Nuovo Documento di Microsoft Word _2
Transcript
Nuovo Documento di Microsoft Word _2
16 set 2012 MESSINA, L’OPERAZIONE ANTIMAFIA GOTHA 3: L’ACCUSA NEI CONFRONTI DELL’EX SINDACO DI MAZZARA’ SANT’ANDREA CARMELO NAVARRAPostato da Enrico Di GiacomoCommentaCronaca da Messina e dintorni, Inchieste NAVARRA Carmelo: 14) art. 416 ter c.p. perché, in occasione delle elezioni amministrative del maggio 2007 per il comune di Mazzarà Sant’Andrea, prometteva ed almeno in parte consegnava somme di denaro all’associazione mafiosa denominata “famiglia barcellonese”, riconducibile a “Cosa Nostra” siciliana, ed in particolare a quella sua articolazione denominata dei “Mazzaroti”, avente specifica competenza sul territorio di Mazzarà Sant’Andrea, affinchè tale organizzazione fornisse ed assicurasse l’appoggio elettorale per la sua elezione a sindaco di quel comune. In Mazzarà Sant’Andrea, nel 2007. Le dichiarazioni di BISOGNANO CARMELO. BISOGNANO Carmelo ha affermato di conoscere da tempo NAVARRA Carmelo, attuale sindaco del comune di Mazzarà S.Andrea, eletto nel 2007, il quale aveva ricoperto tale incarico anche nel precedente quinquennio, a seguito delle precedente elezioni amministrative del 2002. BISOGNANO ha sostenuto che egli, nel 2002, quando era ancora libero, si era adoperato per fare eleggere Navarra Carmelo come Sindaco di Mazzarrà, cosa che in effetti era avvenuta. Egli aveva “cercato i voti” per il Navarra, dando specifiche disposizioni in tal senso ai componenti della sua organizzazione, i quali, a loro volta, si erano adoperati per procacciare i voti sul territorio. Il collaboratore ha precisato di aver esercitato questa attività di ricerca di voti non come un qualsiasi cittadino interessato alla vita politica del proprio paese, ma avvalendosi della sua qualità di capo dell’organizzazione di Mazzarrà e dando disposizioni ai suoi accoliti affinchè si votasse per il Navarra. BISOGNANO ha precisato di non aver ricevuto denaro per tale suo intervento e di essersi adoperato per quelle elezioni non solo perché lo riteneva un soggetto valido, ma anche perché contava sul suo aiuto per i successivi appalti e progetti che di lì a poco si sarebbero messi in cantiere nel comune di Mazzarà. Il collaboratore ha usato un’espressione moto efficace laddove ha riferito che “il Navarra, come sindaco, era un soggetto che “remava nella mia stessa direzione” ed anche in quella del precedente sindaco di Mazzarà, Giambò Nello”. Il collaboratore ha anche precisato quali avrebbero dovuto essere i principali lavori pubblici che di lì a poco si sarebbero dovuti eseguire nell’ambito del Comune di Mazzarrà Sant’Andrea: in primo luogo la nuova discarica di rifiuti solidi urbani in contrada Zuppà di Mazzarrà Sant’Andrea, poi un’altra discarica di inerti, le piazzole di compostaggio, il consolidamento del cimitero di Mazzarrà, la realizzazione della Casa per Anziani a Mazzarrà, la realizzazione del parco fotovoltaico ed infine il consolidamento di una scuola elementare sempre a Mazzarrà. Si trattava di progetti già in essere ma che si dovevano sviluppare e portare ad esecuzione e per il quale il BISOGNANO stesso avevo un forte interesse economico. Costui ha sottolineato il fortissimo legame, personale e politico, esistente fra GIAMBO’ Sebastiano, detto “Nello”, precedente sindaco di Mazzarà Sant’Andrea prima che venisse eletto il NAVARRA, successivamente divenuto presidente della società mista TIRRENOAMBIENTE, deputata alla gestione delle discariche che sono state realizzate in tale comune, e lo stesso NAVARRA Carmelo (“… io e i componenti della mia organizzazione abbiamo deciso di appoggiare l’elezione di Carmelo NAVARRA, dunque di farlo eleggere, perché costui operava ed era nello stesso contesto di GIAMBO’ Sebastiano, era la continuità rispetto a costui.”). Il collaboratore ha riferito che egli, nella imminenza delle elezioni del 2002, si incontrò con il GIAMBO’numerosissime volte a Mazzarrà Sant’Andrea e, proprio durante uno di questi incontri, ebbe a chiedergli quale atteggiamento avrebbero dovuto assumere lui stesso e la sua organizzazione rispetto a quelle elezioni (“Ricordo che rivolsi a Nello la seguente frase, ovviamente sempre riferendomi alle imminenti elezioni comunali: ”Nello, comu semu cumminati?!”). BISOGNANO ha aggiunto che GIAMBO’ gli rispose in modo molto sintetico, ma estremamente significativo: “amu a’puttari a Melo!!!”: GIAMBO’, in quella occasione, si riferiva al fatto che il BISOGNANO stesso e la sua organizzazione dovevano sostenere proprio la candidatura di Carmelo NAVARRA: bastarono quelle poche parole perché i due si capissero e non c’era alcuna esigenza di parlare in modo più esplicito. Il collaboratore ha precisato che non ci fu neanche bisogno di accordarsi espressamente sul fatto che il sostegno elettorale garantito dalla sua organizzazione avrebbe dovuto essere successivamente ricambiato con un “aiuto” da parte dell’amministrazione di Carmelo NAVARRA, il quale avrebbe dovuto “garantire” per i lavori pubblici che di lì a poco si sarebbero dovuti realizzare in quel comune. BISOGNANO ha precisato che egli parlò di tali circostanze, sempre prima delle elezioni del 2002, anche direttamente con Carmelo NAVARRA, durante un incontro a Mazzarrà: in quella occasione egli gli disse: “non ti preoccupare, a posto, è tutto sistemato, andrà tutto bene!”: in quel modo il capomafia mazzaroto fece chiaramente capire al suo interlocutore che egli e la sua organizzazione avrebbero garantito il loro appoggio elettorale. Secondo il racconto di BISOGNANO, Carmelo NAVARRA sapeva benissimo che l’appoggio elettorale che egli stesso gli avrebbe garantito proveniva dal rappresentante su Mazzarrà dell’organizzazione barcellonese. Il collaboratore ha poi specificato di non aver parlato esplicitamente con NAVARRA dei benefici in campo economico che egli pretendeva in cambio del suo appoggio elettorale, visto che ciò era comunque scontato; di tale circostanza, però, ne aveva comunque parlato, seppure in modo implicito, con lo stesso Nello GIAMBO’: anche il NAVARRA, perciò, era consapevole dell’ “accordo” stretto fra lo stesso BISOGNANO e GIAMBO’. BISOGNANO ha poi raccontato che egli, in ossequio al patto concluso, comunicò a tutti i suoi accoliti che essi stessi e le loro famiglie avrebbero dovuto votare per Carmelo NAVARRA. In particolare egli lo comunicò a ROTTINO Antonino ed a CALABRESE Tindaro, i quali, a loro volta, lo fecero sapere a tutti i “ragazzi” di Mazzarrà. In ogni caso, durante la competizione elettorale, non vi fu bisogno di nessuna pressione da parte sua e del suo gruppo perché era sufficiente che si sapesse che i “Mazzaroti” appoggiavano Carmelo NAVARRA. BISOGNANO ha aggiunto che l’ “accordo” concluso con NAVARRA e GIAMBO’ comprendeva anche un ulteriore impegno da parte sua: egli, infatti, sarebbe dovuto intervire, avvalendosi del suo carisma criminale, per risolvere “… tutti i problemi, le contestazioni, che sarebbero potute sorgere con i privati, con l’opposizione politica, nonché con le altre pubbliche amministrazioni quando si sarebbero dovute realizzare le opere pubbliche in programmazione”. BISOGNANO, in effetti, ha elencato quelli che furono i “suoi interventi”, come per esempio quello riguardante la sistemazione di una strada ricadente nel comune di Terme Vigliatore: era infatti sorto un problema, consistente nel fatto che per accedere alla vecchia discarica di Mazzarrà Sant’Andrea bisognava necessariamente transitare su una strada intercomunale in pessime condizioni, che ricadeva per metà nella competenza del comune di Terme Vigliatore, e che era necessario ripristinare. Gli amministratori del comune di Mazzarrà Sant’Andrea avevano contattato gli amministratori del comune di Terme Vigliatore, ma non avevano ottenuto il benestare per provvedere alla manutenzione ed al ripristino di tale strada. Per tale motivo GIAMBO’ contattò il BISOGNANO e gli chiese di “sistemare” quella situazione. BISOGNANO, puntualmente, si procurò un incontro con Carmelino GIUNTA, il quale aveva un qualche ruolo all’interno dell’amministrazione di Terme Vigliatore, e gli espose il prolema. Il collaboratore ha precisato che quella rivolta al GIUNTA fu “una proposta unilaterale”, nel senso che rifiutarla sarebbe stata una libera scelta del GIUNTA, ma comunque a suo rischio e pericolo; di lì a poco, in effetti, il problema venne superato. Un altro “intervento” ricordato dal BISOGNANO è stato quello su un tale Ciccio CANNONE. Anche questa vicenda si verificò dopo le elezioni del 2002, quasi contestualmente ai fatti relativi a Carmelino GIUNTA. CANNONE Francesco era un soggetto che stava creando dei problemi all’amministrazione NAVARRA per quanto riguarda la realizzazione della nuova discarica di contrada Zuppà, alla cui progettazione si stava provvedendo in quel periodo. GIAMBO’, di conseguenza, contattò BISOGNANO e si raccomandò a lui (“vedi quello che puoi fare Melo!”): ciò bastò perché quest’ultimo capisse il da farsi: egli, infatti, commissionò un attentato ai danni della farmacia del CANNONE ai suoi accoliti, ROTTINO Antonino, TRIFIRO’ Carmelo e TRIFIRO’ Maurizio, i quali esplosero alcuni colpi di calibro 38 alla vetrata di quell’esercizio commerciale. Poco dopo egli fece affondare anche una pilotina del CANNONE, a Portorosa. Il collaboratore ha precisato che il CANNONE, pur non facendo parte dei consiglieri comunali di opposizione, controllava alcuni di questi consiglieri, aveva un certo seguito fra la popolazione di Mazzarrà e si opponeva alla realizzazione della discarica per motivi ambientali. Dopo quegli attentati dimostrativi, però, non venne più fatto alcuna concreta opposizione in seno al consiglio comunale ed il progetto sulla nuova discarica venne di lì a poco approvato ed eseguito. Un altro episodio che secondo BISOGNANO è da ricollegarsi all’accordo con GIAMBO’ e NAVARRA è quello relativo a CRUPI Domenico. Successivamente agli attentati a CANNONE e dopo che costui era stato riportato a più miti consigli, un soggetto che ancora protestava “in piazza” contro la realizzazione della discarica era il consigliere di minoranza CRUPI Domenico. Anche in questo caso BISOGNANO organizzò un attentato per convincerlo a non “fare ostruzionismo”. Il collaboratore ha specificato che i benefici derivanti dall’ “accordo” concluso con GIAMBO’ e NAVARRA, e consistenti nella possibilità di partecipare alle commesse pubbliche, sarebbero andati “non solo a BISOGNANO Carmelo, ma anche a tutta l’organizzazione mafiosa barcellonese”. Egli, infatti, avrebbe fatto lavorare in quelle commesse non soltanto le imprese a lui riconducibili, ma anche tutti gli altri appartenenti all’organizzazione che avevano disponibilità di imprese. Anche questi ultimi soggetti, dunque, avrebbero lavorato e ottenuto profitti, oltretutto leciti: egli, in pratica, avrebbe fatto diventare l’intera organizzazione barcellonese “socia della discarica”. BISOGNANO ha precisato che di questi aspetti specifici non parlò direttamente con GIAMBO’ e NAVARRA, come del resto era ovvio che fosse, visto che a questi interessava soltanto che, una volta ottenuta la vittoria elettorale, non vi fossero “problemi” nella realizzazione di quelle opere pubbliche. Egli, invece, ne parlò direttamente con RAO Giovanni e Sam DI SALVO. BISOGNANO ha ricordato che, proprio nell’ottica di quell’accordo intervenuto a monte con GIAMBO’ e NAVARRA, egli potè visionare il progetto della nuova discarica di Mazzarrà, prima ancora che il Consiglio Comunale approvasse la relativa delibera di incarico. Sempre in quest’ottica devono essere lette alcune ulteriori vicende narrate dal collaboratore: quella inerente un accordo concluso con GIAMBO’ per la fornitura di inerti per la nuova discarica (“… con GIAMBO’ Sebastiano mi accordai, in quel periodo, di provvedere alla fornitura di terra per la copertura della nuova discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, così come avevo già fatto in precedenza con riferimento alla vecchia discarica tramite l’impresa della mia compagna TRUSCELLO Teresa.”). La vicenda riguardante una fattura con ammontare “concordato” per i lavori inerenti la vecchia discarica di Mazzarà S. Andrea (“… Successivamente, poiché ero spazientito per la situazione che si era venuta a creare, vi fu un altro incontro tra me, Giambò e Innocenti nell’ufficio del Sindaco, che non era più Giambò, ma Navarra Carmelo, nel corso del quale ci accordammo per dimezzare la fattura a circa 110.000,00 euro, con l’accordo che la rimanente somma sarebbe stata recuperata attraverso i lavori successivi alla chiusura della discarica”). La vicenda riguardante un’altra discarica di inerti (“… dopo le elezioni del 2002 ho discusso direttamente con NAVARRA Carmelo della questione inerente la discarica di inerti. Preciso che la discarica di inerti è cosa diversa dalla discarica di Mazzarrà Sant’Andrea in contrada Zuppà, la quale ha ad oggetto rifiuti solidi urbani; la discarica di inerti, invece, riguarda solo materiale di risulta…. Parlai di questo progetto direttamente con Carmelo NAVARRA, anche perché in quel periodo avevo avuto notizia di un finanziamento regionale che era stato stanziato proprio per la realizzazione di quella discarica. Gli comunicai che avrei provveduto io direttamente, ed in prima persona, ad individuare l’area dove sarebbe dovuto sorgere quella discarica di inerti e NAVARRA si mostrò del tutto d’accordo. In altre parole io avrei acquistato la disponibilità dell’area tramite TRUSCELLO Teresa e poi l’avrei ceduta al Comune, o vendendogliela o affittandogliela. … anche in questo caso i benefici economici derivanti dalla gestione di quell’area non sarebbero andati soltanto a me ma anche, almeno in parte, all’organizzazione barcellonese; ciò anche perché non si trattava di un semplice appalto di lavori ma della gestione di un servizio che si protraeva nel tempo. Quel progetto non andò in porto poiché venni successivamente arrestato per l’operazione “icaro” nel novembre del 2003.”). La vicenda riguardante la realizzazione del parco fotovoltaico (“… un altro lavoro che rientrava nell’accordo concluso con GIAMBO’ e NAVARRA Carmelo era quello riguardante la realizzazione del parco fotovoltaico a Mazzarrà Sant’Andrea. L’accordo con GIAMBO’ era che io avrei acquistato un terreno adiacente ad un altro, già di proprietà della mia famiglia, e lì sarebbe stato realizzato un parco fotovoltaico. Melo NAVARRA era anche lui d’accordo; era costui che avrebbe dovuto mettere la firma su quel progetto nella sua qualità di sindaco del Comune di Mazzarrà, nonché di proprietario delle quote di maggioranza di TIRRENO AMBIENTE… Invece, dopo il mio arresto del novembre 2003, tali accordi non furono più rispettati…”) BISOGNANO, infine, ha ricordato che a causa del suo arresto per l’operazione “Icaro” gli accordi con GIAMBO’ e NAVARRA non furono “più portati avanti”: egli, infatti, aveva ormai perduto il controllo del territorio. Il collaboratore ha reso dichiarazioni anche sulle successive elezioni amministrative svoltesi nel 2007, a seguito delle quali NAVARRA fu nuovamente eletto; in quel periodo BISOGNANO era ancora detenuto. Quest’ultimo ha riferito che FUMIA Enrico, mentre erano entrambi detenuti presso la casa circondariale di Messina, gli confidò che Giambo’ Sebastiano, all’epoca presidente della Società Tirreno Ambiente di Mazzarrà, aveva messo a disposizione dei “Mazzaroti” una somma considerevole, circa ottocentomila euro, per far eleggere come sindaco NAVARRA Carmelo (“Navarra Carmelo è stato riletto nel 2007. Ho avuto conferma di tale notizia da Fumia Enrico, mentre eravamo codetenuti, nel febbraio del 2009, presso la casa Circondariale di Messina Gazzi. Lo stesso Fumia mi disse che Giambo’ Sebastiano, detto Nello, all’epoca presidente della Società Tirreno Ambiente di Mazzarrà, aveva messo a disposizione la somma di ottocentomila euro da utilizzare per fare eleggere come primo cittadino il NAVARRA Carmelo. Fumia Enrico mi disse che questa somma era destinata ai “ragazzi” di Mazzarrà S. Andrea, ossia ai c.d. mazzarroti, facenti parte di tale organizzazione che in quel periodo erano liberi sul territorio, ossia Trifirò Carmelo, Fumia Enrico, ARTINO Ignazio e Munafò Aldo Nicola ed altri; costoro sono intervenuti sul territorio per fare eleggere il Navarra. … In effetti, FUMIA Enrico, nel febbraio del 2009, mentre eravamo detenuti insieme a Messina, mi rivelò che Nello GIAMBO’ aveva preso accordi direttamente con CALABRESE Tindaro e gli aveva promesso la somma di 800 mila euro da destinare per la rielezione di Carmelo NAVARRA. … FUMIA mi disse anche che CALABRESE si riunì con gli altri mazzaroti, fra cui lo stesso FUMIA e ARTINO Ignazio, comunicando i termini dell’accordo intervenuto con il GIAMBO’. CALABRESE dispose che l’organizzazione mazzarota si impegnasse per la rielezione del sindaco NAVARRA, cosa che in effetti fu fatta.”). BISOGNANO ha comunque precisato che FUMIA gli rivelò che quella somma promessa non fu mai consegnata, anche perché di lì a poco intervennero gli arresti per l’operazione “Vivaio” (… Il FUMIA mi disse, altresì, che una volta che NAVARRA era stato eletto, quei soldi promessi non furono consegnati perché di lì a poco intervennero gli arresti per l’operazione “Vivaio”, verificatisi nell’aprile 2008. FUMIA collegava la mancata percezione dei quella somma agli arresti del 2008, anche perché si trattava di una somma rilevante e non poteva essere erogata tutta in una volta. Ovviamente si trattava di un vantaggio economico molto minore rispetto a quello che avrei tratto io se fossi riuscito ad inserirmi nell’indotto relativo alle opere pubbliche che ho prima menzionato. In questo caso il vantaggio che avrebbe ricevuto l’organizzazione era semplicemente quella somma di 800 mila euro e non la gestione economica di tutti gli affari relativi a quelle opere pubbliche, cosa a mio parere ben più rilevante.”). BISOGNANO, da ultimo, ha aggiunto che FUMIA gli specificò anche che CALABRESE e gli altri “Mazzarroti” erano intervenuti non solo per raccogliere voti, ma si erano anche attivati per impedire che si presentassero liste contrapposte a quelle di NAVARRA, formate da persone valide, idonee a raccogliere molti voti. FUMIA, sempre in quella circostanza, gli rivelò che si era presentato inizialmente Pietro TORRE con una sua lista e che poi questa lista era stata fatta ritirare, proprio su interessamento e pressioni di CALABRESE Tindaro. Si riportano le dichiarazioni di BISOGNANO Carmelo. Navarra Carmelo A.D.R.: Conosco Navarra Carmelo, attuale sindaco del Comune di Mazzarrà S.Andrea, il quale, in passato, svolgeva l’incarico di tesoriere presso il Comune di Rodì Milici. Mi risulta anche che egli avesse svolto incarichi precedenti nella medesima amministrazione di Mazzarrà S.Andrea. (verbale del 9.5.2011) Nello Giambo, “gestore” del comune. ADR: Navarra Carmelo è stato il sindaco di Mazzarrà nel 2002, ma in pratica chi gestiva il Comune sin da quella data, era Nello Giambo, ex sindaco del comune, successivamente divenuto presidente della Tirreno Ambiente; faceva ciò con la cooperazione di Renzo Mirabito già nominato esperto ambientale e Ravidà Roberto, tecnico comunale. (verbale del 9.5.2011) ADR: La società Tirreno Ambiente che gestiva la discarica di Mazzarrà S.Andrea era amministrata da tale Innocenti Pino, mentre il presidente della medesima società era Giambò Sebastiano. All’interno della medesima società vi era anche tale Mirabito Renzo, il quale ricopriva l’incarico di consulente ambientale della Tirreno Ambiente. Per quanto riguarda il comune di Mazzarrà, oltre al sindaco Navarra, vi era anche RAVIDA’ Roberto, responsabile dell’ufficio tecnico, il quale si occupava delle progettazioni. (verbale del 9.5.2011) ADR: Il prof. Giambò Sebastiano pur non essendo organico dell’organizzazione ha usufruito di tutta una serie di favori dal gruppo, per come sopra detto.