luci ed ombre” dell’essere umano. Un Vincenzo Rossi quindi, in cui un po’ parla il poeta, in po’ il filosofo, che alla fine si uniscono, dove il pensiero umano non ha più potere di andare oltre quelle quattro domande che non consumano lui, ma l’umanità intera… Il suo pensiero è come fiamma che brucia nell’energia primordiale, piena di misteriosi percorsi del sapere, per cercare di squarciare il velo di quella perduta dimensione del Divino, quando l’uomo era ancora angelo, dove solo era possibile sapere… Quattro domande: 1. Quando è nato, quando finirà e che senso ha l’ Eterno? 2. Dove comincia e dove finisce l’infinito? 3. Che cos’è la vita? 4. Che cos’è la morte? Quattro domande: ermetiche, chiuse, impenetrabili, dove “l’ignoto” lascia il discorso aperto, stimolante, ma senza soluzione… Nell’anima del tempo… Calitri, 2001/2002. Quattro generazioni della famiglia Nigro (br’handiegghij). Da sinistra: Michele, il figlio Giovanni, il nipote Michele e il pronipote Errico. 18 18 IL CALITRANO N. 50 n.s. – Maggio-Agosto 2012 DIALETTO E CULTURA POPOLARE PARTICOLARI MODI DI DIRE CALITRANI A cura di Giovanni Sicuranza Li zuopp’ ndà la strada Cum Dij r’hav’ cumb’nat’ tutt’ li zuopp’ ndà la strada. Mast’ Orazij lu sciangat’, e Cija r’ Nunfrij staj a lu lat’, u’ T’niegghj facc’ frond’, e la V’lata n’ poch’ cchiù ammond’; mò eja arr’vata C’cchina r’ Ndruglia cu la maglieria e M’cel’ cu la salumeria. Nazzaren’ e la m’glier’ tutt’ e dduj r’ na manera, Licch’ Licch’ staj a la banca, e Mangiaterra a la coperativa. Salva Salva a la Direttric’ mò n’ n’hav’n’ cchiù che dic’. Zi R’min’ch’ lu Sahr’stan’ pur a l’atu lat’ s’ n’ vol’ scasà. R’sponn’ Mariuccia r’ la Bar’nessa: Ng’ sò pur’ ij miezz’ a li fessa. Vincenzo Buldo (muss’ r’ checcia) Rospa Ciomba n’dà la strada già era nata, Rella lu barbier s’hav’ mbarat’ nu bell’ m’stier’, Cu dduj sold’ r’ sap’nett’ n’ nzapona sei o sett’; N’g’lina r’ P’l’c’nella ric’: Ij sacc’ fa pur’ la tarantella. Cija r’ Gg’n’ros’ staj nguitata ca lu Sciarp’ s’èia n’zrat’; la figlia r’ lu Carc’rier’ fusc’ cum’ n’all’vrier’. L A NOSTRA BIBLIOTECA Noris Antonio Cucciniello: Non è mai tardi, Commedia teatrale in quattro atti – Grafica elettronica srl, Napoli 2012 Antonio Marco Del Cogliano e Irma Loredana Galgano hanno dato vita nell’ottobre del 2010 all’Agenzia Letteraria Penelope, estensione della Libreria ITACA, che si occupa di servizi editoriali quali scouting letterario, valutazione di opere, editing, correzione di bozze, impaginazione e grafica di copertina, stampa libri, traduzioni, scrittura e correzione tesi di laurea, ufficio stampa e promozione. L’Agenzia si avvale saltuariamente di collaboratori esterni anche se la vera anima del progetto sono i fondatori, fermamente convinti nei valori della cultura e dell’istruzione e fortemente intenzionati a portare avanti i loro progetti. Oggi presentano la commedia d’esordio del medico-scrittore calitrano Noris Antonio Cucciniello NON È MAI TARDI, con P.S. Si capisce benissimo il significato scherzoso di questa composizione dei primi anni ’50, che veniva recitata negli sposalizi e che non vuole portare offesa ad alcuna persona. prefazione di Irma Loredana Galgano. Un viaggio nel tempo che vi porterà sul finire degli anni