La Casa del Habano - Le Cercle 007 Friends

Transcript

La Casa del Habano - Le Cercle 007 Friends
La Casa del Habano
Via Anfossi, 28 • 20135 Milano
Tel +39 02 599 009 73 • Fax +39 02 5939 009 73
www.casadelhabano.it • email: [email protected]
EDITORIALE
CON “SKYFALL” TORNA
LA VOGLIA DI SPECTRE
“Dedico questo numero a Syd Cain,
il primo sceneggiatore dei film
di james Bond”
Ilario Citton
presidente di Le Cercle
Ho voluto con questa foto giocare
d’azzardo tenendo delicatamente tra le
mani “Silver”, meraviglioso esemplare
di gatto Chinchilla parente alla lontana
di “Salomon”, visto più volte tra le
braccia di Ernst Stavro Blofeld nei film
del nostro amato agente segreto, James
Bond.
L’azzardo sta nell’aver scommesso in un
ritorno della famosa SPECTRE nel film
del cinquantesimo anniversario della
saga di 007, intitolato “Skyfall”.
I produttori nella conferenza stampa di
presentazione tenutasi a Londra il 3
Novembre, hanno detto chiaramente
che nel film ci saranno tre misteriosi
personaggi che i fan riconosceranno
immediatamente.
Mi sono ovviamente fatto due conti, ed
essendoci la partecipazione dell’ultima
ora di Hellen McCrory che dovrebbe
interpretare Miss Moneypenny, restano
due soli ruoli dove tutti gli appassionati
sperano in un grande ritorno: Q, ed
Ernst Stavro Blofeld.
Nel frattempo gustatevi la nuova copertina magicamente ideata come di
consueto dal nuovo Vice Presidente di
Le Cercle, Pierfrancesco Stenti.
A lui ho chiesto anche di cambiare il
font della testata per dare il via ad un
nuovo inizio fatto di modernità al passo
con i tempi.
Per quanto riguarda questo N.13, la lettura filerà via veloce appassionandovi
come non mai. Il debutto di Pierre
Rodiac fondatore del “Club James Bond
France” con un articolo dedicato a
George Lazenby, è il filo conduttore di
tutto il numero, dove Dario Minotto,
Annalisa Giuseppetti, Andrea Carlo
Cappi, Michelangelo Iossa, Piero Cirino
e Gualtiero Turcio, raccontano i retroscena di una delle avventure di James
Bond più avvincenti:
Al servizio segreto di sua Maestà.
Questo è il mio regalo per voi.
Merry Christmas and happy new year! n
SKYFALL
IL FILM
DEL
CINQUANTESIMO ANNIVERSARIO
di Pierfrancesco Stenti
Londra 3 novembre 2011.
Il Corinthia Hotel in pieno centro a
Londra, ha fatto da cornice alla conferenza stampa di presentazione del
nuovo film di James Bond.
“Skyfall” questo è il titolo, a conferma
delle voci ufficiose che, già da qualche
settimana, giravano sul web.
A darne l’ufficialità è stato Michael G.
Wilson al suo ingresso davanti ad un
pubblico di giornalisti ed addetti ai lavori. A seguire sono sfilati gli attori che
comporranno parte del cast. Su tutti,
ovviamente Daniel Craig, alla sua terza
interpretazione nel ruolo di 007, ma
anche nomi importanti, quali, la veterana Judi Dench, “M” per la settima volta,
Javier Bardem, il cui ruolo sarà quello
del villain di turno, per poi arrivare alle
Bond girls Berenice Marlohe e Naomie
Harris ancora incredule della grande
opportunità occorsa. Mancavano all’appello Ralph Fiennes, Ben Winshaw e
soprattutto Albert Finney, l’acquisto
boom dell’ultima ora, ma anche loro faranno parte del cast.
Ad introdurre gli aspetti del nuovo film
è stato il regista Sam Mendes, autore di
film come “American Beauty”, che gli
valse nel 1999 il premio Oscar, ma
anche “Era mio padre” dove, tra l’altro,
figurava un giovane Daniel Craig nel
ruolo di antagonista di Tom Hanks, per
finire con Revolutionary Road, con Di
Caprio e Kate Winslet..
Mendes, a glissato su molti aspetti, lasciando un’alone di mistero attorno alla
trama di Skyfall. Ha comunque promesso che gli ingredienti principali della
saga cinematografica di 007, le auto, le
Bond girls e le scene di azione, saranno
presenti. Ha confermato che le location
principali saranno Istanbul, Shangai,
Argyll in Scozia e Londra. Le precedenti location date in pasto ai media, l’India
e sopratutto il Sud Africa, sembrano
non aver passato l’esame finale.
Per Mendes, Skyfall ricalcherà maggiormente le atmosfere di Casino Royale
piuttosto che Quantum of Solace, ma la
notizia più sorprendente è che il film
non avrà un legame con i precedenti,
cosa che sostanzialmente smentisce ciò
che i produttori Wilson e Broccoli avevano da tempo ufficializzato.
La parola è poi passata a Barbara
Broccoli, figlia di Albert “Cubby” padre
dello 007 cinematografico, la quale ha
precisato che l’esperienza di Craig,
come 007, non si esaurirà con questo
film. Craig dal canto suo ritiene ancora
oggi essere “molto confortevole” interpretare James Bond, e di non vedere
l’ora di iniziare a girare questa nuova
avventura.
Javier Bardem, ha lasciato intendere che
non necessariamente il suo “villain”
debba essere una persona negativa.
133
Per il resto hanno trovato conferma
quasi tutte le notizie che nel corso dell’ultimo anno si sono rincorse.
Roger Deakins, sarà il direttore della
fotografia, Dennis Gassner curerà le
scenografie, Stuart Baird si occuperà
del montaggio. Gli effetti speciali saranno opera del veterano Chris Corbould,
mentre Alexander Witt tornerà ad essere il regista della seconda unità.
Il conto alla rovescia è iniziato.
Manca meno di un anno al 26 ottobre
2012, data della ormai consolidata premiere a Londra, ma dopo quattro anni
di attesa, una cosa è certa:
n
James Bond è tornato!
