Armi e Tiro (12/2013)
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Armi e Tiro (12/2013)
a caccia con Mauser M03 e Zeiss Victory Ht 3-12x56 Asv+ LA PRIMA SELEZIONE NON SI SCORDA MAI La prima femmina di cervo prelevata di selezione nel Reggiano: il successo dopo lunga attesa e tanti spostamenti, grazie soprattutto a un equipaggiamento di prima qualità Testo di Luigi Colli, foto di Matteo Galuzzi S Un cervo maschio al bramito. La caccia di selezione a questa splendida specie è un’esperienza indimenticabile. (foto Giorgio Fantino) 182 ARMI E TIRO 12/2013 i va al cervo: finalmente a ottobre, è stato autorizzato il prelievo. Il lavoro di tutti gli amici cacciatori, dai censimenti, alla costruzione e la gestione delle strutture di studio e ricerca come i recinti di cattura, la prevenzione dei danni all’agricultura e al patrimonio boschivo e il lavoro organizzativo dei comitati di gestione degli ambiti territoriali di caccia, hanno ricevuto il dovuto e meritato riconscimento. Ho l’autorizzazione per il prelievo di una cerva adulta o subadulta, ma non possiedo un’arma adatta da utilizzare per questa mia prima stagione di caccia al cervo. Valutando ciò che offre il mercato, ho scelto una Mauser M03 nella versione Alpine. LA “BASE” Ritengo che un’ arma da caccia, oltre a essere all’avanguardia per quanto riguarda sicurezza e tecnologia, debba possedere un’estetica gradevole. I valori che ricerco, quindi, sono: tradizione, tecno- logia, classe. Quale arma più di Mauser condensa tutte queste caratteristiche? “Tradizione” è la storia stessa dell’azienda, che produce armi da caccia fin dal 1872, “tecnologia” è la nuova azione con otturatore a sei tenoni con arco di azionamento di soli 60 gradi con dispositivo di armamento manuale del percussore. La forma del castello permette un montaggio più basso possibile dell’ottica di puntamento, riducendo la distanza tra centro della canna e centro della lente anteriore, ottimizzando ulteriormente le prestazioni balistiche. La sicura a bandiera sul codolino dell’otturatore, disarmando la molla del percussore, rende l’arma immune da spari accidentali anche a seguito di un urto, come può accadere durante la caccia. Per imparare a disarmare e poi armare il percussore utilizzando la sicura a bandiera e relativo pulsante inferiore di sblocco con il solo pollice, è sufficente una breve seduta al poligono. È classe ed eleganza la calciatura particolare a schweinrücken (dorso di cinghiale), con il caratteristico puntale a goccia, con porta cinghia integrato e appoggiaguancia bavarese. Tutto questo contribuisce a rendere l’arma piacevolmente filante. Qualcuno potrebbe obiettare che l’arma non è tra le più leggere (3.500 grammi circa) ma personalmente preferisco inbracciare un’arma consistente, che garantisce una buona stabilità una volta appoggiata sul bastone o sullo zaino. Lo scatto, con stecher alla francese, è semplicemente fantastico, dotato di un’azione nidida, ben memorizzabile e quindi facilmente ripetibile, riducendo al minimo la possibilità del cosidetto strappo. L’attacco per l’ottica è di tipo a sgancio rapido, dotato di un sistema di sicurezza che impedisce l’allentamento come potrebbe accadere a causa di urti accidentali durante la marcia con il fucile alla spalla. Naturalmente ho scelto un attacco a sciina, funzionalmente ed esteticamente più bello di quello ad anelli e che contribuisce a un montaggio basso dell’ottica, al limite delle possibilità. Ho scelto il calibro .30-06 per la sua duttilità: la possibilità di utilizzare pesi diversi di palla rende l’arma idonea alla caccia di tutti gli ungulati europei e la sua conseguente diffusione rende le munizioni facilmente reperibili in tutto il mondo. Per quanto riguarda l’ottica di puntamento, valgono gli stessi criteri di scelta utilizzati per l’arma, quindi ho preferito l’ultima realizzazione di Zeiss: il variabile Victory Ht 3-12x56 con torretta balistica Asv+. I