lasciare il segno in questa generazione
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lasciare il segno in questa generazione
“EGLI LI GUARDAVA ATTENTAMENTE, ASPETTANDO DI RICEVERE QUALCOSA DA LORO” (ATTI 3:5) GIOVANI per Cristo BOLLETTINO GIOVANILE C.C.I.N.E A P R I L E 2 0 1 1 LASCIARE IL SEGNO IN QUESTA GENERAZIONE SOMMARIO: Studio e Biografia Fr. Abele Trosino FeedbacK: Grande Raduno Giovanile 2010 Plenaria 2010 Leader Internazionale: GIOELE MIRABELLI Redattore: SILVANO CRUGLIANO Segretario: FRANCO FANARA Cassiere: MARCO PAVONE I Uno dei problemi più evidenti oggi è la debolezza dei credenti. In modo particolare la gioventù mostra segni di decadenza, di incostanza, di incapacità di reagire al dilagare del male in ogni sua forma. Il Signore ci ha dato tutti i mezzi, non solo per sopravvivere, ma per vivere una vita vittoriosa che ancora oggi è capace di lasciare un segno indelebile “in mezzo ad una generazione storta e perversa” nella quale siamo chiamati a risplendere “Fate ogni cosa senza mormorii e senza dispute, perché siate irreprensibili e integri, figli di Dio senza biasimo in mezzo a una generazione storta e perversa, nella quale risplendete come astri nel mondo, tenendo alta la parola di vita, in modo che nel giorno di Cristo io possa vantarmi di non aver corso invano, né invano faticato” (Filippesi 2:14-16). La nostra generazione ha bisogno di sani modelli che si contrappongano a quelli fuorvianti che la società propone. Mentre i giovani, quasi in modo automatico, seguono i modelli che hanno a disposizione, gridano dal cuore “c’è qualche altro modello che possiamo imitare?”, ecco che il popolo di Dio entra in scena e propone Cristo e la vita di fede. Questo studio vuole indicare le risorse e le modalità per dare una risposta concreta ed esauriente a tutti quelli che aspettano. Dal testo notiamo: 1. La guida di Dio Pietro e Giovanni rappresentano una Chiesa che agisce. Essi si muovono nella guida di Dio. La domanda che spesso ci poniamo è: “come posso capire dove e come Dio mi guida?” Qui notiamo una certa “casualità”, ma in realtà Dio aveva preparato ogni cosa. La Bibbia ci dice che i credenti possono contare sulla guida di Dio (Salmo 25:4,8,9; 32:8; 48:14). scere la volontà di Dio è necessario conoscere i principi della Scrittura. Bisogna immergersi in ABELE TROSINO, pastore della Comunitá di Crotone, Calabria. Segue la sua Biografia sulla pagina seguente. a) La guida attraverso la Parola Dobbiamo fare attenzione ai sentimenti e alle impressioni in quanto essi potrebbero essere fuorvianti in quanto la fonte di questi non è sempre Dio. La fonte primaria della guida divina è proprio la Parola (Salmo 119:911; 119:105). Come credenti dobbiamo evitare di usare la Bibbia in modo superstizioso. Vi sono dei metodi sbagliati come “spaccare” la Bibbia e indicare un versetto e prendere poi delle decisioni . Tutto questo potrebbe essere pericoloso e potrebbe far aumentare il senso di apprensione e disagio. Quindi, per cono- essa per vedere i modi di agire e i pensieri di Dio (II Timoteo 3:16,17; Salmo 119:160 V.R.) b) Il bisogno di qualcuno che ci guida Più che di indicazioni, consigli, informazioni, abbiamo bisogno di qualcuno che ci accompagni nel viaggio della vita. Il Signore non si limita a donarci la direzione e le indicazioni, ma la Sua compagnia (Esodo 33:14). Non è facile né scontato procedere passo passo col Signore. Molti affermano “lo sento da parte di Dio”, o “Il Signore ha parlato al mio cuore riguardo a questa scelta che sto facendo”… bisogna fare i conti APRILE 2011 BOLLETTINO con i propri sentimenti e i propri desideri e valutarli attentamente, “il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa e insanabilmente maligno”. Intanto ciò che sentiamo di dover fare deve combaciare con la volontà generale di Dio espressa già nella Bibbia (I Corinzi 4:6)E’ necessario saper distinguere la voce del Pastore (Giovanni 10:27) e questo si apprende nel tempo, commettendo