(VERBALE DEL 14.5.2011) Le elezioni del 2002: l’appoggio elettorale dell’organizzazione. ADR: Anche io in precedenza, nel 2002 circa, all’epoca libero, mi sono adoperato per fare eleggere Navarra Carmelo come Sindaco di Mazzarrà, cosa che in effetti è avvenuta. Ho cercato i voti per il Navarra ed ho dato le disposizioni in questo senso ai componenti della mia organizzazione, i quali, a loro volta, si sono adoperati per procacciare i voti sul territorio. Anche in questo caso ho esercitato questa attività di ricerca dei voti avvalendomi della mia qualità di capo dell’organizzazione di Mazzarrà ed ho dato disposizioni affinchè si votasse per il Navarra. Bastava che io dessi queste disposizioni, senza neanche essere troppo esplicito e le persone di Mazzarrà votavano di conseguenza. ADR: Nel 2002 non ho ricevuto denaro dal Giambò e mi sono adoperato per le elezione del Navarra sia perché lo ritenevo un soggetto valido, sia perché contavo nel suo aiuto per i successivi appalti e progetti che di lì a poco si sarebbero messi in cantiere nel medesimo comune. Il Navarra, come sindaco, era un soggetto che “remava nella mia stessa direzione” ed anche in quella del precedente sindaco di Mazzarà, Giambò Nello. (verbale del 9.5.2011) A.D.R.: confermo le dichiarazioni del 9.5.2011, di cui mi date lettura (ndr: verbale del 9.5.2011, di cui sopra). Quando ho detto in questo verbale che contavo nell’aiuto di Melo Navarra, una volta che costui fosse stato eletto, per i successivi appalti e progetti che di li a poco si sarebbero messi in cantiere nel medesimo Comune, mi riferivo a principali lavori pubblici che di li a poco sarebbero stati eseguiti nell’ambito del Comune di Mazzarrà Sant’Andrea, tra cui in primo luogo la nuova discarica di rifiuti solidi urbani da realizzare in contrada Zuppà di Mazzarrà Sant’Andrea, un’altra discarica di inerti, le piazzole di compostaggio, il consolidamento del cimitero di Mazzarrà, la realizzazione della Casa per Anziani a Mazzarrà e la realizzazione del parco fotovoltaico, il consolidamento di una scuola elementare sempre a Mazzarrà. Si trattava di progetti già in essere ma che si dovevano sviluppare e portare ad esecuzione e per i quali io avevo un forte interesse economico, non certo politico. (verbale del 28.10.2011) Le elezioni del 2002: l’“accordo” con Nello Giambò. A.D.R.: io e componenti della mia organizzazione abbiamo deciso di appoggiare l’elezione di Carmelo NAVARRA, dunque di farlo eleggere, perché costui operava ed era nello stesso contesto di GIAMBO’ Sebastiano, era la continuità rispetto a costui. Prima delle elezioni, io e GIAMBO’ Sebastiano, detto Nello, ci siamo incontrati numerosissime volte a Mazzarrà Sant’Andrea; ricordo che lui “scendeva” molto spesso a Mazzarrà il sabato e la domenica. Durante uno di questi numerosi incontri che abbiamo avuto, io ho chiesto a Nello, riferendomi alle imminenti elezioni del 2002, come io e la mia organizzazione avremmo dovuto comportarci. Ricordo che rivolsi a Nello la seguente frase, ovviamente sempre riferendomi alle imminenti elezioni comunali: ”Nello, comu semu cumminati? Il GIAMBO’ mi rispose, in modo molto sintetico ma significativo: “amu a’puttari a Melo!!”, GIAMBO’ ovviamente si riferiva al fatto che io e la mia organizzazione dovevamo sostenere la candidatura di Carmelo NAVARRA; ciò perché, come ho già detto, Melo NAVARRA era “la continuità” di Nello GIAMBO’. A.D.R.: bastarono quelle poche parole per capirci perfettamente e non c’era alcuna esigenza di parlare in modo più diffuso ed esplicito. In particolare non ci fu bisogno di accordarci esplicitamente sul fatto che il sostegno elettorale garantito da me e la mia organizzazione sarebbe dovuto essere stato successivamente ricambiato con un “aiuto” che l’amministrazione di Carmelo NAVARRA ci avrebbe dovuto garantire nei lavori pubblici che di li a poco si sarebbero dovuti realizzare. Ribadisco che ciò era assolutamente scontato ed implicito. Ci siamo incontrati numerosissime volte, “a decine”, in quel periodo con Nello GIAMBO’, ma in ogni caso bastò quell’unico incontro che ho prima menzionato per sancire questo accordo. A.D.R.: tale incontro con GIAMBO’ ricordo che avvenne immediatamente fuori dalla Casa Comunale di Mazzarrà Sant’Andrea, prima che entrambi entrassimo in tale luogo. Ricordo che in quella medesima occasione GIAMBO’ mi comunicò che lui stava sostenendo Carmelo NAVARRA e disse anche: “puttamu a Melu, stiamo facendo la lista!” io risposi: “vabbene, fate la lista!”, così assicurando il mio benestare e la mia collaborazione. Non ci fu bisogno di aggiungere altro. (verbale del 28.10.2011) Le elezioni del 2002: l’ “accordo” con Melo Navarra. A.D.R.: parlai di tali circostanze, sempre prima delle elezioni del 2002, anche direttamente con Melo, ossia Carmelo NAVARRA, ricordo che lo incontrai a Mazzarrà e gli dissi: “non ti preoccupare, a posto, è tutto sistemato, andrà tutto bene!”. Usai questa espressione perché so che lui è un tipo ansioso ed era in ansia per le imminenti competizioni elettorali. A.D.R.: in quel modo io gli ho comunicato che avrei garantito il mio appoggio elettorale e che tale appoggio proveniva sia da BISOGNANO Carmelo come persona, sia da BISOGNANO Carmelo come rappresentante del gruppo dei barcellonesi sul territorio di Mazzarrà Sant’Andrea. Carmelo NAVARRA sapeva benissimo che l’appoggio elettorale che io gli avrei garantito proveniva dal rappresentante su Mazzarrà dell’organizzazione barcellonese. Lo sapeva benissimo Melo. “Anche l’aria che si respira a Mazzarrà, del resto, sa che io ero il rappresentante dell’organizzazione barcellonese. (verbale del 28.10.2011) A.D.R.: non ho parlato esplicitamente con Melo NAVARRA dei benefici in campo economico che avrei tratto in cambio del mio appoggio elettorale, cui prima ho fatto cenno, ma ne ho parlato esplicitamente con Nello GIAMBO’. Ribadisco che Melo NAVARRA è una persona molto riservata, piuttosto ansiosa. Ricordo, addirittura, che in una occasione gli feci uno scherzo, e cioè mi divertii a collocare due cartucce vuote dietro la maniglia della sua autovettura 147. Sottolineo che si trattava esclusivamente di uno scherzo. In ogni caso Melo sapeva benissimo che fra me e GIAMBO’ esisteva questo accordo, nel senso che io avrei garantito loro l’appoggio elettorale e in cambio ne avrei ricevuto vantaggi economici in vista delle opere pubbliche che si era in procinto di realizzare nel Comune di Mazzarrà. A.D.R.: i rapporti tra Melo NAVARRA e GIAMBO’ Sebastiano sono strettissimi; NAVARRA è succube di GIAMBO’ tanto che se lui aveva un problema in Comune, la prima persona che chiamava era GIAMBO’. GIAMBO’ aveva le chiavi del Comune di Mazzarrà Sant’Andrea, anzi non le aveva mai lasciate, e ciò non solo in senso figurato ma anche in senso materiale. GIAMBO’, infatti, anche quando non era più sindaco, dopo le elezioni di Melo NAVARRA, aveva sempre libero accesso nella casa comunale di Mazzarrà. Ho constatato personalmente più volte che lui entrava nella stanza del sindaco e disponeva liberamente di questa stanza, tanto che si sedeva dietro la sua scrivania. Ho fatto diverse riunioni in quella stanza insieme a GIAMBO’, ovviamente parlo del periodo in cui era sindaco Carmelo NAVARRA. Durante qualcuna di queste riunioni mi è capitato di sedere anch’io dietro quella scrivania e di avere telefonato con il telefono del sindaco. A.D.R.: tra queste riunioni che si sono svolte all’interno della stanza del sindaco NAVARRA, vi è stata quella con Carmelino GIUNTA per il problema della strada di accesso alla vecchia discarica, di cui andrò a parlare successivamente, nonché quella relativa all’ammontare della fattura rilasciata dall’impresa TRUSCELLO per la fornitura della terra alla vecchia discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, di cui ho parlato ampiamente nei verbali nei verbali del 9.5.2011 e 14.5.2011. In altre occasioni capitava che io entrassi mentre Carmelo NAVARRA o GIAMBO’ Nello o altri soggetti del Comune stavano parlando. Io entravo liberamente anche se prima bussavo. Certamente non potevo firmare in prima persona le delibere del Comune di Mazzarrà Sant’Andrea. A.D.R.: ho già detto in precedenza che vi erano accordi preesistenti tra GIAMBO’ e NAVARRA in base ai quali GIAMBO’ doveva ricoprire l’incarico di presidente della TIRRENO AMBIENTE; egli, non potendo contestualmente ricoprire anche la carica di sindaco, scelse la prima, ossia quella di presidente di TIRRENO AMBIENTE. A.D.R.: come ho già detto, l’accordo fra me, GIAMBO’ e Melo NAVARRA, in base al quale io ho garantito il mio appoggio elettorale e quello dell’organizzazione in cambio di “aiuto” per i lavori pubblici che si sarebbe andati a realizzare, prevedeva “annessi e connessi”. Voglio a questo punto specificare che la parola “aiuti” è un po’ riduttiva, nel senso che costoro non erano liberi di scegliere se farmi lavorare o meno in quei lavori pubblici, ma “dovevano” assecondare le mie richieste in quei campi; ciò proprio in base a quell’accordo che vi era stato in precedenza. Quindi, loro potevano concedere lavori o commesse ad altre imprese solo nel caso in cui ciò non fosse stato di mio interesse. Volendo fare un esempio, i lavori per la piccola manutenzione per il comune di Mazzarrà Sant’Andrea non era cosa che mi interessasse particolarmente ed infatti ho lasciato che fossero affidati ad altri soggetti quali le imprese SOTTILE, GIARDINA, GENOVESE ed altre ancora. (verbale del 28.10.2011) Le elezioni del 2002: gli “annessi e connessi” dell’“accordo” con Melo Navarra e Nello Giambò A.D.R.: ritornando agli “annessi e connessi” dell’accordo con NAVARRA e GIAMBO’, cui ho prima fatto cenno, vi era anche il fatto che io avrei risolto tutti i problemi, le contestazioni, che sarebbero potute sorgere con i privati, con l’opposizione politica, nonché con le altre pubbliche amministrazioni quando si sarebbero dovute realizzare le opere pubbliche in programmazione e che ho prima indicato. A.D.R.: era implicito e scontato, con GIAMBO’ e NAVARRA, che io mi sarei occupato anche di tali problemi. (verbale del 28.10.2011) Le elezioni del 2002: la “scesa in campo della famiglia”. A.D.R.: successivamente, sempre durante la competizione elettorale, io comunicai a tutti i miei accoliti che tutti loro e le loro famiglie avrebbero dovuto votare per Carmelo NAVARRA. In quella occasione, durante la competizione elettorale non vi fu bisogno di nessuna pressione da parte mia e del mio gruppo perché era sufficiente che si sapesse che io e il mio gruppo appoggiavamo Carmelo NAVARRA. Non ci fu bisogno di troppa “pubblicità” anche perché questo, ossia l’eccessiva “pubblicità”, non è mai stato il mio modo di operare. Io, per esempio, andavo al bar e dicevo ai miei paesani: “dobbiamo votare per Melo NAVARRA”; non c’era bisogno che io imponessi niente a nessuno, bastava quel mio indirizzo che esprimevo. Certamente non potevo fare discorsi “malavitosi” ed esprimevo quello che era il mio indirizzo politico. A.D.R.: comunicai che dovevamo sostenere Carmelo NAVARRA in particolar modo a ROTTINO Antonino ed a CALABRESE Tindaro, i quali, a loro volta, lo fecero sapere a tutti i ragazzi di Mazzarrà. Ricordo che non comunicai esplicitamente tali direttive a mio cognato FUMIA Enrico poiché in quel periodo non eravamo più in buoni rapporti in quanto io avevo iniziato la mia relazione con TRUSCELLO Teresa, come più volte dichiarato. In ogni caso, CALABRESE avrebbe comunque comunicato ciò a FUMIA e ad ARTINO i quali, in ogni caso, erano già dalla parte di Carmelo NAVARRA tanto che la moglie di ITALIANO Salvatore, socio di fatto di ARTINO e FUMIA, era già schierata e presente nella lista di Carmelo NAVARRA. (verbale del 28.10.2011) Pietro Torre A.D.R.: conosco Pietro TORRE, lontano parente di mia zia, di professione vivaista, persona che rispetto. Costui, in occasione della competizione elettorale del 2002, sosteneva la lista di SIMONE Orazio, anche se non era inserito direttamente in quella lista. Nego nel modo più assoluto di avere sostenuto in occasione delle elezioni del 2002 la lista di SIMONE Orazio dal momento che io avevo preso accordi con NAVARRA e GIAMBO’ e non certo con SIMONE. In vista dell’ottenimento dei vantaggi che ho prima indicato, avrei anche potuto stringere un accordo di quel tipo con SIMONE Orazio, ma ciò era certamente più facile con NAVARRA e GIAMBO’, i quali era già “inquadrati” ed al corrente di tutto. Con SIMONE, invece, sarebbe stato più faticoso in quanto avrei dovuto “spiegargli” tutti i termini di quell’accordo ed avrei anche potuto “sbatterci contro”. Aggiungo che Pietro TORRE si candidò direttamente in un epoca precedente, ossia nel 1992, ma costui in quella occasione rifiutò il mio appoggio elettorale. Ricordo che gli proposi di interessarmi ma lui mi rispose di farmi gli affari miei e che preferiva affrontare la competizione elettorale senza il mio appoggio. In effetti costui perse le elezioni. (verbale del 28.10.2011) La sistemazione di una strada ricadente nel comune di Terme Vigliatore, dopo le elezioni del 2002. A.D.R.: nell’ambito di questo accordo con GIAMBO’ e Melo NAVARRA sono da inquadrarsi alcuni episodi che ho già narrato in precedenza in altri verbali, come il mio “intervento” con Ciccio CANNONE e con la pubblica amministrazione di Terme Vigliatore. Con riferimento a tale ultimo episodio era sorto il problema consistente nel fatto che per accedere alla vecchia discarica di Mazzarrà Sant’Andrea bisognava necessariamente transitare su una strada intercomunale in pessime condizioni, che ricadeva per metà nella competenza del comune di Terme Vigliatore e che era necessario ripristinare. Gli amministratori del comune di Mazzarrà Sant’Andrea avevano contattato gli amministratori del comune di Terme Vigliatore, ma non avevano ottenuto il benestare per provvedere alla manutenzione ed al ripristino di tale strada. Non credo che vi fossero stati atti amministrativi ufficiali, ma in ogni caso la sostanza era questa. Per tale motivo il Prof. GIAMBO’ mi contattò e mi chiese di sistemare questa situazione. Io chiamai CAMPISI Agostino e gli chiesi di contattare e di procurarmi un incontro con Carmelino GIUNTA, il quale aveva un ruolo all’interno dell’amministrazione di Terme Vigliatore, anche se non so dire se costui ricoprisse incarichi ufficiali. In ogni caso era un personaggio che aveva appoggiato quella amministrazione comunale ed aveva influenza sulla stessa. Mi recai presso il suo studio di ingegnere situato in Terme Vigliatore, salita ex Ciappazzi, di fronte la farmacia LA MAESTRA, e gli esposi il problema. Costui mi chiese un po’ di tempo. Preciso che la mia era una proposta “unilaterale”, nel senso che io gli chiesi se mi poteva fare questo favore, ma in realtà egli “doveva” farmelo, rifiutarlo sarebbe stata una sua libera scelta, ma a suo rischio e pericolo; io in ogni caso non lo minacciai in alcun modo. GIUNTA, successivamente, ricontattò CAMPISI Agostino e costui me lo fece sapere. Di li a poco, in effetti, io, GIAMBO’ e lo stesso Carmelino GIUNTA tenemmo una riunione a tre, di quello che ho già prima menzionato, nella stanza del sindaco Carmelo NAVARRA. Ovviamente questo fatto si verificò dopo le elezioni del 2002, il sindaco era già Carmelo NAVARRA, ma per i motivi che ho già detto, la sua presenza a quella riunione era superflua. In ogni caso, Carmelo NAVARRA era al corrente di tutta la vicenda dal momento che il Comune di Terme Vigliatore aveva, almeno di fatto, negato l’autorizzazione proprio a lui. Ricordo che quella riunione si svolse nel pomeriggio quando il Comune era chiuso e non c’era nessuno. Preciso che quella riunione fu solo una formalità dal momento che ero stato già io a decidere tutto; in ogni caso volevo fare vedere a Nello quale fosse la persona che si era interessata dell’intera vicenda. A.D.R.: GIAMBO’ si rivolse a me in tale circostanza sia perché ci conoscevamo, sia perché ero un personaggio autorevole sul territorio; è ovvio che se si fosse interessato di questa vicenda un comune cittadino diverso da me non avrebbe avuto lo stesso risultato. Certamente il mio intervento fu determinate per risolvere quella vicenda in tempi rapidi senza dovere affrontare complicati iter burocratici. Il lavoro sulla strada venne effettivamente realizzato senza che il comune di Terme Vigliatore frapponesse ulteriori ostacoli; quel lavoro fu realizzato dal comune di Mazzarrà e l’incarico venne affidato alla ditta ROTELLA. (verbale del 28.10.2011) ADR: Sempre per quanto riguarda la vecchia discarica di Mazzarrà, poiché per accedervi bisognava transitare attraverso una strada in condizioni pessime e ricadente nel Comune di Terme Vigliatore, era necessario ripristinarla. Il Comune di Terme Vigliatore non intese risistemare questa strada, al punto da negare l’autorizzazione ai camion di transitarla. Il prof. Giambò a quel punto mi chiamò dicendomi di sistemare questa situazione. Incaricai Agostino Campisi, chiedendogli di informarsi su chi fossero gli amministratori di quel Comune. Il Campisi poco dopo mi fissò un appuntamento con tale Giunta Carmelino, il quale aveva un ruolo che (non: n.d.r.) so quale fosse all’interno dell’amministrazione comunale di Terme Vigliatore. Andai presso il suo studio, mi presentai, gli esposi il problema ed egli si manifestò disponibile dicendomi che dovevamo parlare anche con Giambò. Mi incontrai con Giunta e Giambò nell’ufficio del sindaco Navarra e si raggiunse l’accordo che quella strada andava risistemata; cosa che poi avvenne. (VERBALE DEL 14.5.2011) Il “convincimento” nei confronti di Ciccio Cannone per la realizzazione della nuova discarica, dopo le elezioni del 2002. A.D.R.: l’altro episodio che ho prima accennato è quello relativo a Ciccio CANNONE. Anche questa vicenda si verificò dopo le elezioni del 2002, quasi contestualmente ai fatti relativi a Carmelino GIUNTA. In questo caso, come ho già detto in altri verbali, CANNONE Francesco stava creando dei problemi all’amministrazione NAVARRA per quanto riguarda la realizzazione della nuova discarica di contrada Zuppà, alla cui progettazione si stava provvedendo in quel periodo. Nello GIAMBO’, in una occasione, riferendosi all’operato del CANNONE mi disse: “vedi quello che puoi fare Melo!”