puristi potrebbero obiettare che la grossa campana di 56 mm stona con la linea filante dell’arma e posso anche essere d’accordo, ma ritengo sia un piccolo pegno da pagare per avere a disposizione un’ottica con la massima luminosità per poter sfruttare quelle ore crepuscolari durante le quali è più probabile l’incontro con la specie cervo, obbligata ad assumere abitudini quasi notturne a causa dell’antropizzazione delle nostre valli. La scelta della torretta balistica è giustificata dalla necessità di usare palle di 180 grs, al limite del peso previsto per il calibro .30-06, che non hanno esattamente una traiettoria radente: poter compen- L’accoppiata vincente di questa caccia, costituita dalla carabina Mauser M03 Alpine calibro .30-06 con ottica Zeiss Victory Ht-M 3-12x56 con torretta balistica Asv+. 12/2013 ARMI E TIRO 183 DIMENSIONE CACCIA a caccia con Mauser M03 e Zeiss Victory Ht 3-12x56 Asv+ 1 1. Avvistamento di due femmine con un piccolo, sul terreno di caccia nel Reggiano. 2. La torretta balistica Asv+, grazie alle ghiere graduate personalizzabili, dà la possibilità di gestire la caduta del proiettile ogni 25 metri, fino a 600 metri. 3. Lo sblocco dell’attacco per l’ottica si aziona per mezzo di una leva, dotata di contro-leva che impedisce azionamenti accidentali e involontari. 4. L’attacco a sgancio rapido per l’ottica, esclusivo Mauser, sfrutta una coppia di ramponi a tre rebbi che si innestano direttamente sull’azione. Solidità massima e assoluta precisione di riposizionamento. sare la caduta in funzione della distanza è un ulteriore aiuto, soprattutto se si utilizza per la rilevazione della distanza uno strumento preciso come il binocolo-telemetro Zeiss Victory Rf 8x56. Conoscevo la grande qualità del sistema ottico del cannocchiale e l’affidabilità delle torrette di regolazione e, quindi, non è stata una sorpresa constatare la grande qualità della torretta balistica. La confezione contiene ben nove anelli in alluminio che corrispondono ad altrettante traiettorie balistiche, tra le quali trovare quella più adatta alla munizione utilizzata. Una volta montato l’anello si ha la possibilità di gestire la caduta del proiettile ogni 25 metri, fino a 600 metri. Altra nota positiva è il reticolo illuminato incredibilmente sottile che, re- 2 4 184 ARMI E TIRO 12/2013 golata l’intensità, non presenta alcun bordo irregolare con aloni di luce debordante. È l’unico reticolo illumunato in cui ho avuto l’impressione che il colore del reticolo sia passato da nero a rosso senza variare minimanente le dimensioni. Naturalmente ho provato l’ arma prima al poligono e poi sul campo, a distanze tra 130 e 270 metri per far pratica con la torretta balistica, che si è dimostrata un mostro di affidabilità. PRIMA USCITA A VUOTO La prima uscita, a metà gennaio, è andata a vuoto. So che il periodo migliore è verso la fine di gennaio, quando gli animali avranno goduto di un periodo di tranquillità dopo la chiusura della caccia 3 tradizionale che crea sempre un certo disturbo ai cervidi, ma la voglia era tanta e ha prevalso sul buon senso. Nella zona di Novellano (Re), che fa parte del distretto di caccia nel quale posso prelevare l’animale, si è svolta una battuta al cinghiale che ha mosso gli animali ben oltre i limiti spaziali entro i quali era stata programmata. Sul terreno molle del bosco sono rimasti ben visibili i segni della fuga precipitosa dei branchi di cervi, che una volta disturbati non rientrano così velocemente nella propria zona come capita, per esempio, al capriolo. Mi sono portato in un luogo dal quale potessi osservare il confine di un grande bosco, la Fagiola, con il coltivo sottostante, formato da piccoli prati divisi da rive coperte da una ricca vegetazione che, all’occorrenza, potesse fornire riparo per un eventuale avvicinamento. Da lì, speravo di individuare il movimento di un branco e poi stabilire la strategia per l’avvicinamento. Cervi però non ne