Q LABORATORY
LA
di Dario Minotto
Piz Gloria è il nome del ristorante girevole che sorge a Shilthorn e che sovrasta il paese di Murren nella Svizzera
Bernese. L’intero complesso ed il tratto
della funivia di collegamento furono
progettati dall’architetto svizzero
Konrad Wolf nel 1961. L’edificio sorge
a 2970 metri di altitudine ed il ristorante ha una capacità di 400 persone con
una rotazione a 360 ° in circa un’ora
dando commensali una splendida vista
panoramica sulle cime circostanti. Il
nome gli è stato attribuito dopo la realizzazione in loco di gran parte del film
di 007: “Al Servizio Segreto di Sua
Maestà”. La realizzazione di: Al Servizio
Segreto di Sua Maestà sarebbe dovuta
partire
dopo
“Thunderball
–
Operazione Tuono” ma, le difficoltà
per trovare gli esterni adatti fecero slittare la produzione che preferì anticipare in Giappone “Si Vive Solo Due
Volte”. Per creare la base del nemico:
Blofeld, la ricerca di un’ambientazione
simile a quella descritta nell’omonimo
romanzo di Fleming, nella realtà, costituì una vera sfida per i produttori che
iniziarono una capillare ricerca in vari
territori e giungendo dopo sul territorio elvetico. I produttori Broccoli e
Saltzman ricordarono in un’intervista di
aver preso inizialmente in considerazione la Linea Maginot in Francia, una
serie di fortificazioni costruita nel 1930
per fermare l’esercito di Hitler ed in seguito percorso centinaia di chilometri
nel territorio svizzero alla ricerca di
un’accettabile location giungendo e valutando anche l’osservatorio astronomico di Monte Generoso – Mendrisio a
quota 1704 metri ma che si rivelò insufficiente e non adatto. Per caso, in un
bar, il regista Peter Hunt ed il produttore associato Herbert Froehlich seppero che sul monte Shilthorn era in costruzione un fantastico ristorante girevole da cui si vedeva il panorama delle
tre cime dell’Eiger, del Monch e della
Jungfrau e che al momento i lavori procedevano lentamente a causa degli alti
costi dei lavori. La posizione della costruzione era l’ideale per ambientare il
film e così, in cambio dei diritti per girare il film, i produttori si accordarono
per ultimare la costruzione del complesso, ci aggiunsero inoltre una pista
di atterraggio per gli elicotteri ed arredarono l’interno del ristorante in modo
avveniristico. Le riprese iniziarono il 21
Ottobre 1968 proprio al Piz Gloria
dove circa centocinquanta persone
della troupe restarono per 10 settimane facendo poi base a Muerren il paese
sottostante. Naturalmente, le difficoltà
per girare un film a 3000 metri di altitudine non mancarono e spesso ebbero
problemi con il generatore di corrente
del ristorante che non era sufficiente
per l’illuminazione notturna. Il regista
Peter Hunt volle ricreare un film più
realista ed aderente al romanzo di
Fleming cercando di far trasparire maggiormente il carattere dei vari personaggi. In accordo con lo sceneggiatore
Richard Maibaum, si presentò un James
Bond più intimista e più simile alle caratteristiche date dal suo autore e quindi tutto l’insieme risultò quasi come un
classico film di spionaggio davvero distante dalle mirabolanti avventure precedenti senza gadgets ed effetti speciali.
Le riprese nelle sequenze di inseguimento con gli sci sulla neve furono realizzate con tecniche di ripresa assolutamente rivoluzionarie dal campione
Willy Bogner, in grado di sciare all’indietro trattenendo una cinepresa tra le
gambe. Per le fantastiche riprese aeree
si occupò il mitico Johnny Jordan, un
fotografo senza paura che filmò le se-
PIZ GLORIA,
BASE DI BLOFELD
quenze con una visuale di 180° appeso
ad una speciale imbragatura all’esterno
di un elicottero. Proprio grazie a
Jordan, questo film ebbe alcune delle
più avvincenti riprese aeree di tutta la
serie. Si racconta che nel tempo libero
dalle riprese, Lazenby si divertiva a sciare intorno al Piz Gloria nonostante la
proibizione estesa
a tutti dai
Produttori e dalle clausole assicurative
perché c’era anche il pericolo d’infortuni ed infatti l’attore protagonista Gorge
Lazenby si procurò una storta alla caviglia fortunatamente non grave. Le cronache mondane del periodo riportarono notizie di liti tra Lazenby e l’attrice
Diana Rigg ma, in seguito vennero
smentite da entrambi. Nel corso di
tutte le riprese, vi erano presenti degli
addetti al controllo costante del livello
e dell’intensità del manto nevoso per
evitare che qualcuno cadesse o sprofondasse in qualche dislivello. Nel 1990
Piz Gloria è stato ristrutturato esternamente nella pavimentazione del terrazzo panoramico ed il tetto e con l’ultimo
intervento del 2007 sono stati modernizzati gli ambienti interni modificandoli dagli originali visti nel film ma, la
scala che porta al salone alpino ed il locale stesso adibito a ristorante sono rimasti inalterati. Ora è possibile salire
fino al piano superiore e terrazza con
una moderna scala mobile oppure in
ascensore (modello più moderno di
quelli di Bond) ritrovare su una parete
lo stemma di Blofeld e poi accedere al
bar ed a un fornito emporio dove si
possono acquistare gadgets vari legati
n
alla location ed a James Bond.
135
DA HONG KONG CON AMORE
LA STORIA DI GEORGE LAZENBY
Quando, dopo aver girato Al servizio
segreto di sua maestà, George Lazenby,
rifiuta di firmare un contratto per 7 film
di James Bond e 5 altre produzioni della
United Artists, Cubby Broccoli, coproduttore della saga, aveva previsto
che si sarebbe ammuffito in oscuri sottoprodotti del western italiano.
Broccoli s’è sbagliato. Lazenby si è ammuffito in sottoprodotti del cinema di
Hong-Kong. George Lazenby rimpiange subito la sua scelta di abbandonare il
ruolo di James Bond e di rifiutare un
compenso di 1 milione di dollari per I
diamanti sono eterni. Tutto dietro consiglio del suo agente, Ronan O’Rahilly.
Essi allora produrranno insieme
Universal soldier che dispone di un
budget tale da far di Lazenby l’attore
meglio pagato della Gran Bretagna.
Jimi Hendrix firma per comporre la
musica. Ma la star del rock muore di
overdose prima dell’ inizio delle riprese. Miscuglio di parodia di James Bond e
d’apologia dell’utilizzo della droga, il
film che esce in un clima di estrema
controversia, si rivela un fallimento al
botteghino. Lazenby decide infine di
aggirare O’Rahilly, che per due volte gli
ha fornito cattivi consigli. Comincia a
vegetare in Inghilterra e non riceve alcuna proposta di ruoli. Parte allora per
l’Italia, dove appare in un thriller interessante e strano, un giallo di Aldo
Lado, Chi l’ha vista morire.