. Specifico che GIAMBO’ non mi disse esplicitamente di intervenire sul CANNONE, ma era sufficiente che mi dicesse questa frase, oppure quella dal seguente tenore: “ci sono problemi con Ciccio in Consiglio Comunale”, perché io capissi il da farsi. Confermo le dichiarazioni del 9.5.11 relative ai fatti che riguardano CANNONE Francesco di cui mi date sommaria lettura. Come ho già detto in quel verbale, commissionai l’attentato ai danni della sua farmacia a ROTTINO Antonino, TRIFIRO’ Carmelo e TRIFIRO’ Maurizio, i quali esplosero alcuni colpi di cal. 38 alla vetrata di quell’esercizio commerciale. Successivamente ROTTINO mi disse che il vetro della farmacia si era forato ma non era andato in frantumi. Non so se ci sia una denuncia contro ignoti per quei fatti, anche perché il vetro fu sostituito con facilità. Poco dopo feci affondare una pilotina del CANNONE a Portorosa accanto al cavalcavia che attraversa il centro commerciale. A quest’ultima spedizione partecipai anche io. Specifico che la pilotina fu solamente fatta affondare e fu successivamente recuperata agevolmente. Specifico che Ciccio CANNONE in quel periodo si opponeva alla realizzazione della nuova discarica in contrada Zuppà, sostenendo, tra le altre motivazioni, che quelle discarica avrebbe comportato esalazioni nocive, “puzza” e che Mazzarrà, invece che la città dei vivai sarebbe diventata la città della spazzatura. Il CANNONE non faceva parte formalmente dei consiglieri comunali di opposizione, ma controllava alcuni di questi consiglieri e portava avanti questo tipo di rivendicazioni. Egli aveva un certo seguito fra la popolazione di Mazzarrà. Dopo quegli attentati dimostrativi non venne più fatto alcuna serie e concreta opposizione in seno al consiglio comunale; l’opposizione si limitò “a parlare”, ma in ogni caso il progetto sulla nuova discarica venne di li a poco approvato ed eseguito. CANNONE capì quale era la motivazione di questi attentati e nei successivi consigli comunali non si registrarono opposizioni significativi, anche perché dopo quegli attentati io assistetti personalmente alle sedute del consiglio comunale. Non so se vi sia qualche relazione di servizio dei Carabinieri di Furnari o di qualche altra stazione che attestano la mia presenza alle sedute del consiglio comunale. Anche questo, come ho già detto era un “annesso e connesso” di quell’accordo intervenuto con GIAMBO’ e Melo NAVARRA. (verbale del 28.10.2011) ADR: Un altro episodio che ricordo si è verificato sempre con la prima amministrazione Navarra, dunque nel 2002, allorquando era in corso la decisione sulla realizzazione ed ubicazione della nuova discarica. In quel periodo alcuni esponenti dell’opposizione, tra cui Cannone Francesco, stavano creando in consiglio comunale alcuni problemi all’Amministrazione retta dal Navarra, sempre per quanto riguarda la realizzazione di quella discarica. In una circostanza, Nello Giambò, ovviamente interessato a quella realizzazione, si lamento’ con me personalmente dei problemi che gli stava creando l’opposizione di minoranza, tra cui Ciccio Cannone. In quella specifica occasione, lo stesso Giambò mi disse: “vedi quello che puoi fare, Melo!”. Il Giambò non mi disse esplicitamente di compiere azioni eclatanti o attentati, ma io compresi che dovevo porre in essere “una opera di convincimento” nei confronti di costoro. Io infatti commissionai un attentato alla farmacia del Cannone a Rottino Antonino, Trifirò Carmelo e Trifirò Maurizio, i quali esplosero alcuni colpi di cal. 38 alla vetrata di quella farmacia. Poco dopo feci affondare anche una pilotina del Cannone ormeggiata a Portorosa. A ques’ultima spedizione partecipai anche io, oltre alle predette persone. I fatti narrati si riferiscono all’anno 2002, in pendenza dell’approvazione del progetto relativo alla nuova discarica di Mazzarrà S.A., in contrada Zuppà. ADR: Cannone si opponeva alla realizzazione della nuova discarica per motivi ambientali, sostenendo che la zona di Mazzarrà era un territorio di vivai. ADR: Dopo gli attentati che abbiamo commesso ai danni di Cannone, la minoranza non ha più fatto alcuna opposizione in seno al consiglio comunale, tanto che la discarica venne successivamente approvata e realizzata. Addirittura Cannone Francesco è oggi l’attuale Presidente della Tirreno Ambiente. ADR: Giambò non mi disse nulla dopo quegli attentati, ma era sottinteso che si trattava di una condotta che a lui era favorevole per i suoi interessi imprenditoriali, in qualità di presidente della Tirreno Ambiente. (verbale del 9.5.2011) ADR: Non ho mai parlato esplicitamente di questi attentati con Giambò Sebastiano e Navarra Carmelo, dopo che essi furono commessi. ADR: Ora che mi ricordo, in quel periodo, ossia quando Giambo’ mi disse che vi erano dei problemi per l’approvazione della nuova discarica di contrada Zuppà a causa dell’opposizione della minoranza ed io realizzai gli attentati, chiesi al Giambo’ medesimo se quelle condotte non avessero potuto suscitare troppo clamore, destando l’attenzione anche su di me e la mia organizzazione. Il Giambo’ mi tranquillizzò e mi disse che era “coperto” con gli organi deputati al controllo, ossia con la Prefettura e con la Regione. Mi disse: “non ti preoccupare, alla Prefettura c’è la COCODE’, me la vedo io. Per quanto riguarda la Regione, se la vede RENZO MIRABITO con CICCIO CIMINO”. ADR: Ciccio CIMINO era un onorevole della zona di Patti, che io comunque non conosco. (verbale del 9.5.2011) L’attentato ai danni di Crupi Domenico per la realizzazione della nuova discarica, dopo il 2002. A.D.R.: un altro episodio che si ricollega sempre a questo accordo con GIAMBO’ e NAVARRA è quello relativo a CRUPI Domenico. Successivamente agli attentati a CANNONE e dopo che costui era stato riportato a più miti consigli, un soggetto che ancora protestava in piazza contro la realizzazione della discarica era il consigliere di minoranza CRUPI Domenico. Costui faceva opposizione, secondo me, solamente perché voleva “mangiare” da quell’affare. Anche in questo caso, quando ero ancora libera e non ero stato arrestato per l’operazione “Icaro”, programmai un attentato per convincerlo a non fare problemi e a non creare ostruzionismo. Lo avevo anche più volte avvisato, avevo parlato con lui, ovviamente senza minacciarlo, ma costui dopo qualche giorno ricominciava come prima. Per questi motivi diedi disposizioni a ROTTINO Antonino, TRIFIRO’ Carmelo, TRIFIRO’ Maurizio e CALABRESE Tindaro di bruciargli l’autovettura, credo in uso alla moglie. Successivamente fui arrestato per “Icaro”, la cosa non andò in porto. In effetti quell’attentato venne portato a termine da queste persone sulla base di quell’incarico che avevo precedentemente dato. In effetti, questo attentato venne commesso proprio dai soggetti che ho prima menzionato, così come ho già detto nel verbale del 9.5.11, del quale mi state dando sommaria lettura. (verbale del 28.10.2011) ADR: Altro attentato è stato commesso nel 2001/2002, per la medesima motivazione, ai danni di un consigliere di minoranza, tale CRUPI Domenico. Anche in questa occasione diedi incarico a Rottino Antonino, Trifirò Carmelo e Trifirò Maurizio di incendiare la vettura in uso alla moglie del Crupi, una Fiat Uno. ADR: Alla sollecitazione che mi fate, e cioè che l’incendio dell’autovettura di Crupi potrebbe essere avvenuto in un periodo successivo al mio arresto, avvenuto nel novembre del 2003, non escludo che effettivamente tale ultimo attentato possa essere avvenuto successivamente al mio arresto. Ribadisco che la motivazione di quell’attentato era sempre la stessa, nel senso che si voleva condizionare un altro consigliere di minoranza contrario alla realizzazione della discarica. Dunque non sono stato io a commissionare quell’attentato, ma si trattò di una iniziativa di qualcuno dei “ragazzi” di Mazzarrà, probabilmente Rottino Antonino, a me vicino. Non escludo che Rottino si sia consultato in quel periodo con Calabrese Tindaro per porre in essere tale attentato. (verbale del 9.5.2011) L’assunzione di gente di Mazzarà. A.D.R.: un altro degli accordi presi “a monte” con NAVARRA e GIAMBO’, prima delle elezioni, in cambio del nostro appoggio elettorale era quello che in occasione dell’esecuzione e della gestione di quelle opere pubbliche che ho prima menzionato dovevano essere assunti soggetti di Mazzarrà. Infatti, io non volevo che a Mazzarrà vi fossero troppe persone “a spasso” le quali non solo facevano danno ma richiamavano anche l’attenzione delle forze dell’ordine. In ogni caso ci tenevo a che persone di Mazzarrà lavorassero e quando io ho parlato con la gente di Mazzarrà per farla votare a favore di Carmelo NAVARRA, ho fatto leva sul fatto che ci sarebbe stato lavoro per loro. (verbale del 28.10.2011). ADR:Effettivamente con il prof. Giambò si raggiunse l’accordo che per la realizzazione della discarica dovevano lavorare soltanto operai del posto, cosa che consentiva al Giambò di ottenere anche un considerevole ritorno elettorale. (VERBALE DEL 14.5.2011) Le elezioni del 2002 e i benefici per l’intera “organizzazione barcellonese”. A.D.R.: come ho già detto, il mio interesse per l’accordo preso con GIAMBO’ e Carmelo NAVARRA consisteva nel fatto che io avrei ottenuto l’affidamento di lavori per le imprese a me riconducibili in occasione delle opere pubbliche che si sarebbero realizzate. A.D.R.: i benefici che sarebbero derivati dall’esecuzione di tali lavori, o dalla gestione dei relativi servizi, come ad esempio la gestione della nuova discarica, dovevano andare non solo a BISOGNANO Carmelo, ma anche a tutta l’organizzazione mafiosa barcellonese. Infatti, avrei lavorato in queste commesse pubbliche non soltanto io, o meglio le imprese a me riconducibili, ma anche tutti gli altri appartenenti all’organizzazione che avevano disponibilità di imprese. Anche questi soggetti avrebbero lavorato e ottenuto profitti, oltretutto leciti. Infatti, in pratica, io avrei fatto diventare l’intera organizzazione barcellonese “socia della discarica” nel senso che l’avrei fatta partecipe di tutti i lavori che sarebbero derivati dalla realizzazione e dalla gestione della discarica. Specifico che i lavori sarebbero consistiti non soltanto nella costruzione della discarica, ma anche nella gestione di tutti i servizi che ruotavano intorno alla discarica stessa e che si riferivano all’ATO ME2. Anzi, preciso che i profitti che derivavano dalla gestione dei servizi sarebbero stati di gran lunga superiori a quelli derivanti dalla gestione della discarica. In quel modo ci sarebbero stati “mezzi da prendere a noleggio” ed io avrei assicurato lavoro anche a tanti soggetti vicini all’organizzazione, che in quel momento erano “a spasso” e creavano problemi dedicandosi a rapine o altri atti illeciti che richiamavano l’attenzione delle forze dell’ordine. Volendo fare un esempio, avevo promesso al defunto DE PASQUALE Carmelo, ucciso nel gennaio 2009, che gli avrei fatto ottenere lavori di questo tipo proprio al fine di non continuare a svolgere tali attività. A.D.R.: per noi dell’organizzazione è importante ottenere introiti “legali” derivanti dal lavoro e non dalle estorsioni, sia perché questa è la vera fonte economica, sia perché in tal modo non si allarmavano le forze dell’ordine e l’opinione pubblica. Il nostro obiettivo ultimo, infatti, è quello di acquisire “lavori leciti” mentre l’estorsione è solo una forma di controllo sul territorio. A.D.R.: di questi aspetti specifici non parlai direttamente con GIAMBO’ e Carmelo NAVARRA; a loro interessava soltanto che, una volta ottenuta la vittoria elettorale, non vi fossero “problemi” nella realizzazione di quelle opere pubbliche. A.D.R.: io parlai invece di questi aspetti e della possibilità concreta di ottenere lavori “leciti”, in relazione alla nuova discarica di Mazzarrà Sant’Andrea contrada Zuppà, per tutta l’organizzazione direttamente con RAO Giovanni e Sam DI SALVO, e ciò anche prima delle elezioni del 2002. Anche con costoro non furono necessari lunghi discorsi, bastando poche concise battute. Ricordo che DI SALVO, in una occasione, mi disse: “come sia comminati con la discarica?!” e io gli risposi: “tutto a posto!”. Bastarono quelle poche parole per intenderci, perché lui capisse che io mi stavo occupando concretamente della nuova discarica e che non vi sarebbero stati problemi. Se, invece, vi fossero stati problemi certamente mi sarei rivolto a lui per farmi coadiuvare nella loro risoluzione o per ricevere qualche consiglio. Non parlai esplicitamente delle votazioni che si sarebbero svolte, dal momento che costui non era di Mazzarrà e non conosceva nessuno, bastando io ad assicurare l’elezione del NAVARRA. A.D.R.: informai dei miei progetti relativi alla nuova discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, sempre prima delle elezioni del 2002, anche RAO Giovanni. Anche in questo caso bastarono poche scarne frasi. In una circostanza, infatti, egli mi chiese come stesse andando la discarica e io gli risposi “dumannaci a tò frati!”, ovviamente riferendomi a Sam DI SALVO e volendogli significare che non c’era alcun problema. In ogni caso, ribadisco, che sia Sem DI SALVO, sia RAO Giovanni erano perfettamente a conoscenza dei miei progetti sulla nuova discarica e anche se avevano avuto notizia di qualche problema, come per esempio quello che si era verificato nella nuova discarica di Tripi con la ditta PETTINA, ove io aveva commissionato degli attentati nei confronti dei mezzi di questa ditta – vicende di cui ho parlato in altri verbali -, costoro sapevano che di tutte quelle vicende mi stavo occupando personalmente io. A.D.R.: io dovevo necessariamente informare costoro su tali aspetti in quanto vertici dell’organizzazione; dovevo rendicontarli altrimenti mi avrebbero “messo in un sacco e buttato a mare”. Del resto ho mantenuto lo stesso atteggiamento anche con riferimento alla gestione delle estorsioni. Dunque, RAO Giovanni e Sam DI SALVO erano perfettamente al corrente che, se tutto fosse andato in porto, anche loro stessi avrebbero potuto lavorare con l’indotto della discarica, eventualmente utilizzando imprese non direttamente riconducibili a loro, e dunque trarne notevoli profitti. Ho già detto che ciò che avrebbe prodotto grossi guadagni era non tanto la costruzione della discarica o la sua gestione quanto tutti i servizi connessi. (verbale del 28.10.2011) Calabrese e Rottino. A.D.R.: non ho informato in modo specifico CALABRESE e ROTTINO dei miei progetti sulle opere pubbliche che si sarebbero dovute realizzare nell’ambito del Comune di Mazzarrà e degli accordi presi in tal senso con GIAMBO’ e NAVARRA, dal momento che gli stessi CALABRESE e ROTTINO, nell’ambito dell’organizzazione, erano miei sottoposti ai quali non ero tenuto a relazionare; ciò a differenza di quanto ho fatto con RAO e DI SALVO, soggetti miei pari, se non al di sopra nell’ambito dell’organizzazione criminale. Mi limitai a impartire a CALABRESE e ROTTINO le direttive “per cercare” voti in favore di Carmelo NAVARRA, e prospettai loro che ciò avrebbe comunque prospettato dei vantaggi lavorativi e dunque economici per tutti noi. Non ritenni di informare costoro di tutti i particolari di quell’accordo dal momento che erano soggetti propensi a fare passi più lunghi delle loro gambe. Per esempio, erano soliti acquistare mezzi prima ancora di ottenere commesse, indebitandosi sino al collo, e firmando cambiali. (verbale del 28.10.2011) Il progetto del prof. Baiano sulla nuova discarica. A.D.R.: anche l’episodio che ho già riferito in altri verbali, ossia il fatto che RAVIDA’ Roberto mi fece visionare il progetto della nuova discarica di Mazzarrà redatto dal Prof. Baiano, prima ancora che il Consiglio Comunale approvasse la delibera di incarico di quella progettazione nei confronti del medesimo professionista, si inquadra in questi accordi che io avevo preso con Carmelo NAVARRA e GIAMBO’ Sebastiano. Questo progetto mi fu mostrato da RAVIDA’ Roberto all’interno del suo ufficio, nel Comune di Mazzarrà; si trattava di una serie di lucidi che io avevo chiesto espressamente a GIAMBO’ di farmi vedere. Incontrai GIAMBO’ Nello e sapendo che era stato approntato quel progetto, e che erano state individuate le aree su cui doveva sorgere la discarica, gli dissi: “me lo fate vedere questo progetto!”