hermann - Strip Art Features

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hermann - Strip Art Features
HERMANN
Un Maestro
dal Belgio
A cura di
Mauro Bruni e Ervin Rustemagić
HERMANN
Nel 1991 scrive e disegna Sarajevo Tango,
una storia struggente e violenta ambientata durante la guerra civile in Jugoslavia. La
potenza del segno e la poesia della narrazione confermano Hermann, se ce ne fosse
ancora bisogno, fra i maestri del fumetto
internazionale.
Hermann Huppen, in arte semplicemente
Hermann, nasce a Malmédy, nelle Ardenne,
nel luglio 1938. Alla soglia della maggiore età
si trasferisce con la famiglia in Canada, ma
agli inizi degli anni Sessanta torna a Bruxelles dove comincia ad interessarsi al fumetto
realizzando delle storie brevi per un piccolo
editore. È però l’incontro con lo sceneggiatore Greg (pseudonimo di Michel Regnier) che
fa decollare la sua carriera: su suoi testi nel
1966 disegna il primo dei quattordici volumi
della serie Bernard Prince.
Caatinga (1997) e Hanno ucciso Wild Bill
(1999) sono gli ultimi volumi totalmente
realizzati da Hermann prima di iniziare
una proficua collaborazione con il figlio
Yves, con cui realizza fra gli altri Linea di
sangue (2000), Zhong Guo (2003), Vlad
l’impalatore (2006) e Il diavolo dei sette
mari (2008/2009).
Sempre su tesi di Greg inizia a disegnare il
western Comanche, serie che porterà avanti
fino agli inizi degli anni Ottanta realizzando
dieci album, mentre su testi di Jan-Luc Vernal
realizza lo storico Jugurtha.
Durante la sua lunga carriera ha ricevuto
numerosi premi, e nel 2012 è stato insignito del Gran Guinigi come Maestro del Fumetto.
Nel 1979 esce il primo volume di Jeremiah, la
prima opera scritta e disegnata da Hermann,
una serie avventurosa ambientata in un mondo post-apocalittico. Il successo di vendite e
critica è immediato e duraturo. Ad oggi ne
sono stati pubblicati 32 album, tradotti in tutta Europa e negli Stati Uniti.
Sempre alla ricerca di nuove fonti di ispirazione, Hermann scrive e disegna Le torri di
Bois-Maury, saga in dieci volumi di ambientazione medievale. Dal 2001 disegna una serie di avventure collegate alla serie delle Torri, sceneggiate da Yves H, suo figlio.
Contemporaneamente alle serie Hermann realizza numerosi album autoconclusivi.
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QUESTIONI DI STILE
te del segno di Hermann: scorrendo gli albi si
nota un lento abbandono degli stilemi tipici del
fumetto franco-belga per abbracciare tagli e
inquadrature originali e personali, senza rinnegare la struttura classica della pagina o la perfetta scansione temporale delle vignette.
DI MAURO BRUNI
Quarantacinque anni di carriera, oltre cento
copertine, alcune centinaia di pagine sceneggiate, migliaia di tavole disegnate; sono i numeri impressionanti della vita professionale di
Hermann Huppen. Dagli esordi a oggi non si è
mai fermato, ha sempre perseguito la sua missione: raccontare l’Avventura.
Raramente Hermann si concede alla splash
page a effetto, la cura delle singole vignette è
tale che ogni immagine ha la forza di una splash page in miniatura.
Striscia da Sarajevo Tango, Dupuis, 1995
Le storie di Hermann parlano di questo: dell’Avventura, quella con la A maiuscola. Coinvolgente, appassionante, epica. Il lettore non è colpito
direttamente dalle immagini ma è avvolto dolcemente dai colori e dai personaggi; si trova
coinvolto nella storia quasi senza accorgersene
e quando legge la parola “fine”, la sensazione è
di aver partecipato alla storia in prima persona.
