I Processi - Pubblica amministrazione di qualità
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I Processi - Pubblica amministrazione di qualità
La leadership, le partnership, la gestione per processi: le aree che richiedono i maggiori cambiamenti dei paradigmi organizzativi e di gestione Tito Conti “L’Autovalutazione per il Miglioramento continuo delle performance – Il Modello CAF” 1 Criterio 1: Leadership E’ il primo e più importante del Fattori Abilitanti, il “motore primo” del miglioramento, della faticosa marcia verso l’eccellenza. Riguarda due aspetti complementari: Leadership interpersonale: capacità di motivare, delegare, responsabilizzare le persone e i gruppi, creare sinergia e senso di appartenenza. Leadership organizzativa: capacità di creare architetture organizzative snelle, orientate verso missioni chiare; di massimizzare il valore generato per i clienti e i P.d.I. e minimizzare il valore dissipato; di creare partnership esterne. 2 Tito Conti Distinguere fra le due figure, del leader e del manager I modelli TQM invitano a distinguere concettualmente, fra le due figure. Esse tuttavia non sono mutuamente esclusive. Nella realtà esse sono sempre compresenti, in proporzioni diverse, nella stessa persona – e fra persone diverse della stessa organizzazione. Il “dosaggio” ottimale fra le due figure, in relazione ai ruoli, dipende dal tipo di organizzazione e dal contesto geo-politico, economico, sociale e storico in cui essa opera. Tito Conti 3 Caratteristiche del manager Portato a una gestione rigorosa, disciplinata. A una precisa definizione dei ruoli e delle mansioni. Alla pianificazione operativa, al controllo dell’esecuzione del piano e del budget, alla misura dei risultati. Adatto a guidare un’organizzazione in periodi di relativa stabilità, o comunque di prevedibilità del contesto. Sempre necessario nei ruoli che richiedono rispetto rigoroso di norme e procedure e precisione. Tito Conti 4 Identikit del leader: - insofferente dello “status quo” - crede nelle persone Creativo, insofferente della convivenza con difetti/anomalie croniche; curioso, amante dei territori inesplorati, dell’innovazione. Il suo interesse primario è nelle persone: scoprirne le doti, educarle, metterle alla prova aiutarle a crescere. Apprezza i risultati e li premia, soprattutto attraverso crescenti deleghe di responsabilità. 5 Tito Conti Identikit del leader: - Ha forti valori e li sa trasmettere ai collaboratori E’ convinto che la natura stessa delle organizzazioni richieda un sistema coeso, con valori condivisi - tipici il rispetto e la fiducia reciproci e il senso di appartenenza (“fare squadra”). Manifesta apertamente i criteri di valutazione delle performance – in particolare i comportamenti organizzativi apprezzati e quelli sgraditi – ed è coerente nell’applicarli. Tito Conti 6 Identikit del leader: “Il leader possiede l’arte di ottenere che altri facciano qualcosa che egli vuole sia fatta, perché convinti di essere loro a volerla fare”. (Ignoto) Non lascia soli i collaboratori nelle situazioni rischiose. E’ il primo ad assumere rischi; sostiene ed educa i collaboratori. Perciò dedica più tempo ai collaboratori che ai capi. Sa che risultati eccellenti si ottengono solo con la sinergia, cioè con l’effetto moltiplicatore delle performance. E’ perciò attento alle relazioni interpersonali, formali e informali. Tito Conti 7 Identikit del leader: Vede la strada, indica ai suoi la strada, apre la strada. E’ fortemente motivato dalle sfide. E’ perciò particolarmente adatto a guidare un’organizzazione in situazioni di incertezza riguardo allo scenario, al futuro, e quindi agli obiettivi. Sa moltiplicare le capacità e l’energia ricercando e cogliendo tutte le opportunità di sinergie e di alleanze esterne alla propria organizzazione. Conta sull’autorevolezza più che sull’autorità. Tito Conti 8 Identikit del leader: Tende a ribaltare il classico processo decisionale Nelle organizzazioni tradizionali, PA in particolare, il processo decisionale è rigorosamente alto —> basso. Ciò porta a fare spesso le cose sbagliate. E’ chiaro che il processo decisionale deve essere guidato dall’alto, ma deve coinvolgere i clienti, i PdI e i collaboratori che si trovano a contatto quotidiano con le realtà su cui si intende agire. Di lì vengono le idee migliori. Il processo decisionale è al cuore del tema “fare le cose giuste”. Peter Drucker dice: “Fare le cose è compito del leader, farle bene del manager”. E il leader gestisce direttamente le interazioni, più che Tito Conti le azioni. 