Ed è finalmente Hog-Kong che lo chiama tramite Bruce Lee. L’attore cinese è
allora all’apice della gloria. Prepara il
suo nuovo film Il gioco della morte e
pensa a Lazenby per girare a suo fianco.
Lee è rimasto colpito dall’energia sprigionata dall’attore australiano nelle sue
lotte. Dopo diversi incontri i due uomini lavorano attivamente al progetto.
Hanno pranzato insieme quando Lee ha
annunciato di avere disturbi alla testa e
va a casa. Bruce Lee muore quella notte
stessa. L’attore australiano sarà presente al funerale della star asiatica, ma non
girerà il film, che rimane incompiuto.
Non comparirà più, inoltre, nella versione rimontata e completata da
Robert Clouse, ad eccezione poi di un
breve estratto di un reportage al funerale di Lee. Con il biglietto da visita di
Bruce Lee, George Lazenby inizia la
carriera a Hong Kong. Firma con
Raymond Chow un contratto per tre
film con Bruce Lee. Dopo la morte del
piccolo drago, Chow, si appella a lui per
onorare il contratto. George Lazenby si
ritrova in una co-produzione con
l’Australia realizzata da Huang Feng a
fianco della star Angela Mao che era
stata la sorella di Bruce in I tre dell’operazione Drago. Il trailer di Stoner / The
Shrine of Ultimate Bliss/ Hong Kong
Hitman (Stoner si scatena), usa e abusa
di riferimenti a James Bond e al simbolo
007. Il film riprende alcuni elementi dei
Tre dell’operazione Drago e dell’universo di James Bond. Infine, Lazenby si
rivela molto efficace, soprattutto nelle
scene d’azione in cui la sua energia vola
insieme alla grazia, alla flessibilità e all’agilità di Angela Mao. Nonostante le
sue rappresentazioni vecchio stile e le
sue sceneggiature spazzatura, il film si
lascia godere e rivela un Lazenby ancora energico e convincente, nonostante i
ridicoli baffi che egli porta per gran
parte del film.
In seguito l’attore australiano ricompare in The Man From Hong-Kong/The
Dragon Files (Il drago di Hong
Kong/Aguatto a hong Kong/) di Jimmy
Wang Yu, anche questo co-prodotto
dalla Golden Harvest, la società di produzione di Raymond Chow. Wang Yu
era stato la star internazionale del cinema asiatico incontrastato e insuperabile
negli anni ‘60, con la società Shaw
Brothers. Dopo aver sbattuto la porta
di questa per raggiungere la Golden
Harvest, lotta per riconquistare il suo
successo passato, oscurato dalla stella
cadente Bruce Lee, che devasta ogni
cosa sul suo cammino. Con Il drago di
Hong Kong, Yu Wang spera di riconquistare l’apprezzamento del pubblico
e la vetta del botteghino. Il film si presenta come una co-produzione tra
Hong-Kong e Australia, condotta da
Brian Smith Tranchard con Lazenby nel
ruolo del primo cattivo. Tutto come
Stoner, questa grande produzione per
l’epoca, è pieno di oggetti bondiani: inseguimenti e salti in macchine, arrivi in
deltaplano in territorio nemico, gadget.
Come sempre Lazenby non delude, soprattutto nelle lotte molto violente che
l’oppongono a Jimmy Wang Yu. Il film
non ottiene, purtroppo, il successo
sperato e Wang Yu, dopo un ultimo
film con Lazenby, torna a Taiwan a girare film di Kung Fu a budget limitato.
Lazenby, ancora sotto contratto con la
Golden Harvest, continua la sua carriera a Hong Kong con Operation Regina
(Intenational Assassins / A Queen’s
Ransom), scritto e diretto da Ding Sin
Saai. Dove lo si scopre nel ruolo di un
terrorista irlandese, accanto a Jimmy
Wang Yu e Bolo Leung (I tre dell’operatione drago). A capo di una banda di
malviventi, egli progetta d’assassinare la
regina d’Inghilterra durante il passaggio
di questa a Hong-Kong. Essi si troveranno di fronte ad Angela Mao, principessa cambogiana implicata nel caso.
Il film si mostra, infine, un thriller condotto con suspense, realizzato
con mano da maestro che cattura lo
spettatore dall’inizio alla fine e che valorizza Lazenby.
La carriera di George Lazenby a Hong
Kong lo ha reso, in questo momento,
l’attore più pagato nella colonia. I film
in cui ha recitato hanno avuto un buon
successo di mercato e hanno goduto di
un riscontro internazionale onorevole.
Ma senza la presenza di Bruce Lee, il
grande successo non sarebbe mai arrivato. Chow non rinnova il contratto di
George Lazenby che alla fine decide di
riconsiderare la sua carriera. Si trasferisce a Los Angeles e si dedica alla speculazione immobiliare, facendo occasionali brevi apparizioni in produzioni diverse, parodie di James Bond, dei telefilm della serie Emmanuelle, o delle
serie come Suerboy, General Hospital,
The Chameleon ... James Bond è tanto
n
lontano.
137
di Pierre Rodiac
Traduzione di Antonella Cambria
e Raffaelle Aufiero
MR. MOORE
CHE COPPIA
di Bob Ferrari
QUEI DUE!
Dopo lo strepitoso successo de Il Santo
negli Stati Uniti, il produttore Robert
Baker decise di realizzare una nuova
serie sfruttando la sua vecchia idea di
affiancare un americano a Roger Moore.
Dopo il rifiuto di William Holden spuntò il nome di Tony Curtis, stella in declino di Hollywood. L’abbinamento,
strano e casuale, di Curtis+Moore generò una nuova coppia che certamente
si rivelò perfetta per il genere actioncomedy con continue strizzate d’occhio al mondo di 007 e alla spy story in
generale.
Attenti a quei due è a tutti gli effetti un
capolavoro televisivo: ottimo negli interpreti (anche qui moltissime guest
star bondiane), nei dialoghi e nello stile.
E il nostro Mr. Moore diede veramente
il massimo: produsse tutti gli episodi,
ne diresse tre e addirittura firmò gli
abiti che indossava. Senza contare che
nell’episodio “Una strana famiglia” interpretò ben 4 personaggi.
The Persuaders è il punto più alto della
sua carriera a livello artistico (a livello di
popolarità lo sarà ovviamente 007) e
osservandolo nei panni di Lord Sinclair
si può intuire che se la sua strada non si
fosse incrociata con quella di Mr. Bond,
molto probabilmente sarebbe diventato un moderno David Niven.