ho visti, ma ho osservato più di una trentina di caprioli che hanno rappresentato una bellissima sorpresa. Dopo la drastica diminuzione del 2010, la specie si è ripresa con grande forza, il che ci rende orgogliosi della scelta del Comitato di gestione dell’Atc, condivisa dai cacciatori, di sospendere i prelievi per poi riprenderli con il contagoccie nell’anno successivo. Ha iniziato a nevicare e il terreno è, quindi, rimasto sempre coperto fino alla chiusura prevista della caccia. Pensavo, appunto, che la stagione fosse conclusa quando ai primi di marzo la re- SCHEDA TECNICA Produttore: Mauser jagdwaffen GmbH, www.mauser.de Distributore: Bignami spa, via Lahn 1, 39040 Ora (Bz), tel. 04.71.80.30.00, fax 04.71.81.08.99, www.bignami.it Modello: M03 Alpine Tipo: carabina a ripetizione Calibro: .270 Winchester (disponibile anche in .222 Remington, .223 Remington, .243 Winchester, 6,5x55, 6,5x57, 6,5x65 Rws, .270 Wsm, 7 mm Remington magnum, 7x64, .30-06, .300 Winchester magnum, .300 Weatherby magnum, .300 Wsm, 8x57 Js, 8x68S, .338 Winchester magnum, 9,3x62, .375 H&H) Funzionamento: otturatore girevole scorrevole con chiusura a sei tenoni frontali Alimentazione: serbatoio amovibile bifilare a presentazione alternata Numero colpi: 5 Canna: lunga 520 mm, con rigatura a quattro principi destrorsi; disponibile anche con lunghezza di 600 e 650 mm gione Emilia-Romagna ha concesso una proroga fino alla fine del mese. Ma il maltempo non ha concesso tregua e solo il 27 marzo ho ricevuto la telefonata che mi comunicava che finalmente una parcella, la più bassa, era scoperta e quindi agibile per la caccia. Partito subito, ho raggiunto Pietracchetta dove, presso la casa di caccia dei “Mitici dell’Alta val Dolo”, la squadra di cinghialai di cui mi onoro di far parte, ho incontrato l’amico Vittorio Gaspari, con cui ho condiviso questo giorno di caccia. Mentre raggiungevamo la nostra parcella, due cervi, un calvo e un subadulto, ci osservavano da una tagliata a pochi metri dalla strada. Non appena raggiunta la zona di caccia, ci siamo accorti della presenza di quattro animali, in un campo sopra di noi. Non era prudente fermarsi allo scoperto per valutarli, perciò abbiamo deciso di proseguire in auto per salire a piedi per portarci a tiro. È iniziata una salita mozzafiato fino a raggiungere la riva che delimitava il campo dove si trovavano gli animali. Abbiamo percorso gli ultimi metri piegati sulle ginocchia, poi lentamente ho alzato la testa e ho visto i quattro cervi a meno di 90 metri, tre calvi e un subadulto con un trofeo poco promettente. Tornati alla macchina, abbiamo deciso di portarci sul versante modenese della valle, sotto la frazione di Romanoro, dove avremmo avuto tutto il tempo di valutare gli animali senza metterli in allarme. Ho preparato lo Zeiss Diascope sul cavalletto e iniziato a sbinocolare. Immediatamente, abbiamo scorto quattro gruppi di cervi. Con il “lun- Scatto: con stecher Percussione: percussore lanciato Sicure: manuale sulla coda dell’otturatore, che disarma il percussore e impedisce l’apertura Lunghezza totale: 1.040 mm Peso: 3.500 grammi Materiali: acciaio al carbonio, calciatura in noce grado 3 o 5 Finiture: brunitura nera opaca, otturatore satinato Qualifica: arma da caccia Prezzo: a partire da 4.053 euro, Iva inclusa Produttore: Zeiss, www.zeiss.de Distributore: Bignami spa, via Lahn 1, 39040 Ora (Bz), tel. 0471.80.30.00, fax 0471.81.08.99, www. bignami.it Modello: Victory Ht-M 3-12x56 Tipo: ottica di puntamento a ingrandimenti variabili Ingrandimento: 3-12x Diametro obiettivo: 56 mm Diametro oculare: 34 mm La carabina Mauser M03 Alpine ha calcio tipicamente mitteleuropeo, a dorso di cinghiale con appoggiaguancia bavarese. Diametro tubo: 30 mm Reticolo: modello 60 illuminato Interfaccia: slitta Zeiss Lenti: Schott Ht con trattamento multistrato Zeiss T* e rivestimento LotuTec Pupilla d’uscita: 14,9-4,7 mm Fattore crepuscolare: 8,5-25,9 Campo