lasciare il segno in questa generazione

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lasciare il segno in questa generazione
“EGLI LI GUARDAVA
ATTENTAMENTE,
ASPETTANDO DI
RICEVERE QUALCOSA
DA LORO”
(ATTI 3:5)
GIOVANI per Cristo
BOLLETTINO GIOVANILE C.C.I.N.E
A P R I L E
2 0 1 1
LASCIARE IL SEGNO
IN QUESTA GENERAZIONE
SOMMARIO:
 Studio e Biografia
Fr. Abele Trosino
 FeedbacK:
Grande Raduno
Giovanile 2010
 Plenaria 2010
Leader Internazionale:
GIOELE MIRABELLI
Redattore:
SILVANO CRUGLIANO
Segretario:
FRANCO FANARA
Cassiere:
MARCO PAVONE
I
Uno dei problemi più evidenti
oggi è la debolezza dei credenti.
In modo particolare la gioventù
mostra segni di decadenza, di
incostanza, di incapacità di reagire al dilagare del male in ogni
sua forma. Il Signore ci ha dato
tutti i mezzi, non solo per sopravvivere, ma per vivere una vita
vittoriosa che ancora oggi è capace di lasciare un segno indelebile “in mezzo ad una generazione storta e perversa” nella quale
siamo chiamati a risplendere
“Fate ogni cosa senza mormorii
e senza dispute, perché siate
irreprensibili e integri, figli di Dio
senza biasimo in mezzo a una
generazione storta e perversa,
nella quale risplendete come
astri nel mondo, tenendo alta la
parola di vita, in modo che nel
giorno di Cristo io possa vantarmi di non aver corso invano, né
invano faticato”
(Filippesi 2:14-16).
La nostra generazione ha bisogno di sani modelli che si contrappongano a quelli fuorvianti
che la società propone. Mentre i
giovani, quasi in modo automatico, seguono i modelli che hanno
a disposizione, gridano dal cuore “c’è qualche altro modello che
possiamo imitare?”, ecco che il
popolo di Dio entra in scena e
propone Cristo e la vita di fede.
Questo studio vuole indicare le
risorse e le modalità per dare
una risposta concreta ed esauriente a tutti quelli che aspettano.
Dal testo notiamo:
1. La guida di Dio
Pietro e Giovanni rappresentano
una Chiesa che agisce. Essi si
muovono nella guida di Dio. La
domanda che spesso ci poniamo
è: “come posso capire dove e
come Dio mi guida?” Qui notiamo una certa “casualità”, ma in
realtà Dio aveva preparato ogni
cosa. La Bibbia ci dice che i
credenti possono contare sulla
guida di Dio (Salmo 25:4,8,9;
32:8; 48:14).
scere la volontà di Dio è necessario conoscere i principi della
Scrittura. Bisogna immergersi in
ABELE TROSINO,
pastore della Comunitá di Crotone, Calabria.
Segue la sua Biografia sulla pagina seguente.
a) La guida attraverso la Parola
Dobbiamo fare attenzione ai
sentimenti e alle impressioni in
quanto essi potrebbero essere
fuorvianti in quanto la fonte di
questi non è sempre Dio. La
fonte primaria della guida divina
è proprio la Parola (Salmo 119:911; 119:105). Come credenti
dobbiamo evitare di usare la
Bibbia in modo superstizioso. Vi
sono dei metodi sbagliati come
“spaccare” la Bibbia e indicare
un versetto e prendere poi delle
decisioni . Tutto questo potrebbe
essere pericoloso e potrebbe far
aumentare il senso di apprensione e disagio. Quindi, per cono-
essa per vedere i modi di agire e
i pensieri di Dio (II Timoteo
3:16,17; Salmo 119:160 V.R.)