Potenzialità che anche Blake Edwards
deve avere colto, visto che gli diede la
parte (non accreditata e brevissima) de
l’Ispettore Clouseau in un film della
Pantera Rosa realizzato dopo la scomparsa di Peter Sellers.
Attenti a quei due diventerà uno dei
più grossi successi televisivi mondiali;
non in USA dove verrà battuto dalla
serie rivale Mission Impossible.
Questo è il motivo ufficiale della fine
della serie dopo solo 24 episodi, ma le
cose non stanno esattamente così:
Robert Baker ha poi rivelato che in realtà Roger Moore accettò di interpretare solo la prima stagione perché voleva
restare libero. Libero per James Bond
naturalmente! Sapeva che prima o poi il
posto si sarebbe liberato.
Successivamente si ipotizzò di sostituire Moore con l’attore Noel Harrison
per poter continuare la serie... ma naturalmente si lasciò perdere, Brett Sinclair
poteva essere interpretato da un solo
uomo e in quel momento era impegnato a rivoluzionare e a far rinascere il
mito di 007.
n
BOND STYLE
GEORGE LAZENBY, UN
MODELLO
IN GIACCA E CRAVATTA
Che con Lazenby la storia cinematografica di James Bond entrasse in una
nuova fase, risulta evidente fin dalle
prime sequenze del teaser.
Un’altrettanta netta cesura la si nota
nello stile, sebbene il modello australiano fosse andato dallo stesso sarto di
Connery per farsi confezionare un
abito simile a quelli che avevano già definito uno stile nei film precedenti.
Anche Lazenby non si trova a suo agio
in giacca e cravatta, così come avvenne
inizialmente per il suo predecessore.
E’ un modello e si vede dalle movenze.
Si presenta al grande pubblico bondiano in smoking, per salvare Tracy su una
spiaggia portoghese. Al suo arrivo al casino, lo ritroviamo con un abito in lino
crema, due bottoni, due spacchi laterali, tasche oblique, cravatta blu, camicia
rosa e mocassini bianchi. La linea degli
abiti rimarrà pressoché invariata per
l’intera pellicola, con qualche fugace eccezione. Al tavolo da gioco, l’immancabile smoking. Due elementi concorrono a denotare le stravaganze di un decennio che sta per affacciarsi: un vistosissimo plastron sulla camicia e gli spacchi laterali della giacca con collo a lancia. In ufficio, mostra dapprima una
certa disinvoltura con Moneypenny,
quindi si presenta a M in abito blu a spigato, tre pezzi, con camicia bianca e
cravatta blu in maglia di seta.
Dopo aver preso parte alla festa di
compleanno del futuro suocero con un
completo da equitazione, in cui spicca
una giacca finestrata in pied de poule,
con Tracy dà vita a una sfilata in cui
compaiono quasi tutti i capi che indosserà nel film. In Svizzera, nello studio
dell’avvocato Gumbold, un altro capo
onnipresente: principe di Galles, qui
due bottoni, tasche oblique e profondi
spacchi laterali sulla giacca, camicia celeste, cravatta blu. A Quarterdeck, residenza di M, 007 si presenta con un blazer blu doppiopetto, sei bottoni, su
pantalone grigio in flanella, camicia celeste, cravatta rossa. All’istituto araldico
lo ritroviamo con un cappotto corto da
auto, doppiopetto blu, con guanti, cappello, tre pezzi gessato blu, tre bottoni
e spacchi laterali, camicia celeste e cravatta rosso scuro. Quindi, nei panni di
Sir Hillary Bray, sotto un cappotto
color tabacco con mantella, un classico
abito da fine settimana inglese: finestrato in toni verde e marrone, in tweed,
tre pezzi, due bottoni e spacco centrale; camicia a quadri Tattersall e cravatta
nera con stemma dell’istituto araldico
di Londra. Per ripararsi dal freddo,
guanti e sciarpa beige e cappello in grigio. Al ritorno, da M, di nuovo abito
blu, camicia celeste e cravatta blu, nello
stesso stile di quello precedente. Per
impalmare la bella Tracy, giacca scura,
con spacchi laterali, cravatta grigio chiaro da cerimonia, pantalone e gilet in grigio chiaro e camicia bianca. La sensazione finale, anche sotto il profilo dell’eleganza, è che, sebbene la pellicola vada
comunque inserita nel suo contesto
storico, si tratti di uno dei film potenzialmente migliori della saga bondiana.
Rimane l’amaro in bocca per ciò che ne
n
ha inibito le potenziatà.
139
di Piero Cirino
[email protected]
DIANA RIGG
LA PRIMA BOND GIRL SEXY
“We have all the time in the world”
(“Abbiamo tutto il tempo del mondo”),
per vederti e rivederti ancora
di Annalisa Giuseppetti
Bello essere inseguiti da James
Bond…..quale donna disdegnerebbe
una esperienza simile.
Ed è proprio questo lo scenario che si
presenta in: “007 - Al servizio segreto
di Sua Maestà”.
Una scena che ci riporta alla mente il
leggendario film della saga del nostro
amato James Bond., ma soprattutto ci
ricorda Diana Rigg, l’indimenticabile
bond girl che, nei panni della contessa
Tracy Di Vincenzo, si ritrova in rocambolesche scene tipiche di Bond, al fianco di George Lazenby nella sua unica
apparizione nella parte del famoso
agente segreto. Il marmoreo Lazenby
che fu poi subito sostituito da Roger
Moore.
Ma chi è Diana Rigg? Nasce il 20 luglio
1938 a Doncaster, nello Yorkshire, è
dotata di grande talento e di notevole
agilità. Nei giorni immediatamente
l’uscita del film nelle sale, furono molte
le TV a parlare della bond girl come una
donna che faceva volare gli uomini in
aria con la forza delle sue arti marziali,
vicino ad un tipico inglese con la bombetta, riuscendo anche ad oscurare la figura di bond. Proprio per queste sue
doti si disse che Geroge Lazenby non
piacque più alla severissima produzione
che selezionava i protagonisti degli 007.
La Bond Rigg, infatti, a differenza di
molte altre della serie di James Bond,
non aspettava l’eroe di turno per essere salvata, ma sapeva badare a se stessa.
Siamo nel 1969 e la sua “originalità nell’abbigliamento”, colpi un po’ tutti.
