L`appello di 120 economisti francesi- “L`austerità

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L`appello di 120 economisti francesi- “L`austerità
Rassegna Stampa
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del 10 OTTOBRE 2012
fonte: http://temi.repubblica.it/micromega‐online/lappello‐di‐120‐economisti‐francesi‐lausterita‐aggrava‐la‐crisi/ L’appello di 120 economisti francesi:
“L’austerità aggrava la crisi”
Più di 120 economisti hanno pubblicato lo scorso 3 ottobre un articolo su Le Monde, ripreso da
molti siti di informazione, in cui si pronunciano contro il trattato di bilancio dell’Unione europea.
Denunciano un trattato “portatore di una logica recessiva che aggrava gli squilibri esistenti” e
chiedono a François Hollande di non perseguire le politiche di austerità dei suoi predecessori. Tra i
firmatari vi sono economisti molto conosciuti come Frédéric Boccara, Bousseyrol Marc Laurent
Cordonnier, Denis Durand, Guillaume Etievant, Flacher David Bernard Friot, Gadrey Jean Jacques
Genereux, Guerrien Bernard, Michel Husson, Sabina Issehnane, Florence Jany-Catrice, Esther
Jeffers, Paul Jorion, Pierre Khalfa, Dany Lang, Philippe lege, Frédéric Lordon, Christiane Marty,
François Morin, André Orlean, Dominique Plihon Ramaux Christophe, Gilles Raveaud, Rigaudiat
Jacques Dominique Taddei Stephanie Treillet.
da www.investireoggi.it
Dal 2008, l’Unione europea (UE) si trova ad affrontare una crisi economica senza precedenti.
Contrariamente a quanto sostenuto dagli economisti liberisti, la crisi non è dovuta al debito
pubblico. Spagna e Irlanda ora sono sotto attacco dei mercati finanziari benché questi paesi abbiano
sempre rispettato i criteri di Maastricht. L’aumento dei deficit è una conseguenza della caduta delle
entrate fiscali dovuta in parte ai regali fatti ai redditi più alti, degli aiuti pubblici alle banche
commerciali e del ricorso ai mercati finanziari per finanziare questo debito a tassi di interesse
elevati.
La crisi è dovuta anche alla totale mancanza di regolamentazione del credito e dei flussi di capitale
a scapito dell’occupazione, dei servizi pubblici e delle attività produttive. E’ alimentata dalla Banca
Centrale Europea (BCE) che supporta incondizionatamente le banche private, e invece, quando si
tratta di rivestire il ruolo di “prestatore di ultima istanza“, richiede “rigorose condizionalità” di
austerità agli Stati. Essa impone loro politiche di austerità e non è in grado di combattere la
speculazione sul debito sovrano, dato che la sua unica particolare missione riconosciuta dai trattati è
quella di mantenere la stabilità dei prezzi. Inoltre, questa crisi è aggravata dal dumping fiscale intraeuropeo e dal divieto imposto alla BCE di prestare direttamente agli stati per finanziare le loro
spese, a differenza delle altre banche centrali di tutto il mondo, come la Federal Reserve degli Stati
Uniti. Infine, la crisi è rafforzata dalla debolezza estrema del bilancio dell’Unione europea e dal suo
tetto al tasso irrisorio dell’1,24% del PIL, con un orientamento che rende impossibile qualsiasi
coordinata e ambiziosa espansione del business in Europa.
Francois Hollande, dopo essersi impegnato durante la campagna elettorale a rinegoziare il trattato
europeo, non gli ha realmente apportato alcun cambiamento, e, come ha riconosciuto anche
Elisabeth Guigou, ha scelto di proseguire la politica di austerità iniziata dai suoi predecessori. Si
tratta di un tragico errore. L’aggiunta di un pseudo-patto sulla crescita, dall’importo effettivamente
misero, è accompagnata dall’accettazione della “regola d’oro” del bilancio difesa da A. Merkel e N.
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Sarkozy. Essa stabilisce che il disavanzo cosiddetto strutturale (al netto delle variazioni dei cicli
economici) non deve superare lo 0,5% del PIL, cosa che condannerà qualsiasi logica di spesa
pubblica futura e porterà ad attuare un drastico programma di riduzione del campo di applicazione
della amministrazione pubblica.
Limitando più che mai la capacità dei paesi di rafforzare le loro economie e imponendo loro
l’equilibrio dei conti pubblici, questo trattato comporta una logica recessiva che aggraverà
meccanicamente gli squilibri esistenti. I paesi che soffrono il crollo della loro domanda interna
dovranno ridurre maggiormente la loro spesa pubblica. Dato che numerosi Stati membri sono già in
recessione, questo minaccerà ulteriormente l’attività produttiva e l’occupazione, e quindi le entrate
del governo, il che alla fine farà aumentare il deficit. Così, l’OFCE prevede già in Francia 300.000
disoccupati in più a fine 2013, per il solo fatto dell’austerità. Nel medio e lungo termine, questo
metterà un’ipoteca sulla transizione sociale ed ecologica che richiede notevoli investimenti.