b) Il bisogno di qualcuno che
ci guida
Più che di indicazioni, consigli,
informazioni, abbiamo bisogno di
qualcuno che ci accompagni nel
viaggio della vita. Il Signore non
si limita a donarci la direzione e
le indicazioni, ma la Sua compagnia (Esodo 33:14). Non è facile
né scontato procedere passo
passo col Signore. Molti affermano “lo sento da parte di Dio”, o “Il
Signore ha parlato al mio cuore
riguardo a questa scelta che sto
facendo”… bisogna fare i conti
APRILE
2011
BOLLETTINO
con i propri sentimenti e i propri desideri e
valutarli attentamente, “il cuore è ingannevole
più di ogni altra cosa e insanabilmente maligno”. Intanto ciò che sentiamo di dover fare
deve combaciare con la volontà generale di
Dio espressa già nella Bibbia (I Corinzi 4:6)E’
necessario saper distinguere la voce del
Pastore (Giovanni 10:27) e questo si apprende nel tempo, commettendo anche degli errori, ma la cosa più importante è desiderare la
sua volontà sinceramente (Proverbi
11:23;Salmo 40:8).
c) I consigli degli altri
Tenendo ben presente quanto detto, possiamo, nella ricerca della volontà di Dio per noi,
chiedere qualche consiglio a persone mature,
sagge e di provata spiritualità (Proverbi
12:15). Questo può aiutarci a vedere il fatto
da una prospettiva diversa da chi non è, come noi, coinvolto emotivamente. Ci aiuta
anche ad una riflessione maggiore. Rimane il
fatto che la responsabilità resta la nostra
dinanzi a Dio (I Re 12:6-8). Dobbiamo avere
un rapporto con Dio di prima mano. E’ importante sapere che Dio non ci dirà cose importanti attraverso altri: “Dio mi ha detto che devi
fare questo”, Lui lo dirà direttamente a noi;
Eliseo non si lasciò influenzare dai discepoli
dei profeti e neanche dal consiglio di Elia (II
Re 2:1-3). Chi dà un consiglio deve scindere
ciò che dice la Parola e ciò che è un parere
personale. Lì dove abbiamo un insegnamento
di Dio dobbiamo dire: “è scritto”, altrimenti
dobbiamo dire: “questo è il mio parere” (cfr. I
Corinzi 7: 8-13).
2. L’amore di Dio
Pietro e Giovanni si fermano e prestano attenzione a questo zoppo: “fissando gli occhi
su di lui” (v.4). Gli uomini e i giovani in particolare, hanno bisogno di sentirsi considerati,
amati. Nella nostra società consumistica il
singolo è solo un “numero”. Noi siamo molto
di più agli occhi di Dio (Isaia 43:1,4). Egli
continua a guardarci con interesse ed affetto.
Così per il credente ogni persona è preziosa
e bisognosa di Cristo:
a) L’amore di Dio (I Giovanni 4:8,16)
L’espressione “Dio è amore” esprime una
verità completa intorno a Dio. Dio è amore e
questo si esprime in tutto ciò che Egli dice e
fa. Anche quando non comprendiamo o quando “le cose vanno male” possiamo rallegrarci.
Quando tutto sarà rivelato comprenderemo
appieno che ogni cosa ha contribuito al bene
(Romani 8:28). L’amore di Dio per i peccatori
e i bisognosi in genere è un esercizio della
sua bontà, è “quella perfezione … che lo
spinge a occuparsi con generosità e benevolenza di tutte le sue creature” (cfr. Salmo
145:9,15,16; Atti 14:17). Questo amore non è
solo una vaga e diffusa benevolenza verso
tutti, ma riguarda i singoli (Galati 2:20). Esso
si manifesta in una profonda identificazione di
Dio con l’uomo che trova l’apice della sua
espressione nel dono del Suo unico Figlio
(Romani 8:32). Il fine di Dio in tutte le cose è
la Sua gloria, affinché sia riconosciuto e adorato; Egli ha però “legato alla Sua felicità” il
nostro bene, quindi vi è gioia nella salvezza
del peccatore (cfr. Luca 15:10; Giuda 24).