Un guardaroba composto esclusivamente da minigonne vertiginose, scollature profondissime che non lasciavano nulla all’immaginazione, tute nere
incredibilmente attillate e stivaletti che
facevano di lei una vera sex symbol.
Insomma una sorta di feticcio erotico
che all’epoca deponeva per una figura
femminile hard, visto che il nudo come
lo si intende oggi, non spadroneggiava
nel cinema e nella televisione di quegli
anni. La sua bravura come attrice, e l’insieme di fattori sexy, accostata all’eleganza, ironia e raffinatezza, contribuirono negli anni sessanta a fare di lei
un’icona. Come è possibile dimentica-
re alcune scene del film dove emana sicurezza, eleganza e solarità.
Dalla strada, al casinò, fino agli ultimi
fotogrammi della pellicola dove Bond e
la contessa Tracy Di Vincenzo, oramai
marito e moglie, sono in viaggio su
un’auto ricoperta di fiori, mentre un
gruppo di ragazzi, al loro passare, lancia
la battuta: “ditelo con i fiori”.
Lapidaria la replica di James: “sembriamo la pubblicità di un fioraio”.
Proprio questa scena è l’epilogo della
fine della contessa Tracy Di Vincenzo.
La donna è all’interno dell’Aston Martin
in attesa che 007 togliesse i fiori dall’auto quando i due vengono raggiunti da
una Mercedes-Benz 600.
A bordo ci sono Blofeld, alla guida, e la
segretaria Irma Bunt che spara contro
l’auto ferendo a morte Tracy. Bond, disarmato, non può fare niente, soltanto
piangere l’amata nell’ultimo abbraccio.
Il film si conclude con la frase “We have
all the time in the world” (“Abbiamo
tutto il tempo del mondo”) rivolta al
poliziotto che è sopraggiunto.
Proprio come la celebre canzone tratta
dal film fu We Have All The Time In
The World (che riprende l’ultima frase
pronunciata da Bond alla fine), interpretata da Louis Armstrong.
Lo stile britannico e vagamente surreale di questo film è indimenticabile, così
come rimarrà indimenticabile la donna
che nel 1969 divenne l’icona sexy di
una saga che consegnò alle successive
bond girl stili e atteggiamenti trasgressivi.
n
141
FROM GOLDENEYE
E QUELLA VOLTA CI FU LAZENBY
di Andrea Carlo Cappi
Lazenby, classe 1939, è l’unico interprete
di 007 a non essere nato nelle Isole
Britanniche bensì in Australia. In patria
vende automobili, in Inghilterrra, dove si
trasferisce nel 1964, lavora come fotomodello e attore in pubblicità. Per puro
caso frequenta lo stesso barbiere di
Mayfair che serve il produttore Albert R.
Broccoli, cui non sfugge una certa somiglianza tra il giovanotto e la sua idea di
007. Ma Lazenby, che non ha alcuna vera
esperienza di recitazione, ne è all’oscuro
quando la sua agente lo manda a un provino presso Harry Saltzman, socio di
Broccoli nella produzione dei film di
James Bond. Sean Connery ha già deciso
che non intende girare il nuovo film in
preparazione, Al servizio segreto di Sua
Maestà, annunciato nei titoli di coda del
precedente episodio, Si vive solo due volte,
e occorre un sostituto. Lazenby, che al
primo incontro con Saltzman si è finto
inglese mascherando abilmente l’accento
australiano, entra nella ristretta cerchia
dei candidati. Dopo un incontro con
Peter Hunt, già direttore della seconda
unità nelle pellicole precedenti della serie
e ora promosso regista, il giovane australiano si cimenta in quello che in sceneggiatura è un combattimento con un sicario di Draco, suonandole all’avversario
Yuri Borienko: il provino è così convincente che Hunt si rammarica di non poterlo usare come scena del film. A quel
punto la parte è assegnata. Purtroppo,
un po’ per l’inesperienza del neo-attore
e un po’ perché il regista non è in grado
di fargli la stessa scuola che Terence
Young fece a Connery, davanti alla macchina da presa Lazenby non ha né le movenze né il magnetismo del suo predecessore; fa pensare piuttosto a certi attori che imitavano l’attore scozzese negli
spy-movies del cinema europeo anni ‘60.
Il confronto con l’uomo che il pubblico
ormai identificava con 007 è sicuramente
difficile: è la prima volta dal boom della
Bondmania che non è Connery a interpretare la parte, cosa cui il pubblico, invece, si abituerà negli anni ‘70.
Che ci fosse un certo imbarazzo nel rimpiazzare Connery si avverte nella sceneggiatura e nel film: inquadrato di spalle,
Bond non si vede in faccia per parecchi
minuti; si era pensato di giustificare il
cambio di aspetto raccontando di una
plastica facciale, idea poi scartata; e poco
prima dei titoli di testa 007 rivolge agli
spettatori la famosa battuta su «quello di
prima», fuori luogo con lo spirito del
film. A questo si aggiunge che la pellicola
è agli antipodi rispetto a Si vive solo due
volte: laddove quello era infedele al romanzo e saturo di gadget e fantascienza, Al servizio segreto di Sua Maestà è più
serio, più romantico e a tratti più noir, e
segue il libro fino al tragico finale che non
lascia certo uscire il pubblico dalla sala
con il sorriso sulle labbra.
Così Lazenby, già poco simpatico sul set
e sgradito ai critici, perde l’occasione di
diventare l’erede di Connery. Di certo
sarebbe stato un ottimo 007 se si fosse
presentato un decennio più tardi, più
maturo e professionale. L’australiano
segue altri percorsi: dal cinema di Hong
Kong al thriller italiano (Chi l’ha vista morire di Aldo Lado), da Peter Bogdanovich
(Saint Jack) a John Landis (Ridere per ridere), sempre inseguito dall’ombra di
007: dell’esperienza con Bond gli restano
le strizzatine d’occhio di alcuni ruoli televisivi di agente segreto di nome James o
dalle iniziali JB, e la rivalutazione che il
suo unico episodio ha avuto negli anni,
per le sfumature di umanità – presenti
nei libri di Fleming ma non nei film di
Connery – che l’attore è riuscito a instillare nel personaggio e che saranno recuperate solo nel periodo di Pierce
n
Brosnan.
Continua...
BOND ON SET
di Gualtiero Turcio
Nel 1967, quando al termine delle riprese di Si vive solo due volte, Sean
Connery decise di non rinnovare il
contratto per un nuovo film di James
Bond, i produttori Broccoli e Saltzman
si videro costretti a cercare un nuovo
attore che potesse interpretare il ruolo
di 007 per poter proseguire la saga.