anche degli errori, ma la cosa più importante è desiderare la sua volontà sinceramente (Proverbi 11:23;Salmo 40:8). c) I consigli degli altri Tenendo ben presente quanto detto, possiamo, nella ricerca della volontà di Dio per noi, chiedere qualche consiglio a persone mature, sagge e di provata spiritualità (Proverbi 12:15). Questo può aiutarci a vedere il fatto da una prospettiva diversa da chi non è, come noi, coinvolto emotivamente. Ci aiuta anche ad una riflessione maggiore. Rimane il fatto che la responsabilità resta la nostra dinanzi a Dio (I Re 12:6-8). Dobbiamo avere un rapporto con Dio di prima mano. E’ importante sapere che Dio non ci dirà cose importanti attraverso altri: “Dio mi ha detto che devi fare questo”, Lui lo dirà direttamente a noi; Eliseo non si lasciò influenzare dai discepoli dei profeti e neanche dal consiglio di Elia (II Re 2:1-3). Chi dà un consiglio deve scindere ciò che dice la Parola e ciò che è un parere personale. Lì dove abbiamo un insegnamento di Dio dobbiamo dire: “è scritto”, altrimenti dobbiamo dire: “questo è il mio parere” (cfr. I Corinzi 7: 8-13). 2. L’amore di Dio Pietro e Giovanni si fermano e prestano attenzione a questo zoppo: “fissando gli occhi su di lui” (v.4). Gli uomini e i giovani in particolare, hanno bisogno di sentirsi considerati, amati. Nella nostra società consumistica il singolo è solo un “numero”. Noi siamo molto di più agli occhi di Dio (Isaia 43:1,4). Egli continua a guardarci con interesse ed affetto. Così per il credente ogni persona è preziosa e bisognosa di Cristo: a) L’amore di Dio (I Giovanni 4:8,16) L’espressione “Dio è amore” esprime una verità completa intorno a Dio. Dio è amore e questo si esprime in tutto ciò che Egli dice e fa. Anche quando non comprendiamo o quando “le cose vanno male” possiamo rallegrarci. Quando tutto sarà rivelato comprenderemo appieno che ogni cosa ha contribuito al bene (Romani 8:28). L’amore di Dio per i peccatori e i bisognosi in genere è un esercizio della sua bontà, è “quella perfezione … che lo spinge a occuparsi con generosità e benevolenza di tutte le sue creature” (cfr. Salmo 145:9,15,16; Atti 14:17). Questo amore non è solo una vaga e diffusa benevolenza verso tutti, ma riguarda i singoli (Galati 2:20). Esso si manifesta in una profonda identificazione di Dio con l’uomo che trova l’apice della sua espressione nel dono del Suo unico Figlio (Romani 8:32). Il fine di Dio in tutte le cose è la Sua gloria, affinché sia riconosciuto e adorato; Egli ha però “legato alla Sua felicità” il nostro bene, quindi vi è gioia nella salvezza del peccatore (cfr. Luca 15:10; Giuda 24). GIOVANI PER b) L’amore di Dio nel cuore (Romani 5:5) In questo verso si parla di una inondazione di amore. Nel greco è usato un tempo che sta ad indicare una condizione stabile. Questo amore è stato sparso dallo Spirito Santo, questo è il Suo ministero “normale” e continuo (I Corinzi 13:1-6). Il desiderio di un “risveglio” va inteso come un tornare a quei livelli di amore, di vita pratica e di esperienze presentati nel N.T. (Efesini 5:15-21; Apocalisse 2:4,5). Non potremmo mai avere risultati efficaci senza questo amore. Esso procede da Dio stesso. Così chi ha questo amore nel cuore lo manifesta con le stesse attenzioni e cure di Dio. c) L’amore manifestato praticamente L’amore di Dio nel cuore porta ad azioni concrete verso gli altri. Gesù Cristo manifestò questo intenso amore durante il Suo ministero terreno (Matteo 23:37; Luca 19:9,10). La gioia del credente è strettamente legata alla salvezza delle anime e al bene supremo di ogni suo fratello (Romani 9:1-5; I Tessalonicesi 3:6-10). L’Apostolo non solo auspicava tale bene ma si prodigava per vederlo realizzato. Prima di tutto per la salvezza dei non credenti (I Corinzi 9:19-23); poi per la crescita dei credenti (Galati 4:19), egli voleva vedere lo sviluppo, la maturità, la completezza; egli agiva come un padre e come una nutrice che cura teneramente i propri figli (I Tessalonicesi 2:8-12). 