Il franco peserà ancora

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Il franco peserà ancora
Manifatturiero e turismo continueranno a soffrire anche quest’anno
Il franco peserà ancora
Delocalizzazioni, fallimenti e
licenziamenti non si fermano.
Il Credit Suisse prevede una
riduzione dell’1,6% degli
effettivi in questi due settori.
dell’indice dei prezzi all’importazione,
che illustra l’evoluzione dei prezzi dei
prodotti provenienti dall’estero.
In merito al solo mese di dicembre l’indice generale si è attestato a 90,8 punti, in
ribasso dello 0,4% rispetto a novembre e
del 5,5% su base annua. I prezzi alla produzione presentano variazioni rispettivamente del -0,3% e del -3,6%, mentre
quelli alle importazioni sono calati dello
0,8% e del 9,7%. In entrambi i casi incide
in modo particolare la flessione dei prodotti petroliferi.
Ats/Gene
Il rafforzamento del franco continuerà a
pesare anche quest’anno sull’industria
delle macchine, elettrotecnica e metallurgica (Mem) come pure su quella alberghiera e della ristorazione. I due settori
dovrebbero sopprimere in totale circa
l’1,6% dei loro impieghi, secondo le previsioni degli economisti del Credit Suisse
che ha pubblicato il suo ‘Manuale dei settori 2016’.
“Si prevedono ancora licenziamenti, delocalizzazioni all’estero e fallimenti nell’industria manifatturiera nel primo semestre”, indica Credit Suisse. Ammesso
che il cambio euro-franco si mantenga
intorno all’1,10 l’industria dell’esportazione potrebbe superare il punto più basso nella seconda metà dell’anno. Un tale
tasso di cambio potrebbe essere di buon
augurio anche per il settore alberghiero,
indica il numero due bancario elvetico.
Da parte sua l’economia interna dovrebbe prendere un po’ di slancio. Le tendenze alla digitalizzazione e l’invecchiamento della popolazione genereranno “un
potenziale di crescita superiore alla media in particolare per i servizi informatici
e i settori farmaceutico, sanitario e tecnica medica”, indicano gli esperti.
L’Fmi taglia le stime del Pil globale
Anche nel 2016 condizionerà l’economia svizzera
E il ‘caro franco’ si riverbera anche sui
prezzi alla produzione e all’importazione che sono nettamente diminuiti nel
2015: la flessione rispetto all’anno precedente è stata del 5,4%. La maggior parte
dei gruppi di prodotti ha registrato un arretramento dei prezzi, anche se i cali più
marcati hanno riguardato petrolio e de-
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rivati, i prodotti chimici e farmaceutici
nonché le macchine.
Per quanto riguarda il dato sui soli prezzi alla produzione – che mostra l’evoluzione dei prodotti indigeni – si è assistito
a una diminuzione del 3,7%, informa l’Ufficio federale di statistica (Ust). Ancora
più forte – pari al 9,1% – è stato il calo
Il Fondo monetario internazionale (Fmi)
taglia le stime di crescita globali. Il Fondo
prevede un Pil mondiale in progressione
del 3,4% nel 2016, 0,2 punti percentuali in
meno rispetto a ottobre. L’espansione accelera al 3,6% nel 2017, 0,2 punti percentuali in meno rispetto al World economic
outlook di ottobre. A pesare il rallentamento della Cina, i prezzi più bassi delle
commodity e l’uscita dalle misure monetarie non convenzionali negli Usa.
La Cina crescerà del 6,3% nel 2016 e del
6% nel 2017. Confermate anche le stime
per l’India, al +7,5% nel 2016 e nel 2017.
L’economia della Russia si contrarrà
quest’anno più del previsto, con il Pil in
calo dell’1%, per tornare a crescere nel
2017. L’Fmi rivede al rialzo la crescita dell’area euro nel 2016 al +1,7%, +0,1 punti
percentuali rispetto alle stime di ottobre,
ma taglia le stime per gli Stati Uniti, che
cresceranno del 2,6% nel 2016, -0,2 punti.