La potenza del segno di Hermann sta nella sua
funzionalità in rapporto alle storie: l’assenza dei
“neri” in Caatinga porta il lettore a sentire la
sabbia sulle labbra, il sudore sulla pelle. In Occhio di Cielo, quindicesimo episodio delle Torri
di Bois-Maury, la storia si svolge all’interno di
una rigogliosissima foresta; il verde domina gli
sfondi fin dalla prima inquadratura, ma arrivati
a metà del volume comincia a calare il sole e
i toni della foresta virano sul marrone per poi
passare al grigio, fino ad arrivare al nero della
notte. Ma poi di nuovo albeggia, e i colori tornano a dominare le tavole. Non una didascalia,
non un accenno al trascorrere del tempo: l’otti-
Il segno e l’impaginazione classica delle prime
storie di Bernard Prince si sono naturalmente
evoluti fino ai virtuosismi grafici delle ultime
pubblicazioni. È soprattutto nella longeva saga
di Jeremiah che si può notare la crescita costan4
L’amico e agente Ervin Rustemagić vive a Sarajevo e Hermann segue l’evoluzione della
guerra in Jugoslavia con partecipazione, preoccupato per le sorti delle persone amiche; le
comunicazioni sono quasi impossibili e solo
pochi fax riescono a tenerlo aggiornato sulle
condizioni di salute di Ervin. Hermann decide
così di scrivere una storia ambientata a Sarajevo, ma non è un reportage o un docu-fumetto, è
semplicemente una storia di avventura, senza
un eroe e senza un vincitore. Il Maestro belga
non risparmia nessuno: uomini, donne, bambini, militari e politici sono tutti sullo stesso
piano, ognuno pensa solo ed esclusivamente al
proprio tornaconto. Le tavole sono magnifiche
e mescolano vignette realistiche con dettagli
grotteschi: memorabili il Palazzo di vetro trasformato in groviera e i caschi blu che ricordano i Puffi di Pejo.
Vignetta da Hey, Nick! Are you dreaming?, Dupuis, 1981/1983
ma sceneggiatura del figlio Yves scorre perfettamente coadiuvata dai disegni di Hermann.
La sua forza narrativa si manifesta anche nella voglia di cambiamento che ha sempre contraddistinto la sua carriera. Pur essendo innamorato dei suoi personaggi – e i 32 volumi di
Jeremiah ne sono la vivida testimonianza – ha
ricercato costantemente atmosfere diverse. In
Bernard Prince si narrano le avventure di un
agente dell’Interpol, in Comanche ci spostiamo
nel West, con Le Torri di Bois-Maury torniamo
al Medioevo, Jeremiah ci catapulta in un futuro
post-apocalittico.
Il consiglio che posso dare a ogni lettore è di provare a leggere le storie di Hermann, ne rimarrà
stregato come già milioni di lettori nel mondo.
Per non parlare dei volumi singoli o delle miniserie: in Zongh Guo si respirano atmosfere da
action fantascientifico, ne Il diavolo dei sette
mari torniamo nel diciottesimo secolo a caccia
di tesori, Nic è una serie per bambini, solo per
citare alcuni esempi.
Una delle vette più alte della carriera di Hermann è indubbiamente Sarajevo Tango, che gli
ha fruttato numerosi premi e riconoscimenti.
I temi della guerra e della sopraffazione sono
spesso affrontati anche in altri volumi, ma la
stavolta si tratta di una guerra vera, contemporanea, vicino a casa.
Vignetta da Sarajevo Tango, Dupuis, 1995.
I Caschi Blu dell’ONU sono rappresentati come i Puffi di Pejo.
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200
HERMANN ED IO
DI ERVIN RUSTEMAGIĆ
Avevo 19 anni nel 1971, quando iniziai a pubblicare la rivista a fumetti Strip Art, distribuita in tutto il territorio della ex-Yugoslavia e
che all’epoca vendeva 26.000 copie a numero. L’anno dopo fui invitato a Lucca Comics
a capo della delegazione yugoslava, e venni alloggiato - insieme ad altri ospiti, fra cui
Hermann - al Convento di San Cerbone, da
poco trasformato in albergo. Fu lì, dunque,
che Hermann ed io ci incontrammo la prima
volta, e diventammo subito amici.
Nei dieci anni successivi, con sua moglie e suo
figlio, lui veniva a trovarmi a Sarajevo e io andavo a trovare loro a Bruxelles. Questo a parte, ovviamente, l’incontrarci in altre occasioni, tipo nei festival di fumetto. In quegli anni
pubblicavo su Strip Art i suoi lavori, ma non
mi proposi mai per gestirne i diritti internazionali nonostante vedessi chiaramente che gli
editori in Belgio non li stavano curando come
si doveva. Il fatto è che non mi sembrava bello dirglielo, perché non volevo apparire come
uno che parla male della concorrenza.
In alto: Lucca, 1972, in una caffetteria vicino al Teatro del
Giglio. Da sinistra a destra: William Vance, Victor de la
Fuente, Ervin e Hermann
Qui sopra: Hermann e Ervin Rustemagić a Malmédy, città
natale di Hermann, 2010
Fu nel 1982 che Hermann mi chiese se potevo occuparmi di uno dei suoi lavori: erano
tre storie brevi che aveva realizzato per riviste diverse, e voleva che le mettessi insieme
in un albo unico e le proponessi all’estero.