sessanta e settanta, quando alla durezza delle condizioni economiche si contrappone il desiderio di rivalsa del protagonista, fermamente intenzionato a realizzare il sogno dei suoi genitori: vivere un futuro dignitosamente migliore. Il tema dell’emigrazione viene affrontato con amara consapevolezza ma tanta ilarità, scaturita dall’abilità dell’autore di giocare con le parole e con il loro significato, dall’aiuto dell’impiego del dialetto napoletano e dalla bravura nel ricreare scene e ambienti familiari. Il testo è in vendita presso la Libreria Itaca di Calitri e on line. L’Agenzia Letteraria Penelope si trova a Calitri, presso la Libreria Itaca, in Via Campo Sportivo 50. Per informazioni, è possibile visitare il sito www.penelope scrittura.it, inviare una mail agli indirizzi [email protected] o penelope [email protected], infine chiamare i numeri telefonici 0827 1885108 o 366 1015267. AA.VV., E una nuova luce si accese. Raccolta di ricordi, immagini e fotografie dei primi professori e dei primi alunni 19 del Liceo Scientifico di Calitri, a cura di Pietro Cerreta, Quaderni de “Il Calitrano”, Vol. 4, Edizioni Polistampa Firenze, 2012 L’apertura del Liceo Scientifico di Calitri avvenne in un giorno della metà di ottobre del 1961, quale di preciso però non è noto. Si sa poco o nulla anche dei fatti che la precedettero, eccetto che in essa ebbe un ruolo importante l’On. Salvatore Scoca. Mancano inoltre i documenti relativi alle prime attività didattiche che vi si tennero. A cinquant’anni da quegli avvenimenti credo che sarebbe auspicabile una loro ricostruzione storica. L’impresa, purtroppo, non appare facile. Ho pensato perciò di raccogliere almeno le testimonianze dei primi professori e dei primi alunni della nuova Scuola. L’ho fatto innanzitutto per individuare le persone le quali sognarono un futuro migliore per i ragazzi della nostra terra e per rivolgere a loro un grato ricordo. Non sono stati pochi, infatti, gli studenti che, usciti da quei banchi, sono diventati matematici, fisici, chimici, ingegneri, medici, ecc. e si sono poi realmente fatti strada in Italia e nel mondo. IL CALITRANO L’iniziativa di questa raccolta è mia personale, ma non è arbitraria. Ero tra i primi diciassette alunni e mi sento erede del patrimonio originario di quella novità. Costanza Convenevole, la preside a cui venne affidato il compito di far da levatrice al nostro Liceo Scientifico, paragonò la nascita della Scuola a una nuova luce che si accese in Calitri. Per me e per molti altri l’immagine riassume perfettamente ciò che accadde. Questo non è un libro di storia, poiché sono pochi i documenti che mi è stato possibile consultare, ma di ricordi, di esperienze vissute, di notizie, di fotografie e di emozioni, i cui autori sono maturi ed affermati professionisti. Sullo sfondo delle vicende da loro descritte il lettore può cogliere anche i vivaci aspetti del mondo calitrano di quel tempo e i fermenti della sua evoluzione. Con l’aiuto di altri avrei certamente realizzato un lavoro migliore. Sono tuttavia convinto di aver messo insieme un quadro che, pur nella varietà dei punti di vista, offre ai lettori informazioni coerenti. Accontentiamoci per il momento di questo risultato provvisorio, in attesa di averne