GIOVANI
PER
b) L’amore di Dio nel cuore (Romani 5:5)
In questo verso si parla di una inondazione di
amore. Nel greco è usato un tempo che sta
ad indicare una condizione stabile. Questo
amore è stato sparso dallo Spirito Santo,
questo è il Suo ministero “normale” e continuo (I Corinzi 13:1-6). Il desiderio di un
“risveglio” va inteso come un tornare a quei
livelli di amore, di vita pratica e di esperienze
presentati nel N.T. (Efesini 5:15-21; Apocalisse 2:4,5). Non potremmo mai avere risultati
efficaci senza questo amore. Esso procede
da Dio stesso. Così chi ha questo amore nel
cuore lo manifesta con le stesse attenzioni e
cure di Dio.
c) L’amore manifestato praticamente
L’amore di Dio nel cuore porta ad azioni concrete verso gli altri. Gesù Cristo manifestò
questo intenso amore durante il Suo ministero terreno (Matteo 23:37; Luca 19:9,10). La
gioia del credente è strettamente legata alla
salvezza delle anime e al bene supremo di
ogni suo fratello (Romani 9:1-5; I Tessalonicesi 3:6-10). L’Apostolo non solo auspicava
tale bene ma si prodigava per vederlo realizzato. Prima di tutto per la salvezza dei non
credenti (I Corinzi 9:19-23); poi per la crescita
dei credenti (Galati 4:19), egli voleva vedere
lo sviluppo, la maturità, la completezza; egli
agiva come un padre e come una nutrice che
cura teneramente i propri figli (I Tessalonicesi
2:8-12).
3. La presenza di Dio
Pietro e Giovanni aggiunsero: “… guardaci!”,
“ … egli li guardava attentamente”.Quindi
credenti che non temono di essere esaminati
e increduli che osservano con oculatezza.
a) La presenza di Dio è visibile
Una vita rigenerata non può passare inosservata. L’Apostolo Paolo non solo parlava del
suo cambiamento ma esso era divenuto evidente (Galati 1:23); Una vita consacrata deve
essere notata, dei discepoli è detto: “… riconoscevano che erano stati con Gesù”. La
gloria di Dio nella vita di Stefano fu così evidente che sembrava un “angelo” (Atti 6:15).
Non dobbiamo temere di essere osservati se
la nostra professione di fede combacia con la
nostra condotta quotidiana. In alcuni è purtroppo visibile una discrepanza (Tito 1:16).
b) La presenza di Dio attira
La presenza di Dio ci “distingue” dagli altri
( Esodo 33:16). Gli uomini non sono attratti
dalla nostra religiosità o dai modi gentili, o
dalla nostra organizzazione, ma dalla realtà di
Dio in noi. La più potente testimonianza che
possiamo rendere è quella di una vita permeata dalla presenza di Dio; questa realtà si
traduce in una vita che opera praticamente
onorando Dio (cfr. Genesi 26:27,28; II Re
4:9).
c) La presenza di Dio coinvolge
Se Dio è evidente in noi gli uomini non saranno solo attratti ma anche coinvolti. Essi diranno: “anche noi vogliamo questo Dio e il vostro
modo di vivere” (cfr. Malachia 2:6). Non dobbiamo conformarci al “presente secolo”, ma
siamo chiamati a influenzare positivamente
questa società (Matteo 5:13-16; Daniele 6:2527).
CRISTO
II
GIOVANILE
C.C.I.N.E
4. I doni di Dio
Non è possibile dare ciò che non abbiamo.
Pietro disse: “quello che ho, te lo do”. Non
quello che mi hanno insegnato, o quello che
dovrei avere, o quello che penso di avere, ma
quello che “ho”. Dobbiamo fare un bilancio
obbiettivo delle nostre facoltà spirituali.
a) I doni ricevuti
La nostra generazione di credenti ha bisogno
di essere arricchita dai doni spirituali. Noi
possiamo essere arricchiti come i credenti del
I secolo in quanto Dio non è cambiato, le sue
promesse sono valide anche per noi (Atti
2:39). Il problema è che spesso ci sentiamo
arrivati; Dio arricchisce solo chi è disposto ad
esserlo (Apocalisse 3:17,18). Chi ha ricevuto
non si deve gloriare e chi non ha ancora ricevuto non si deve scoraggiare (I corinzi 4:7).
