Svolta per i papà gay, arrivano i ricorsi.

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Svolta per i papà gay, arrivano i ricorsi.
Svolta per i papà gay
Arrivano i ricorsi
Da sapere
● La Corte
d’Appello
di Trento con
una sentenza
storica
ha giudicato
illegittimo
il rifiuto
dell’ufficiale
di stato civile
di indicare
sull’atto
di nascita
di due gemelli
anche il nome
del padre non
biologico
● I bimbi erano
nati sei anni fa
in Canada dal
padre biologico
e da una madre
surrogata.
La sentenza
quindi apre
la possibilità
di vedere
riconosciuta
la propria
genitorialità
alle coppie gay
che hanno
avuto un figlio
con una madre
surrogata
La sentenza della Corte
d’Appello di Trento, che ha
giudicato illegittimo il rifiuto
dell’ufficiale di stato civile di
indicare sull’atto di nascita di
due gemelli anche il nome del
padre non biologico, spiana
ora la strada a tutte quelle
coppie di uomini che sono ricorsi alla maternità surrogata
all’estero e che vogliono veder
riconosciuta la propria genitorialità, a prescindere dal legame biologico con il bambino.
A ottobre la Cassazione aveva già dato ragione a due donne, una italiana e una spagnola, entrambe riconosciute madri del proprio figlio. Ora la
decisione accende le speranze
dei padri arcobaleno. Solo a
Bologna, per ora, già due coppie si sono rivolte agli avvocati
per iniziare la propria battaglia sulla base della sentenza e
la terza coppia che entro
l’estate farà ricorso è costituita
proprio dallo stesso avvocato
delle famiglie arcobaleno, Michele Giarratano, che con Sergio Lo Giudice, senatore del
Pd che ha iniziato la sua carriera nel Consiglio comunale
di Palazzo d’Accursio e ha anche ricoperto la carica di presidente nazionale di Arcigay,
dopo il matrimonio a Oslo ha
avuto due figli, Luca e Alice,
con la maternità surrogata negli Stati Uniti. Oltre alle due
Dopo la sentenza di Trento
tre coppie in città chiedono
il riconoscimento dei figli
C’è anche il senatore
dem Sergio Lo Giudice
Mariti
L’avvocato
Michele
Giarratano
e il senatore
Sergio Lo Giudice
in piazza
Maggiore poco
dopo la nascita
del loro primo
figlio
coppie bolognesi si sono rivolti a Giarratano anche dei
padri milanesi, ma non è
escluso che nelle prossime
settimane il numero dei ricorrenti aumenti.
«Ho sentito una serie di
clienti che hanno avuto un figlio in Canada o negli Stati
Uniti — spiega l’avvocato —
questa sentenza apre scenari
diversi rispetto alla stepchild
adoption, che è una forzatura.
È innovativa rispetto alla giurisprudenza, anche se non è
ancora una sentenza di Cassa-
zione, ma i giudici secondo
me faranno molta fatica a non
riconoscere l’interesse superiore dei minori».
Giarratano e Lo Giudice,
che già pensavano di intraprendere il percorso della ste-
La svolta
Ora i padri potranno
«dribblare» la stepchild
adoption e puntare
al riconoscimento
pchild adoption fra qualche
mese, a questo punto faranno
ricorso: «Questa sentenza riapre tutto, ci muoveremo prima dell’estate». «Non so se saremo i primi a fare ricorso —
dice il senatore Lo Giudice,
marito di Giarratano — ma
quello che è certo è che io come priorità, da politico, ho
quella di continuare la mia
battaglia in Parlamento. L’ipotesi dell’adozione era una soluzione che non ci ha mai accontentati, perché andare da
un giudice e chiedere di adot-
tare il proprio figlio è una costrizione dolorosa: le coppie
chiedono di avere la responsabilità genitoriale fin dalla nascita del bimbo».
Per Lo Giudice la sentenza
individua «la strada maestra».
«Son cose che fanno bene —
continua il parlamentare dem
— perché noi e i nostri figli,
come succede a tutte le coppie
di padri omosessuali, veniamo da un contesto come quello estero dove si è considerati
famiglia a tutti gli effetti e arriviamo qui nella retroguardia
d’Europa, ci si sente stranieri
in casa propria». L’assessore
alle Pari opportunità del Comune di Bologna, Susanna
Zaccaria, promette: «Sosterrò
tutte le coppie omosessuali
bolognesi che hanno intenzione di fare ricorso se servirà.
La sentenza di Trento è il riconoscimento di un diritto che
in Italia scatena molte polemiche, ma che in altri Paesi è il
frutto di ragionamenti approfonditi. Se riuscissimo a concentrarci sul diritto dei bambini piuttosto che sugli adulti
ci renderemmo conto che
stiamo tenendo i bambini delle famiglie arcobaleno in condizioni diverse rispetto agli altri. Bisogna legiferare al più
presto».
Daniela Corneo
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