uno definitivo quando, spero nel futuro, potranno finalmente essere svolte adeguate ricerche storiche. Pietro Cerreta ([email protected]) Emilio Ricciardi: Conza. Storia arte fede, Grafiche & Stampa Pannisco, Calitri 2010 Negli ultimi anni la Pro-Loco “Compsa” si è fatta promotrice di numerose iniziative volte a valorizzare il patrimonio culturale dell’Irpinia, intensificando gli studi su Conza antica e sulle sue testimonianze di storia, di arte e di fede. All’opera degli studiosi si è affiancata quella dei giovani volontari del servizio civile, i quali, nell’ambito di alcuni progetti mirati alla salvaguardia del patrimonio storico-artistico, tra il 2007 e il 2009 hanno portato a termine il censimento delle epigrafi ritrovate nel territorio conzano. Tutte le epigrafi (presenti e scomparse) N. 50 n.s. – Maggio-Agosto 2012 di cui si avesse notizia sono state riportate in un volume curato dalla stessa Pro-Loco, fornendo agli studiosi un potente strumento di lavoro ma soprattutto offrendo alla comunità un dono di inestimabile valore, in grado di rafforzare negli abitanti il senso di appartenenza a una terra che ha visto minacciata la sua identità prima dalle distruzioni causate dal sisma del 1980, poi dallo spopolamento dei paesi e da una malintesa esigenza di “modernizzazione” che spesso ha generato – nel nome del recupero dei beni culturali – iniziative legate più al consumo che alla salvaguardia di quei beni. Il volume, pubblicato nel trentennale del terremoto che nel 1980 rase al suolo Conza, è arricchito dalla prefazione di Ruggero Martines e da sei saggi che costituiscono altrettante chiavi di lettura della città irpina e della sua lunga storia. Nel primo di essi Paolo Galli, un geologo in forza alla Protezione Civile Nazionale, ripercorre la storia della città attraverso i sismi che l’hanno colpita negli ultimi dieci secoli, a partire dal terremoto che nel 989 d.C. pose per 20 sempre fine alla grandezza di Compsa. Nel secondo studio Luigi Lariccia, rileggendo le epigrafi più significative, molte delle quali ancora inedite, ricostruisce diversi aspetti della vita quotidiana della città antica e introduce degnamente l’ampio e circostanziato lavoro di Angelo Colantuono, che racconta cinque secoli di storia conzana nel contesto della “Longobardia del sud” e analizza l’eredità che i Longobardi hanno lasciato nella lingua e nel paesaggio dell’Irpinia. Nel quarto dei saggi proposti si è cercato di delineare l’immagine antica della città mettendo a confronto le fonti scritte e le testimonianze iconografiche di età moderna, mentre Concetta Zarrilli ha studiato le sculture conservate nella cattedrale. Il suo saggio è ricco di importanti precisazioni; in particolare l’ipotesi di ricostruzione del monumento funebre di Luigi Gesualdo risulta molto convincente. Infine alla lunga esperienza di Gerardo Cioffari è stata affidata la biografia di Vito Acocella, autore di numerose opere sulla storia di Conza. Cioffari illustra i momenti salienti della vita e della lunga storia professionale dello storico calitrano e mette in evidenza il rigore metodologico che pervade le sue opere, con le quali gli studiosi di storia locale sono tuttora obbligati a confrontarsi. Ma il cuore del libro è la raccolta