Torniamo a cercare Dio con cuore sincero.
b) I doni custoditi
Forse il problema è proprio in questo. Molte
volte le esperienze spirituali sono troppo
superficiali. Oggi abbiamo il privilegio di sapere molte cose intorno a Dio e alla sua volontà,
ma rischiamo di non conoscere Dio.
L’Apostolo Paolo parla di sperimentare profondamente e pienamente Dio (Filippesi 3:711). Altre volte, benché le esperienze, siano
vere e profonde, si rischia di vanificarle perché cediamo ai compromessi conformandoci
alla società nella quale viviamo (II Timoteo
3:1-5; Romani 12:1,2). La parola d’ordine di
Dio è “custodisci” (II Timoteo 1:14; Apocalisse
3:3). Questo richiede una vigilanza particolare.
c) I doni usati
Essere benedetti significa essere arricchiti
(Proverbi 10:22). La benedizione che riceviamo ha uno scopo preciso, cioè il bene comune. Non possiamo continuare a cercare Dio
per “un benessere” soggettivo mentre il mondo muore. Non siamo chiamati a lamentarci
per il regresso evidente, in ogni campo, della
società odierna, ma siamo chiamati a dare
quello che noi abbiamo; Gesù disse ai discepoli: “date loro voi da mangiare”. Questo ci
porta a uscire allo scoperto e a confrontarci
con gli altri.
5. L’autorità di Dio
Pietro manifesta autorità: “nel nome di Gesù
Cristo, il Nazareno, cammina!”. Dobbiamo
capire che l’autorità spirituale è data ad ogni
credente:
a) L’autorità della Parola.
La Parola di Dio è autorevole. Essa ha il potere di trasformare i cuori (I Pietro 1:23; Ebrei
4:12). Come popolo di Dio dobbiamo predicare il messaggio di Cristo nella sua semplicità
(Atti 8:5-8). Oggi c’è la tendenza a ricorrere
ad altri espedienti che sono il frutto della
sapienza umana. E’ chiaro che la chiesa si
deve “adattare” all’epoca in cui vive usando i
mezzi che la società dispone, ma il messaggio non deve essere adulterato o adattato in
base al modo di pensare “di questo mondo” (cfr. II Pietro 3:16).
b) L’autorità nel nome di Gesù.
Non è “una formula” da usare nel momento
BOLLETTINO
GIOVANILE
del bisogno. Abbiamo il fallimento di alcuni
che pensavano questo (Atti 19.13-16). Quando preghiamo o diciamo “nel nome di Gesù
Cristo” intendiamo fondare la nostra fiducia
sulla Sua persona, sulla Sua opera e sulla
Sua potenza (Atti 3:12,16). Questa fede deve
essere presente nel nostro spirito e non solo
proclamata con le labbra. Il nome di Gesù è il
più alto (Filippesi 2:9,10).
c) L’autorità frutto della consacrazione
La grazia e la potenza di Dio “scorrono” in
canali puliti. La Parola dice che lo Spirito di
Dio agì in Sansone fin tanto che conservò la
sua consacrazione, poi lo abbandonò (Giudici
16.20,21).
6. La collaborazione con Dio
Pietro: “lo prese per la mano destra, lo sollevò; e in quell’istante …” (v.7) Notiamo che
Pietro mette in azione la fede e compie la
parte che gli spetta. Il termine collaborare ha
il significato di “lavorare insieme”, noi siamo
chiamati a lavorare insieme a Dio (I Corinzi
3:9; II Corinzi 6:1). Tale collaborazione è
possibile solo se esistono dei precisi presupposti:
a) La necessità della vicinanza
Non si può lavorare insieme se non si
è “vicini”. Per questo motivo Gesù quando
scelse i suoi collaboratori “li tenne con
s é ”
( M a r c o
3 : 1 3 - 1 5 ) .