9 Un giusto mix di leadership e management I modelli TQM, mirando all’eccellenza, pongono la leadership al primo posto. Ciò non significa però che le doti di rigore e metodo tipiche del manager siano superate. Tutt’altro; ma esse devono modellarsi a un contesto culturale dinamico e flessibile. Il leader deve saper trovare, per ogni situazione, il giusto mix delle due figure. E saperle integrare in armonia. Tito Conti 10 La situazione generale, oggi, richiede più leadership L’esigenza di leadership è oggi molto maggiore che in passato. Per questo i modelli di eccellenza la pongono al primo posto. Ma il leader è solo il motore primo, che crea altri leader e in generale un sistema di governo dell’organizzazione, capace di innovare su tutti i versanti: dell’architettura organizzativa, dei prodotti/servizi, dell’economicità della gestione. Il leader deve possedere la capacità di realizzare nel team ciò che è difficile ottenere in un persona: i mix di leadership e management 11 necessari. Tito Conti Criterio 4: Partnership e risorse Il criterio indirizza ad affrontare in un’ottica TQM la gestione delle partnership, delle conoscenze, delle risorse finanziarie e tecnologiche, delle infrastrutture. L’area delle partnership è quella in cui la visione TQM più si scosta, in positivo, da quelle tradizionali. E’ opportuno perciò dedicare ad essa particolare attenzione, in considerazione del valore aggiunto che può fornire. 12 Tito Conti Clienti, Portatori di Interesse, Partner nella P.A. E’ a volte difficile distinguere fra il ruolo di cliente e quello di PdI nella PA. A volte lo stesso soggetto può ricoprire i due ruoli (ad esempio il cittadino come tale è PdI - come fruitore di servizi pubblici è cliente). Partner però si diventa, in genere, per mutua scelta, coinvolgendo clienti, PdI o altri. Il CAF, nel criterio 4, distingue le partnership esterne a seconda se sono con i cittadini/clienti o con PdI e altri. 13 Tito Conti La partnership con i cittadini/clienti E’ una partnership importante ma delicata e critica nella realizzazione. Le variabili critiche sono la rappresentatività dei gruppi di consultazione, la “taratura” delle attese (ad esempio attraverso le carte dei servizi), le modalità di consultazione (incontri faccia a faccia, telematici, sondaggi). Le partnership con i cittadini, devono essere leali e aperte (non burocratiche/ formali), con precisi obiettivi, impegni di lavoro, periodica verifica dell’efficacia da ambo le parti. 14 Tito Conti Ampliare l’orizzonte delle partnership Occorre disegnare la mappa di tutti i PdI istituzionali e identificare, fra essi, quali possano essere attivati al di là dei rapporti formali burocratici, così da stabilire relazioni che generino sinergie, nei più diversi campi. Ma è opportuno andare anche oltre i rapporti istituzionali, alla ricerca di possibili partner in aree nelle quali non si possiedono conoscenze e competenze adeguate alle nuove sfide. Tipica l’area dell’organizzazione e del management. 15 Tito Conti La rilevanza strategica delle partnership Le organizzazioni che mirano all’eccellenza mobilitano tutte le risorse a tale fine; non solo le proprie; non solo i portatori d’interesse istituzionali, ma anche altri soggetti esterni che, a diverso titolo, possono contribuire ai propri fini. Esse cercano perciò di individuare, e di coinvolgere, possibili partner strategici, allargando in tal modo la cerchia dei portatori d’interesse. Tito Conti 16 La visione TQM invita a creare partnership attive ed efficaci La visione TQM invita ad esplorare l’orizzonte con mente libera per identificare relazioni che, se portate a livello di partnership, possono aiutare a realizzare meglio la propria missione. Ciò è particolarmente importante in tempi di risorse scarse. E’ questa un’area che distingue le organizzazioni dinamiche, aperte, da quelle burocratiche, chiuse. Si tratta infatti di relazioni del tutto opzionali, che dipende dal leader identificare e attivare. 17 Tito Conti Disegnare la mappa dei partner attuali e dei partner possibili, nelle diverse aree Tito Conti Arricchire la costellazione dei partner è strategicamente importante. A di là dei partner istituzionali si possono individuare partner culturali, partner con competenze complementari, organizzazioni simili con cui confrontarsi …. 