3. La presenza di Dio Pietro e Giovanni aggiunsero: “… guardaci!”, “ … egli li guardava attentamente”.Quindi credenti che non temono di essere esaminati e increduli che osservano con oculatezza. a) La presenza di Dio è visibile Una vita rigenerata non può passare inosservata. L’Apostolo Paolo non solo parlava del suo cambiamento ma esso era divenuto evidente (Galati 1:23); Una vita consacrata deve essere notata, dei discepoli è detto: “… riconoscevano che erano stati con Gesù”. La gloria di Dio nella vita di Stefano fu così evidente che sembrava un “angelo” (Atti 6:15). Non dobbiamo temere di essere osservati se la nostra professione di fede combacia con la nostra condotta quotidiana. In alcuni è purtroppo visibile una discrepanza (Tito 1:16). b) La presenza di Dio attira La presenza di Dio ci “distingue” dagli altri ( Esodo 33:16). Gli uomini non sono attratti dalla nostra religiosità o dai modi gentili, o dalla nostra organizzazione, ma dalla realtà di Dio in noi. La più potente testimonianza che possiamo rendere è quella di una vita permeata dalla presenza di Dio; questa realtà si traduce in una vita che opera praticamente onorando Dio (cfr. Genesi 26:27,28; II Re 4:9). c) La presenza di Dio coinvolge Se Dio è evidente in noi gli uomini non saranno solo attratti ma anche coinvolti. Essi diranno: “anche noi vogliamo questo Dio e il vostro modo di vivere” (cfr. Malachia 2:6). Non dobbiamo conformarci al “presente secolo”, ma siamo chiamati a influenzare positivamente questa società (Matteo 5:13-16; Daniele 6:2527). CRISTO II GIOVANILE C.C.I.N.E 4. I doni di Dio Non è possibile dare ciò che non abbiamo. Pietro disse: “quello che ho, te lo do”. Non quello che mi hanno insegnato, o quello che dovrei avere, o quello che penso di avere, ma quello che “ho”. Dobbiamo fare un bilancio obbiettivo delle nostre facoltà spirituali. a) I doni ricevuti La nostra generazione di credenti ha bisogno di essere arricchita dai doni spirituali. Noi possiamo essere arricchiti come i credenti del I secolo in quanto Dio non è cambiato, le sue promesse sono valide anche per noi (Atti 2:39). Il problema è che spesso ci sentiamo arrivati; Dio arricchisce solo chi è disposto ad esserlo (Apocalisse 3:17,18). Chi ha ricevuto non si deve gloriare e chi non ha ancora ricevuto non si deve scoraggiare (I corinzi 4:7). Torniamo a cercare Dio con cuore sincero. b) I doni custoditi Forse il problema è proprio in questo. Molte volte le esperienze spirituali sono troppo superficiali. Oggi abbiamo il privilegio di sapere molte cose intorno a Dio e alla sua volontà, ma rischiamo di non conoscere Dio. L’Apostolo Paolo parla di sperimentare profondamente e pienamente Dio (Filippesi 3:711). Altre volte, benché le esperienze, siano vere e profonde, si rischia di vanificarle perché cediamo ai compromessi conformandoci alla società nella quale viviamo (II Timoteo 3:1-5; Romani 12:1,2). La parola d’ordine di Dio è “custodisci” (II Timoteo 1:14; Apocalisse 3:3). Questo richiede una vigilanza particolare. c) I doni usati Essere benedetti significa essere arricchiti (Proverbi 10:22). La benedizione che riceviamo ha uno scopo preciso, cioè il bene comune. Non possiamo continuare a cercare Dio per “un benessere” soggettivo mentre il mondo muore. Non siamo chiamati a lamentarci per il regresso evidente, in ogni campo, della società odierna, ma siamo chiamati a dare quello che noi abbiamo; Gesù disse ai discepoli: “date loro voi da mangiare”. Questo ci porta a uscire allo scoperto e a confrontarci con gli altri. 5. L’autorità di Dio Pietro manifesta autorità: “nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!”