I tre anni, circa, di ministero di Cristo furono
una scuola, non solo di informazione, ma
di formazione che segnò in modo indelebile la
vita dei discepoli (I Giovanni 1:3). Tale formazione non ha un termine in quanto il cammino
con Dio e il lavoro che siamo chiamati a condurre
nec essita no
di
co nt inuo
“aggiornamento”; Paolo esorta tutti coloro che
sono maturi a proseguire (Filippesi 3:16).
b) L’importanza della sintonia
Il termine sintonia significa “contemporaneità,
corrispondenza del periodo di oscillazione di
due corpi o due sistemi …”, si usa quando si
parla di accordo sulla frequenza di un’onda
sonora ecc. Dio sa sempre quello che è buono e noi ci dobbiamo “sintonizzare con la
voce di Dio”. La Parola dice che alcuni non
ascoltano affatto Dio in quanto sono attenti ad
altro (Isaia 50:2; 66:4). Altre persone comprendono il messaggio, la volontà che Dio gli
riferisce, ma preferiscono muoversi in modo
arbitrario forse perché gli sembra più logico,
più “normale” (Isaia 30:15-17). Dobbiamo
assecondare l’azione dello Spirito Santo che
ci spinge al momento opportuno (Luca 2:2528; 4:1; Atti 8:29).
c) L’indispensabilità della sinergia
Il termine significa “Azione simultanea di più
parti o funzioni cospiranti al medesimo fine”. Bisogna agire con Dio. Mosè non volle
partire senza la presenza di Dio. Dio è la
fonte, in lui è la vita, la forza, la capacità
(Giovanni 15:4,5), è solo con Dio che noi
possiamo fare prodezze. Il termine sinergia
indica dunque l’azione che avviene nello
stesso momento, nel tempo di Dio. Qualche
volta resistiamo all’invito di Dio e quando ci
decidiamo, siamo in ritardo (cfr. Cantico dei
Cantici 5:2-6). Quando diciamo che lo Spirito
di Dio agisce attraverso qualcuno non pensia-
C.C.I.N.E
APRILE
mo all’inerzia dell’uomo ma alla consapevole
e completa dipendenza da Dio (Galati
2:20,21).
7. La necessità della comunione
“...si alzò in piedi, e cominciò a camminare;
ed entrò con loro nel tempio … teneva stretti
a sé Pietro e Giovanni (vv. 8-11). L’uomo che
era stato guarito avvertì subito il bisogno di
stare con i fratelli. Dobbiamo coltivare la comunione e la collaborazione fraterna. Una
delle figure più belle e complete che
l’Apostolo Paolo usa per questo, è quella
del corpo. Egli ne parla in Romani 12:3-8; I
Corinzi 12:12-27; Efesini 4:16; Colossesi
2:19). Dall’esame di questi testi possiamo
comprendere alcune verità:
a) Facciamo parte di un organismo
La Chiesa del Signore non è una organizzazione, ma un organismo vivente
(organizzato). Ciò che ci unisce, prima di
tutto, non sono i comandamenti, gli usi e i
costumi, lo stare insieme o avere
scopi comuni … ma è la vita di Cristo
in noi (I Corinzi 12:13, questo
“battesimo” è immersione in Cristo,
unione a Lui). Dove o quando viene
a mancare la vita dello Spirito l’unità
non è più possibile, rimane solo una
aggregazione di persone che possono fare qualcosa perché determinate, ma spesso arrivano ad essere in
competizione tra loro (I Corinzi
1:10,11; Galati 5:15)
b) Siamo membra diverse del corpo
La Chiesa è composta da individui
diversi che sono chiamati ad operare
insieme. La diversità è necessaria (I
Corinzi 12:12,14,15,19,20). Inoltre è
il contributo delle singole parti che permette al
corpo uno sviluppo costante ed armonico
(Efesini 4:16).