Nel nome di una cosiddetta “solidarietà europea”, il trattato organizza di fatto una garanzia pubblica
per i grandi patrimoni finanziari privati. Incide sulla pietra delle misure automatiche di austerità
imposte ai rappresentanti del popolo, ponendo dei vincoli alle loro decisioni di bilancio, vincoli
dettati da un’istanza di non eletti. Il Meccanismo Europeo di Stabilità (ESM), istituzione antidemocratica per eccellenza, può essere in grado di offrire prestiti a un tasso leggermente inferiore
(5% in media). Ma questi prestiti sarebbero subordinati all’attuazione di drastiche misure di
austerità imposte al popolo! La garanzia del Governo agli investitori privati incoraggia solo la
speculazione, mentre bisognerebbe stroncarla togliendole dalle mani il debito pubblico. L’intero
edificio poggia quindi sulla condizionalità anti-sociale imposta a qualsiasi tipo di assistenza o di
intervento, nonché sul rifiuto di un intervento diretto da parte della BCE per le nuove spese. La
BCE si accontenta di un acquisto limitato di titoli di debito sul mercato secondario, come ha
recentemente annunciato Mario Draghi.
Centinaia di economisti di tutto il mondo riuniti intorno a Premi Nobel come Joseph Stiglitz e Paul
Krugman, hanno ampiamente criticato l’assurdità della politica economica attualmente in atto in
Europa. La conclusione è chiara: l’austerità è nello stesso tempo ingiusta, inefficiente e
antidemocratica.
Siamo in grado di fare diversamente. Il futuro dell’Europa merita un dibattito democratico sulle
soluzioni alla crisi. Oggi in Europa sarebbe possibile un’espansione coordinata della produzione,
dell’occupazione e dei servizi pubblici, in particolare attraverso il finanziamento diretto selettivo e a
tassi bassi da parte della BCE alle amministrazioni pubbliche. Perché l’UE possa attuare questa
politica, è urgente riformare e democratizzare le sue istituzioni. Un fondo europeo per lo sviluppo
sociale ed ecologico, a gestione democratica, potrebbe sostenere questa dinamica. Inoltre, l’UE
potrebbe istituire un controllo della finanza, tra cui il divieto di scambio di titoli di Stato sul
mercato OTC, limitando severamente la cartolarizzazione e i derivati e tassando i movimenti
speculativi di capitali.
Le sfide sociali ed ecologiche di oggi sono immense. E’ urgente cambiare rotta per uscire dalla crisi
in positivo. E’ possibile annullare il triste record delle politiche liberiste di una Francia con 5
milioni di disoccupati e 10 milioni di poveri. Per riuscirci, dobbiamo spezzare la morsa dei mercati
finanziari e non alimentarli. È per questo che respingiamo la ratifica del Trattato europeo di
stabilità, di coordinamento e di governance (TSCG).
(traduzione di Carmen Gallus)
Louis Adam, commissaire aux comptes,
Matthieu Agostini, expert RSE,
Pierre Alary, maître de conférences, Université Lille 1,
Daniel Bachet, professeur, Université d'Evry,
Emmanuel Barret, expert, banque d'investissement,
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Philippe Batifoulier, maître de conférences, Université Paris 10,
Michel Bellet, professeur, Université de Saint-Etienne,
Nicolas Beniès, économiste, université populaire de Caen,
Matthieu Béraud, maître de conférences, Université de Lorraine,
Eric Berr, maître de conférences, Université Bordeaux 4,
Jacques Berthelot, INP Toulouse,
Pierre Bezbakh, maître de conférences, Paris IX-Dauphine,
Pierre Bitoun, INRA,
Frédéric Boccara, maître de conférence associé, Université Paris XIII,
Paul Boccara, maître de conférence honoraire, université de Picardie,
François Bojzcuk, conseiller en développement socio économique des territoires,
Serge Bornet, agrégé SES,
Marc Bousseyrol, maître de conférences, IEP de Paris,
Mireille Bruyère, maître de conférences, Toulouse 2,
Claude Calame, directeur d'étude, EHESS, Paris
Christophe Carrincazeaux, maître de conférences, Université Bordeaux 4,
Pierre Causse, économiste,
David Cayla maître de conférences, Université d'Angers,
Christian Celdran, administrateur civil honoraire,
Gabriel Colletis, professeur, Université de Toulouse 1,
Christian Corneliau, économiste, EHESS,
Laurent Cordonnier, maître de conférences, Université Lille 1,
Jacques Cossart, économiste,
Yves Dimicoli, économiste, ancien membre du conseil ďanalyse économique,
Vanessa Di-Paola, maître de conférences, Université d'Aix-Marseille
Jean-Paul Domin, maître de conférences, Université de Reims,
Alain Dontaine, Université Stendhal-Grenoble,
Ali Douai, maître de conférences, Université Bordeaux 4,