Però le tre storie arrivavano a trenta pagine
al massimo, il che non era sufficiente per un
volume, per cui gli dissi che avrei accettato
volentieri ma che avrebbe dovuto aggiungere
una storia di altre dodici pagine. Lui accettò
e, finita l’estate, iniziò a lavorare sulla storia
inedita. Avevo bisogno di almeno quattro ta-
vole entro la fine di settembre, per portarle
con me alla Fiera del Libro di Francoforte che
si teneva ad ottobre. Me le fece avere appena
in tempo, e si trattava di quattro pagine molto
belle di una storia ambientata nel Medioevo.
A Francoforte vendetti i diritti del libro in 24
paesi, solo mostrando quelle quattro tavole.
Quando lo riferii ad Hermann, quasi gli venne un colpo; ci incontrammo poi a Bruxelles,
e mi disse che aveva deciso di trasformare
quella storia breve in una serie di libri.
Ecco come nacque Le Torri di Bois-Maury.
Non ci volle molto tempo perché si diffondesse la voce del successo che avevo avuto nel
Nella pagina accanto:
Jeremiah, illustrazione per copertina, 2011
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Striscia da Une nuit de pleine lune, Glénat, 2011
che lo sceneggiatore di Nic. Questo successo
ovviamente fu per lui motivo di gioia e non
tanto per motivi economici, ma soprattutto
perché si era convinto che a nessuno piacessero le sue storie e che era per questo che la
Dupuis non riusciva a venderlo.
In breve, con la mia società SAF (Strip Art Features), divenni l’agente esclusivo per i diritti
mondiali di tutto ciò che Hermann creava, e
lo sono ancora oggi.
Vignetta da Le diable des sept mers, Dupuis, 2008
vendere i diritti di Hermann, e un giorno il
presidente delle Edizioni Dupuis mi chiese di
incontrarci. Mi disse che la Dupuis stava cercando da molto tempo di piazzare all’estero
Nic, una serie di tre libri per ragazzi di Hermann, ma non aveva avuto successo e mi propose di provare io a venderli: “Se pensi di farcela, saremo lieti di affidarti la cosa”. Risposi:
“Va bene. Provo per sei mesi, e se non ottengo
risultati apprezzabili, vi restituisco i diritti”.
Durante l’ultima guerra in Bosnia Erzegovina, quando con la mia famiglia rimanemmo
intrappolati a Sarajevo nei mesi dell’assedio,
Hermann ci fu di grandissimo aiuto. Più tardi
scoprii che fu in quel periodo che i suoi capelli divennero bianchi e che, per diversi mesi,
lui non riuscì a parlare con nessuno, per il terrore che non mi avrebbe rivisto mai più.
Negli ultimi 42 anni ho lavorato con centinaia di artisti nel mondo, ma posso affermare
che Hermann è il miglior professionista che
abbia mai incontrato. Non ha mai mancato
una scadenza, rispettando sempre ogni parola data, ogni promessa.
In neanche due mesi avevo già venduto Nic
in 17 paesi, ed Hermann ricavò talmente tanto da questa operazione che avrebbe potuto
comprarsi un appartamento a Bruxelles. Philippe Vandooren, cognato di Hermann e all’epoca direttore editoriale alla Dupuis, era an8
HERMANN E
I QUATTRO ELEMENTI
DI ANDREA SANI
Se dovessi caratterizzare in poche parole lo
stile grafico di Hermann direi che il disegno
di questo grande autore realista si esalta sino
al massimo dell’espressività nella rappresentazione delle forze scatenate della natura o
dei paesaggi più selvaggi e accidentati. Non a
caso, secondo me, le sue storie più belle sono
gli episodi di Bernard Prince, giovane avventuriero dai capelli bianchi ideato da Greg
(Michel Régnier), che si confronta spesso con
catastrofi naturali o agisce in luoghi impervi
ed estremamente pericolosi.
Le avventure di Bernard Prince sono proposte da Hermann e da Greg sul settimanale
franco-belga Tintin a partire dal 1966. Il disegno di Hermann, nervoso e in continua
evoluzione, rompe nettamente con la tradizione stilistica imperante sulla rivista edita
dalle Editions du Lombard, perché non ha
nulla in comune con la “linea chiara” teorizzata dal belga Hergé (Georges Rémi), celebre
“papà” di Tintin ed esponente della cosiddetta “scuola di Bruxelles”. Il tratto di Hermann
si rifà, piuttosto, a Jijé (Joseph Gillain) della
cosiddetta “scuola di Marcinelle”, a Jean Giraud, disegnatore del Tenente Blueberry, e
ad esempi statunitensi. Tuttavia, il tratto di
Hermann si svincola presto anche da questi
modelli per assumere dei connotati del tutto
personali e inconfondibili.