. In effetti RAVIDA’, col consenso di GIAMBO’, me lo mostrò. Quel progetto mi fu mostrato proprio perché anche io ero “un attuatore” della nuova discarica, insieme a loro, ossia gli stessi GIAMBO’ e NAVARRA. A.D.R.: RAVIDA’ sapeva che io ero interessato al progetto della nuova discarica ed in ogni caso era una persona alla quale in precedenza avevo fatto parecchi favori, di cui ho già parlato. In ogni caso il RAVIDA’ non conosceva in dettaglio gli accordi che erano stati presi tra me, GIAMBO’ e NAVARRA, al quale il GIAMBO’ relazionava. (verbale del 28.10.2011) A dimostrazione del controllo di quel comune da parte del Giambò, ricordo una circostanza specifica: in occasione della esecuzione della nuova discarica di Mazzarrà S. A., ubicata nella Contrada Zuppà, il progetto esecutivo fu redatto da tale professore Baiano prima ancora che il consiglio comunale approvasse la delibera di incarico per quella progettazione. Dico questo perché mi sono recato presso l’ufficio tecnico del comune di Mazzarrà ed in quella occasione Ravidà Roberto mi fece visionare il progetto già pronto, prima ancora che venisse deliberato l’incarico stesso. Non solo, ma addirittura erano già state individuate, in quel progetto, le aree dove doveva sorgere la discarica; ciò prima ancora che il consiglio comunale avesse affrontato tale argomento e senza che fossero interpellati i relativi proprietari dei terreni, dove avrebbe dovuto sorgere la discarica. (verbale del 9.5.2011) ADR: Mentre si continuava a conferire a Tripi, divenuta nel frattempo discarica comprensoriale, prima che si saturasse, posto che era già stata chiusa quella di Mazzarrà, venne realizzato un progetto, prima ancora che fosse dato incarico formale dall’amministrazione comunale, per la costruzione di altra discarica, sempre a Mazzarrà. Questo progetto venne effettuato dall’ing. Baiano per conto della Tirreno Ambiente, che già era subentrata alla Messina Ambiente nella gestione della discarica di Tripi. In questo progetto erano già state individuate le aree dove doveva sorgere la discarica prima ancora che, come detto, l’amministrazione deliberasse. Io stesso vidi il progetto negli uffici del Comune. Tutto ciò venne concepito da Giambò, Rotella, Innocenti e Ravidà. Nell’area interessata alla nuova discarica ricadevano dei fondi di Rotella Michele il quale, in previsione, ne acquistò degli altri destinati ad uliveto che sarebbero stati oggetto di espropri. ADR:Un fondo coltivato a roseto era già di proprietà del Rotella. (VERBALE DEL 14.5.2011) Gli accordi con Giambò sulla fornitura di inerti per la nuova discarica. A.D.R.: con GIAMBO’ Sebastiano mi accordai, in quel periodo, di provvedere alla fornitura di terra per la copertura della nuova discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, così come avevo già fatto in precedenza con riferimento alla vecchia discarica tramite l’impresa della mia compagna TRUSCELLO Teresa. (verbale del 28.10.2011) Le vicenda della fattura “concordata” per i lavori inerenti la vecchia discarica di Mazzarà S. Andrea: ADR: A questo punto specifico che la vecchia discarica di Mazarrà, realizzata dall’impresa CA.TI.FRA. di cui ho finora parlato, era gestita dall’impresa SANGERMANO. In quel periodo l’impresa TRUSCELLO aveva eseguito dei lavori all’interno della “vecchia” discarica per la fornitura di terreno vegetale, ai fini della copertura degli inerti. Aggiudicatasi le commesse, l’impresa Truscello procedette quindi alla fornitura del terreno. Nonostante i lavori fossero in fase di ultimazione e benché l’impresa Truscello avesse sempre lavorato regolarmente, la SANGERMANO non procedeva ad onorare i suoi debiti. Ricordo che vi era una nostra fattura del luglio del 2002 ammontante ad oltre 200 mila euro. Mi ero già rivolto a RAVIDA’ Roberto e Renzo MIRABITO per ottenere il saldo di quanto dovuto alla Truscello, ma questi avevano preso tempo. Successivamente venni invitato a recarmi a Messina, presso l’Ufficio di RENZO MIRABITO. Lì trovai, oltre al MIRABITO stesso, anche Nello GIAMBO’, mentre in una stanza attigua si trovata Pino INNOCENTI. GIAMBO’ e MIRABITO, in quella occasione, mi invitarono espressamente a ridurre l’importo della fattura. Io non acconsentiti e me ne andai, invitando a seguirmi RAVIDA’ Roberto, che mi aveva accompagnato. Benchè furibondo, al fine di ottenere in qualche modo il pagamento di quei lavori, mi incontrai successivamente all’interno dell’ufficio del sindaco NAVARRA, con GIAMBO’ ed INNOCENTI. Specifico che il sindaco Navarra non era presente a quell’incontro, ma egli ci mise a disposizione la sua stanza per quell’incontro. Aggiungo che GIAMBO’ “aveva le chiavi del comune” di Mazzarà e quindi non c’era bisogno che interpellasse il Navarra per quella riunione. GIAMBO ed INNOCENTI mi convinsero ad emettere una fattura di importo inferiore, riferendomi che mi avrebbero compensato con altri lavori che avrei dovuto eseguire successivamente, sempre nell’ambito di quella discarica, consistenti nel completamento della copertura della discarica; in quell’occasione avrei dovuto presentare un’altra fattura, maggiorata anche del vecchio importo non liquidatomi. Io, alla fine acconsentii, strappai la vecchia fattura e ne emisi una nuova, con l’importo che essi stessei mi avevano richiesto. Specifico che la fattura originale dovrebbe ancora trovarsi nella contabilità della SANGERMANO. (verbale del 9.5.2011) ADR:Tornando al conferimento del materiale vegetale per la copertura dei rifiuti, dopo le prime forniture intendevo cominciare ad emettere le fatture, ma il prof. Giambò mi disse di provvedere successivamente con un’unica fattura. Successivamente l’impresa Truscello cominciò ad avere problemi economici per i troppi cantieri aperti sicché, nonostante le indicazioni del prof. Giambò, nel mese di agosto 2002 la stessa emise una fattura per l’importo di circa 250 mila euro comprensiva di IVA, fattura che venne inviata direttamente alla sede centrale della Sangermano. Nonostante ciò, trascorsi alcuni mesi non ci venne pagato quanto fatturato. Insistetti ripetutamente con Giambò ottenendo assicurazioni che sarei stato pagato, cosa che non avvenne. Vi fu un incontro a Messina negli uffici di Renzo Mirabito tra Giambò, il geom. Ravidà e naturalmente io stesso nel corso del quale vennero fatti strani discorsi tra cui il prezzo troppo alto e venni invitato a dimezzare la fattura già emessa. A quel punto vista la situazione dissi a Ravidà di andar via. Dopo l’infruttuoso incontro la Truscello fece dei solleciti alla Sangermano per il pagamento di quanto dovuto. ADR: Successivamente, poiché ero spazientito per la situazione che si era venuta a creare, vi fu un altro incontro tra me, Giambò e Innocenti nell’ufficio del Sindaco, che non era più Giambò, ma Navarra Carmelo, nel corso del quale ci accordammo per dimezzare la fattura a circa 110.000,00 euro, con l’accordo che la rimanente somma sarebbe stata recuperata attraverso i lavori successivi alla chiusura della discarica. La fattura originaria venne sostituita nella contabilità dell’impresa Truscello con un’altra emessa nei confronti di altro committente per importo diverso ma recante lo stesso numero di quella iniziale emessa alla Sangermano. Successivamente, a seguito del predetto accordo, la Truscello emise altra fattura, di data posteriore, alla Sangermano per l’importo di 110 mila euro. Dalla lettura dell’ordinanza Vivaio ho preso atto che invece la Sangermano ha portato in contabilità entrambe le fatture beneficiando così di un fittizio credito di IVA e reddito ai fini dell’imposta. A seguito di questi fatti Innocenti e Giambò mi invitarono ad interloquire esclusivamente con loro per qualunque problema e non più con il Mirabito. (VERBALE DEL 14.5.2011) La nuova discarica di Mazzarà ADR:I lavori per la realizzazione della nuova discarica cominceranno nel novembre 2003, quando io fui arrestato. (VERBALE DEL 14.5.2011) La discarica di inerti. A.D.R.: dopo le elezioni del 2002 ho discusso direttamente con NAVARRA Carmelo della questione inerente la discarica di inerti. Preciso che la discarica di inerti è cosa diversa dalla discarica di Mazzarrà Sant’Andrea in contrada Zuppà, la quale ha ad oggetto rifiuti solidi urbani; la discarica di inerti, invece, riguarda solo materiale di risulta, non comporta problemi di scoli o percolato e dunque produce minori danni ambientali; inoltre la discarica di R.S.U. comporta un volume di affari notevolmente più grande. Parlai di questo progetto direttamente con Carmelo NAVARRA, anche perché in quel periodo avevo avuto notizia di un finanziamento regionale che era stato stanziato proprio per la realizzazione di quella discarica. Gli comunicai che avrei provveduto io direttamente, ed in prima persona, ad individuare l’area dove sarebbe dovuto sorgere quella discarica di inerti e NAVARRA si mostrò del tutto d’accordo. In altre parole io avrei acquistato la disponibilità dell’area tramite TRUSCELLO Teresa e poi l’avrei ceduta al Comune, o vendendogliela o affittandogliela. Sempre secondo quell’accordo, io avrei dovuto occuparmi, sempre tramite la TRUSCELLO, anche della gestione diretta di quella discarica. In tal modo avrei realizzato un doppio utile. Il NAVARRA fu completamente d’accordo, cosicché il Comune si sarebbe limitato ad individuare solo formalmente quell’area che invece nei fatti avevo scelto io. L’iniziativa partì da me e lui si mostrò d’accordo. A.D.R.: anche in questo caso i benefici economici derivanti dalla gestione di quell’area non sarebbero andati soltanto a me ma anche, almeno in parte, all’organizzazione barcellonese; ciò anche perché non si trattava di un semplice appalto di lavori ma della gestione di un servizio che si protraeva nel tempo. Quel progetto non andò in porto poiché venni successivamente arrestato per l’operazione “icaro” nel novembre del 2003. Successivamente ho appreso da notizie giornalistiche che invece l’area è stato individuata dalla società TIRRENO AMBIENTE in contrada Merlo di Mazzarrà Sant’Andrea su un terreno di proprietà di Saro CATTAFI. (verbale del 28.10.2011) ADR: Mi riservo di riferire altre vicende relative al vecchio ed al nuovo sito della discarica di Mazzarrà S. Andrea, in sede di ulteriori dichiarazioni che dovrò rendere con riferimento ai fatti di cui al processo Vivaio. Segnatamente: … … finanziamento concesso dalla Regione al Comune di Mazzarrà relativo alla costruzione di una discarica di inerti da realizzare su un terreno che io avrei dovuto acquistare mediante l’appoggio di Carmelo Navarra; successivo interessamento di Saro Cattafi nella vicenda, in seguito al mio arresto; … … (verbale del 9.5.2011) Il parco fotovoltaico. A.D.R.: un altro lavoro che rientrava nell’accordo concluso con GIAMBO’ e NAVARRA Carmelo era quello riguardante la realizzazione del parco fotovoltaico a Mazzarrà Sant’Andrea. L’accordo con GIAMBO’ era che io avrei acquistato un terreno adiacente ad un altro, già di proprietà della mia famiglia, e lì sarebbe stato realizzato un parco fotovoltaico. Melo NAVARRA era anche lui d’accordo; era costui che avrebbe dovuto mettere la firma su quel progetto nella sua qualità di sindaco del Comune di Mazzarrà, nonché di proprietario delle quote di maggioranza di TIRRENO AMBIENTE; ovviamente il progetto, come di consueto, sarebbe dovuto passare prima attraverso la giunta comunale con la formulazione della relativa proposta, poi attraverso il consiglio comunale per l’approvazione di tale proposta ed infine per la firma del sindaco su quella delibera. Invece, dopo il mio arresto del novembre 2003, tali accordi non furono più rispettati; il parco fotovoltaico fu realizzato nel terreno originariamente individuato ma senza che venisse data alla mia famiglia la possibilità di acquistarlo. Infatti la mia famiglia, essendo proprietaria del terreno contiguo, avrebbe potuto esercitare il diritto di prelazione ed acquistarlo agevolmente. Invece il Comune non rispettò il patto e fece acquistare il terreno a ROTELLA Michele. Mio padre, dal momento che io ero in carcere, non fu in grado di far valere il suo diritto di prelazione e non si attivò di conseguenza. (verbale del 28.10.2011) L’arresto nel 1993. A.D.R.: quando sono stato arrestato nel novembre 2003, come ho già accennato, gli accordi con GIAMBO’ e NAVARRA non sono stati più portati avanti. Collego ciò sicuramente al mio arresto e al fatto che io ho perduto il controllo del territorio. Come ho già detto, la discarica di inerti è stata posizionata su un terreno riconducibile a Saro CATTAFI; il centro per anziani è stato realizzato in contrada Castello, in un terreno di MESSINA Domenico; il parco fotovoltaico è stato realizzato su un terreno poi acquistato da ROTELLA al posto di mio padre; con riferimento alla nuova discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, non ho ricevuto più commesse significative; con riferimento a tale ultima opera, l’impresa TRUSCELLO si è limitata a fornire argilla a ROTELLA per l’impermeabilizzazione della nuova discarica, ma si è trattato di un rapporto intercorrente esclusivamente con ROTELLA. In questo modo tutti gli accordi che erano stati fatti saltarono. (verbale del 28.10.2011) Navarra e Giambò testimoni nel processo Mare Nostrum, nel 2005. A.D.R.: effettivamente ho citato NAVARRA Carmelo e GIAMBO’ Sebastiano come testi a difesa nel processo “Mare Nostrum”. Costoro sono stati escussi dinnanzi la Corte d’Assise di Messina, presidente Dott. MASTROENI, nel 2005 circa. Io li ho citati regolarmente e loro sono venuti. Certamente non ho avuto alcun timore che loro, in quella sede, potessero rivelare notizie per me compromettenti. (verbale del 28.10.2011) Elezioni del 2007 ADR: Navarra Carmelo è stato riletto nel 2007. Ho avuto conferma di tale notizia da Fumia Enrico, mentre eravamo codetenuti, nel febbraio del 2009, presso la casa Circondariale di Messina Gazzi. Lo stesso Fumia mi disse che Giambo’ Sebastiano, detto Nello, all’epoca presidente della Società Tirreno Ambiente di Mazzarrà, aveva messo a disposizione la somma di ottocentomila euro da utilizzare per fare eleggere come primo cittadino il NAVARRA Carmelo. Fumia Enrico mi disse che questa somma era destinata ai “ragazzi” di Mazzarrà S.Andrea ossia ai c.d. mazzarroti, facenti parte di tale organizzazione che in quel periodo erano liberi sul territorio, ossia Trifirò Carmelo, Fumia Enrico, ARTINO Ignazio e Munafò Aldo Nicola ed altri; costoro sono intervenuti sul territorio per fare eleggere il Navarra. ADR Specifico meglio che da noi l’attività di propaganda elettorale non avviene in modo esplicito ed è sufficiente dire: “bisogna portare come sindaco Navarra Carmelo!”. (verbale del 9.5.2011) A.D.R.: come ho già detto, Carmelo NAVARRA è stato rieletto sindaco nel 2007, mentre io ero ormai in carcere da parecchio tempo. Confermo le dichiarazioni del 9.5.11 di cui mi date lettura (ndr: vedi sopra). … In effetti, FUMIA Enrico, nel febbraio del 2009, mentre eravamo detenuti insieme a Messina, mi rivelò che Nello GIAMBO’ aveva preso accordi direttamente con CALABRESE Tindaro e gli aveva promesso la somma di 800 mila euro da destinare per la rielezione di Carmelo NAVARRA. In altre parole GIAMBO’, sempre secondo quanto riferitomi da FUMIA, aveva promesso che CALABRESE Tindaro e gli altri componenti dell’organizzazione di Mazzarrà avrebbero percepito una somma pari a 800 mila euro se avessero procurato la rielezione di Carmelo NAVARRA. FUMIA mi disse anche che CALABRESE si riunì con gli altri mazzaroti, fra cui lo stesso FUMIA e ARTINO Ignazio, comunicando i termini dell’accordo intervenuto con il GIAMBO’. CALABRESE dispose che l’organizzazione mazzarota si impegnasse per la rielezione del sindaco NAVARRA, cosa che in effetti fu fatta. Il FUMIA mi disse, altresì, che una volta che NAVARRA era stato eletto, quei soldi promessi non furono consegnati perché di lì a poco intervennero gli arresti per l’operazione “Vivaio”, verificatisi nell’aprile 2008. FUMIA collegava la mancata percezione dei quella somma agli arresti del 2008, anche perché si trattava di una somma rilevante e non poteva essere erogata tutta in una volta. Ovviamente si trattava di un vantaggio economico molto minore rispetto a quello che avrei tratto io se fossi riuscito ad inserirmi nell’indotto relativo alle opere pubbliche che ho prima menzionato. In questo caso il vantaggio che avrebbe ricevuto l’organizzazione era semplicemente quella somma di 800 mila euro e non la gestione economica di tutti gli affari relativi a quelle opere pubbliche, cosa a mio parere ben più rilevante. A.D.R.: ribadisco che, secondo quello che mi disse FUMIA Enrico, i soldi erano stati promessi da GIAMBO’ a ragazzi di Mazzarrà Sant’Andrea, intendendo con questi i ragazzi appartenenti all’organizzazione dei mazzarroti. A.D.R.: in precedenza, quando ero tornato libero sul territorio nel settembre 2008, avevo incontrato ARTINO Ignazio, ma costui non mi disse nulla su questa vicenda. Tali circostanze mi furono riferite soltanto da FUMIA Enrico quando ci ritrovammo in carcere nel febbraio 2009. Gli incontri con ARTINO Ignazio furono sporadici ed ebbero per oggetto argomenti che in quel periodo erano per me molto più urgenti: l’assegnazione e la spartizione dei lavori nell’ambito di opere quali il metanodotto e l’eolico, dove avrei potuto inserirmi immediatamente. A.D.R.: FUMIA, sempre quando eravamo in carcere insieme a Messina, mi specificò che CALABRESE e gli altri mazzarroti che in quel periodo erano liberi sul territorio, erano intervenuti non solo per raccogliere voti, ma si erano anche attivati per impedire che si presentassero liste contrapposte a quelle di NAVARRA, formate da persone valide, idonee a raccogliere molti voti. FUMIA, infatti, sempre in quella circostanza, mi disse che si era presentato inizialmente Pietro TORRE con una sua lista e che poi questa lista era stata fatta ritirare, proprio su interessamento e pressioni di CALABRESE Tindaro. A.D.R.: FUMIA, invece, non mi fece esplicitamente il nome di NAVARRA Carmelo, ma è ovvio che il “contesto” era sempre quello. A.D.R.: sono sicuro che FUMIA, quando mi raccontò queste cose, non le aveva appreso né da fonti giornalistiche, né tantomeno dalla lettura dell’ordinanza “Vivaio”, ove si parla di pressioni elettorali, ma senza alcun riferimento allo stanziamento di somme di denaro. FUMIA non ha letto queste cose dai giornali anche perché non è tipo che legge i quotidiani e ha da poco imparato a leggere e scrivere. Almeno in quel periodo non era in grado di leggere e scrivere con velocità. (verbale del 28.10.2011) Le ultime vicende del parco fotovoltaico, nel 2008. A.D.R.: conosco un tale PANTANO Giovanni di Mazzarrà Sant’Andrea. Non mi risulta di avere avuto contatti con costui, quando sono tornato libero nel settembre 2008. A questo punto l’Ufficio da lettura di un passo dell’intercettazione ambientale svoltasi in data 10.2.09, tra BISOGNANO Carmelo e PANTANO Giovanni, a bordo della Porshe Cayenne in uso a BISOGNANO Carmelo (allegato n. 163 all’informativa dell’operazione “Torrente”), laddove si dice: “GIOVANNI =…questo del fotovoltaico glielo votiamo ora giovedì…però con il vincolo che debbono lavorare gente di Mazzarrà… BISOGNANO =…stanno lavorando troppe persone da fuori…Giovanni, sia alla discarica…. (cade il collegamento). A.D.R.: ora che mi leggete questo passo, confermo di essere io a parlare con PANTANO Giovanni e che quello sono espressioni mie, che io uso abitualmente. Quando tornai a Mazzarrà, mi interessai nuovamente alle opere pubbliche che si stavano svolgendo anche perché ero interessato economicamente ad esse. Quella conversazione si inquadra, dunque, in un mio tentativo di riprendere il controllo dei lavori pubblici su Mazzarrà. In quella conversazione il PANTANO, che in questo momento ricordo fare parte del consiglio comunale di Mazzarrà, mi informava che in seno a detto consiglio comunale si stava trattando l’approvazione del progetto del parco fotovoltaico. Devo dire che sono a conoscenza del fatto che il consiglio aveva in corso l’approvazione del progetto, quando invece il parco fotovoltaico era già stato completamente realizzato. Io stesso ho visto con i miei occhi, in quello stesso periodo, il parco fotovoltaico già realizzato e completo, mancava solo l’allaccio alla rete elettrica. In quella conversazione io mi stavo assicurando che venisse assunta gente di Mazzarrà Sant’Andrea. (verbale del 28.10.2011) Le dichiarazioni di GULLO Santo. Anche GULLO Santo ha rilasciato precise e dettagliate dichiarazioni sulle ultime elezioni amministrative di Mazzarà S. Andrea, svoltesi, come è noto, nel 2007. Egli ha riferito, innanzitutto, che nel 2007 la sua organizzazione criminale aveva svolto campagna elettorale per un veterinario della provincia di Messina, di cui però non ricordava il nome. Il collaboratore ha precisato che era il 2007, dal momento che FUMIA Enrico, CALABRESE Tindaro e TRIFIRO’ Carmelo erano ancora liberi, non essendosi ancora verificata l’operazione “VIVAIO”. In quella specifica occasione, CALCO’ LABRUZZO Salvatore si presentò presso la sua officina e gli consegnò i bigliettini elettorali del veterinario, dicendogli che dovevano dargli una mano per farlo eleggere. Secondo il racconto di GULLO, CALCO’ LABRUZZO precisò che non erano previsti soldi a titolo di corrispettivo. Il collaboratore ha riferito che egli, successivamente, si incontrò anche con FUMIA Enrico, il quale gli confermò l’impegno dell’organizzazione in favore di quel veterinario ed il fatto che da costui essi, comunque, non “stavano prendendo soldi”: il veterinario doveva fare delle cortesie a CALABRESE Tindaro o a CALCO’ LABRUZZO Salvatore per quanto riguarda il “risanamento” degli animali, in materia veterinaria. GULLO ha poi riferito che nella stessa occasione in cui parlò con il FUMIA del sostegno elettorale in favore del veterinario, costui gli confidò che mentre “non prendevano niente” per quel loro “interessamento”, lui stesso, ossia il FUMIA, ed ARTINO Ignazio “stavano ricevendo la somma di diecimila euro da un soggetto”, il cui nome non ricordava, ma che era in corsa per le elezioni di sindaco del comune di Mazzarrà Sant’Andrea, nel 2007. Il collaboratore subito dopo ha precisato: “FUMIA Enrico, in quella occasione, mi disse esplicitamente che a lui ed ad ARTINO Ignazio era stata promessa la somma complessiva di diecimila euro in cambio del loro interessamento per tali elezioni. FUMIA Enrico mi specificò anche che, così come concordato con il candidato a sindaco, cinquemila euro sarebbero stati versati in anticipo e cinquemila euro successivamente alle elezioni. In effetti quella persona venne eletta a sindaco in quel comune. L’accordo, sempre in base a quello che mi è stato riferito dal FUMIA Enrico, era stato concluso direttamente tra ARTINO Ignazio, FUMIA Enrico e la persona candidata a sindaco. FUMIA Enrico mi disse anche che la somma di diecimila euro era prevista a favore del FUMIA Enrico e dell’ARTINO Ignazio, ma qualcosa sarebbe andato anche a MUNAFO’ Aldo Nicola.”