Dopo molte e lunghe audizioni e provini alla fine si impose un fotomodello
australiano semisconosciuto al grande
pubblico: George Lazenby.
Il nuovo film sarebbe stato tratto dal
romanzo “Al Servizio segreto di sua
maestà”. Ne risultò una pellicola che a
detta di molti critici seppure più ricca di
trama, era però alquanto più lenta e
con un un Bond più introspettivo rispetto alle precedenti.
Le locations del film furono questa
volta solo due: Svizzera e Portogallo.
Le riprese iniziarono il 21 Ottobre
1968, le ultime ad essere girate
nell’Aprile-Maggio del 1969 furono ambientate in Portogallo; in particolare le
LA
scene del teaser vennero girate a
Guincho Beach vicino Cascais, a ovest
di Lisbona. La dimora di Draco e la
scena del suo compleanno furono riprese anch’esse in Portogallo, a Da
Vinho Estate presso Zanbujal a circa 40
chilometri a sud di Lisbona.
L’albergo dove Bond alloggiava nonché
il locale Casinò dove giocava e dove incontrerà Tracy è il Palacio Estoril Hotel
in Rua Do Parque a Estoril, a ovest di
Lisbona. La scena che conclude il film,
quella in cui Tracy viene erroneamente
uccisa da Irma Bunt,e che in realtà nei
progetti iniziali del regista Peter Hunt
doveva aprire il film successivo “Una
Cascata di Diamanti” se Lazenby avesse
accettato di girare il film, fu ripresa su
una strada di montagna nel Parco
Nazionale Arrabida vicino Sétubal.
Una curiosità riguardo questa scena fu
raccontata dallo stesso regista Hunt al
termine delle riprese quando disse che
per ottenere la giusta interpretazione
da parte di Lazenby fu costretto a farlo
LOCATION DI “AL SERVIZIO
SEGRETO DI SUA MAESTÀ”
svegliare di mattina, molto presto, facendogli ripetere la scena per circa 9
ore di seguito fino a quando Lazenby
era ormai esausto!
Originariamente il produttore Saltzman
voleva che le scene riprese venissero
girate nella Francia meridionale. Dopo
alcuni sopralluoghi però il regista Peter
Hunt decise di girarle in Portogallo.
Per quanto riguarda le locations svizzere queste furono le prime ad essere utilizzate dall’Ottobre 1968 sino al Marzo
1969. Le riprese si concentrarono principalmente nel Cantone di Berna dove
la prima scena ad essere girata fu quella
di una ripresa aerea di Bond che scala la
montagna dove Blofeld ha il suo quartier generale; questa scena venne però
scartata nel film. Molte riprese vennero
fatte sulla sommità dello Schiltorn Piz
Gloria, dove era in fase di costruzione
un ristorante panoramico.
Per rendere possibili le riprese i produttori sottoscrissero a loro spese il
contratto di fornitura di energia elettrica al ristorante suddetto mentre nelle
vicinanze vi realizzarono un eliporto.
A causa della neve diventò impossibile
continuare gli inseguimenti, questo
comportò un prolungamento di circa
56 giorni! Per le riprese in Svizzera fu
deciso di utilizzare due distinte troupes, la prima riprendeva a Piz Gloria, la
seconda, guidata da John Glen, filmava
gli inseguimenti in sci che coinvolsero
diversi sciatori professionisti. Alcune cineprese vennero modificate ed altre
furono montate sugli operatori mentre
sciavano; il cameraman Johnny Jordan
elaborò un sistema di ripresa in cui, legato ad un paracadute mantenuto ad
una altezza di 6 metri riprendeva le
scene sotto ogni angolatura!
Per l’inseguimento in Bob fu necessario
l’utilizzo di atleti olimpionici svizzeri; la
scena venne girata una seconda volta
per incorporarvi gli “incidenti” tra i
quali quello in cui Bond viene sbalzato
fuori dalla pista. E ancora: le riprese
della valanga che travolgerà Bond e
Tracy furono girate in cooperazione
con l’esercito svizzero, che annualmente, per prevenire i danni delle valanghe,
utilizza delle esplosioni controllate per
evitare il pericoloso accumulo di neve.
Parte delle riprese venne però completata negli studi degli effetti speciali; il risultato fu la combinazione tra una valanga prodotta dall’uomo e una serie di
immagini create appositamente dalla
troupe degli effetti speciali che utilizzò
nella circostanza del semplice sale!
La corsa in automobile venne girata su
un anello ghiacciato, manco a dirlo
Lazenby e la Rigg cappottarono più
volte! Sui set non mancarono incomprensioni, Lazemby si lamentò di aver
incontrato molte difficoltà e nemmeno
una persona che lo aiutasse, egli asserì
che lo stesso regista aveva complottato
contro di lui. Hunt nella sua filosofia
pensava che più Lazenby fosse stato lasciato a sé meglio avrebbe interpretato
il personaggio di 007.
Al termine delle riprese nel Marzo
1969, la troupe si spostò a Londra dove
vennero girate le scene degli interni ai
celebri Pinewood studios mentre gli interni della casa di M furono ripresi a
Marlow nel Buckinghamshire.
Al Servizio segreto di sua Maestà fino a
Casinò Royale, è stata la pellicola più
lunga della serie di 007.
n
Alle prossime locations!
145
SMOKING
12 CANDELINE PER IL MALEDETTO
di Matteo Tornielli
Dodici anni di ''fumata lenta''. Dodici
anni di riflessioni sulla letteratura, sulla
musica, sulla cultura. Dodici anni di
promozione dell'italianità, del gusto,
delle eccellenze di questo grande Paese
che è l'Italia, tutto accompagnato da un
grande prodotto riconosciuto per le
proprie caratteristiche in tutto il
mondo: il ''Sigaro Toscano''.
Il compleanno del Club Maledetto
Toscano, che si è festeggiato domenica
11 settembre, presso Borgo Melone, a
Cortona (Ar), ha, come sempre, sorpreso piacevolmente tutti gli ospiti.
''Siamo già arrivati a dodici anni di grandi
incontri - racconta il presidente e fondatore del Club, Stefano Fanticelli - e per
festeggiarlo ancora una volta abbiamo
chiamato a raccolta grandi personaggi e
grandi prodotti dell'italianità''.
