CARTA GIACIMENTOLOGICA DELLA PROVINCIA DI ASTI

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CARTA GIACIMENTOLOGICA DELLA PROVINCIA DI ASTI
Depositi alluvionali della valle del Tanaro da cui si estraggono aggregati di pregio (sabbia e ghiaia per
inerti), caratterizzati da ampia distribuzione granulometrica, relativa scarsità di fini e buone
caratteristiche di freschezza degli elementi lapidei
CARTA GIACIMENTOLOGICA
DELLA PROVINCIA DI ASTI
Depositi argillosi da laterizi, estratti da sedimenti marini pliocenici in facies piacenziana (abbastanza
omogenei, con percentuali nella composizione dei minerali circa pari fra illite e caolinite mentre clorite
e smectite sono presenti solo saltuariamente) e da sedimenti plio-pleistocenici in facies villafranchiana
(con composizione variabile nella percentuale di illite, caolinite, clorite e smectite)
Pietre da costruzione, essenzialmente calcari organogeni e arenarie calcaree con intercalazioni di
marne nel nord-est (Pietra da Cantoni) e arenarie stratificate alternate a marne a sud (Pietra di Langa);
si tratta in entrambi i casi di rocce non lucidabili, piuttosto porose, lavorabili prevalentemente in conci,
che in passato venivano estratte da numerose piccole cave. Nel territorio provinciale si può individuare
un limitato affioramento di Pietra da Cantoni diffusa nel Monferrato, a cavallo fra le province di Asti ed
Alessandria. Più estesi sono invece gli affioramenti di arenarie biancastre, a grana fine, ad elementi
quarzosi e micacei e cemento calcareo alternate a marne ed argille (Pietra di Langa) comunemente
presente nelle aree collinari della Langa, a cavallo della province di Asti e Cuneo
(elaborazione a cura del Dott. Luca Alciati)
Depositi sabbiosi per tout venant (inerti da sottofondi e per riempimenti), principalmente estratti dalla
sequenza marina pliocenica in cui i depositi potenzialmente interessanti possono essere riferiti sia a
singoli corpi sabbiosi compresi entro i sedimenti prevalentemente argillosi in facies piacenziana che,
principalmente, alle litofacies di mare poco profondo passanti a deposito litoraneo (facies astiana). La
composizione granulometrica è perlopiù riferibile a quella di sabbie fini limose nella parte inferiore
della sequenza, in cui il passaggio con le argille marnose è spesso graduale ed eteropico; nella parte
intermedia e sommitale si rinvengono frequentemente sensibili variazioni granulometriche verticali,
con passaggi da termini sabbiosi più grossolani a livelli siltosi ed argillosi. Sabbie silicee vengono
estratte dalla sequenza plio-pleistocenica continentale; si tratta di orizzonti di transizione fra i terreni
marini e quelli continentali ascrivibili alla base dei depositi in facies villafranchiana, presenti in
corrispondenza della scarpata che collega il settore pianeggiante dell'altopiano di Poirino con l'area
collinare astigiana. Ali sabbie silicee non risultano sempre coltivabili a causa del contenuto in carbonati
spesso troppo elevato per un utilizzo quali sabbie da fonderia
Depositi appartenenti alla
Formazione Gessoso-Solfifera
miocenica. Nel Monferrato la
Formazione Gessoso Solfifera si
presenta con una facies
marcatamente argilloso marnosa
con intercalazioni di banchi
calcarei e lenti gessose (talora
interessati da fenomeni di
carsismo); queste ultime risultano
dunque immerse in una matrice
marnosa e sono composte da
un'alternanza ritmica di banconi di
gesso separati da livelli marnosoargillosi con spessori dai 15 ai 30
metri, per una estensione totale di
centinaia di metri e potenze
complessive superiori ai 100 metri.
Nei banchi di gesso risultano a loro
volta riconoscibili due differenti
facies: una selenitica grossolana,
con individui decimetrici
“macrocristallina”, ed una a grana
minuta, con cristalli da millimetrici
a centimetrici “microcristallina”.
Sono diffuse le coltivazioni in
sotterraneo
Affioramento in prossimità di una cava di sabbia (Incisa
Scapaccino) appartenente alla Formazione delle Sabbie di Asti di
età pliocenica superiore; nel caso specifico si tratta di sabbie fini ad
elevato contenuto fossilifero con orizzonti caratterizzati da
notevole frazione limosa
Fronte di cava a San Damiano d’Asti: è visibile il contatto tra I
limi argillosi (grigi) in basso e le sabbie (marroni) in alto
Valle Tanaro: recupero ambientale di una cava: in primo
piano il lago (recupero di tipo naturalistico), sul fondo l’area a
seminativo (recupero di tipo agricolo)
Classico esempio di torbiditi con alternanza di livelli marnosi e di
livelli arenacei della Formazione di Cassinasco; dai livelli
arenacei si estrae la cosiddetta “Pietra di Langa”
Cava di gesso a Moncucco Torinese: nella parte bassa della cava
sono visibili gli imbocchi delle gallerie per lo scavo in sotterraneo ;
sulla parte alta del versante è iniziato il recupero ambientale
5 km
Impianto di lavorazione in Valle Tanaro; è visibile il lago
residuo di passate attività estrattive (a sinistra) e l’impianto di
lavorazione (a destra)
Cava di argilla a Chiusano; si noti la differenza di colore tra la
parte bassa del fronte (grigio) e quella alta (marrone)
Cava di gesso in sotterraneo; sulle pareti della galleria sono
visibili le tracce di scavo con fresa
Cava di depositi limo-argillosi su un terrazzo alluvionale a
Baldichieri; in primo piano la parte di cava già inerbita
Impianto di trattamento inerti in Valle Tanaro
Foto aerea (da Google Earth) di una cava di argilla dell’impianto
annesso per la realizzazione di laterizi
Foto aerea (da Google Earth) di una cava di gesso: sono visibili la fossa
centrale e i gradoni di coltivazione