. GULLO Santo ha aggiunto che almeno una parte di quei soldi fu effettivamente versata, così come gli fu riferito da un altro sodale ed appartenete al gruppo dei “Mazzaroti”, ossia ARTINO Ignazio: “… Sono a conoscenza che quei soldi vennero effettivamente corrisposti. Infatti, dopo le elezioni si presentò da me in officina ARTINO Ignazio e parlai anche con lui di questa vicenda. ARTINO Ignazio mi confermò che lui e FUMIA Enrico avevano ricevuto i soldi e che la cosa era andata bene. ARTINO Ignazio mi confermò che lui e FUMIA Enrico avevano ricevuto la somma complessiva di diecimila euro e che qualcosa era stata data anche a MUNAFO’ Aldo Nicola.”. Il collaboratore ha poi precisato in cosa fosse consistito “l’impegno elettorale” dei suoi sodali: “Costoro avevano procacciato voti per quello che sarebbe poi divenuto effettivamente il sindaco di Mazzarrà, girando per quel paese e dicendo alle persone che dovevano votare per lui. Tutte le persone di Mazzarrà conoscevano ARTINO Ignazio, FUMIA Enrico e MUNAFO’ Aldo Nicola come soggetti dell’organizzazione, e quindi tutti acconsentivano a votare nel modo da loro richiesto. Qualcuno gli poteva anche “fare la negativa”, ma i più non rischiavano. In quell’occasione, costoro non consegnavano buoni di benzina a differenza di quanto ho fatto io, e convincevano le persone facendo loro capire che un domani avrebbero potuto ricevere favori oppure minacciandole.”. GULLO Santo ha specificato di non ricordare il nome del sindaco, ma di essere comunque sicuro che si trattava delle elezioni del maggio 2007 e che non poteva essere il 2008 perché quei soggetti che aveva prima menzionato, ossia FUMIA Enrico, MUNAFO’ Aldo Nicola e CALABRESE Tindaro, vennero arrestati nel 2008 a seguito dell’operazione “VIVAIO”. Il collaboratore ha precisato di aver parlato delle vicende inerenti le elezioni amministrative del comune di Mazzarà S. Andrea anche con un terzo soggetto organico alla famiglia “barcellonese”, ossia lo stesso CALCO’ LABBRUZZO Salvatore: “Successivamente all’elezione del sindaco del comune di Mazzarrà Sant’Andrea, ho avuto un colloquio anche con CALCO’ LABRUZZO Salvatore su queste vicende. In officina parlammo dei pochi voti che aveva ottenuto il veterinario e commentammo il successo della persona che era stata eletta sindaco a Mazzarrà. CALCO’ LABRUZZO Salvatore osservò che FUMIA Enrico ed ARTINO Ignazio si erano impegnati nelle elezioni del candidato poi eletto dal momento che avevano avuto lo stimolo dei soldi, a differenza di quanto era successo con il veterinario. Con CALCO’ LABRUZZO Salvatore non parlammo esplicitamente di cifre.”. Il collaboratore ha specificato che sebbene i tre soggetti con cui aveva parlato di questa vicenda, ossia FUMIA Enrico, ARTINO Ignazio e CALCO’ LABRUZZO Salvatore, non gli fecero espressamente il nome di CALABRESE Tindaro, era scontato che costoro avessero agito con la sua autorizzazione ed il suo benestare: “FUMIA Enrico, ARTINO Ignazio e CALCO’ LABRUZZO Salvatore non mi fecero espressamente il nome di CALABRESE Tindaro, ma era ovvio che questi soggetti agivano con l’autorizzazione ed il benestare di CALABRESE Tindaro, che del resto in quel periodo era il soggetto che comandava a Mazzarrà Sant’Andrea e dunque su queste stesse persone. In situazioni analoghe accadeva normalmente che la persona eletta come sindaco ricambiava il favore ottenuto dalla nostra organizzazione criminale facendo ottenere dei lavori. Non so specificare se poi questi lavori siano stati affidati, ma, ribadisco, si tratta di una cosa assolutamente normale e scontata che succede sempre in queste occasioni.”. GULLO Santo ha precisato di non ricordare a quale partito appartenesse il soggetto che poi venne eletto sindaco di Mazzarà Sant’Andrea, anche se ARTINO Ignazio, FUMIA Enrico e CALCO’ LABRUZZO Salvatore gli fecero sicuramente il nome di quel soggetto: “Non ricordo a quale partito appartenesse il soggetto che poi venne eletto sindaco di Mazzarà Sant’Andrea. ARTINO Ignazio, FUMIA Enrico e CALCO’ LABRUZZO Salvatore mi fecero sicuramente il nome di questo soggetto, anche se io in questo momento non lo ricordo. Costoro mi dissero che egli era rimasto contento del loro operato, ma non mi dissero le modalità specifiche con cui avevano preso i soldi.”. Il collaboratore ha precisato che in quel periodo i “vecchi” barcellonesi non si interessarono di quelle elezioni: “I barcellonesi in quel periodo non si interessavano direttamente alle elezioni al sindaco per il comune di Mazzarrà Sant’Andrea ed in pratica lasciarono mano libera a chi, come ARTINO Ignazio, FUMIA Enrico e CALCO’ LABRUZZO Salvatore, controllava più da vicino il territorio di Mazzarrà.”. Da ultimo GULLO Santo ha aggiunto un’ultima circostanza che gli fu riferita sempre da FUMIA Enrico, mentre erano entrambi detenuti a Messina: “Un’altra circostanza che posso riferire a proposito di questa persona mi è stata riferita sempre da FUMIA Enrico, mentre eravamo entrambi detenuti in carcere a Messina. FUMIA mi disse che questa stessa persona si stava interessando, nella sua qualità di Sindaco, per procurare un posto presso il Comune di Mazzarrà al figlio del FUMIA stesso, Daniele, di circa ventitre – ventiquattro anni. FUMIA mi disse che si trattava di un’assunzione imminente alle dipendenze del Comune. Non so se poi ciò sia avvenuto. Questo discorso si verificò dopo che lo stesso FUMIA mi aveva raccontato l’episodio della promessa e della dazione dei diecimila euro in cambio dei voti, cui prima ho fatto cenno.”. Si riportano per esteso le dichiarazioni di GULLO Santo. Propaganda elettorale in favore del sindaco di Mazzarrà Sant’Andrea nel 2007. Nel 2007 – 2008 circa, la nostra organizzazione criminale ha svolto campagna elettorale per un veterinario della provincia di Messina, che operava nelle nostre zone, di cui non ricordo il nome. Volendo essere più precisi credo si trattasse del 2007, dal momento che FUMIA Enrico, CALABRESE Tindaro e TRIFIRO’ Carmelo erano ancora liberi e non vi era stata l’operazione “VIVAIO”. CALCO’ LABRUZZO Salvatore si presentò presso la mia officina e mi consegnò i bigliettini elettorali del veterinario dicendomi che dovevamo dargli una mano per farlo eleggere, anche se mi precisò che non erano previsti soldi a titolo di corrispettivo. Successivamente, mi incontrai con FUMIA Enrico, il quale mi confermò l’impegno in favore del veterinario ed il fatto che da costui non stavano prendendo soldi. Se non ricordo male, il veterinario doveva fare delle cortesie a CALABRESE Tindaro o a CALCO’ LABRUZZO Salvatore per quanto riguarda il “risanamento” degli animali, dunque in materia veterinaria: probabilmente si tratta di certificazioni aventi ad oggetto lo stato di salute degli animali. In quella stessa occasione in cui parlai con FUMIA Enrico, costui mi disse che mentre non prendevano niente per il loro interessamento in favore del veterinario, lui ed ARTINO Ignazio stavano ricevendo la somma di diecimila euro da un soggetto, il cui nome non ricordo, ma che era in corsa per le elezioni di sindaco del comune di Mazzarrà Sant’Andrea, nel 2007. FUMIA Enrico, in quella occasione, mi disse esplicitamente che a lui ed ad ARTINO Ignazio era stata promessa la somma complessiva di diecimila euro in cambio del loro interessamento per tali elezioni. FUMIA Enrico mi specificò anche che, così come concordato con il candidato a sindaco, cinquemila euro sarebbero stati versati in anticipo e cinquemila euro successivamente alle elezioni. In effetti quella persona venne eletta a sindaco in quel comune. L’accordo, sempre in base a quello che mi è stato riferito dal FUMIA Enrico, era stato concluso direttamente tra ARTINO Ignazio, FUMIA Enrico e la persona candidata a sindaco. FUMIA Enrico mi disse anche che la somma di diecimila euro era prevista a favore del FUMIA Enrico e dell’ARTINO Ignazio, ma qualcosa sarebbe andato anche a MUNAFO’ Aldo Nicola. ADR: Sono a conoscenza che quei soldi vennero effettivamente corrisposti. Infatti, dopo le elezioni si presentò da me in officina ARTINO Ignazio e parlai anche con lui di questa vicenda. ARTINO Ignazio mi confermò che lui e FUMIA Enrico avevano ricevuto i soldi e che la cosa era andata bene. ARTINO Ignazio mi confermò che lui e FUMIA Enrico avevano ricevuto la somma complessiva di diecimila euro e che qualcosa era stata data anche a MUNAFO’ Aldo Nicola. ADR: Costoro avevano procacciato voti per quello che sarebbe poi divenuto effettivamente il sindaco di Mazzarrà, girando per quel paese e dicendo alle persone che dovevano votare per lui. Tutte le persone di Mazzarrà conoscevano ARTINO Ignazio, FUMIA Enrico e MUNAFO’ Aldo Nicola come soggetti dell’organizzazione, e quindi tutti acconsentivano a votare nel modo da loro richiesto. Qualcuno gli poteva anche “fare la negativa”, ma i più non rischiavano. In quell’occasione, costoro non consegnavano buoni di benzina a differenza di quanto ho fatto io, e convincevano le persone facendo loro capire che un domani avrebbero potuto ricevere favori oppure minacciandole. ADR: Non ricordo il nome del sindaco ma sicuramente si trattava delle elezioni del maggio 2007; ribadisco che non era il 2008 perché questi soggetti, quantomeno FUMIA Enrico, MUNAFO’ Aldo Nicola e CALABRESE Tindaro, vennero arrestati nel 2008 a seguito dell’operazione “VIVAIO”. Io a dicembre del 2006 ero ancora in galera ed uscii dal carcere nel gennaio del 2007. Sempre in quel periodo l’avvocato CALDERONE Tommaso mi segnalò altre persone, anche se per altre elezioni diverse da quelle comunali di Mazzarrà Sant’Andrea. A tal riguardo, ricordo che si recò presso la mia officina in quel periodo tale ARLOTTA Albino dicendomi che era stato mandato dall’avvocato CALDERONE Tommaso e chiedendomi se potevo trovare dei voti per una ragazza di San Piero Patti. L’ARLOTTA mi disse se potevo fare questo favore all’avvocato CALDERONE ed io chiesi dei soldi in cambio. Quando l’ARLOTTA mi ribadì che veniva per conto dell’avvocato CALDERONE, io specificai che allora ne volevo il doppio. Successivamente all’elezione del sindaco del comune di Mazzarrà Sant’Andrea, ho avuto un colloquio anche con CALCO’ LABRUZZO Salvatore su queste vicende. In officina parlammo dei pochi voti che aveva ottenuto il veterinario e commentammo il successo della persona che era stata eletta sindaco a Mazzarrà. CALCO’ LABRUZZO Salvatore osservò che FUMIA Enrico ed ARTINO Ignazio si erano impegnati nelle elezioni del candidato poi eletto dal momento che avevano avuto lo stimolo dei soldi, a differenza di quanto era successo con il veterinario. Con CALCO’ LABRUZZO Salvatore non parlammo esplicitamente di cifre. ADR: FUMIA Enrico, ARTINO Ignazio e CALCO’ LABRUZZO Salvatore non mi fecero espressamente il nome di CALABRESE Tindaro, ma era ovvio che questi soggetti agivano con l’autorizzazione ed il benestare di CALABRESE Tindaro, che del resto in quel periodo era il soggetto che comandava a Mazzarrà Sant’Andrea e dunque su queste stesse persone. In situazioni analoghe accadeva normalmente che la persona eletta come sindaco ricambiava il favore ottenuto dalla nostra organizzazione criminale facendo ottenere dei lavori. Non so specificare se poi questi lavori siano stati affidati, ma, ribadisco, si tratta di una cosa assolutamente normale e scontata che succede sempre in queste occasioni. ADR: Non ricordo a quale partito appartenesse il soggetto che poi venne eletto sindaco di Mazzarà Sant’Andrea. ARTINO Ignazio, FUMIA Enrico e CALCO’ LABRUZZO Salvatore mi fecero sicuramente il nome di questo soggetto, anche se io in questo momento non lo ricordo. Costoro mi dissero che egli era rimasto contento del loro operato, ma non mi dissero le modalità specifiche con cui avevano preso i soldi. ADR: Ribadisco che i soggetti ora citati mi dissero che avevano intascato diecimila euro per il procacciamento di voti che avevano operato a Mazzarrà Sant’Andrea. ADR: I barcellonesi in quel periodo non si interessavano direttamente alle elezioni al sindaco per il comune di Mazzarrà Sant’Andrea ed in pratica lasciarono mano libera a chi, come ARTINO Ignazio, FUMIA Enrico e CALCO’ LABRUZZO Salvatore, controllava più da vicino il territorio di Mazzarrà. Un intervento diretto da parte dei barcellonesi ci fu invece in occasione delle elezioni del farmacista CATTAFI a sindaco del comune di Furnari. Durante il periodo elettorale, in occasione della prima candidatura del CATTAFI, GULLOTI Giuseppe si adoperò attivamente per le elezioni di costui. Mi riservo di specificare in seguito tali circostanze. (verbale del 26.9.2011) La promessa di un’assunzione per il figlio di Fumia da parte del sindaco di Mazzarrà Sant’Andrea nel 2007. ADR: Il nome di NAVARRA Carmelo che mi fate in questo momento lo collego al Comune di Mazzarrà, credo che sia il Sindaco o un assessore di questo Centro. ADR: Ho già parlato delle elezioni amministrative del Comune di Mazzarrà nel 2007 e del fatto che colui che era candidato in tali elezioni, e che successivamente è divenuto Sindaco, aveva promesso e poi erogato la somma di diecimila euro a FUMIA Enrico e ARTINO Ignazio per ottenere in cambio dei voti. Non sono in grado di associare con sicurezza il nome di NAVARRA a questa persona che ha poi vinto le elezioni nel 2007. Posso però senz’altro affermare che questa stessa persona, e cioè il Sindaco vincente nel 2007, è a disposizione dell’organizzazione, nel senso che faceva favori alla stessa e che era una persona con cui noi potevamo parlare e trattare. ADR: Voglio sottolineare che questa è una mia supposizione basata sull’episodio di compravendita di voti che ho prima riferito e sul fatto che in definitiva quello era il Sindaco che volevano far salire i Mazzarroti. Un’altra circostanza che posso riferire a proposito di questa persona mi è stata riferita sempre da FUMIA Enrico, mentre eravamo entrambi detenuti in carcere a Messina. FUMIA mi disse che questa stessa persona si stava interessando, nella sua qualità di Sindaco, per procurare un posto presso il Comune di Mazzarrà al figlio del FUMIA stesso, Daniele, di circa ventitre – ventiquattro anni. FUMIA mi disse che si trattava di un’assunzione imminente alle dipendenze del Comune. Non so se poi ciò sia avvenuto. Questo discorso si verificò dopo che lo stesso FUMIA mi aveva raccontato l’episodio della promessa e della dazione dei diecimila euro in cambio dei voti, cui prima ho fatto cenno. ADR: Non so se questo Sindaco abbia avuto rapporti con BISOGNANO e CALABRESE Tindaro. ADR: So che ai lavori di somma urgenza resisi necessari a seguito delle alluvioni che hanno interessato i Comuni di Furnari , Mazzarrà ed altri, si sono interessati i mazzarroti, fra cui CALCO’ LABRUZZO Salvatore e ARTINO Ignazio, ma non so altro. (verbale del 28.9.2011) Giambò Sebastiano ADR: Non conosco Giambò Sebastiano. (verbale dell’8.6.2011) I RISCONTRI Le elezioni amministrative del 2002 e del 2007 Carmelo NAVARRA nato a Mazzarrà Sant’Andrea il 23.8.1950, ivi residente, via Pace n. 15, di fatto domiciliato in Furnari, via Vecchia Russo, è stato sindaco del comune di Mazzarà nel 2002. In precedenza, sotto la precedente sindacatura di GIAMBO’ Sebastiano (dal 1993 al 2001), il NAVARRA aveva ricoperto l’incarico di vice – sindaco. Il NAVARRA ha ricoperto il nuovo incarico di sindaco nel maggio del 2007, dopo aver riportato una netta vittoria elettorale, ottenendo il 72,74% dei voti, contro il 27,26% conseguito dalla lista contrapposta, denominata “GIOVENTU’ MAZZARRESE”, rappresentata da Silvia PERDICHIZZI, figlia di PERDICHIZZI Franco, impiegato presso l’Ufficio Tecnico Comunale di quel paese. In quella competizione si era presentato come candidato anche Pietro TORRE, il quale, però, dopo poco tempo, aveva ritirato la sua candidatura. Costui si identifica in TORRE Pietro, nato a Mazzarrà Sant’Andrea il 20.1.1937, ivi residente via Immacolata nr. 17, vivaista, ex sindaco di Mazzarrà Sant’Andrea dal 1980 al 1990, imprenditore agricolo, gravitante nell’area D.S.. Il TORRE aveva annunciato la sua ricandidatura nella competizione elettorale per le amministrative del 13 e 14 maggio successivo, asseritamente perché sollecitato “dallo stato di abbandono in cui versava l’unica attività economica mazzarrese, quella florovivaistica” (cfr. informativa “Vivaio” e misura cautelare “Vivaio”, in atti). Procedimento “Torrente”: la vicenda del parco fotovoltaico in località Castellaci; gli “stretti rapporti” fra Giambò e Navarra Come si è già visto, BISOGNANO ha sottolineato il fortissimo legame, personale e politico, esistente fra GIAMBO’ Sebastiano, precedente sindaco di Mazzarà Sant’Andrea prima che venisse eletto il NAVARRA, e lo stesso NAVARRA Carmelo (“…io e i componenti della mia organizzazione abbiamo deciso di appoggiare l’elezione di Carmelo NAVARRA, dunque di farlo eleggere, perché costui operava ed era nello stesso contesto di GIAMBO’ Sebastiano, era la continuità rispetto a costui.”). In altri passaggi della sua deposizione, il collaboratore ha affermato: “Navarra Carmelo è stato il sindaco di Mazzarrà nel 2002, ma in pratica chi gestiva il Comune sin da quella data, era Nello Giambo, ex sindaco del comune, successivamente divenuto presidente della Tirreno Ambiente”; ancora, BISOGNANO ha dichiarato:“…io e componenti della mia organizzazione abbiamo deciso di appoggiare l’elezione di Carmelo NAVARRA, dunque di farlo eleggere, perché costui operava ed era nello stesso contesto di GIAMBO’ Sebastiano, era la continuità rispetto a costui.”