. Dobbiamo capire che l’autorità spirituale è data ad ogni credente: a) L’autorità della Parola. La Parola di Dio è autorevole. Essa ha il potere di trasformare i cuori (I Pietro 1:23; Ebrei 4:12). Come popolo di Dio dobbiamo predicare il messaggio di Cristo nella sua semplicità (Atti 8:5-8). Oggi c’è la tendenza a ricorrere ad altri espedienti che sono il frutto della sapienza umana. E’ chiaro che la chiesa si deve “adattare” all’epoca in cui vive usando i mezzi che la società dispone, ma il messaggio non deve essere adulterato o adattato in base al modo di pensare “di questo mondo” (cfr. II Pietro 3:16). b) L’autorità nel nome di Gesù. Non è “una formula” da usare nel momento BOLLETTINO GIOVANILE del bisogno. Abbiamo il fallimento di alcuni che pensavano questo (Atti 19.13-16). Quando preghiamo o diciamo “nel nome di Gesù Cristo” intendiamo fondare la nostra fiducia sulla Sua persona, sulla Sua opera e sulla Sua potenza (Atti 3:12,16). Questa fede deve essere presente nel nostro spirito e non solo proclamata con le labbra. Il nome di Gesù è il più alto (Filippesi 2:9,10). c) L’autorità frutto della consacrazione La grazia e la potenza di Dio “scorrono” in canali puliti. La Parola dice che lo Spirito di Dio agì in Sansone fin tanto che conservò la sua consacrazione, poi lo abbandonò (Giudici 16.20,21). 6. La collaborazione con Dio Pietro: “lo prese per la mano destra, lo sollevò; e in quell’istante …” (v.7) Notiamo che Pietro mette in azione la fede e compie la parte che gli spetta. Il termine collaborare ha il significato di “lavorare insieme”, noi siamo chiamati a lavorare insieme a Dio (I Corinzi 3:9; II Corinzi 6:1). Tale collaborazione è possibile solo se esistono dei precisi presupposti: a) La necessità della vicinanza Non si può lavorare insieme se non si è “vicini”. Per questo motivo Gesù quando scelse i suoi collaboratori “li tenne con s é ” ( M a r c o 3 : 1 3 - 1 5 ) . I tre anni, circa, di ministero di Cristo furono una scuola, non solo di informazione, ma di formazione che segnò in modo indelebile la vita dei discepoli (I Giovanni 1:3). Tale formazione non ha un termine in quanto il cammino con Dio e il lavoro che siamo chiamati a condurre nec essita no di co nt inuo “aggiornamento”; Paolo esorta tutti coloro che sono maturi a proseguire (Filippesi 3:16). b) L’importanza della sintonia Il termine sintonia significa “contemporaneità, corrispondenza del periodo di oscillazione di due corpi o due sistemi …”, si usa quando si parla di accordo sulla frequenza di un’onda sonora ecc. Dio sa sempre quello che è buono e noi ci dobbiamo “sintonizzare con la voce di Dio”. La Parola dice che alcuni non ascoltano affatto Dio in quanto sono attenti ad altro (Isaia 50:2; 66:4). Altre persone comprendono il messaggio, la volontà che Dio gli riferisce, ma preferiscono muoversi in modo arbitrario forse perché gli sembra più logico, più “normale” (Isaia 30:15-17). Dobbiamo assecondare l’azione dello Spirito Santo che ci spinge al momento opportuno (Luca 2:2528; 4:1; Atti 8:29). c) L’indispensabilità della sinergia Il termine significa “Azione simultanea di più parti o funzioni cospiranti al medesimo fine”. Bisogna agire con Dio. Mosè non volle partire senza la presenza di Dio. Dio è la fonte, in lui è la vita, la forza, la capacità (Giovanni 15:4,5), è solo con Dio che noi possiamo fare prodezze. Il termine sinergia indica dunque l’azione che avviene nello stesso momento, nel tempo di Dio. Qualche volta resistiamo all’invito di Dio e quando ci decidiamo, siamo in ritardo (cfr. Cantico dei Cantici 5:2-6). Quando diciamo che lo Spirito di Dio agisce attraverso qualcuno non pensia- C.C.I.N.E APRILE mo all’inerzia dell’uomo ma alla consapevole e completa dipendenza da Dio (Galati 2:20,21). 