La giornata è iniziata alle 12 con la presentazione in anteprima del nuovo portale del Club dedicato all'informazione
del Sigaro Toscano. www.maledettotoscano.it che è nato con l’ambizione di
diventare il portale di riferimento per il
sigaro toscano ed il fumo lento.
Durante la presentazione è stato servito l’aperito, sigaro toscano e birra KeTo
della birreria del Borgo.
Si è poi passati al pranzo, le pietanze
sapientemente create dallo chef del
Borgo Melone, sono state accompagnate da stupendi vini tra cui: Franciacorta,
Castelo di Bonomi; Amarone della
Valpolicella; recioto dell Valpolicella e
China Clementi Antico Elixir.
Nel pomeriggio è stato presentato il
libro “Il Sigaro Avana” di Salvatore
Parisi, un’opera unica nel suo genere,
come lo è ogni vero fumatore.
L’autore ha offerto una delle sue prestigiose riserve di sigari cubani che sono
state degustate in abbinamento con le
praline e cioccolate firmate Vestri
Cioccolato d'Autore, il tutto accompagnato da una selezione di Distillati a
cura del Maledetto Toscano.
Una giornata in grande stile per festeggiare il club ma soprattutto per festeggiare e godere dei piaceri della vita. n
SECRETS OF 007
LOUIS ARMSTRONG AL
DI JAMES BOND
di Michelangelo Iossa
Una scena-cult: James Bond (George
Lazenby) abbraccia sua moglie Teresa
‘Tracy’ (Diana Rigg), colpita a morte pochi secondi prima - da una complice
di Blofeld, il ‘villain’ per eccellenza dell’universo bondiano. Accarezzandole i
capelli, l’agente segreto sussurra:
“Abbiamo tutto il tempo del mondo”.
“We have all the time in the world” è la
frase che chiude il film “Al servizio segreto di sua maestà” e che dà il titolo al
brano interpretato dal grande Louis
Armstrong. Tra i musicisti di maggior rilievo nella storia del jazz e della popular
music internazionale, Armstrong ha influenzato migliaia di musicisti, trombettisti e interpreti.
Composta da John Barry e impreziosita
dal testo di Hal David, “We have all the
time in the world” occupa un posto
speciale nella carriera di Louis
‘Satchmo’ Armstrong e nella storia
della musica del XX secolo: le session
SERVIZIO
di registrazioni del brano furono, infatti, le ultime a cui il musicista statunitense prese parte, poco prima della sua
scomparsa. A proposito di questo
brano, il grande compositore John
Barry affermò: “la mia canzone
Goldfinger ha il perfetto ‘Bond Sound’,
ma il miglior brano che ho scritto per
un film di 007 è senza dubbio ‘We have
all the time in the world’. E’ stato un
onore lavorare con Armstrong e ascoltare una mia canzone interpretata da
lui”. Immediatamente dopo la sua pubblicazione, la canzone non ebbe particolare successo, ma circa 25 anni più
tardi, la popolare azienda produttrice di
birre Guinness la utilizzò come canzone-tema di una sua campagna pubblicitaria, ‘lanciandola’ verso il terzo posto
della classifica discografica inglese!
In Italia, il brano venne presentato per
la prima volta all’interno della programmazione di “Alto Gradimento”, il popolare programma radiofonico condotto da Arbore e Boncompagni.
Nel corso degli ultimi anni, la canzone è
stata reinterpretata dai My Bloody
Valentine, dall’ex-Stooges Iggy Pop, dai
Fun Lovin’ Criminals, da Vic Damone,
Michael Ball, dall’italiana Amalia Grè,
dalle Puppini Sisters, dalla Fairly
Handsome Band e dai Tindersticks.
Secondo un’indagine condotta dalla
BBC nel 2005, “We have all the time in
the world” di Barry/David è la terza
canzone d’amore più suonata durante i
matrimoni: d’altronde sposarsi significa
anche condividere “tutto il tempo del
n
mondo”!
INTERVISTA
BUSINESS EXECUTIVE
pagnie aeree per offrire soluzioni di
qualità, il varo di due nuove navi nei
prossimi mesi (Costa Fascinosa Costa
neo Romantica, un restyling totale di
Costa Romantica affidato a due studi di
design come Tillberg Design e Sytax
specializzati in hotel di lusso, yacht e
centri benessere), e tanto altro che non
dico, servirebbero ore...
Ho avuto il privilegio di essere tra gli
invitati alla crociera del battesimo di
Costa Favolosa qualche mese fà e di
poter vivere la magia che da anni il prodotto Costa Crociere sa offrire ai propri ospiti. Tutto come al solito è risultato perfetto. Il servizio e l’ordine, la
massima attenzione riservata al cliente
nonchè la cordialità del personale, le
ambientazioni, la cucina e tanto altro
che solo un marchio come Costa
Crociere riesce a racchiudere.
Questa esperienza è stata possibile grazie all’attenzione manifestatami da questa azienda italiana tramite il Sig. Marco
Ramot - Business Executive per il
Triveneto - al quale a distanza di tempo,
durante una tiepida giornata di sole autunnale in una caffetteria veneziana, ho
voluto porre alcune domande:
a cura di Ilario Citton
Che ruolo gioca un marchio prestigioso come Costa Crociere nel
Triveneto?
Senza dubbio un ruolo di grande responsabilità. E’ il ruolo che spetta a chi
il mercato lo interpreta da leader da
oltre sessant’anni (era il 31 marzo del
1948 quando entrò in servizio la linea
Genova - Buenos Aires) e ogni anno
sempre con la voglia di sorprendere e il
desiderio di far realizzare un’esperienza
unica e indimenticabile.
In un contesto come quello attuale far vivere esperienze da sogno
non risulta un pò una “mission
impossible”?
Tutti soffriamo individualmente un contesto che rapisce il sorriso, che ci proietta in un mondo sempre più spesso in
bianco e nero, che ci riempie di grandi
dubbi. Ma è in uno scenario di questo
tipo che chi sa danzare deve farlo ancor
meglio di prima. Mai come oggi, chi è
chiamato ad un ruolo di leadership non
può mancare in coraggio, quel coraggio
che serve per compiere scelte importanti che richiedono oltre che un’importante sforzo finanziario anche e soprattutto visione. Noi questo “ballo” lo
stiamo interpretando in questo modo:
Costa Favolosa, una programmazione
2012 rivista reinventando itinerari già
apprezzati e creandone di nuovi, accordi esclusivi con le più importanti com-
E tutto questo che prezzo ha?