visivo a 100 metri: 12,5-3,5 m Correzione diottrica: da+2 a -4 dpt Distanza focale: 90 mm Regolazione parallasse: 100 m Regolazione click: 10 mm a 100 metri Escursione massima click: 120 Riempimento: azoto Impermeabilità: fino a 400 mbar Temperatura massima di funzionamento: da -25 a +50 °C Lunghezza totale: 347 mm Peso: 598 grammi Prezzo: 2.420 euro, Iva inclusa (con torretta Asv, sovrapprezzo di 232 euro) 12/2013 ARMI E TIRO 185 DIMENSIONE CACCIA a caccia con Mauser M03 e Zeiss Victory Ht 3-12x56 Asv+ Femmina, piccolo e fusone sul limitare degli alberi. go”, che mostra prestazioni tali da rendere obsoleto il mio vecchio 30x fisso, abbiamo valutato uno a uno tutti gli animali, a una distanza compresa tra i 900 e i 1.300 metri. Un primo gruppo maschile era formato da sei calvi e tre subadulti, cinquecento metri a destra in un altro campetto un gruppetto con tre maschi subadulti e altri due che non riusciamo a definire, poi finalmente due gruppi femminili formati il primo da dodici animali, il secondo da cinque, distanti tra loro circa un chilometro. In entrambi i gruppi, erano presenti tutte le classi femminili. IL MOMENTO FATIDICO Abbiamo deciso di avvicinarci al branco più numeroso: dopo una decina di minuti a piedi nel bosco abbiamo raggiunto il margine del prato. Il branco era a circa 200 metri: ho aperto il treppiede che uso per l’appoggio del fucile. Contemporaneamente un capriolo curioso, di cui ignoravamo la presenza, è salito lungo il margine del bosco, ci ha sorpresi ed è schizzato a tutta velocità per il campo, abbaiando. Con molta calma il branco di cervi si è allontanato, sparendo in un boschetto. È andata male. Dopo un breve trasferimento in auto, ci siamo incamminati verso il piccolo branco di cinque animali. Favoriti dalla copertura di una riva, dal rumore dello scorrere dell’acqua di un fosso e dal terreno molle che attutiva il rumore dei nostri passi, ci siamo portati a 200 metri dal primo animale. Il branco era formato da tre adulte e due piccoli. Alcuni rami sulla linea impedivano un tiro sicuro, quindi abbiamo dovuto attendere che gli animali si portassero in un punto più alto del prato. Con il passare del tempo, però, gli animali si sono invece abbassati di più. Urgeva cambiare strategia, siamo quindi tornati sui nostri passi e, con un largo giro 186 ARMI E TIRO 12/2013 protetti da un dosso, ci siamo avvicinati al branco. Con molta prudenza ho alzato la testa per ossevare al di là, in campo aperto ho visto solo una cerva adulta proprio di fronte a me, messa in modo perfetto per il tiro. Il binocolo-telemetro Zeiss Victory Rf 8x56 ha fornito immediatamente la distanza e la caduta del proiettile. Pur potendola abbattere, ho però scelto di rinunciare a prelevarla perché, dalla sagoma, ho capito che era pregna e dalla postura che assumeva poteva trattarsi della femmina di alto rango che deteneva il comando, l’animale di riferimento per il gruppo, quindi la depositaria della memoria storica del territorio. A gesti ho comunicato a Vittorio che volevo aspettare e valutare gli altri animali nascosti dalla vegetazione dei margini del campo. Dopo un’attesa che è sembrata eterna, un cervo è spuntato da un cespuglio: sollevato il binocolo, l’ho identificato subito come una femmina classe 0, contemporaneamente telemetrando la distanza: 168 metri. Mi avevano comunicato che, a causa della minima percentuale di realizzazione del piano di abbattimento, ottenuta fino a quel momento, ero autorizzato a prelevare anche in entrambi i casi le classi zero. Mi sono abbassato, ho corretto la torretta balistica e portato a otto gli ingrandimenti dell’Ht, poi attraverso la stessa ottica ho controllato l’animale, messosi leggermente di traverso. Ho dovuto spostare il tripode d’appoggio un solo metro avanti, affinché la linea di tiro fosse al di là del dosso che ci aveva offerto, fino a quel momento, protezione. Afferrata con la mano sinistra il tripode, con il