di epigrafi, risultato degli sforzi e della passione di un gruppo di ragazzi fortemente motivati, coordinati dal presidente della ProLoco Clemente Farese. La ricaduta dell’iniziativa è stata immediata, poiché il lavoro è stato ripreso e citato in uno studio uscito pochi mesi fa (A. BUONOPANE, Iter epigraphicum compsanum, in “Rendiconti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia” LXXXIII, 2011-2012, pp. 313-338), confermando una volta di più la necessità di porre alla base di ogni iniziativa di valorizzazione di un territorio lo studio delle testimonianze antiche, unico strumento che possa garantire la corretta comprensione delle sue peculiarità artistiche, architettoniche e culturali. Dott. Emilio Ricciardi IL CALITRANO N. 50 n.s. – Maggio-Agosto 2012 S O L I D A R I E TÀ C O L G I O R N A L E Manzoli Flavia e Ascanio (Genova), Maffucci Michele (Cassino),Russo Adolfo (Modena), Margotta Mario (San Donato M.se), Rabasca Corcione Barbara (Caserta), Di Maio Anna (Quercegrossa) Euro 25: Di Napoli Vincenzo (Bollate), Della Badia Angelo (Napoli), Di Cecca Michele (Paola), Rossi Vincenzo (Cerro al Volturno), Di Milia Mario (Busto A.), Cerreta Canio (Firenze), Vallario Giuseppe Nicola (S. Miniato Basso), Armiento Giuseppina (Castellabate), Frasca Rosetta (Roma), Di Maio Anna (Quercegrossa) Euro 30: Lo Sasso Rocco (Avellino), Nappi Gaetana (Bergamasco), Lo Buono Maria Rosaria (Rimini), Di Muro G. Antonio e Marina (Milano), Cestone Canio (Roma), Acocella Nicola (Roma), Forgione Angiolina (Roma), Cianci Mario (Napoli), Di Cecca Vincenzo (Mariano C.se), Bazzani Paolo (Barberino Val d’Elsa) Euro 35: Di Cairano Giuseppe (Milano), Di Maio Giovanna (Roma) Euro 40: Tozzoli Maria (Napoli), Puccio Francesco e Frucci Maria (Lido di Ostia) Euro 50: Tozzoli Giovanni Paolo (Roma), Tuozzolo Giovannino (Roma), Messina Giuseppe (Roma), Tuozzolo Donato (Roma), De Nicola Stefania (Minturno), Messina Giuseppe (Roma), Maffucci Antonio (Poggio a Caiano), Polestra Vincenzo (Bolzano), Fierravanti Lucia (Olgiate Conasco), Donato Maffucci (Mariano C.se), Zarrilli Rosetta (Lavena Ponte Tresa) Euro 60: Agriturismo Valle Ofanto (Rapone) DA CALITRI Euro 5: Vallario Vincenzo Euro 10: Margotta Giuseppina ved. Gervasi, Di Muro Claudio, Zabatta Maria Rosa, Di Cairano Michele, Leone Luigi, Di Milia Michele, Maffucci Michele, Gervasi Canio Mario, Zarrilli Luigia, Rabasca Antonio, Maffucci Vincenzo, Polidori Panelli Rosa, Di Cecca Vito, Cestone Giuseppe Euro 15: Luongo Donata vedova Di Luzio, Di Cecca Maria, Cianci Gaetano, Strollo Salvatore e Luongo Santina, Del Cogliano Antonia, Di Luzio Antonietta e Metallo Antonio, Di Cecca Angelo Euro 20: Roselli Francesco, Marzullo Giuseppe, Cerreta Vincenzo e Scoca Teresa, Cerreta Maretta, Di Mattia Giuseppe e Fatone Francesca, Nigro Antonietta, Di Napoli Patrizia, Cialeo Francesco, Metallo Canio e Di Milia Rosa, Caruso Semira, Codella Francesco, Codella Teresa, Scoca Vito, Roina Carmine, Vigorito Antonio, Codella Giuseppe, Zabatta Pietro e Cappiello Angela, Panniello Giovanni, Metallo Giovanni, Acocella Attilio Euro 25: Miranda Pasquale Antonio Euro 30: Cartolibreria Itaca, Basile Francesco Vincenzo, Savanella Concettina DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE Euro 10: Libreria già Nardecchia (Roma), De Felice Michele (Avellino), Di Tolve Rosa (Vallata), Galgano Maria Rosaria (MuDALL’ESTERO gnano del Cardinale), Metallo Vincenzo (San Giovanni Valdarno), Gautieri Vito (Bollate), Senerchia Mario (Vicchio di Mugello), Ti- BELGIO: euro 10 Rinaldi Vincenzo; euro 20 Catano Vincenzo relli Margherita (Salerno), Cecere Marco (Firenze), Briuolo Lui- GERMANIA: euro 20 Zarrilli Canio, Klaus e Giuseppina Kogi (Alessandria), Cerreta Rosa Maria (Nova Milanese), Galgano schmieder Franco (Oleggio), Cianci Michelina (Torino), Fastiggi Vittorio SVIZZERA: euro 50 Scoca Luigi; euro 30 Acocella Filippo, (Mariano C.se), Di Cairano Antonio (Guidonia), Mastronicola Scoca Lucrezia Angela; euro 20 De Nicola Gerardo Giacomo Vittorio (Frosinone), Iannolillo Salvatore e Gautieri Angela (Riccione), Maffucci Gaetana (Casale Monferrato), Di Napoli Domenico (Lentate S.S.) Euro 15: Zarrilli Vito (Roma), Scoca Rosa (Mariano C.se), Lattarulo Pietro (Bisaccia), Santeusania Giuseppe (Livorno), Di Cecca Roberto (Milano), Tornatore Pasquale (Lavello), Senerchia Vincenzo (Casalgrande), Scoca Francesca (Lavena Ponte Tresa), Acocella Ada (Castelfranci), Fatone Giuseppe (Roma), Margotta Giuseppina (Mariano C.se) Euro 20: Zarrilli Maria (Cormano), Codella Berardino (Roma), Galgano Luciana (Roma), Rubino Canio Salvatore (Briosco), D’Amelio Grazia (Gallicano nel L.), Scoca Michele (Mariano C.se), Gautieri Pasquale (Bollate), Bartllà Elena e Lantella Salvatore (Torino), Chiodi De Ascentiis Doriana (Roseto degli Abruzzi), Anna Galgano (Milano), Germano Pasquale (BrioCRESIMA - Calitri, 06 maggio 2012, il giorno della cresima della signorina Martina sco), Cupidi Rossi Rosetta (Canino), Scoca Pasquale (Lavena Ponte Tresa), Scoca Mau- Carlucci; da sinistra la festeggiata, la madre Maria Martiniello, la nonna Rosina Caruso e la ro (Arese), Lantella Salvatore (Torino), bisnonna Giuseppina Caruso. Ben quattro generazioni. 21 21 IL CALITRANO N. 50 n.s. – Maggio-Agosto 2012 MOVIMENTO DEMOGRAFICO Rubrica a cura di Anna Rosania I dati, relativi al periodo dal 21 febbraio 2011 al 18 giugno 2012 sono stati rilevati presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Calitri. NATI Acocella Joseph di Michele e di Quaglietta Rosa Saluzzi Francesca di Danilo e Melaccio Teodora Del Cogliano Manuel di A.Marco e Landolfi Angela Di Milia Cristian di Michele e Cianci Giovanna Mannetti Grazia Elisabetta di Francesco e Cappiello Rosa Fiordellisi Domiziana di Giuseppe e Di Maio Marialba Tornillo Martina di Vincenzo e Laurano Antonella Iannece Carmine di Antonio e Maffucci Enza Di Terlizzi Mattia di Marco e Fastiggi Mariangela Pasqualicchio Davide di Giovanni e Vertudez Jacquelyn Greco Sofia di Giuseppe e Fastiggi Antonella Fiordellisi Arianna di Vito e Di Maio Rosalba Cerreta Andrea di Alfonso e Lomuscio Giulia Pezzella Chiara Concetta Pia di Antonio e Di Maio Giuseppina Diasparra Gianluigi di Vincenzo e Chis Stela Mariana MATRIMONI Ferrari Marco e Scarlatella Dora Francesco Salvatore e Di Milia Maria Lucia Imperio Fabrizio e Cestone Rosa Cerreta Michele e Di Maio Maria Carolina Ruggiero Vittorio e Basile Bianca Mauro Alessandro e Di Giuseppe Maria Pia Caruso Salvatore e Rainone Chiara Tavarone Angelo