. Ed ancora: “…i rapporti tra Melo NAVARRA e GIAMBO’ Sebastiano sono strettissimi; NAVARRA è succube di GIAMBO’ tanto che se lui aveva un problema in Comune, la prima persona che chiamava era GIAMBO’. GIAMBO’ aveva le chiavi del Comune di Mazzarrà Sant’Andrea, anzi non le aveva mai lasciate, e ciò non solo in senso figurato ma anche in senso materiale. GIAMBO’, infatti, anche quando non era più sindaco, dopo le elezioni di Melo NAVARRA, aveva sempre libero accesso nella casa comunale di Mazzarrà. Ho constatato personalmente più volte che lui entrava nella stanza del sindaco e disponeva liberamente di questa stanza, tanto che si sedeva dietro la sua scrivania. Ho fatto diverse riunioni in quella stanza insieme a GIAMBO’, ovviamente parlo del periodo in cui era sindaco Carmelo NAVARRA. Durante qualcuna di queste riunioni mi è capitato di sedere anch’io dietro quella scrivania e di avere telefonato con il telefono del sindaco. Tra queste riunioni che si sono svolte all’interno della stanza del sindaco NAVARRA, vi è stata quella con Carmelino GIUNTA per il problema della strada di accesso alla vecchia discarica, di cui andrò a parlare successivamente, nonché quella relativa all’ammontare della fattura rilasciata dall’impresa TRUSCELLO per la fornitura della terra alla vecchia discarica di Mazzarrà Sant’Andrea …”). La vicenda di seguito riportata, compiutamente esposta nell’informativa “Torrente” (cfr. Informativa Torrente, par. 3.2.1, pag 137 e segg), appare emblematica della stretta “sinergia” con cui sono soliti operare il sindaco di Mazzarà S. Andrea, NAVARRA Carmelo, ed il presidente di Tirreno Ambiente, GIAMBO’ Sebastiano, e dunque appare riscontrare pienamente le precedenti dichiarazioni di Bisognano. La vicenda che si andrà ad esporre trova il suo necessario presupposto nella circostanza che la società Tirreno Ambiente ha di recente realizzato un parco fotovoltaico in località Castellaci di Mazzarà S. Andrea, denominato “Energia Pulita1”. L’imprenditore Rotella aveva personalmente condotto le trattative per l’acquisto del relativo terreno con i suoi proprietari, aveva versato una caparra di 10.000 euro ai medesimi e poi aveva fatto concludere il contratto di compravendita direttamente a Giambò Sebastiano, nella sua veste di presidente di Tirreno Ambiente e formale acquirente del terreno. Successivamente, il consiglio comunale di Mazzarà S. Andrea, con apposita deliberazione consiliare, approvava “il progetto per la realizzazione di un parco fotovoltaico”, così dando atto che quell’opera doveva ancora essere realizzata e che era ancora allo stato di progettazione. In realtà quell’opera, alla data della deliberazione consiliare in oggetto, risultava già abusivamente realizzata, come è dato desumere da una inequivocabile annotazione del ROS: infatti, in data 12.2.2009, il personale della Sezione A/C aveva provveduto ad effettuare delle riprese fotografiche proprio in località Castellaci di Mazzarrà Sant’Andrea, accertando che già esisteva una vasta area interessata dalla presenza dell’impianto fotovoltaico (All. 252, Informativa Torrente). Le intercettazioni che seguono testimoniano il fortissimo “imbarazzo” avvertito da diversi esponenti della maggioranza, nonché, in prima persona dagli stessi Navarra e Giambò, nell’ambito delle loro rispettive cariche, i quali si trovavano a dover approvare, almeno sulla carta, il “progetto” di un’opera che invece già da tempo era stata realizzata. La vicenda, per ciò che qui rileva, appare emblematica ed altamente indicativa della stretta sinergia e comunanza di interessi con cui sono soliti operare GIAMBO’ e NAVARRA, in piena sintonia con quanto dichiarato dal BISOGNANO. Il 10/01/09, l’assessore al bilancio PIETRAFITTA si metteva in contatto telefonico con TROVATO Maria Concetta, vice Presidente del Consiglio Comunale di Mazzarrà Sant’Andrea e con questa discuteva, oltre che dei problemi connessi alle proprie dimissioni, anche ad una riunione del Consiglio Comunale nella quale sarebbe stata affrontata la vicenda di interesse della TIRRENOAMBIENTE. Proprio TROVATO Maria Concetta, a tal proposito, tranquillizzava il suo interlocutore specificando che tutti i consiglieri avevano trovato un accordo per non obbiettare alcuna eccezione e per far passare così la delibera di interesse. Solo il soggetto indicato come “il Presidente”, poi individuato nel Presidente del Consiglio Comunale MEZZATESTA Antonino Giovanni, aveva manifestato un comportamento non allineato a quello del gruppo ed aveva posto delle domande evidentemente “scomode”. (All. 221) PIETRAFITTA Carmelo e Mariuccia (…) [15:35:05] La donna dice che tutti i consiglieri faranno passare il provvedimento sul fotovoltaico senza creare problemi ed aggiunge “tranne il presidente che ha avuto tutti quei problemini… che voleva sapere… ed ora… però nessuno ha problemi di farglielo passare…” In data 12/1/09 perveniva presso l’Assessorato Industria di Palermo una missiva in cui il GIAMBO’, nella qualità di Presidente di Tirreno Ambiente, riferiva che la società intendeva realizzare in località “Castellaci” un impianto fotovoltaico e che l’area interessata dall’intervento ricadeva, nel vigente P.R.G., in zona agricola, mentre ricadeva in zona “D3 Area produttiva…” nel P.R.G. adottato con deliberazione nr. 6 del 22/03/07 del Commissario Straordinario in sostituzione del Consiglio Comunale; che era necessaria, per realizzare l’opera, l’approvazione del progetto da parte del Consiglio Comunale, in quanto in variante alle previsioni urbanistiche vigenti nel territorio, ma conforme alle previsioni dell’adottato P.R.G., ancora all’esame dei competenti Organi Regionali. In ragione di quanto sopra, si chiedeva l’approvazione del progetto in questione ai sensi degli artt. 18 e 19 del D.P.R. 327/01, mediante deliberazione del Consiglio Comunale, e la conseguente sollecita trasmissione della deliberazione Consiliare all’ARTA Dipartimento Regionale Urbanistica per le conseguenti determinazioni di tale amministrazione ex art. 19 c.4 del predetto decreto. In data 4/02/09, presso l’ufficio del Sindaco di Mazzarrà S.Andrea, alla presenza del Presidente del Consiglio Comunale MEZZATESTA Antonino Giovanni e di altri non meglio identificati soggetti, GIAMBO’ Sebastiano provvedeva ad illustrare alcuni degli aspetti di interesse: rappresentava agli astanti che la società aveva avviato – senza specificare su quale area – le procedure per ottenere dagli organi amministrativi regionali l’autorizzazione a realizzare l’impianto e che tale autorizzazione era stata acquisita con procedura di “silenzio assenso”; che tale diritto acquisito metteva la stessa società nella posizione di poter chiedere il risarcimento dei danni all’’Assessorato; che tuttavia, a causa di intervenuti rapporti con l’Assessore all’Industria GIANNI, forieri di positivi sviluppi anche per ulteriori investimenti sul territorio di Mazzarrà, era stato deciso dalla società di ripresentare nuovamente la richiesta autorizzativa, la quale, però necessitava di un particolare che veniva fatto apparire quasi come inconsistente rispetto al futuro energetico ed occupazionale del territorio e, cioè, dell’approvazione della conformità urbanistica da parte del Consiglio Comunale. A tal proposito egli minacciava di comunicare l’eventuale rifiuto da parte del Consiglio Comunale alla Regione, con la conseguente perdita delle opportunità di nuovi investimenti sul territorio. Progr. 6550 “…Giambò sostiene che il Piano Regolatore di Mazzarrà Sant’Andrea è in itinere ma che l’istruttoria è divenuta complessa quasi come se fosse quello della città di Roma… Giambò spiega che è sua intenzione mantenere buoni rapporti con l’Assessorato Industria della Regione e che quindi la T.A. non si avvarrà del silenzio-assenso perché allorquando la stessa società dovesse avanzare ulteriori istanze di autorizzazione incontrerebbe sicuramente degli ostacoli da parte dell’organo regionale per l’atteggiamento assunto dalla TA nelle precedenti istruttorie; tale accordo, ovvero non avvalersi del silenzio-assenso, aveva comportato l’attivazione, da parte della T.A., delle normali vie tese ad ottenere l’autorizzazione e che in conferenza dei servizi la società avrebbe avuto la necessità di rappresentare che il Consiglio Comunale aveva approvato la conformità urbanistica del progetto. Progr. 6551 “Mezzatesta chiede su cosa deve deliberare il Consiglio e Giambò risponde che si tratta di approvare la conformità urbanistica del progetto e che successivamente l’Assessore all’Industria avrebbe convocato la conferenza dei servizi per valutare tutti i pareri necessari per il rilascio dell’autorizzazione. Giambò dice che comunque avevano realizzato l’opera, sostenendo testualmente “tanto oggi o domani lo approvano” e che quindi il Consiglio Comunale doveva approvare la conformità del progetto allo strumento urbanistico senza adottare la variante, precisando che, se la destinazione d’uso dei suoli era agricola, sarebbe dovuta rimanere tale, anche in virtù del fatto che il nuovo piano regolatore, ancora in itinere, individua la medesima area come zona industriale. Progr. 6560 “…Giambò ribadisce la necessità della presenza di tutti i consiglieri comunali per addivenire alla soluzione delle problematiche in discussione. Il 10/02/09, alle ore 17.52, GIAMBO’ Sebastiano apprendeva telefonicamente dal vice Sindaco GRASSO Giuseppe che alcuni consiglieri di minoranza, nonostante il precedente 4/02/09 non avessero sollevato in sede di riunione alcuna eccezione di sorta, si erano recati dal Tecnico Comunale per sottolineare la necessità di apporre, in sede di delibera, il riferimento ad una sanatoria con la quale, di fatto, veniva approvata l’esistenza dell’opera. (All. 242) GIAMBO’ Sebastiano conversa con Pippo (GRASSO), il quale lo informa che da Roberto RAVIDA’ sono andati PERDICHIZZI Francesco, la moglie, Domenico CRUPI e forse anche ITALIANO per il progetto del fotovoltaico. In quanto non vogliono mettere la dicitura che riporta ma qualcosa tipo sanatoria e quindi non si spiega come mai l’altra sera non hanno detto niente e che adesso che “sono arrivati i padri … hanno iniziato a fare bordello …”. GIAMBO’ dice che allora possono anche non votare perchè non può passare come sanatoria. Pippo aggiunge che sono andati anche da Carmela CATALANO e da GAROFALO ” allarmando tutti” e quindi entro giovedì devono risolvere questa situazione. GIAMBO’ allora dice: ” … va be non l’approvano, non c’è problema se non l’approvano … Pippo, non è una cosa dell’altro mondo no … GIAMBO’ provvedeva immediatamente a contattare MIRABITO Lorenzo, esperto ambientale della società Tirreno Ambiente. Ovviamente il MIRABITO sottolineava che l’approvazione in sanatoria sarebbe stata possibile solo per l’eventuale difformità dell’opera; ogni menzione al fatto che l’impianto fotovoltaico fosse anche nella sola fase di ultimazione, avrebbe comportato l’immediato sequestro e la successiva ordinanza di demolizione. (All. 243) GIAMBO’ Sebastiano chiama MIRABITO Lorenzo e gli chiede se quell’approvazione del progetto del fotovoltaico al consiglio comunale può essere fatto in sanatoria; Lorenzo dice di no poichè non è previsto dalla norma. GIAMBO’ dice che i consiglieri di minoranza sono andati da Roberto RAVIDA’ e gli hanno detto che poichè il progetto è stato già fatto lo possono approvare solo in sanatoria. MIRABITO Lorenzo dice che la sanatoria può essere approvata solo se la realizzazione è stata fatta in difformità e comunque, dopo aver avuto conferma che il progetto è della TIRRENO AMBIENTE, dice di aspettare qualche settimana poichè il nuovo piano energetico prevede la possibilità di costruire in zone agricole dando la priorità alle aziende che hanno sede in Sicilia. Alle ore 12.57 dell’11/02/09, il sindaco NAVARRA Carmelo, prima di rinviare l’esame dei dettagli ad un incontro di persona con il GIAMBO’, rappresentava che erano sorti dei problemi con alcuni consiglieri della minoranza e che era opportuno, alla luce di ciò, concordare una nuova proposta “…prendendo atto di quello che c’è”. Dopo circa un’ora, il PIETRAFITTA, dagli uffici del Comune di Mazzarrà, con tono allarmato, comunicava al GIAMBO’ che la proposta da portare in consiglio stava per essere modificata con l’aggiunta della dizione: “in corso di costruzione” (All. 247). Alle ore 14.06, il PIETRAFITTA lo ricontattava, per farlo conferire con il Segretario Comunale, Dott.ssa DI MENTO Pasqualina. Quest’ultima sottolineava che alcuni consiglieri avevano sollevato un eccezione nella proposta, visto che si chiedeva una delibera per l’approvazione di un progetto di un’opera, in realtà già realizzata. (All. 248) GIAMBO’ = Carmelino… PIETRAFITTA = io sono qua con la segretaria GIAMBO’ = si PIETRAFITTA = ma dice che ti hanno chiamato, dice che ti ha chiamato il Sindaco e ti…per questa cosa qua.. GIAMBO’ = ah signora carissima.. SEGR. COM. = eh… GIAMBO’ = il sindaco quando mi ha chiamato, mi ha detto, cioè io sto risolvendo la situazione, non mi ha detto, tecnicamente non mi ha detto cosa stava facendo, non mi ha detto cosa era successo… SEGR. COM. = no, lui gli ha detto, sto cercando di risolvere la situazione perchè è nato l’inghippo, le problematiche, tutte queste cose, perchè l’opera è già realizzata, questa era la cosa no?, ora dice loro non hanno nessun problema a votare anche così, però vogliono avere dice, maggiore contezza.. GIAMBO’ = ma di chè? SEGR. COM. = i consiglieri.. GIAMBO’ = eh.. SEGR. COM. = i consiglieri per esempio tipo…Garofalo, Carmen… … SEGR. COM. = lei ha chiesto appunto che venisse approvato il progetto, ai sensi dell’articolo 19 del D.P.R., visto che appunto si intende realizzare quest’opera… GIAMBO’ = si. SEGR. COM. = loro invece hanno fatto proprio..la problematica, si l’opera è realizzata, perchè non si deve dire che effettivamente si è determinato il silenzio-assenso, quello che poi diceva il sindaco… … SEGR. COM. = si…in questi termini, e penso che oggi Pippo la contatterà perchè voleva parlare con lei e hanno parlato pure con Roberto in questi termini dice: ma che ci sono problemi se si scrive così, perchè dice, non si deve fare evincere che l’opera è già realizzata… … GIAMBO’ = cioè mi faccia capire che vuole dire lo stato dei luoghi e lo stato dei fatti.. SEGR. COM. = si dice praticamente, che effettivamente l’opera è stata realizzata, che il consiglio comunale si deve esprimere ai sensi dell’articolo 19 in quanto si tratta di una variante allo strumento urbanistico, no… in questi termini quà, però siccome, dice nella proposta da tutto quello che c’è, c’è scritto si intende realizzare… l’opera da realizzare, porterà benefici, occupazione etcc.etcc.., dice: ma che si approva un progetto di un opera già realizzata…questo era il punto di domanda…ora non lo so, io penso che Pippo oggi in ogni caso verrà a cercarla, si metterà in contatto con lei.. Il giorno seguente, 12/02/09, data fissata per lo svolgimento del Consiglio Comunale, un intenso scambio di telefonate fra gli indagati, dimostrava la febbrile attività preparatoria posta in essere proprio da GIAMBO’ e da PIETRAFITTA per addivenire al raggiungimento dell’obiettivo. Effettivamente, poco prima dello svolgimento della riunione consiliare del 12.2.2009, all’interno dell’ufficio del Sindaco di Mazzarrà Sant’Andrea, veniva registrata una conversazione, tra le ore 16:34 e le ore 18.30 circa, nel corso della quale interveniva GIAMBO’ Sebastiano. GIAMBÒ Sebastiano e NAVARRA Carmelo, alla presenza del tecnico comunale RAVIDÀ Roberto e di una donna n.m.i., interloquivano in ordine alle possibili opposizioni che avrebbero potuto essere sollevate nel corso della seduta consiliare. PRG: 7671 Giambò Sebastiano spiega a Navarra Carmelo che allorquando ha illustrato la situazione all’Assessore Gianni, questi ha convocato immediatamente i propri assistenti (la conversazione diventa incomprensibile per i forti fruscii) e che conviene mantenere buoni rapporti poiché la T.A. ha presentato due progetti per la loro zona; [16:45:45] Bussano alla porta e Navarra Carmelo riferisce a qualcuno che sono occupatissimi. [16:46:43] Navarra Carmelo riferisce il giorno precedente ha proposto l’approvazione ad alcuni consiglieri e gli è stato risposto “… allora noialtri dobbiamo fare una cosa che …” (non finisce la frase) ed alle rimostranze di Giambò di aver già compiutamente spiegato la questione il Navarra risponde che non può farci niente se le persone non hanno capito e quindi aggiunge di aver contattato immediatamente qualcuno (di cui non si capisce il nome) per vedere come risolvere la questione precisando che si deve approvare una cosa che è già cominciata. Navarra Carmelo poi rappresenta le preoccupazioni rappresentategli da terzi in merito all’approvazione ed in particolare che “… esce un cretino che ti fa una denuncia e ti trovi nel mezzo …”. Navarra racconta che gli è stato spiegato dalle terze persone a cui si riferisce che ” … tu ti trovi ad approvare un progetto come se l’opera è ancora da cominciare …” [16:48:30]. A questo punto al Navarra si aggiunge la voce di una donna che interviene nel discorso dicendo che si devono tutelare aggiungendo che possono verbalizzare che la procedura seguita è quella dell’art. 19 del DPR dando atto che l’opera è parzialmente realizzata. Navarra dice di chiedere a qualcuno se lo possono dire. [16:49:47] La donna dice che possono mettere questa dicitura nel verbale e non nella delibera. [16:50:06] Navarra chiede a qualcuno perchè non vuole comprendere le sue ragioni (di Navarra, ndr.) e Giambò dice qualcosa di incomprensibile. [16:51:00] Come emerge dalla copia della deliberazione acquisita dal ROS (All. 265), alle ore 18.30 del 12/02/09, aveva inizio la seduta del Consiglio Comunale alla presenza del Sindaco NAVARRA, del Vice Sindaco, degli assessori RAVIDA’, TORRE e BUCOLO nonché dei consiglieri MEZZATESTA Antonio Giovanni, TROVATO Maria, DA CAMPO Antonino, GAROFALO Salvatore, PANTANO Giovannino, CATAPANO Carmela, CATALFAMO Filippo, ITALIANO Mario, COSTA Gian Filippo, RIZZO Carlo, CRUPI Giuseppe e PERDICHIZZI Silvia. Gli ultimi tre, facenti parte della minoranza, prima che fosse introdotto l’argomento di cui all’O.d.G., dichiarando di non voler prendere parte alla trattazione, si allontanavano dall’aula. La seduta veniva sospesa alle ore 19.05. Tale sospensione veniva sfruttata da GIAMBÒ Sebastiano per convocare una ulteriore riunione nell’ufficio del Sindaco NAVARRA, alla presenza dei protagonisti della vicenda. Messo alle strette da un consigliere davanti all’evidenza che l’ordine del giorno del Consiglio Comunale facesse riferimento “all’approvazione di un progetto per un impianto da realizzare”, il NAVARRA rispondeva di aver concordato con il Presidente del Consiglio Comunale che nella deliberazione sarebbe stato evidenziato che l’impianto era in fase di realizzazione. (All. 267) PRG: 7688 [19:16:45] NAVARRA Carmelo si dice concorde con quello che sostiene Maria ed aggiunge che alla ripresa del Consiglio, tra 15 o 20 minuti, dirà che lui è sempre stato a favore della realizzazione dell’impianto fotovoltaico e non è interessato alle opposizioni allo stesso che sono solo di natura politica. Ritiene al contrario legittime le perplessità di alcuni consiglieri che gli hanno fatto notare che “all’ordine del giorno c’è scritto -approvazione progetto esecutivo di fotovoltaico da realizzare…-” Navarra ripete due volte “da realizzare” ponendo l’attenzione su tale dicitura ed appena dopo aggiunge “…però là già è… parte è realizzato…”. NAVARRA poco dopo prosegue dicendo “… al di là di ciò che già vi ha spiegato Nello il fatto centrale qual è?