fucile già appoggiato, con la destra ho impugnato il calcio. Improvvisamente la cerva adulta, quella che supponevo fosse la leader, si è girata verso di noi, fissandoci e alzando le orecchie. Si è accorta della nostra presenza, ho capito di non avere più tempo, ho messo il centro del reticolo sulla spalla del cervo e, senza inserire lo stecher, ho tirato immediatamente. La reazione è stata inequivocabile: il colpo è andato a segno, ma l’animale invece di crollare, si è girato verso di me percorrendo qualche metro, offrendomi il solo petto. Ho già ricaricato, inquadrato lo sterno e tirato un secondo e definivo colpo. Tre cerve e un piccolo si sono ragguppate e, poi, si sono allontanate lentamente su per il campo. Abbiamo atteso qualche minuto commentando l’azione, la velocità di esecuzione e anche la qualità dell’attrezzatura, in particolare quella del binocolo-telemetro che, con un solo rapido gesto, mi ha fornito tutte le informazioni di cui avevo bisogno. LE SENSAZIONI SI AFFOLLANO Raggiunto il cervo disteso sul prato, Vittorio ha esclamato semplicemente «complimenti, bravo», un waidmannsheil più adatto al luogo, così vicino a Cervarolo. Nella mente hanno cominciato a rincorrersi tanti pensieri, ma solo più tardi, terminato l’effetto dell’adrenalina, realizzerò che questo mio primo abbattimento è stato il frutto di un lungo percorso e dell’impegno di tante persone appassionate. Un percorso che è inziato nel 2008, quando gli amici della Federcaccia di Parma mi ospitarono per il corso di specializzazione del cervo brillantemente tenuto da Sandro Nicoloso che lo rese particolarmente avvincente per le nozioni che volle impartire, andando ben oltre al semplice programma didattico stabilito dalla regione Emilia-Romagna. Non posso poi non ricordare il tempo passato insieme a un grande appassionato e conoscitore della montagna quale è Olindo Merciadri, quando in inverno osservavamo i grandi gruppi femminili cercando di definire non solo le classi di età, lo stato di salute, ma anche il rango sociale delle cer- ve. L’ultimo passo è stato il corso che ci ha resi accompagnatori al cervo, organizzato dall’Atc 4 montagna e tenuto dagli amici di Bologna che hanno voluto condividere con noi partecipanti una parte importante delle loro esperienze. Un ringraziamento particolare va al presidente Ferruccio Silvetti e a Giuliano Grisanti, responsabile per la gestione della specie cervo, e a tutti coloro che con passione hanno svolto il lavoro che ha reso possibile tutto questo. L’azione di caccia svolta in compagnia di un amico, che a mia volta accompagnerò per il suo primo cervo durante la prossima stagione, il prelievo di un animale di una specie che per anni ho osservato e che spesso mi ha fatto compagnia, sia durante l’aspetto al capriolo sia nelle braccate al cinghiale quando, disturbati dai cani, uscivano dalla battuta al piccolo trotto ostentando tutta la loro eleganza, tutto questo mi ha regalato una sensazione nuova e incredibilmente gradevole. Le decisioni a cui ho dovuto far fronte durante la caccia, a partire dalla strategia di avvicinamento e poi alla scielta dell’animale da prelevare, hanno generato emozioni mai provate durante una caccia in una riserva in Italia o all’estero, dove l’accompagnatore, prendendo ogni decisione, ci solleva da ogni responsabilità. Il prelievo stesso è sembrato per qualche secondo un momento triste, per poi diventare liberatorio una volta verificatane la correttezza. Per me questo non è stato il primo cervo, ma sicuramente è stato il primo cacciato veramente, quello più importante che ricorderò per sempre. Onore all’animale e ancora grazie a tutti coloro che hanno contribuito a fornirmi le conoscenze per inziare a costruire un’esperienza, ancora lunga da venire, che mi ripropongo però di coltivare giorno dopo giorno. Dopo l’abbattimento, tre femmine e un piccolo si raggruppano, per poi allontanarsi lentamente. 12/2013 ARMI E TIRO 187