Denis Durand, économiste, membre du Conseil économique, social et environnemental,
Jean-Marc Durand, économiste,
Guillaume Etievant, expert économique auprès des CE,
David Flacher, maître de conférences, Université Paris 13,
Mathieu Forgues, professeur agrégé de SES,
Anne Fretel, maître de conférences, Université Lille 1,
Bernard Friot, Université Paris-X, institut européen du salariat,
Maryse Gadreau, professeur émérite, Université de Bourgogne,
Jean Gadrey, professeur, Université Lille I,
Véronique Gallais, économiste,
Jacques Généreux, professeur, IEP de Paris,
Ariane Ghirardello, maître de conférences, Université Paris 13,
Patrick Gianfaldoni, maître de conférences, université d'Avignon et des Pays de Vaucluse,
Jean-Pierre Gilly, professeur, Université de Toulouse 1
Gael Giraud, CNRS, Ecole d'Economie de Paris, ESCP-Europe
Bernard Guerrien, SAMM, Centre d'économie de la Sorbonne,
Alain Guéry, Histoire économique, CNRS
Bernard Guibert, économiste-statisticien,
Hector Guillen-Romo, université Paris 8,
Ozur Gun, maître de conférence, université de Reims,
Jean-Marie Harribey, maître de conférences, Université Bordeaux 4,
Michel Husson, économiste,
Sabina Issehnane, maître de conférences, Université Rennes 2,
Florence Jany-Catrice, professeur, Université Lille 1
Esther Jeffers, maître de conférences, Paris 8
Paul Jorion, titulaire de la chaire « Stewardship of Finance » à la Vrije Universiteit Brussel,
Andrée Kartchevsky, professeur, université de Reims,
Pierre Khalfa, syndicaliste, membre du Conseil économique, social et environnemental,
Thierry Kirat, directeur de recherche au CNRS, Paris Dauphine
Robert Kissous, statisticien économiste,
Agnès Labrousse, maître de conférences, Université de Picardie,
Stéphanie Laguérodie, maître de conférences, Paris 1,
Dany Lang, maître de conférences, Université Paris 13,
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Catherine Lebrun, économiste,
Cécile Lefevre, professeur, Université Paris Descartes,
Pierre Le Masne, maître de conférences, Université de Poitiers
Philippe Légé, maître de conférences, Université de Picardie,
Pierre Lévy, maître de conférences, Université Paris Dauphine,
Frédéric Lordon, directeur de recherche au CNRS,
Jérôme Maucourant, maître de conférences, Université Jean Monnet - IUT de Saint-Etienne
Jean Magniadas, membre honoraire du Conseil économique et social,
Marc Mangenot, économiste,
Jonathan Marie, maître de conférences, Université Paris XIII,
Christiane Marty, économiste,
Pierre Mascomère, actuaire,
Gustave Massiah, économiste,
Antoine Math, économiste,
Thierry Méot, statisticien-économiste,
Nicolas Meunier, économiste,
Sandrine Michel, maître de conférences, Université Montpellier 1
Catherine Mills, maître de conférences, Université Paris 1,
Matthieu Montalban, maître de conférences, Université Bordeaux 4,
Alain Morin, directeur de la revue Economie et Politique,
François Morin, professeur, Université Toulouse 1,
Nolwenn Neveu, professeur agrégé de SES,
Alain Obadia, membre du Conseil économique social et environnemental
André Orléan, directeur de recherches, CNRS-EHESS,
Fabienne Orsi, IRD,
Gilles Orzoni, économiste,
Bernard Paranque, économiste, euromed management,
Pascal Petit, économiste, université Paris 13,
Henry Philipson, économiste,
Dominique Plihon, professeur, Université Paris 13,
Jean-François Ponsot, maître de conférences, Université Grenoble 2,
Nicolas Prokovas, maître de conférences, Université Paris 13,
Christophe Ramaux, professeur, Université Paris 1
Gilles Rasselet, professeur, Université de Reims,
Frédéric Rauch, rédacteur en chef de la Revue Economie et Politique,
Gilles Raveaud, Institut d'Etudes Européennes, maître de conférence Paris 8 St-Denis,
Jacques Rigaudiat, ancien conseiller social des Premiers ministres Rocard et Jospin,
Bertrand Rothé, professeur agrégé d'économie gestion, Université de Cergy Pontoise,
Gilles Rotillon, professeur, université Paris X,
Jean-Marie Roux, économiste,
Catherine Samary, maître de conférences, Paris Dauphine,
Bertrand Seys, maître de conférences Télécom Bretagne,
Richard Sobel, maître de conférences Université Lille 1,
Bernard Sujobert, statisticien-économiste,
Dominique Taddéi, ancien président d'université, ancien Président de la Caisse des dépots et consignations,
Bernard Teper, économiste,
Bruno Tinel, maître de conférences, Université Paris I,
Stéphanie Treillet, maître de conférences des universités,
Sébastien Villemot, économiste,
Philippe Zarifian, professeur, Université Paris Est-Marne la vallée