7. La necessità della comunione “...si alzò in piedi, e cominciò a camminare; ed entrò con loro nel tempio … teneva stretti a sé Pietro e Giovanni (vv. 8-11). L’uomo che era stato guarito avvertì subito il bisogno di stare con i fratelli. Dobbiamo coltivare la comunione e la collaborazione fraterna. Una delle figure più belle e complete che l’Apostolo Paolo usa per questo, è quella del corpo. Egli ne parla in Romani 12:3-8; I Corinzi 12:12-27; Efesini 4:16; Colossesi 2:19). Dall’esame di questi testi possiamo comprendere alcune verità: a) Facciamo parte di un organismo La Chiesa del Signore non è una organizzazione, ma un organismo vivente (organizzato). Ciò che ci unisce, prima di tutto, non sono i comandamenti, gli usi e i costumi, lo stare insieme o avere scopi comuni … ma è la vita di Cristo in noi (I Corinzi 12:13, questo “battesimo” è immersione in Cristo, unione a Lui). Dove o quando viene a mancare la vita dello Spirito l’unità non è più possibile, rimane solo una aggregazione di persone che possono fare qualcosa perché determinate, ma spesso arrivano ad essere in competizione tra loro (I Corinzi 1:10,11; Galati 5:15) b) Siamo membra diverse del corpo La Chiesa è composta da individui diversi che sono chiamati ad operare insieme. La diversità è necessaria (I Corinzi 12:12,14,15,19,20). Inoltre è il contributo delle singole parti che permette al corpo uno sviluppo costante ed armonico (Efesini 4:16). La nostra responsabilità sulla funzionalità degli altri membri, o meno, è relativa in quanto “da Lui” solo possiamo trarre l’energia per lo sviluppo ed è Lui che giudica ogni cosa (cfr. Romani 14:4). E’ però comandata una esortazione reciproca (Ebrei 10:24). c) E’ necessaria una reciproca dipendenza Il fatto di essere collegati al Capo, che è Cristo, non ci deve far pensare che possiamo fare a meno dei fratelli. Siamo limitati e abbiamo bisogno di tutti gli altri (I Corinzi 12:2125). Prima o dopo Dio farà in modo che questa verità diventi così importante per noi (II Timoteo 4:11). Tale interdipendenza ci mantiene nell’umiltà e ci fa comprendere che ognuno di noi deve svolgere il compito che Dio gli ha affidato senza prendere il posto dell’altro, avendo la consapevolezza che i compiti li dà Dio secondo la Sua volontà e la grazia che ha voluto concederci (I Corinzi 12:11,18,28; Romani 12:6-8). d) Ci deve essere una profonda identificazione “Il capo” fa parte del corpo. Per questo motivo Cristo si identifica costantemente con noi nelle sofferenze (Ebrei 4:15). Deve essere così anche tra le membra del corpo di Cristo (I Corinzi 12:26). Paolo esprime spesso il suo profondo legame con la vita dei fratelli delle varie comunità da lui fondate. La comprensione per la debolezza altrui è indispensabile e Dio ne tiene conto. Chi è spietato con gli altri non avrà la misericordia di Dio (Giacomo 2:12,13). e) Servirsi reciprocamente Ogni membro è al servizio degli altri e tutti servono il corpo. Tutti noi siamo stati chiamati a “servire” la Chiesa di Cristo, non a sfruttarla (cfr. Filippesi 2:20-22). La crescita spirituale degli altri dipende, in qualche modo anche da noi (Colossesi 2:19, la vita di Cristo fluisce attraverso questi “legamenti”). Paolo elogia il buon lavoro compiuto da Filemone a pro dei credenti (v7). Dio ci conceda, nella nostra generazione, di vedere molte persone salvate e una Chiesa forte che marcia a bandiere spiegate seguendo le orme del Capo che è Cristo Gesù il Signore, a Lui tutta la gloria! BIOGRAFIA Sono nato da una famiglia cristiana evangelica nella cittadina di Poggibonsi (Siena) in Toscana il 16 Giugno 1966. All’età di circa sedici anni ho accettato il Signore in seguito all’ascolto della predicazione della Parola e nello stesso anno mi sono battezzato in acqua. Avendo nel cuore il desiderio di servire il Signore ed essendo già attivo nella comunità del mio paese, decido di frequentare l’Istituto Biblico Italiano a Roma per due anni e successivamente di svolgere il tirocinio presso la chiesa di Catania in Sicilia. A conclusione della scuola, avendo dato ai fratelli principali dell’opera la disponibilità al ministerio, i fratelli mi chiedono di andare in Calabria. Dal novembre 1990 ho curato in Calabria diverse comunità nelle province di Cosenza e Reggio Calabria e da cinque anni la comunità di Crotone. Quest’ultima conta circa 330 membri battezzati in acqua oltre a diversi giovani iscritti alla scuola domenicale e diversi simpatizzanti. In questo ultimo periodo il Signore