18 La gestione delle informazioni e delle conoscenze Creare un sistema aperto e dinamico per la crescita delle conoscenze necessarie per realizzare gli obiettivi strategici, in particolare l’adeguamento/modernizzazione del sistema di gestione e dei processi. A tal fine la rete dei canali di informazione esterni e interni deve essere definita in termini di funzionalità, non di organigrammi. Non “l’informazione è potere” ma “l’informazione è la linfa vitale dell’organizzazione”. Se essa non irrora tutti gli 19 organi, l’organismo si ammala. Tito Conti Criterio 5: I Processi Se si guarda l’organizzazione a livello “macro”, i Processi sono il cuore della fase “Do” del ciclo globale PDCA dell’amministrazione. A livello “micro”, a ogni singolo processo è applicabile l’intera sequenza PDCA, perché esso deve essere progettato per rispondere alle attese dei “clienti” del processo, deve essere gestito con tecniche appropriate, deve essere misurato, valutato, corretto quando necessario, migliorato. Il CAF si focalizza in particolare sui processi chiave, quelli che maggiormente contribuiscono a realizzare gli obiettivi strategici dell’organizzazione. 20 Tito Conti Processo; un insieme organizzato di attività finalizzate al raggiungimento di obiettivi definiti, che devono soddisfare le attese dei “clienti” del processo. ll processo viene perciò costruito in funzione dell’output atteso, e utilizza input per realizzarlo. PROCESSO Input OUTPUT (Risultato, o prodotto del processo) Cliente del processo 21 Tito Conti Le attese del “cliente” sono il punto di partenza per definire gli obiettivi del processo, la qualità percepita è il punto di arrivo. Dal confronto fra qualità attesa e qualità percepita nasce la customer satisfaction. FORNITORE SCELTE DELLA ORGANIZZAZIONE CLIENTE 2 1 OBIETTIVI PROCESSO ATTESE (QUALITA’ ATTESA) 6 3 PROCESSO OUTPUT PROCESSO 4 QUALITA’ EROGATA Tito Conti CUSTOMER SATISFACTION QUALITA’ PERCEPITA 5 22 Il processo si gestisce attraverso un “cruscotto” di indicatori Il gestore del processo potrà assicurare l’output definito solo se riesce a monitorare l’andamento del processo stesso attraverso adeguati indicatori, sia interni al processo che di input. I processi devono perciò essere visti come i luoghi della misura. Ciò che non si misura non si può gestire né, tanto meno, migliorare E’ possibile misurare qualunque variabile, anche intangibile, purché si ampli il concetto 23 di misura. Tito Conti Dagli obiettivi di output agli indicatori di processo e di input e relativi obiettivi OI II OP2 IP2 OP1 OO IP1 OBIETTIVI DI OUPUT, O DI PRODOTTO INPUT PROCESSO Tito Conti OO = Obiettivi di Qualità di Output del processo IP/OP = Indicatori di Processo e relativi Obiettivi II/OI = Indicatori Input e relativi Obiettivi 24 I processi interfunzionali Per i processi ben integrati dal punto di vista organizzativo, dove cioè la responsabilità è unica e definita, la gestione del processo è solo un problema tecnico, riportabile alla definizione degli indicatori e al controllo degli output attraverso di essi. Ci sono però flussi di processi che, per dimensioni e complessità, si snodano su territori organizzativi diversi, con una molteplicità di responsabili (e quando tanti sono responsabili, nessuno è responsabile). Tali processi vengono detti interfunzionali e per essi la gestione può presentare problemi 25 organizzativi ben maggiori di quelli tecnici. Tito Conti L’integrazione organizzativa dei processi interfunzionali La soddisfazione delle attese dei clienti, i tempi di esecuzione, i costi globali sono negativamente affetti dalle barriere organizzative che la burocrazia erge fra i segmenti funzionali dei flussi di processi interfunzionali – o fra le diverse amministrazioni Scopo dell’integrazione organizzativa: abbattere tali barriere, realizzando un flusso di processi integrato CLIENTE/ CITTADINO Barriere interfunzionali Tito Conti CLIENTE/ CITTADINO Barriere fra amministrazioni 26 Effetto dell’integrazione su qualità, costi e tempi L’esigenza di integrazione nasce dalla consapevolezza che i processi sono le catene del valore, attraverso le quali si genera il valore richiesto dai cittadini/clienti e dagli altri PdI. … ma anche dalla consapevolezza che i processi sono anche le catene dei costi e dei tempi, che là dove non ci sono cogenti esigenze competitive tendono a crescere, a volte a dismisura … Integrazione vuol dire creare le condizioni ottimali per massimizzare il valore e 27 minimizzare costi e tempi. Tito Conti Dare una responsabilità unitaria ai più importanti flussi di processi interfunzionali TEAM LEADER (NORMALMENTE SCELTO FRA I RESPONSABILI DI PROCESSO) TEAM DI GOVERNO DEL FLUSSO DI PROCESSI, FORMATO DAI RESPONSABILI DEI PROCESSI DEL FLUSSO 28 Tito Conti