… che l’Assessorato Industria vuole partire come se fossimo allo stato zero… zero… come se non ci fosse niente… per poter fare tutte… conferenza dei servizi, acquisire tutti i pareri e dare il via. Quindi questo passaggio del Consiglio Comunale poteva anche essere superato… non fatto… però loro vogliono una legittimazione alla variazione di piano regolatore… che va fatto con l’articolo 19…” segue una spiegazione tecnica e quindi NAVARRA prosegue “…cosa per la quale siamo chiamati… e nella discussione, per superare le remore … cioè… legittime direi NELLO …dei consiglieri comunali… che dice: – ma già là c’è – (inc.)… il fatto che esca la minoranza è tutto un dire… il fatto che ieri Franco PERDICHIZZI se n’è andato dal tecnico comunale a fare bordello…”. [19:21:22] Entra qualcuno nell’ufficio e NAVARRA gli dice che può entrare e spiega che stavano parlando del fotovoltaico. Navarra quindi prosegue: “… e allora: siccome c’è questa legittima cosa e c’è la possibilità…. qua c’è una massa di gente che… cerca di colpire e non guarda niente… perchè oltretutto sono riusciti (inc.)… e sbandierano il vessillo della correttezza e della (inc.). Ora… ieri sera quando mi hanno rappresentato questa cosa… perchè io non ero presente e voi lo sapete tutti… io ho detto: -vediamo quello che si può fare-. Devo andare dal tecnico con Pippo a parlare e là anche il tecnico dice :-va bene, nelle linee della discussione chiaramente, nel corpo deliberativo si fa capire… si dice… ci vuole uno, come Pippo, o io o l’intervento di qualche consigliere…che dice: – sono a favore alla realizzazione di questo coso qua…che già è partito…di cui già è in movimento la macchina della costruzione-. Non è una grande cosa… stiamo tutti tranquilli così nessuno può dire:-tu hai approvato una cosa che già è fatta, ma tu mi parli di… cose…-. Così stiamo più tranquilli. Siete d’accordo su questa strada?”. Il Sindaco interpella tutti i presenti facendo i nomi di Carmen e Maria per sapere se sono d’accordo sulla sua proposta e le voci si accavallano rendendo incomprensibili le risposte. [19:23:10] Interviene Giambò e dice: “… il problema è che quando noi abbiamo attivato la procedura… no? Chiedendo l’autorizzazione all’Assessorato Industria… questi dell’Assessorato Industria non hanno risposto…” Il seguito della spiegazione di Giambò non risulta comprensibile a causa del sovrapporsi delle vosi fino a [19:24:16] ” …con l’assessore industria e con l’assessore al territorio … che ha cazziato la sua funzionaria e dice: – vabbè mettiamoci ad un tavolo e vediamo se possimo ricucire lo strappo che c’è… con noi, con il Comune ecc.. Facciamo la Conferenza dei Servizi… e ripartiamo da zero…” [19:26:26] Interviene un uomo che evidenzia che nell’ordine del giorno c’è scritto che si tratta dell’”approvazione di un progetto” che quindi andava fatta prima di costruire. Il Sindaco lo interrompe dicendo che questa cosa sarà detta e che sarà evidenziato il fatto che l’impianto è in costruzione. Aggiunge che si tratta di un dubbio che ha anche lui .. “mi sono confrontato con il presidente… e mi pare che il presidente è anche d’accordo nel fare questo passaggio all’interno dell’atto deliberativo… punto. E siamo tutti sereni.”. A questo punto interviene Giambò e spiega che tutto nasce dal ritardo della risposta dell’Assessorato Industria. “… fai il progetto, il progetto lo mandi all’Assessore all’Industria, L’Assessore all’industria per attivare le procedure ed attivare la Conferenza dei servizi ha… un massimo di tempo disponibile no? al massimo 180 giorni. Se entro 180 giorni…, non per tutti… per quei progetti di questo tipo… che non c’è costruzione di cemento armato… che non chiedono la Valutazione di Impatto Ambientale…” [19:28:12] a questo punto interviene NAVARRA e dice a Giambò che queste cose non le deve dire e che basta che dica “…siccome sono passati i 180 giorni… noialtri… abbiamo potuto fare…stop. Però siccome ora vogliamo trovare un accordo con l’Assessorato all’Industria… (si accavallano le voci)…” GIAMBO’ dice che lui comunque vuole spiegare alla persona che ha fatto l’obiezione e che comprende la domanda e riassumendo quanto detto dall’uomo dice “…io prima approvo un progetto e poi lo costruisco…capisco…”. A questo punto interviene una donna ribadendo “Scusa NELLO… questa era stata la discussione che c’era stata l’altra volta. Il primo MEZZATESTA… che poi questa sera se n’è uscito così. Mezzatesta che disse? Che avevano sbagliato l’ordine del giorno… e tutti quanti in maniera corale… anche fuori, anche i tecnici… e questo e quell’altro… dice: -come l’hanno già fatto ed è approvazione… sbagliato…-” e spiega che questa fu l’obiezione che fece determinare il rinvio. La riunione, quindi, riprendeva alle ore 19.30 alla presenza del Presidente del Consiglio Comunale. Il Sindaco interveniva per affermare, dopo le ulteriori lodi al progetto, alcuni concetti così riportati nel verbale di consiglio: “…gli pare che sia questa la strada anche per preservare l’ambiente. C’è da approvare un progetto per un impianto fotovoltaico, in linea amministrativa, non tecnica, in quanto in variante allo strumento urbanistico, ai sensi dell’art. 19 del D.P.R. 327/2001. (…) E’ giusto approvare il progetto di questa opera che è già in itinere e di cui si va orgogliosi. Questa approvazione è un atto a sé stante che poteva pure non esserci, perché c’è stato un rimbalzo di competenze fra l’Assessorato all’Industria e l’Assessorato Territorio e Ambiente. Quindi, invita tutti ad approvare il progetto di quest’opera che, ripete, è già in fase di realizzazione.” Il Consiglio Comunale, accolto l’invito del Presidente, con nove voti favorevoli espressi per appello nominale dei nove consiglieri presenti, deliberava di approvare la proposta di deliberazione, presentata da Vice Sindaco, Geom. GRASSO Giuseppe, che veniva allegata all’atto e che riportava testualmente: progetto esecutivo per la realizzazione, in località Castellaci di Mazzarrà Sant’Andrea, di un impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, della potenza complessiva di 997,79 Kwp in variante al Piano Regolatore Generale ai sensi dell’art. 19 del DPR 327 dell’08/06/2001 e s.m.i. Esaurita la votazione e, quindi, la trattazione dell’argomento, rientravano in aula i Consiglieri CRUPI, RIZZO e PERDICHIZZI del Gruppo di Minoranza. Come si può notare, dunque, l’ufficio del Sindaco del Comune di Mazzarrà S. Andrea diveniva il luogo prescelto dagli stessi NAVARRA e GIAMBO’ per adottare, di comune accordo ed in perfetta sintonia tra loro, un banale “escamotage”, una sorta di “espediente terminologico”, con il quale “ovviare al problema” di un parco fotovoltaico realizzato ancor prima della sua approvazione; si trattava, in definitiva, di un espediente escogitato per “mettersi al riparo” dalle possibili “conseguenze” di alcune procedure amministrative, a voler essere indulgenti, scarsamente lineari e cristalline, cui essi stessi avevano dato causa. Procedimento Vivaio: i precedenti rapporti tra Giambo’, Navarra e Bisognano Si è già visto come BISOGNANO, nel corso delle sue dichiarazioni, abbia lungamente accennato ai suoi precedenti e datati rapporti con GIAMBO’ e NAVARRA, anche a causa della sua attività imprenditoriale svolta nell’ambito delle discariche, dapprima attraverso l’impresa di TRUSCELLO Teresa e poi attraverso la società FUTURA 2004: si pensi, a solo titolo di esempio, alla vicenda della “fattura concordata” per i lavori inerenti la vecchia discarica di Mazzarà S. Andrea: “A questo punto specifico che la vecchia discarica di Mazarrà, realizzata dall’impresa CA.TI.FRA. di cui ho finora parlato, era gestita dall’impresa SANGERMANO. In quel periodo l’impresa TRUSCELLO aveva eseguito dei lavori all’interno della “vecchia” discarica per la fornitura di terreno vegetale, ai fini della copertura degli inerti. Aggiudicatasi le commesse, l’impresa Truscello procedette quindi alla fornitura del terreno. Nonostante i lavori fossero in fase di ultimazione e benché l’impresa Truscello avesse sempre lavorato regolarmente, la SANGERMANO non procedeva ad onorare i suoi debiti. Ricordo che vi era una nostra fattura del luglio del 2002 ammontante ad oltre 200 mila euro. Mi ero già rivolto a RAVIDA’ Roberto e Renzo MIRABITO per ottenere il saldo di quanto dovuto alla Truscello, ma questi avevano preso tempo. Successivamente venni invitato a recarmi a Messina, presso l’Ufficio di RENZO MIRABITO. Lì trovai, oltre al MIRABITO stesso, anche Nello GIAMBO’, mentre in una stanza attigua si trovata Pino INNOCENTI. GIAMBO’ e MIRABITO, in quella occasione, mi invitarono espressamente a ridurre l’importo della fattura. Io non acconsentiti e me ne andai, invitando a seguirmi RAVIDA’ Roberto, che mi aveva accompagnato. … … …”. I contatti ed i rapporti imprenditoriali fra tali soggetti sono ampiamente documentati nell’indagine “Vivaio” e nella relativa ordinanza del Gip, alle quali si rinvia integralmente (cfr. ordinanza Vivaio, par. 2.2.: Le discariche di Tripi e Mazzarà S Andrea: capi 32- e 33- pg. 25 e segg.). In particolare, tali vicende, relative ai lavori eseguiti nella discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, sono state oggetto di diverse informative redatte da ROS nel corso di alcune attività di indagine eseguite nel tempo e precisamente: • informativa n. 47/12-2-2003 del 19/03/2007 relativa all’indagine “Scipione”, nella quale sono stati riportati anche gli esiti relativi ai lavori che il BISOGNANO Carmelo, attraverso l’impresa TRUSCELLO, aveva eseguito all’interno della discarica di Mazzarrà Sant’Andrea – pag. 117 e segg.; (Vds All.10- stralcio dell’informativa Scipione ); • informativa n. 54/24-2004 del 25/06/2007, relativa all’indagine “Vivaio-Nenè” contenete un capitolo riguardante le cointeressenze dei “mazzarroti” nell’indotto delle discariche di Tripi e Mazzarrà Sant’Andrea – pag. 777 e segg.; (Vds All. 11 – stralcio dell’informativa Vivaio-Nenè ). Dalla lettura dei sopra citati documenti emergono evidenti riscontri alle dichiarazioni rese da BISOGNANO Carmelo e precisamente: • dal 21/08/2001 al 20/11/2002 era stata operativa la discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, ubicata in ctr. Zuppà, vecchio sito, che, fino al 10/09/2002, era stata gestita dall’ATI CAVAGLIA’- SANGERMANO, mentre, dal 10/09/2002 al 20/11/2002, era stata gestita dalla TIRRENO AMBIENTE SpA; • INNOCENTI Giuseppino , all’epoca, era presidente ed amministratore della SAN GERMANO srl.; • nella vecchia discarica comunale l’ATI CAVAGLIÀ – SAN GERMANO aveva affidato alle seguenti imprese i lavori di movimento terra: o SOTTILE COSTRUZIONI sas di SOTTILE Nicola, opere di movimento terra da effettuare all’interno della stessa discarica; o Impresa TRUSCELLO Teresa, fornitura del terreno da prelevare all’esterno per la copertura dei rifiuti. • con il subentro della TIRRENO AMBIENTE all’ATI CAVAGLIÀ – SAN GERMANO, avvenuto il 10/09/2002, l’impresa TRUSCELLO Teresa aveva continuato a fornire il terreno utilizzato per la copertura dei rifiuti, sino ai primi mesi del 2004, operando solo ed esclusivamente nel vecchio sito di Mazzarrà Sant’Andrea; • SOTTILE Roberto , escusso a s.i., aveva riferito che: o la vecchia discarica ubicata in ctr. Zuppa aveva operato dal dicembre del 2001 al dicembre del 2002 ed era gestita dalla società “SAN GERMANO ”; o che in detto impianto, fino al dicembre del 2002, data in cui era stato chiuso, aveva lavorato l’impresa denominata “TRUSCELLO”, che si occupava di movimento terra utilizzando uno o due camion condotti da propri autisti, di cui uno avente il nome di battesimo “Beniamino”. • GIAMBO’ Sebastiano , escusso a s.i., aveva dichiarato che: o dal 1993 al 2002 aveva anche ricoperto la carica di sindaco di Mazzarrà Sant’Andrea, prima di diventare presidente del CdA della TIRRENO AMBIENTE; o nel 2000 il comune di Mazzarrà Sant’Andrea aveva indetto una gara d’appalto per la costruzione di questa discarica. Tale appalto se l’era aggiudicato l’impresa barcellonese di CALABRESE Tindaro ; o dal 2001 al 2002 prima l’impresa SAN GERMANO – CAVAGLIA’, la quale aveva stipulato il contratto a termine con il comune per la gestione della discarica e, poi, la TIRRENO AMBIENTE, società mista creata ad hoc, si erano avvalse della collaborazione dell’impresa TRUSCELLO Teresa, che il dichiarante aveva indicato come riconducibile a BISOGNANO Carmelo, in quanto dallo stesso effettivamente gestita. L’impresa del BISOGNANO si era occupata di trasportare ingenti quantitativi di terra in discarica, con i quali erano stati ricoperti i cumuli di rifiuti; • i vertici della TIRRENO AMBIENTE, ossia l’amministratore delegato INNOCENTI Giuseppino ed il Presidente del Consiglio di Amministrazione GIAMBO’ Sebastiano, avevano riferito informalmente che l’impresa TRUSCELLO, anche nell’anno 2002, aveva lavorato nel vecchio sito di Mazzarrà Sant’Andrea a seguito di contratto stipulato con la Società SAN GERMANO, fornendo, attraverso la medesima società, la seguente documentazione in copia: o fattura n. 28 del 02/07/2002 emessa dall’Impresa TRUSCELLO per un importo di € 251.160,16, comprensiva d’IVA, relativa alla fornitura di materiale inerte arido (terra) fino al 30/06/2002; o comunicazione del 04/11/2002 dell’impresa TRUSCELLO relativa al sollecito di pagamento della fattura sopra indicata; o comunicazione del 27/11/2002 n. 02SGE0646GI/SF dell’IMPRESA SAN GERMANO che restituiva all’impresa TRUSCELLO Teresa la fattura in argomento e, facendo riferimento a degli accordi intercorsi, richiedeva di riemettere una nuova fattura per complessivi € 100.000,00 IVA compresa; tale comunicazione era a firma del presidente del C.d.A., Giuseppino INNOCENTI; o comunicazione datata 10/12/2002 dell’impresa TRUSCELLO relativa ad un ulteriore sollecito di pagamento della fattura datata 02/07/2002; o fattura n. 47/02 del 18/12/2002 emessa dall’impresa TRUSCELLO a favore della SAN GERMANO per l’importo di € 110.000.000 comprensivo d’IVA relativa alla fornitura di materiale inerte arido. (Vds All. 12 – documentazione intercorsa tra la ditta TRUSCELLO Teresa e la ditta SAN GERMANO). Infine, dal 10.12.2003 a tutt’oggi, opera la discarica di Mazzarrà Sant’Andrea nel nuovo sito di C.da Zuppà. DALLA RICHIESTA DI MISURA CAUTELARE DELLA DDA DI MESSINA. Op. “Gotha 3″: Il TdR completa i ricorsi. Restano in carcere il “capo dei capi” Rosario Pio Cattafi, l’imprenditore Giovanni Bontempo, l’autotrasportatore Giuseppe Triolo ed il tecnico comunale Roberto Ravidà. 13 agosto 2012 – Scritto da giuseppelazzaro Un provvedimento di custodia cautelare in carcere annullato, due concessioni di arresti domiciliari e dieci arresti in carcere (due non sono stati discussi per rifiuto degli stessi indagati) confermati. Si è conclusa con questo quadro la serie di ricorsi presentati dai legali di fiducia degli indagati coinvolti nell’operazione “Gotha 3”, scattata il 24 luglio scorso. Il Tribunale del Riesame di Messina nell’ultima seduta di venerdì con verdetti arrivati sabato sera 11 agosto, ha confermato la custodia cautelare in carcere per l’avvocato Rosario Pio Cattafi, l’imprenditore Giovanni Bontempo, l’autotrasportatore Giuseppe Triolo e il tecnico comunale Roberto Ravidà e rigettando le richieste di scarcerazione o, in subordine, di concessione dei domiciliari avanzate ai loro avvocati. Rosario Pio Cattafi è considerato il “capo dei capi” dei clan barcellonesi. I collaboratori di giustizia (Carmelo Bisognano e Santo Gullo ed i catanesi Umberto Di Fazio ed Eugenio Sturiale, elementi di spicco del clan Santapaola, nonché Alfio Giuseppe Castro e Nino Santapaola, fratello del “boss” etneo Benedetto “Nitto”), hanno indicato l’avvocato Cattafi come colui che faceva riciclaggio internazionale di denaro sporco per conto dei Santapaola, intrattenendo saldi rapporti con i Madonia di Gela e con i Corleonesi, da Leoluca Bagarella, cognato del “boss” Totò Riina ai fratelli Vitale di Partinico. Sempre collegato a Giuseppe Gullotti, il capo della cosca vincente di Barcellona al tempo della faida, Cattafi avrebbe anche operato per rendere ospitalità a “Nitto” Santapaola che, da latitante, tra il 1992 ed il 1993, qualche mese prima del suo arresto avvenuto nelle campagne di Mazzarrone (Catania), si sarebbe rifugiato nel barcellonese. Giuseppe Triolo, autotrasportatore di contrada Bafia del comune di Castroreale, secondo l’accusa si sarebbe intestato fittiziamente, acquisendo il 98% delle quote del capitale sociale, di una ditta che, nella realtà, sarebbe collegata a Carmelo Giambò, ritenuto tra i sicari più temibili dei clan barcellonesi e già in carcere sia per la “Gotha 1” che per la “3”. Il geometra Roberto Ravidà è considerato come uno dei “colletti bianchi” dell’inchiesta. Da capo dell’Ufficio Tecnico del Comune di Mazzarrà Sant’Andrea avrebbe avuto collegamenti per favorire il clan dei “Mazzarroti”, sia sotto la guida dell’attuale pentito Carmelo Bisognano che sotto quella di Tindaro Calabrese. Tra i protagonisti per la realizzazione della discarica di Mazzarrà, il geometra Ravidà, che ricopriva il ruolo di capo dell’Ufficio Tecnico al comune di Oliveri sino al giorno dell’arresto, è accusato di avere garantito l’aggiudicazione degli appalti pubblici ad imprese vicine al “clan dei barcellonesi”. Il TdR ha rigettato infine il ricorso, presentato dall’avvocato Alessandro Pruiti Ciarello, anche per Giovanni Bontempo, l’imprenditore trentacinquenne di Capo d’Orlando ma domiciliato a Brolo. Nell’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal Gip di Messina Massimiliano Micali, il Bontempo è accusato di associazione mafiosa in relazione ad alcuni episodi. Nel primo lo si vede accusato di avere protetto e curato la latitanza di Gaspare Pulizzi, al tempo (luglio 2007), capo riconosciuto della famiglia mafiosa di Carini, alleata con Cosa Nostra palermitana. Il Pulizzi, all’epoca, era ricercato dalla Dda di Palermo, attraverso l’ordinanza di custodia cautelare relativa all’operazione “Occidente”, scattata il 21 gennaio 2007. Sul Bontempo il giudice scrive… “Con l’aggravante…per avere commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis c.p. ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione stessa (rispettivamente Cosa Nostra palermitana, riconducibile a Salvatore Lo Piccolo e “Cosa Nostra Barcellonese”, riconducibile, fra gli altri, anche a Tindaro Calabrese”. E proprio a quest’ultimo, al tempo capo del clan dei “Mazzarroti” e adesso in regime di 41 bis (carcere duro), Bontempo avrebbe fatto un favore andando a prelevare in compagnia di altre persone, secondo le accuse contenute nell’ordinanza, il Pulizzi allo svincolo della A20 a Termini Imerese per portarlo a Capo d’Orlando dove fu ospite, per tre giorni, dell’abitazione di un giornalista locale, Massimo Reale, oggi consigliere comunale, ignaro dell’identità del personaggio al quale aveva affittato la sua abitazione sulla via Pirandello, a due passi dal mare. Proprio per questo, a seguito anche delle successive dichiarazioni dello stesso Pulizzi dopo il suo arresto, il Reale è indagato a piede libero e la richiesta di arresto, avanzata nei suoi confronti dai pm della Dda, è stata rigettata. Un altro episodio contestato al Bontempo è riferito ad un incontro che avrebbe visto protagonisti a Furnari, in casa di una certa Cettina Gitto, l’ex capo dei “Mazzarroti” e poi pentito Carmelo Bisognano, l’imprenditore di Gioiosa Marea Tindaro Marino, arrestato nell’ambito di “Gotha 1” il 24 giugno dello scorso anno e lo stesso Giovanni Bontempo, spesso insieme al Marino come documentato dalle immagini riprese dai carabinieri del Ros che hanno eseguito l’operazione. Secondo un verbale di dichiarazioni firmato da Bisognano e datato 20 dicembre 2010, ai primordi della collaborazione, il Marino in quell’incontro si lamentava di Tindaro Calabrese per la gestione della latitanza di alcuni “pezzi grossi” di Cosa Nostra palermitana che, oltre al suddetto Pulizzi, sarebbero stati nascosti, per un diverso periodo di tempo, nella zona di Capo d’Orlando e hinterland. Nell’ambito della “Gotha 3” a Giovanni Bontempo sono stati anche sequestrati beni per diversi milioni di euro. Per il resto il TdR ha scarcerato Antonino Calderone, 37 anni, di Barcellona Pozzo di Gotto e concesso gli arresti domiciliari per il capo area della Banca Popolare di Lodi di Messina Sergio D’Argenio, 52 anni, di Messina. Antonino Calderone, detto “Caiella”, è tornato libero per carenza di gravi indizi di colpevolezza. L’uomo era accusato di fare parte del commando che, nella notte fra il 3 ed il 4 settembre 1993, a Barcellona, uccise tre giovani di Milazzo: Giuseppe Raimondi, 27 anni, Giuseppe Martino, 29 anni e Giuseppe Geraci, 33 anni (quest’ultimo, rimasto gravemente ferito nell’agguato, morì in ospedale il 26 aprile 1994). Altra posizione che cambia dopo il passaggio in Riesame è quella del bancario messinese Sergio D’Argenio, che va agli arresti domiciliari. Sono invece state confermate le accuse e la custodia in carcere per Agostino Campisi, 51 anni, di Terme Vigliatore; Giuseppe Isgrò, 47 anni, di Barcellona; Salvatore Campanino, 48 anni, di Terme Vigliatore e Giuseppe Ruggeri, 47 anni, di Taormina. Inoltre il capo del clan dei “Mazzarroti” Tindaro Calabrese, 39 anni, di Mazzarrà Sant’Andrea e Salvatore Carmelo Trifirò, 40 anni, di Terme Vigliatore, già in carcere da tempo per altra causa (Calabrese è ristretto al “41 bis”, il regime del carcere duro), hanno rinunciato al ricorso in aula. In precedenza il TdR aveva concesso gli arresti domiciliari a Giusy Lina Perdichizzi, 37 anni, di Barcellona, moglie di Carmelo Giambò, esponente di spicco del clan dei “Barcellonesi”. Il collegio ha cassato l’aggravante dell’articolo 7 (l’avere agevolato l’associazione mafiosa) contestato alla donna, alla quale sono stati sequestrati diversi beni perché, secondo la Dda, nella disponibilità del marito. Anche sul patrimonio il collegio ha adottato provvedimenti, dissequestrando e restituendole una parte dei beni. Rigettati invece i ricorsi presentati dallo stesso Carmelo Giambò, 41 anni, di Barcellona e da Giovanni Rao, 51 anni, ritenuto il capo del mandamento mafioso di Castroreale, collegato ai “Barcellonesi”, anche loro raggiunti dal provvedimento cautelare non solo per la “Gotha 3” ma anche per la “Gotha 1” scattata il 24 giugno 2011. Infatti Giambò e Rao sono detenuti in carcere già da oltre un anno e la Dda, con la “Gotha 3”, ha mosso loro nuove accuse, sulla scorta delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e dei titolari di alcune imprese sottoposte al racket. I legali di fiducia degli indagati sono gli avvocati: Tino Celi, Alessandro Pruiti Ciarello, Antonello Scordo, Tommaso Calderone, Carlo Autru Ryolo, Giovambattista Freni, Giuseppe Lo Presti, Giuseppe Carrabba, Bernardo Garofalo, Tommaso Autru Ryolo e Carmelo Occhiuto. L’INDAGINE. All’alba del 24 luglio, in diverse località della provincia di Messina, i carabinieri del Ros e del Comando Provinciale, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip Massimiliano Micali, su richiesta del Procuratore di Messina Guido Lo Forte e dei sostituti della Dda di Messina D’Anna, Verzera, Di Giorgio e Cavallo, nei confronti di 15 persone accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, omicidio, intestazione fittizia di beni ed altri delitti aggravati dalle finalità mafiose. Contestualmente, sono stati sottoposti a sequestro preventivo, beni per un valore complessivo stimato in oltre 15 milioni di euro. I provvedimenti scaturiscono dalla prolungata attività condotta dal Raggruppamento Operativo Speciale (Ros) dei carabinieri in direzione dei sodalizi mafiosi attivi lungo la costa tirrenica della provincia, articolatasi negli ultimi anni in ripetuti interventi repressivi che hanno colpito gli esponenti della famiglia mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto e delle sue diramazioni territoriali. L’ultima tranche dell’indagine “Gotha” si era conclusa nel giugno 2011 con l’arresto di 18 persone per associazione mafiosa, omicidi, estorsioni, porto e detenzione abusiva d’arma da fuoco, intestazione fittizia di beni ed altri delitti, tutti aggravati dalle finalità mafiose. L’indagine “GOTHA III” ha ulteriormente circostanziato l’assetto organizzativo ed i plurimi interessi illeciti della famiglia mafiosa barcellonese, sodalizio operante nella provincia di Messina, giudiziariamente già riconosciuto in primo e secondo grado nel processo “MARE NOSTRUM” fino al 1994, poi colpito dagli esiti dei procedimenti “ICARO”, “ERIS”, “VIVAIO” E “TORRENTE”, frutto delle attività investigative del Ros. Le attività d’indagine sviluppate dal Ros, le convergenti dichiarazioni rese da più collaboratori di giustizia tra i quali Carmelo Bisognano e Santo Gullo, organicamente inseriti nella famiglia mafiosa barcellonese, Teresa Truscello (ex convivente di Bisognano), destinataria di una misura cautelare personale e reale, emessa nell’ambito dell’indagine “TORRENTE” e Alfio Giuseppe Castro, già imputato e condannato nell’ambito del processo scaturito dall’operazione “VIVAIO”, poiché ritenuto il referente mafioso per la provincia di Messina per conto di Cosa nostra catanese e le ammissioni di alcuni imprenditori edili recentemente raggiunti da provvedimenti di sequestro del patrimonio ritenuto, dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Messina, frutto dell’attività illecita del menzionato sodalizio criminale, hanno permesso di definire altri episodi estorsivi finalizzati al controllo di appalti pubblici e di attività economiche nella provincia di Messina attribuibili alla responsabilità di Giovanni Rao, Giuseppe Isgrò, Carmelo Salvatore Trifirò, Giuseppe Ruggeri e Salvatore Campanino. Tale attività illecita era stata in passato già oggetto dell’indagine “OMEGA” condotta dal Ros che, il 30 luglio 2003, aveva permesso l’adozione di un provvedimento cautelare personale nei confronti di alcuni soggetti attualmente indagati nell’indagine “GOTHA III”, ritenuti organici e componenti della “cupola” mafiosa barcellonese. Con la terza tranche della “Gotha” è stata fatta luce anche su altri interessanti aspetti dell’associazione criminale barcellonese, documentandone le dinamiche criminali per un consistente arco temporale. Tra gli aspetti di maggiore rilevanza figura il triplice omicidio di Sergio Raimondi, Giuseppe Martino e Giuseppe Geraci, commesso a Barcellona nella notte fra il 3 ed il 4 settembre 1993, per il quale erano stati assolti con sentenza definitiva i barcellonesi Carmelo D’Amico e Salvatore Micale. Le risultanze delle attività tecniche e dinamiche sviluppate dal Ros hanno altresì consentito di dimostrare – stando alle conclusioni del provvedimento del Gip – l’appartenenza alla mafia del noto avvocato barcellonese Rosario Pio Cattafi. Sono state infatti meticolosamente riscontrate le dichiarazioni rese da alcuni recenti ed importanti collaboratori di giustizia della mafia barcellonese e catanese (Bisognano, Gullo, Castro), i quali hanno indicato il Cattafi come soggetto apicale dell’organizzazione barcellonese e collettore fiduciario dei proventi illeciti conseguiti dai membri apicali e storici delle due citate organizzazioni mafiose. Tale patrimonio info-investigativo ha dato riscontro alle propalazioni di altri numerosi soggetti che nel passato avevano descritto l’odierno indagato come organicamente inserito nella famiglia mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto ed intraneo alla famiglia mafiosa catanese di Cosa Nostra riconducibile al capo Benedetto Santapaola. E’ stata fatta luce, inoltre, sull’evoluzione delle dinamiche criminali interne della famiglia mafiosa di Barcellona anche nel periodo immediatamente successivo all’arresto in provincia di Palermo di Bernardo Provenzano, ammanettato dopo 43 anni di latitanza il 10 aprile 2006 in un casolare di Montagna dei Cavalli, in territorio della sua Corleone, quando Salvatore e Sandro Lo Piccolo, rispettivamente padre e figlio, avevano cercato di realizzare un riassetto generale di Cosa Nostra palermitana e delle sue diramazioni provinciali. A tal proposito le indagini hanno permesso di appurare che la famiglia mafiosa barcellonese, nonché quella dei tortoriciani riconducibile, all’epoca, a Sebastiano Bontempo Scavo, fratello dei capi Cesare e Vincenzo (entrambi ristretti al carcere duro da anni), sono state rappresentate – fino al momento del suo arresto (10 aprile 2008 per l’op. “Vivaio” – dal referente provinciale di Cosa Nostra Tindaro Calabrese, il successore di Bisognano a capo del clan dei “Mazzarroti”, ritualmente affiliato dai menzionati Lo Piccolo, in deroga all’assetto preesistente che ha storicamente visto interloquire i rappresentanti dei sodalizi mafiosi messinesi con Cosa Nostra tramite la famiglia Santapaola di Catania o tramite il mandamento mafioso di San Mauro Castelverde per mezzo del defunto rappresentante mistrettese Sebastiano Rampulla. Per l’accusa, quindi, Tindaro Calabrese ha continuato a reggere l’articolazione criminale dei” Mazzarroti” del sodalizio barcellonese controllando le attività criminali nell’ambito del proprio territorio (ed a tal proposito sono state documentate le infiltrazioni nel Comune di Mazzarrà Sant’Andrea presso il quale ha prestato servizio il tecnico comunale Roberto Ravidà, anch’egli tratto in arresto) ed ha rappresentato un punto di riferimento per Cosa Nostra nella provincia di Messina. In tale ottica è stata documentata la vicenda della latitanza a Capo d’Orlando di Gaspare Pulizzi, uomo di fiducia della famiglia dei Lo Piccolo, nonché reggente della famiglia mafiosa di Carini. Risulta dalle indagini che costui sia stato ospitato per tre giorni del mese di luglio del 2007 a Capo d’Orlando con il pieno appoggio e la copertura logistica di Tindaro Calabrese, individuata tramite l’imprenditore Giovanni Bontempo, anche quest’ultimo tratto in arresto. Il Bontempo, oltre a fornire appoggio per conto di Cosa Nostra, ha operato imprenditorialmente in sinergia con il sodalizio mafioso barcellonese e con quello tortoriciano mettendo a disposizione la propria attività professionale al servizio della criminalità organizzata durante il periodo della reggenza di Tindaro Calabrese ed in epoca successiva, anche grazie all’intervento di Tindaro Marino, di Gioiosa Marea, altro imprenditore già tratto in arresto il 24 giugno 2011 con le operazioni “Gotha”. Per tali ragioni Giovanni Bontempo è stato raggiunto altresì da una misura cautelare di tipo patrimoniale che ha interessato buona parte degli illeciti profitti accumulati nel corso degli anni grazie alla mafia ed alle connivenze di alcuni importanti funzionari di banca, tra i quali il messinese Sergio D’Argenio, capo area della Banca Popolare di Lodi, anch’egli arrestato. Contestualmente, la misura cautelare emessa dal Gip Micali ha riguardato anche Carmelo Giambò, noto esponente mafioso già tratto in arresto con l’operazione “Gotha” in quanto ritenuto responsabile dell’omicidio di Antonio Ballarino, scomparso il 20 marzo 1993 (i cui resti erano stati rinvenuti sepolti in località Piano Gorne del Comune di Mazzarrà Sant’Andrea nell’inverno 2011), Giusy Lina Perdichizzi, coniugata col citato Giambò, nonché Giuseppe Triolo, ritenuti responsabili di intestazione fittizia dei beni finalizzata all’elusione della normativa antimafia e per questo raggiunti da contestuale provvedimento di sequestro del patrimonio mobiliare ed immobiliare. Dopo le operazioni “BATANA”, “MONTAGNA”, “VIVAIO”, “POZZO”, “TORRENTE” e “GOTHA” che avevano già duramente colpito Cosa Nostra messinese, la “GOTHA III” depotenzia ulteriormente la struttura mafiosa indagata, da anni ai vertici del panorama delinquenziale dell’area tirrenica. I 5 INDAGATI A PIEDE LIBERO. Nelle 242 pagine dell’ordinanza dell’operazione “Gotha 3”, oltre ai 15 arrestati, figurano 5 indagati a piede libero e per i quali i pm della Dda avevano chiesto l’arresto che è stato rigettato dal Gip Massimiliano Micali. Gli indagati sono SALVATORE LO PICCOLO, 70 anni, dopo l’arresto di Bernando Provenzano definito il nuovo capo di Cosa Nostra palermitana, “boss” del quartiere San Lorenzo ed il figlio SANDRO, 37 anni: entrambi sono stati arrestati nel blitz di Giardinello (Palermo) del 5 novembre 2007 insieme a due fiancheggiatori e si trovano ristretti al “41 bis”, il regime del carcere duro. Quindi SALVATORE CALCO’ LABRUZZO, 60 anni il prossimo 16 agosto, allevatore nato a Tortorici, residente a Tripi, arrestato ed in carcere dal 24 giugno 2011, quando rimase coinvolto nell’operazione “Gotha 1” con l’accusa di associazione mafiosa finalizzata all’omicidio: la Dda lo accusa di essere stato l’esecutore materiale dell’omicidio di Sebastiano Lupica, allevatore di Tortorici, ucciso a metà degli anni ’90 e soppresso. Quindi è indagato l’ex sindaco di Mazzarrà Sant’Andrea CARMELO NAVARRA, 62 anni il prossimo 23 agosto, in carica sino all’inizio del maggio scorso quando ha esaurito il doppio mandato, per la vicenda discatica. Infine indagato è anche il consigliere comunale di Capo d’Orlando di maggioranza MASSIMO REALE, 39 anni, la cui posizione, comunque, appare marginale. Il nome di Reale entra negli atti in quanto l’abitazione affittata al capo della famiglia mafiosa di Carini Gaspare Pulizzi durante la sua latitanza (per una settimana nel mese di luglio del 2007) è intestata proprio al consigliere comunale orlandino. Dagli atti, comunque, emerge che Reale affittò l’appartamento al latitante che si presentò sotto falso nome (Francesco) e che dimorò con la moglie ed i figli per una settimana di vacanze (circostanze che il giudice ha riconosciuto come chiaramente a discolpa di un possibile favoreggiamento). Il tutto a seguito di una precisa richiesta che Giovanni Bontempo fece a Reale nell’ambito della loro amicizia ma, in quella occasione, il Bontempo non rivelò a Reale né le generalità del Pulizzi e né il ruolo egemone che aveva in Cosa Nostra palermitana quale capo della famiglia di Carini. I 15 ARRESTATI. Le persone colpite dal provvedimento restrittivo sono: 1. BONTEMPO GIOVANNI, NATO A S.AGATA MILITELLO (ME), CLASSE 1977, RESIDENTE A CAPO D’ORLANDO (ME), IMPRENDITORE; 2. CALABRESE TINDARO, NATO A NOVARA DI SICILIA (ME), CLASSE 1973, IVI RESIDENTE, DETENUTO PRESSO ISTITUTO DI PENA; 3. CALDERONE ANTONINO, NATO A BARCELLONA POZZO DI GOTTO (ME), CLASSE 1975, IVI RESIDENTE, SORVEGLIATO SPECIALE; TORNATO IN LIBERTA’ ANCHE SE RESTA INDAGATO; 4. CAMPANINO SALVATORE, NATO A CASTROREALE (ME), CLASSE 1964, RESIDENTE A TERME VIGLIATORE (ME), IMPRENDITORE; 5. CAMPISI AGOSTINO, NATO A PATTI (ME), CLASSE 1961, RESIDENTE IN TERME VIGLIATORE (ME), DETENUTO PRESSO ISTITUTO DI PENA; 6. CATTAFI ROSARIO PIO, NATO A BARCELLONA POZZO DI GOTTO (ME), CLASSE 1952, IVI RESIDENTE, AVVOCATO; 7. D’ARGENIO SERGIO, NATO A MESSINA, CLASSE 1960, IVI RESIDENTE, FUNZIONARIO DI BANCA; AI DOMICILIARI; 8. GIAMBO’ CARMELO, NATO A BARCELLONA POZZO DI GOTTO (ME), CLASSE 1971, IVI RESIDENTE, DETENUTO PRESSO ISTITUTO DI PENA; 9. ISGRO’ GIUSEPPE, NATO A BARCELLONA POZZO DI GOTTO (ME), CLASSE 1965, IVI RESIDENTE, DETENUTO PRESSO ISTITUTO DI PENA; 10. PERDICHIZZI GIUSY LINA, NATA A BARCELLONA POZZO DI GOTTO (ME), CLASSE 1975, IVI RESIDENTE, COMMERCIANTE, AI DOMICILIARI; 11. RAO GIOVANNI, NATO A CASTROREALE (ME), CLASSE 1961, IVI RESIDENTE, DETENUTO PRESSO ISTITUTO DI PENA; 12. RAVIDA’ ROBERTO, NATO AD OLIVERI (ME), CLASSE 1955, IVI RESIDENTE, GEOMETRA; 13. RUGGERI GIUSEPPE, NATO A TAORMINA (ME), CLASSE 1965, IVI RESIDENTE, COMMERCIANTE; 14. TRIFIRO’ CARMELO SALVATORE, NATO A BARCELLONA POZZO DI GOTTO (ME), CLASSE 1972, RESIDENTE A TERME VIGLIATORE (ME), DETENUTO PRESSO ISTITUTO DI PENA; 15. TRIOLO GIUSEPPE, NATO A BARCELLONA POZZO DI GOTTO (ME), CLASSE 1976, RESIDENTE A CASTROREALE (ME), IMPRENDITORE. ELENCO BENI SOTTOPOSTI A SEQUESTRO: NELL’AMBITO DELLA MEDESIMA ATTIVITÀ SONO STATI ESEGUITI PROVVEDIMENTI DI SEQUESTRO PREVENTIVO DELLE SEGUENTI SOCIETA’ RICONDUCIBILI AGLI ARRESTATI GIAMBO’ CARMELO, BONTEMPO GIOVANNI E TRIOLO GIUSEPPE, PER UN VALORE COMPLESSIVO DI OLTRE 15 MILIONI DI EURO: • NILO COSTRUZIONI S.R.L. con sede in corso Cavour a Messina; • BIEBI S.R.L., con sede in via Libertà a Capo d’Orlando; • OPERIS COSTRUZIONI S.R.L., con sede a Roma; • SICILCASA S.R.L., con sede a Brolo in via Gabriele D’Annunzio; • EUROMARE S.R.L., con sede a Brolo in via Gabriele D’Annunzio; • EDIL SICILIA S.R.L, con sede a Brolo in via Trento; • TG TRASPORTI SNC DI TRIOLO GIUSEPPE & C., con sede a Castroreale; • NG COSTRUZIONI SRL; • IMPRESA INDIVIDUALE PERDICHIZZI GIUSY LINA con sede a Barcellona; • IMPRESA INDIVIDUALE GIAMBO’ CARMELO con sede