ha più volte manifestato la Sua bontà salvando e battezzando diversi credenti nello Spirito Santo. Abele TROSINO GIOVANI III 2011 PER CRISTO APRILE 2011 BOLLETTINO GIOVANILE C.C.I.N.E Feedback - Raduno Giovanile 2010 “Lasciare il segno in questa generazione”. Questo è stato il motto del nostro “Grande Raduno Giovanile CCINE 2010”. Ospite tra noi è stato il fratello Abele Trosino, pastore ADI di Crotone (accompagnato dalla moglie, la sorella Meggy, dalle figlie e da un gruppo di giovani della sua comunità). Sono stati tre giorni d’immensa comunione fraterna tra la nostra gioventù. Noi non riusciremo mai a ringraziare abbastanza il Signore per tutto quello che sta facendo per l’opera giovanile nella nostra Opera. Purtroppo la data del Raduno (3-5 Dicembre), è coincisa con l’inverno più duro degli ultimi anni, infatti, molti sono stati i giovani che per le condizioni meteorologiche molto sfavorevoli, sono arrivate il venerdì notte. Ma sia ringraziato il Signore che, anche se l’atmosfera fuori era glaciale, nella sala di culto era tanto tangibile la presenza di Dio, che i nostri cuori sono stati riscaldati dal prezioso e glorioso Suo amore. Infatti, già dalla prima sera, molti sono stati i giovani che hanno risposto all’appello della salvezza e della consacrazione. Chiara, bella, forte, sicura, semplice e convincente è stata la Parola predicata. La nostra preghiera è che niente e nessuno tolga dai nostri cuori ciò che Dio ci ha dato in questo meraviglioso raduno. Caro fratello e sorella che stai leggendo quest’articolo, per favore, impegnati a pregare anche tu il Signor Gesù, affinché i nostri giovani consacrino la loro vita a Dio per essere strumenti nelle Sue mani per “lasciare il segno in questa generazione”. Concludo con una frase che ho estratto dallo studio che ci è stato presentato: “Mentre i giovani, quasi in modo automatico, seguono i modelli che hanno a disposizione, gridano dal cuore “c’è qualche altro modello che possiamo imitare?”, ecco che il popolo di Dio entra in scena e propone Cristo e la vita di fede“. Un abbraccio in Gesù, Gioele Mirabelli Plenaria 2010 A Settembre abbiamo potuto trascorrere dei giorni a Brussel per la Conferenza Plenaria Giovanile. E' stato un piacere avere i fratelli del comitato con noi. Il fratello Lo Presti ha portato il messaggio il Venerdì sera e il Fratello Tallarico ha portato il messaggio la Domenica mattina in conclusione della plenaria in quel fine settimana. Il Sabato il fratello Dimitrov ha portato lo studio. Il tema dello studio era: "Attenzione Leaders, il nemico è in vista". Come l'anno scorso il fratello Dimitrov è stato veramente forte e chiaro nell’ammaestrarci. Era facile da comprendere con il suo modo strutturale che ci ha aiutato a capire questo soggetto cosi reale ed importante. I punti principali che mi hanno toccato personalmente quel fine settimana erano, che il valore del leader giovanile non e' GIOVANI PER nel suo utilizzare o nei risultati che il nemico fa credere, ma il suo valore e' semplicemente nel essere lí per i giovani e sapere che lui e' stato un canale scelto secondo la volontà di Dio. Abbiamo imparato i setti aspetti di un carattere e come il nemico usa questi come obiettivi per attaccare, avendo l’autoconsapevolezza per essere preparati e pronti nella nostra vita cristiana, affrontando le tentazioni prima che arrivano, e non dopo, quando e' troppo tardi. E' stato anche bello e di incoraggiamento stare con gli altri fratelli e sorelle. Insieme abbiamo fatto una passeggiata al ce ntro di Brussel di notte. Ogni cena era buonissima grazie al nostro fratello che CRISTO IV ha cucinato dei piatti tradizionali per tutti noi che abbiamo partecipato alla plenaria. Vorrei incoraggiare tutti i leader, leader giovanili e aiutanti di cogliere l'opportunità e partecipare per la prossima plenaria che sarà di incoraggiamento, benedizione e motivazione dalla parola e dagli altri che si trovano nella stessa situazione. Tonino Mignogna