Ha il prezzo che merita la qualità. I nostri vecchi dicevano. “chi più spende meglio spende”. E’ una massima che come
tante altre ha una dose di grande saggezza. Inutile illudersi che dietro un
prezzo “particolarmente aggressivo”, per
non dire “stracciato”, ci possa non essere l’insidia di una qualità mortificata.
Ci siamo resi conto che il momento impone particolare attenzione al prezzo,
abbiamo reso il partire in nostra compagnia più accessibile attraverso tariffe
più vantaggiose, sempre rispettosa di
chi è disposto a prenotare “subito”.
Ma ripeto: senza mai scendere a compressi con la qualità!
Qualità premiata dal Presidente
della Repubblica...
Proprio così. Nel 2010 abbiamo avuto il
privilegio di vederci consegnare il prestigioso “Premio Leonardo Qualità Italia
2010” per la valorizzazione dell’eccellenza italiana nel mondo. Un premio
che ci riempie di orgoglio soprattutto
perchè legato all’Italia. Un’Italia che
siamo gli unici a portare nel mondo, da
sempre, grazie alla collaborazione fattiva con Fincantieri (11 navi della nostra
flotta provengono da quest’azienda leader mondiale) alla scelta di arredi e allestimenti che molto devono, del loro fa-
MARCO RAMOT,
COSTA CROCIERE
scino, al “Made in Italy” fatto da centinaia di aziende italiane che contribuiscono alla realizzazione delle nostre
navi, ma, soprattutto, dal nostro tricolore che si innalza al cielo da ogni nave
della nostra flotta.
I nostri lettori sono in gran parte
imprenditori magari alcuni stanno pensando ad investire in soluzioni d’incentivazione o premio.
Cosa hai da dire loro?
Direi loro di venirci a scoprire entrando
nella loro agenzia di fiducia, o sfogliando le righe del nostro catalogo o ancora curiosando nel nostro sito internet
(magari trovando il tempo di sfogliare il
bilancio socio-ambientale che mettiamo a disposizione di tutti per amor di
trasparenza); direi loro di stare certi
che insieme troveremo senza alcun
dubbio la formula più adeguata per rendere il loro momento aziendale indimenticabile e sostenibile in termini finanziari; direi loro che lo faremo rispettando e valorizzando la loro immagine aziendale grazie a persone esperte
che hanno l’abitudine all’eccellenza.
Volendo giocare con lo slogan della nostra attuale campagna di comunicazione
direi loro che con Costa Crociere è
tutto un altro evento.
Passa davanti alla Zattere Costa
Favolosa, è diretta ad Istanbul.
La mia testa torna a quel Lido di
Porpora dal quale ho ammirato la mia
città in tutta la sua magia e dal quale,
ora, centinaia di persone stanno facendo la stessa cosa.
Sulle note di Waltz for Debby di Bill
Evans, finendo il mio cappuccino, mi
n
godo lo spettacolo e sogno...
151
ARTE ARTIGIANA
IVAN CRIVELLARO
Ho incontrato un anno fa Ivan Crivellaro
casualmente. Parlando di James Bond ho
scoperto le sue meravigliose creazioni.
Calzature artigianali di altissimo livello
sia nel design, che nei materiali ne fanno
un prodotto “alla James Bond”!
Ivan, ti definisci socievole, creativo, un artista. Raccontaci come
nasce la tua attività.
Posso dire che mi piace il rapporto
umano che si instaura con le persone
che incontro e questo si trasferice nel
rapporto che ho con i miei clienti, inizialmente sono clienti ma che da li a
poco si trasformano in amici. La mia attività nasce da una perenne insoddisfazione di espressione. Io sono sempre stato
portato per l’arte, creare, dipingere, disegnare, suonare, ma tutto ciò, se così si
può dire è stato sempre tamponato dalla
visione futura di un lavoro sicuro.
Questo mi rendeva enormemente insoddisfatto e aumentava la voglia di
esprimermi. Abbandonai gli studi e feci 3
anni presso una scuola di moda. Grazie
ad un mio professore, capii che le scarpe
fatte a mano potevano permettermi di
combinare idee, fantasia e realizzazione
manuale, tutto quello che cercavo. Oggi
realizzo pezzi particolari per clienti esigenti che mi lasciano l’onore di interpretare i loro gusti...
Come nasce ogni nuova idea?
All’improvviso, mi scatta una molla che
mi fa apparire tutto chiaro cosa devo
fere e come rendere la scarpa unica,
come per esempio la scarpa all’aglianico
o altre che realizzo con tinture che creo
estraendole da elementi naturali.
a cura di Ilario Citton
Quali sono le fasi di lavorazione
per arrivare ad una tua calzatura?
Bhe! Ci sarebbe molto da dire, basti
pensare che per un paio di scarpe ci
vuole oltre un mese, ma posso sintetizzare dicendo che prima si parla con il
cliente, si capisce che scarpa desidera,
modello, forma, colore, ecc., poi si
prendono le misure e da li si parte.
Si prepara il modello, si taglia si orla
(cuce) poi si prepara la suoletta di montaggio, i fili e le setole, si monta la scarpa
a mano, si fa la prima fase della tintura, si
cuce guardolo tomaia e fodere, poi guardolo e suola, si tinge definitivamente e si
inizia la lucidadura. Per renderle splendenti utilizzo champagne ghiacciato, non
vi dico quale ma è abbastanza costoso.
Per chi lo desidera si realizza poi quello
che chiamo il Total Look della scarpa cioè
rendere unica anche la suola...
Quali sono i materiali che ami utilizzare?
Il vitello, la culatta di cavallo che per me
è uno splendido pellame, resistente durevole. Poi ci sono i pellami esotici,
cocco alligatore ecc. da tenere presente
che io utilizzo al 99% delle pelli conciate
al naturale. Realizzo le scarpe come se
fossero per me e poi del cliente.
Quale delle tue creazioni faresti
usare a James Bond?
Sceglierei una blu che ho realizzato per
un cliente che desiderava qualcosa di sobrio ma che avesse qualcosa di unico.
Una caratteristica delle tue scarpe
sono i colori e le fantasie delle
suole...
Per quanto riguarda le suole è una cosa
che ho voluto proporre per completare
la scarpa, non è una costante, è qualcosa
che il cliente chiede. Per un cliente patito per la cultura giapponese, ho dipinto
una gheisha e un samurai.
Questa scarpa è un pezzo da collezione
numerata, di un valore paragonabile ad
n
un’utilitaria.
Via Appia 65, Castello del Lago (Avellino) - Tel. 3925742125 - e-mail: [email protected]