e Galgano Rita Russo Lorenzo e Perna Rosa Fonso Antonio e Toglia Angela Leo Gennaro e Lopriore Angela MORTI Codella Francesca Borea Mario Di Napoli Antonia Zarrilli Maria Cestone Maria Agnese Di Milia Angela Russo Attilio Vincenzo Russo Maria Rosa Assunta Di Guglielmo Carmine Tornillo Taormina Cantarella Maria Antonia Tartaglia Canio Rubino Angelomaria Di Maio Assunta Zarrilli Rosa Acocella Maria Rosa Natale Mattia Antonietta (Suor Pia) 05.12.2011 12.02.2012 16.03.2012 28.03.2012 02.04.2012 03.04.2012 17.04.2012 18.04.2012 24.04.2012 27.04.2012 28.04.2012 18.05.2012 21.05.2012 22.05.2012 24.05.2012 08.10.2011 24.03.2012 23.04.2012 30.04.2012 12.05.2012 17.05.2012 19.05.2012 19.05.2012 26.05.2012 02.06.2012 16.06.2012 17.09.1923 - † 22.02.2012 14.10.1929 - † 26.02.2012 03.10.1924 - † 28.02.2012 22.07.1928 - † 01.03.2012 07.01.1928 - † 05.03.2012 17.02.1926 - † 08.03.2012 23.11.1926 - † 09.03.2012 14.08.1918 - † 24.03.2012 25.08.1950 - † 28.03.2012 09.09.1921 - † 29.03.2012 04.04.1914 - † 29.03.2012 25.05.1925 - † 20.04.2012 04.08.1928 - † 21.04.2012 02.06.1931 - † 30.04.2012 11.03.1930 - † 04.05.2012 13.10.1928 - † 26.05.2012 07.03.1926 - † 03.06.2012 Ci scusiamo per qualsiasi eventuale errore. 22 Michele Borea 01.01.1929 - † 28.01.2012 Grazie papà per quello che sei stato. Il tuo presente è stato una lezione di vita . Hai investito il tuo tempo in maniera esemplare, senza mai stancarti di dare amore e disponibilità. Le tue mani… grandi hanno toccato il dolore di tanta gente. La tua forza, il tuo sapere ascoltare e la tua semplicità, hanno dato coraggio a quanti ne avevano bisogno. Queste cose, per noi, sarà difficile dimenticare. Ma soprattutto sarà difficile dimenticare il tuo grande cuore. Oggi, il vuoto e il silenzio regnano intorno alle tue cose. Abbiamo voluto conservare intatto quel tuo piccolo mondo campestre che in tanti hanno conosciuto. E sarà lì, in quel silenzio penetrante che testimonia la tua mancanza, che ti cercheremo. Noi ti cercheremo con forza per sentire ancora viva la tua presenza. Sarai sempre con noi. I figli Marianna e Vincenzo così lo ricordano Antonio Del Cogliano 10.11.1915 - † 10.02.2012 Manca al corpo la tua stretta, di braccia antiche e labbra silenti. Vero qual primo raggio sul far dell’aurora, l’anima invoca te ancora al suo fianco. Pura rugiada nell’arcobaleno, è buia e fredda la vita senza i tuoi occhi. Tornare a cercarti, tenerti le mani, giacere sul tuo cuore grande, non voler né saper rassegnarsi a che tu più non sia. Vegliaci, parlaci, lasciati sognare, amico leale… se il buio prevale, ora e sempre, non lesinarci carezze, da Lassù… I tuoi cari IL CALITRANO N. 50 n.s. – Maggio-Agosto 2012 R E Q U I E S C A N T Daniela Pagni in Aristico Siena 13.11.1947 - † 12.04.2012 PA C E Michele Cianci 14.04.1925 † Firenze 24.03.2012 Io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno visto. Perciò mi ricredo e mi pento. Vincenzo Cirminiello 10.02.1926 † 03.02.2012 I N Gerardo Giacomo De Nicola 25.07.1936 - † 25.02.2012 Lo ricordano la moglie Gigliola, i figli Massimo e Carla, i nipoti, il fratello Mario, la sorella Luisa e quanti lo conobbero e lo stimarono a Firenze e a Calitri. (Giobbe 42-5) Vito Di Leo 07.04.1919 - † 28.01.2012 Il Signore conosce