La nostra responsabilità sulla funzionalità
degli altri membri, o meno, è relativa in quanto “da Lui” solo possiamo trarre l’energia per
lo sviluppo ed è Lui che giudica ogni cosa
(cfr. Romani 14:4). E’ però comandata una
esortazione reciproca (Ebrei 10:24).
c) E’ necessaria una reciproca dipendenza
Il fatto di essere collegati al Capo, che è Cristo, non ci deve far pensare che possiamo
fare a meno dei fratelli. Siamo limitati e abbiamo bisogno di tutti gli altri (I Corinzi 12:2125). Prima o dopo Dio farà in modo che questa verità diventi così importante per noi (II
Timoteo 4:11). Tale interdipendenza ci mantiene nell’umiltà e ci fa comprendere che
ognuno di noi deve svolgere il compito che
Dio gli ha affidato senza prendere il posto
dell’altro, avendo la consapevolezza che i
compiti li dà Dio secondo la Sua volontà e la
grazia che ha voluto concederci (I Corinzi
12:11,18,28; Romani 12:6-8).
d) Ci deve essere una profonda identificazione
“Il capo” fa parte del corpo. Per questo motivo
Cristo si identifica costantemente con noi
nelle sofferenze (Ebrei 4:15). Deve essere
così anche tra le membra del corpo di Cristo
(I Corinzi 12:26). Paolo esprime spesso il suo
profondo legame con la vita dei fratelli delle
varie comunità da lui fondate. La comprensione per la debolezza altrui è indispensabile e
Dio ne tiene conto. Chi è spietato con gli altri
non avrà la misericordia di Dio (Giacomo
2:12,13).
e) Servirsi reciprocamente
Ogni membro è al servizio degli altri e tutti
servono il corpo. Tutti noi siamo stati chiamati
a “servire” la Chiesa di Cristo, non a sfruttarla
(cfr. Filippesi 2:20-22). La crescita spirituale
degli altri dipende, in qualche modo anche da
noi (Colossesi 2:19, la vita di Cristo fluisce
attraverso questi “legamenti”). Paolo elogia il
buon lavoro compiuto da Filemone a pro dei
credenti (v7).
Dio ci conceda, nella nostra generazione, di
vedere molte persone salvate e una Chiesa
forte che marcia a bandiere spiegate seguendo le orme del Capo che è Cristo Gesù il
Signore, a Lui tutta la gloria!
BIOGRAFIA
Sono nato da una famiglia cristiana evangelica nella cittadina di Poggibonsi (Siena) in
Toscana il 16 Giugno 1966. All’età di circa
sedici anni ho accettato il Signore in seguito
all’ascolto della predicazione della Parola e
nello stesso anno mi sono battezzato in acqua.
Avendo nel cuore il desiderio di servire il
Signore ed essendo già attivo nella comunità
del mio paese, decido di frequentare l’Istituto
Biblico Italiano a Roma per due anni e successivamente di svolgere il tirocinio presso la
chiesa di Catania in Sicilia. A conclusione
della scuola, avendo dato ai fratelli principali
dell’opera la disponibilità al ministerio, i fratelli
mi chiedono di andare in Calabria.
Dal novembre 1990 ho curato in Calabria
diverse comunità nelle province di Cosenza e
Reggio Calabria e da cinque anni la comunità
di Crotone. Quest’ultima conta circa 330
membri battezzati in acqua oltre a diversi
giovani iscritti alla scuola domenicale e diversi simpatizzanti. In questo ultimo periodo il
Signore ha più volte manifestato la Sua bontà
salvando e battezzando diversi credenti nello
Spirito Santo.
Abele TROSINO
GIOVANI
III
2011
PER
CRISTO
APRILE
2011
BOLLETTINO
GIOVANILE
C.C.I.N.E
Feedback - Raduno Giovanile 2010
“Lasciare il segno in questa generazione”.
Questo è stato il motto del nostro “Grande Raduno Giovanile
CCINE 2010”.