Particolare dell’illustrazione di copertina di Bernard Prince:
La frontière de l’enfer, Le Lombard, 1968
La precisione vigorosa del suo disegno asseconda l’estro narrativo di Greg, il quale ambienta le avventure di Bernard Prince - violente e movimentate - in scenari esotici che
suscitano meraviglia e timore per l’ignoto,
come il deserto, il mare (in tempesta), il cielo,
il ghiaccio, le foreste (in fiamme) o la giungla.
Bernard Prince si confronta con tutti e quat-
tro gli elementi, ma è soprattutto il fuoco che
si scatena sulle tavole magistralmente disegnate da Hermann. Al fuoco alludono anche
i titoli di molte storie del personaggio: La
frontière de l’enfer (La frontiera dell’Inferno,
albo del 1970), L’oasis en flammes (L’oasi in
fiamme, 1972), La fournaise des damnés (La
fornace dei dannati, 1974), Le souffle du Molo9
ch (Il risveglio di Moloch, 1976). In particolare,
La fournaise des damnés descrive un incendio di enorme ampiezza, e la forza evocatrice
delle immagini “immerge realmente il lettore
nel braciere. In questo albo dominano il rosso
e il nero, cioè il colore vivo del fuoco, alternato con le tracce scure dei resti bruciati.
Si ricavano l’impressione spiacevole di un incubo e il gusto amaro
della cenere nella bocca” (C.
Ecken, Bernard Prince entre l’eau et le feu, in Hermann, n. 44 di “Schtroumpf. Les Cahiers de la
bande dessinée”, Glénat, Grenoble 1980, p. 31).
Corriere dei Piccoli (dal 1968), negli Albi Ardimento (dal 1969), su Lanciostory (dal 1980)
e nella collana Grandi Eroi (editrice Comic
Art, 1987). Oggi, l’Integrale di Bernard Prince di Hermann e Greg (uscita in tre eleganti
volumi in lingua francese nel 2010, e stampata da Le Lombard) non sfigurerebbe
davvero in qualche collana edita anche qui da noi. Infatti,
soprattutto i primi sette
episodi, che culminano
nel capolavoro assoluto La Loi de l’Ouragan
(La legge dell’uragano, 1973), rasentano la
perfezione grafica nel
genere fumettistico
avventuroso e reggono perfettamente il trascorrere del tempo.
Nonostante viva delle
avventure terrificanti
nei luoghi più ostili del
nostro pianeta, Bernard
Prince, quando si muove a
New York o nei porti a cui approda a bordo del “Cormorano” (uno
yacht che ha ottenuto in eredità), si distingue per la sua innata eleganza e disinvoltura.
Non per nulla, in francese il nome “Prince”
significa “Principe”. Ex agente dell’Interpol,
Prince si mette a lavorare in proprio con il
Cormorano, affiancato dal simpatico lupo
di mare Barney Jordan, litigioso e impulsivo
(che lo aiuta quando c’è da menare le mani), e
il mozzo Djinn, un piccolo hindu. Molto spesso, Bernard Prince sfida dei villains senza
scrupoli, come Kurt Bronzen o il Generale Satana, che ricompaiono in diverse avventure.
Abbandonato da Hermann
dopo il tredicesimo albo (Le
port des fous, cioè Il Porto dei folli,
1978), Bernard Prince sarà ripreso successivamente - sempre su testi di Greg - dai disegnatori Dany (Daniel Henrotin) ed Edouard
Aidans, che realizzeranno due avventure
ciascuno. Nelle nuove storie, Dany e Aidans
offrono il meglio di se stessi, ma succedere
a Hermann si rivela una sfida praticamente
impossibile.
Nel 2010 le edizioni Le Lombard, in concomitanza con la diffusione dell’Integrale, pubblicano un nuovo episodio delle avventure del
personaggio, Menace sur le fleuve (Minaccia
sul fiume), disegnato ancora una volta da Hermann, ma scritto da suo figlio Yves, vent’anni
dopo la scomparsa del character dalla scena
fumettistica franco-belga.
In Italia, Bernard Prince è pubblicato sui Classici Audacia (nel 1967), e poi a puntate sul
Nella pagina accanto: particolare dell’illustrazione di copertina
di Bernard Prince: Le port des fous, Le Lombard, 1977
Qui sopra: particolare dell’illustrazione di copertina da Bernard
Prince: Guérrilla pour un fantome, Le Lombard, 1974
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