la via dei giusti, mentre la via degli empi andrà in rovina. L’onestà fu il suo ideale, il lavoro la sua vita, la famiglia il suo affetto. A tutti coloro che lo conobbero e lo amarono perché rimanga vivo il suo ricordo. Angela Rosa Russo 02.09.1923 - † 03.11.1999 Buoni, onesti ed operosi, amati e stimati da tutti, lasciano sulla terra le tracce luminose delle loro elette virtù. (Salmo I-6) Vincenzo Quaranta 21.08.1916 - † 25.12.2011 Concetta Rabasca 22.10.1916 - † 08.12.2011 La Parola del Signore è pura: rimane in eterno. Dedicò la sua vita al lavoro e alla famiglia. Raccolse stima e affetto da coloro che ebbero modo di apprezzarne l’onestà e la grande bontà di cuore. (Salmo 19-10) Vitalina Di Milia 31.07.1961 - † 18.08.2011 Angela Rauseo 19.03.1925 - † 19.07.2011 Conserviamo, con amore, il ricordo della tua persona sempre gentile, cortese affabile. Il Signore ti ricompenserà. Ci mancherai. Resterai sempre nel cuore di quanti ti vollero bene. Mariantonia Rubino 01.02.1920 - † 29.04.2008 Ester Borea in Lampariello 15.12.1917 - † 06.12.2011 Io, o Signore, nella tua grande misericordia, posso entrare nella tua casa. (Salmo V 8) Michele Nigro 12.05.1927 - † 22.10.2007 È andato in cielo a raggiungere quelli che lo amarono e ad attendere quelli che ha amato Angela Senerchia 01.11.1936 - † 15.05.2006 Francesco Della Valva 19.02.1916 - † 10.11.2005 La grazia della donna rallegra il marito, il suo senno gli rimpolpa le ossa. In noi è viva la speranza che non ci avete abbandonati, e che dal cielo continuate a starci vicino. Ne serbiamo gelosamente la memoria. (Siracide 26-13) Beniamino Nicolais 25.10.1923 - † 12.01.1997 Concetta Scilimpaglia 19.01.1944 - † Avellino 28.02.2011 La sua vita è stata arida e crudele, ha vissuto nel dolore e nella sofferenza, il suo mondo è stato una sedia a rotelle. Sperando che questa sua dipartita abbia nell’aldilà una risoluzione più consona ad un essere umano. Caro papà, tra le vecchie foto di famiglia ne abbiamo trovato una che ti ritrae mentre tra i tuoi pini tanto amati affettuosamente sorridi a scorazzanti nipotini con la tua immancabile cravatta rossa svolazzante sul petto. Il cuore si gonfia di tristezza e lo sguardo tremola di pianto. Il fratello 23 In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Postale di Firenze CMP per la restituzione al mittente previo pagamento resi Calitri, anno scolastico 1957/58, classe 1a Elementare con l’insegnante Fiorina Metallo (a barona); prima fila in piedi da sinistra: Vito Michele Mucci (vardar’), Michele Buldo (muss’ r’ checcia) si vede solo la testa, Salvatore Lantella (salva salva), Antonio Scoca (piscia p’rtiegghj), Tuozzolo Vito (zia Lena), Canio Russo (battista), Vincenzo Cianci (ngappauciegghj), Vittorio Vito Tornillo (p’stier’), Luigi Zarrilli (scatozza), Giovanni Toglia (cappiegghj), Giovanni Sperduto (sperdut’), Canio Germano (zemmar’), Michele Leone (pista pista), Raffaele Nicolais (p’scion’) e Donato Maffucci (patr’nett’). A terra: Carmine Della Badia, Pasquale Di Maio (mangia terra), Rosario Di Pietro (m’rres’), Vito Gautieri (u’ luongh’), Giovanni Di Milia (paglier’), Michele Zabatta (ciend’ capigghj), Angelo Leone (angiubbell’), Canio Scoca (piscia p’rtiegghj) e Angelomaria Leone (pista pista).