Ospite tra noi è stato il fratello Abele Trosino, pastore ADI di
Crotone (accompagnato dalla moglie, la sorella Meggy, dalle
figlie e da un gruppo di giovani della sua comunità). Sono stati
tre giorni d’immensa comunione fraterna tra la nostra gioventù.
Noi non riusciremo mai a ringraziare abbastanza il Signore per
tutto quello che sta facendo per l’opera giovanile nella nostra
Opera.
Purtroppo la data del Raduno (3-5 Dicembre), è coincisa con
l’inverno più duro degli ultimi anni, infatti, molti sono stati i giovani che per le condizioni meteorologiche molto sfavorevoli, sono
arrivate il venerdì notte. Ma sia ringraziato il Signore che, anche
se l’atmosfera fuori era glaciale, nella sala di culto era tanto
tangibile la presenza di Dio, che i nostri cuori sono stati riscaldati dal prezioso e glorioso Suo amore. Infatti, già dalla prima sera,
molti sono stati i giovani che hanno risposto all’appello della
salvezza e della consacrazione.
Chiara, bella, forte, sicura, semplice e convincente è stata la
Parola predicata.
La nostra preghiera è che niente e nessuno tolga dai nostri cuori
ciò che Dio ci ha dato in questo meraviglioso raduno.
Caro fratello e sorella che stai leggendo quest’articolo, per favore, impegnati a pregare anche tu il Signor Gesù, affinché i nostri
giovani consacrino la loro vita a Dio per essere strumenti nelle
Sue mani per “lasciare il segno in questa generazione”.
Concludo con una frase che ho estratto dallo studio che ci è
stato presentato:
“Mentre i giovani, quasi in modo automatico, seguono i
modelli che hanno a disposizione, gridano dal cuore “c’è qualche altro modello che possiamo imitare?”, ecco che il popolo di
Dio entra in scena e propone Cristo e la vita di fede“.
Un abbraccio in Gesù, Gioele Mirabelli
Plenaria 2010
A Settembre abbiamo potuto trascorrere
dei giorni a Brussel per la Conferenza
Plenaria Giovanile. E' stato un piacere
avere i fratelli del comitato con noi. Il fratello Lo Presti ha portato il messaggio il
Venerdì sera e il Fratello Tallarico ha
portato il messaggio la Domenica mattina in conclusione della plenaria in quel
fine settimana.
Il Sabato il fratello Dimitrov ha portato lo
studio. Il tema dello studio era:
"Attenzione Leaders, il nemico è in vista".
Come l'anno scorso il fratello Dimitrov è
stato veramente forte e chiaro
nell’ammaestrarci. Era facile da comprendere con il suo modo strutturale che ci ha
aiutato a capire questo soggetto cosi
reale ed importante.
I punti principali che mi hanno toccato
personalmente quel fine settimana erano,
che il valore del leader giovanile non e'
GIOVANI
PER
nel suo utilizzare o nei risultati
che il nemico fa credere, ma il
suo valore e' semplicemente nel
essere lí per i giovani e sapere
che lui e' stato un canale scelto
secondo la volontà di Dio.
Abbiamo imparato i setti aspetti di un
carattere e come il nemico usa questi
come obiettivi per attaccare, avendo
l’autoconsapevolezza per essere preparati e pronti nella nostra vita cristiana, affrontando le tentazioni prima che arrivano, e non dopo,
quando e' troppo
tardi.
E' stato anche bello
e di incoraggiamento
stare con gli altri
fratelli e sorelle.
Insieme
abbiamo
fatto una passeggiata
al
ce ntro
di Brussel di notte.
Ogni cena era buonissima grazie al
nostro fratello che
CRISTO
IV
ha cucinato dei piatti tradizionali per tutti
noi che abbiamo partecipato alla plenaria.
Vorrei incoraggiare tutti i leader, leader
giovanili e aiutanti di cogliere l'opportunità
e partecipare per la prossima plenaria
che sarà di incoraggiamento, benedizione
e motivazione dalla parola e dagli altri che
si trovano nella stessa situazione.
Tonino Mignogna